Sesto Tedio Valerio Catullo
Sesto Tedio Valerio Catullo (in latino: Sextus Te(i)dius Valerius Catullus; 11 a.C. circa – dopo il 31) è stato un magistrato romano, console dell'Impero romano.
Sesto Tedio Valerio Catullo | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Sextus Te(i)dius Valerius Catullus |
Nascita | 11 a.C. circa |
Morte | dopo il 31 |
Figli | Valerio Catullo |
Gens | Valeria |
Gens d'adozione | Te(i)dia |
Padre | Lucio Valerio Catullo (biologico); Sesto Tedio (adottivo) |
Madre | Terenzia Ispulla? |
Consolato | 9 maggio-giugno 31 (suffetto) |
Biografia
modificaHomo novus[1] di una famiglia proveniente da Verona[1][2][3], i nomi di Sesto indicano chiaramente che egli era originariamente un Lucio Valerio Catullo adottato per testamento da un Sesto Tedio[1][3][4]. Probabilmente appartenente alla famiglia del grande poeta Catullo[5], il padre biologico di Sesto, l'omonimo Lucio Valerio Catullo[6], era con ogni probabilità il tresvir monetalis in un inconsueto collegio di quattro magistrati, emittenti probabilmente tra il 4 e il 2 a.C., insieme a Publio Betilieno, Gaio Nevio Capella e Gaio Rubellio Blando[1][3][4][5]; il padre adottivo di Sesto, invece, era probabilmente discendente[1][5] del senatore Sesto Tedio che, ormai anziano, nel 52 a.C., ritornando forse da Lanuvium[5], trovò il corpo di Publio Clodio Pulcro a Bovillae e lo trasportò a Roma, con grande apprezzamento di Pompeo (che forse impiegò lui o un suo parente in Oriente[1]). Madre biologica di Sesto[1] (o meno probabilmente nonna e madre del tresvir monetalis[1], non certo sua moglie[1][2]) fu Terenzia Ispulla[1][3][6][7], proveniente da una famiglia di Mediolanum[8]: Terenzia e il figlio, probabilmente quindi il giovane e ancora non adottato Lucio, sono onorati in un'iscrizione su base di due statue ad Atene, presso i Propilei[9].
Le tappe della carriera di Sesto sono riportate in un'iscrizione recentemente edita, ma purtroppo mutila, ritrovata forse a Milano[10][11]: Sesto fu quaestor pro praetore in una provincia ignota, probabilmente tribuno della plebe, pretore urbano, legato forse non governatoriale di una provincia ignota (forse Asia o Africa[11]), e ricoprì una carica da curatore purtroppo non completa.
Dopo questi inizi di carriera, Sesto giunse, come primo della sua famiglia e con ogni probabilità della sua città natale Verona[1], al consolato nel 31[12][13][14][15]: egli, suffetto, sostituì il 9 maggio, insieme al nobilissimo Fausto Cornelio Silla, la coppia di ordinari composta dal princeps Tiberio e dal potentissimo prefetto del pretorio Seiano[12][15], per poi però essere sostituito a luglio da Lucio Fulcinio Trione mentre Silla rimase in carica fino a settembre, sostituito poi a ottobre da Publio Memmio Regolo[14][15].
Nel corso della sua carriera, Sesto doveva essere riuscito ad entrare in circoli importanti: il figlio Valerio Catullo[16], attestato insieme a Sesto come dedicatario di un tempio o un sacello al divo Augusto nella loro tenuta di Lanuvium[17], probabilmente ereditata dalla famiglia adottiva di Sesto[1], non solo è documentato come pontefice[17], ma è probabilmente identico[1][4] a quel Valerio Catullo[18] di famiglia consolare che Svetonio riporta fosse intimo di Caligola (forse a Capri[1]) e lo avesse persino stuprato, vantandosene[19].
La vicinanza dei Catulli alle classi superiori di Roma è deducibile anche dal matrimonio che è stato ricostruito per il figlio di Sesto[1][20]: Valerio Catullo sembra infatti aver sposato Statilia Messalina[21], sorella di Tito Statilio Tauro[22], console suffetto del 44, e Tauro Statilio Corvino[23], console ordinario del 45, e zia della più nota Statilia Messalina[24], ultima moglie di Nerone. Dal matrimonio tra Catullo e Messalina nacquero Statilia Messalina[25], defunta molto piccola, ma soprattutto Lucio Valerio Catullo Messalino[26], console ordinario del 73 come collega di Domiziano e per la seconda volta da suffetto nell'85 e famigerato delatore del principato di Domiziano, nonché amicus del princeps e membro del suo consilium.
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l m n o R. Syme, Roman Papers, VII, Oxford 1991, pp. 492-495.
- ^ a b G. Alföldy in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, pp. 341-342.
- ^ a b c d PIR2 V 56 (Heinrichs/Heil).
- ^ a b c O. Salomies, Adoptive and polyonymous nomenclature in the Roman Empire, Helsinki 1992, p. 29.
- ^ a b c d T. P. Wiseman, New Men in the Roman Senate (139 B.C. - A.D. 14), Oxford 1971, pp. 265 (n° 422) e 269 (n° 455).
- ^ a b PIR2 V 55 (Heinrichs).
- ^ PIR2 T 105 (Krieckhaus).
- ^ G. Alföldy in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, pp. 353.
- ^ IG II/III2 4159.
- ^ AE 2011, 428.
- ^ a b S. Zoia, "Una nuova iscrizione del console Sextus Teidius Valerius Catullus", Rivista Storica dell'Antichità, 50 (2011), pp. 145-160
- ^ a b Fasti fratrum Arvalium (Inscr. It. 13, 1, 24 = AE 1987, 163).
- ^ Fasti Vallenses (CIL VI, 2298).
- ^ a b Fasti Nolani (CIL X, 1233).
- ^ a b c Fasti Ostienses, frgm. Cb d. Vidman.
- ^ PIR2 V 54 (Heinrichs/Heil).
- ^ a b CIL XIV, 2095.
- ^ PIR2 V 53 (Heinrichs/Heil).
- ^ Svetonio, Vita di Caligola, XXXVI, 1.
- ^ Cfr. lo stemma dei Valerii Catulli in PIR2 VIII.2 (2015), p. 26
- ^ PIR2 S 864 (Wachtel).
- ^ PIR2 S 856 (Wachtel).
- ^ PIR2 S 822 (Wachtel).
- ^ PIR2 S 866 (Wachtel).
- ^ PIR2 S 865 (Wachtel).
- ^ PIR2 V 57 (Heinrichs).
Bibliografia
modifica- PIR2 V 56 (Heinrichs/Heil).
- Ronald Syme, Roman Papers, VII, Oxford 1991, pp. 492-495.
- Géza Alföldy in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, pp. 341-342.
- Olli Salomies, Adoptive and polyonymous nomenclature in the Roman Empire, Helsinki 1992, p. 29.