Finestre sul mondo: Racconti
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Alcuni di loro sono nati per uno scopo, quale quello di ricordare agli esseri umani la possibilità di estinzione di molte specie animali: "Ultimo cane", oppure spingere a non includere nella alimentazione, specialmente in tempo di Pasqua, alcuni animali: "Il capretto pasquale", oppure raccontare delle difficoltà che incontrano le donne (e i poveri, più in generale), in un paese come l'India: "Storia di Naisha", o modificare storie del vissuto rendendole favolose: "L'arco romano", "La bambina che leggeva", "Il seminarista", "Le favole finiscono sempre bene", "L'ingenua", "Salire in sella" e "Gli scacchi scomparsi", in cui l'autrice è stata ispirata dal fatto di essere ella stessa una giocatrice di scacchi, iscritta ad un circolo del Vomero (Napoli).
"Il padre" è nato in tempo di Covid. "Lo sbobinatore ed il piccolo Killer" ha un'altra ragione d'essere. Dice l'autrice: "Ho pubblicato: Le grafie dell'amore e dell'odio ed altri metodi di conoscenza dell'essere umano. Sono quattro lavori distinti che trattano temi differenti, tutti collegati al tentativo di comprendere l'essere umano.
Nella prima, tra le grafie dell'odio, ho inserito quella di un serial Killer: Theodore Robert Cowall Bundy.
Nello scorrere giornalisticamente la vita di questo individuo, che appariva tanto normale nella sua "doppia vita" da sorprendere, mi sono chiesta se ci fosse stato un momento in cui, intervenendo sul suo passato, si sarebbe potuto evitare che divenisse l'essere orribile che ha ucciso, violentato, stuprato anche da morte (conservato, in alcuni casi, le teste), oltre trentacinque donne.
Seguendo questo pensiero ho scritto Lo sbobinatore e il piccolo killer".
Fanno parte della raccolta anche alcuni racconti che sono stati molto richiesti sul web, quali: "Morire d'odio", "Storia di un alano albino chiamato Mosè" e "L’isola di Down sul Pianeta Sereno e la sindrome di high".
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Anteprima del libro
Finestre sul mondo - Bianca Fasano
Finestre sul mondo
Racconti
In questo libro sono pubblicati alcuni racconti. Due sono recenti: Il postino
e Gli intrusi
, nati sotto la spinta di una idea della figlia dell'autrice: Isabella D'Aiuto. I successivi sono quelli pubblicati come gratuiti, singolarmente, dall'autrice.
Alcuni di loro sono nati per uno scopo, quale quello di ricordare agli esseri umani la possibilità di estinzione di molte specie animali: Ultimo cane
, oppure spingere a non includere nella alimentazione, specialmente in tempo di Pasqua, alcuni animali: Il capretto pasquale
, oppure raccontare delle difficoltà che incontrano le donne (e i poveri, più in generale), in un paese come l'India: Storia di Naisha
, o modificare storie del vissuto rendendole favolose: L'arco romano
, La bambina che leggeva
, Il seminarista
, Le favole finiscono sempre bene
, L'ingenua
, Salire in sella
e Gli scacchi scomparsi
, in cui l'autrice è stata ispirata dal fatto di essere ella stessa una giocatrice di scacchi, iscritta ad un circolo del Vomero (Napoli).
Il padre
è nato in tempo di Covid. Lo sbobinatore ed il piccolo Killer
ha un'altra ragione d'essere. Dice l'autrice: " Ho pubblicato: Le grafie dell'amore e dell'odio ed altri metodi di conoscenza dell'essere umano . Sono quattro lavori distinti che trattano temi differenti, tutti collegati al tentativo di comprendere l'essere umano.
Nella prima, tra le grafie dell'odio, ho inserito quella di un serial Killer: Theodore Robert Cowall Bundy.
Nello scorrere giornalisticamente la vita di questo individuo, che appariva tanto normale nella sua doppia vita
da sorprendere, mi sono chiesta se ci fosse stato un momento in cui, intervenendo sul suo passato, si sarebbe potuto evitare che divenisse l'essere orribile che ha ucciso, violentato, stuprato anche da morte (conservato, in alcuni casi, le teste), oltre trentacinque donne.
Seguendo questo pensiero ho scritto Lo sbobinatore e il piccolo killer".
Fanno parte della raccolta anche alcuni racconti che sono stati molto richiesti sul web, quali: Morire d'odio
, " Storia di un alano albino chiamato Mosè" e " L’isola di Down sul Pianeta Sereno e la sindrome di high".
L'autrice dimostra di avere molto in simpatia questi racconti brevi che considera come finestre su di un mondo altro
, quale quello che potrebbero essere in un'altra dimensione dove i suoi personaggi vivono la loro vita.
Buona lettura.
Gli intrusi
Da un’idea di mia figlia Isabella D'Aiuto. Scritta il 14/11/2022
Maria fu come destata dal rumore della porta d’ingresso che si apriva. Sentì la voce del nipote che sembrava dialogare vivacemente con qualcuno. Lei si ritrovò nella parte di dietro della villetta a schiera e si spostò rapidamente (era molto che la rapidità non faceva parte delle sue possibilità), sul lato destro del piccolo giardino per raggiungere la parte che si trovava verso il cancello.
La porta, però, si era già chiusa e restò fuori.
La giovane signora che abitava in una villetta a schiera poco lontano, aveva osservato il gruppetto formato dal nipote della signora Maria e una coppia, che era entrato dal cancello d’ingresso e poi, dopo un rapido sguardo d’intorno, si era immesso in casa.
I panni di Maria erano restati appesi, dapprima al sole, quindi alla pioggia.
Il piccolo terreno coltivato aveva, adesso, grosse zucche gialle in vista, però, per il resto, era sguarnito, disadorno, malcurato. Metteva tristezza.
Vide che, dall’interno, qualcuno apriva le persiane verdi per fare entrare la luce del sole e rendere più piacevoli gli ambienti. Alle sedici non fu difficile. Le persiane sul davanti furono aperte ed anche quelle alle spalle della villetta.
Maria, vedendo aprire le persiane, corse a guardare attraverso i vetri per vedere cosa accadesse: i tre giravano per gli ambienti. Andrea portò i due che erano con lui, una giovane coppia, a vedere la sua cucina. La più interessata era la donna, che aprì persino gli sportelli per guardare cosa contenessero.
Lei si spostò di nuovo sul di dietro dell’abitazione e di lì le fu facile vederli. Pentole in giro non ne aveva lasciate. Forse c’era un po’ di disordine, ma niente di davvero brutto a vedersi. Si congratulò con se stessa: era una persona ordinata. Osservò, però, con una punta di panico quei panni appesi che sembrava fossero più sporchi di quando li aveva lavati. Si dispiacque per le zucche, divenute troppo grosse per coglierle e cuocerle. Probabilmente erano piene di semi. Immangiabili.
La signora notò che il piccolo gruppetto si affacciava ad ogni finestra e poi venne fuori dal balcone di dietro. Il giovane mostrava loro lo spazio che avrebbe potuto essere utilizzato in estate per pranzare fuori e il terreno utile anche a piantarci qualcosa. L’albero di limoni aveva dato i suoi frutti che nessuno aveva colto e qualcuno era, difatti, in terra. Andrea pensò che la moglie avrebbe pur potuto togliere almeno i panni appesi: decisamente, davano alla casa un’aria abbandonata.
Lo disse tra sé e sé anche Maria. Si diresse in quella direzione con l’intenzione di raccoglierli, però si ritrovò, invece, all’interno dell’abitazione, nel piccolo salotto con la poltrona preferita del marito che se ne stava immobile e solitaria, così tristemente vuota.
Ci si sedette. Fu presa dai ricordi. Quella casa l’aveva tanto desiderata! Non era stato facile arrivare ad acquistarla. Avevano fatto un mutuo e non si ricordò se avessero o meno finito di scontarlo.
Però era proprio come la desiderava: quel tanto di terreno da poterlo coltivare, l’ingresso sul piccolo giardino fiorito era stato seguito da un nipote che ne capiva e le aveva fatto piantare quella che lui chiamava Forsizia, perché è la prima a fiorire in primavera e già in marzo i rami privi delle foglie si coprivano di boccioli gialli, luminosi, che restavano a lungo sulla pianta. Sulla destra si era formata una siepe bassa per decorare l'aiuola e…
Mentre se ne stava in poltrona si rese conto che gli ospiti del nipote si erano spostati al piano superiore. Ne seguì le voci e si chiese, preoccupata, se tutto fosse in ordine.
La giovane donna della villetta a fianco era triste: osservava quella gente sconosciuta affacciata al terrazzino del piano superiore guardarsi intorno verso la campagna. Chissà che cosa significava per loro quella piccola abitazione ben ordinata che aveva visto altri viverla.
Ricordò che la signora Maria era solita restare sulla parte davanti della casa a vedere vivere gli altri, specialmente da quando il marito era morto.
Si disse che le cose succedono così velocemente: lei, nel venire a vivere nella propria villetta a schiera, aveva modificato il terreno che si trovava sul davanti, regalando bellezza, con l’utilizzo di piante di ogni tipo.
Prima, però, aveva dovuto far giungere del terreno più fertile di quello del posto. C’erano voluti anni per far crescere gli alberi e la siepe. La natura voleva i suoi tempi.
Così per la villetta di fronte, sguarnita all’inizio, dove oggi si ritrovavano diversi alberi da frutto e intorno casa erano fioriti tanti fiori, oggi seccati, per la mancanza di cura.
Il nipote di Maria forse mostrava agli acquirenti il bagno di sopra e le camere da letto con i mobili tutti al loro posto.
Certamente sarebbero stati cambiati. Chi mai voleva vivere nelle stesse stanze di una anziana coppia? Si vedeva che erano, invece, giovani e forse avevano anche bambini che avrebbero riempito l’aria di grida e risate…
Maria tese l’orecchio. Si accorse di essersi spostata di nuovo nel giardini del retro e avere udito cantare. La signora che abitava a fianco a volte cantava. Ma forse era stata una impressione. Si accorse che tutte le persiane di casa erano aperte ed entrò da dietro nella porta finestra. Tutto sembrava in ordine. Passò silenziosamente per le stanze e poi si nascose in un angolo buio vedendo scendere da sopra gli ospiti.
Nessuna voglia di dialogare.
Non appena si rese conto che poteva, prese velocemente (tanto velocemente come mai), le scale e salì per rivedere le camere da letto. La sua e del marito aveva il letto fatto, l’armadio chiuso e non le riusciva di vedere sul comò le foto di famiglia e l’altarino coi ceri perennemente accesi.
Restò perplessa. Avrebbe voluto affacciarsi, ma il balcone era chiuso e le passò il desiderio di farlo.
Ridiscese.
Era buio: qualcuno aveva chiuso le imposte.
La giovane donna a fianco ebbe un tuffò al cuore nel sentire il suono delle imposte che si chiudevano: non era ora.
La signora Maria, di solito, le chiudeva verso le venti ed invece, guardando l’orologio, si rese conto che erano soltanto le diciassette.
Ma già: doveva averle chiuse il nipote, che adesso si tirava dietro il cancello e dava uno sguardo indifferente verso la zia che l’osservava dal giardino.
Maria li vide - finalmente - andare via. Poteva riprendere la sua vita tranquilla. Si girò a guardare divertita la signora della villetta a fianco che osservava, come lei, i tre salire in auto e uscire dallo spiazzo del condominio. Forse la giovane donna si domandava chi fossero quegli estranei. Le fece un gesto con la mano, un po’ per salutarla e un po’ come a dire che no: non aveva nessuna importanza. Che non la disturbavano.
Le parve che Arianna avesse un a espressione assai triste e se ne meravigliò, perché di solito era una persona solare, sempre sorridente. Chissà che le stava accadendo!
Arianna rientrò in casa meditabonda. Le pareva proprio strano che la signora Maria non ci fosse più ad innaffiare le sue piante, a guardarsi intorno e vivere in quella casa dove aveva trascorso tanti anni ed ogni angolo pareva parlare di lei. La porta risuonò alle sue spalle e lei si costrinse a pensare ad altro.
immagine 1Gli intrusi
Il postino.
Aveva abitato in quella villetta da quando era stata una delle prime case costruita sul territorio, in leggera collina. Vi era arrivata da sposa. Lei lavorava all’ufficio postale del piccolo centro urbano e il marito aveva aperto, quasi a fianco del suo posto di lavoro, un negozietto senza troppe pretese che vendeva mercerie. Un matrimonio felice il loro.
Dopo un anno