Deposito da naufragio
Un deposito da naufragio (castaway depot) è un deposito od una capanna collocata su un'isola deserta, solitamente situata in aree particolarmente remote rispetto ad altri centri abitati o insulari,[1] ma vicina a rotte commerciali. Molti di questi depositi furono fatti costruire e mantenuti per fornire risorse di emergenza e viveri ad eventuali naufraghi, che, nel periodo precedente alla diffusione delle radio e di altri mezzi di telecomunicazione, avrebbero potuto ritrovarsi a dover attendere anche per settimane o per mesi in un ambiente ostile prima di poter ricevere soccorso.[2]
Una serie di depositi da naufragio fu costituita dal governo della Nuova Zelanda sulle sue Isole sub-antartiche tra la fine del diciannovesimo secolo (i primi furono costruiti nel 1868) e l'inizio del ventesimo: la pericolosità delle acque e l'approssimativa posizione delle isole sulle carte nautiche, unite alla scarsa visibilità (il governo inglese non fece costruire fari fino agli anni quaranta) suggerì il provvedimento[3] dopo che diversi naufragi ebbero luogo nella zona, in special modo alle Isole Falkland: in uno di questi – il naufragio del Grafton – i pochi superstiti dovettero attendere nove mesi prima di poter essere tratti in salvo.[4]
I depositi contenevano razioni d'emergenza (carne essiccata e gallette), vestiti pesanti, coperte, attrezzi, medicine, legna da ardere, equipaggiamento da pesca, armi per cacciare. Oltre all'istituzione dei depositi, vennero portati e diffusi conigli e bovini in diverse isole disabitate, per creare riserve di animali da cacciare a favore degli eventuali naufraghi.[2]
In almeno cinque naufragi (tra il 1887 ed il 1908) i depositi facilitarono la sopravvivenza degli equipaggi; in un sesto caso (sull'Isola Antipodi, nel 1893), i naufraghi non trovarono il deposito che era presente sull'isola.[5]
La rete dei depositi venne mantenuta attiva con continuità tra il 1877 ed il 1929 e verificata ad intervalli regolari (in media una volta ogni 6 mesi) dai pattugliatori d'altura della marina neozelandese, fino a quando lo sviluppo delle telecomunicazioni e la modifica delle rotte commerciali subantartiche li resero superflui.
Note
modifica- ^ (EN) Malcolm R. Clark e Paul Richard Dingwall, Conservation of Islands in the Southern Ocean: A Review of the Protected Areas of Insulantarctica, IUCN, 1985, pp. 61, 63, 77, 92, ISBN 9782880325039. URL consultato l'11 novembre 2017.
- ^ a b (EN) corporatename = New Zealand Department of Conservation (DOC), Historic Antipodes Island Castaway Depot, su doc.govt.nz. URL consultato l'11 novembre 2017.
- ^ Madelene Allen, Wake of the Invercauld : shipwrecked in the sub-Antarctic : a great-granddaughter's pilgrimage, McGill-Queen's University Press, 1997, p. 54, ISBN 0908988028, OCLC 37195065.
- ^ (MI) New Zealand Ministry for Culture and Heritage Te Manatu Taonga, 6. – Subantarctic islands – Te Ara Encyclopedia of New Zealand, su teara.govt.nz. URL consultato l'11 novembre 2017.
- ^ Te Papa - Tai Awatea / Knowledge Net - Castaway suit, su tpo.tepapa.govt.nz. URL consultato l'11 novembre 2017.
Voci correlate
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