Il Governo D'Azeglio II è stato un ministero costituzionale del Regno di Sardegna.
Nel ministero precedente, D'Azeglio, il 12 maggio 1852, si dimise a causa dell'elezione di Rattazzi, leader dell'opposizione, a Presidente della Camera, con l'appoggio anche del ministro Cavour, mentre il Presidente del Consiglio dei ministri e gli altri membri del governo sostenevano Carlo Bon Compagni di Mombello. Il Re non accettò però le dimissioni. Nel Consiglio dei Ministri del 16 maggio, il Cavour, cui fu rimproverata l'iniziativa assunta per l'elezione di Rattazzi, a sua volta, si dimetteva. Tutto il gabinetto fu costretto, perciò, a rassegnare il mandato.[1]
Vittorio Emanuele II tentò una riconciliazione ma ci riuscì solo in parte. Incaricò il D'Azeglio di formare un nuovo governo, che ricucì alla meglio il proprio Ministero, senza il Cavour, che da parte sua, come deputato, non gli diede fastidi, anzi in diversi frangenti lo soccorse col suo appoggio: «Per il momento bisogna subirlo» scrisse all'amico De La Rue «ma, superata la crisi, D'Azeglio dovrà ritirarsi, e allora s'imporrà la scelta: o Revel, o io.».[2]
Il Ministero D'Azeglio II rimase in carica dal 21 maggio al 4 novembre 1852.
La crisi sopraggiunse nella seduta del Consiglio dei Ministri del 21 ottobre 1852 quando il Re dichiarò che non avrebbe mai firmato una legge sul matrimonio civile, già approvata dalla Camera e che doveva essere discussa in Senato. Il giorno dopo Massimo D'Azeglio si dimetteva.[3]
Presidente del Consiglio dei ministri
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Grazia e Giustizia e Affari Ecclesiastici
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- Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 Voll., Vito Bianco Editore, Roma 1971.
- Indro Montanelli, L'Italia del Risorgimento, Superbur Rizzoli Editore, Milano 1998.