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==Canto di Gloria==
Un aspetto sorprendentemente simile a questo complesso di problemi appare in un testo che deriva da una scuola radicalmente diversa da quella di Maimonide. Il "Canto di Gloria" viene attribuito al mistico e santo tedesco del tredicesimo secolo, Rabbi [[:en:w:Judah ben Samuel of Regensburg|Judah il Pio]]. Per motivi che diverrano presto noti, questo poema mistico ha avuto una storia contenziosa, ma è ancor oggi recitato nelle sinagoghe tradizionali alla conclusione del servizio mattutino durante il Sabbath e le festività.
 
Il poema inizia esprimendo il desiderio mistico di Dio da parte dell'autore:
{{q|Canto inni e compongo canzoni<br/>Perché la mia anima ti brama...<br/>Quando parlo della Tua gloria,<br/>Il mio cuore desidera il Tuo amore.<ref>Adattato da Philip Birnbaum, trad. ''High Holiday Prayer Book'', The Hebrew Publishing Company, 1951, 127-128, per tutte le citazioni nel testo.</ref>}}
Riconosce che, nonostante questa bramosia, egli non sa nulla di questo Dio:
{{q|Ti lodo, sebbene non Ti abbia visto;<br/>Ti descrivo, sebbene non Ti abbia conosciuto...<br/>[I propheti] Ti hanno immaginato, non come sei veramente;<br/>Ti hanno descritto solo per le tue opere.<br/>Ti hanno raffigurato in innumerevoli visioni;<br/>Nonostante tutti i paragoni Tu sei Uno.}}
Fin qui siamo su terreno familiare. Maimonide avrebbe approvato che nessun essere umano conosce Dio e che nonostante tutte le caratterizzazioni umane di Dio, Dio rimane lo stesso. Tuttavia, dopo questo diniego e per nostra sorpresa, il poeta adotta le immagini di Dio più audaci possibili, usando un linguaggio vividamente antropomorfico:
{{q|Hanno visto in Te vecchiaia e giovinezza,<br/>Con i capelli della Tua testa ora grigi, ora neri:<br/>Vecchiaia nel giorno del giudizio, giovinezza in tempo di guerra,...<br/>Un elmetto di trionfo legato alla Sua testa,...<br/>Come se la Sua testa fosse intrisa di rugiada luminosa,<br/>E le Sue ciocche sono piene di gocce della notte...<br/>Le ciocche della Sua testa sono quelle della giovinezza;<br/>I Suoi riccioli, che formano innumerevoli boccoli, sono neri.}}
A questo punto Maimonide si sarebbe messo a urlare di sgomento! Da notare però il messaggio del poeta: Nessun essere umano Ti ha mai visto; nessuno, neanche i profeti sanno come Tu sia, ma Ti hanno comunque immaginato in modi vividamente fisici. Nonostante queste immagini contrastanti, Tu rimani Colui che è. Questa combinazione di totale nescienza della vera natura di Dio e delle vivide immagini di questo Dio sconosciuto e mai visto, cattura perfettamente la tensione che ci confronta: sperimentiamo Dio, abbiamo bisogno di parlare di questo Dio, ma rimaniamo ignoranti di ciò che parliamo e descriviamo questo Dio nascosto in immagini da noi create.
 
[[File:Schnorr von Carolsfeld Bibel in Bildern 1860 001.png|right|200px|Incisione da "Die Bibel in Bildern", 1860]] Quando ci fermiamo, ci guardiamo dentro e ci chiediamo cosa concepiamo nell'occhio della nostra mente quando pensiamo a Dio, non arriviamo certo a comporre versi come Rabbi Judah, ma potremmo iniziare con il noto "vegliardo con la barba bianca, vestito con un caffettano e seduto tra le nuvole." Poi aggiungeremmo subito, "Ma non proprio", e potremmo spostarci verso immagini più astratte, del tipo "anima del mondo intero" o poten za che ci spinge ad agire moralmente. Di nuovo però si accumulerebbero i "non proprio". Potremmo aggiungere la parole ''come'', per dire che Dio è "come" qualsiasi di queste immagini, ma così si trasformerebbero in similitudini, che sono solo un altro tipo di metafora.
 
Quindi, pensare e parlare di Dio vuol dire pensare e parlare metaforicamente. Dobbiamo rassegnarci a tale conclusione e poi interpretarne le implicazioni.
 
==L'inevitabilità dell'agnosticismo==