Lazzaretto di Ancona

edificio storico di Ancona
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Il Lazzaretto di Ancona, detto anche Mole Vanvitelliana, è un edificio di Ancona progettato dall'architetto Luigi Vanvitelli. Sorge su di un'isola artificiale pentagonale situata all'interno del porto. È collegato alla terraferma da tre ponti e occupa una superficie di 20.000 m². Il canale che lo divide dalla terraferma è detto mandracchio.

Lazzaretto di Ancona
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàAncona
IndirizzoBanchina Giovanni da Chio, 28
Coordinate43°36′51.54″N 13°30′13.51″E
Informazioni generali
Condizionirestaurato a partire dal 1997
Costruzioneprimo XVIII secolo
UsoMostre ed Eventi culturali
Realizzazione
ArchitettoLuigi Vanvitelli
ProprietarioComune di Ancona

Caratteristiche e architettura

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Prospetto del lazzeretto d'Ancona (incisione di Giuseppe Vasi - 1739)

Originariamente si raggiungeva solamente attraverso imbarcazioni. Il rifornimento idrico era assicurato da una rete sotterranea di cisterne. L'acqua si attingeva attraverso tre pozzi, situati attorno al piccolo tempio neoclassico dedicato a San Rocco (protettore dalla peste e dalle epidemie), presente al centro del cortile interno. Il tempietto è aperto sui 5 lati, ciò consentiva alle persone rinchiuse nelle stanze che si affacciavano sul cortile di assistere alla messa senza entrare in contatto gli uni con gli altri e con l'officiante.

Il luogo poteva ospitare fino a 2.000 persone, oltre ad una grande quantità di merci. Nella parte interna dell'edificio si trovano i locali del Lazzaretto vero e proprio, che erano destinati alla quarantena, mentre le stanze nella parte esterna erano usate come deposito della merce. Verso il mare aperto il lazzaretto è fornito di un rivellino, progettato per la difesa militare del porto. Dunque fin dalla sua origine l'opera fu progettata come una struttura polifunzionale: magazzino portuale, luogo di quarantena, fortificazione.

Portale d'ingresso

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Il portale d'ingresso al Lazzaretto

Completamente realizzato in pietra d'Istria, il portale è situato al di fuori delle mura del Lazzaretto. L'ordine architettonico impiegato è la variante del tuscanico secondo il Vignola. Il disegno della porta - inquadrato entro due lesene, affiancate da mezze lesene e lesene angolari - è fortemente caratterizzato dall'uso del bugnato: simbolicamente sta a rappresentare l'idea di fortificazione a difesa del porto e di lazzaretto, ossia luogo di confinamento e d'isolamento per merci e persone separato dal resto della città. Pure in bugnato è la piattabanda, che si sostituisce - per conferire al portale un ulteriore aspetto massiccio, oltre che meno celebrativo - alla più canonica forma dell'arco.

Particolare è anche la sua forma trapezoidale, ricollegabile ad esempi vitruviani riguardo l'architettura etrusca e più solida di una normale porta rettangolare, sia dal punto di vista simbolico che statico. Sormonta la soglia al di sotto della cornice una targa priva di iscrizioni; quest'ultima si sovrappone ad un festone che corre fin sopra la piattabanda, al pari di quanto si può vedere nell'attico dell'Arco Clementino, sempre del Vanvitelli. Per via della sua forma concava e dello stemma papale di Pio VI posto al centro, l'attico posto sull'ingresso alla Mole Vanvitelliana ricorda invece soluzioni simili ai colonnati dorici di piazza San Pietro a Roma.

Fino al secolo scorso, il livello del passaggio era situata più in basso. In seguito alla realizzazione del ponte che collega il Lazzaretto alla terraferma, per sopperire alla differenza d'altezza, parte del basamento del portale venne interrato. Per cui, al giorno d'oggi il suo aspetto appare più schiacciato, annullando dunque lo slancio originario dell'intera architettura.

Tempietto di San Rocco

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Il tempietto di San Rocco

Il Tempietto, situato al centro del cortile del Lazzaretto, è una piccola chiesa di forma pentagonale costruita in pietra d'Istria, di ordine dorico.

Similmente all'Arco Clementino, costruito negli stessi anni, sempre da Vanvitelli, all'estremo opposto del porto, la trabeazione, oltre a essere intervallata da triglifi e metope, esibisce come in quella ionica una serie ordinata di dentelli. La configurazione esterna è guidata da saldi pilastri angolari a cui si addossano delle lesene; l'architrave a due fasce segue l'impaginato sottostante, a chiusura di cinque aperture rettangolari comprese entro i pilastri. La configurazione interna è invece più semplice ed ingentilita da cinque coppie di colonne. Un ovale in marmo, addossato alla coppia di colonne in direzione nord e con la rappresentazione della Vergine Maria con il Bambino e San Rocco, è posta sopra al luogo in cui sorgeva l'altare.

La cupola è cassettonata ad esagoni e le colonne, attraverso dei costoloni appena accennati, convergono idealmente nella figura di un pentagramma, il quale rimanda a significati numerologici. La calotta esterna della cupola si appoggia su di un tamburo, il quale si raccorda dolcemente alla trabeazione dorica sottostante attraverso delle elaborate volute ornate con foglie d'acanto. Tra una voluta e l'altra, delle grandi specchiature ospitano dei festoni decorati con alloro. Conclude il tutto un piccolo piedistallo dal quale si eleva una semplice croce.

Al centro del pavimento è posto il coperchio della grande cisterna di acqua potabile, ottenuta filtrando l'acqua piovana dei tetti.

L'architetto Luigi Vanvitelli disegnò l'edificio in un periodo di transizione tra il Barocco e il Neoclassicismo: fece i lati del Tempietto aperti, affinché le persone chiuse in quarantena dalle loro stanze potessero assistere alla messa, al fine di evitare possibili epidemie, seguendo dunque dettami molto moderni all'epoca di stampo illuministico. La pianta del Tempietto, inoltre, attraverso la sua conformazione a pentagono, rappresenta la geniale sintesi della ricerca cinquecentesca e seicentesca sull'edificio di culto a pianta centrale: non è più una planimetria che gioca sul tema del quadrato e del cerchio, ma la protagonista assoluta, capace di muoversi in più che quattro direzioni, conquistando l'ambiente che circonda l'edificio.

La storia del monumento

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Il Lazzaretto durante il restauro del tetto dell'ala sud-ovest
 
Il Lazzaretto durante il restauro dell'ala sud-est

Nei primi decenni del XVIII secolo il porto e la città di Ancona cominciarono a vivere un periodo di grande sviluppo economico, grazie alla concessione del porto franco da parte di papa Clemente XII. Questi decise di migliorare le condizioni del porto di Ancona ed affidò l'incarico a Vanvitelli, architetto che in seguito sarebbe divenuto famoso per la progettazione della Reggia di Caserta. Il Vanvitelli ridisegna completamente il porto, rispettandone la forma naturale ed anzi traendo ispirazione da essa. Progetta così il molo Nuovo (ora parte del molo Nord) e il nuovo Lazzaretto, su un'isola artificiale pentagonale da lui realizzata nella zona meridionale del porto. I lavori iniziano il 27 luglio 1733 e terminano dieci anni dopo.

Originariamente il Lazzaretto era una costruzione con funzioni diverse: lazzaretto di sanità pubblica, fortificazione a difesa del porto, deposito per le merci, protezione del porto dall'azione delle onde. Salvaguardava la salute pubblica ospitando depositi ed alloggi per merci e persone in quarantena, che arrivavano al porto da zone ritenute non sicure: per questo fu costruito su un'isola artificiale fuori dal territorio cittadino. Il suo fascino è dovuto anche alla sua forma geometrica, ricca di valori simbolici: in numerologia, il numero cinque, ricordando la mano, indica il potere dell'uomo di modificare la realtà circostante. Inoltre, il Lazzaretto si pone in relazione con la sovrastante Cittadella, con pianta stellare a cinque punte, e dunque anch'essa avente una forma basata sul numero cinque. Il luogo ha giocato un ruolo importante durante l'assedio degli austriaci alla città occupata dai francesi nel 1799 e nel corso della prima guerra mondiale.

Nel corso del tempo è stata usato anche come ospedale militare; nel 1884 cambia destinazione d'uso e diventa raffineria di zucchero. Durante le due guerre mondiali ritorna ad essere una cittadella militare; successivamente, nel 1947, diventa deposito di tabacchi. Nel 1997 il comune di Ancona ne acquisisce la proprietà ed inizia un restauro che sta ridonando al Lazzaretto il suo armonico aspetto originario, senza però cancellare completamente le modifiche più significative subite nel corso dei secoli. Ora il monumento viene usato per ospitare mostre temporanee ed altri eventi culturali; una parte di esso accoglie il Museo Tattile Omero.

Da quando è cessata la destinazione militare della struttura, si è cominciato ad indicare il monumento anche con l'espressione Mole Vanvitelliana e non con il termine Lazzaretto, da sempre usato, sia in ambito colto (dallo stesso Vanvitelli), sia a livello popolare. Il rivellino ospita la società sportiva SEF Stamura e la base nautica dell'Istituto nautico Elia. Nell'angolo sinistro esterno della Mole lato porta Pia si trova una targa in bronzo, in ricordo dello sventato attacco di sabotatori asburgici al porto di Ancona nel 1918.

Il Lazzaretto ed il Risorgimento

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Il Lazzaretto è stato anche il luogo dove 25 ottobre 1853 gli austro-pontifici hanno fucilato 9 patrioti risorgimentali: Antonio Biagini, Lodovico Balducci, Pietro Cioccolanti, Giovanni Dell'Onte, Giovanni Galeazzi, Ciriaco Giambrignoni, Andrea Papini, Vincenzo Rocchi, Pietro Rossi.[1]

La Prima guerra mondiale e lo sventato attacco del 1918

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Incursione austriaca ad Ancona.

All'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale l’opera del Vanvitelli fu bombardata e danneggiata durante l’attacco nella notte del 24 maggio 1915 ad opera della flotta asburgica.

Nella notte del 5 aprile 1918 un gruppo di circa sessanta assaltatori della marina asburgica sbarcò di notte a nord di Ancona con l'intento di affondare le navi italiane presenti nel porto di Ancona e poi fuggire con i MAS (Motoscafi Armati Siluranti). Infatti, dal 12 febbraio 1918, le acque antistanti il Lazzaretto di Ancona divennero la base di una squadriglia di MAS, imbarcazioni d'assalto della Regia Marina, al comando dell'allora capitano di corvetta Luigi Rizzo. L'audace impresa era stata concepita dal comando della Marina austro-ungarica come risposta alla cosiddetta "Beffa di Buccari" del febbraio precedente, che aveva avuto tra i protagonisti proprio Rizzo.

I sabotatori austriaci riuscirono a superare i controlli grazie all'oscurità e alla presenza di soldati istriani che parlavano italiano, ma all'altezza della Mole vennero fermati da due guardie di finanza che si erano insospettite, Grassi e Maganuco. Vi fu uno scontro a fuoco, durante il quale Grassi fu ferito, ma Maganuco riuscì a tenere impegnati gli assaltatori e a dare l'allarme; sul posto accorse una pattuglia di carabinieri comandata dal brigadiere Guadagnini, avvisato anche da due irredentisti che avevano disertato; i sabotatori allora si arresero.[2]

Due mesi dopo l'attacco austriaco, il 10 giugno 1918, dal porto di Ancona partì una piccola squadra di due MAS, comandata da Rizzo, scortata da due torpediniere, che si distinse in quella che fu forse la più importante operazione offensiva dell'Italia ai danni della Marina austro-ungarica durante la prima guerra mondiale, l'impresa di Premuda, che portò all'affondamento della corazzata SMS Szent István ("Santo Stefano").

Targa a ricordo

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«LE GUARDIE DI FINANZA GRASSI CARLO E MAGANUCO GIUSEPPE VIGILI SCOLTE[3] OSARONO OPPORSI CON LE ARMI A 59 MILITARI DELLA MARINA AUSTRIACA QUI GIUNTI DI SORPRESA NELLA NOTTE SUL 6 APRILE 1918 PER IMPADRONIRSI DEI MAS ORMEGGIATI NEL PORTO E SOSTENNERO DA SOLI UN CONFLITTO CRUENTO FINCHE’ CORSE ALLA TESTA DI UNA PATTUGLIA IL BRIGADIERE DEI RR. CC. GUADAGNINI ANARSEO CHE AUDACEMENTE INTIMO’ ED OTTENNE LA RESA DEI NEMICI.


I CITTADINI DI ANCONA MEMORI QUESTO RICORDO POSERO IV NOVEMBRE MCMXXVII»


Il Lazzaretto e gli eventi bellici

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Lazzaretto AN - segni di 4 cannonate a palla
 
Lazzaretto AN - segni di cannonate a palla
 
Lazzaretto AN - lesioni 1860 cannonate

Il Lazzaretto è stato interessato dagli eventi bellici del 1799 durante il periodo di occupazione francese di Ancona, del 1849 durante la Repubblica romana e del 1860 durante l’assedio della città da parte delle truppe piemontesi. In quest'occasione il Lazzaretto fu conquistato con un colpo di mano da parte dei bersaglieri del XVI battaglione del IV Corpo d’armata dell’Esercito Italo-piemontese e quindi, una volta in possesso piemontese, bombardato dal soprastante forte pontificio della Cittadella di Ancona, dal Molo, dalla vicina Porta Pia e dal Forte della Lanterna (ne rimane il basamento, nelle vicinanze della lanterna rossa del porto[4]). Anche queste strutture, come il Lazzaretto, furono colpite dal fuoco delle artiglierie e sono ancora presenti diversi segni lasciati dai proiettili del tempo.

Nelle mura esterne del Lazzaretto, nella parte in pietra bianca tra il ponte e il rivellino, è ancora possibile rilevare diverse lesioni di forma circolare e incavata originate da palle di cannone che colpivano quella zona del forte dal mare, anche se la datazione di tali lesioni belliche non può essere effettuata con certezza. Altre numerose lesioni causate da proiettili ottocenteschi sono ben visibili sul tratto di mura in mattoni sul lato con ingresso dal mare, di fronte al mercato del pesce. Anche in altri tratti di mura del pentagono è possibile vedere un minore numero di lesioni di cannoni di calibro medio-piccolo, come a sinistra dell'ingresso principale di fronte a Porta Pia, mentre sempre lato Porta Pia, sul muro esterno e nella parte alta di quello interno sono presenti molti segni lasciati da proiettili di fucileria, presumibilmente sparati dai soldati pontifici quando il Lazzaretto fu occupato dai bersaglieri[5].

Galleria d'immagini

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Il tempietto centrale di San Rocco

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  1. ^ 1815-1915 Le Marche, i marchigiani, il Risorgimento, l'Italia - a cura di M Carassai, N Lucantoni, M. Mazzoni - Istituto Gramsci - Affinità elettive - 2011 - ISBN 978-88-7326-166-7 - pag. 131
  2. ^ Lo Specchio della Città Aprile 2010 / Storia, su lospecchiodellacitta.it. URL consultato il 27 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2018).
  3. ^ scolte = sentinelle
  4. ^ cfr. Massimo Coltrinari, L’investimento e la presa di Ancona, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2010, pag. 159.
  5. ^ Altre lesioni belliche ottocentesche si possono osservare ad Ancona nel Parco della Cittadella, a Porta Pia, nel Duomo di Ancona e nell'Arco di Traiano.

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