Utente:Nick31629/Sandbox6
Storia
modificaPreistoria ed età antica
modificaProbabilmente in origine le terre intorno a Rieti furono abitate dagli umbri, per essere poi conquistate dagli Aborigeni[1]; fu quindi conquistata dai Sabini[2].
La leggenda del ratto delle Sabine fa risalire i rapporti tra i Romani e i Sabini immediatamente dopo la fondazione di Roma, quando Romolo rapì con l'inganno le donne dei Sabini scatenando la guerra fra Roma e i popoli vicini.
Ad ogni modo i Sabini espressero due Re di Roma (Numa Pompilio e Anco Marzio) e diedero origine ad alcune tra le gens romane più antiche. Nonostante coabitassero all'interno della stesse mura, nel corso dei secoli rimasero forti i contrasti tra Romani e Sabini.
Dopo numerosi conflitti, la Sabina fu definitivamente assoggettata a Roma nel 290 a.C.[3] per opera del console Manio Curio Dentato. Ampi territori nella pianura di Reate e Amiternum furono confiscati e distribuiti ai romani; alla popolazione Sabina nel 268 a.C. fu concessa la cittadinanza romana con l'inclusione in due nuove tribù, la Quirina e la Velina.
Al console Manio Curio Dentato si deve anche la bonifica dell'antico lacus Velinus, operata facendo confluire le acque nel vicino fiume Nera e dando così vita alla cascata delle Marmore. La conquista romana vide la costruzione del Ponte Romano e del viadotto, con cui la Via Salaria superava il fiume Velino e la successiva zona paludosa salendo fino al foro (poi diventata piazza Vittorio Emanuele II).
Nel corso del tempo molte furono le antiche famiglie sabine che ascesero al successo nella città di Roma. Tra esse la Gens Flavia, il cui esponente più noto, l'Imperatore Tito Flavio Vespasiano, diede inizio alla costruzione del Colosseo, o "Anfiteatro Flavio", a Roma. Marco Terenzio Varrone, nato a Rieti nel 116 a.C., noto anche come "padre della Romana erudizione", è ricordato con l'appellativo "il Reatino"
Il processo di cristianizzazione del territorio reatino fu avviato da San Prosdocimo nel I secolo[4], mentre la diocesi di Rieti fu fondata nel V secolo.
Medioevo
modificaDopo la caduta dell'impero romano, nel VI secolo Rieti vide l'arrivo dei Longobardi. Nel 592 d.C. la Sabina divenne parte del Ducato di Spoleto e Rieti fu sede di un gastaldato.
Dopo il saccheggio dei saraceni, avvenuto durante il X secolo, la città fu ricostruita. La figura del Vescovo assunse importanza fondamentale con la ricostruzione della cattedrale nel 1109.
Nel 1151 la città fu assediata, presa per fame e poi distrutta da Ruggero II il Normanno.[5]
Divenne libero comune nel 1171 e si schierò sul fronte guelfo, sottoponendosi alla protezione papale.[5]
Il 23 agosto 1185 si celebrò a Rieti il matrimonio fra Costanza d'Altavilla ed Enrico VI di Svevia, figlio di Federico Barbarossa e futuro imperatore. Rieti fu scelta per il valore simbolico e politico che aveva l'approvazione da parte della Chiesa nella prima città oltre i confini del Regno di Sicilia.[6]
Il XIII secolo fu un periodo di splendore e prosperità economica per Rieti, spesso eletta a sede papale.[7]
Questo periodo di splendore coincise con la presenza di San Francesco d'Assisi, che apprezzò molto i luoghi della Piana Reatina e vi soggiornò più volte.[8]
A seguito dello sdegno del popolo durante il giovedì Santo del 1228 e di successive minacce, i cittadini romani costrinsero Papa Gregorio IX a fuggire da Roma, dandogli un salvacondotto per Rieti.
Il 13 luglio 1234, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, papa Gregorio IX canonizzò san Domenico, fondatore dell'ordine domenicano.[9]
Il 29 maggio 1289 Carlo II d'Angiò venne incoronato nella Cattedrale della città Re di Puglia, di Sicilia e di Gerusalemme da Papa Nicolò IV.
Durante la cattività avignonese Rieti fu conquistata dal re di Napoli e imperversarono lotte tra guelfi e ghibellini, di cui le potenti casate romane approfittarono per costituire un dominio feudale sul territorio.[5] Il dominio dei nobili romani fu fermato da una spedizione del cardinale Albornoz nel 1354[5], che precedette il definitivo rientro del Papa a Roma nel 1377.
Nel 1378 Rieti si diede in signoria a Cecco Alfani, la cui famiglia dominò fino al 1425.[10]
Età moderna
modificaIl XVI secolo si caratterizzò per l'emergere di grandi proprietari terrieri che diedero vita spesso ad aziende agrarie. La Piana Reatina fu nota per la quantità di guado presente nel territorio lacustre, che servì a tingere di blu le divise delle truppe napoleoniche.
Tra il 1798 e il 1799, durante la Repubblica Romana, Rieti fu capoluogo di distretto. All'annessione dello Stato Pontificio nel Regno d'Italia da parte dell'impero napoleonico (1809), Rieti fu inserita nel Dipartimento di Roma e nel 1812 fu fatta capo di un arrondissement.
In seguito alla restaurazione, nel 1816 papa Pio VII divise lo Stato della Chiesa in 17 delegazioni, dove Rieti era capoluogo della Delegazione di Rieti. Nel 1850 Pio IX accorpò le delegazioni; quella di Rieti entrò a far parte della III Legazione dell'Umbria con capoluogo Perugia.
Grazie anche alla sua posizione strategica, al confine con il regno delle Due Sicilie, Rieti fu molto attiva durante il risorgimento. Il 7 marzo 1821 la battaglia di Rieti vide la sconfitta dei carbonari per opera degli austriaci guidati da Johann M. Von Frimont.
Nella Repubblica Romana tre reatini ed un mirtense fecero parte dell'assemblea costituente[11], mentre Giuseppe Garibaldi fu a Rieti per quasi tre mesi, per presidiare i confini con il Regno delle Due Sicilie.[12][13] Alla sua ripartenza fu seguito da numerosi volontari che si unirono alla legione, tra cui i giovani reatini Michele Paolessi e Carlo Tosi che persero la vita nell'assedio di Roma.[14]
L'unità d'Italia
modificaAlla vigilia dell'unità d'Italia, gli accordi presi da Cavour avrebbero previsto la permanenza di Rieti nelle mani del pontefice; i reatini però ottennero lo scorporo del loro territorio dal Patrimonio di san Pietro e quindi la possibilità di decidere immediatamente l'adesione al Regno d'Italia.[15] Di conseguenza, il 23 settembre 1860[10][16][17] in una Rieti tappezzata di bandiere tricolori fece ingresso l'esercito italiano; il 3 e il 4 novembre si tenne una consultazione plebiscitaria che decretò l'annessione con 1963 voti a favore, 3 contrari e 4 schede nulle.[18] Rieti e la Sabina furono poi testimoni della campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma (1867): il 23 ottobre di quell'anno, mentre si recava a Roma per liberarla, Garibaldi tornò a Rieti e alla battaglia di Mentana presero parte ottanta volontari reatini, tra i quali persero la vita Pietro Boschi ed Ettore Lucandri.[14] Tre anni dopo, nella breccia di Porta Pia cadde il reatino Domenico Martini.[19]
Nel Regno d'Italia la città divenne capoluogo del circondario di Rieti, che entrò a far parte della provincia di Perugia insieme a Terni ed al resto dell'Umbria; rimasero insoddisfatte le richieste di vedere riuniti i territori di Rieti e Cittaducale in una provincia della Sabina con Rieti capoluogo.
A Giacinto Vincenti Mareri si deve un tentativo di rinnovamento, tramite la fondazione di un'azienda agraria e la fondazione della Cassa di Risparmio di Rieti nel 1846[18]; degno di menzione è anche il principe Giovanni Potenziani, che avviò la coltivazione della barbabietola da zucchero. A questa pianta rimarrà legata per moto tempo la città e così la sua l'industria: nel 1873 fu inaugurato lo zuccherificio di Rieti, il primo in Italia[20], che dal 1887 grazie ad Emilio Maraini iniziò a produrre su scala nazionale. Grazie a Nazareno Strampelli a Rieti vennero realizzate varietà di grano ad alta produttività e resistenti a fattori ambientali ostili.
Dalla costituzione della provincia in poi
modificaNel 1923 il territorio di Rieti fu scorporato dall'Umbria ed inserito nella provincia di Roma; tramite il Regio Decreto n° 1 del 2 gennaio 1927, il governo fascista istituì 17 nuove province tra cui la provincia di Rieti[21]. Il ruolo di capoluogo della città fu rafforzato l'anno successivo, quando i comuni di Contigliano, Cantalice, Poggio Fidoni e Vazia furono soppressi e aggregati al comune di Rieti.[22]
La promozione a capoluogo di provincia diede vita a un processo di crescita più efficace. Il definitivo passaggio ad un'economia di tipo industriale fu segnato dalla Supertessile.[23] L'arrivo della Supertessile rese Rieti uno dei maggiori centri manifatturieri del Lazio,[24] grazie anche all'indotto che favorì l'impianto di nuove industrie (come la Montecatini) e alla realizzazione dell'aeroporto di Rieti (che favorì la nascita dell'industria aeronautica ORLA).[23]
Gli avvenimenti più importanti della seconda guerra mondiale furono il bombardamento alleato del 19 novembre 1943[25] (nel quale rimasero danneggiati gli impianti industriali di viale Maraini, la stazione ferroviaria e l'aeroporto[26]), l'eccidio delle Fosse Reatine avvenuto il 9 aprile 1944[27] e il bombardamento del quartiere Borgo del 6 giugno 1944[28] che causò numerose vittime e rase al suolo parte del rione. Il 12 e il 13 giugno 1944 i tedeschi fecero saltare numerosi edifici e ne danneggiarono altri[26], saccheggiarono la città e si ritirarono.[27] Il 16 giugno 1944 la città venne liberata con l'ingresso dell'esercito inglese.[27]
A partire dagli anni sessanta una spinta ulteriore verso la crescita industriale si ebbe con la nascita del nucleo industriale di Rieti-Cittaducale, grazie ai contributi della Cassa del Mezzogiorno.
In seguito, complici l'interruzione dei finanziamenti dell'ente pubblico e la mancanza di collegamenti veloci, le industrie sono andate incontro alla crisi.
La chiusura di molte aziende ha posto al centro del dibattito politico l'esigenza della bonifica e riqualificazione delle ex aree industriali (su tutte quelle dello zuccherificio e della Supertessile, inglobate nel tessuto urbano per effetto dell'espansione edilizia).
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I 14.1
- ^ Antichità romane, I 14.6
- ^ IL TERRITORIO E LA SUA STORIA, su apt.rieti.it. URL consultato il 3 dicembre 2010.
- ^ La diocesi di Rieti, su Museo dei beni ecclesiastici Diocesi di Rieti. URL consultato il 12 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2009).
- ^ a b c d La storia, su Portale d'informazione del polo universitario di Rieti. URL consultato il 12 dicembre 2015.
- ^ GLI EVENTI, su Rieti 2000. URL consultato il 13 dicembre 2015.
- ^ Ileana Tozzi, Rieti, città dei papi, in Frontiera, 29 aprile 2012. URL consultato il 18 ottobre 2015.
- ^ San Francesco a Rieti, su Cammino di Francesco. URL consultato il 4 novembre 2015.
- ^ Ottorino Pasquetti, Piccola storia della Basilica di Sant'Agostino di Rieti, su Sito ufficiale della Basilica di Sant'Agostino. URL consultato il 4 novembre 2015.
- ^ a b Rieti, su treccani.it. URL consultato il 28 agosto 2011.
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- ^ Ileana Tozzi, La tutela del patrimonio architettonico e storico-artistico della Diocesi di Rieti, su Amministrazione Beni Civici di Vazia, 28 gennaio 2012. URL consultato il 10 aprile 2016.
- ^ Pasqualino Martini, Il bastone e la carota di Garibaldi a Rieti dal 29 gennaio al 13 aprile del 1849, in Mondo Sabino, 6 dicembre 2013. URL consultato il 16 aprile 2016.
- ^ a b Alessandro De Angelis, Le giornate vissute a Rieti da Giuseppe Garibaldi, su orizzonti.vazia.com, 25 marzo 2008. URL consultato il 12 novembre 2016.
- ^ Intervento di Gianfranco Paris, nel convegno Rieti al bivio: estrema periferia di Roma o Umbria?, Rieti 5 novembre 2016
- ^ Rieti città, su provinciarieti.it. URL consultato il 23 agosto 2011.
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- ^ a b Ileana Tozzi, La fondazione della Cassa di Risparmio di Rieti, su Associazione italiana del libro, 20 agosto 2015. URL consultato il 26 novembre 2015.
- ^ Caduti per l'Unità - piazza Vittorio Emanuele II, Rieti
- ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
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- ^ www.campus.rieti.it
- ^ Storia amministrativa del comune ISTAT "057059 Rieti (Rieti)" - Codice Catastale "H282", su Storia amministrativa dei comuni - Variazioni Amministrative dall'Unità d'Italia. URL consultato il 5 maggio 2017.
- ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
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- ^ Roberto Lorenzetti, Strade di ferro e territori isolati. La questione ferroviaria in un'area dell'Italia centrale (1846-1960) - una ricerca dell'Archivio di Stato di Rieti, collana volume 68 di Studi e ricerche storiche, Franco Angeli editore, 1986, p. 160.
- ^ Cronologia della Resistenza nel Lazio - Rieti: 1943, su Storia XXI secolo. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ a b Riccardo Riccardi, Rieti, in Enciclopedia Italiana - II Appendice, 1949. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ a b c Cronologia della Resistenza nel Lazio - Rieti: 1944, su Storia XXI secolo. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ il tempo.it