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Elettra e Domiziano
Elettra e Domiziano
Elettra e Domiziano
E-book380 pagine5 ore

Elettra e Domiziano

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Info su questo ebook

Elettra e Domiziano sono i giovani protagonisti di una grande storia d’amore, quello vero, quello che unisce due anime e non le separa più.
Fin dal primo sguardo realizzano che il loro destino è lo stesso e si battono per restare insieme di fronte a ogni ostacolo, finché lei, medico, e lui, pianista, non comprendono che la loro vita fatta di felicità e di successi vogliono condividerla con i più sfortunati, ed è qui che la loro avventura subirà una svolta inaspettata...

Giuseppe Bossio, nato a Torino, innamorato degli studi letterari e soprattutto di musica classica, ha studiato canto lirico, composizione e direzione d’orchestra, seguito dalla soprano Renata Tebaldi, dal direttore d’orchestra sir Georg Solti e dal maestro di musica patriarchina Padre Ernetti, che lo ha introdotto agli studi di musica antica e di teologia ontologica in varie abbazie nel mondo. è alla sua prima esperienza in campo letterario.
LinguaItaliano
EditoreGruppo Albatros Il Filo
Data di uscita10 lug 2024
ISBN9791223600849
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    Anteprima del libro

    Elettra e Domiziano - Giuseppe Bossio

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Questa è la storia di Elettra e Domiziano.

    Mai un sì racconto fu narrato e un dì ivi capirete codesto mistero.

    Capitolo 1

    L’infanzia di Domiziano

    È uno splendido giorno di un mattino fresco e solare, echeggiano voci di bambini che corrono felici nei giardini e nel cortile soprastante e noi vediamo un bambino in modo particolare che corre dietro ad un pallone con altri bambini e si affanna ad essere accettato da loro, perché tutti quanti i bambini gli stanno intorno come uno scudo, ma di disprezzo, allontanandolo ed emarginandolo. Lui, ancora ingenuo, non comprende questa cattiveria e allora corre di nuovo dietro a quel pallone con molto affanno, è un bambino piccolino, giocherellone e per lui tutto ciò che vede è bello, immacolato e continua a correre dietro a quel pallone, mentre gli altri lo emarginano e sghignazzano qua e là con battute anche un po’ amare ed essi comprendono che lui non capisce la loro situazione interiore.

    Tra di loro c’è anche qualcuno più grande che lo spinge e lo fa cadere per terra, ma lui bonaccione si rialza e si rimette a giocare. Ha dei giochi con sé e li dà a quelli che lo perseguitano e allora quelli, prima si prendono i giochi, poi lo buttano per terra e di nuovo continuano ad allontanarlo, a disprezzarlo, ma lui non comprende, poi il giorno si fa breve, perché arriva il buio freddo, ma lui non vede il buio, lui vede il sole. Arriva a casa e ci sono la mamma e il papà che lo accolgono e lo ascoltano con grande amore, gli preparano i suoi dolci preferiti, la marmellata col pane e burro: Uh che buono, ed ecco che comincia la vita di questo personaggio particolare che corre dietro a quel pallone.

    La sabbia, il vento, il suono, il canto sono come degli elementi che, nello spazio temporale, hanno forma e anima e uno potrebbe benissimo dire che fanno testimonianza, la testimonianza del contatto col tempo e su ogni cosa che sta intorno.

    Tutto ha un senso, se il tutto lo si vede nella luce della verità e la verità è ciò che si attinge dal percorso della vita: la sabbia che si vede al mare, le feste che portano a gustare momenti meravigliosi, stupendi, momenti che non finiscono mai nella mente, perché rimangono sempre dei dolci ricordi, anche se hanno l’amarezza di questa orribile piaga che è quella di allontanare e di emarginare.

    Questo bambino si trova adesso in un posto nuovo, dove ci sono i suoi amici che sono i suoi parenti, è al mare con la famiglia e vede la sabbia lucente che accarezza lentamente il percorso nella sua vita e, anche lì, prova l’amarezza di essere messo un po’ da parte, ma questo avviene perché lui è molto invidiato. Non è considerato da nessuno perché non è come gli altri. E che cos’ha di diverso? È bello, è sorridente, è solare, è giulivo ed è come una poesia che nasce per dare sollievo, è una tenera poesia che sboccia in un giardino infecondo, per renderlo fecondo di sensazioni che non svaniranno mai più, perché in quel luogo vi è una parola che assomiglia a qualche cosa che va al di là di ogni cosa. Che sia rosa? No, non è rosa, ma è qualcosa ancora di più importante, in una parola, la chiamerei amore, solo amore e niente altro che amore. Quel bambino cresce e diventa un ragazzo e nel suo camminare incontra un qualche cosa che non pensava di trovare, incontra un grande disegno, un grande Re e anche una grande Regina: l’arte.

    L’arte cosa diventa? Diventa per lui la bellezza delle bellezze: Oh arte, tu che sei per me il fiore più bello, tu che sei per me colei che mi accarezza, colei che mi stringe al suo petto, colei che mi fa sentire il suo cuore che batte, colei che mi irradia il sole della conoscenza e il calore dell’amore. Oh, arte, tu che sei per me il pensiero ispirato, nell’incanto del gaudio perfetto, di una melodia che non finisce più, ma che mi lascia sempre il sapore infinito di emozioni che sono là dentro al mio cuore, come custodi di un incontro meraviglioso con te. Oh, arte, tu che sei sublime e candida, mostrami sempre il tuo profumo, affinché io possa vederlo anche se non c’è e nel momento in cui lo sentirò, comprenderò l’arte che è ispirazione, nient’altro che ispirazione.

    Sì, questo ragazzo che prima era un bambino ha conosciuto l’ispirazione e l’arte ed è da qui che io vorrei incominciare a raccontare la sua storia.

    Capitolo 2

    Domiziano incontra Elettra e si innamora di lei

    Ora ci troviamo in una scena fantastica, c’è un ragazzo che entra in una chiesa e, quando entra in questa chiesa, vede intorno a sé poche vecchiette che stanno pregando, da lontano vede un sacerdote e questo ragazzo rimane affascinato da questa figura così singolare e, siccome è uno che sa molto osservare, guarda attentamente gli arazzi, poi le sculture e quei ricami dorati su quelle statue meravigliose e dice: Chi saranno questi personaggi?. Vede dei nomi, li legge: Questo è un Santo, poi si gira e vede ancora delle cose meravigliose e tutto questo lo affascina, al punto tale che rimane folgorato da questo posto che per lui è come un grande trono sul quale è posta l’essenza stessa di tutto il sapere. Che cosa può essere l’essenza stessa di tutto il sapere se non l’amore?

    Mentre guarda, scruta quelle vecchiette che per qualcuno sono persone insignificanti poste lì, quasi, uno direbbe: A perdere tempo, mentre lui invece, sui loro volti vede il ricamo del tempo, come segno che ha fatto loro la vita e ha fatto di loro una cosa grande, enorme, gigantesca e lui la riconosce questa cosa grande, gigantesca che è l’esperienza su qualche cosa che va al di là del razionale, qualcosa di trascendentale, qualcosa di mistico.

    In questo guardare non è l’uomo ma è il ragazzo che dice: Ora mi trovo nel ventre di una fabbrica o di una nazione o di un Reame che sono nello Stato ed ho così capito il segreto delle chiese, perché ogni chiesa è come un Principato che vive nello Stato e se si vuole uscire un po’ dallo Stato, basta entrare in una chiesa per trovarsi così nel Principato, il quale non lavora solo per lo Stato in cui si trova, ma lavora per tutti gli Stati. Infatti, questo è il Principato dell’amore che si trova in ogni parte del mondo e che porta ad un contatto con qualche cosa che non si vede e non si sente e l’artista si chiede: quello che stiamo vivendo in questo Principato è o non è? Eppure, la testimonianza di quei volti mi fa comprendere che ciò è, e che il tutto viene emanato con un semplice Sì, niente altro che un Sì.

    Mentre il ragazzo esprime il suo sentire, ecco che guardando quelle vecchiette e scrutando il volto del sacerdote, egli esclama dentro di sé il suo pensiero che è come una preghiera.

    Io sento che dentro di me, vi sono delle parole che non riesco a raccogliere o vedere, ma le sento, esse sono come il fluido fluire delle sensazioni emanate dai luoghi più reconditi delle mie emozioni. È come se io vedessi con i miei stessi occhi un giardinello nel quale c’è un capretto con un usignolo, l’usignolo col passerotto, il leone con la tigre, la tigre con la pecorella e tutti insieme si fanno una carezza nella pace che non disprezza, che non emargina mai nessuno e che rende tutti fratelli in quel giardino così bello. Mi accorgo, mentre osservo, che quel giardino è qui, in questo Principato d’amore, nel quale il lupo e l’agnello camminano insieme, per realizzare la pace, quella pace che può essere raggiunta solo se c’è l’amore in ogni incontro, in ogni rapporto, in tutti i dialoghi e in tutto ciò che serve per placare l’odio e per impedire ogni guerra. Sì, qui in questo luogo, tutto diventa reale e lascia il segno nel volto delle persone più anziane che conoscono il segreto e perciò vengono qui, in codesto luogo, per cercare e per trovare la linfa del sommo segreto. Quella linfa si chiama amore, l’amore che possiede tante, tante facce ed ha un solo scopo, realizzare il bene, in tutte le sue fonti che sono come rivoli di un ruscello senza fine che raggiunge tutti i cuori per renderli puri, come l’issopo sulle rocce che sono solide e pronte a mostrare la porta dell’amore che è la purezza dei cuori. Sì, non è niente altro che la purezza di un cuore puro che sa risplendere nel giardino delle meraviglie, là ove tutto diventa una meraviglia quando il bene arriva, perché lì il bene crea qualcosa, anziché distruggere tutto come fa il male.

    Mentre questo ragazzo pensa così dentro di sé, ecco che all’improvviso sente suonare un organo, in una meraviglia di note che sono come un’intonazione che arriva fino al cielo, solenne e maestosa, là ove gli angeli contemplano le meraviglie nei cuori dei puri e raccolgono tutte queste note e le portano al cospetto di Dio come preghiere. Sì, coloro che hanno in sé la purezza dell’amore, coltivata con la preghiera e con gli atti di una vita di opere meravigliose, vengono notati dagli angeli, che vanno dentro a quei cuori, raccogliendo tutte le ricchezze ivi depositate, portandole al cospetto della Trinità Divina e l’Altissimo, quando le vede, concede a queste creature ogni grazia. In quell’organo che suona risplende l’atto maestoso degli angeli che innanzi al Creatore si prostrano come fumante olocausto di preci, nelle intercessioni solenni di tutti i Santi e l’Altissimo a loro concede, in quell’ascolto di sì tanta preghiera, ogni cosa che Egli realizza e trasforma, proprio come l’acqua in vino, per l’ennesima volta, elevando così la purezza del cuore in fervida grazia, come il vino e la vite che sanno donare all’uomo sapore, gioia e forza nel loro peregrinare terreno.

    Il ragazzo sente tutto questo e all’improvviso vede entrare un angelo in quella chiesa, solo che quell’angelo non è celeste, ma è terrestre. Sì, lui vede una ragazza bellissima, con il velo sulla testa e mentre essa entra dentro e cammina con il suo camminare lento, lento, questo giovane ragazzo rimane quasi assopito, senza respiro, perché osserva una creatura che non è di questo mondo, ma appartiene ad un altro tempo, ad un altro mondo.

    È forse un angelo sulla terra che ha preso sembianze umane? Egli dice tra sé: No, oppure è una Santa che è ritornata dall’altro mondo? Possibile? Oppure è una suora? Ma no! Non è vestita come una suora. Allora chi è? Chi è mai costei che i miei occhi vedono e rimangono abbagliati da tanta luce? Chi è mai costei? Le sue grazie, il suo camminare e poi il suo mettersi in ginocchio a pregare, nella sua bellezza, fanno trasparire solo domande, assurde, non concepibili, inconcepibili, perché non è una creatura del tempo che noi stiamo vivendo, ma è qualcosa di diverso.

    Chi è mai costei?

    Or mentre lei è raccolta nel suo pregare, lui la osserva e si chiede: Come posso io avvicinarla per poterle parlare, senza disturbarla, mentre sta pregando? Come posso dirle qualcosa? Perché io la vorrei conoscere, ho bisogno di conoscerla.

    Non sa come fare.

    Fatalità o Destino?

    Fa una preghiera alla Madonna che è lì in quella bellissima statua ed è la Madonna di Lourdes, fa una semplice preghiera e dice: Ti prego Maria, aiutami a fare in modo che io possa parlarle, anche solo una parola, giusto per poter avere un approccio e così, che ne so, magari da questo approccio possa nascere il ricamo di una storia, sarebbe fantastico poter vedere un racconto infinito o una fiaba nell’immenso giardino delle delizie, là ove tutto diventa bello, là ove tutto diventa un sogno vissuto. Mentre ella prega col suo Rosario, questi cade a terra e nel frattempo passa di lì un ragazzino che col piede manda via il Rosario di qualche metro, dando un calcio ma non facendolo apposta, sta correndo, un po’ come fanno i bambini nella chiesa, certe volte, sta correndo e il Rosario, noi diremo, vola via, scappa via. Va insomma verso la direzione che è piuttosto lontana da dove lei si trova, proprio verso Domiziano.

    Ecco, ecco il pretesto.

    Si abbassa, prende il Rosario, si avvicina a lei e glielo porge, lei dice: Oh grazie, grazie, sei stato molto gentile.

    Si danno ovviamente del Tu, stiamo parlando dei nostri tempi, non dei tempi antichi.

    Lui dice: No, no, figurati, è stato per me un piacere, ho avuto modo di conoscerti. Le fa subito questa battuta.

    Lei gli fa un sorriso, diventa rossa, si vede che è timida e impacciata e lui dice: Posso presentarmi?.

    Lei subito risponde: Veramente adesso sto pregando.

    Allora lui rimane triste e lei nel vedere il volto suo triste, dice con un bel sorriso: Magari dopo.

    Domiziano: Va bene, va bene.

    Così si mette in ginocchio vicino a lei a pregare, e quando vede che ella ha finito la sua preghiera, subito le dice: Hai finito anche tu? Ho finito anch’io. Anche se non era vero, perché lui aveva seguito lei, in quell’incantevole sognare.

    Usciti di lì, Domiziano le propone: Posso offrirti qualcosa? Non so, un gelato visto che fa caldo?.

    Lei subito: Però, devo essere a casa fra un’oretta.

    Domiziano: Va beh, un’oretta, è distante casa tua da qui?.

    Elettra: No, no, no.

    Domiziano: Ti accompagno.

    Elettra: Non devi disturbarti.

    Domiziano: No, ti prego, permettimi di offrirti il gelato, c’è il bar lì, di fronte a noi.

    Elettra: Va bene.

    Vanno al bar, si siedono e lui si presenta: Io mi chiamo Domiziano e tu?.

    Mi chiamo Elettra.

    Domiziano: Ah che bel nome, Elettra, bellissimo. Ho visto come pregavi, come mai questa preghiera?.

    Elettra: Ah, io tutti i giorni vengo sempre in chiesa, a fare il mio Rosario, il mio momento di riflessione, anche se la mattina vengo a Messa, non c’è giorno che io non venga a Messa.

    Domiziano: Mamma mia che fervore religioso, vuoi diventare religiosa? Non so, una suora?.

    Elettra: No, no, non sento questa chiamata, però ho il desiderio di aiutare gli altri, infatti io studio medicina, mi piacerebbe fare la dottoressa, un po’ come fanno i medici senza frontiere, andare nei Paesi poveri ed esercitare questo dono.

    Lui dice: È bellissimo quello che tu fai, è fantastico.

    Lei risponde: Tu invece che cosa fai?.

    Domiziano: Ah niente, io studio al Conservatorio, musica e canto.

    Elettra: Ah bello. Così sei un artista?.

    Domiziano: Sì, diciamo di sì.

    Elettra: Lo sai, in quelle terre lontane, sarebbe anche bello portare una carezza che potrebbe essere un po’ di musica, un po’ di arte, per coloro che soffrono, perché noi dottori portiamo le medicine, voi artisti potreste portare qualcosa che tira su il morale e non è una brutta cosa, credimi.

    Domiziano: È una bella idea, non ci ho mai pensato.

    Elettra: Molto buono questo gelato, ma io devo proprio andare.

    Domiziano: Quando ti posso rivedere? Mi puoi dare il tuo telefono, per favore? Così ti chiamo.

    Elettra: Veramente non lo do mai a nessuno.

    Domiziano: Perché sei fidanzata? Hai il ragazzo?.

    Elettra: No, proprio no. Subito si mette a ridere: Sono sola, non mi vuole nessuno.

    Domiziano: Cosa? Stai scherzando? Allora la gente è cieca.

    Elettra: No, no, io sono una ragazza un po’ speciale, un po’ particolare.

    Domiziano: Cosa vuol dire?.

    Elettra: Poi se avremo modo di conoscerci, lo saprai.

    Domiziano: Va bene, va bene.

    Elettra: Ti do il mio cellulare, così quando vuoi, mi puoi chiamare.

    Domiziano: D’accordo, vuoi che ti accompagni?.

    Elettra: No, no, va bene così.

    Si salutano e ognuno va per la sua via.

    Lui subito sente che il cielo, il Paradiso, gli angeli e i Santi lo hanno raggiunto in un attimo, perché tocca il cielo con un dito, al punto tale che tutto ciò che gli compare davanti gli sembra bellissimo, il barbone per strada o il ragazzo che dice parolacce o qualunque cosa, è tutto bello, perché ha incontrato la cosa più bella che poteva incontrare.

    Vedete, quando un uomo incontra qualcosa di bello o incontra una creatura bella, anche tutto ciò che c’è di brutto intorno a sé diventa bello, sapete perché? Perché colui che incontra il bello, sì, è un po’ come quei due che hanno incontrato ad Emmaus per strada Gesù e da cui poi Gesù si è fatto conoscere spezzando il pane. Cosa significa? Che quando si incontra qualcosa di veramente bello, di veramente pulito, di veramente santo, allora tutto ciò che sembra brutto diventa bello, perché? Perché si riesce a trovare anche nel brutto quelle briciole che sono belle, si riesce praticamente a trovare un qualche cosa anche nel brutto che possa essere redento. Gesù è venuto per coloro che sono malati, non per i sani, ma non per coloro che sono marci, questo è il messaggio cristiano, sono malati, non sono marci, hanno ancora qualche briciola di buono in sé e Gesù è venuto per quelle briciole, per prendere quelle poche briciole. Perché? Per fare la moltiplicazione di quelle briciole, un po’ come la moltiplicazione dei pani e dei pesci, così può trasformare quel malato in una persona sana, solo su una persona marcia non può fare più niente.

    Chi è la persona marcia? Colui che non ha più neanche una briciola, colui che non accetta l’amore, non accetta di essere curato, colui che, per volontà sua, fa il male e ama il male. Ricordiamoci San Paolo, faceva il male, ma non amava il male, per questo Gesù lo ha trasformato da un essere senza scrupoli, da un essere che stava andando all’Inferno ad un essere pieno di scrupoli pronto per il cielo. Questo modo di vedere ci fa comprendere che noi incontriamo le persone, nel mondo in cui viviamo, vediamo che non esistono persone marce, ma esistono persone malate che hanno bisogno di essere curate dall’amore. Sì, lo so, ci sono anche persone marce, ma per me ce ne sono poche, non tantissime e noi dobbiamo stare attenti a non confondere il marcio con colui che è malato, se no anche noi diventeremo marci, per questo Gesù ha detto: perdonate, settanta volte sette.

    Vedete, la filosofia dell’amore è una filosofia che porta tutti i popoli su una sola via, la via della pace, la via della comprensione, ma soprattutto porta su una via che assomiglia ad una cura, a una cura che l’uomo deve fare, per poter rimettere sé stesso sulla via, sulla strada retta. Quella strada che non lo farà traballare, non lo farà cadere, non gli farà del male, perché quando un uomo produce il male, in realtà, egli fa del male a sé stesso, ma quando un uomo produce il bene, egli fa del bene a sé stesso, prima di farlo agli altri. Infatti, questa ragazza che produce il bene fa il bene a sé stessa, prima di farlo agli altri, perché colui che è nel bene sta bene con sé stesso, per primo, poi sta bene con gli altri e colui che sta bene con sé stesso e con gli altri comprende che cosa sono gli altri, gli altri siamo noi.

    Tutto questo modo di pensare entra ed esce dal cuore, dai sensi, dalla mente di Domiziano che dice: Cosa sta succedendo in me? Cosa mi sta capitando?.

    Io direi semplicemente che si è innamorato.

    Capitolo 3

    Anche Elettra si è innamorata

    Ora ci troviamo in un magnifico scenario, in una zona stupenda di Torino nella quale vi sono immagini che addolciscono sempre più tutto quello che vediamo intorno a noi, perché lo rendono come un dipinto, non un dipinto sbiadito dal tempo, ma un quadro perfetto, in una cornice dorata che è il Valentino. Vediamo in questo meraviglioso scenario bellissimi fiori, uccellini che volano e delicatamente si riposano sugli alberi di quell’antico borgo, con quel castello meraviglioso e antichi ricordi che ritornano a far pensare e a rimembrare sempre.

    Oh, quanto è bello, quanto è stupendo tutto ciò che vediamo!

    La magica Torino che, in questo magnifico posto, ci insegna che l’arte e la natura, nella città, sono ben accolte, soprattutto in questa città magica, di stupore, di bagliore, di calore mistico che ci mette in una armonia perfetta con tutto ciò che riluce, in una atmosfera perfetta, in una giornata di primavera. In questa splendida giornata, all’improvviso capita ciò che deve capitare, ciò che è essenziale che capiti, affinché tutto diventi storia, come un racconto che noi troviamo in un libro ingiallito dal tempo e, mentre lo leggiamo, ci accorgiamo che il tempo non può cancellare le parole.

    Ecco che una voce piuttosto squillante, forse anche un po’ sgarbata, ma pur sempre intonata con il proprio cuore dice: Elettra, Elettra, sono Domiziano, sono qui. Elettra di scatto si gira e con i suoi occhi limpidi lo guarda e quasi commossa gli fa un bellissimo sorriso, per nascondere l’emozione del primo incontro e, mentre gli va incontro, una piccola commozione tocca la sua guancina delicata con una lacrima, ma subito si rimette composta in sé stessa, è un gesto molto inusuale per una ragazza di oggi, in un tempo nel quale non si sente la necessità di mostrare il proprio cuore, ma di più la fisicità, di ciò che viene rappresentato da tutto il baccano, il caos che vediamo nei rotocalchi, nei social, ecc. Questa ragazza speciale che vive nel suo mondo interiore, in un mondo particolare, in questa città di Torino, dove si sente veramente in simbiosi perfetta con quei personaggi del passato che hanno camminato in questa città: poeti, scrittori, pensatori, artisti, senza citarne i nomi, perché basta guardarsi intorno e vedere tutta l’arte che si può scrutare, per comprendere la bellezza di questa città. Il tutto, nell’armonia di un pensiero recondito che ci porta là ove i gigli sono in fiore, dove tutto è puro ed è lì che il pensiero diventa lentamente pensiero, perché non sempre ciò che pensiamo è pensiero, ma lo è solo quando noi comprendiamo ciò che stiamo pensando, allora sì che diventa pensiero. Perché è lì che il nostro cuore batte all’unisono con ciò che stiamo pensando e la forma diventa consistenza e in questa consistenza il cuore si apre alla conoscenza di quel pensiero che ci ha reso finalmente liberi di pensare ed è questa la magnificenza di tutto ciò che risiede nel nostro cuore.

    Ora, vediamo Elettra che dice: Domiziano, sei arrivato in anticipo.

    E lui: Sì, non riuscivo a pensare ad altro che a incontrarmi con te.

    Lei con un sorriso candido, sembra quasi un fiore in quel giardino del Valentino che lei illumina tutto, con la sua bellezza, con la sua dolcezza, con la sua fragranza, come un fiore che spande il suo profumo più bello e subito gli dice:

    Domiziano, avresti il piacere di parlarmi un po’ di te, vorrei conoscerti meglio.

    Domiziano: Certo, da dove comincio?.

    Elettra: Non so, dimmi tu, quanti anni hai, cosa stai facendo.

    Lui subito: È da un po’ che ho finito il militare, mi mancano due anni per terminare il Conservatorio, studio pianoforte, ho fatto il liceo.

    Elettra: Ah, bene, hai fatto il liceo?.

    Domiziano: Sì, sì.

    Elettra: Quale?.

    Domiziano: Il classico e poi in contemporanea ho studiato il pianoforte, mi mancano due anni per diventare professore di pianoforte.

    Elettra: Ah, quindi quanti anni hai?.

    Domiziano: Ne ho ventitré.

    Elettra: Ah, bene, mi fa piacere, anche a me mancano due anni circa, per finire medicina, medicina generale, per me è importante.

    Domiziano: Mi fa piacere e quanti anni hai?.

    Elettra: Ventitré.

    Domiziano sorridendo Visto che abbiamo la stessa età, di che mese sei?.

    Lei subito: Di maggio.

    Domiziano: Pure io, che giorno?.

    Lei dice: Il dieci.

    Domiziano: Ah, non mi dire....

    Elettra: Perché?.

    Domiziano: Perché io invece sono nato al cinque.

    Elettra ridendo: Allora sei nato prima tu.

    Domiziano sorridendo: Vedi, sono più vecchio.

    Anche in lui sgorga un sorriso ogni tanto, ma

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