Il Biglietto
Di Carla Faina
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Come in una trama romanzesca questo racconto cattura e imbriglia sentimenti e sensazioni con un linguaggio intenso ma costellato di ironia.
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Anteprima del libro
Il Biglietto - Carla Faina
Carla Faina
IL BIGLIETTO
www.altrimediaedizioni.com
facebook.com/altrimediaedizioni
@Altrimediaediz
Copertina: Enzo Epifania / Virare
ph: Alessandro Silvestri / alessandrosilvestriphoto@gmail.com
Titolo dell’opera:
Il Biglietto
© 2013 by Carla Faina
ISBN: 978-88-96171-68-4
© Altrimedia Edizioni è un marchio di
Diòtima srl - servizi e progetti per l’editoria
www.altrimediaedizioni.com
Prima edizione digitale: 2015
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
A VALERIA
T’amo senza sapere come,
né quando, né da dove,
t’amo direttamente
senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché
non so amare altrimenti
P. Neruda
LUNEDÌ
Il teorema della poesia acciambellata
È mattina presto, in casa dormono ancora tutti.
In punta di piedi entro nello studio e depongo delicatamente il piccolo involucro sulla lucida scrivania di mogano.
Accendo l’interruttore della lampada da tavolo e la luce fa scintillare la carta con cui il pacchetto è confezionato e che gli conferisce un tocco di leggera vacuità, in contrasto con la sobrietà del nastro di raso blu incrociato ai quattro angoli.
Sfilo un foglio dalla risma appoggiata accanto alla stampante, quindi pesco nel bicchiere una penna e finalmente siedo alla scrivania per comporre una breve frase, che accompagnerà il regalo di nozze per mia figlia. La cerimonia è fissata per sabato prossimo.
Con le labbra atteggiate in un sorriso evanescente, appoggio la punta della biro sul foglio e in alto, sulla destra, vergo la data del giorno delle nozze poi, quasi senza riflettere, inizio a scrivere: Piccola mia, non posso fare a meno di volgermi indietro verso il ponte di tempo trascorso insieme. E mi accorgo che non so se sia volato un solo giorno o se ne siano passati migliaia, dal tempo in cui china sulla culla respiravo il tuo fiato...
L’ansimare metallico e sgraziato dello stantuffo del camion che raccoglie la spazzatura sale dalla strada e, attraverso la finestra, penetra nel mio studio.
Il lampeggiante disposto sulla cabina di guida del mezzo produce sciabolate di luce blu che a intervalli regolari si insinuano attraverso i vetri fino a illuminare gli angoli più bui della stanza.
Mi alzo dalla sedia per chiudere i vetri e osservo il camion che, dopo pochi minuti, con un muggito prolungato, si allontana nel bagliore grigio dell’alba portandosi via, insieme al contenuto dei cassonetti, anche le mie riflessioni.
Torno alla scrivania e rileggo ad alta voce ciò che ho appena iniziato a scrivere. Il sorriso indugia ancora qualche attimo sulla mia bocca per poi appassire sconfortato al suono di quelle parole intrise di stagnante ovvietà.
Con un tratto trasversale della penna, cancello la frase e resetto l’immagine della culla e dei vagiti lontani di mia figlia.
Vorrei celebrare l’attimo in cui lei spiccherà il volo e invece finisco per crogiolarmi nel sentore di nido abbandonato che si lascerà dietro, quando la distanza fisica renderà i nostri rapporti meno quotidiani, per nulla scontati.
Non avevo previsto che sarebbe stato così difficile scrivere questo messaggio.
Fino a pochi minuti fa immaginavo che le parole sarebbero sgorgate dal mio cuore e fluite sulla carta come una mandria al galoppo.
Con la penna sospesa a mezz’aria e lo sguardo fisso innanzi continuo a chiedermi quale augurio potrei auspicare e quali raccomandazioni potrei suggerire a una figlia che si sposa.
Per giunta, sono un avvocato matrimonialista e, proprio a causa delle esperienze professionali vissute, credo che nessuno possa accampare competenze per dettare regole generali sulla riuscita di una convivenza.
Per la mia generazione, d’altra parte, il matrimonio rappresentava un approdo docile, quasi una conseguenza doverosa nei confronti di chi ci era accanto e nello stesso tempo era considerato una tappa di arrivo.
Al contrario mia figlia è pienamente consapevole che le sue nozze sono un punto di partenza.
Allora, cosa scriverò nel biglietto? Per ora so soltanto che dovrò astenermi dal dispensare istruzioni per l’uso.
È già un passo avanti!
Annoto un po’ frustrata altri pensieri troppo inzuppati di sentimento che mi lasciano invariabilmente insoddisfatta, prima ancora di averli completati.
Accendo la vecchia radio e smanetto, cercando una stazione che mi invii un’ispirazione dall’etere.