Amare è un'altra cosa
Di Carlo Arillo
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Anteprima del libro
Amare è un'altra cosa - Carlo Arillo
Prologo
Amare è unaltra cosa
è un racconto tratto da una storia vera, piena di capovlgimenti di fronte.
I protagonisti sono la dimostrazione di come, anche, gli adulti commettano errori infatili.
Il desiderio di ritornare adolescenti è parte di ognuno di noi, forse per paura di ammettere che giorno dopo giorno si cresce ed inevitabilmente si invecchia.
Vivendo si fanno esperienze di ogni genere e, quando si è grandi, ci si sente in diritto di dover dare consigli a chiunque sia più piccolo d'età per evitare che qualcuno commetta gli stessi errori.
Ma quando si è veramente adulti?
I due protagonisti vivono una storia commettendo gli stessi errori che potrebbe commettere qualunque adolescente, avvolto dall'entusiamo della sua ingenuià.
Conoscersi su Facebook, vivere una storia da amanti, credere di amare dimenticando il vero significato di questa parola.
La milanese ed il napoletano, presi da momenti di delusione che la vita gli ha regalato, decidono di provare emozioni diverse e di dare una svolta alla loro noia quotidiana per dare un freno alle loro sventure. Il desiderio viene subito esaudito.
Come per incanto il destino gli offre tutto il necessario per poter cambiare le loro vite. Tutto ciò ha un prezzo.
Devono tornare ad essere padroni della loro incoscienza ed essere completamente egoisti verso tutto e tutti.
Ma è proprio questo quello che vogliono?
La felicità la trovi solo dentro te stesso e se desideri una vita migliore ama ciò che hai già il resto viene da se...
Parte I: Conoscersi
Napoli, sei del mattino.
È l’alba. Sono affacciato alla finestra, già vestito, con l’ennesima sigaretta tra le mani. Il tempo promette pioggia, le nuvole sono di un colore grigio scuro, sembrano rispecchiare il mio stato d’animo.
Sono da solo a pensare alla mia vita, a ciò che mi sta accadendo in questo momento.
Al fatto che a quarantacinque anni, con famiglia a carico, sono costretto a cercare lavoro. La sensazione è di aver fatto un salto indietro nel tempo, di essere tornato al periodo dei primi colloqui.
In questo silenzio avvolgente vengo distratto dal rumore di porte che si aprono e si chiudono. Per quanta delicatezza si possa usare a quest’ora del mattino, sembra un frastuono.
Alle mie spalle la voce di mia moglie interrompe definitivamente il silenzio.
«Cosa fai in piedi a quest’ora?»
Rispondo senza voltarmi, per evitare di guardarla mentre mi urla contro le solite frasi che ormai conosco da giorni.
«Non ho dormito per niente, sto fumando una sigaretta.»
«Lo sapevo, a te piace solo perdere tempo. Mettiti in moto e vedi quello che devi fare!»
Sbuffo e questa volta non per cacciare il fumo. Il mio rapporto con lei è difficile, sono anni che i nostri litigi sono sempre più frequenti. È una donna molto dedita alla famiglia, ma vive in un mondo tutto suo, dove sembra che lo scopo principale da raggiungere sia quello di non farsi fregare dal prossimo.
Lei è sempre sugli attenti e crede che per difendersi si debba urlare e comandare a bacchetta tutti quelli che la circondano, soprattutto il marito.
La sua mente è così concentrata su questo che ha completamente dimenticato di essere una donna, la sua femminilità sembra essere partita per un viaggio, in un luogo molto lontano, con biglietto di solo andata.
Il mio sguardo su di lei non cade più come quello di uomo cacciatore; ha perso anche quelle curve che un tempo potevano far fare sogni erotici.
Non ricordo quanto tempo sia trascorso da quando ho guardato il suo corpo con un certo desiderio. Eppure, se penso ai salti mortali che ho dovuto affrontare e le mortificazioni di suo padre che ho dovuto sopportare, per poterla frequentare, tutto questo mi sembra un incubo.
Era bella, oddio, a me piaceva.
Non molto alta, amava portare vestiti attillati e corti al punto giusto, quei tipici modelli che fanno nascere il desiderio in un uomo estraneo di sbirciare e ingelosire il suo accompagnatore. Ora invece non so cosa vedo quando la guardo, mi sforzo nel cercare di trovare qualcosa in natura che le somiglia, ma per fortuna è un esemplare unico.
Nella mia testa rimbomba solo il suo vocione con gli ordini da caporale, che somigliano tanto a: Fai quello che dico io ma, non fare quello che faccio io.
Lei è convinta che l’essere sexy metta in pericolo la sicurezza mondiale: gli uomini per guardare una donna si distraggono e non pensano alle cose più importanti. Questo è uno dei motivi, secondo lei, per cui scoppiano le guerre.
«Sono le sei del mattino cosa vuoi che cerco a quest’ora?»
«Non mi interessa! Ora scendi e vai a cercarti un lavoro! Sai quante fabbriche sono aperte a quest’ora?».
Penso di metterle le mani al collo e stringere, ma il mio vero desiderio non è quello di ucciderla, solo di ammutolirla.
Ricordo ancora le parole di un amico dette alla moglie se fossi muta saresti una donna perfetta
Sbatto la finestra per chiuderla, mi giro di scatto e con lo sguardo minaccioso diritto nei suoi occhi le passo accanto. Prendo giaccone e chiavi dell’auto, apro la porta per uscire, quando la sua voce mi frena:
«Ma dove vai?»
«Scendo, vado a cercare lavoro!»
«Proprio ora? Oppure scendi perché, come fai sempre, non sai quello che devi dire e scappi?»
«Tu hai detto che devo andare a trovare lavoro e sto andando!»
«Da quando in qua fai quello che dico io?»
«Ma cosa vuoi, si può sapere? Ti sei svegliata con la voglia di rompere le scatole? Fino a ora hai detto solo frasi senza senso, non sai nemmeno tu cosa dirmi!»
Dirigendosi verso la camera da letto senza guardarmi continua a sbraitare:
«Ho capito! Scendi ma lascia le chiavi della macchina. E già, adesso ci vogliono anche i soldi della benzina? Cosa credi che viviamo di rendita?»
Lancio le chiavi dell’auto sul mobile all’entrata, apro e tiro la porta per chiuderla con forza. Mentre tutti dormono ancora, il rumore allo sbattere sembra essere più forte del solito.
Alzo lo sguardo verso l’alto, un sospiro profondo per scaricare quella tensione accumulata e finalmente godermi un poco di serenità.
Finalmente sono fuori.
Milano, sei del mattino. Sono sveglia da un pezzo, già pronta per affrontare una nuova giornata.
Ho anticipato la sveglia. Guardo fuori dalla finestra con una tazza di caffè bollente tra le mani, la sorseggio gustandone lentamente l’aroma:
Avrei potuto fare meglio
penso ma va bene così
Fuori piove, osservo tutto, da destra a sinistra, c’è nessuno, sembra che solo la natura si sia svegliata per farmi compagnia.
È molto presto per andare in ufficio, sono avanti di un paio d’ore, credo sia meglio dedicarmi un poco alla casa, poi mi accorgo che ho ben poco da sistemare.
Finito il caffè, pulisco la tazza e mi avvicino al computer, voglio accenderlo, ma un pensiero mi frena: sono curiosa di vedere questa città mentre dorme ancora.
Decido di scendere.
Istintivamente mi avvicino alla camera da letto, lui dorme beato. Come era mio solito diversi anni fa, ho desiderato dargli un bacio per augurargli una buona giornata, ma oggi non se lo merita.
Un sorriso malizioso mi spunta sulle labbra, chiudo la porta della camera da letto con molta calma, mi avvio verso l’uscita di casa, indosso il cappotto, prendo le chiavi dell’auto e con molta delicatezza giro le chiavi nella porta d’entrata cercando di non fare rumore.
Apro lentamente, una volta fuori, tiro la porta con forza, il rimbombo è forte, sorridendo penso:
È ora di svegliarsi mio caro!
Raffiguro nella mia mente l'immagine di lui che al rumore si alza di scatto e si guarda intorno, intontito, cercando di capire cosa sia accaduto.
Prendo l’ascensore che mi porta fino al garage, e mi avvicino al Porsche Cayenne. Entro e mi viene in mente il pensiero di lui che si sveglia di soprassalto, mi viene quasi da ridere.
Mi accomodo nell’auto, allaccio la cintura, eseguo una manovra semplice ed esco dal garage. Il panorama che mi si presenta agli occhi mi trasmette una sensazione di libertà. Il cielo nuvoloso, la pioggia che picchietta sull’auto, la strada completamente vuota, solo case con occhi ancora chiusi aspettando che arrivi un filo di luce per poter iniziare la giornata.
Il tergicristallo che lavora senza fatica sul vetro per schiarirmi la visuale quasi copre il suono della radio, che sta trasmettendo una canzone di Pino Daniele, Napule è.
Non conosco bene questo cantautore, ma le sue parole, anche se le capisco poco, tutte in dialetto napoletano, mi fanno immaginare una città piena di sole, di colori, con il mare, tanto amore, il caffè, la pizza, insomma come dice lui un sogno che tutto il mondo conosce ma di cui nessuno sa la verità. Non sono mai stata a Napoli, mi piacerebbe andarci anche per un solo giorno. Le cose che conosco sono quelle raccontate alla televisione o per sentito dire da altre persone, ma chissà perché credo che non siano tutte vere.
Avvolta nei miei pensieri osservo il Duomo da lontano. Come è bella e tranquilla questa città mentre dorme, anche se molte volte ho provato il desiderio di espatriare, l’unica cosa che mi frena è mia figlia. Ormai è grande ma, sento che ha bisogno ancora di coccole. Convive con un ragazzo che dice di amare, e io spero sia vero.
Lei è una ragazza molto in gamba, libera, con i suoi spazi e le sue passioni da coltivare, con mio grande rammarico, devo riconoscere che la vita è la sua, e io sono solo una spettatrice pronta a dover intervenire nei suoi momenti difficili e gioire con lei quando le belle notizie la rendono felice.
Fino a qualche anno fa potevo dirle cosa fare e cosa non fare, alcune volte anche con tono deciso, ma ora non più, nella maggior parte delle volte resto in silenzio ad ascoltare.
Come tutte le mattine anche oggi vado a prenderla per accompagnarla all’università. Alcune volte sento che questo è un aspetto straordinario della mia vita, mi dà la possibilità di guardarla negli occhi, scambiare con lei due parole e capire se è felice o meno.
Io, personalmente, non so se lo sono, ma credo di sì.
Tre anni fa ho scoperto che mio marito mi ha tradito e non era la prima volta. Dopo poco decidemmo di separarci. Nostra figlia in risposta a questa notizia ci disse di non essere disposta a dover scegliere tra me e il padre, così ci comunicò di voler andare a convivere con il suo ragazzo.
Noi per non farla allontanare abbiamo cercato di darle la parvenza di una famiglia, separati in casa, agli occhi degli altri siamo marito e moglie, ma nell’intimità no.
Purtroppo lei già aveva preso la