Ghijak
Il ghijak (o ghidjak, ghichak, gidzhak, gijak e g'ijjak) è un cordofono diffuso nell'Afghanistan settentrionale e nei paesi dell'Asia centrale abitati dai turkmeni, uzbeki, tagiki, uiguri e caracalpachi.[1]
Ghijak | |
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Un ghijak esposto al Museo Ziyodullo Shahidi di Dushanbe, in Tagikistan | |
Informazioni generali | |
Origine | Asia centrale |
Classificazione | Cordofoni composti, con corde parallele alla cassa armonica, ad arco |
Famiglia | Viole da braccio |
Uso | |
Musica dell'Asia Centrale |
Storia e descrizione
modificaDi origini ignote, le prime descrizioni del ghijak risalgono ai manoscritti del X secolo, i quali affermano che il ponte (harrak) dello strumento veniva costruito con i gusci di mandorle.[1] Anche il poema Drakht-i Asurig del III-IV secolo ne fa menzione, seguito dai trattati di Al-Farabi (X secolo), 'Abd ul-Qadir Marâghî (XIV-XV secolo), Ali-Shir Nava'i e Darwesh ‘Ali Changi.[2]
Le sembianze dei ghijak costruiti nel XX secolo non differiscono da quelle degli analoghi raffigurati nelle miniature persiane del XV secolo. Nel XIX secolo in Uzbekistan venivano prodotti ghijak a due, tre, quattro o sette corde, ma nel secolo successivo permasero solo gli esemplari a quattro corde.[1] Tra i tagiki del Pamir è diffusa la versione con due corde.[2]
Il ghijak somiglia al persiano kamancheh: possiede un manico corto e senza tasti, un risonatore sferico con cassa armonica in pelle e tre o quattro corde. Nell'Afghanistan settentrionale lo strumento possiede un collo rotondo dipinto con colori vivaci che sporge attraverso il risonatore, con una punta di ferro lunga 8-10 cm. Le scanalature della parte superiore del manico formano due piroli laterali, mentre il risonatore consiste in una grande lattina quadrata. Il manico ha due corde metalliche e l'arco di crine di cavallo è legato ad un bastone ricurvo. Nella stessa area è diffusa una variante più moderna con un risonatore in legno di noce o di gelso, un ventre di pelle e otto corde con piroli lungo il lato del manico.[1]
Il ghijak viene sia suonato per esibizioni da solista che per accompagnamento vocale.[1] La melodia viene duplicata secondo il principio dell'eterofonia.[2]
Note
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