Lo Spettatore, rassegna letteraria, artistica, scientifica e industriale fu un settimanale culturale pubblicato a Firenze dal 4 febbraio 1855 al 3 ottobre 1858 [1][2] nº40. Riprese le pubblicazioni con il nome Lo Spettatore Toscano, nº1 del 10 ottobre 1858[3], ma dal nº2 del 17 ottobre 1858 si chiamò Lo Spettatore Italiano e fu pubblicato fino al nº48 del 20 luglio 1859[4].

Lo Spettatore
Stato Granducato di Toscana
Linguaitaliano
Periodicitàsettimanale
Genereattualità e cultura
FondatoreCelestino Bianchi
Fondazione1855
Chiusura1859
SedeFirenze
DirettoreCelestino Bianchi
 
Il primo numero dello «Spettatore» con l'editoriale di Celestino Bianchi.

Fondato e diretto da Celestino Bianchi[5] fu stampato dalla Barbera, Bianchi e Comp. Tipografi editori[6] a Firenze, casa editrice che in seguito divenne la Casa Editrice Barbèra. Costava all'epoca una lira il singolo numero, l'abbonamento trimestrale era di 8 lire a Firenze, in Toscana e Napoli 9 lire, nelle altre provincie d'Italia 10 lire e all'estero 11 lire[7].

Lo Spettatore ha l'ambizione di essere il centro del sapere toscano in tutte le discipline[8] e di diffonderle in Toscana. Non si pone limiti: argomenti letterari, Belle Arti, dottrine speculative, economiche, morali, storiche, sociali, scienze fisiche naturali ed esatte. Con l'intento di indicare agli uomini che vorranno ravvicinarle e paragonarle fra loro, in che consistano i progressi reali dello spirito umano in tutte le sfere del suo dominio[8]. Ma Lo Spettatore non vuole essere solo toscano e guarda ampiamente al resto d'Italia, comprenda nelle sue cure tutta la Patria Italiana[8] con collaboratori e corrispondenti di tutte le regioni, così come guarda ciò che viene pubblicato in Francia, Inghilterra e Germania. Opera di decoro e di utile patrio[8] così definisce il direttore Celestino Bianchi l'opera del periodico nell'editoriale sul primo numero, invocando la collaborazione di tutti quelli che vorranno darci una mano amica[8].

Collaborarono a Lo Spettatore: Niccolò Tommaseo, Giovan Battista Niccolini, Ruggiero Bonghi, Carlo Lorenzini, Francesco De Sanctis, Atto Vannucci, Cesare Guasti[6], Agostino Saredo, Alessandro D'Ancona, Marco Minghetti, Bartolomeo Trinci, Ermolao Rubieri, Augelo Conti, Virginio Angeli pseudonimo di Piero Puccioni[9], Stanislao Bianciardi, Leopoldo Galeotti, Emilio Frullani, Emilio Visconti Venosta, Silvestro Centofanti, Rosalia Amari, Olindo Bai-Santi, Enrico Nencioni, Paolo Emilio Giudici, Francesco Domenico De Santis, Giulio Carcano, Francesco Silvio Orlandini, Vincenzo Salvagnoli, Cesare Donati, Angelica Palli, Pietro Selvatico, Camillo Boito, Giosuè Carducci[10].

Lo Spettatore non ebbe il successo sperato [6] nonostante le ambizioni e la collaborazione di personaggi famosi. La delusione di Gaspero Barbèra è grande, l'editore scrive a Tommaseo il 24 gennaio 1855 per proporgli di collaborare al periodico perché oltre al grido che avrebbe il giornale, la nostra stamperia si farebbe conoscere con minor tempo di quello che ci vorrebbe a stampare cose indifferenti per commissione [11]. Nonostante il successo letterario il periodico non vende abbastanza. Dal gennaio 1856 il periodico viene stampato dalla tipografia di Federico Bencini[6]. Carlo Cattaneo lo definisce il Miglior giornale d'Italia [12] anche se sarebbe stato inferiore al suo modello, Il Crepuscolo milanese[12]. Uno dei più importanti periodici fiorentini di quel tempo... che ...cercò di dare... ...un quadro completo delle condizioni intellettuali e materiali di tutta la penisola [13]. Fu tra le riviste fiorentine, la più bella e più seria[10].

Lo Spettatore fu manzoniano [14] come affermò Giuseppe Chiarini: Lo Spettatore, diretto da Celestino Bianchi, rappresentava la letteratura manzoniana e romantica, con intendimenti liberali prudentemente dissimulati [15]. Su di esso Ruggero Bonghi pubblicò sedici lettere in risposta ad alcune critiche rivoltegli dal D'Ancona per la traduzione di Aristotele[16]. Le lettere vennero pubblicate sotto il titolo, scelto dal direttore de Lo Spettatore Celestino Bianchi, Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia [16][17]. Le lettere vennero scritte a Stresa dopo che Bonghi ebbe un colloquio con Manzoni e in seguito pubblicate insieme in volume nel 1856 [18] e trattavano il problema della lingua[16].

  1. ^ Fiche Biblioteca Nazionale Centrale Firenze, su opac.bncf.firenze.sbn.it. URL consultato il 27 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  2. ^ Gaetano Badii, Rassegna Storica del Risorgimento, 1921, p. 639. Rassegna Storica del Risorgimento 1921, su risorgimento.it. URL consultato il 27 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  3. ^ Fiche Biblioteca Nazionale Centrale Firenze, su opac.bncf.firenze.sbn.it. URL consultato il 27 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  4. ^ Fiche Biblioteca Nazionale Centrale Firenze, su opac.bncf.firenze.sbn.it. URL consultato il 27 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  5. ^ Giorgio Mori e Pero Roggi, Firenze 1815-1945, un bilancio storiografico, Firenze, Le Monnier, 1990, p. 268.
  6. ^ a b c d Milva Maria Cappellini, Aldo Cecconi e Paolo Fabrizio Iacuzzi, La rosa dei Barbera, Firenze, Giunti Editore, 2012, p. 27.
  7. ^ Levi Giuseppe e Ersdra Pontremoli, L'educatore israelita: giornale di letture per le famiglie israelite, anno terzo, Vercelli, Tip. e Lit. Degaudenzi, 1855, p. 191-192.
  8. ^ a b c d e Lo Spettatore n°1 del 4 febbraio, Firenze, 1855.
  9. ^ Ferdinando Martini, Confessioni e ricordi, Firenze, R. Bemporad & figlio, 1922, p. 179.
  10. ^ a b Gaetano Badii, Rassegna Storica del Risorgimento, 1921, p. 639.
  11. ^ Carteggio Tommaseo Barbera, Collezione d'autografi Biblioteca Nazionale Centrale Firenze, citato in Milva Maria Cappellini, Aldo Cecconi e Paolo Fabrizio Iacuzzi, La rosa dei Barbera, Firenze, Giunti Editore, 2012, p. 28.
  12. ^ a b Paolo Ciampi, Firenze e i suoi giornali: storia dei quotidiani fiorentini dal 700 ad oggi, Firenze, Polistampa, 2002, p. 143.
  13. ^ Clementina Rotondi, I Lorena in Toscana, convegno internazionale di studi, Firenze, L. S. Olschki, 1989, p. 179.
  14. ^ Raffaele Gaetano, L'autore mio prediletto: in margine al leopardismo di Giuseppe Chiarini, Rubbettino Editore, 2001, p. 45 (nota n°25).
  15. ^ Giuseppe Chiarini, Memorie della vita di Carducci, Firenze, G. Barbèra Editore, 1907, p. 354. Testo su Internet Archive, su archive.org. URL consultato il 30 novembre 2013. Testo su Classici italiani, su classicitaliani.it. URL consultato il 30 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  16. ^ a b c Giuseppe Acocella, Per una filosofia politica dell'Italia civile, Rubbettino Editore, 2001, p. 121.
  17. ^ aavv, La Letteratura italiana: Storia e testi, Volume 8,Parte 1, Bari, Laterza, 1975, p. 348.
  18. ^ Ruggero Bonghi, Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia, Milano, Colombo e Perelli, 1856. Testo su Internet Archive, edizione 1884, su archive.org. URL consultato il 30 novembre 2013.