Santuari francescani nella Piana reatina | |
Tipo itinerario | Automobilistico |
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Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Territorio | Sabina |
Città | Greccio |
Santuari francescani nella Piana reatina è un itinerario che si sviluppa attraverso Sabina, nel Lazio.
Introduzione
[modifica]I santuari francescani nella Piana reatina è un percorso di interesse religioso e naturalistico che si sviluppa all'interno della cosiddetta Valle Santa Reatina nella Sabina, toccando luoghi segnati dal passaggio di San Francesco d'Assisi con particolare riguardo ai quattro santuari da lui fondati. Questo itinerario fa parte di un più ampio cammino che da Roma passa per la Valle Santa e conduce ad Assisi, ed ancora più a nord fino al Santuario della Verna, che nella sua interezza viene chiamato Cammino di Francesco.
Cenni storici
[modifica]Nel corso della sua vita, Francesco d'Assisi soggiornò più volte nella Piana Reatina (che per questo motivo è nota anche come Valle Santa): la prima probabilmente nel 1209, poi un lungo soggiorno nel 1223 e un altro dall'autunno 1225 all'aprile 1226, poco prima della sua morte.
Nel corso di questi soggiorni ebbero luogo eventi importanti: la prima rievocazione della Natività tramite il Presepe, la stesura della Regola di san Francesco definitiva dell'ordine francescano e (probabilmente) la composizione del Cantico delle creature. Ma soprattutto Francesco fondò i quattro santuari di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fonte Colombo che si trovano ai quattro angoli della valle, sin da allora meta di pellegrinaggi e di turismo religioso.
Il soggiorno di San Francesco coincide con un periodo in cui Rieti godeva di prosperità economica ed il Papa frequentemente faceva del Palazzo Vescovile della città la sua sede: nell'arco di un secolo risiedettero a Rieti i papi Innocenzo III (1198), Onorio III (nel 1219 e nel 1225), Gregorio IX (nel 1227, nel 1232 e nel 1234), Niccolò IV (tra il 1288 ed il 1289) e Bonifacio VIII (nel 1298).
Come arrivare
[modifica]Per approfondire, vedi: Come arrivare a Rieti. |
Tappe
[modifica]- 1 Santuario di Greccio, ☎ +39 0746 750127. lun-dom 9:18 - 19:00 ora legale. Sito ad un'altitudine di 665 m s.l.m a circa 15 km da Rieti, è incassato nella roccia dei monti nelle immediate vicinanze dell'antico borgo medievale di Greccio con uno splendido affaccio sull'ampia conca reatina.
Le voci su come san Francesco abbia scelto questo luogo scosceso si rincorrono ma la più suggestiva è sicuramente quella del bambino a cui il poverello di Assisi fece lanciare un tizzone il quale, volando come una saetta, terminò la sua corsa sulla parete rocciosa di un monticello di proprietà di un feudatario di Greccio, tale Giovanni Velita. Lì venne costruito l'attuale eremo.
Lo stesso Velita nel 1223 spinse San Francesco a dare vita ad una splendida rievocazione, con personaggi viventi, della nascita del Cristo nella Notte di Natale. La leggenda narra che il bambinello, unico personaggio non vivente della rievocazione, prese vita per poi tornare inanimato. Da allora Greccio ed il suo santuario sono il paese del primo presepe nel mondo. In seguito venne gemellata con Betlemme.
Il santuario si trova all'inizio del percorso per il complesso. Ha una pianta a croce latina, caratterizzato da una facciata laterale e da un'abside esagonale.
Sul lato figurano monofore in stile gotico, mentre il campanile è a vela. All'interno vi sono affreschi moderni e la cappella originale del santo scavata nella roccia.
Chiesa di San Francesco
La chiesa si trova più avanti dopo aver attraversato la piazza. Si tratta di un edificio che si unisce al refettorio dei monaci, adagiato sopra la roccia. Ha pianta a croce latina con un campanile a torre. Sotto la chiesa medievale c'è la cripta di San Francesco con una lunetta mostrante l'Allestimento del presepe. Il dipinto risale al Duecento.
- 2 Santuario di Fonte Colombo, ☎ +39 0746 210125, santuariofontecolombo@gmail.com. lun-dom 9:00-12:00/15:00-19:00. Nella parte più nascosta di un bosco di lecci secolari, sulla costa del verdissimo monte Rainiero, si adagia il santuario di Fontecolombo. Come ci dice l'Anonimo Reatino è il Sinai francescano: è infatti il monte scelto da Francesco per stilare la Regola definitiva del suo Ordine, che scrisse nella grotta naturale che viene chiamata Sacro Speco.
I conventi, anticamente poco più di semplici rustici di pietra e legno, sono disposti come una corona sui colli che sovrastano la Piana Reatina (per questo detta anche Valle Santa) e sono tutti legati profondamente ad alcuni particolari momenti mistici della vita di Francesco d'Assisi.
Inizialmente punto di presidio dei benedettini dell'abbazia di Farfa, pare che il nome con cui è conosciuto gli sia stato attribuito dallo stesso Francesco, il quale salendo sul monte vide nel bosco una fonte di acqua cristallina (che esiste tuttora) a cui si abbeveravano delle colombe bianche (Fons colombarum).
Due sono i momenti importanti della vita di san Francesco legati a questo luogo. Il primo, tra la fine del 1222 e l'inizio del 1223, fu la redazione della regola definitiva dell'ordine, detta "regola bollata" che fu definitivamente approvata da papa Onorio III il 29 novembre 1223. Dopo aver sostato in preghiera e digiunato per quaranta giorni san Francesco dettò a frate Leone, in presenza di frate Bonizo da Bologna, esperto in diritto canonico, la regola dell'ordine, molto più breve di quella cosiddetta "non bollata" presentata al capitolo del 1221.
Sul Sacro Speco è stata poi costruito l'oratorio di San Michele, che racchiude la grotta e comprende una piccola cappella.
Il secondo momento della vita del Santo testimoniato da questo luogo è datato alla fine del 1225, un anno prima della morte, ed è legato al tentativo di guarire san Francesco dalla grave malattia agli occhi che aveva con tutta probabilità contratto in Egitto durante la quinta crociata e che lo rendeva quasi cieco.
Narrano le fonti francescane che, di fronte all'emozione e alla fuga dei confratelli all'inizio del terribile intervento di cauterizzazione (in realtà una vera e propria tortura), san Francesco, mentre il medico scaldava il ferro, apostrofò "fratello Foco" pregandolo di mitigare la sua forza, invocandone la benevolenza e la cortesia. E il fuoco risparmiò il santo dal dolore, con grande stupore e meraviglia del medico.
Il 6 gennaio 1519 il convento venne affidato alla custodia di Bernardino d'Asti e Stefano da Molina che vi fondaromo i frati minori riformati.
Il complesso conventuale è costituito da una piazzetta su cui si affacciano la chiesa consacrata il 19 luglio 1450 dal cardinale Nicola Cusano, vescovo di Treviri, e dedicata ai santi Francesco e Bernardino da Siena. Più in basso si trovano il romitorio di San Francesco, dove il santo subì l'operazione agli occhi, la cappella della chiesa della Beata Vergine, detta anche della Maddalena, le cui origini risalgono al XIII secolo, il Sacro Speco, già ricordato, dove il santo redasse la regola ed ebbe la visione di Cristo che la confermava.
L'insediamento francescano sorse nei pressi di un castrum molto importante dal punto di vista sociale ed economico: Sant'Elia Reatino. Le fonti francescane riferiscono con grande abbondanza di particolari gli episodi avvenuti nel Santuario, ma non ci permettono di ricavare una datazione sicura delle strutture. L'analisi architettonica permette di far risalire la cappella dedicata prima alla Vergine e poi alla Maddalena alla prima metà del XIII sec.
Un'importante descrizione del Santuario al tempo della presenza di Francesco è tramandata dal cosiddetto Anonimo Reatino, un francescano reatino che descrisse le vicende di Francesco probabilmente nei primi anni del XIV sec. L'Anonimo racconta di abitazioni fatiscenti adattate da san Francesco a residenza dei frati. Per farsi un'idea di come fossero strutturate le abitazioni si può guardare alla vecchia casa colonica unita al convento: i servizi erano dislocati al piano inferiore, mentre due celle, il refettorio e la cucina erano al piano superiore. Dopo la morte di Francesco l'edificio venne ampliato con la costruzione di altre dodici celle.
La chiesa grande è improntata alla semplicità, pur avendo subito molti rimaneggiamenti tra cui il rifacimento del portico ultimato nel 1940.
L'interno, a navata unica, è coperto a capriate. Il coro ligneo risale al XVII sec., al di sopra la finestra è chiusa da una vetrata con la raffigurazione di san Francesco e la visione della composizione della Regola. Lungo la parete destra si trovano due pregevoli sculture lignee del Seicento. Una raffigura la crocifissione con Francesco inginocchiato ai piedi di Cristo. Nell'altra scultura, un altorilievo, si celebra l'episodio miracoloso della conferma della regola da parte del Signore che precedette la conferma del pontefice.
La chiesa ha subito diverse trasformazioni pur non perdendo la sua originaria impronta. La prima trasformazione avvenne nel 1644 con il prolungamento del coro. Successivamente furono aperte le finestre del presbiterio e, nel 1712, fu aggiunto un nuovo ambiente alla sacrestia. Modifiche alle finestre e al rosone furono apportate nel XX sec. Cinque vetrate della chiesa vennero donate ai francescani nel 1925 dal celebre cantante lirico Mattia Battistini. I soggetti delle vetrate raffigurano a partire dalla prima a destra dell'entrata: l'offerta del luogo del santuario a san Francesco, segue il dono del mantello da parte di Francesco alla donna di Posta. A sinistra della porta di accesso è riprodotta la scena dell'operazione agli occhi di Francesco, segue un episodio di Francesco con gli uccelli. Sopra il portale la vetrata narra gli eventi del presepe di Greccio.
La lunetta del portale conserva un dipinto con la Madonna col Bambino e ai lati san Francesco e san Ludovico da Tolosa. Estremamente suggestivo il chiostro posto a destra della chiesa, attorno al quale si dispongono gli edifici conventuali.
Durante il XV sec., fu eretto il cosiddetto Conventino che comprendeva: il dormitorio, il refettorio e la cucina. Nello stesso secolo al convento fu annessa una fabbrica di panni dove erano confezionati i sai dei frati.
Al XVI sec. risale la parte del convento denominata fortilizio, comprendente otto camere. Negli anni '80 del Seicento si costruì l'attuale foresteria e il dormitorio sovrastante. Dallo spiazzo antistante il convento si accede a un sentiero che inizia con un cancello sul quale sono riportate le parole dell'Esodo "Togliti i calzari dai piedi, poiché santa è la terra dove tu stai". Il sentiero accoglie quattordici edicole con la Via Crucis in maiolica, opera di scuola napoletana databile al 1745. Lungo il sentiero si trovano nell'ordine: il romitorio di San Francesco, la chiesa della Beata Vergine e il Sacro Speco.
Il cosiddetto romitorio di San Francesco è stato riscoperto nel 1947 ed è rimasto sostanzialmente immutato, tranne due modifiche del XV e XVIII sec.
Segue la chiesa della Beata Vergine, detta anche della Maddalena. Gli storici che hanno studiato la struttura muraria dell'edificio hanno rintracciato formule che rimandano ai primi decenni del XIII sec.: l'arco dell'abside a sesto acuto poggiante su mensole quadrate e gli affreschi ospitati nel catino.
La facciata, in origine a capanna, fu modificata nel tardo Duecento. Sul coronamento orizzontale si erge la campanella, con la quale, secondo la tradizione, Francesco chiamava a raccolta i frati per la preghiera. Nella piccola abside è collocato un affresco in cattivo stato di conservazione con Cristo in trono, la Vergine col Bambino a destra e una raffigurazione quasi illeggibile a sinistra. Lungo la parete destra vi sono due affreschi databili tra XIV e XV sec. raffiguranti una santa d'incerta identificazione, forse santa Cuneconda, e santa Maria Maddalena. L'altra parete accoglie un affresco seicentesco con santa Chiara. Durante il restauro del 1921 è venuto alla luce, in una finestrella, il disegno in rosso del Tau, che la leggenda popolare vuole della mano di Francesco stesso.
Dopo la chiesa della Maddalena si visita l'oratorio di San Michele, un ambiente a metà tra la grotta e la cappella. L'oratorio ingloba il Sacro Speco: la spaccatura nella roccia stretta e lunga che ricorda un sepolcro. Si tratta del luogo più sacro dell'eremo: tra le rocce una semplice croce in legno ricorda la presenza di san Francesco. La fenditura del Sacro Speco si sarebbe originata, secondo la tradizione popolare, con il terremoto che accompagnò la morte di Cristo.
Sopra la porta della cappella di San Michele si legge un'iscrizione che ricorda la visita di papa Sisto IV nel 1476. All'interno l'oratorio ospita sull'altare una raffigurazione in rame con san Francesco che riceve la regola dal Signore, opera del XVIII sec. dovuta al frate Emanuele da Como.
Dopo la chiesetta di San Michele si visita la grotta di frate Leone; qui la tradizione locale vuole che Leone, quando il Signore apparve a Francesco per lasciargli al regola, alzò la testa e lasciò sulla roccia l'orma del cranio. Più avanti, protetto da un recinto, si trova il ceppo del leccio che vide l'apparizione del Signore al Poverello. L'albero cedette sotto il peso delle abbondanti nevicate dell'inverno del 1622. Il suo legno fu usato nel 1645 da Giovanni da Pisa per scolpire la scena dell'apparizione del Signore a Francesco, oggi nella chiesa grande del convento. Risalendo sullo spiazzo che precede il convento si giunge alla Fonte delle colombe, da cui il Santuario trae il nome. Si attraversa un sentiero circondato da una natura straordinaria, rimasta intatta dalla presenza di Francesco fino ad oggi. Il sentiero è punteggiato da tre cappelle: una dedicata all'Ascensione di Cristo, una a sant'Antonio da Padova, l'ultima, nei pressi della quale è la fonte, è detta cappella della Regoletta. Nelle prime due cappelle, erette nel XVIII sec., sono collocate delle formelle in terracotta con episodi della vita di Francesco svoltisi nel reatino. Nell'ultima cappella, risalente al XVII sec., sono conservate sei formelle in terracotta.
- 3 Santuario La Foresta (Santa Maria della Foresta), ☎ +39 0746 200085. 9:00–12:00 / 14:30-18.30. In epoca prefrancescana il complesso era costituito da una chiesetta di campagna, dedicata a san Fabiano ed occupata da un prete che traeva da vivere da una piccola vigna con annesso un orto, dalla canonica e da una casetta (domus).Nell'estate del 1225, su invito del cardinale Ugolino, S.Francesco si reca a Rieti per curarsi gli occhi, essendo presente in città un medico molto apprezzato. Arrivato alle porte di Rieti il santo, preoccupato per le accoglienze, preferì ritirarsi in un luogo appartato e per questo motivo soggiornò per più di 50 giorni presso S.Fabiano, ospite del frate, in attesa dell'operazione agli occhi, In realtà Francesco rimase alla Foresta per circa 4 mesi dedicandosi alla preghiera. Il luogo è ricordato per il miracolo del vino: nel XII secolo non esistevano le attuali strutture del monastero ma una semplice costruzione con accanto una piccola vigna; durante il soggiorno di Francesco i pellegrini mangiavano l'uva che trovavano in loco con il risultato che in quell'anno i frutti erano talmente pochi da non poterci fare il vino. Il santo di Assisi ordinò comunque di raccogliere i pochi grappoli che fece pigiare in una vasca (ancora visibile nella struttura) ottenendo miracolosamente più del doppio del vino ottenuto l'anno precedente con un raccolto completo.
All'inizio del sec. XIV vi troviamo i Romiti, che trasformarono in chiesa la canonica attigua a San Fabiano; nel 1346 i Romiti, a causa della loro eresia, furono costretti a donare il loro complesso al vescovo di Rieti.
Al loro posto giunsero i Clareni, seguaci di Pietro da Fossombrone alias Angelo Clareno, e vi rimasero fino al 1568, quando furono soppressi ed incorporati alla provincia romana dei Frati Minori.
Nel 1648 il vescovo di Rieti donò il convento ai frati minori, che eseguirono diversi lavori di ammodernamento, causando anche dei deturpamenti. Recentemente il santuario ha assunto una veste nuova e decorosa, degna dei ricordi francescani che racchiude.
- 4 Santuario di Poggio Bustone, ☎ +39 0746 688916. Lun-dom 8:30-12:30 15:00-19:00 (inverno 18:00). San Francesco giunse a Poggio Bustone con alcuni suoi compagni nell'estate del 1208, proveniente da Assisi dopo aver attraversato Cascia e Leonessa.
Cercando un luogo nascosto dove raccogliersi in meditazione, Francesco si rifugiò sui monti che sovrastano il paese, dove secondo la leggenda gli apparve un angelo che gli annunciò la remissione dei peccati da parte di Dio e gli preannunciò il luminoso futuro del suo Ordine.
La costruzione del santuario di Poggio Bustone iniziò nel Duecento, quando furono edificati il convento e la chiesina nel chiostro. A cavallo tra Trecento e Quattrocento fu ampliato il convento e fu costruita una nuova chiesa, mentre nel Seicento al convento venne aggiunto un altro piano. Risale al XX secolo l'edificazione del "Tempietto della Pace".
La chiesa
Nel santuario si trova la chiesa di San Giacomo, costruita verso la fine del Trecento, in cui si possono apprezzare affreschi che ritraggono la Madonna delle Grazie con il bambino e due angeli ai lati in adorazione, il castello di Poggio Bustone su cui vigilano San Francesco e Sant'Antonio oltre alle artistiche vetrate ed al tradizionale crocefisso in legno.
Nel convento risiedono i frati Francescani nei pressi del romitorio dove si fermò il Santo d'Assisi, e dove gli apparve l'Angelo.
Nel chiostro adiacente alla chiesa si possono trovare un quadro con le parole del "Cantico delle Creature", mentre nelle lunette sono raffigurati episodi della vita di San Francesco. Aperto al pubblico è il refettorio in cui si conserva l'altare in legno con l'edicola dedicata a San Giacomo utilizzate da San Francesco e dai suoi primi seguaci.
Il santuario inferiore si trova nel convento ed è stato realizzato attorno al romitorio che i monaci benedettini misero a disposizione a San Francesco e ai suoi compagni.
Il Santuario superiore o Grotta delle Rivelazioni è accessibile dal piazzale principale tramite un ripido sentiero segnalato in mezzo al bosco, che copre un dislivello di 400 metri e ospita lungo il suo percorso varie cappelle seicentesche, a ricordo di vari episodi accaduti al santo nel corso delle varie ascese alla grotta dove era solito pregare. La salita dura circa 30 minuti.
L'edificio del santuario superiore è assai rustico; la prima costruzione attorno alla grotta risale al Quattrocento, e fu ampliata nel 1634.
Il tempietto della Pace
Il tempietto della Pace si trova sul piazzale principale ed è stato costruito nel Novecento dall'architetto Carpiceci. Al suo interno si trova una statua di San Francesco in marmo dello scultore Lorenzo Ferri, ed una statua in bronzo che raffigura l'angelo che si china su San Francesco, del professor Ronchi. Uscendo dal santuario, per raggiungere il Tempietto della Pace, si percorre un sentiero in cui sono poste le edicole della via crucis, ognuna composta da un diverso materiale (legno, marmo, bronzo, ceramica, ecc). Terminato il sentiero si può trova una statua in bronzo del Santo.