Thesis Chapters by Martina Mancinelli
Nel lavoro si analizzano le rime di corrispondenza dei trecentisti, con un focus particolare su F... more Nel lavoro si analizzano le rime di corrispondenza dei trecentisti, con un focus particolare su Franceco Petrarca, Fazio degli Uberti e Francesco di Vannozzo. Dall'indagine sugli elementi fàtici e allocutivi contenuti nei testi sono emerse tendenze diametralmente opposte: mentre Petrarca esclude l'interlocutore ponendolo ai margini del testo, il Vannozzo dialoga con tutto ciò che lo circonda, esseri animati e inanimati (il liuto, l'arpa, la “veretta”). Infatti nel primo si contano ben 25 casi su 35 in cui il destinatario è marginale (relegato nell'incipit, nell'explicit o del tutto assente), nel secondo solo 19 su 72.
Se in Petrarca l'io lirico sopraffà il tu allocutivo e in Francesco di Vannozzo la dialogicità pare elemento imprescindibile dei suoi componimenti, Fazio sembra collocarsi nel mezzo; ma l'esiguità dei testi a disposizione (3 sonetti di corrispondenza) non ci permette di avanzare un'analisi soddisfacente del ruolo della corrispondenza nella produzione dell'autore.
Si è deciso poi di cambiare punto di vista e di analizzare quanto la metaforicità dei testi sia rilevante nella corrispondenza. Questa ulteriore indagine non ha fatto altro che confermare i risultati emersi dalla prima analisi: Petrarca propone nei sonetti di corrispondenza metafore appartenenti all'impianto narrativo del Canzoniere (lauro, laura, l'aurora...), usando la corrispondenza come escamotage per poter parlare di se stesso con se stesso; Francesco di Vannozzo basa il suo impianto metaforico proprio sulla dialogicità, ha bisogno di un interlocutore immaginario o fittizio per dar voce al suo io: le metafore più riuscite sono, infatti, quelle in cui il poeta dialoga con i suoi strumenti, con il giardino, con il sonetto. La confidenzialità acquisita con le formule della corrispondenza permette al Vannozzo di giocare con esse, attaccando il suo interlocutore (“retorica del disprezzo”) attraverso un processo di metaletterarietà con cui mette in discussione non solo le formule usate dal corrispondente, ma un'intera tradizione retorica (come avviene nei sonetti scambiati con Nicolò del Bene, Gidino da Sommacampagna, Bartolomeo di Castel della Pieve e Piero Montanaro).
Ciò che conta non è più solo la variatio contenutistica e formale di un tema proposto dal corrispondente, ma la capacità di distaccarsi dalla tradizione abbandonando le formule della poesia 'oggettiva', in funzione di una poesia 'soggettiva': la lirica moderna.
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Se in Petrarca l'io lirico sopraffà il tu allocutivo e in Francesco di Vannozzo la dialogicità pare elemento imprescindibile dei suoi componimenti, Fazio sembra collocarsi nel mezzo; ma l'esiguità dei testi a disposizione (3 sonetti di corrispondenza) non ci permette di avanzare un'analisi soddisfacente del ruolo della corrispondenza nella produzione dell'autore.
Si è deciso poi di cambiare punto di vista e di analizzare quanto la metaforicità dei testi sia rilevante nella corrispondenza. Questa ulteriore indagine non ha fatto altro che confermare i risultati emersi dalla prima analisi: Petrarca propone nei sonetti di corrispondenza metafore appartenenti all'impianto narrativo del Canzoniere (lauro, laura, l'aurora...), usando la corrispondenza come escamotage per poter parlare di se stesso con se stesso; Francesco di Vannozzo basa il suo impianto metaforico proprio sulla dialogicità, ha bisogno di un interlocutore immaginario o fittizio per dar voce al suo io: le metafore più riuscite sono, infatti, quelle in cui il poeta dialoga con i suoi strumenti, con il giardino, con il sonetto. La confidenzialità acquisita con le formule della corrispondenza permette al Vannozzo di giocare con esse, attaccando il suo interlocutore (“retorica del disprezzo”) attraverso un processo di metaletterarietà con cui mette in discussione non solo le formule usate dal corrispondente, ma un'intera tradizione retorica (come avviene nei sonetti scambiati con Nicolò del Bene, Gidino da Sommacampagna, Bartolomeo di Castel della Pieve e Piero Montanaro).
Ciò che conta non è più solo la variatio contenutistica e formale di un tema proposto dal corrispondente, ma la capacità di distaccarsi dalla tradizione abbandonando le formule della poesia 'oggettiva', in funzione di una poesia 'soggettiva': la lirica moderna.
Se in Petrarca l'io lirico sopraffà il tu allocutivo e in Francesco di Vannozzo la dialogicità pare elemento imprescindibile dei suoi componimenti, Fazio sembra collocarsi nel mezzo; ma l'esiguità dei testi a disposizione (3 sonetti di corrispondenza) non ci permette di avanzare un'analisi soddisfacente del ruolo della corrispondenza nella produzione dell'autore.
Si è deciso poi di cambiare punto di vista e di analizzare quanto la metaforicità dei testi sia rilevante nella corrispondenza. Questa ulteriore indagine non ha fatto altro che confermare i risultati emersi dalla prima analisi: Petrarca propone nei sonetti di corrispondenza metafore appartenenti all'impianto narrativo del Canzoniere (lauro, laura, l'aurora...), usando la corrispondenza come escamotage per poter parlare di se stesso con se stesso; Francesco di Vannozzo basa il suo impianto metaforico proprio sulla dialogicità, ha bisogno di un interlocutore immaginario o fittizio per dar voce al suo io: le metafore più riuscite sono, infatti, quelle in cui il poeta dialoga con i suoi strumenti, con il giardino, con il sonetto. La confidenzialità acquisita con le formule della corrispondenza permette al Vannozzo di giocare con esse, attaccando il suo interlocutore (“retorica del disprezzo”) attraverso un processo di metaletterarietà con cui mette in discussione non solo le formule usate dal corrispondente, ma un'intera tradizione retorica (come avviene nei sonetti scambiati con Nicolò del Bene, Gidino da Sommacampagna, Bartolomeo di Castel della Pieve e Piero Montanaro).
Ciò che conta non è più solo la variatio contenutistica e formale di un tema proposto dal corrispondente, ma la capacità di distaccarsi dalla tradizione abbandonando le formule della poesia 'oggettiva', in funzione di una poesia 'soggettiva': la lirica moderna.