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"Jésus marche sur la mer", di James Tissot, 1894
"Jésus marche sur la mer", di James Tissot, 1894


I miracoli

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Devoti cristiani potrebbero stupirsi venendo a sapere che persino i famosi miracoli di Gesù hanno precedenti nella tradizione biblica e rabbinica. Come ciò sia successo rimane oscuro. O le storie dei miracoli furono aggiunte alla biografia di Gesù dopo la sua morte dai redattori dei Vangeli che usarono noti miracoli biblici e rabbinici come modelli, oppure Gesù fu un taumaturgo fariseo secondo la tradizione di quelli prima di lui. In entrambe le possibilità, non avrebbe certo offeso le sensibilità dei rabbini con le sue azioni.

Nell'antica Giudea, e nel regno settentrionale della Galilea in particolare, esisteva una ricca tradizione di rabbini che agivano come taumaturghi. Lo storico Flavio Giuseppe descrive, per esempio, il famoso santo talmudico, Honi Hameaggel, il Tracciatore di Cerchi (noto anche come Onias, così chiamato da Flavio Giuseppe), che ottenne notorietà grazie alla sua abilità di far piovere: "Ora c'era uno il cui nome era Onias, un giusto, amato da Dio, che durante grande siccità pregava Dio di far finire il grande caldo, e Dio udiva le sue preghiere e mandava pioggia."[1]

Acqua e vino

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Secondo il Vangelo di giovanni, il primo miracolo importante di Gesù fu di cambiare acqua in vino. È una storia ben nota, ma vale la pena di ripeterla.[2]

« Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».
E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».
La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola».
Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. »
(Giovanni 2:1-11)

Nessuno dei Vangeli Sinottici cita questo miracolo, rendendolo difficile da confermare. Ma i suoi paralleli nella Bibbia ebraica sono chiaramente evidenti. Molto prima di Gesù, il primo grande miracolo di Mosè fu quello di trasformare le acque del Nilo in sangue. Facendo così, si affermò come messaggero di Dio davanti agli ebrei e al Faraone.

Sebbene abbiamo scarsi dettagli per supportare la storia, la risonanza tra i due passi è innegabile. I redattori dei Vangeli potrebbero aver aggiunto questo miracolo di Gesù dopo il fatto, man mano che egli diventava sempre più divino nella rimembranza cristiana.

Pani e pesci

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In un altro miracolo di Gesù, egli nutre una folla con pani e pesci. Anche questo miracolo ha un diretto precursore. Il Libro dei Re narra la storia del profeta Eliseo (in ebraico: אֱלִישַׁע, Elišaʿ, che significa "Dio è mia salvezza") che sfama una folla di cento discepoli con soli venti pani.

« Da Baal-Salisa venne un individuo, che offrì primizie all'uomo di Dio, venti pani d'orzo e farro che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente».
Ma colui che serviva disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?».
Quegli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: Ne mangeranno e ne avanzerà anche». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzò, secondo la parola del Signore. »
(2 Re 4:42-44)

Marco, Matteo e Luca raccontano storie simili riguardo a Gesù, in cui sfama alcune migliaia di seguaci con solo poche pagnotte e alcuni pesci.[3] Matteo in verità descrive due occasioni apparentemente separate in cui Gesù compie lo stesso miracolo. Nella prima, Gesù ha guarito un gruppo di infermi.

« Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare».
Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!».
Ed egli disse: «Portatemeli qua». E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. »
(Matteo 14:15-21)

Nella seconda storia di Matteo, un'altra folla di persone circonda Gesù, sperando che egli guarisca gli infermi tra di loro.

« Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».
E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?».
Risposero: «Sette, e pochi pesciolini».
Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. »
(MMatteo 15:32-38)

È probabile che i Vangeli stessero interpretando una storia precedente su Gesù, che girava da anni. È persino possibile che la prima versione della storia non dovesse esser presa letteralmente. Le immagini conveniente dei cinque pani che rappresentano i cinque libri della Torah suggerisce, come afferma Hyam Maccoby, che questo avvenimento possa essere iniziato come una parabola che Gesù raccontò per insegnare una lezione.[4]

In ogni caso, il miracolo descritto nei Vangeli sembra essere modellato sulla storia di Eliseo nei Re. La differenza cruciale è che Gesù sfama una folla di persone ben più vasta. I primi cristiani quasi certamente espandevano tali storie per renderlo un profeta ancor più grande di Eliseo.[5]

Cammina sull'acqua

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Nemmeno l'impresa di Gesù che cammina sull'acqua è senza precedenti nella tradizione ebraica. Le storie di Gesù narrate nei Vangeli, che lo dipingono mentre cammina sull'acqua e che calma le tempeste, sono chiare riflessioni della storia di Giona nella Bibbia ebraica, nonché del Salmo 107 e anche di un versetto del nono capitolo di Giobbe.

Il Vangelo di Marco racconta un aneddoto in cui Ges quieta una burrasca che minaccia la barca dei suoi discepoli:

« Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?» »
(Marco 4:37-41)

Una breve occhiata al testo del salmo 107 ci rivela chiare comunanze:

« Egli parlò e fece levare un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti. Salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; la loro anima languiva nell'affanno. Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi, tutta la loro perizia era svanita. Nell'angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed egli li condusse al porto sospirato. »
(Salmi 107:25-30)

La narrazione in Marco sembra parimenti ispirata dalla storia di Giona. Gesù sta dormendo nella barca. I suoi discepoli lo svegliano disperati, pensando di star affondando e di morire annegati. Allo stesso modo, i marinai corrono a svegliare Giona, pensando che egli sia in grado di salvarli. I Vangeli usarono il modello stabilito da Giona per mostrare il controllo di Gesù sui mari.[6]

Tutto ciò sembra un preludio ad un miracolo ancor più grande. Marco in seguito descrive Gesù che cammina sull'acqua:

« Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, gia verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma», e cominciarono a gridare, perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!». Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito. »
(Marco 6:47-52)

Parimenti, Matteo spiega che Gesù camminò sull'acuqa ed aiutò Pietro a fare lo stesso:

« Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!» »
(Matteo 14:28-33)

Questa storia fu scritta per stabilire l'abilità di Gesù di camminare "sulle onde del mare", come Giobbe 9:8 afferma faccia Dio. Riflette inoltre il Salmo 107, in cui i marinai implorano Dio di salvarli dalla tempesta, ed Egli li esaudisce. La congiunzione di riferimenti multipli a precedenti biblici molto specifici sembra per ultimo un po' troppo conveniente e coincidente per essere filtrati nel testo senza una giudiziosa redazione dei vari autori del Nuovo Testamento, che stavano chiaramente stabilendo una connessione di Gesù con precedenti profezie ed avvenimenti biblici.

  Per approfondire, vedi i rispettivi riferimenti di "Biografie cristologiche".
  1. Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, 581 (nell'edizione inglese, Wordsworth, 2003).
  2. Per questa sezione si veda spec. Morton Smith, Jesus the Magician: Charlatan or Son of God? Harper & Row, 1978, 215ff.
  3. Marco 6:41-45, Matteo 14:19-21;15:36-38, Luca 9:16-17, Giovanni 6:1-14.
  4. Hyam Maccoby, Revolution in Judaea, cit.
  5. Smith, Jesus the Magician, cit., 156-57.
  6. Giona 1; si veda anche Randel Helms, Gospel Fictions, Prometheus Books, 1988, 76-78.