„Festung Fenestrelle“ – Versionsunterschied

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Il 22 agosto 1861, si ebbe un tentativo di ribellione: i reclusi in rivolta cercarono di assumere il controllo della fortezza. L'insurrezione fu sventata in maniera quasi fortuita dalle autorità piemontesi ed ebbe come solo risultato l'inasprimento delle pene (i più furono costretti con palle al piede da 16 chili, ceppi e catene). Rari erano i casi di scarcerazione per proscioglimento della condanna. Con la morte i corpi venivano disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa (che sorgeva all'ingresso del Forte): ''una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti''ref name=Fora!/.
Il 22 agosto 1861, si ebbe un tentativo di ribellione: i reclusi in rivolta cercarono di assumere il controllo della fortezza. L'insurrezione fu sventata in maniera quasi fortuita dalle autorità piemontesi ed ebbe come solo risultato l'inasprimento delle pene (i più furono costretti con palle al piede da 16 chili, ceppi e catene). Rari erano i casi di scarcerazione per proscioglimento della condanna. Con la morte i corpi venivano disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa (che sorgeva all'ingresso del Forte): ''una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti''ref name=Fora!/.


In totale controtendenza con la definizione di Fenestrelle quale campo di concentramento, il giornalista [[Alessandro Barbero]] ha sostenuto che la fortezza fu solo una delle strutture in cui furono momentaneamente detenuti anche militari del Regno delle Due Sicilie, che le condizioni di vita non erano peggiori di quelle degli altri luoghi di detenzione e che la documentazione, sia militare, sia amministrativa, sia parrocchiale, sul numero dei detenuti, sul numero delle morti e loro cause, sulle modalità di seppellimento è ampia e rintracciabile. In sostanza, per il Barbero, quanto avvenne a Fenestrelle deve essere molto ridimensionato e, comunque, ancora di più scientificamente studiato, sebbene egli riconosca che tali eventi siano da inquadrarsi nei sussulti, anche dolorosi, del neonato Stato unitario.
In totale controtendenza con la definizione di Fenestrelle quale campo di concentramento, il giornalista [[Alessandro Barbero]] ha sostenuto che la fortezza
fu solo una delle strutture in cui furono momentaneamente detenuti anche militari del Regno delle Due Sicilie, che le condizioni di vita non erano peggiori di quelle degli altri luoghi di detenzione e che la documentazione, sia militare, sia amministrativa, sia parrocchiale, sul numero dei detenuti, sul numero delle morti e loro cause, sulle modalità di seppellimento è ampia e rintracciabile. In sostanza, per il Barbero, quanto avvenne a Fenestrelle deve essere molto ridimensionato e, comunque, ancora di più scientificamente studiato, sebbene egli riconosca che tali eventi siano da inquadrarsi nei sussulti, anche dolorosi, del neonato Stato unitario.


=== Le detenute ===
=== Le detenute ===

Version vom 4. Februar 2013, 00:31 Uhr

Vorlage:F Vorlage:Infobox struttura militare Il Forte di Fenestrelle è un complesso fortificato eretto dal secolo XVIII al secolo XIX in località Fenestrelle in Val Chisone (provincia di Torino).br /

Per le sue dimensioni ed il suo sviluppo lungo tutta il fianco sinistro della valle la Fortezza è detta anche la grande muraglia armata piemontese. Dal 1999 è diventata il simbolo della Provincia di TorinorefSito web Provincia di Torino/ref ed il World Monuments Fund, nel 2007, ha inserito la Fortezza nella lista dei 100 siti storico-archeologici di rilevanza mondiale più a rischio, essa fa parte dei quattro siti italiani inclusi.

Progettato dall'ingegnere Ignazio Bertola con funzione di protezione del confine italo-francese venne completato solamente nel secolo successivo e non fu mai coinvolto in assedi o assaltato in forze, ma fu protagonista di alcune schermaglie minori e di un'importante nella seconda guerra mondiale.br / Dopo un lungo periodo di abbandono, durato praticamente dal 1943 al 1990, è iniziato un illimitato progetto di recupero, tuttora in corso, che lo ha aperto al grande pubblico. Attualmente è visitato da circa 40000 visitatori l'anno. La costruzione definita erroneamente forte è in realtà un insieme ininterrotto di strutture fortificate. Nella fattispecie la fortezza è formata da 3 forti e 7 ridotte, uniti ed indipendenti fra loro, collegati da spalti, bastioni risalti e scale ha una superficie complessiva di 1.350.000msup2/sup sviluppandosi per oltre tre chilometri su un dislivello di circa 650 metrirefSito web Provincia di Torino/ref. Nella sua tipologia costruttiva è la più grande fortezza settecentesca a serravalle esistente al mondo ed è, più genericamente, la seconda costruzione militare antica del pianeta in termini di lunghezza complessiva, seconda solo alla grande muraglia cinese. Insieme al Forte di Exilles a al Forte di Vinadio, rappresenta una delle più significative strutture difensive del Piemonte. Il più antico dei 3 forti che la costituiscono, il Forte delle Valli, è l'ultimo forte alpino originale settecentesco esistente in Italia, giacché tutti gli altri sono stati demoliti o ammodernati.

Storia

La struttura

thumb|left|upright|La struttura principale del forte.

Fort Mutin (particolare del plastico del 1757).
Fenestrelle (plastico del 1757).

La storia delle fortificazioni nella zona di Fenestrelle inizia nel 1694 quando il re di Francia, Luigi XIV, ordinò la costruzione di un forte, il Fort Mutin, a protezione del confine con il Ducato di SavoiarefFino a quel momento l'alta Val Chisone era sempre appartenuta alla Francia/ref.br / Nel 1708, dopo il fallimento del tentativo di conquista di Torino le truppe di Vittorio Amedeo II conquistarono il forte e l'alta valle.br / Il trattato di Utrecht, del 1713, sancì questa situazione spostando quindi il confine tra Ducato di Savoia (poi Regno di Sardegna) sullo spartiacque alpino assegnando quindi le valli di Susa e Chisone ai Savoia.br / Ritenendo insufficiente il Fort Mutin, posto sul lato destro della valle, Vittorio Amedeo II diede incarico ad Ignazio Bertola, conte di Exilles, di progettare un complesso di fortificazioni che, includendo il riparato Fort Mutin, proteggesse la pianura torinese da eventuali tentativi francesi di invasione passando per la Valle Chisone. I lavori iniziarono nel 1728 e proseguirono, anche con varie interruzioni, per 122 anni.br / Il progetto originale prevedeva la realizzazione di opere solamente nella parte più alta, sul monte Pinaia ossia la realizzazione di quelle che diventeranno le ridotte di Elmo, Sant'Antonio e Belvedere, riunite a formare il Forte delle Valli. In seguito venne progettata, e realizzato il collegamento con il fondo valle inglobando una precedente ridotta francese, il Forte Tre Denti, e costruendo, a partire dal 1731 l'imponente Forte San Carlo. Il collegamento tra le varie componenti del complesso, oltre che dalla strada che risale da Fenestrelle fino al Forte delle Valli, strada dei Cannoni, era garantito da una scala coperta di ben 4000 scalini che risale tutto il fianco sinistro della valle collegando la piazza d'armi del Forte San Carlo con le ridotte del Forte delle Valli.br / Nel 1836 in sostituzione dell'ormai obsoleto e pericolate Forte Mutin venne realizzata la Ridotta Carlo Alberto posta a cavallo della strada risalente la valle. Quest'ultima costruzione è l'unica parte della fortezza ad avere avuto, in qualche modo, un ruolo bellico: nel luglio del 1944 parte della Ridotta Carlo Alberto venne fatta saltare in aria dai partigiani della divisione A. Serafino allo scopo di rallentare l'avanzata delle truppe nazi-fasciste che avevano lanciato una vasta operazione antipartigiana nelle vallate alpine.br / Nel 1882, in occasione della firma del patto con detto Triplice Alleanza il forte di Fenestrelle venne ulteriormente potenziato con l'aggiunta di due avamposti: il Forte Serre-Marie ed il Corpo di guardia del Falouel, detto il dado a causa della sua forma, posto verso il Colle delle Finestre. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la struttura, ormai obsoleta da un punto di vista militare, venne abbandonata subì anni di degrado e saccheggio. In pratica venne rimosso tutto ciò che era possibile asportare: infissi, porte e persino le travi dei solai delle caserme. A partire dal 1990, grazie all'azione di un gruppo di volontari, è iniziato il recupero della struttura: al suo interno vengono realizzate visite guidate ed organizzate rappresentazioni teatrali e culturali. Nel 1992 è stato redatto per conto del Demanio e del Ministero dei Lavori Pubblici un progetto generale di rifunzionalizzazione per opera dell'arch. Donatella D'Angelo, che ha portato a conoscere le problematiche costruttive e di riuso del più grande Forte d'Europa.

I tre ruoli detentivi

Durante tutta la sua attività come struttura militare, durata fino al termine della seconda guerra mondiale, la fortezza venne usata, in alcuni momenti storici, come luogo di detenzione: la fortezza, al naturale e sempre attivo ruolo di deterrente militare, aggiunse, quindi, quello di prigione per criminali comuni, prigione di stato e bagno penale.

La prigione dei detenuti comuni

In alcuni limitati casi furono detenuti anche criminali comuni, che avevano commesso crimini nelle aree limitrofe o di competenza del governatore della fortezza. In casi eccezionali vi giunsero, per motivi vari, anche detenuti da altre aree geografiche. Essi condividevano gli stessi ambienti del bagno penale con i militari, ma erano trattati in modo diverso essendo soggetti alla giurisdizione civile e non militare.

Lo storico campano Giacinto de' Sivo affermò che, in epoca napoleonica, nel forte vennero rinchiusi anche civili meridionali catturati con l'accusa di brigantaggiorefVorlage:Cita libro Vorlage:NoISBN/ref, il sito ufficiale del Forte, però, nega tale circostanza, sostenendo che «la fortezza di Fenestrelle non ebbe altri reclusi se non militari»ref name=SitoVorlage:Cita web/ref.

La prigione di Stato

La prigione di stato venne usata come luogo di detenzione degli ufficiali condannati, appunto, in fortezza e degli oppositori politici del governo che in quel momento governava la fortezza, fossero essi laici o religiosi. Nei primi anni del XIX secolo, vi furono rinchiusi gli oppositori di Napoleone, soprattutto prelati borbonici, poi, in seguito ai primi moti risorgimentali, Fenestrelle ospitò anche ufficiali di ideali mazziniani. Nel 1850, vi fu recluso anche monsignor Luigi Fransoni, arcivescovo di Torino, prima di essere espulso dallo Stato per la sua opposizione al Governo.

In alcuni casi, su richiesta dei genitori, vennero detenuti anche minorenni detti discoli, rei d'aver compiuto crimini o d'aver scontentato genitori nobili o facoltosi. Con loro veniva tenuto un regime equiparabile a quello d'un moderno collegio militare.

Ogni prigioniero aveva a disposizione una stanza privata, in rari casi più d'una, con caminetto e mobilio. Nel periodo napoleonico ogni prigioniero/a dovette provvedere a mantenersi a proprie spese (comprando la legna affittando i mobili ecc..). Sotto i Savoia provvedeva lo Stato.

Durante il fascismo venne limitatamente usata come luogo di confino.

Il bagno penale

Il bagno penale fu anche una prigione militare in cui furono rinchiusi, oltre ai militari che avevano commesso crimini o gravi infrazioni al regolamento, anche i soldati di quegli eserciti che si erano opposti al Regno di Sardegna prima e al Regno d'Italia in seguito, durante il Risorgimento e i primi decenni del XX secolo; in particolare austriaci ed italiani degli stati preunitari che avevano combattuto durante le guerre d'indipendenza, componenti del disciolto Esercito delle Due Sicilie fatti prigionieri durante gli anni dell'unificazione risorgimentale del Sud Italia, 6 garibaldini in seguito ai falliti tentativi di Garibaldi di occupare lo Stato della Chiesa, 462 papalini dopo la presa di Roma, militari austro ungarici durante la prima guerra mondiale. I detenuti del bagno penale avevano a disposizione camerate comuni.

Lapide commemorativa in onore delle vittime del Regno delle Due Sicilie posta all'interno del forte

Datei:ButtonYellowmotivo: tutte le fonti utilizzate sono militanti e non indipendenti, tutte le ricerche indipendenti le smentiscono.png In particolare, nel decennio tra il 1860 e il 1870, la fortezza divenne un campo di concentramento in cui furono deportati circa 24.000 militari del Regno delle Due Sicilie che si erano opposti alla conquista e alla successiva annessione delle Due Sicilie al neonato Regno d'Italia refFenestrelle non fu come Auschwitz/ref. Gli internati erano soprattutto soldati borbonici, ma anche contadini. I reclusi erano tenuti in pessime condizioni: laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterraneiref name=Sito/. Senza pagliericci, senza coperte, senza luce, in posti dove la temperatura era quasi sempre sotto lo zero, vennero smontati i vetri e gli infissi per rieducare con il freddo i segregatiref name=Fora!Vorlage:Cita web/ref.

Il 22 agosto 1861, si ebbe un tentativo di ribellione: i reclusi in rivolta cercarono di assumere il controllo della fortezza. L'insurrezione fu sventata in maniera quasi fortuita dalle autorità piemontesi ed ebbe come solo risultato l'inasprimento delle pene (i più furono costretti con palle al piede da 16 chili, ceppi e catene). Rari erano i casi di scarcerazione per proscioglimento della condanna. Con la morte i corpi venivano disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa (che sorgeva all'ingresso del Forte): una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiutiref name=Fora!/.

In totale controtendenza con la definizione di Fenestrelle quale campo di concentramento, il giornalista Alessandro Barbero ha sostenuto che la fortezza fu solo una delle strutture in cui furono momentaneamente detenuti anche militari del Regno delle Due Sicilie, che le condizioni di vita non erano peggiori di quelle degli altri luoghi di detenzione e che la documentazione, sia militare, sia amministrativa, sia parrocchiale, sul numero dei detenuti, sul numero delle morti e loro cause, sulle modalità di seppellimento è ampia e rintracciabile. In sostanza, per il Barbero, quanto avvenne a Fenestrelle deve essere molto ridimensionato e, comunque, ancora di più scientificamente studiato, sebbene egli riconosca che tali eventi siano da inquadrarsi nei sussulti, anche dolorosi, del neonato Stato unitario.

Le detenute

Nel corso di tutta la sua storia solo due donne furono detenute nella prigione di stato. La marchesa piemontese Polisenna Gamba Turinetti di Priero e sua figlia Clementina in quanto oppositrici politiche di Napoleone. Esse vennero tenute separate dagli uomini ed ebbero a loro privata disposizione più stanze del padiglione degli ufficiali.

Scritta posta all'interno del forte
Incisione di una alpino su una scalinata del Forte di Fenestrelle agli inizi del '900

XX secolo

A partire dal 1887 il forte di Fenestrelle fu la sede del Battaglione alpino Fenestrelle inquadrato nel 3º Reggimento Alpini. In memoria di questi soldati è gratuitamente visitabile un piccolo museo all'interno della fortezza, composto da cimeli originali.

Con l'avvento del fascismo la struttura venne nuovamente usata come prigione per detenuti politici ostili o non sufficientemente collaborativi col regime. Come facilmente s'intuisce dalla forma dei caratteri utilizzati, risale al quel periodo l'iscrizione: Ognuno vale non in quanto è, ma in quanto produce essa infatti si trovava in uno degli uffici allora destinati come fureria e stava ad indicare come si venisse giudicati per ciò che fattivamente si faceva per lo stato fascista e non per i propri natali, conoscenze politiche o possibilità economiche in genere.

Note

references/

Bibliografia

  • Mario Reviglio, La Valle contesa, Editrice Il Punto, Torino 2006
  • Dario Gariglio, Le Fenestrelle, Roberto Chiaramonte editore, Torino 1999

!-- * Iuri Gilberto Bossutto, titolo? tesi di laurea, Facoltà di Giurisprudenza di Torino, 2010 --

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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