Età napoleonica: differenze tra le versioni

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===Le repubbliche "sorelle"===
{{vedi anche|Repubbliche sorelle}}
Nei territori conquistati il Direttorio favorì la nascita di repubbliche con costituzioni simili a quella francese del 1795. Il direttorio era convinto che le conquiste della Rivoluzione francese si sarebbero consolidate solo se fossero nate in [[Europa]] delle "repubbliche sorelle" - chiamate pure giacobine - che condividevano con la "Grande madre" gli stessi princìpi costituzionali e gli stessi ideali rivoluzionari. In [[Italia]], tra il 1796 e il 1799, nacquero quattro repubbliche: la [[Repubblica Cisalpina|cisalpina]] (composta da [[Lombardia]], [[Emilia-Romagna]] e parte del [[Veneto]]), la [[Repubblica Ligure|ligure]], la [[Repubblica Romana (1798-1799)|romana]] (sui territori dello [[Stato Pontificio]], che costrinse il papa a fuggire in esilio) e la [[Repubblica Napoletana (1799)|napoletana]] (su quelli invece del [[Regno di Napoli]], che portarono la corte borbonica in esilio ad installarsi nel [[Regno di Sicilia]]). Fuori dall'Italia, invece, si formarono la [[Repubblica elvetica]] e quella olandese, non considerate reali.
 
===La campagna in Egitto===
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==La crisi e la caduta==
===Le proteste contro il dominio napoleonico===
{{vedi anche|Pasque veronesi|insurrezione calabrese|Rivoluzione haitiana|Massacro di Lauria|Invasione di Capri|Guerre di Vandea|Guerra di Vandea (1815)|Repubblica Romana (1798-1799)|Vespro Romano|Binasco}}
Nel corso della [[Napoleone Bonaparte#La campagna d.27Italia|Prima campagna d'Italia]] di [[Napoleone Bonaparte]], il 24/25 maggio 1796 Binasco venne bruciata e saccheggiata dalle truppe napoleoniche, per ordine del capo brigata [[Jean Lannes]].
In un primo tempo, Napoleone fu considerato dai popoli conquistati come un liberatore da regimi assolutisti e corrotti.Successivamente, però, fu visto come un tiranno, che spegneva ogni libertà e depredava ricchezze.<ref name="vitellaro.it"/><ref name="Giuseppe_Esposito" /><ref name="Prof_Lucia_Gangale" /> Le Pasque veronesi furono un episodio d'insurrezione della città di Verona e dei suoi dintorni contro le truppe di occupazione francesi, comandate dal generale Napoleone Bonaparte. Furono così chiamate anche per assonanza con i Vespri siciliani. La rivolta, scoppiata per via dell'oppressione francese in città (durante il loro soggiorno a Verona vi furono confische di beni ai cittadini e complotti per tentare di rovesciare l'amministrazione locale), iniziò la mattina del 17 aprile 1797, Lunedì dell'Angelo: la popolazione esasperata riuscì a mettere fuori combattimento più di mille soldati francesi, soprattutto nelle prime ore della battaglia, mentre i militi francesi cercavano di rifugiarsi nei castelli della città, successivamente presi d'assalto. L'insurrezione terminò il 25 aprile 1797 con l'accerchiamento della città da parte di 15 000 soldati: le conseguenze a cui la città e i cittadini dovettero far fronte furono principalmente il pagamento di ingenti somme e le razzie di opere d'arte e di beni.La ricostruzione dell'esatto andamento degli eventi ha dato vita a un dibattito e alla nascita di alcune controversie dovute a talune differenze tra ciò che riportano le fonti veronesi e quelle francesi che si sono protratte fino agli anni 2000 investendo anche il dibattito politico locale.
Il 15 febbraio fu dichiarato decaduto il [[potere temporale]] di [[Pio VI]] e fu proclamata a sua volta la Repubblica Romana, ispirata al modello francese. Pochi giorni dopo, il 20 febbraio, il papa fu tratto prigioniero e allontanato dalla città.
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Nel 1801, Louverture decise di proclamare una costituzione per Santo Domingo che lo decretava governatore a vita e stabiliva la sovranità dei neri sullo stato con l'abolizione perpetua della schiavitù. In risposta, [[Napoleone Bonaparte]] inviò un corpo di spedizione militare di soldati francesi e navi da guerra sull'isola, guidato da suo cognato [[Charles Victoire Emmanuel Leclerc|Charles Leclerc]], per restaurare appieno il governo francese su Santo Domingo.<ref>Perry, James ''Arrogant Armies Great Military Disasters and the Generals Behind Them'', Edison: Castle Books, 2005 page 78</ref> I francesi avevano inoltre segretamente il compito di restaurarvi la schiavitù. Bonaparte ordinò che Toussaint fosse comunque trattato con rispetto sino a quando i francesi non avessero avuto il completo controllo dell'isola; dopo di ciò, Toussaint avrebbe dovuto essere condotto a Le Cap e li arrestato; se l'operazione fosse fallita, Leclerc avrebbe dovuto condurre "una guerra sino alla morte" senza alcuna pietà nei confronti di tutti i seguaci di Toussaint.<ref>Perry, James ''Arrogant Armies Great Military Disasters and the Generals Behind Them'', Edison: Castle Books, 2005 pages 78–79.</ref> Una volta completato l'obbiettivo, si sarebbe emesso un decreto per il restauro della schiavitù. I numerosi soldati francesi sarebbero stati assistiti dalle truppe dei mulatti [[Alexandre Pétion]] e [[André Rigaud]], che già tre anni prima erano stati sconfitti da Toussaint ed erano in cerca di vendetta. I francesi giunsero il 2 febbraio 1802 a Le Cap col comandante haitiano [[Henri Christophe]] che ebbe l'ordine da Leclerc di restituire la città ai francesi.<ref name="Perry, James page 79">Perry, James ''Arrogant Armies Great Military Disasters and the Generals Behind Them'', Edison: Castle Books, 2005 page 79.</ref> Quando Christophe si rifiutò, i francesi assaltarono Le Cap e gli haitiani preferirono mettere a fuoco e fiamme la città piuttosto che arrenderla nelle mani dei francesi.<ref name="Perry, James page 79"/> Leclerc inviò a Toussaint delle lettere ove promise: "Non abbiate alcun tipo di preoccupazione per la vostra fortuna personale. Verrà salvaguardata a vostro nome come già fatto da voi in persona. Non preoccupatevi nemmeno della libertà dei vostri cittadini".<ref>Perry, James ''Arrogant Armies Great Military Disasters and the Generals Behind Them'', Edison: Castle Books, 2005 pages 79–80.</ref> Dal momento che Toussaint ancora non si presentava a Le Cap, Leclerc emise un proclama il 17 febbraio 1802: "Il generale Toussaint e il generale Christophe sono proclamati fuorilegge; tutti i cittadini hanno l'ordine di dare loro la caccia e trattarli come ribelli della Repubblica Francese".<ref name="Perry, James page 80">Perry, James ''Arrogant Armies Great Military Disasters and the Generals Behind Them'', Edison: Castle Books, 2005 page 80.</ref> Il capitano Marcus Rainsford, un ufficiale inglese in visita a Santo Domingo, osservò l'allenamento delle truppe haitiane scrivendo: "Con un sol fischio, un'intera brigata era pronta a correre per tre o quattro iarde di distanza, cambiando velocemente posizione [...] Questi movimenti erano eseguiti con una tale facilità e precisione da rendere completamente inefficace l'intervento della cavalleria".<ref name="Perry, James page 80"/> In una lettera a [[Jean-Jacques Dessalines]], Toussaint descrisse il suo piano per sconfiggere i francesi: "Non dimentichiamo, mentre attendiamo la stagione delle piogge, che non abbiamo altra risorsa che la distruzione e il fuoco. Teniamo a mente il fatto che il suolo non dobbiamo lasciarlo ai nostri nemici nemmeno con una minima speranza di sussistenza. [...] dobbiamo bruciare e annientare ogni cosa di modo che coloro che ci avevano ridotto in schiavitù abbiano dinanzi ai loro occhi l'immagine dell'inferno che hanno scatenato".<ref name="Perry, James page 80"/> Gli haitiani infatti incendiarono [[Léogâne]] e uccisero tutti i francesi presenti tanto che lo storico [[C. L. R. James]] scrisse a tal proposito: "Uomini, donne e bambini, come pure ogni bianco che venisse loro alle mani, venne massacrato. Venne inoltre impedita ogni sepoltura, lasciando pigne di corpi a decomporsi al sole per incutere terrore alle colonne militari di francesi che li avessero visti", come avevano imparato dai loro padroni bianchi.<ref name="Perry, James page 80"/> I francesi, dal canto loro, si mostrarono largamente stupiti del comportamento degli haitiani che apparivano così poco desiderosi di tornare sotto il governo dei loro "naturali padroni".<ref name="Perry, James page 80"/> Il generale Pamphile de Lacroix, visibilmente scioccato dopo aver visto le rovine di Leogane, scrisse: "L'hanno ricolmata di corpi" "che ancora conservano le loro fattezze e il loro corpo, ma il gelo della morte è chiaramente dipinto nei loro volti".<ref name="Perry, James page 80"/>
Dal momento che i disordini scoppiati resero impossibile per Napoleone riprendere il controllo su Haiti, fu lui il primo a rinunciare all'idea di ricreare l'impero coloniale francese. Egli decise pertanto di [[Acquisto della Louisiana|vendere la Louisiana agli Stati Uniti]]. La rivoluzione haitiana portò a due circostanze non previste: la creazione della divisione tra America continentale e insulare e la fine del dominio napoleonico nelle Americhe.<ref>{{Cita libro|autore=James A. Henretta|titolo=America's History, Volume 1: To 1877|url=https://books.google.com/books?id=5PmY3sBubw8C&pg=PA220|anno=2011|editore=Bedford/St. Martin's|p=220}}</ref>
Questa fu inoltre l'ultima ribellione di schiavi su così vasta scala. Napoleone revocò dopo questo atto tutte le disposizioni della Francia in materia di schiavi e le concessioni fatte tra il 1793 e il 1801 e riportò in vigore la schiavitù in tutte le colonie francesi dove perdurò sino al 1848.[[File:Monumento alle vittime del sacco di Lauria - panoramio.jpg|thumb|Monumento alle vittime del sacco di Lauria - panoramio]]
Il massacro di Lauria fu una strage compiuta tra il 7 ed il 9 agosto 1806 dalle truppe napoleoniche comandate dal generale Andrea Massena a danno della popolazione locale che si era ribellata all'occupazione francese parteggiando per la corona borbonica. L'insurrezione calabrese (chiamata anche guerra d'insurrezione calabrese) fu una guerra della terza coalizione svoltasi nel Regno di Napoli tra il 1806 e il 1809, combattuta da formazioni di volontari contro l'esercito francese nei territori di Calabria e Basilicata. A poco a poco, i popoli europei cominciarono a ribellarsi. I primi furono gli spagnoli, che sin dal 1808, con l'appoggio inglese, combatterono l'esercito napoleonico con una dura guerriglia, sino a cacciarlo dalla [[Spagna]] nel 1813. Anche in altri paesi europei, come la [[Germania]], l'opposizione a Napoleone divenne sempre più radicale verso la fine del primo decennio dell'Ottocento.<ref name="vitellaro.it"/><ref name="Giuseppe_Esposito" /><ref name="Prof_Lucia_Gangale" />
Il fatto di sangue, anche noto nelle fonti [[Ottocento|ottocentesche]] come ''Sacco di [[Lauria]]'' o ''Assedio di Lauria'', si verificò nella città lucana, fedele ai sovrani [[Borbone|borbonici]], poiché la popolazione locale ostacolò, con l'ausilio di militari [[Regno di Napoli|napoletani]], l'avanzata delle truppe francesi dalla [[Napoli|capitale]] alla [[Calabria]].<ref>{{cita|AA. VV.||DizBatt}}</ref>
Il 7 agosto l'armata francese partì all'alba da [[Lagonegro]] e giunse nei pressi di Lauria prima di mezzogiorno, così come risulta dalla relazione che il [[maresciallo dell'Impero|maresciallo]] Massena scrisse per il [[Giuseppe Bonaparte|sovrano]] il 9 agosto,<ref name="brignet" /> una volta superato [[Castelluccio (comune soppresso)|Castelluccio]] e giunto a [[Rotonda (Italia)|Rotonda]].<ref name=Pedio-p28 />
Il massacro di Lauria fu una strage compiuta tra il 7 ed il 9 agosto 1806 dalle truppe napoleoniche comandate dal generale Andrea Massena a danno della popolazione locale che si era ribellata all'occupazione francese parteggiando per la corona borbonica.
{{Citazione|Ad opera del maresciallo Massena [...] circa mille cittadini caddero sotto il ferro nemico, centoquarantadue case furono preda delle fiamme in Lauria Superiore e due terzi di tutte le altre in Lauria Inferiore, e in esse le due chiese madri e il magnifico Convento dei Minori Osservanti. Il saccheggio fu generale, generale il pianto, la desolazione, il lutto.|{{cita|Tommaso Pedìo|p. 28|Pedio}}}}https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Monumento_alle_vittime_del_sacco_di_Lauria_-_panoramio.jpg#/media/File:Monumento_alle_vittime_del_sacco_di_Lauria_-_panoramio.jpg
 
Il fatto di sangue, anche noto nelle fonti [[Ottocento|ottocentesche]] come ''Sacco di [[Lauria]]'' o ''Assedio di Lauria'', si verificò nella città lucana, fedele ai sovrani [[Borbone|borbonici]], poiché la popolazione locale ostacolò, con l'ausilio di militari [[Regno di Napoli|napoletani]], l'avanzata delle truppe francesi dalla [[Napoli|capitale]] alla [[Calabria]].<ref>{{cita|AA. VV.||DizBatt}}</ref>
Il 7 agosto l'armata francese partì all'alba da [[Lagonegro]] e giunse nei pressi di Lauria prima di mezzogiorno, così come risulta dalla relazione che il [[maresciallo dell'Impero|maresciallo]] Massena scrisse per il [[Giuseppe Bonaparte|sovrano]] il 9 agosto,<ref name="brignet" /> una volta superato [[Castelluccio (comune soppresso)|Castelluccio]] e giunto a [[Rotonda (Italia)|Rotonda]].<ref name=Pedio-p28 />
 
Lauria era un focolaio di rivolta, alimentato dagli stessi [[briganti]], così denominati dai francesi, in realtà insorgenti capeggiati da Vincenzo Geniale Versace, che il 4 agosto avevano abbandonato Lagonegro.
La quasi totalità degli abitanti di Lauria non era intenzionata a consegnare il paese allo straniero e riversava la propria rabbia, anche con la violenza fisica, contro gli stessi concittadini che invece consigliavano la resa. Già il 5 agosto, in quella che era la campagna delle Due Calabrie, Andrea Massena, provvisoriamente accampato nei pressi di Lagonegro, marciava verso la città ribelle. Distinte furono le sue parole rivolte ai soldati, quando il primo aiutante di campo, inviato in ricognizione, gli riferì che si sentiva suonare la campana a martello: - Che suonino la loro morte! - Un secondo aiutante di campo, a sua volta, lo portò a conoscenza che la sparatoria era cominciata: - Bruceranno! - E Massena, laconico come uno [[sparta]]no, mantenne la sua parola: Lauria fu data alle fiamme.<ref>{{Cita libro|titolo = Bertrand Du Guesclin : poème en sept chants|lingua=fr|nome = Jacques-Louis|cognome = Lacour|città = Parigi|anno = 1847|editore = Amyot|url = http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5408924z/f110.image|altri = Bibliothèque nationale de France|p = 77 |citazione = Le même Masséna, en 1806 (5 août), campagne des deux Calabres, marchait sur Lauria, l'une des villes insurgées de la Basilicate. Le premier aide-de-camp envoyé en reconnaissance vint lui annoncer que l'on y sonnait le tocsin. Placé dans le groupe qui formait son état-major, j'entendis distinctement ces mots : — Ils sonnent leur mort! — Un deuxième aide-de-camp à son tour lui fit connaître que la fusillade était commencée : — ILS SERONT BRÛLÉS! — Et Masséna, aussi laconique que le Spartiate, leur tint parole : Lauria fut livrée aux flammes.}}</ref> I soldati si distribuirono, infatti, una volta arrivati a destinazione, su due fronti: il primo, comandato dal generale Gardanne, si diresse sulle colline, nella parte alta del paese; il secondo fu condotto da Massena ad accerchiare la borgata. Le truppe furono accolte a fucilate dagli abitanti che, nell'attesa, avevano predisposto delle barricate; quindi i francesi appiccarono il fuoco alle case per costringere i ribelli ad uscire allo scoperto.
 
Molti furono i morti, presumibilmente intorno ai mille:<ref name=Pedio-p28 /> oltre un centinaio di abitanti furono sgozzati nelle grotte dove si erano nascosti e i fuggiaschi puniti con la fucilazione o la forca; non vennero risparmiati nemmeno i bambini e le donne; queste ultime subirono in gran numero anche violenza carnale. Le cronache del tempo narrano che i soldati [[Corsica|còrsi]], tra i più efferati, si accanirono contro gli inermi, massacrando anche i malati ritrovati nel proprio letto e impossibilitati a fuggire.
L'insurrezione calabrese (chiamata anche guerra d'insurrezione calabrese) fu una guerra della terza coalizione svoltasi nel Regno di Napoli tra il 1806 e il 1809, combattuta da formazioni di volontari contro l'esercito francese nei territori di Calabria e Basilicata. A poco a poco, i popoli europei cominciarono a ribellarsi. I primi furono gli spagnoli, che sin dal 1808, con l'appoggio inglese, combatterono l'esercito napoleonico con una dura guerriglia, sino a cacciarlo dalla [[Spagna]] nel 1813. Anche in altri paesi europei, come la [[Germania]], l'opposizione a Napoleone divenne sempre più radicale verso la fine del primo decennio dell'Ottocento.<ref name="vitellaro.it"/><ref name="Giuseppe_Esposito" /><ref name="Prof_Lucia_Gangale" />
Nei primi anni dell'[[XIX secolo|Ottocento]] l'aspra lotta fra [[Napoleone I]] e l'[[Inghilterra]] coinvolse anche Capri. L'occupazione della città da parte dei francesi (gennaio [[1806]]) non lasciò tranquille le truppe inglesi, le quali, sbarcate sull'isola nel maggio dello stesso anno, sotto la guida di Sir [[William Sidney Smith|W. Sidney Smith]], riuscirono ad avere la meglio sui loro nemici. Gli inglesi per due anni agirono incontrastati, vi stabilirono una nutrita guarnigione e realizzarono alcune opere di fortificazione che resero l'isola una "Piccola Gibilterra", causando però danni irreparabili alle rovine delle ville imperiali. In quel periodo Capri contava circa {{m|3000}} abitanti.
Il solo che riuscì a annientare le forze inglesi fu [[Gioacchino Murat]], il 4 ottobre del [[1808]]: attraverso un [[Invasione di Capri|attacco simulato]] sui due approdi di Marina Grande e Marina Piccola distolse l'attenzione degli inglesi dalla costa occidentale, da dove i francesi riuscirono a risalire la scogliera e a costringere i nemici alla resa e a far loro precipitare in mare un cannone, poi ritrovato sott'acqua nel 2000. Poco dopo la conquista di Capri, i privilegi della Certosa furono annullati da Murat, e il 12 novembre del [[1808]] i monaci furono obbligati a lasciare l'isola.
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==Note==
<references/>
==Bibliografia==
* {{Cita libro|cognome = Viceconti|nome = Raffaele|titolo = Il sacco di Lauria: vicende storiche del 1806-07|url = http://www.zanichelli.it/ricerca/storico/0000000013212/il-sacco-di-lauria/|edizione = Zanichelli|anno = 1903|cid = Viceconti1903}}
* {{Cita libro|cognome = Viceconti|nome = Raffaele|titolo = Vicende storiche della città di Lauria|url = http://www.librinlinea.it/titolo/vicende-storiche-della-citta-di-lauria/CUB0662900|anno = 1913|editore = Tip. Don Marzio|città = Napoli|cid = Viceconti1913}}
* {{Cita libro|autore = Autori vari|titolo = Dizionario delle battaglie|anno = 1968|editore = Mondadori|città = Milano|url = http://www.abebooks.it/servlet/BookDetailsPL?bi=1353853096 | cid = DizBatt}}
* {{cita libro| Tommaso | Pedìo | Brigantaggio meridionale: (1806-1863) | 1987 | Capone| | wkautore=Tommaso Pedio | url=http://books.google.it/books?id=QqhIAAAAYAAJ&q=%22mille+cittadini%22 | volume=2 | cid=Pedio}}
* {{Cita libro|cognome = Boccia|nome = Antonio|titolo = Massacro a Lauria. La resistenza antigiacobina in Basilicata (1799-1806)|editore = Il Giglio|città = Napoli|anno = 2006|isbn = 978-88-902010-1-1|url = http://www.editorialeilgiglio.it/articles.php?lng=it&pg=373|cid = Boccia|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20130601025554/http://www.editorialeilgiglio.it/articles.php?lng=it&pg=373}}
 
== Voci correlate ==