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giovedì 17 aprile 2025

Della morte di Gesù Cristo

[Dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori].

Ma come mai possiamo credere che 'l Creatore abbia voluto morire per gli uomini, per le sue creature! Ma è necessario di crederlo, perché così ce l'insegna la fede. [...] E se è vero, o Dio d'amore, che voi siete morto per amore degli uomini, sarà possibile che tra gli uomini si ritrovi uomo, che ciò creda, e non ami questo Dio così amante? Ma oh Dio, che di questi ingrati uno son io, mio Redentore, che non solo non v'ho amato, ma tante volte per miseri gusti ed avvelenati ho rinunziato alla vostra grazia e al vostro amore.

Dunque mio Signore e Dio, voi siete morto per me, e com'io ciò sapendo ho potuto tante volte sconoscervi e voltarvi le spalle? Ma voi mio Salvatore, siete venuto dal cielo in terra a salvare i perduti. "Venit Filius hominis salvum facere, quod perierat". La mia ingratitudine dunque non può privarmi della speranza del perdono. Sì, Gesù mio, spero che mi perdoniate tutte l'ingiurie, che v'ho fatte, appunto per quella morte che voi sul Calvario un giorno avete sofferta per me. Oh potessi morir di dolore e morir d'amore ogni volta che penso all'offese che v'ho fatte ed all'amore che m'avete portato! Ditemi, Signore, che ho da fare da oggi avanti per compensare tanta mia ingratitudine. E ricordatemi sempre la morte amara, che voi mio Dio avete voluto patire per me, affinché io v'ami e non vi offenda più.

Un Dio dunque è morto per me, ed io potrò amare altra cosa che Dio? No, Gesù mio, io non voglio amare altr'oggetto fuori di voi. Troppo voi mi avete amato. Voi non avete più che fare per obbligarmi ad amarvi. Io coi peccati miei vi ho obbligato a discacciarmi dalla vostra faccia, ma vedo che voi non m'avete abbandonato ancora; vedo che ancora mi guardate con affetto; sento che seguite a chiamarmi al vostro amore. Io non voglio resistere più. V'amo, mio sommo bene: v'amo, mio Dio degno d'infinito amore: v'amo, mio Dio, morto per me. V'amo, ma v'amo poco, datemi voi più amore. Fate ch'io lasci tutto e mi scordi di tutto, per non attendere ad altro che ad amare e dar gusto a voi, mio Redentore, mio amore, mio tutto.

O Maria, speranza mia, raccomandatemi al vostro Figlio.


[Brano tratto da "Via della salute" di Sant'Alfonso Maria de Liguori].


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Il milionario che faceva poca beneficenza

[Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].

Don Bosco sapeva che un buon padre cappuccino era confessore di un nobile genovese, senza figli, e molte volte milionario. 

— Come va, gli chiese Don Bosco, che quel signore non fa elemosina proporzionata al suo stato? 

— Dà ogni anno ai poveri 20.000 lire. 

— 20.000 lire soltanto? Se vuol obbedire a Gesù Cristo, dando nella misura proporzionata alle ricchezze che possiede, non basterebbero 100.000 all’anno! 

— Capisco bene; ma non saprei come fare a persuaderlo a dare di più. Lei nel caso mio come se la caverebbe? 

— Io gli direi che non voglio andare all’inferno per causa sua e che, se vuole andare lui, ci vada solo. Quindi gl’imporrei di fare elemosina secondo il suo stato, altrimenti gli direi che non mi sento di continuare ad essere io il responsabile della sua anima. 

— Ebbene, glielo dirò, promise il buon religioso. 

Come disse, così fece. Ma quegli fece il sordo, anzi congedò il confessore, mostrandosi offeso della sua libertà.

Pensiero del giorno

Nell’assistere alla Santa Messa rinnova la tua fede e medita quale vittima s’immola per te alla divina giustizia per placarla e renderla propizia. Non allontanarti dall’altare senza versare lagrime di dolore e di amore per Gesù, crocefisso per la tua eterna salute.



(Pensiero di San Pio da Pietrelcina)

mercoledì 16 aprile 2025

La Madonna rimproverò Don Bosco sul silenzio al riguardo dell'obbligo di fare beneficenza

[Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].


Nel 1887 Don Bosco raccontò un sogno. Da più anni andava rinnovando le sue insistenze, perché si scrivesse un libretto sull'impiego che i ricchi debbono fare del danaro. Già parecchie volte ci è occorso di rilevare quanto fosse di manica stretta in questa materia. Agli stessi Salesiani pareva troppo ardito il linguaggio da lui tenuto in certi casi a persone facoltose; aveva tutta l'aria di voler scartate le opinioni benigne dei teologi intorno al modo d'intendere il superfluo delle ricchezze. Vedendosi contraddetto in queste sue idee, cessò in ultimo di ripicchiare sulla necessità di quella pubblicazione; ma il pensiero gli stava fitto in capo né mai lo abbandonava. Narrò dunque il 4 giugno: - Sognai alcune notti fa di vedere la Madonna, che mi rimproverava del mio silenzio sull'obbligo dell'elemosina. Mi disse che molti sacerdoti andavano alla perdizione, perché mancavano ai doveri imposti dal sesto e dal settimo comandamento, ma insistette specialmente sul cattivo uso delle ricchezze. [...] E si lamentava che il sacerdote dal pulpito tema di spiegarsi sul dovere di dare il superfluo ai poveri, e così il ricco accumula l'oro nel suo scrigno.

"Pillola" di Teologia Morale: aiutare le opere pie e i poveri

Ci sono persone che si domandano quanto bisognerebbe donare materialmente alle opere pie (ad esempio le opere davvero cattoliche che svolgono apostolato) o quante persone in stato di bisogno si debbano aiutare. I tradizionali manuali di Teologia Morale insegnano che chi dona alle opere pie o ai bisognosi che si trovano in stato di necessità comune almeno il 2% di ciò che avanza alle spese necessarie per il mantenimento del proprio stato di vita e quello dei propri cari, non pecca; se dona meno del 2% pecca venialmente; se non vuole donare nulla a nessuno pecca gravemente, almeno secondo i teologi della sentenza più rigida. 

Non si è tenuti ad aiutare tutti coloro che si trovano in stato di necessità comune, è sufficiente aiutarne alcuni a nostra scelta. Per quanto riguarda i poveri che si trovano in stato di necessità estrema, cioè che rischiano di morire, grazie a Dio in Italia è rarissimo trovare qualcuno che si trovi in condizioni così disperate, quindi non sto ad elencare tutta la casistica, anche perché su questo tema i teologi non sempre sono concordi.

Pensiero del giorno

Altro punto importante da tener sempre presente nell’esame di coscienza è quello di sorvegliare e tener desta la tendenza verso la santità, il desiderio di far sempre quel che più piace a Dio, perché questa è la molla della vita spirituale, della generosità. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

martedì 15 aprile 2025

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(lk)

Una mamma che voleva dare tutti i suoi gioielli a Don Bosco

[Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].


Un giorno, rientrando nell'Oratorio, Don Bosco vide accanto alla portineria una povera madre che aveva in braccio un fanciullo di circa un anno, così pallido, macilento, immobile e senza voce, che sembrava un cadavere. Egli si fermò, benedisse il piccino e raccomandò alla madre di avere molta fede nella Madonna Ausiliatrice, che Ella avrebbe fatto ciò che l’arte medica non aveva potuto fare; e le disse di recitare per nove giorni tre Pater, Ave e Gloria in onore della Vergine SS. La povera donna, piena di fede, ritornò a casa col fanciullo, promettendo alla Madonna che le farebbe dono di tutto ciò che aveva di più caro tra le sue cose e si accosterebbe ai SS. Sacramenti. Erano trascorsi quindici giorni, quando una domenica si presenta a Don Bosco la stessa donna, avendo in braccio un fanciullo cogli occhi limpidi, vivacissimi, che non poteva star fermo un istante e lo presentò al Santo. Don Bosco non ricordava più la benedizione data quindici giorni prima a quel fanciullo morente. La donna gli ricordò il fatto e gli narrò come il terzo o il quarto giorno della novena imposta il bambino fosse istantaneamente guarito! «Ed ora, continuò, sono venuta a compiere il mio dovere»; e così dicendo trasse fuori una scatola nella quale stavano alcuni ornamenti mulie­bri, d’oro, una collana, un paio di orecchini e un anello. Don Bosco li prese in mano: 

— E questa è la vostra offerta? 

— Sissignore: ho promesso alla Madonna che le avrei donato quelle cose che mi erano più care, e la prego a volerle accettare. 

— Ma ditemi: avete qualche fortuna per campare la vita! 

— Nossignore: viviamo giorno per giorno colla paga di mio marito che lavora alla fabbrica di ghisa. 

— Ma vostro marito sa che avete destinati questi oggetti alla Ma­donna? 

— Sissignore, lo sa, e mi dà licenza ben volentieri. 

— Ditemi ancora: avete messo da parte qualche risparmio? 

— Quale risparmio vuole che facciamo con tre sole lire al giorno? 

— E se vi spogliate di tutto come farete, se vi accadrà qualche di­sgrazia, qualche malattia? 

— In quanto a questo non ci penso. Il Signore provvederà. 

Don Bosco era profondamente commosso: 

— Sentite, facciamo così. La Madonna non vuole da voi tanto sacrifizio. Siccome però è giusto che da parte vostra ci sia un segno sen­sibile di gratitudine, io prenderò solo questo anello. La collana e gli orec­chini riportateli a casa. 

— Oh, questo poi no! Ho promesso tutto e voglio dare tutto . 

— Fate come io vi dico, e basta. 

— Ma la Madonna sarà poi contenta? Non voglio mancarle di parola. 

— Io vi assicuro che la Madonna è contenta: state tranquilla, vi dico; ed io in nome vostro, impiegherò ad onore di Maria la somma equi­valente al valore della collana e degli orecchini. 

— E in coscienza posso permetter questo? 

— Sì, lo potete. La buona donna sembrava ancora indecisa, ma poi concluse: 

— Ebbene: sia così; faccia lei: ma se vuole tutto il mio oro lo pren­da pure. 

Don Bosco replicò la sua proposta in modo risoluto e la donna tutta contenta ritornò a casa. Quanto cuore e quanta fede!

Passione di Cristo

Diceva S. Agostino che vale più una sola lacrima sparsa meditando sulla Passione di Cristo, che un pellegrinaggio sino a Gerusalemme ed un anno di digiuno a pane ed acqua. Sì, il nostro amante Salvatore ha patito tanto affinché vi pensassimo, poiché pensandovi non è possibile non infiammarsi del divino amore. Gesù da pochi è amato, perché pochi sono quelli che considerano le pene che ha patito per noi; ma chi le considera spesso, non può vivere senza Gesù. Si sentirà talmente stringere dal suo amore che non gli sarà possibile resistere a non amare un Dio così innamorato che tanto ha patito per farsi amare. S. Francesco piangeva nel meditare le sofferenze di Gesù Cristo. Una volta mentre lacrimava gli venne chiesto che problema avesse, egli rispose che piangeva per i dolori e gli affronti dati al Signore e si dispiaceva nel vedere gli uomini ingrati che non l'amano e non lo pensano.

[Brano tratto da "Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo", di S. Alfonso Maria de Liguori, casa editrice "Fede & Cultura"].

Pensiero del giorno

Fratelli miei: in questa vita che ci resta, o poca o molta, il che non lo sappiamo [...] facciamoci santi ed amiamo Gesù Cristo assai, perché se lo merita.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori)

lunedì 14 aprile 2025

Canale Telegram "Cordialiter"

Cari amici,

informo i nuovi lettori del blog che nel giugno del 2022 ho aperto un canale su Telegram. Per trovarlo e iscrivervi vi basta aprire l'app sul vostro smartphon, poi premere sul simbolo della lente d'ingrandimento in alto a destra e scrivere "Cordialiter" sulla barra delle ricerche. Una volta entrati nel canale, se ci si vuole iscrivere per ricevere gli aggiornamenti bisogna premere sul tasto "Unisciti" in basso.

Sursum corda!

Trattare gli scrupolosi con tanta carità

Il Venerabile Don Giuseppe Frassinetti nel suo compendio di Teologia Morale scrisse: “...è da osservare che gli scrupolosi sono da accogliere con molta buona maniera, e si deve mostrare loro costante allegrezza, e confidenza sul buono stato di loro coscienza. Quindi quanto più si trovano angustiati e spaventati per gli interni timori, tanto più il Confessore deve mostrarsi tranquillo e sicuro sul loro conto. E deve esserlo veramente; perché, come dice il P. Godinez della Compagnia di Gesù nella sua aurea Pratica della Teologia mistica: “Tutti questi (gli scrupolosi) son gente da bene, predestinati, perché siccome nel Purgatorio non entrano che i predestinati; così Iddio non dà il Purgatorio degli scrupoli ai reprobi” … Pertanto il Confessore, quando gli si presentino anime di questa fatta, le accolga assai di buon animo e allegramente, come meritano di essere accolte le anime che hanno un segno particolare di predestinazione; anzi non si trattenga dal manifestare alle medesime il giudizio che fa di esse, accertandole che vorrà considerarle come anime per le quali ha un indizio particolare, una speciale ragione per credere che le vedrà un giorno in Paradiso. Ciò gioverà a mitigare loro l'interna pena, e a far loro compiere quei sentimenti di confidenza, dei quali tanto abbisognano.”

Angustie di coscienza

Le anime nobili soffrono più per le angustie spirituali che per i dolori fisici. Per cercare di aiutare coloro che soffrono angustie di coscienza che tormentano l’anima, ho deciso di redigere un breve elenco di casi morali che interessano molti fedeli. Per rendere più coinvolgente la lettura ho redatto l’elenco sotto forma di domande e risposte. Ci tengo a precisare che le risposte non sono “mie opinioni personali”, bensì si basano su ciò che in proposito insegnano Sant’Alfonso Maria de Liguori o altri dotti e autorevoli autori.

- Oggi mi sono confessato con sincero pentimento dei miei peccati e domani vorrei fare la Comunione, ma mi sono ricordato di essermi dimenticato in buona fede di confessare un peccato certamente mortale. Posso fare la Comunione? Sì, in questo caso si può tranquillamente ricevere la Comunione. Il peccato mortale dimenticato lo confesserai nella prossima confessione.

- Mi sono confessato con compunzione dei miei peccati, ma il confessore non mi ha fatto recitare l’Atto di Dolore. È valida l’assoluzione? Se eri sinceramente pentito dei tuoi peccati non devi temere che l’assoluzione sia stata invalida. Recitare l’Atto di Dolore serve a fomentare il dispiacere soprannaturale dei peccati commessi, ma dato che, purtroppo, certi confessori non lo fanno più recitare, conviene recitarlo con devozione, nella propria mente, anche prima di entrare nel confessionale.

- Ho detto a un mio amico una piccola bugia di scusa, so di aver commesso un peccato veniale, sono obbligato a confessarlo? No, confessare i peccati veniali è facoltativo, non obbligatorio. I peccati veniali sono sia quelli la cui materia è leggera, sia quelli la cui materia, pur essendo grave, sono stati compiuti senza la piena avvertenza dell’intelletto (ad esempio quelli commessi in buona fede o in un momento di distrazione), oppure senza il pieno e deliberato consenso della volontà.

- Mi sono confessato con sincero pentimento ma il confessore non mi ha imposto una penitenza. È valida l’assoluzione? Sì, stai tranquillo, è valida, ma il confessore ha commesso un peccato (grave, se avevi confessato qualche peccato mortale; veniale, se avevi confessato solo colpe veniali).

- Il confessore mi ha detto che sono molto scrupoloso e mi ha ordinato che dalla prossima volta non dovrò più confessare i peccati commessi prima di oggi. È una cosa che si può fare? Sì, anche S. Alfonso parla di ciò nel capitolo dedicato agli scrupoli del libro “La vera sposa di Gesù Cristo”. Stai tranquillo, non commetti sacrilegio, anzi sei tenuto ad obbedire al confessore, altrimenti non guarirai mai da questa grave malattia spirituale!

- Sono obbligato a confessare i peccati mortali dubbi, ad esempio quando non ricordo di aver avuto la piena avvertenza dell’intelletto che un determinato atto fosse colpa grave oppure quando dubito di aver dato il pieno consenso della volontà? No, non c’è obbligo di confessare i peccati dubbi. Ma se per tranquillità di coscienza decidi di confessarli ugualmente, dovrai specificare che sono peccati dubbi, ad esempio dicendo “Ho commesso la tal cosa ma non sono sicuro di aver avuto piena avvertenza o di aver dato il pieno e deliberato consenso della volontà”. Però ai penitenti scrupolosi bisognerebbe vietare di confessare i peccati dubbi.

- Molti anni fa ho commesso un peccato certamente mortale, mi sembra di averlo già confessato, ma non ricordo bene, sono nel dubbio. Sono obbligato a confessarlo? Il dotto e autorevole Padre Eriberto Jone nel suo “Manuale di Teologia Morale” insegna che se si dubita che un peccato mortale sia già stato debitamente confessato, non c'è obbligo di confessarlo.

- Io non vorrei mai commettere un peccato mortale per nessun motivo al mondo, ma a volte nel sonno o nel dormiveglia mi capita di fare delle cose che sono materia grave, ad esempio di desiderare di fare del male ingiusto al prossimo. (Continua nel post successivo...)

In questi casi pecco mortalmente? No, perché per peccare mortalmente non basta la “materia grave”, sono necessarie anche la piena avvertenza dell’intelletto della gravità della materia e il pieno e deliberato consenso della volontà, che nel sonno e nel dormiveglia sono totalmente o parzialmente assenti.

- Ho fatto una buona confessione ma successivamente ho commesso un peccato mortale dubbio. Posso fare la Comunione? Sì, ma è bene premettere un atto di contrizione perfetto, il quale può essere suscitato, ad esempio, recitando con attenzione e devozione l’Atto di Dolore.

Con queste “domande e risposte” spero di aver aiutato qualche anima a liberarsi da delle fastidiose angustie che, instillando tristezza e sconforto, rischiano di essere d’intralcio nel cammino di perfezione cristiana.

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Elemosina ricompensata

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].

Alfredo, re d'Inghilterra, ebbe una volta il suo regno invaso dai barbari, e si trovò costretto a rifugiarsi in una foresta attorniata da paludi, e ricoverarsi in una miserabile capanna. Un giorno che si trovava solo colla sua moglie, della quale si sforzava di calmare l'agitazione e il dolore col leggerle qualche brano delle divine Scritture, sentì un povero battere alla porta e domandare la elemosina. - Che abbiamo da fargli? - domandò Alfredo alla sua compagna. - Ahi! esclama costei: non ci resta più che un solo pane. - Ebbene, soggiunge il principe, diamone a questo povero la metà. Quel Dio, che con cinque pani poté nutrire cinquemila persone, potrà bene col mezzo pane mantenerci la vita. - Spezzò quel pane e fece l'elemosina. Dopo qualche istante giunse un messo ad annunziare al principe, che erano inaspettatamente arrivate moltissime navi in sua difesa. Infatti coll'aiuto di queste Alfredo poté respingere i nemici e riacquistare il suo trono. Disse allora: - Dio mi ha voluto premiare della mia carità.

Pensiero del giorno

Le anime innamorate di Dio ben trovano la loro consolazione e dolcezza nel patire, in pensare che patiscono per suo amore.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori)