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Seconda Parte - I Bardi di Vernio e il Duca di Atene
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’un... more Seconda Parte - I Bardi di Vernio e il Duca di Atene
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello… Terza Parte, I Bardi di Vernio tra i secoli XV e XVI
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’un... more Terza Parte, I Bardi di Vernio tra i secoli XV e XVI
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello… 1 views
Prima Parte - Alle origini dei Bardi di Vernio
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ci... more Prima Parte - Alle origini dei Bardi di Vernio
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello… 3 views
Quarta parte - I Bardi di Vernio nel XVI secolo
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico c... more Quarta parte - I Bardi di Vernio nel XVI secolo
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello… 4 views
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Arco teso. La musica a Firenze al tempo dei "Canti Orfici", 2024
Dino Campana was one of the most innovative Italian poets of the twentieth century. The relevance... more Dino Campana was one of the most innovative Italian poets of the twentieth century. The relevance of a musical dimension in his poetry has been investigated by literary, musicological and artistic critics. This aspect of the poetry and prose of Dino Campana is addressed here from the point of view of the composer Alessandro Magini. The author contextualizes Campana’s work in the European musical and poetic panorama of the early twentieth century, highlights some aspects of the musicality of the Poet from Marradi and describes the relationship with Campanian writings from a contemporary compositional point of view.
Dino Campana è stato uno dei più innovativi poeti italiani del Novecento. La rilevanza della dimensione musicale nella sua poetica è stata indagata dalla critica letteraria, musicologica, artistica. Questo aspetto della poesia e della prosa di Dino Campana viene qui affrontato dal punto di vista del compositore Alessandro Magini. L’autore contestualizza l’opera di Campana nel panorama musicale e poetico europeo di inizio Novecento, mette in evidenza alcuni aspetti della musicalità del Poeta di Marradi e descrive il rapporto con gli scritti campaniani dal punto di vista compositivo contemporaneo.
Il Raggio ardente , 2024
Alessandro Magini, Il Raggio ardente. Suoni, musiche, immagini, per la poesia di Michelangelo Buo... more Alessandro Magini, Il Raggio ardente. Suoni, musiche, immagini, per la poesia di Michelangelo Buonarroti e Pontus de Tyard
Nella storia della musica la poesia di Michelangelo ha ispirato numerosi compositori, dal Cinquecento fino ai nostri giorni. Da Bartolomeo Tromboncino, Costanzo Festa, Andrea Antigo, Jacques Arcadelt, fino ai Michelangelo-Lieder di Hugo Wolf, ai Sette sonetti di Michelangelo di Britten, oppure alla Suite su versi di Michelangelo di Šostakovič del 1974. Per non parlare del Michelangelo ispiratore di una lunga serie di opere per il teatro musicale e in prosa. D’altra parte Rilke, all’inizio del Novecento, scrisse nel Libro d’ore: «Michelangelo è l’uomo che sempre ritorna quando un’epoca, che sta per finire, riassume ancora una volta il proprio valore. Allora uno ne solleva l’intero peso e lo scaglia nell’abisso del proprio petto».
Anche Il raggio ardente, qui presentato in forma breve, affronta i versi di Michelangelo scritti in una lingua di rara bellezza, che trasmette, ancora oggi, tutta la forza della cultura umanistica fiorentina, d'impronta neoplatonica, nella quale fu forgiata. Una cultura dal valore universale che valicò ben presto i confini toscani per radicarsi in Europa, particolarmente in Francia. Non è un caso se l'umanista e poeta Pontus de Tyard, nel 1549, pare trovare proprio nelle rime di Michelangelo, un fondamentale punto di riferimento.
I concetti e il vocabolario poetico di Pontus ricalcano quelli michelangeleschi, nel solco di un neoplatonismo che Buonarroti, forse caso unico, adottò «non per alcuni aspetti», bensì, come scrisse Panofsky nel 1939, «nella sua totalità, e non […] come moda del giorno, ma come giustificazione metafisica di se stesso. [...]. Così, continuava Panofsky «i ruvidi versi di Michelangelo, differiscono dalle produzioni più eufoniche dei suoi contemporanei, in quanto hanno il suono stesso della verità.»
Nei versi di Michelangelo e di Pontus si avvicendano visioni e concetti espressi in un medesimo linguaggio inevitabilmente metaforico. Ecco dunque il «foco e il ghiaccio»: Sento d'un foco un freddo aspetto acceso / che lontan m'arde e sé con seco agghiaccia, scrive Michelangelo. Similmente Pontus replica: Je sens un feu chaudement allumé, / Qui brûle en moy le plus froid de mon âme, cioè, Sento un fuoco ardentemente acceso, che brucia in me la parte più fredda della mia anima. Dunque, luce, tenebra, ardore e congelamento, fino all’evocazione dell’Uno di Plotino: Unico spirto e da me solo inteso, scrive appunto Michelangelo. Quell’Uno Primo che contiene tutto, che è sovrabbondante di Essere. E prorpio a causa di tale sovrabbondanza l’Essere trabocca, fuoriesce dall’Uno e si riversa sulla molteplicità delle cose del mondo illuminandola e vivificandola, come luce che si diffonde, un raggio ardente appunto, secondo il principio plotiniano di Emanazione.
Il video, che si integra con la partitura musicale, tenta di interpretare visivamente la simbologia di marca neoplatonica che traspare dalle metafore poetiche di Michelangelo e di Pontus: dal fuoco magmatico al ghiaccio; dal rosso al bianco; dagli spazi siderali alle forme geometriche, fino al volo di una mongolfiera sospinta dal fuoco che si perde nella luce, quasi come anima stanca che aspira ad uscire dalla materia, innalzandosi verso l’infinito dell’Uno. Quest’ultima immagine che chiude il video, è ripresa da un lavoro di Marco Bagnoli, le opere del quale sono qui più volte citate, proprio per il suo modo di concepire luce, forma, spazio, in una tensione che si armonizza con quella idea di un’arte trascendentale che trapassa i limiti della forma e della materia, manifestandosi in simboli e metafore. Il tutto in quella prospettiva di “Opera scenica” perseguita da Bagnoli e nella quale si può inquadrare il suo modus operandi.
Nella partitura de Il raggio ardente i suoni delle rime di Michelangelo e di Pontus sono intonati, in forma madrigalistica, da un gruppo di sei voci femminili, al quale si contrappuntano passi recitati e l'elaborazione elettronica dei suoni di particolari strumenti appositamente campionati: i registri di un organo del Seicento, gli armonici prodotti dalla cordiera di un pianoforte e le risonanze di un set di campane tibetane: dunque soffio, percussione, emanazione.
I Bardi nella vita accademica e artistica al tempo di Clemente VIII e Urbano VIII, 2021
Prendendo spunto da alcuni personaggi del mondo culturale a artistico ritratti da Ottavio Leoni c... more Prendendo spunto da alcuni personaggi del mondo culturale a artistico ritratti da Ottavio Leoni che furono in rapporto con la famiglia Bardi, viene qui delineato il ruolo del Conte di Vernio Giovanni Maria de' Bardi e dei suoi figli (in particolare Piero, Cosimo, Ainolfo) nella vita accademica, artistica e musicale, tra Firenze e Roma, al tempo di Clemente VIII e Urbano VIII.
Atti del Convegno
DA PAOLO V A URBANO VIII
STORIA, FILOSOFIA, LETTERATURA,
ARTE E SCIENZA
NELLA ROMA DI OTTAVIO LEONI (1578-1630)
a cura di Piera Giovanna Tordella
in
ATTI E MEMORIE
DELL’ACCADEMIA TOSCANA
DI SCIENZE E LETTERE
LA COLOMBARIA
VOLUME LXXXV
NUOVA SERIE – LXXI
ANNO 2020
FIRENZE
Alessandro Magini, "Giovanni de' Bardi e il genere pastorale. Un'egloga e un capitolo per l'Accademia degli Alterati. Nuove testimonianze" in La Bigoncia. Quaderni di varia umanità, 2019
L'attività letteraria e accademica di Giovanni de' Bardi, in seno all'Accademia degli Alterati, v... more L'attività letteraria e accademica di Giovanni de' Bardi, in seno all'Accademia degli Alterati, viene qui aggiornata grazie all'analisi e alla trascrizione di documenti inediti rintracciati dall'autore nel fondo Ashburnham della Biblioteca Laurenziana di Firenze. Si tratta di nuovi testimoni di due componimenti poetici scritti dal Bardi per gli Alterati e delle relative "censure" e "anticensure" compilate da Francesco Bonciani e da Luigi di Piero Alamanni.
Per un regale evento:: spettacoli nuziali e Opera in Musica alla corte dei Medici, 2001
I Conti Bardi di Vernio. Note d’archivio e appunti di ricerca, 2000
Dal tentativo di tracciare un quadro più unitario dell’eterogenea documentazione archivistica int... more Dal tentativo di tracciare un quadro più unitario dell’eterogenea documentazione archivistica intorno ai Conti Bardi, emerge con chiarezza la lora costante e influente presenza nella storia della Toscana, così come risulta non secondario il ruolo avuto anche dai parenti di Giovanni Maria Bardi nella vita culturale e artistica, soprattutto tra il XVI e il XVIII sec. Alcuni temi qui accennati sono stati successivamente sviluppati in altri studi, in particolare gli argomenti riguardanti Giovanni Bardi (vedi A. Magini, Giovanni de’ Bardi e il genere pastorale. Un’egloga e un Capitolo per l’Accademia degli Alterati, La Bigoncia I, Ed. Emma Vinci, Firenze 2019;ID.Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio e la Camerata Fiorentina, in Per un regale evento, Centro Di, Firenze 2000; ID. Per una biografia di Giovanni Maria Bardi, in corso di preparazione), e Girolamo Bardi (M. E. Vadalà, “Girolamo de' Bardi (1777-1829). Collezionismo librario e educazione popolare a Firenze agli inizi del XIX secolo”, La Biblioteca dell’Orso, Accademia Bardi, Lucca 2017).
Alessandro Magini, "Le musiche di Jacopo Peri sopra l'Euridice del Sig. Ottavio Rinuccini", 2000
Il Suono delle parole tra intelligibilità e intuizione, 1996
in "Il Teatro del Cielo" Giovanni Bardi e il Neoplatonismo tra Firenze e Parigi, 2001
Alessandro Magini, "Aspetti della cultura musicale alla corte feltresca", in "Lo Stato e'l valore", Giardini Editore, Pisa, 2005
Cronache musicali e letterarie di Lucca e FIrenze nel secondo Cinquecento, 1994
Benedetto Ferrari Musiche Varie a Voce Sola, Libri I, II, III, 1985
"Le monodie di Benedetto Ferrari e l'Incoronazione di Poppea. Un rilevamento stilistico comparativo", 1986
Filiberto Laurenzi, Arie a una voce per La Finta Savia e Concerti et Arie, 2000
Francesca Caccini, La liberazione di Ruggiero dall'Isola di Alcina, 1998
"Il Codice Mancini e la cultura musicale tra XIV e XV secolo", 1994
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“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
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Dino Campana è stato uno dei più innovativi poeti italiani del Novecento. La rilevanza della dimensione musicale nella sua poetica è stata indagata dalla critica letteraria, musicologica, artistica. Questo aspetto della poesia e della prosa di Dino Campana viene qui affrontato dal punto di vista del compositore Alessandro Magini. L’autore contestualizza l’opera di Campana nel panorama musicale e poetico europeo di inizio Novecento, mette in evidenza alcuni aspetti della musicalità del Poeta di Marradi e descrive il rapporto con gli scritti campaniani dal punto di vista compositivo contemporaneo.
Nella storia della musica la poesia di Michelangelo ha ispirato numerosi compositori, dal Cinquecento fino ai nostri giorni. Da Bartolomeo Tromboncino, Costanzo Festa, Andrea Antigo, Jacques Arcadelt, fino ai Michelangelo-Lieder di Hugo Wolf, ai Sette sonetti di Michelangelo di Britten, oppure alla Suite su versi di Michelangelo di Šostakovič del 1974. Per non parlare del Michelangelo ispiratore di una lunga serie di opere per il teatro musicale e in prosa. D’altra parte Rilke, all’inizio del Novecento, scrisse nel Libro d’ore: «Michelangelo è l’uomo che sempre ritorna quando un’epoca, che sta per finire, riassume ancora una volta il proprio valore. Allora uno ne solleva l’intero peso e lo scaglia nell’abisso del proprio petto».
Anche Il raggio ardente, qui presentato in forma breve, affronta i versi di Michelangelo scritti in una lingua di rara bellezza, che trasmette, ancora oggi, tutta la forza della cultura umanistica fiorentina, d'impronta neoplatonica, nella quale fu forgiata. Una cultura dal valore universale che valicò ben presto i confini toscani per radicarsi in Europa, particolarmente in Francia. Non è un caso se l'umanista e poeta Pontus de Tyard, nel 1549, pare trovare proprio nelle rime di Michelangelo, un fondamentale punto di riferimento.
I concetti e il vocabolario poetico di Pontus ricalcano quelli michelangeleschi, nel solco di un neoplatonismo che Buonarroti, forse caso unico, adottò «non per alcuni aspetti», bensì, come scrisse Panofsky nel 1939, «nella sua totalità, e non […] come moda del giorno, ma come giustificazione metafisica di se stesso. [...]. Così, continuava Panofsky «i ruvidi versi di Michelangelo, differiscono dalle produzioni più eufoniche dei suoi contemporanei, in quanto hanno il suono stesso della verità.»
Nei versi di Michelangelo e di Pontus si avvicendano visioni e concetti espressi in un medesimo linguaggio inevitabilmente metaforico. Ecco dunque il «foco e il ghiaccio»: Sento d'un foco un freddo aspetto acceso / che lontan m'arde e sé con seco agghiaccia, scrive Michelangelo. Similmente Pontus replica: Je sens un feu chaudement allumé, / Qui brûle en moy le plus froid de mon âme, cioè, Sento un fuoco ardentemente acceso, che brucia in me la parte più fredda della mia anima. Dunque, luce, tenebra, ardore e congelamento, fino all’evocazione dell’Uno di Plotino: Unico spirto e da me solo inteso, scrive appunto Michelangelo. Quell’Uno Primo che contiene tutto, che è sovrabbondante di Essere. E prorpio a causa di tale sovrabbondanza l’Essere trabocca, fuoriesce dall’Uno e si riversa sulla molteplicità delle cose del mondo illuminandola e vivificandola, come luce che si diffonde, un raggio ardente appunto, secondo il principio plotiniano di Emanazione.
Il video, che si integra con la partitura musicale, tenta di interpretare visivamente la simbologia di marca neoplatonica che traspare dalle metafore poetiche di Michelangelo e di Pontus: dal fuoco magmatico al ghiaccio; dal rosso al bianco; dagli spazi siderali alle forme geometriche, fino al volo di una mongolfiera sospinta dal fuoco che si perde nella luce, quasi come anima stanca che aspira ad uscire dalla materia, innalzandosi verso l’infinito dell’Uno. Quest’ultima immagine che chiude il video, è ripresa da un lavoro di Marco Bagnoli, le opere del quale sono qui più volte citate, proprio per il suo modo di concepire luce, forma, spazio, in una tensione che si armonizza con quella idea di un’arte trascendentale che trapassa i limiti della forma e della materia, manifestandosi in simboli e metafore. Il tutto in quella prospettiva di “Opera scenica” perseguita da Bagnoli e nella quale si può inquadrare il suo modus operandi.
Nella partitura de Il raggio ardente i suoni delle rime di Michelangelo e di Pontus sono intonati, in forma madrigalistica, da un gruppo di sei voci femminili, al quale si contrappuntano passi recitati e l'elaborazione elettronica dei suoni di particolari strumenti appositamente campionati: i registri di un organo del Seicento, gli armonici prodotti dalla cordiera di un pianoforte e le risonanze di un set di campane tibetane: dunque soffio, percussione, emanazione.
Atti del Convegno
DA PAOLO V A URBANO VIII
STORIA, FILOSOFIA, LETTERATURA,
ARTE E SCIENZA
NELLA ROMA DI OTTAVIO LEONI (1578-1630)
a cura di Piera Giovanna Tordella
in
ATTI E MEMORIE
DELL’ACCADEMIA TOSCANA
DI SCIENZE E LETTERE
LA COLOMBARIA
VOLUME LXXXV
NUOVA SERIE – LXXI
ANNO 2020
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“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
“Istorie di Casa Bardi” è il titolo dell’unico ciclo di affreschi dedicato ai Bardi di Vernio, nobile casato fiorentino al quale appartennero personaggi di primo piano della vita culturale, artistica e politica della Toscana.
L’opera fu commissionata a Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) dalla famiglia di Pandolfo Bardi, cugino del più celebre Giovanni Maria fondatore della Camerata Fiorentina.
Attraverso l’analisi delle vicende dei Bardi celebrate in questo ciclo pittorico, è possibile ripercorre importanti eventi della storia fiorentina e del Feudo Imperiale di Vernio; eventi che videro i Bardi a stretto contatto con figure quali il Duca di Atene, Papa Innocenzo VIII, Pio IV, Cosimo Medici il Vecchio, il Granduca Francesco I, Bianca Cappello…
Dino Campana è stato uno dei più innovativi poeti italiani del Novecento. La rilevanza della dimensione musicale nella sua poetica è stata indagata dalla critica letteraria, musicologica, artistica. Questo aspetto della poesia e della prosa di Dino Campana viene qui affrontato dal punto di vista del compositore Alessandro Magini. L’autore contestualizza l’opera di Campana nel panorama musicale e poetico europeo di inizio Novecento, mette in evidenza alcuni aspetti della musicalità del Poeta di Marradi e descrive il rapporto con gli scritti campaniani dal punto di vista compositivo contemporaneo.
Nella storia della musica la poesia di Michelangelo ha ispirato numerosi compositori, dal Cinquecento fino ai nostri giorni. Da Bartolomeo Tromboncino, Costanzo Festa, Andrea Antigo, Jacques Arcadelt, fino ai Michelangelo-Lieder di Hugo Wolf, ai Sette sonetti di Michelangelo di Britten, oppure alla Suite su versi di Michelangelo di Šostakovič del 1974. Per non parlare del Michelangelo ispiratore di una lunga serie di opere per il teatro musicale e in prosa. D’altra parte Rilke, all’inizio del Novecento, scrisse nel Libro d’ore: «Michelangelo è l’uomo che sempre ritorna quando un’epoca, che sta per finire, riassume ancora una volta il proprio valore. Allora uno ne solleva l’intero peso e lo scaglia nell’abisso del proprio petto».
Anche Il raggio ardente, qui presentato in forma breve, affronta i versi di Michelangelo scritti in una lingua di rara bellezza, che trasmette, ancora oggi, tutta la forza della cultura umanistica fiorentina, d'impronta neoplatonica, nella quale fu forgiata. Una cultura dal valore universale che valicò ben presto i confini toscani per radicarsi in Europa, particolarmente in Francia. Non è un caso se l'umanista e poeta Pontus de Tyard, nel 1549, pare trovare proprio nelle rime di Michelangelo, un fondamentale punto di riferimento.
I concetti e il vocabolario poetico di Pontus ricalcano quelli michelangeleschi, nel solco di un neoplatonismo che Buonarroti, forse caso unico, adottò «non per alcuni aspetti», bensì, come scrisse Panofsky nel 1939, «nella sua totalità, e non […] come moda del giorno, ma come giustificazione metafisica di se stesso. [...]. Così, continuava Panofsky «i ruvidi versi di Michelangelo, differiscono dalle produzioni più eufoniche dei suoi contemporanei, in quanto hanno il suono stesso della verità.»
Nei versi di Michelangelo e di Pontus si avvicendano visioni e concetti espressi in un medesimo linguaggio inevitabilmente metaforico. Ecco dunque il «foco e il ghiaccio»: Sento d'un foco un freddo aspetto acceso / che lontan m'arde e sé con seco agghiaccia, scrive Michelangelo. Similmente Pontus replica: Je sens un feu chaudement allumé, / Qui brûle en moy le plus froid de mon âme, cioè, Sento un fuoco ardentemente acceso, che brucia in me la parte più fredda della mia anima. Dunque, luce, tenebra, ardore e congelamento, fino all’evocazione dell’Uno di Plotino: Unico spirto e da me solo inteso, scrive appunto Michelangelo. Quell’Uno Primo che contiene tutto, che è sovrabbondante di Essere. E prorpio a causa di tale sovrabbondanza l’Essere trabocca, fuoriesce dall’Uno e si riversa sulla molteplicità delle cose del mondo illuminandola e vivificandola, come luce che si diffonde, un raggio ardente appunto, secondo il principio plotiniano di Emanazione.
Il video, che si integra con la partitura musicale, tenta di interpretare visivamente la simbologia di marca neoplatonica che traspare dalle metafore poetiche di Michelangelo e di Pontus: dal fuoco magmatico al ghiaccio; dal rosso al bianco; dagli spazi siderali alle forme geometriche, fino al volo di una mongolfiera sospinta dal fuoco che si perde nella luce, quasi come anima stanca che aspira ad uscire dalla materia, innalzandosi verso l’infinito dell’Uno. Quest’ultima immagine che chiude il video, è ripresa da un lavoro di Marco Bagnoli, le opere del quale sono qui più volte citate, proprio per il suo modo di concepire luce, forma, spazio, in una tensione che si armonizza con quella idea di un’arte trascendentale che trapassa i limiti della forma e della materia, manifestandosi in simboli e metafore. Il tutto in quella prospettiva di “Opera scenica” perseguita da Bagnoli e nella quale si può inquadrare il suo modus operandi.
Nella partitura de Il raggio ardente i suoni delle rime di Michelangelo e di Pontus sono intonati, in forma madrigalistica, da un gruppo di sei voci femminili, al quale si contrappuntano passi recitati e l'elaborazione elettronica dei suoni di particolari strumenti appositamente campionati: i registri di un organo del Seicento, gli armonici prodotti dalla cordiera di un pianoforte e le risonanze di un set di campane tibetane: dunque soffio, percussione, emanazione.
Atti del Convegno
DA PAOLO V A URBANO VIII
STORIA, FILOSOFIA, LETTERATURA,
ARTE E SCIENZA
NELLA ROMA DI OTTAVIO LEONI (1578-1630)
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DELL’ACCADEMIA TOSCANA
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VOLUME LXXXV
NUOVA SERIE – LXXI
ANNO 2020
FIRENZE
Il concetto di “opera scenica” viene qui interpretato e contestualizzato in un confronto fra la tradizione culturale umanistica e la produzione artistica moderna e contemporanea, in particolare con quella di Marco Bagnoli.