Papers by CATERINA MARIA MARRA
brevi riflessioni, 2024
Brevi riflessioni sul rapporto che legò lo scultore Alessandro Monteleone al pittore Alfredo Mori
Riflessioni, 1984
Brevi riflessioni sulla figura di Eduardo De Filippo
Articolo, 2024
Brevi riflessioni sui processi di mobilità internazionale individuale studentesca e sull'impatto ... more Brevi riflessioni sui processi di mobilità internazionale individuale studentesca e sull'impatto che gli stessi generano in ambito scolastico
Saggio storico, 2019
La storia delle origini del Camposanto Centrale di Reggio Calabria, sito in contrada Condera, su... more La storia delle origini del Camposanto Centrale di Reggio Calabria, sito in contrada Condera, su un'amena collina prossima alla città, è comune a quella di molti altri cimiteri del Sud d'Italia e segue di pari passo l'iter normativo del Regno delle Due Sicilie, relativo alla formazione dei Camposanti, avviato l'11 marzo 1817 da Re Ferdinando I . Facendo seguito all'editto di Saint Cloud del 1804, esteso all'Italia nel 1806, e in ottemperanza ad esso, detto iter si evolvette durante un arco temporale di ben 40 anni e introdusse una serie di cambiamenti legati non soltanto alle modalità di sepoltura dei cadaveri, quanto soprattutto alla concezione dei camposanti, modernamente intesi e laicamente considerati, posti a debita distanza dall'abitato, provvisti di cinta muraria e progettati come spazi di inumazione secondo un impianto ordinato di assi ortogonali. Non più, pertanto, sepolcreti occasionali e/o arbitrari, né interni alle chiese, bensì luoghi individuati in base a determinati canoni igienici e sanitari, finalizzati esclusivamente al seppellimento dei cadaveri, con precisa connotazione geografica, normati e sottoposti al controllo dell'autorità civile. La configurazione dei primi cimiteri borbonici, strutturalmente adeguata a schemi e modelli ben definiti, avveniva in sintonia con le esigenze progressiste della borghesia meridionale, influenzata dalle tendenze europee del tempo, e introduceva un nuovo concetto culturale di spazio cimiteriale, inteso anche e soprattutto come luogo comunitario, custode della memoria collettiva ed espressione
Saggio, 2024
Il saggio illustra il rapporto tra la stele francescana scolpita da Alessandro Monteleone e il ... more Il saggio illustra il rapporto tra la stele francescana scolpita da Alessandro Monteleone e il carme latino composto da Francesco Sofia Alessio
Saggio, 2024
Per celebrare l'VIII Centenario della stigmatizzazione di San Francesco, il pieghevole,seppur si... more Per celebrare l'VIII Centenario della stigmatizzazione di San Francesco, il pieghevole,seppur sinteticamente, mette in relazione la stele di Alessandro Monteleone, collocata sul Lungomare Italo Falcomatà di Reggio Calabria, con il carme di Francesco Sofia Alessio, Pauperrimus Bonorum, composto in occasione del VII Cenetenario dell'impressione delle stimmate sul corpo del Santo
Saggio, 2024
Il saggio illustra il ciclo musivo dei Padri della Chiesa, ideato graficamente da Piero Gangemi n... more Il saggio illustra il ciclo musivo dei Padri della Chiesa, ideato graficamente da Piero Gangemi nei primi anni '90 del 1900.
Victor Hugo " la leggenda di un secolo " <A un certo momento della vita, per quanto occupati si s... more Victor Hugo " la leggenda di un secolo " <A un certo momento della vita, per quanto occupati si sia dell'avvenire, è irresistibile volgere uno sguardo al passato. La nostra adolescenza, questa " morta affascinante " ci appare e vuole che si pensi a lei. Ciò si configura come una seria e malinconica messa a confronto di due età di uno stesso uomo, l'età che dà inizio alla vita e quella che la chiude: l'una spera e crede nella vita, l'altra nella morte. Non risulta inutile confrontare il punto di partenza con il punto di arrivo, il fresco tumulto del mattino con la calma della sera e l'illusione con la conclusione. Il cuore dell'uomo ha un recto sul quale è scritto Giovinezza e un verso sul quale è scritto Saggezza.> (Victor Hugo, da " Chansons des Rue set des Bois " , Préface)
L'ombra e la luce: due dimensioni fisiche estreme, due opposti che si scontrano e si incontrano n... more L'ombra e la luce: due dimensioni fisiche estreme, due opposti che si scontrano e si incontrano nel tempo e nello spazio dell'arte, secondo mode ed espressioni culturali in continuo fermento. Nelle opere architettoniche, tale binomio è sempre rinvenibile nel gioco plastico dei volumi, nei vuoti e nei pieni dei corpi di fabbrica, cui conferisce vita e dinamismo. Necessaria presenza per la resa plastica delle produzioni scultoree, diviene inevitabile protagonista nel campo della pittura, ove, a maggior ragione, ombre e luci si affermano, si fondono e si sfidano nella combinazione dei colori e delle loro sfumature, evidenziando le forme dipinte ed attraendo l'occhio dell'osservatore sensibile. É riscontrabile sin dal Medioevo nelle grandi cattedrali gotiche, la cui incredibile ascesa architettonica é sinonimo di trascendenza e di unione col Divino. I loro interni si illuminano simbolicamente di riverberi azzurri o rossi provenienti dalle grandi e slanciate vetrate istoriate che, in un crescendo di luce discendente, rischiarano gli ambienti e consentono l'abbandono graduale dell'oscurità terrena, simbolo del peccato umano. Secoli dopo, la cultura rinascimentale produrrà raffinate espressioni artistiche in cui l'ombra e la luce coesisteranno armonicamente per cantare ogni perfezione. Un affresco del 1514: La liberazione di Pietro del Sanzio, nelle Stanze Vaticane, esprime massimamente tali due estensioni della luce nell'arte rinascimentale.
Il presente lavoro è stato proposto da chi scrive agli allievi dell'ultimo anno di un corso bilin... more Il presente lavoro è stato proposto da chi scrive agli allievi dell'ultimo anno di un corso bilingue del Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" di Reggio Calabria. Da poco arrivata in istituto, non avendo conoscenza della classe, ho inteso stabilire un'interazione immediata con gli allievi, attraverso modalità di lavoro dinamiche e orizzontali. Ho, pertanto, strutturato il percorso di seguito illustrato. Si tratta, nello specifico, di un' unità didattica concepita ed attuata con l'ausilio delle nuove tecnologie e per mezzo di un approccio metodologico di tipo umanistico-affettivo, fondato anche su tecniche di cooperative-learning. Volutamente ho evitato di procedere in modo consueto, partendo cioè dalla proposizione agli allievi del quadro storico-letterario del periodo considerato.
I premi letterari hanno del buono. Questa pagina iniziale aveva già di cosa colpire il lettore qu... more I premi letterari hanno del buono. Questa pagina iniziale aveva già di cosa colpire il lettore quando apparve un anno fa sull'eccellente rivista Pegaso, del nostro amico Ugo Ojetti. Erano sufficienti queste poche righe, austere come una vecchia Annunciazione ai pastori, per far riconoscere in lui uno scrittore. Ma, siglate da un nome sconosciuto, non sarebbero state sufficienti a renderlo celebre, se il premio della Stampa, un premio di £50.000, attribuito da una giuria composta da M.Ojetti, Luigi Pirandello e Giovanni Papini, non avesse improvvisamente messo in luce un autore ancor giovane, il signor Corrado Alvaro. Il signor Corrado Alvaro è un uomo di 36 anni. Appartiene alla classe 1896, sulla quale la Provvidenza aveva evidentemente delle mire particolari, e che comincia a segnalarsi un po' dappertutto. Sembra che questi giovani, i ventenni del 1914, arrivati oggi alla maturità, occuperanno nella vita un posto di primo piano. Era giusto che la generazione che è stata per prima messa alla prova abbia anche il merito di trarre lezione da ciò. Rimpiango di non aver letto le primissime opere del signor Alvaro. Per quanto riguarda la storia dei suoi inizi di carriera, sono costretto a rivolgermi a lui stesso. Dopo i suoi primi versi, Poema reseda ( è il grigioverde, il feldgrau italiano), pubblicati nel 1917, egli aveva scritto in 10 anni tre volumi distanziati da intervalli abbastanza lunghi. Sembra che questi libri avessero sollevato qualche scandalo: "Ero odioso", mi scrive l'autore. Penso soprattutto che fosse infelice. Errando, conducendo la vita famelica del giornalista a Milano, a Parigi, a Berlino, poi in piccole città di terz'ordine in Italia, non mi stupisco che questi libri, strappati a un'esistenza difficile, ne riflettano l'amarezza. La giovinezza non sempre è una stagione piacevole. L'intransigenza è propria di quest'età, o piuttosto una certa goffaggine, una mancanza di abilità nell'adattarsi. Non dimentichiamo ( ci ritorneremo) che il signor Alvaro è nato in un paese: è il signore che si sente a disagio davanti all'ascensore. Aggiungasi, infine, il ricordo cocente di un'ingiustizia. Il bambino era stato destinato alla Chiesa. Scacciato a 15 anni dal seminario a causa di una "cattiva lettura" ( La Petite Roque di Maupassant, in edizione da 20 soldi), rinnegato dai suoi genitori, trattato come un paria, questo peccatuccio rischiò di perderlo:maestri più caritatevoli o più intelligenti avrebbero saputo comportarsi meglio e si sarebbero guardati dal trattare il giovane imprudente come una pecora nera. Senza la guerra, che lo reintegrò nell'ordine, il giovane italiano sarebbe stato del partito dei lupi, qualcosa come il Papini del periodo anarchico. Oggi il signor Alvaro ha recuperato il suo equilibrio e questa prima parte della sua vita è soltanto per lui materia d'arte. E' in questo istante che sposato, stabile negli affetti e nelle abitudini, ha cominciato in qualche modo a riandare al passato e a spiegare a se stesso il senso delle sue avventure. I due o tre libri che ha consegnato al pubblico nello spazio di alcuni mesi sono opere ancora disomogenee, ma che suscitano simpatia.
Svanito il rigore dell'inverno, mentre la prima fioritura degli alberi imbianca la campagna e ne ... more Svanito il rigore dell'inverno, mentre la prima fioritura degli alberi imbianca la campagna e ne annuncia la fecondità , si rinnova la memoria liturgica dell'ingresso di Maria nella storia della salvezza, attraverso l'Annunzio della Sua maternità divina ad opera di Gabriele, l'Arcangelo Messaggero di Dio.
La raccolta di saggi di Benedetta Borrata si caratterizza per la varietà e la puntualità delle ri... more La raccolta di saggi di Benedetta Borrata si caratterizza per la varietà e la puntualità delle riflessioni letterarie offerte dall'autrice, attraverso un percorso che accoglie scrittori italiani e stranieri di tutte le epoche. I saggi, in numero di 8, sono diversamente concepiti nella loro struttura. Alcuni di essi, ruotando attorno ad un unico autore, prendono in esame uno o più aspetti caratterizzanti la sua opera; altri, invece, allargando l'ambito di riflessione, includono scrittori diversi, appartenenti ad epoche molto distanti tra loro. Nonostante ciò, l'autrice riesce ad individuare nessi e campi d'indagine che favoriscono la messa in relazione dei narratori considerati e consentono al lettore di vagare all'interno di uno spazio letterario dilatato, che pure offre momenti di forte coesione e coerenza. Nella diversità di contenuti che accoglie, la raccolta di saggi si caratterizza per la presenza di un filo conduttore molto pregnante, ricercato e voluto dalla Borrata, atto ad avvalorare costantemente il ruolo della scrittura, evidenziando le sue potenzialità e sottolineando la nobiltà e la forza della parola realizzate attraverso i possibili incroci verbali, gli effetti narrativi, le forme compositive, le interconnessioni dell'organizzazione letteraria e artistica come forma privilegiata di comunicazione. Nell'introduzione al lavoro, l'autrice sottolinea :
All'interno del volume dedicato alla storia della Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, di prossima... more All'interno del volume dedicato alla storia della Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, di prossima pubblicazione, per volontà del Parroco, don Umberto Lauro, un intero capitolo è dedicato a S.E. Mons. Agostino, nato e cresciuto al Rione ferrovieri di Reggio Calabria.
disponibilità del docente e dell' apprendente ad interagire,sorretta dall'instaurarsi di uno stat... more disponibilità del docente e dell' apprendente ad interagire,sorretta dall'instaurarsi di uno stato di equilibrio fra mente e cuore, conseguente ad una fase di approccio iniziale mirato alla realizzazione della conoscenza a livello interpersonale e professionale.
Il 25 e 26 aprile 2015, presso la sede di Reggio Calabria della Banca d'Italia, una mostra, alles... more Il 25 e 26 aprile 2015, presso la sede di Reggio Calabria della Banca d'Italia, una mostra, allestita dall'associazione Italia Nostra, sarà dedicata all'artista locrese, vissuto a Reggio Calabria Nato a Locri nel 1913, il Maestro Pasquale Panetta manifestò, sin dai primissimi anni di vita, una spiccata propensione per la creatività artistica, tant'è che, giovanissimo ottenne una borsa di studio, e riuscì a proseguire la sua formazione a Napoli, ove conseguì il titolo di Maestro d'Arte, così come quello utile per l'insegnamento nelle scuole e negli istituti d'arte.
Nel cuore dell'estate il valore del culto mariano I mesi estivi di luglio e agosto, in cui, spess... more Nel cuore dell'estate il valore del culto mariano I mesi estivi di luglio e agosto, in cui, spesso, si realizza la pausa lavorativa di molti, celebrano due importanti feste mariane, ambedue di derivazione orientale, presenti anche nella religiosità cattolica occidentale e affidate da sempre alla pietà popolare. Si tratta delle ricorrenze dedicate alla Madonna del Carmelo, il 14 luglio, e all'Assunzione della Vergine Maria in cielo, coincidente, invece, col Ferragosto.
Parlare della città di Rossano equivale a narrare una pagina consistente della storia della Calab... more Parlare della città di Rossano equivale a narrare una pagina consistente della storia della Calabria bizantina, intrisa della religiosità della chiesa indivisa del primo millennio del cristianesimo, e concorre anche a definire una tappa importante della storia antica dell'iconografia mariana nel meridione d'Italia, grazie alla presenza dell'icona della Madre di Dio Achiropìta. Si tratta di un affresco che si trova fissato nel terzo pilastro di sinistra della navata centrale della Cattedrale di Rossano (foto n.1), racchiuso entro un altare di marmi policromi che nascondono l'immagine alla vista immediata dei visitatori. L'icona, la cui datazione è ancor oggi incerta 1 , probabilmente apparteneva ad una primitiva chiesa 2 sulla quale, nel tempo, venne costruito l'attuale tempio. La Madonna è dipinta per intero ed è in piedi. Sostiene il Bambino col braccio sinistro e con la mano destra, le cui dita sono in parte piegate, incrocia l'altra mano. Gesù tiene nella mano sinistra il rotolo delle leggi e leva tre dita della mano destra in segno di benedizione. La Vergine ha l'aspetto solenne ed i lineamenti tipici di alcune icone orientali e ripropone la postura della Salus Populi Romani di Santa Maria Maggiore in Roma. Nella tradizione popolare, è nota come Odigitria, ma di fatto non corrisponde al tipo più diffuso dell'Odigitria, probabilmente, il tipo mariano rossanese ricalca il più antico modello della Madonna dell'Itria di Bisanzio. Maria Pia Di Dario Guida 3 , condividendo anche tesi di altri studiosi, individua nell'icona rossanense e in quella romana di Santa Maria Maggiore il tipo della Madonna dalle mani incrociate, peraltro anche presente in Santa Maria Antiqua 4 a Roma. Riconducibile ad un probabile archetipo, della cui esistenza però non si hanno notizie, sembrerebbe fare riferimento anche al tipo della Basilissa 5 per il particolare della "mappula" che regge nella mano sinistra, tipico elemento del costume delle regine bizantine. Stilisticamente l'affresco rientra nella produzione dell'area meridionale della nostra penisola ed è certamente anteriore all'icona romana di Santa Maria Maggiore poiché rivela caratteri più arcaici della Salus Populi Romani (foto n.2). Chi lo ha dipinto, però, conosceva le tecniche pittoriche orientali, quelle stesse che sono descritte negli antichi trattati manoscritti, custoditi nei monasteri del monte Athos, e posti a fondamento dell'iconografia ortodossa sin dalle sue origini. Recenti scoperte, effettuate a seguito di particolari indagini condotte sull'affresco 6 ,consentono di affermare quanto suesposto. Il prelievo di diversi frammenti e la successiva analisi degli stessi, hanno rivelato la presenza di quelle sostanze che si mescolavano al primo strato di intonaco negli affreschi antichi. Si tratta di paglia sminuzzata con funzione di inerte. La stessa composizione si rinviene nei lacerti di affreschi di Santa Maria Antiqua, importante diaconia ortodossa rinvenuta nel Foro romano a seguito di scavi condotti nel secolo scorso, e a ragione ritenuta la fonte più ricca e più antica di affreschi ortodossi presenti in Italia. Nell'icona rossanense, Maria e il Bambino hanno visi disegnati più che dipinti, con tratti esemplificati, ricchi comunque di espressività e riconducibili, per tratto stilistico, ad alcuni affreschi catacombali. 1 Diverse ipotesi sono state avanzate dagli studiosi che hanno proposto datazioni differenti, includendo un arco di tempo che va dal VI al X o XI secolo circa. 2 Sono stati rilevati, in epoca recente, tre stadi di costruzione della cattedrale stessa. Giuseppe Roma, La Madonna e l'angelo, Rubettino, 2001, Soveria Mannelli. 3 Maria Pia Di Dario Guida, Icone di Calabria ed altre icone meridionali, Rubettino, 1992, Soveria Mannelli, p.33. 4 Santa Maria Antiqua era una diaconia ortodossa posta nel foro romano. Riscoperta nel secolo scorso, in seguito ad una campagna di scavi, è visitabile previa richiesta di permesso alla Sovrintendenza Archeologica del Lazio. 5 Femminile di Basileus, imperatore. Il tipo della Basilissa è quello della Madonna Regina. 6 Nel luglio del 1996, l'Edithec prelevò diversi frammenti del dipinto per sottoporli ad analisi chimiche. Giuseppe Roma, op.cit.
1 Nel 354 a. C. Platone nel Timeo parla di encausto indelebile. Più tardi, nei primi decenni del ... more 1 Nel 354 a. C. Platone nel Timeo parla di encausto indelebile. Più tardi, nei primi decenni del 1° secolo d.C., in epoca ellenistica, Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, XXXV,149, scriverà:"quae pictura nec sole nec sale ventisque corrumpitur". Nellopera in questione, lo stesso Plinio lamenterà la decadenza di quest'arte, attestandone così le origini antiche. 2 La concezione religiosa ebraica negava la possibilità di venerare immagini o idoli, anzi riteneva l'idolatria un vero peccato. Per un Giudeo tradizionalista, la rappresentazione della figura umana era un'emoietà. 3 Tradotto letteralmente:"Qualcosa che era esistito". 4 Parigi, Museo del Louvre, III sec.d.C:
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