Papers by Marco Signori
Medioevo. Rivista di storia della filosofia medievale, 2023
This article examines the possible origin of a mangled Greek sentence – anthropos necten, with th... more This article examines the possible origin of a mangled Greek sentence – anthropos necten, with the meaning of ‘the man comes/walks’ – that is to be found in Dominicus Gundissalinus’ Latin translation of the Arabic-speaking theologian Abū Ḥāmid al-Ġazālī’s "Maqāṣid al-falāsifa" [The Intentions/Doctrines of the Philosophers]. The phrase, hitherto unexplained in scholarship on the Algazel latinus, is traced back to the tradition of glosses to Priscian’s "Institutiones grammaticae", and in particular to William of Conches’ still unedited "Glosulae super Priscianum". The absolutely peculiar nature of this hidden quotation makes it a decisive piece of conjunctive evidence in arguing for Gundissalinus’ study at Chartres.
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Questo articolo esamina la possibile origine di un’espressione greca corrotta – anthropos necten, con il significato di ‘l’uomo arriva / cammina’ – che si trova nella traduzione latina di Domenico Gundissalino dei "Maqāṣid al-falāsifa" [Le intenzioni / dottrine dei filosofi] del teologo arabofono Abū Ḥāmid al-Ġazālī. La frase, che non ha finora ricevuto alcuna spiegazione nella letteratura critica sull’Algazel latinus, è fatta risalire alla tradizione di glosse sulle "Institutiones grammaticae" di Prisciano, e in particolare alle "Glosulae super Priscianum" di Guglielmo di Conches, tuttora inedite. La natura del tutto peculiare di questa citazione nascosta la rende un elemento congiuntivo cruciale per sostenere l’effettiva fondatezza di un periodo di studio a Chartres da parte di Gundissalino.
Medioevo e Rinascimento, 2023
Questo contributo esamina le dottrine angelologiche che si possono ricavare dalle Intenzioni dei ... more Questo contributo esamina le dottrine angelologiche che si possono ricavare dalle Intenzioni dei filosofi [Maqāṣid al-falāsifa], la summa di filosofia avicenniana redatta in arabo da Abū Ḥāmid Muḥammad al-Ġazālī (m. 1111), tra i teologi più importanti dell’islām sunnita. Nelle Intenzioni, al-Ġazālī parla comunemente di angeli [ar. malāʾika, sg. malak] per indicare le intelligenze motrici dei cieli della cosmologia peripatetica. Inoltre, la summa discute il tema della felicità degli angeli, inferiore a quella divina e modello escatologico per quella umana. Il contributo propone un’analisi dei passi angelologici più significativi, con particolare riguardo al problema della mutua traducibilità delle diverse nomenclature, che permette di individuare una particolare forma di ‘nominalismo’ nel pensiero di al-Ġazālī. Studiando la ricezione latina di questo complesso dottrinale, l’articolo esamina poi il caso di Alberto Magno, che attribuisce frequentemente ad Algazel la dottrina (da Alberto avversatissima) dell’identificazione tra angeli e intelligenze, e propone una soluzione radicalmente opposta alla stessa situazione di conflitto terminologico riconosciuta dal teologo arabo: è proprio perché la divina scriptura e la philosophia danno nomi diversi agli angeli e alle intelligentiae che le entità designate da questi nomi devono essere anche ontologicamente diverse.
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This article examines the angelological doctrines found in the Intentions of the Philosophers [Maqāṣid al-falāsifa], a summa of Avicennan thought written by the Sunnī theologian Abū Ḥāmid Muḥammad al-Ġazālī (d. 1111). In the Intentions, al-Ġazālī commonly speaks about angels [ar. malāʾika, sg. malak] to designate the intellects responsible for heavenly motion in Peripatetic cosmology. Moreover, al-Ġazālī’s summa discusses the topic of angelic bliss, inferior with respect to the divine one and eschatological model for human happiness. The article analyses the most significant texts on angels found in the treatise, with special reference to the problem of the mutual translatability of religious and philosophical lexicon, which allows one to assess a specific form of ‘nominalism’ in al-Ġazālī’s thought. Studying the Latin reception of this system of doctrines, the essay examines the case of Albert the Great, who frequently attributes to Algazel the doctrine of the identification of angels and intellects, while strongly rejecting it himself. Albert expounds a radically different solution to the same situation of terminological conflict acknowledged by his Arabic colleague: it is precisely because divina scriptura and philosophia give different names to angeli and intelligentiae that the entities designated by these names must also be ontologically different.
Bulletin de philosophie médiévale, 2023
This contribution explores in detail the presence and the context of two quotations of the philos... more This contribution explores in detail the presence and the context of two quotations of the philosopher and theologian Abū Ḥāmid al-Ġazālī (Algazel for the Latin world) in Albert the Great's late 'Summa theologiae sive de mirabili scientia Dei'. The two quotations, which concern the notion of the soul as an "abridged letter" or "copy" [nusḫa muḫtaṣara, chartula brevis] on which all pieces of knowledge are potentially transcribed, occur in two significant textual points of Albert's Summa. Two different aspects of al-Ġazālī's simile are addressed in the article: the consideration of the soul as a book, with its wide biblical and literary echoes, and the consideration of the soul as a place, also with regard to the already Aristotelian, and then Albertinian notion of locus intelligibilium. The feature shared by the two passages is the acknowledgment of Algazel as a source of primary importance, capable of corroborating with his authority both a Christian theological doctrine and the littera itself of Aristotle's De anima, in a culturally momentous philosophical-theological, and Islamic-Christian, cooperation. Thanks to a focused analysis on further contexts of reception of the same Ġazālīan image, which bear witness to its peculiar memorability and its differentiated usages, the article argues in conclusion in favour of a more attentive and in-depth study of philosophical similes such as the one here discussed.
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Questo contributo esplora dettagliatamente la presenza e il contesto di due citazioni del filosofo e teologo Abū Ḥāmid al-Ġazālī (Algazel per i latini) nella tarda Summa theologiae sive de mirabili scien-tia Dei di Alberto Magno. Le due citazioni, relative alla nozione di anima come ‘breve lettera’ [nusḫa muḫtaṣara, chartula brevis] sulla quale sono trascritte in potenza tutte le conoscenze, appaiono in due punti significativi del testo della Summa teologica albertina. Due aspetti diversi della similitudine ġazālīana vengono messi in particolare luce: quello dell'anima come libro, dalle amplissime risonanze biblico-letterarie, e quello dell'anima come luogo, anche in relazione al concetto già aristotelico e poi albertino di locus intelligibilium. L’aspetto che accomuna i due luoghi è la promozione di Algazel a fonte di primaria importanza, che può sanzionare e corroborare con la propria autorità tan-to una dottrina teologica cristiana, quanto la littera stessa del De anima di Aristotele, in una sinergia filosofico-teologica e islamo-cristiana di grande rilievo culturale. Grazie ad un’indagine mirata su altri contesti di ricezione della stessa immagine ġazālīana, che ne attestano la particolare memorabilità e i riusi svariati, si argomenta in conclusione in favore di uno studio più attento e approfondito delle similitudini filosofiche.
Documenti e studi sulla tradizione filosofica medievale, 2023
This article offers the first English translation, with a doctrinal and philological commentary, ... more This article offers the first English translation, with a doctrinal and philological commentary, of all the liminary texts of Abū Ḥāmid al-Ġazālī’s "Maqāṣid al-falāsifa" [The Intentions/Doctrines of the Philosophers]. Under the label of ‘liminary texts’ I consider the well-known Prologue of the entire summa, its brief Epilogue, as well as the individual prefaces to the three main sections of the work, respectively devoted to logic, metaphysics, and natural philosophy. This choice of texts aims at offering an overview of the contents, style, and main theoretical concerns of al-Ġazālī’s encyclopaedia, which encompasses Avicenna’s version of Peripatetic philosophy in a nutshell. After a brief methodological presentation, the article provides an introduction to each of these prefatory or conclusive texts, their Arabic-English translation, and a running commentary on each of them, which addresses the main issues they raise with respect to text, context, doctrine, sources, and reception (with special reference to the medieval Latin translation of the work). The article is concluded by an Appendix providing a novel divisio textus of the Maqāṣid into 455 paragraphs, used for reference throughout the commentary.
Il dialogo erasmiano Ciceronianus sive de optimo dicendi genere, a dispetto del tema tutto umanis... more Il dialogo erasmiano Ciceronianus sive de optimo dicendi genere, a dispetto del tema tutto umanistico, non è affatto destituito di interesse filosofico, e le teorie che se ne possono estrarre a proposito della lingua e della ragione dell’uomo ne fanno anzi un capitolo affascinante della storia della filosofia tout court, e uno snodo fondamentale nello sviluppo del pensiero erasmiano. L'analisi contenuta in questo articolo intende mettere in luce precisamente questi aspetti, conducendo una riflessione sul testo del Ciceronianus che ne illumini le dottrine di filosofia della lingua, nel quadro complessivo del pensiero antropologico di Erasmo e delle sue riflessioni etiche e teologiche. Dalla materia apparentemente di dettaglio del dialogo emerge un discorso veritativo che aspira all’universalità, e che tuttavia non va mai disgiunto da un risvolto di sorprendente concretezza pratica. All’altissima riflessione teorica sulla crisi e persino sul dramma del proprio tempo scismatico, in effetti, Erasmo unisce sempre una pragmatica attenzione ai rimedi possibili per quella crisi, e li individua nell’impiego paziente del buon senso e della ragione, soli medici efficaci contro la malattia della lingua, che esprime e rende visibile un’endemica malattia del pensiero.
Italianistica, 2021
L’immagine del doppio arcobaleno in Paradiso XXXIII 115-120 ha l’altissima funzione teologica di ... more L’immagine del doppio arcobaleno in Paradiso XXXIII 115-120 ha l’altissima funzione teologica di un tentativo poetico di descrivere la Trinità. L’immagine, tuttavia, può essere spiegata non solo attraverso le sue ben note fonti bibliche, ma anche mediante una fonte squisitamente filosofica come la Meteorologia di Aristotele (con le sue numerose riprese medievali). In particolare, il testo di Aristotele propone una concezione tricromatica dell’iride, tratta il fenomeno del doppio arcobaleno, e discute, in connessione con questi temi, anche il fenomeno dell’alone circolare, lunare o solare: tutti aspetti centrali per l’immagine di Dante. Tra i commentatori di Aristotele, Alberto Magno sottolinea con particolare efficacia l’impossibilità (già aristotelica) della rappresentazione artistica dell’arcobaleno, così come il ‘mistero naturale’ che presiede alla derivazione reciproca dei colori dell’iride. Alfredo di Sareshel considera addirittura il fenomeno come 'arcus angelicae considerationis', enfatizzando l’estrema difficoltà della sua trattazione. Un tema in apparenza di pura filosofia naturale si rivela quindi il perfetto contraltare dell’immagine matematica del 'geomètra' che tenta di quadrare il cerchio, sottolineando come la poesia di Dante non rinunci all’apporto della riflessione razionale fino all’estremo punto del congiungimento con Dio.
Documenti e studi sulla tradizione filosofica medievale, 2020
This paper investigates a peculiar moment of the Latin reception of the Arabophone theologian and... more This paper investigates a peculiar moment of the Latin reception of the Arabophone theologian and philosopher Abū Ḥāmid al-Ġazālī (d. 1111) in the works of Albert the Great (d. 1280). It focuses primarily on a rather atypical remark in Albert’s commentary on Aristotle’s Physics, which accurately describes al-Ġazālī as opposing the theory of the eternity of the world, and as the source, in connection with Moses Maimonides (d. 1204), of a particular philosophical argument concerning potentiality in the debate on the theory. Furthermore, it takes into account another peculiar description of al-Ġazālī offered in Albert’s Super Ethica, in which the Islamic thinker known in Europe as the most faithful follower of Avicenna is startlingly portrayed as a Jewish theologian. With the tools of doctrinal, philological, and broadly historical analysis, the paper investigates three interconnected but separate questions : (1) how Albert could have known that al-Ġazālī actually denied the eternity of the world, as opposed to the common view of the Latin Algazel as a believer in it ; (2) how Albert could have known about al-Ġazālī’s argument on potentiality, given that the source was an as yet untranslated work (al-Ġazālī’s Tahāfut al-falāsifa); and (3) what could account for the fact that Albert returned in later works to regarding al-Ġazālī as accepting the world’s eternity.
Prophecy and Prophets in the Middle Ages - Micrologus Library 103, 2020
At a close analysis, Abū Ḥāmid al-Ġazālī's Maqāṣid al-falāsifa [Intentions/Doctrines of the Philo... more At a close analysis, Abū Ḥāmid al-Ġazālī's Maqāṣid al-falāsifa [Intentions/Doctrines of the Philosophers] reveals itself as a richly stratified work, where the most rational trends of Avicennan falsafa intertwine with an approach strongly influenced by religious revelation. Focusing on the fifth and final treatise of the Physics of the Maqāṣid, this paper analyses the way in which prophecy is not only discussed as the subject-matter of a specific philosophical analysis, but also prominently employed throughout the treatise as a doctrinal authority in the context of otherwise purely philosophical argumentations. The great number of quotations from the Qurʾān and from the tradition of prophetic deeds and sayings (aḥādiṯ) showcases in particular al-Ġazālī's ability to weld and crosspollinate the two traditions of Greek-Arabic philosophy and Islamic religion.
Nuove inchieste sull'Epistola a Cangrande. Atti della giornata di studi Pisa 18 dicembre 2018, a cura di Alberto Casadei, con la collaborazione di Elisa Orsi e Marco Signori, 2020
L’articolo riesamina i paragrafi dell’Epistola a Cangrande dedicati ai sensi letterale e allegori... more L’articolo riesamina i paragrafi dell’Epistola a Cangrande dedicati ai sensi letterale e allegorico della Commedia, mostrando che l’interpretazione del poema lì proposta ha connotazioni spiccatamente morali. Questa lettura appare da un lato incompatibile con un’allegoria dei teologi in senso stretto, esemplata anche solo in parte sull’esegesi figurale delle Scritture, e sembra d’altro canto propria di una temperie culturale medio- bassa, diffusa già nelle prime fasi del secolare commento ma lontana dalla consapevolezza teorica di Dante.
This paper re-examines the paragraphs of the Epistle to Cangrande devoted to the literal and the allegorical sense of the Commedia, showing that the interpretation of the poem there suggested has precise moral connotations. This reading appears, on the one hand, to be incompatible with the “allegory of the theologians” stricto sensu, and it seems, on the other hand, to belong to a low-average cultural milieu, already widespread in the first stages of the «secolare commento», but still far from Dante’s own theoretical consciousness.
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The text of the publication is open-source and available online at the following link:
https://www.pisauniversitypress.it/scheda-libro/autori-vari/nuove-inchieste-sullepistola-a-cangrande-978-883339-3322-575660.html
Documenti e studi sulla tradizione filosofica medievale, 2019
This article presents an overall analysis of the explicit quotations of the Arabic speaking theol... more This article presents an overall analysis of the explicit quotations of the Arabic speaking theologian and philosopher Abū Ḥāmid al-Ġazālī (Latin Algazel) in Albert the Great’s entire work. The quotations, which are taken from the Summa theoricae philosophiae (the Latin translation of al-Ġazālī’s Arabic work Maqāṣid al-falāsifa) are classified on typological grounds, and thus subdivided in nominal or indeterminate, doctrinal or textual, verbatim or paraphrastic quotes. The article discusses the different forms of the name employed by Albert to reference al-Ġazālī ; the tight link between al-Ġazālī and Avicenna established in Albert’s works ; the other auctores — both classical and medieval — that appear associated to Algazel in Albert’s quotations. Thanks to a discussion of the diversified indeterminate expressions that Albert employs when referring to al-Ġazālī, the paper will also delineate his identity as it emerges from Albert’s writings. The article will also analyse the distribution of Albert’s quotations as to the three different sections of al-Ġazālī’s Summa — Logica, Metaphysica, and Physica —, showing the continuity of Albert’s interplay with Algazel all along his work. The conclusions will raise some further questions about the cases escaping the general framework sketched in the article, i.e. the quotations which seem to describe Algazel in non-standard ways and could thus open new fields of inquiry concerning al-Ġazālī’s Latin reception. The Appendix will provide a comprehensive table of the 335 explicit citations of al-Ġazālī that are to be found in Albert’s work.
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa - Classe di Lettere e Filosofia, 2018
The paper analyses some interesting cases of doctrinal divergence between the text of al-Ġazālī's... more The paper analyses some interesting cases of doctrinal divergence between the text of al-Ġazālī's "Maqāṣid al-falāsifa" [Intentions/Doctrines of the Philosophers] and that of its Persian source, Avicenna's "Dānešnāme-ye ʿAlāʾī" [Book of Science for ʿAlāʾ-ad-Dawlā], showing that Ġazālī's philosophical work already displays the clear signs of a critical attitude towards the theoretical complex of the 'falsafa', and a distinct trend towards theological formulations, closer to Islamic religion and revelation.
In La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell'ADI -Associazione degli Italiani... more In La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell'ADI -Associazione degli Italianisti (Napoli, 7-10 settembre 2016), a cura di L. Battistini, V. Caputo, M. De Blasi, G. A. Liberti, P. Palomba, V. Panarella, A. Stabile, Roma, Adi editore, 2018 Isbn: 9788890790553 Come citare: Url = http://www.italianisti.it/Atti-di-Congresso?pg=cms&ext=p&cms_codsec=14&cms_codcms=1039 [data consultazione: gg/mm/aaaa] La letteratura italiana e le arti © Adi editore 2018 1 MARCO SIGNORI Alcune note a margine di 'Monarchia' I xii * Questo articolo esamina la struttura e il contesto del capitolo XII del primo libro della 'Monarchia' dantesca, mostrando come l'autorità filosofica sia in generale preponderante all'interno dell'opera, e in particolare in questa specifica sezione. Da queste considerazioni emerge un'incompatibilità di fondo del celebre inciso «sicut in Paradiso Comedie iam dixi» (Mn I XII 6) con il suo contesto prossimo, corroborata del resto anche da argomenti di contenuto, legati alla dottrina dantesca della libertà e della felicità dell'uomo. Alcune tavole finali riassumono sinotticamente l'insieme dei rimandi intertestuali presenti nella 'Monarchia'.
Italianistica, 2017
Questo articolo esamina la struttura e il contesto del capitolo XII del primo libro della Monarch... more Questo articolo esamina la struttura e il contesto del capitolo XII del primo libro della Monarchia dantesca, mostrando come l’autorità filosofica sia in generale preponderante all’interno dell’opera, e in particolare in questa specifica sezione. Da queste considerazioni emerge un’incompatibilità di fondo del celebre inciso sicut in Paradiso Comedie iam dixi (Mn I XII 6) con il suo contesto prossimo, corroborata del resto anche da argomenti di contenuto, legati alla dottrina dantesca della libertà e della felicità dell’uomo. ||
This article examines the structure and the context of chapter 12 of the first book of Dante’s Monarchia, showing that philosophical authorities are globally predominant in the work, and in particular in this section. The famous parenthesis sicut in Paradiso Comedie iam dixi (Mn I XII 6) seems therefore incompatible with its immediate context. This incompatibility is strengthened by some doctrinal argumentations linked with Dante’s theory of free will and human happiness.
Italianistica, 2016
Questo articolo prende in considerazione l'esegesi dei primi versi del Paradiso contenuta nella t... more Questo articolo prende in considerazione l'esegesi dei primi versi del Paradiso contenuta nella terza parte dell'Epistola a Cangrande, mostrando come l'identificazione lì proposta tra luce e gloria di Dio sia per molti versi insostenibile. Distinguere i due concetti consente, al contrario, di conservare al «poema sacro» un'indispensabile coerenza, tanto in sé quanto in rapporto al Convivio e ad altre fonti filosofiche medievali. ||
This article takes into account the exegesis of the very first lines of Dante's Paradiso, as it is proposed in the third part of the Epistola a Cangrande, showing that the identification there suggested between the glory of God and His light is untenable on various grounds. On the contrary, maintaining the distinction between the two concepts allows one to keep safe the coherence of the «sacred poem», both in itself and in its relationship with the Convivio and with other medieval philosophical sources.
Questa voce esamina il rapporto di Brecht con la figura di Giordano Bruno, uomo e pensatore, sia ... more Questa voce esamina il rapporto di Brecht con la figura di Giordano Bruno, uomo e pensatore, sia all'interno della "Vita di Galileo", in cui Bruno è un contrappunto drammatico fondamentale rispetto al personaggio eponimo, sia nelle "Storie da calendario", un cui racconto, "Il mantello dell'eretico", è dedicato appunto al Nolano.
Book Reviews by Marco Signori
«Peccato, penitenza e santità nella Commedia», a cura di Marco Ballarini, Giuseppe Frasso, Francesco Spera, con la collaborazione di Stefania Baragetti, Milano-Roma, Biblioteca Ambrosiana - Bulzoni, 2016, pp. xii-212 (Italianistica XLVI/2, 2017, pp. 179-181) Italianistica, 2017
Talks by Marco Signori
International Conference "Surveying the Realm of Medieval Geometry (XII-XV C.)", org. C. Crialesi, F. Galli, 9-11 October 2024
This paper investigates the set of geometrical diagrams that accompany the text of al-Ġazālī‘s (d... more This paper investigates the set of geometrical diagrams that accompany the text of al-Ġazālī‘s (d. 1111) "Intentions of the Philosophers" [Maqāṣid al-falāsifa], an encompassing Arabic summa of philosophy. These diagrams have both a retrospective and a prospective history: they were in some cases already present in the Persian source of al-Ġazālī‘s text — Avicenna's (d. 1037) "Book of Science for ʿAlāʾ al-Dawla" [Dānešnāme-ye ʿAlāʾī] —, and they were then also transmitted, to a different degree, to the Latin and Hebrew versions of the work, which enjoyed a wide fortune in the Middle Ages. Specific attention is given to the case of a figure illustrating a well-known proof against the atoms (an atomic or atomistic square), which brings to the foreground peculiar philological problems, in the apparent split between an 'Eastern' (Arabic-Hebrew) and a 'Western' (Latin) tradition.
Convegno di studi "«Frate e maestro fummi». Dante e la filosofia di Alberto Magno" | org. A. Rodolfi | Università di Firenze | 3-4 giugno 2024
Seminario nell'ambito dell'insegnamento di Storia del pensiero islamico | prof. C. Martini | Univ... more Seminario nell'ambito dell'insegnamento di Storia del pensiero islamico | prof. C. Martini | Università di Padova | 2 maggio 2024
Seminario nell'ambito dell'insegnamento di Storia del pensiero islamico, prof. C. Martini | Unive... more Seminario nell'ambito dell'insegnamento di Storia del pensiero islamico, prof. C. Martini | Università di Padova | 2 maggio 2024
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Papers by Marco Signori
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Questo articolo esamina la possibile origine di un’espressione greca corrotta – anthropos necten, con il significato di ‘l’uomo arriva / cammina’ – che si trova nella traduzione latina di Domenico Gundissalino dei "Maqāṣid al-falāsifa" [Le intenzioni / dottrine dei filosofi] del teologo arabofono Abū Ḥāmid al-Ġazālī. La frase, che non ha finora ricevuto alcuna spiegazione nella letteratura critica sull’Algazel latinus, è fatta risalire alla tradizione di glosse sulle "Institutiones grammaticae" di Prisciano, e in particolare alle "Glosulae super Priscianum" di Guglielmo di Conches, tuttora inedite. La natura del tutto peculiare di questa citazione nascosta la rende un elemento congiuntivo cruciale per sostenere l’effettiva fondatezza di un periodo di studio a Chartres da parte di Gundissalino.
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This article examines the angelological doctrines found in the Intentions of the Philosophers [Maqāṣid al-falāsifa], a summa of Avicennan thought written by the Sunnī theologian Abū Ḥāmid Muḥammad al-Ġazālī (d. 1111). In the Intentions, al-Ġazālī commonly speaks about angels [ar. malāʾika, sg. malak] to designate the intellects responsible for heavenly motion in Peripatetic cosmology. Moreover, al-Ġazālī’s summa discusses the topic of angelic bliss, inferior with respect to the divine one and eschatological model for human happiness. The article analyses the most significant texts on angels found in the treatise, with special reference to the problem of the mutual translatability of religious and philosophical lexicon, which allows one to assess a specific form of ‘nominalism’ in al-Ġazālī’s thought. Studying the Latin reception of this system of doctrines, the essay examines the case of Albert the Great, who frequently attributes to Algazel the doctrine of the identification of angels and intellects, while strongly rejecting it himself. Albert expounds a radically different solution to the same situation of terminological conflict acknowledged by his Arabic colleague: it is precisely because divina scriptura and philosophia give different names to angeli and intelligentiae that the entities designated by these names must also be ontologically different.
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Questo contributo esplora dettagliatamente la presenza e il contesto di due citazioni del filosofo e teologo Abū Ḥāmid al-Ġazālī (Algazel per i latini) nella tarda Summa theologiae sive de mirabili scien-tia Dei di Alberto Magno. Le due citazioni, relative alla nozione di anima come ‘breve lettera’ [nusḫa muḫtaṣara, chartula brevis] sulla quale sono trascritte in potenza tutte le conoscenze, appaiono in due punti significativi del testo della Summa teologica albertina. Due aspetti diversi della similitudine ġazālīana vengono messi in particolare luce: quello dell'anima come libro, dalle amplissime risonanze biblico-letterarie, e quello dell'anima come luogo, anche in relazione al concetto già aristotelico e poi albertino di locus intelligibilium. L’aspetto che accomuna i due luoghi è la promozione di Algazel a fonte di primaria importanza, che può sanzionare e corroborare con la propria autorità tan-to una dottrina teologica cristiana, quanto la littera stessa del De anima di Aristotele, in una sinergia filosofico-teologica e islamo-cristiana di grande rilievo culturale. Grazie ad un’indagine mirata su altri contesti di ricezione della stessa immagine ġazālīana, che ne attestano la particolare memorabilità e i riusi svariati, si argomenta in conclusione in favore di uno studio più attento e approfondito delle similitudini filosofiche.
This paper re-examines the paragraphs of the Epistle to Cangrande devoted to the literal and the allegorical sense of the Commedia, showing that the interpretation of the poem there suggested has precise moral connotations. This reading appears, on the one hand, to be incompatible with the “allegory of the theologians” stricto sensu, and it seems, on the other hand, to belong to a low-average cultural milieu, already widespread in the first stages of the «secolare commento», but still far from Dante’s own theoretical consciousness.
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The text of the publication is open-source and available online at the following link:
https://www.pisauniversitypress.it/scheda-libro/autori-vari/nuove-inchieste-sullepistola-a-cangrande-978-883339-3322-575660.html
This article examines the structure and the context of chapter 12 of the first book of Dante’s Monarchia, showing that philosophical authorities are globally predominant in the work, and in particular in this section. The famous parenthesis sicut in Paradiso Comedie iam dixi (Mn I XII 6) seems therefore incompatible with its immediate context. This incompatibility is strengthened by some doctrinal argumentations linked with Dante’s theory of free will and human happiness.
This article takes into account the exegesis of the very first lines of Dante's Paradiso, as it is proposed in the third part of the Epistola a Cangrande, showing that the identification there suggested between the glory of God and His light is untenable on various grounds. On the contrary, maintaining the distinction between the two concepts allows one to keep safe the coherence of the «sacred poem», both in itself and in its relationship with the Convivio and with other medieval philosophical sources.
Book Reviews by Marco Signori
Talks by Marco Signori
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Questo articolo esamina la possibile origine di un’espressione greca corrotta – anthropos necten, con il significato di ‘l’uomo arriva / cammina’ – che si trova nella traduzione latina di Domenico Gundissalino dei "Maqāṣid al-falāsifa" [Le intenzioni / dottrine dei filosofi] del teologo arabofono Abū Ḥāmid al-Ġazālī. La frase, che non ha finora ricevuto alcuna spiegazione nella letteratura critica sull’Algazel latinus, è fatta risalire alla tradizione di glosse sulle "Institutiones grammaticae" di Prisciano, e in particolare alle "Glosulae super Priscianum" di Guglielmo di Conches, tuttora inedite. La natura del tutto peculiare di questa citazione nascosta la rende un elemento congiuntivo cruciale per sostenere l’effettiva fondatezza di un periodo di studio a Chartres da parte di Gundissalino.
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This article examines the angelological doctrines found in the Intentions of the Philosophers [Maqāṣid al-falāsifa], a summa of Avicennan thought written by the Sunnī theologian Abū Ḥāmid Muḥammad al-Ġazālī (d. 1111). In the Intentions, al-Ġazālī commonly speaks about angels [ar. malāʾika, sg. malak] to designate the intellects responsible for heavenly motion in Peripatetic cosmology. Moreover, al-Ġazālī’s summa discusses the topic of angelic bliss, inferior with respect to the divine one and eschatological model for human happiness. The article analyses the most significant texts on angels found in the treatise, with special reference to the problem of the mutual translatability of religious and philosophical lexicon, which allows one to assess a specific form of ‘nominalism’ in al-Ġazālī’s thought. Studying the Latin reception of this system of doctrines, the essay examines the case of Albert the Great, who frequently attributes to Algazel the doctrine of the identification of angels and intellects, while strongly rejecting it himself. Albert expounds a radically different solution to the same situation of terminological conflict acknowledged by his Arabic colleague: it is precisely because divina scriptura and philosophia give different names to angeli and intelligentiae that the entities designated by these names must also be ontologically different.
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Questo contributo esplora dettagliatamente la presenza e il contesto di due citazioni del filosofo e teologo Abū Ḥāmid al-Ġazālī (Algazel per i latini) nella tarda Summa theologiae sive de mirabili scien-tia Dei di Alberto Magno. Le due citazioni, relative alla nozione di anima come ‘breve lettera’ [nusḫa muḫtaṣara, chartula brevis] sulla quale sono trascritte in potenza tutte le conoscenze, appaiono in due punti significativi del testo della Summa teologica albertina. Due aspetti diversi della similitudine ġazālīana vengono messi in particolare luce: quello dell'anima come libro, dalle amplissime risonanze biblico-letterarie, e quello dell'anima come luogo, anche in relazione al concetto già aristotelico e poi albertino di locus intelligibilium. L’aspetto che accomuna i due luoghi è la promozione di Algazel a fonte di primaria importanza, che può sanzionare e corroborare con la propria autorità tan-to una dottrina teologica cristiana, quanto la littera stessa del De anima di Aristotele, in una sinergia filosofico-teologica e islamo-cristiana di grande rilievo culturale. Grazie ad un’indagine mirata su altri contesti di ricezione della stessa immagine ġazālīana, che ne attestano la particolare memorabilità e i riusi svariati, si argomenta in conclusione in favore di uno studio più attento e approfondito delle similitudini filosofiche.
This paper re-examines the paragraphs of the Epistle to Cangrande devoted to the literal and the allegorical sense of the Commedia, showing that the interpretation of the poem there suggested has precise moral connotations. This reading appears, on the one hand, to be incompatible with the “allegory of the theologians” stricto sensu, and it seems, on the other hand, to belong to a low-average cultural milieu, already widespread in the first stages of the «secolare commento», but still far from Dante’s own theoretical consciousness.
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https://www.pisauniversitypress.it/scheda-libro/autori-vari/nuove-inchieste-sullepistola-a-cangrande-978-883339-3322-575660.html
This article examines the structure and the context of chapter 12 of the first book of Dante’s Monarchia, showing that philosophical authorities are globally predominant in the work, and in particular in this section. The famous parenthesis sicut in Paradiso Comedie iam dixi (Mn I XII 6) seems therefore incompatible with its immediate context. This incompatibility is strengthened by some doctrinal argumentations linked with Dante’s theory of free will and human happiness.
This article takes into account the exegesis of the very first lines of Dante's Paradiso, as it is proposed in the third part of the Epistola a Cangrande, showing that the identification there suggested between the glory of God and His light is untenable on various grounds. On the contrary, maintaining the distinction between the two concepts allows one to keep safe the coherence of the «sacred poem», both in itself and in its relationship with the Convivio and with other medieval philosophical sources.
In Aristotle’s physical system, the four elements behave according to their fundamental qualities – hotness and coldness, dryness and wetness – and are therefore subject to specifically defined forms of spatial interaction. Among these connections, the one between earth (cold and dry) and water (cold and wet) is particularly rich of consequences for Aristotelian science, because it encroaches the domains of meteorology – full of wet phenomena such as rain and snow –, of geology – addressing issues like the physical shape of the earth, the formation of mountains, etc. –, and of biology – inasmuch as the relation between earth and water is key to the genesis and persistence of complex forms of life. In the religious domain, the biblical account of creation in the Genesis spells out with a certain degree of detail how earth and water were formed, shaped, and divided at the beginning of time, and how animals began to exist in the respective terrestrial and aquatic domains. The intersections between revealed/religious and philosophical/scientific accounts of the relation between water and earth were accordingly explored in much detail by medieval thinkers, not only in the Christian-Latin world, but also in the Jewish-Hebrew and Islamic-Arabic milieus. In this elaborate framework, a singular little text attributed to Italian poet Dante Alighieri, the Questio de aqua et terra, is a paradigmatic specimen of the significance of these debates also outside the boundaries of universities, and possibly for people who were not specifically trained in Aristotelian science and philosophy, or else in theology and Biblical exegesis.
The topic dealt with in the Questio is a central one for the Peripatetic physics of the elements, i.e. the issue of why and how did dry land emerge from water, if water is absolutely lighter than earth, and the elements take the shape of a sphere in their proper domain. This workshop aims to revise the complex tradition which finds in the Questio an all-peculiar exemplum, highlighting the possible crosspollinations between Arabic and Latin Peripatetic sources, and the treatment given to the issue in Dante’s purported treatise. In so doing, the workshop wishes to provide new material to Dante scholars interested in better understanding the theoretical and scientific teachings of the Questio, as well as the debated issue of its authorship. Likewise, it is an aim of the seminar to give historians of medieval and early modern thought a chance to discuss the interrelated issues of physics and religious exegesis raised by the most fundamental elemental interaction of water and earth, in the framework of the long history of Aristotelianism from its Greek origin up to its most recent, post-medieval incarnations.
Il seminario si terrà in italiano, in modalità mista, ed è aperto a tutti gli interessati. http://imt.lu/seminar
Partecipanti:
Alessandra Beccarisi, Paola Bernardini, Amos Bertolacci, Amalia Cerrito, Silvia Di Vincenzo, Alessandro Palazzo, Stefano Perfetti, Anna Rodolfi, Antonella Sannino, Marco Signori
http://imt.lu/aula1
Speakers:
Zygmunt G. Baranski, University of Notre Dame
Amos Bertolacci, Scuola IMT Alti Studi, Lucca
Alberto Casadei, University of Pisa
Anna Gabriella Chisena, Università di Bologna
Gianfranco Fioravanti, University of Pisa
Aurora Panzica, Universitè de Fribourg
Agostino Paravicini Bagliani, University of Losanna, SISMEL
Paolo Pontari, University of Pisa
Pietro Bassiano Rossi, University of Torino
Fabrizio Sebastiani, ISTI-CNR
Marco Signori, Scuola IMT Alti Studi, Lucca
Andrea Tabarroni, University of Udine
Pier Mattia Tommasino, Columbia University