Domenico Mittica

politico italiano

Domenico Mittica (Sant'Ilario dello Ionio, 11 luglio 1894Greggio, 12 gennaio 1944) è stato un generale e politico italiano, veterano della prima guerra mondiale, della guerra d'Etiopia e della guerra di Spagna, si distinse anche durante la seconda guerra mondiale combattendo durante la campagna di Grecia e quella di Russia. Dopo la caduta del fascismo aderì alla Repubblica Sociale Italiana, entrando nella Guardia Nazionale Repubblicana e fu uno dei giudici del processo di Verona contro sei membri del Gran consiglio del fascismo che, nella seduta del 25 luglio 1943, avevano sfiduciato il Duce dalla carica di Presidente del Consiglio. Decorato con quattro Medaglie d'argento, una di bronzo e tre Croci di guerra al valor militare.

Domenico Mittica

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
Durata mandato23 marzo 1939 –
2 agosto 1943
LegislaturaXXX
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPNF
Titolo di studiolaurea
Domenico Mittica
NascitaSant'Ilario dello Ionio, 11 luglio 1894
MorteGreggio, 12 gennaio 1944
Cause della morteIncidente stradale
Luogo di sepolturaCimitero monumentale di Torino
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Repubblica Sociale Italiana (bandiera) Repubblica Sociale Italiana
Forza armata Regio esercito
Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
Guardia Nazionale Repubblicana
ArmaFanteria
CorpoCorpo Truppe Volontarie
GradoConsole generale
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Guerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
Campagna di Russia
Campagna d'Italia
BattaglieBattaglia del Monte Cengio
Battaglia dell'Amba Aradam
Battaglia dell'Ebro
Comandante di63ª Legione CC.NN. d'Assalto "Tagliamento"
Decorazionivedi qui
dati tratti da Generals[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Biografia

modifica

Nacque a Sant'Ilario dello Ionio, provincia di Reggio Calabria, l'11 luglio 1894, figlio di Giuseppe e di Teresa Palmisani.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, come sottotenente di complemento arriva in zona di operazioni il 17 agosto.[3] Il 3 giugno 1916, inquadrato nel 212º Reggimento fanteria "Pescara", cade prigioniero di guerra durante la battaglia del Monte Cengio, decorato con la prima Croce di guerra al valor militare.[3] Liberato dopo la fine della guerra, rientra in Patria il 26 novembre 1918, e nell'aprile 1920 si iscrive alla facoltà di ingegneria dell'università di Messina.[2] Alla fondazione del Fascio di Reggio Calabria, avvenuta il 3 ottobre 1920 aderisce al movimento fascista e l'anno seguente si trasferisce a Torino, dove successivamente si laurea in ingegneria presso il locale Politecnico.[N 1][2] Partecipa alla Marcia su Roma,[2] e subito dopo si arruola nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.). Sul finire del 1925 viene nominato segretario del GUF torinese, incarico che ricoprì fino alla fine del 1929, quando fu sostituito da Guido Pallotta.[3] Durante l'incarico di segretario e tra i promotori del periodico del Guf torinese, Rivista Universitaria.[3]

Nel 1931 viene nominato componente del Direttorio del Fascio, e nel 1933 è fra gli organizzatori dei Giochi mondiali universitari.[2] Allo scoppio della guerra d'Etiopia, il 23 settembre 1935 parte volontario per l'Africa Orientale Italiana con il grado di seniore, in forza al comando della 4ª Divisione CC.NN 3 Gennaio.[3] Partecipa alla battaglia dell'Amba Aradam che aprì le porte all’ingresso del 1º Corpo d’armata sull'Amba Alagi.[3] Decorato con una seconda Croce di guerra al valor militare, assume poi il comando del 215º Battaglione CC.NN.,[2] che mantiene fino al termine delle operazioni.[3]

Al suo rientro a Torino assume il comando della 1ª Legione universitaria "Principe di Piemonte". Sposato, e con un figlio, poco dopo parte nuovamente volontario per combattere nella guerra di Spagna al comando del I Battaglione "Sierra Avila" del 1º Reggimento "Frecce azzurre" dell'omonima divisione.[3] Prende parte alla battaglia dell'Ebro, distinguendosi nel combattimento di Mirablanca (28 marzo 1938), e promosso Console per meriti di guerra rientra in Italia decorato con tre Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare.[3]

Rientrato in Italia nel 1939, riprende il comando della 1ª Legione universitaria ed entra a far parte del Direttorio del Fascio di Torino.[3] Per la sua carriera quasi ventennale nel Partito Nazionale Fascista gli viene concessa la Sciarpa Littorio.[3]

La partecipazione del Regno d'Italia alla seconda guerra mondiale comporta il suo richiamo in servizio nella MVSN, per assumere il comando della 45ª Legione CC.NN d'Assalto "Alto Adige" che sbarcò a Durazzo il 30 dicembre 1940.[3] Inquadrata nella 11ª Divisione fanteria "Brennero", parte del XXV Corpo d'armata, la legione partecipa ai combattimenti sul fronte sud. Nel corso dell'offensiva lanciata dall'esercito greco su Tepeleni (9-12 febbraio 1941), la sua legione assieme al 231° e 232º Reggimento fanteria, oppone una strenua resistenza. La Divisione "Brennero" che nel corso della battaglia dell'Epiro, iniziata il 7 aprile e conclusasi il 23 dello stesso mese, rompe le difese nemiche del Kurvelesh dopo quattro giorni di furenti combattimenti.[3] Con la caduta in mano tedesca di Salonicco e la conquista italiana di Coriza e Argirocastro terminarono i combattimenti sul fronte italo-greco con la richiesta di armistizio da parte dei generali greci.[3]

Rientrato a Torino al termine della campagna di Grecia, nell'agosto 1941 assume la direzione del periodico quindicinale Vent’anni, sostituendo Ather Capelli. Il 6 giugno 1942 sostituisce Niccolò Nicchiarelli alla testa della 63ª Legione CC.NN. d'Assalto "Tagliamento", impegnata sul fronte russo in forza al XXXV Corpo d'armata, venendo decorato con la terza Croce di guerra al valor militare e una quarta Medaglia d'argento al valor militare, e con la Croce di Ferro di seconda classe tedesca.[3]

Nei primi giorni del mese di dicembre 1942 lascia il comando della "Tagliamento" rientrando in Italia, giungendo a Torino il 18 dello stesso mese. Qui diviene docente di Cultura militare presso la Regia Università di Torino su incarico del Ministero dell'educazione nazionale.[3] Il 4 maggio 1943 Mussolini lo nomina ispettore del PNF alle dirette dipendenze del Segretario nazionale del Partito, ma il 25 luglio, con la caduta del fascismo decade da tutti i suoi incarichi. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana entrando nel Partito Fascista Repubblicano torinese, e diviene componente del primo triumvirato federale.[3] Il 23 ottobre gli giunge la nomina a Console generale e a Comandante della I Zona Camicie nere, poi rinominata I Zona Guardia Nazionale Repubblicana.[3]

Chiamato direttamente da Mussolini quale membro del collegio giudicante[N 2] del processo di Verona contro sei membri del Gran consiglio del fascismo che, nella seduta del 25 luglio 1943, avevano sfiduciato il Duce dalla carica di Presidente del Consiglio, rimase a Verona fino al termine del procedimento.[3]

Alle 18:00 del giorno 12 gennaio 1944, di ritorno da Verona, mentre percorreva insieme al suo ufficiale d'ordinanza, centurione Clemente Fabiani, l'autostrada Milano–Torino a bordo di una Fiat 1500 condotta dall'autista Giacomo Ponte, giunta all'altezza del casello di Greggio, la macchina, a causa dello scoppio di uno pneumatico si capovolse, precipitando lungo la scarpata laterale della strada.[3] Mentre il centurione e l’autista rimasero gravemente feriti e furono ricoverati immediatamente presso l'ospedale di Novara egli, che aveva battuto violentemente la testa, perse la vita e il suo corpo fu trasportato all'ospedale di Vercelli dove ricevette l'omaggio delle autorità.[3] La salma fu successivamente tumulata nel cimitero monumentale di Torino, dove si trova tuttora.[3]

Onorificenze

modifica
«Comandante di Battaglione incaricato di completare l’occupazione di una importante dorsale, le cui cime, rocciose ed insidiose, erano state più volte occupate e perdute, risolveva di agire con una serie di colpi di mano, da lui personalmente condotti. Messosi pertanto alla testa di un centinaio di uomini, snidava, con una serie di irruenti lotte a bombe a mano, gli avversari annidati sulla intera dorsale che il grosso del suo battaglione occupava definitivamente. Mirablanca 28 marzo 1938
«Comandante di battaglione di primo scaglione, travolse, in giornata di aspro combattimento, due linee di difesa nemiche e ne attaccò una terza formidabilmente apprestata a difesa. Nonostante le forti perdite, riuscì a raggiungere, col suo battaglione, la linea più avanzata di tutte le truppe operanti, di continuo esempio ai suoi reparti per sprezzo del pericolo e per ardimento. In un’azione successiva contro le stesse posizioni respinse due furiosi contrattacchi nemici e rinnovò in circostanze molto serie, le prove di ardimento date precedentemente, dimostrandosi capo tenace, valoroso e trascinatore. Monleone, 19-21 luglio 1938
«Comandante di battaglione valoroso, ardito, ricevuto ordine di occupare una posizione fortemente tenuta dal nemico e comprendente un importante e vitale incrocio stradale, alla testa del suo battaglione, procedeva arditamente alla conquista degli obbiettivi assegnatigli, travolgendo con una manovra audace le difese nemiche. In un’altra circostanza, in un momento in cui i battaglioni di primo scaglione venivano arrestati dal nemico deciso e baldanzoso, col proprio battaglione si offriva di scavalcare la linea per assaltare il nemico da un fianco. La sua azione fulminea provocava il cedimento e la resa del nemico, con la cattura di trecento prigionieri. Catalana – Texeras – Rocca Tommasan, 5-9 gennaio 1939; Casa Escluela 4-5 febbraio 1939
«“Comandante di un Gruppo battaglioni Camicie Nere, durante più giorni di intensi apri combattimenti, nonostante i suoi due battaglioni fossero decentrati presso altre unità, si recava in mezzo ai suoi reparti, mentre più infuriava la battaglia, apportando con la sua presenza animatrice nuovo vigore alla lotta. Riassunto il comando del Gruppo in un momento particolarmente critico del combattimento, mercé la sua perizia e il suo personale valore contribuiva efficacemente alla resistenza del settore affidato alla difesa delle sue Camicie Nere, riuscendo a contenere il travolgente impeto di forze nemiche notevolmente superiori. Tachebotarewskij, 21-25 agosto 1942
«Con perizia attaccava una posizione fortemente presidiata dal nemico e la conquistava con ardito assalto. Con i primi arditi balzava anche lui. Magnifica figura di valoroso combattente e di fascista. Quota 806 di Aguilò, 16 gennaio 1939
«Comandante di un plotone in posizione di capitale importanza, seppe, col proprio esempio, ottenere il massimo rendimento dai suoi dipendenti, opponendo all’avversario una tenace resistenza. Cima di Monte Cengio (Altipiano di Asiago), 28 maggio–8 giugno 1916
«Comandante di battaglione lo guidava in combattimento con perizia e valore. Amba Aradam, 12-16 febbraio 1936
«Comandante di un gruppo battaglioni camicie nere a stretto contatto con l’avversario, durante un’azione di contrattacco nemico che metteva in seria crisi un reparto uscito in esplorazione, con azione di comando forte e decisa riusciva prima a contenere e poi a ricacciare l’avversario oltre le posizioni di partenza. Schterowka (fronte russo), 17 luglio 1942
— Regio Decreto 21 aprile 1940[4]

Onorificenze estere

modifica
«Comandante di Gruppo Btg. CC.NN. impegnato in apri combattimenti durante quattro mesi di ciclo operativo, dava brillanti prove di capacità di comando e sereno ardimento. Sferratosi l’attacco nemico per sfondare le nostre posizioni sul Don, impegnava decisamente il combattimento in cui, dal 20 al 25 agosto, le sue Camicie Nere furono protagoniste di epiche pagine di valore. Infranta l’offensiva dell’avversario, sempre alla testa dei suoi Legionari manteneva saldamente le posizioni assegnate, incurante di ogni sacrifizio e sprezzante di ogni pericolo, animatore di uomini e suscitatore di fede. Fronte russo, 28 ottobre 1942
— 28 ottobre 1942

Annotazioni

modifica
  1. ^ Nel 1929, otterrà la laurea di Dottore di Ingegneria Industriale Meccanica (sezione elettrotecnica).
  2. ^ Oltre a lui vi erano: Presidente del tribunale, Aldo Vecchini (avvocato, Console della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) ed ufficiale superiore dell'esercito); come Pubblico Accusatore, Andrea Fortunato (docente di diritto) e come Magistrato Inquirente, Vincenzo Cersosimo. I giudici furono: il generale Renzo Montagna, l'avvocato Enrico Vezzalini; l'operaio Celso Riva ex sansepolcrista, il seniore della Milizia Otello Gaddi, il console della Milizia Vito Casalinuovo e il professore Franz Pagliani. Membri supplenti: Ferdinando Collu, console, Pietro Calia, console, Guido Guidi, console.
  1. ^ Generals.
  2. ^ a b c d e f Civico 20 News.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Associazione Culturale Pensiero e Tradizione.
  4. ^ Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.277 del 27 novembre 1940, pag.5.
  5. ^ Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.306 del 30 dicembre 1941, pag.34.

Bibliografia

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica