Ponte Rotto

antico ponte di Roma

Il Ponte Emilio (Pons Aemilius), o Ponte Rotto, fu il primo ponte in muratura di Roma. Oltrepassava il Tevere poco più a nord dell'antico Pons Sublicius.

Ponte Emilio
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
CittàRoma
AttraversaTevere
Coordinate41°53′21.69″N 12°28′45.69″E
Dati tecnici
TipoPonte ad arco
Materialepietra
Realizzazione
Costruzione179 a.C.-142 a.C.
Mappa di localizzazione
Map

Il ponte in epoca romana

modifica

Viene di solito attribuito ai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore, nel 179 a.C., che ne avrebbero realizzato i piloni, ma, sulla base di passi di Plutarco e di Tito Livio e di una raffigurazione monetale, dovrebbe essere invece attribuito a Manlio Emilio Lepido, in connessione con la realizzazione della via Aurelia, intorno al 241 a.C. Nel 179 a.C. fu ricostruito in occasione del rifacimento del vicino porto fluviale.

Nel 142 a.C. i censori Publio Cornelio Scipione Emiliano e Lucio Mummio Acaico sostituirono all'originaria passerella lignea delle arcate in muratura. Il ponte fu restaurato sotto Augusto nel 12 a.C.

Il ponte nel Medioevo e in età moderna

modifica
 
Il Ponte Rotto nel 1875 circa con la passerella metallica ottocentesca
 
Il Ponte Rotto con i resti del Ponte Emilio, davanti al Ponte Palatino
 
Il Ponte Emilio in un quadro del 1880 di Ettore Roesler Franz

Nel Medioevo sono attestati anche i nomi di "Ponte di Lepido" (pons Lepidi) o "Ponte Lapideo"' (pons Lapideus), dalla metà dell'VIII secolo come "Ponte Maggiore" (pons Maior) e nel 1144 come "Ponte dei Senatori" (pons Senatorum). Nella guida di Roma del 1763 di Giuseppe Vasi ("Itinerario istruttivo per ritrovare le antiche e moderne magnificenze di Roma") è citato come "ponte di S. Maria, detto Rotto" e se ne riportano le precedenti denominazioni come "ponte Senatorio" o "ponte Janiculense".

Subì danni dalle piene del fiume a varie riprese (1230, 1422) e sotto papa Giulio III nel 1552 le arcate vennero completamente ricostruite a opera di Nanni di Baccio Bigio. Un'ulteriore alluvione lo distrusse nuovamente nel 1557.

Un'ennesima ricostruzione ebbe inizio nel 1573 sotto papa Gregorio XIII, a opera dell'architetto Matteo di Castello e fu ultimata nel 1575, come si evince dalla lapide murata sull'arcata superstite. La grande alluvione del 24 dicembre 1598 fece sparire tre delle sei arcate e il ponte non fu più ricostruito, assumendo la denominazione di Ponte Rotto, facendo chiudere il progetto di costruire un ramo dell'acquedotto Felice che, passando sopra il ponte, portasse l'acqua a Trastevere.[1]

Tra il 1853 e il 1887 delle passerelle metalliche sorrette da funi collegarono il troncone di ponte alla riva sinistra del fiume (su progetto dell'ingegnere Pietro Lanciani). Successivamente la passerella venne eliminata e le due arcate più vicine alla riva vennero distrutte in occasione della costruzione dei moderni argini del fiume. Attualmente resta una sola delle tre arcate cinquecentesche superstiti, che poggia sugli originali piloni del II secolo a.C.

Epigrafe

modifica
(LA)

«AVCTORITATE GREGORII XIII PONT. MAX
S.P.Q.R.
PONTEM SENATORIVM CVIVS FORNICES VETVSTATE
COLLAPSOS ET IAMPRIDEM REFECTOS FLVMINIS
IMPETVS DENVO DEIECERAT IN PRISTINAM
FIRMITATEM AC PVLCHRITVDINEM RESTITVIT
ANNO IVBILAEI MDLXXV»

(IT)

«Per volere di papa Gregorio XIII
il Comune di Roma
nell'anno giubilare 1575
restituì alla primitiva robustezza e bellezza
il Ponte Senatorio i cui fornici,
caduti per l'antichità e già in precedenza restaurati,
l'impeto del fiume aveva nuovamente abbattuto»

Basamenti delle testate

modifica
 
Lo stemma di papa Gregorio XIII sul ponte

Nell'ottobre del 2021 una ricerca su Ponte Emilio condotta da Alessandro Cremona Urbani riconobbe (analizzando una stampa del 1850 di Luigi Rossini con veduta del Tevere e una fotografia di Ettore Roesler Franz sui lavori di demolizione) che quattro basamenti delle testate di Ponte Emilio furono riutilizzati, negli anni '30, al Parco della Mole Adriana come elementi decorativi degli angoli della scalinata nord ovest. Le facciate marmoree mostra ancora integri: le blasonature di papa Gregorio XIII e Giulio III (committenti nei lavori di restauro alle arcate); stemmi ecclesiastici con le chiavi di San Pietro (presenti nella stampa di Rossini); un'incisione dell'Arciconfraternita di San Giovanni Decollato (visibile anche nella fotografia di Ettore Roesler Franz).[2][3]

Un altro "Ponte Rotto"

modifica

La denominazione di "Ponte Rotto" (pons fractus o pons ruptus) era stata data in precedenza anche ai resti del ponte romano conosciuto con i nomi di "Ponte di Agrippa", poi "Ponte Antonino" o "Ponte Aurelio", poi "Ponte di Valentiniano", fino alla ricostruzione di Ponte Sisto nel XV secolo.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN315161184 · GND (DE4458440-4