Gaio Giulio Cesare: differenze tra le versioni
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Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma [[Repubblica romana|repubblicana]] a quella [[Impero romano|imperiale]]. Fu dittatore (''dictator'') di Roma alla fine del [[49 a.C.]], nel [[47 a.C.]], nel [[46 a.C.]] con carica decennale e dal [[44 a.C.]] come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] il primo dei ''[[Vite dei Cesari|dodici Cesari]]'', in seguito sinonimo di [[imperatore romano]].<ref>{{cita|Svetonio|''Vite dei dodici Cesari'', ''Cesare''}}.</ref> Con la [[conquista della Gallia]] estese il dominio della ''res publica'' romana fino all'[[oceano Atlantico]] e al [[Reno]]; portò gli [[Esercito romano|eserciti romani]] a invadere per la prima volta la [[Britannia (provincia romana)|Britannia]] e la [[Germania (provincia romana)|Germania]] e a combattere in [[Spagna romana|Spagna]], [[Grecia romana|Grecia]], [[Egitto (provincia romana)|Egitto]], [[Ponto]] (attuale Anatolia nord-orientale) e [[Africa (provincia romana)|Africa]].
Il [[primo triumvirato]], l'accordo privato per la spartizione del potere con [[Gneo Pompeo Magno]] e [[Marco Licinio Crasso]], segnò l'inizio della sua ascesa. In base all'accordo, Cesare sarebbe stato eletto [[Console (storia romana)|console]] con l'appoggio politico di [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] e finanziario di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]]; in cambio, una volta [[Console (storia romana)|console]], avrebbe ratificato i provvedimenti presi in [[Oriente (regione geografica)|Oriente]] da [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]], avrebbe concesso le terre ai suoi veterani, e avrebbe avviato delle riforme a favore del [[Ordine equestre|ceto equestre]] per [[Marco Licinio Crasso|Crasso]]. Con il rinnovo del triumvirato, a [[Lucca]] nel [[56 a.C.]], fu riconfermato [[proconsole]] in [[Gallia Cisalpina]] (e [[Illyricum|Illirycum settentrionale]]), [[Gallia Narbonense]] e [[Gallia Comata]]. Dopo la morte di Crasso, caduto contro i [[Impero partico|Parti]] ([[Battaglia di Carre|Carre]], [[53 a.C.]]), Cesare si scontrò con Pompeo e la fazione degli ''[[Ottimati|optimates]]'' per il controllo dello Stato. Nel [[49 a.C.]], di ritorno dalla Gallia, guidò le sue legioni attraverso il [[Rubicone]] (sulla cui linea, nell'81 a.C., [[Lucio Cornelio Silla]] aveva spostato il confine del [[pomerio]] della città), pronunciando le celebri parole ''«[[Alea iacta est]]»'' e scatenando la [[Guerra civile romana (49-45 a.C.)|guerra civile]]. Sconfisse Pompeo a [[battaglia di Farsalo|Farsalo]] ([[48 a.C.]]) e successivamente gli altri ''optimates'', tra cui [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone l'Uticense]], in Africa e in Spagna, divenendo capo indiscusso di Roma.
Con l'assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e della politica romana, assicurandosi potere assoluto sulla Repubblica. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da [[Marco Giunio Bruto]], [[Gaio Cassio Longino]] e [[Decimo Giunio Bruto Albino|Decimo Bruto]], cospirò contro di lui, uccidendolo alle [[Cesaricidio|idi di marzo]] del [[44 a.C.]] (15 marzo 44). Nel [[42 a.C.]], appena due anni dopo il suo assassinio, il [[Senato romano|Senato]] lo [[Apoteosi|deificò]] ufficialmente, elevandolo a [[Religione romana|divinità]]. L'eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da [[Augusto|Ottaviano Augusto]], suo pronipote e [[Adozione nell'antica Roma|figlio adottivo]].<ref>{{cita|Nardi 2009|pp. 59-60}}; {{cita|Southern 2001|pp. 22-44}}
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