BIMBI nella Divina Commedia
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Anteprima del libro
BIMBI nella Divina Commedia - Renata Durando
PREMESSA
Ho deciso di approfondire un aspetto che ritengo possa destare un qualche interesse in chi voglia scoprire ancora qualcosa sulla poesia dell'Alighieri: alludo al potere che l'infanzia può aver avuto nell'immaginario dantesco.
In effetti, la Divina Commedia, a una lettura attenta, rivela che un poeta come Dante ha un'attenzione sorprendente verso i piccini.
Analizzerò le situazioni, le scene, le emozioni che si vivono, si incontrano, si verificano nel corso del viaggio, nelle quali la realtà infantile è osservata e poeticamente resa e vissuta tramite le similitudini di cui è ricca l'opera meravigliosa del nostro Sommo Poeta.
LA SORTE DEI BIMBI NELL'ALDILA'
In tutto il viaggio il nostro Sommo Poeta incontrerà solo uomini e donne, mai bambini; si soffermerà a dialogare con peccatori, anime purganti, santi, tutti adulti, al massimo giovani. Tuttavia il mondo dell'infanzia non gli è indifferente e ora vedremo in quali modi egli lo osserva e lo considera.
Mi ha sempre colpito l'accenno alla presenza dei bimbi innocenti nell'inferno, nel cosiddetto limbo, in ossequio a quella che era una tradizionale credenza sulla condizione delle anime dei bimbi morti senza battesimo.
Il primo passo riguarda la descrizione del limbo e la successiva spiegazione offerta da Virgilio, quando i due pellegrini giungono nel primo cerchio dell'inferno:
Inferno IV, 25-42
Quivi, secondo che per ascoltare,
non avea pianto mai che di sospiri
che l’aura etterna facevan tremare;
ciò avvenia di duol sanza martìri
ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi,
d’infanti e di femmine e di viri.
Lo buon maestro a me: «Tu non dimandi
che spiriti son questi che tu vedi?
Or vo’ che sappi, innanzi che più andi,
ch’ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi,
non basta, perché non ebber battesmo,
ch’è porta de la fede che tu credi;
e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo,
non adorar debitamente a Dio:
e di questi cotai son io medesmo.
Per tai difetti, non per altro rio,
semo perduti, e sol di tanto offesi,
che sanza speme vivemo in disio».
[Qui, ascoltando, non si sentivano pianti, ma solo dei sospiri, che facevano tremare l'aria eterna; ciò era dovuto a un dolore senza tormenti, provato dalle