Via Salaria Gallica
La via Salaria Gallica era una strada romana che collegava la via Flaminia (all'altezza di Forum Sempronii, l'odierna Fossombrone) con la via Salaria (all'altezza di Asculum, l'odierna Ascoli Piceno)[1][2]
Il percorso
modificaLa via era una strada intervalliva larga 16 piedi (circa 4,70 m) che collegava le città della media vallata dei fiumi del Piceno e dell'ager Gallicus. Nel suo percorso attraversava le città romane di Forum Sempronii (Fossombrone), Suasa, Ostra, Aesis (Jesi), Ricina (Macerata), Urbs Salvia (Urbisaglia), Falerio (Falerone) e Asculum (Ascoli Piceno). Quindi questa via correva parallela all'asse costiero ad una distanza di circa 30 km dal mare Adriatico[2][3]. La via esistente almeno sin dall'età triumvirale-augustea probabilmente ricalca un percorso tracciato e frequentato sin dal periodo preromano.
Una variante, detta Via Octavia[4] che collegava la Salaria Gallica alla Salaria Picena, venne realizzata da Marco Ottavio Asiatico, come riporta il Lapis Aesinensis, l'iscrizione su di un cippo rinvenuto in Località La Chiusa di Agugliano, tra Jesi ed Ancona. Essa partiva a nord di Aesis e arrivava nei pressi di Posatora, o Torrette[2][5][6][7].
Si ricorda che il gruppo statuario equestre denominato Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola è stato ritrovato proprio nelle vicinanze dall'incrocio tra la via Flaminia e la via Salaria Gallica.
Note
modifica- ^ Sito ufficiale della Biblioteca Toscana
- ^ a b c Sito ufficiale dell'Archeologia della Regione Marche
- ^ (ES) Sito Kripkit.com Archiviato il 15 novembre 2022 in Internet Archive.
- ^ Sito Sybillmapicena.com
- ^ Sito ufficiale dell'Università di Macerata (PDF), su docenti.unimc.it. URL consultato il 15 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2022).
- ^ L'organizzazione e la disciplina del passaggio nel Lapis Aesinensis, in: Francesco Grelle, Diritto e società nel mondo romano, L'Erma di Bretschneider, Roma, 2005, ISBN 9788882653248, pp. 249-255.
- ^ Nereo Alfieri, Lidio Gasperini, Gianfranco Paci, M. Octavii lapis aesinensis, in: Picus, studi e ricerche sulle Marche nell'antichità, 1985, n. 5, pp. 10-50.