Pietro Lacava

patriota e politico italiano (1835 – 1912)

Pietro Lacava (Corleto Perticara, 26 ottobre 1835Roma, 26 dicembre 1912) è stato un politico italiano.

Pietro Lacava

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato22 marzo 1867 –
26 dicembre 1912
LegislaturaX, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII
CollegioCorleto Perticara
Incarichi parlamentari
XI
  • Segretario della Commissione generale del bilancio (7 marzo 1872 - 19 ottobre 1873; 22 novembre 1873 - 20 settembre 1874)
  • Segretario dell'Ufficio di presidenza (15 novembre 1873 - 20 settembre 1874)

XII

  • Segretario dell'Ufficio di presidenza (23 novembre 1874 - 26 aprile 1876)
  • Segretario della Commissione generale del bilancio (28 novembre 1874 - 21 febbraio 1876)

XV

  • Vicepresidente della Commissione permanente per le elezioni (27 novembre 1882 - 27 aprile 1886)
  • Vicepresidente della Commissione generale del bilancio e dei conti amministrativi (29 novembre 1882 - 27 aprile 1886)

XVI

  • Vicepresidente della Giunta permanente per le elezioni (12 giugno 1886 - 4 settembre 1887)
  • Vicepresidente della Commissione generale del bilancio e dei conti amministrativi (23 novembre 1887 - 4 gennaio 1889)

XXII

  • Vicepresidente (18 aprile 1905 - 19 aprile 1907)
Sito istituzionale

Ministro delle poste e dei telegrafi
Durata mandato10 maggio 1889 –
6 febbraio 1891
PresidenteFrancesco Crispi

Ministro dell'agricoltura, dell'industria e del commercio
Durata mandato15 maggio 1892 –
15 dicembre 1893
PresidenteGiovanni Giolitti

Ministro dei lavori pubblici
Durata mandato29 giugno 1898 –
24 giugno 1900
PresidenteLuigi Pelloux

Ministro delle finanze
Durata mandato19 aprile 1907 –
11 dicembre 1909
PresidenteGiovanni Giolitti

Dati generali
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
ProfessioneAvvocato
Lapide commemorativa di Pietro Lacava presso la sua casa natale

Biografia

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Figlio di Domenico Giuseppe e Brigida Francolino, fu studente a Napoli e Latronico, dove frequentò i corsi di giurisprudenza dell'Arcieri. In questo ambito accademico conobbe ed ebbe rapporti con Giacinto Albini, con cui era legato da vincoli di parentela, e, nonostante la dichiarata fede borbonica della sua famiglia, divenne uno dei più attivi esponenti del movimento liberale.

Sposò Giulia Fittipaldi, di Anzi.

Nel 1857 fu, con Giuseppe Albini e Giuseppe Lazzaro, fra i fondatori del Comitato dell'ordine, che aveva come programma l'unità italiana sotto la monarchia sabauda. In veste di segretario del Comitato, organizzò l'importante dimostrazione degli studenti universitari del 6 aprile 1860 che si tenne a Napoli in largo di S. Francesco da Paola (oggi piazza del Plebiscito). A tale manifestazione parteciparono molti giovani lucani, fra cui il fratello di Pietro, Michele Lacava, Aurelio Casale di Spinoso, Graziano e Gerardo Marinelli di Abriola, Michele Del Monte di Moliterno.

Il 21 giugno 1860 fece parte del Comitato Centrale Lucano di Corleto Perticara e il 19 agosto, in seguito alla insurrezione della Basilicata, fu nominato segretario del Governo Protodittatoriale Lucano.

Divenuto vice-governatore a Lagonegro, represse le manifestazioni legittimiste dell'ottobre del 1860. Nell'aprile del 1861, in seguito alla repressione dei moti legittimisti scoppiati nel Melfese, sostituì Decio Lordi dalla carica di Intendente. Fu studioso economista, per molti anni fu presidente del Consiglio Provinciale della Basilicata. Partecipò alla discussione parlamentare della legge speciale sulla Basilicata.

Successivamente, divenne viceprefetto di Rossano. Dopo essere stato viceprefetto anche a Pavia, nel 1867 divenne questore di Napoli, carica dalla quale fu destituito per l'accusa di aver appoggiato il movimento garibaldino.

Nel 1868 fu eletto deputato parlamentare per il collegio di Corleto Perticara, che rappresentò per 14 legislature.

Massone, nel 1869 fu membro del Grande Oriente d'Italia all'Assemblea costituente di Firenze e nel 1871 a quella di Roma, nel 1872 fu rappresentante presso il Grande Oriente della Loggia "Emanuele De Deo" di Bari, negli anni ottanta fu affiliato alla Loggia "Propaganda Massonica" di Roma, nel 1896 fu tra i consiglieri delegati del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato presso il Grande Oriente d'Italia[1].

Nel 1876 fu chiamato a ricoprire la carica di segretario del Ministero dell'interno. Nel 1880 fece parte della commissione per lo studio della riforma elettorale.

Schieratosi con Francesco Crispi, il 10 marzo 1889 divenne ministro delle poste e dei telegrafi.

Fu poi ministro dell'agricoltura, dell'industria e del commercio dal 1892 al 1893 per il governo Giolitti I e ministro dei lavori pubblici per il governo Pelloux II dal 1898 al 1900. Dopo essere stato vicepresidente della Camera dei deputati dal 1905 al 1907, divenne ministro delle finanze nel governo Giolitti III dal 1907 al 1909.

Fece parte della commissione per esaminare il trattato di Losanna per i rapporti con la Turchia.

  1. ^ V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, p.161.

Bibliografia

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  • Tommaso Pedio, Dizionario dei patrioti lucani: artefici e oppositori (1700-1870), Bari, edizione Vecchi & C.

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN89186947 · ISNI (EN0000 0000 6165 3161 · SBN SBLV223902 · BAV 495/213278 · BNF (FRcb103167546 (data)