Esercit Topografia
Esercit Topografia
Esercit Topografia
DI
TOPOGRAFIA
INDICE ESERCITAZIONI
cap/par pag.
1.
1
1.1.
2
1.2.
8
1.2.1.
9
1.2.2.
10
1.2.3.
11
1.2.4.
12
1.2.5.
13
1.2.6.
14
1.2.7.
17
1.3.
26
1.3.1.
26
1.3.2.
27
1.3.3.
29
1.3.4.
29
1.3.5.
30
1.3.6.
31
1.3.7.
31
1.4.
34
1.5.
36
1.5.1.
40
48
49
51
57
59
2.1.
60
2.2.
60
2.3.
63
2.3.1.
66
2.4.
67
2.5.
68
2.5.1.
69
2.5.2.
70
2.5.3.
73
2.6
73
2.7.
74
2.8.
75
2.9.
75
2.10.
76
2.10.1.
76
2.10.2.
78
2.10.3.
81
2.10.3.1.
81
2.10.3.2.
82
2.10.4.
84
argomento
SISTEMA INTERNAZIONALE
UNIT DI MISURA DEGLI ANGOLI
RICHIAMI DI GEOMETRIA ANALITICA DEL PIANO
Riferimenti cartesiano e polare associati
Angolo di direzione di una semiretta orientata
Angolo piano
Trasporto degli angoli di direzione lungo una spezzata
Trasporto delle coordinate cartesiane lungo una spezzata
Esempio di calcolo (intersezione semplice in avanti)
Esempio di calcolo (poligonale)
TRASFORMAZIONI PIANE
Traslazione rigida
Rotazione rigida
Rototraslazione rigida
Rototraslazione con variazione di scala isotropa
Rototraslazione con variazione di scala anisotropa
Omografia generale
Considerazioni finali
SISTEMI DI RIFERIMENTO SPAZIALI
ESEMPI DI CARTOGRAFIA NAZIONALE
Esercizi di cartografia
APPENDICE A
APPENDICE B
APPENDICE C
APPENDICE D
APPENDICE E
Definizione di angolo azimutale, distanza zenitale, distanza e dislivello
IL TEODOLITE
CANNOCCHIALE A LUNGHEZZA COSTANTE
Caratteristiche del cannocchiale
LAMINA PIANO PARALLELA
LE LIVELLE
La livella sferica
La livella lorica
La livella torica a coincidenza di immagini
LA BASETTA TOPOGRAFICA
CONDIZIONI DI RETTIFICA DEL TEODOLITE
CONDIZIONE OPERATIVA DEL TEODOLITE
MESSA IN STAZIONE DEL TEODOLITE
Mezzi di lettura ai cerchi negli strumenti ottico-meccanici
Lettura a stima
Strumenti micrometrici
Mezzi di lettura ai cerchi negli strumenti elettronici
La lettura assoluta
Lettura incrementale
Esempi di sistemi di lettura
2.11.
2.11.1.
2.11.2.
2.11.3.
2.11.4.
2.12.
2.12.1.
2.13.
2.13.1.
2.13.2.
2.14.
2.14.1.
2.14.2.
2.15.
3.
3.1.
3.2.
3.2.1.
3.2.1.1.
3.2.2.
3.2.3.
88
88
90
91
93
94
96
101
101
102
104
105
107
108
111
111
112
112
115
116
121
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1. SISTEMA INTERNAZIONALE
In questo capitolo vengono richiamate alcune nozioni elementari riguardanti le unit di misura di
angoli e distanze, gli strumenti di geometria analitica e di analisi che verranno comunemente
utilizzati durante il corso in modo da rendere agevole per lo studente lo studio dei procedimenti di
calcolo che verranno sviluppati.
Tutte le grandezze misurate o calcolate dovranno sempre essere rappresentate secondo le regole del
SISTEMA INTERNAZIONALE (SI).
Vediamo le principali:
grandezza
angolo piano
lunghezza
area
volume
tempo
velocit
pressione
ecc..
unit SI
significato
rad
m
m2
m3
s
m/s
Pa
radiante
metro
metro quadro
metro cubo
secondo
metri al secondo
pascal
I multipli e i sottomultipli di queste unit di misura sono espresse secondo le seguenti regole:
esempi:
Esercitazioni di TOPOGRAFIA.
1.1
=>
sessadecimale
a =[(12/60) + 25]/60 + 47 = 47,4200
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Il passaggio inverso fornir il valore originale di a:
47,4200 - 47 = 0,4200
0,4200*60 = 25',2
25',2-25=0,2
0,2*60=12
Questi tre sistemi sono tutti a base decimale. In questo caso la conversione da un sistema di misura
ad un altro si basa su una semplice relazione di proporzionalit.
Sia asessad l'ampiezza dell'angolo a espressa nel sistema sessadecimale e acent, arad i valori della
medesima ampiezza espressi rispettivamente nel sistema centesimale e nel sistema matematico.
Valgono le seguenti relazioni:
quindi dovremo esprimere l'ampiezza dell'angolo a nel sistema sessadecimale considerando come
ultima cifra significativa la quinta cifra decimale.
Effettuando la trasformazione si ottiene il seguente valore: asessad = 45,89953 Effettuando la
conversione contraria otteniamo l'esatto valore di partenza, per cui l'approssimazione
utilizzata nei calcoli rispetta il principio del mantenimento di tutta l'informazione
iniziale.
Se invece avessimo arrotondato il risultato della conversione alla quarta cifra decimale, avremmo
ottenuto: asessad = 45,8995
che ritrasformato nel sistema sessagesimale di partenza fornisce asessaf = 45 53' 58",2 valore non
corrispondente al dato iniziale.
Seguendo lo stesso procedimento, possiamo dunque procedere alle successive due trasformazioni
richieste. L'approssimazione necessaria per il corretto passaggio al sistema centesimale risulta
essere:
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
per cui, anche in questo caso, dovremo considerare come ultima cifra significativa la quinta cifra
decimale. Risulter quindi:
Per cui per poter esprimere correttamente l'angolo a in radianti dovremo tenere conto della settima
cifra decimale.
2. dato un triangolo qualunque ABC, noti due lati e l'angolo compreso, calcolare la superficie:
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
3. in un triangolo qualunque, la somma di due lati sta alla loro differenza come la tangente della
semisomma degli angoli opposti a questi due lati sta alla tangente della loro semidifferenza:
a = 58.25 m
a = 345,83 m
b = 45.83 m
b = 764,34 m
Esercizi di geodesia
1) Le coordinate geodetiche del vertice POLITECNICO di Torino, riferite all'ellissoide WGS84,
sono:
f = 45 03 ' 48", 1186
I parametri dell'ellissoide WGS84 sono:
l =
7 39'40",6046
a = 6.378.137 m
h=
310,764 m
a = 1/298,257223563
e2 = 0,006694379990
Determinare le coordinate cartesiane geocentriche.
2) II vertice IGM del 1 ordine "SUPERGA" (asse cupola) ha le seguenti coordinate geografiche
(riferite all'ellissoide internazionale):
f=
45 04' 48",308
l =
-441'03",307
5
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
a=
6.378.388 m
2
e = 0,006722670022
a=
e2 =
6.378.388 m
0,006722670022
Risultati:
punto
latitudine
P
P'
P"
0,998610211
0,998552188
0,998493875
40
41
42
3.145.114,02=cost
da cui sar possibile ricavare l'azimut della geodetica alle diverse latitudini:
6
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Risultati:
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.2
Per poter tradurre i problemi geometrici in problemi di calcolo, occorre rappresentare i diversi enti
geometrici mediante numeri o equazioni.
Questa possibilit si realizza assegnando un sistema di riferimento nell'ambiente in cui si lavora. La
rappresentazione analitica di un ente geometrico dipende dalla scelta del sistema di riferimento:
scelte oculate consentono di mettere in evidenza particolari propriet degli enti che si studiano. In
topografia si utilizzano essenzialmente il riferimento ortonormale e il riferimento polare.
Il riferimento ortonormale definito da una coppia di rette tra loro ortogonali, sulle quali si fissa un
riferimento cartesiano, scegliendo il punto O, comune alle due rette, come origine, e i due punti
unit O1 e O2 in modo tale che:
OO1 = OO2
Indicheremo, d'ora in poi, tale riferimento con la notazione R[O.XY].
Fissato un riferimento ortonormale, si pu identificare ogni punto P con le sue coordinate Xp, Yp.
Se P 1 e P 2 sono le proiezioni ortogonali di P sugli assi X e Y, le coordinate Xp e Yp sono le
lunghezze con segno dei segmenti OP1 e OP2.
Il riferimento polare definito da un punto O, detto polo, da una semiretta di origine OO1 ,
detta
asse polare, da un'unit di misura OO1, e da un verso positivo per le rotazioni (in
topografia tradizionalmente si considera positivo il senso orario).
Per ogni punto P del piano (ad eccezione del polo), si possono individuare le seguenti grandezze
reali:
il raggio vettore sp coincidente con la lunghezza del segmento OP
l'anomalia qP coincidente con la rotazione oraria che sovrappone l'asse polare alla semiretta
OP.
Le quantit sP, qP rappresentano le coordinate polari del punto P. Per convenzione in topografia
l'anomalia un angolo sempre positivo con valori compresi tra 0 e 2p.
8
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.2.1 - Riferimenti cartesiano e polare associati
Consideriamo un sistema di riferimento polare la cui origine coincida con l'origine di un sistema
cartesiano R[O.XY] e il cui asse polare coincida in verso e direzione con l'asse Y del sistema
cartesiano.
Ovviamente se Xp e Yp sono entrambe mille, non possibile definire alcuna soluzione in quanto il
punto P coincide con l'origine del sistema polare.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
(BA)
Risulta a questo punto immediato ricavare la formula per il calcolo dell'angolo di direzione (AB)
note che siano le coordinate cartesiane totali di A e B. Ricordando le (1) risulta infatti:
(2)
Ovviamente poich l'angolo di direzione una anomalia occorre considerare in quale degli otto casi
elencati nel paragrafo precedente si sta operando per poter determinare con esattezza il valore
dell'angolo di direzione ricercato.
10
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
CAB e in questo caso C il punto indietro e B il punto avanti (CAB punto indietro punto di stazione
punto avanti).
La notazione angolare proposta consente di individuare in modo univoco a quale angolo si sta facendo
riferimento.
Osservando ancora la fig. 4 si pu dedurre la seguente relazione:
BAC = (AC) - (AB)
dalla quale si ricava la seguente regola di validit generale: l'ampiezza di un angolo piano data dalla
differenza tra l'angolo di direzione della semiretta orientata tra il vertice dell'angolo e il punto avanti e
l'angolo di direzione della semiretta orientata tra il vertice e il punto indietro.
1.2.4 - Trasporto degli angoli di direzione lungo una spezzata
Nel sistema cartesiano R[O.XY] consideriamo una spezzata di vertici A1, A2,.. .,An.
Siano note le seguenti grandezze: l'angolo di direzione del primo lato della spezzata A1A2 e gli
angoli misurati in A2, in A3, ecc..
Per calcolare gli angoli di direzione successivi al primo basta calcolare i corrispondenti angoli di
direzione reciproci, aggiungere l'angolo misurato nel vertice e togliere 2p quando il risultato del calcolo
eccede 2p.
Tale regola presuppone che per la spezzata si sia definito un verso di percorrenza, e che gli angoli
misurati siano sempre quelli che permettono di sovrapporre un lato al successivo con una rotazione
12
Esercitazioni di TOPOGRAFIA.
oraria.
Questa relazione pu essere generalizzata nella seguente regola:
l'angolo di direzione in un vertice (Ai,) si ottiene sommando all'angolo di direzione del vertice
precedente (Ai-1) l'angolo azimutale misurato (A,); se la somma dei due termini maggiore di p
bisogna sottrarre p, se la somma dei due termini minore di p bisogna sommare p,
Quindi si procede al calcolo delle coordinate totali di ogni vertice che, come risulta facilmente
verificabile osservando la fig. 6, risultano essere pari alla somma della coordinate totali del vertice
precedente e delle coordinate parziali del vertice in esame:
(7)
+An
13
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.2.6 - Esempio di calcolo (intersezione semplice in avanti)
Per determinare le coordinate planimetriche di un punto P, si fa stazione in due punti di coordinate
note A (XA,YA) e B (XB,YB) e si misurano i due angoli azimutali a.b (vedi Fig. 7).
Le coordinate del punto P ottenute conducendo i calcoli sia a partire dal punto A che dal punto B
devono essere coincidenti.
14
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Nel caso dell'intersezione semplice in avanti non esistono misure esuberanti e quindi il doppio
calcolo pu servire solamente per controllarne l'esattezza intrinseca.
Se invece si utilizzano pi di due punti noti e quindi si misurano pi di due angoli azimutali, si
rientra nel caso della intersezione multipla in avanti che prevede una soluzione con un calcolo di
compensazione perch in questo caso le misure (3) sono esuberanti rispetto alle incognite (2). hi
prima approssimazione ed in attesa di conoscere gli sviluppi analitici del trattamento statistico
delle misure possiamo dire che il valore pi attendibile delle coordinate del punto P sar la media
aritmetica dei valori ottenuti partendo dal punto A, B e C.
15
Esercitazioni di TOPOGRAFIA.
Esempio numerico svolto:
IL valore pi plausibile delle coordinate del punto sar, come gi detto, la media aritmetica dei valori
ottenuti partendo dal punto A, B e C:
XP = YP
=
26.748,03 m
27.402,18 m
16
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.2.7 - Esempio di calcolo (poligonale)
La poligonale un complesso di punti che viene rilevato ripetendo lo schema elementare del rilievo
di un punto per coordinate polari o, in altre parole, una spezzata che congiunge i punti da rilevare
e di cui si misurano tutti gli angoli e tutti i lati partendo, necessariamente, da un punto e da una
direzione noti. Mediante il calcolo si determinano le coordinate planimetriche di tutti i vertici.
Nella pratica operativa la poligonale ha sempre due punti di coordinate note alle estremit; lo
schema pi usuale quello di Fig. 9:
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Gli angoli e le distanze dovranno essere misurati con strumenti adeguati alle precisioni da ottenere
secondo le procedure operative descritte pi avanti. Il procedimento di misura il seguente:
1. sui primi tre vertici (P1, P2, P3) si dispongono i treppiedi e le basette;
2. si effettua il centramento delle basette sui punti materializzati a terra;
3. su P1 e P3 si posizionano i segnali di collimazione;
4. su P2 si posiziona la total-station e si effettua la misura dell'angolo azimutale e delle distanze
con P1 e P3;
5. successivamente il treppiede che sta in P1 viene spostato in P4 e si scambiano nei vertici P2 e P3
di total-station e di segnale di collimazione;
6. questa sequenza si ripete per tutti i vertici della poligonale;
Una poligonale pu essere calcolata e compensata con gli algoritmi rigorosi descritti nella parte di
trattamento statistico delle misure ma, in molti casi, visto il basso grado di esuberanza delle misure
(solo tre) rispetto al minimo indispensabile si pu procedere con una compensazione empirica. Le
differenze rilevabili nelle coordinate dei vertici tra il metodo rigoroso e quello empirico sono di
modesta entit e la preferenza del primo metodo rispetto al secondo pu essere dettata da ragioni
organizzative e non da una maggior precisione attesa.
La compensazione empirica di una poligonale si esegue nel modo seguente (con riferimento alla
Fig. 9):
con le coordinate note dei punti P1, A, Un, B si calcolano gli angoli di direzione (P1A) e (PnB):
La differenza tra l'angolo di direzione (PnB) ottenuto attraverso gli angoli misurati ai e lo stesso
angolo di direzione ottenuto attraverso le coordinate dei vertici P e B fornir un errore di chiusura
angolare:
ea =
(PnB)misure -(PnB)coordinate
Supponendo che le coordinate dei punti noti siano prive di errore, l'errore di chiusura angolare ea
rappresenta l'effetto globale degli errori accidentali di misura degli angoli azimutali ai.
L'errore di chiusura angolare ea una quantit aleatoria il cui s.q.m. pari a n volte lo s.q.m. sa
della misura di un singolo angolo; pertanto in assenza di errori grossolani il valore di ea dovr
essere compreso tra i limiti di 3sa n . La tolleranza ta dell'errore di chiusura a ngolare si assume
pertanto pari a:
18
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Il valore di dipende ovviamente dal teodolite, dai segnali, dal metodo di misura utilizzato ecc..
Si assumono valori di sa pari a:
sa = 0g,0005
poligonale di alta precisione
g
sa = 0 ,0010
poligonale di media precisione
Se l'errore di chiusura angolare ea minore o uguale alla tolleranza ta si compensano
empiricamente gli angoli misurati apportando ad ognuno una correzione pari a ea/n e si
ricalcolano tutti gli angoli di direzione con i valori angolari compensati. Se l'errore di chiusura
angolare ea maggiore della tolleranza ta si devono rifare le misure.
Si calcolano quindi le coordinate dei vertici secondo le [6] e [7] ottenendo:
19
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
IL Catasto Italiano, in tempi non molto recenti, adottava i seguenti coefficienti:
p = 0,015
p = 0,020
p = 0,025
q = 0,0008
q = trascurabile
Verificato che l'errore di chiusura laterale e1 inferiore alla tolleranza, per eliminare le discrepanze
fra le coordinate calcolate e le coordinate note del punto Pn si distribuiscono le correzioni Dx e Dy
alle proiezioni dei lati sugli assi coordinati.
La ripartizione delle correzioni avviene tenendo conto del metodo di misura adottato.
Oggi tutte le distanze si misurano con il distanziometro ad onde che fornisce la misura affetta da un
errore proporzionale alla distanza solo per valori superiori al km.
Entro 1 km l'errore di misura si pu ritenere costante e la ripartizione dell'errore di chiusura laterale
potr quindi avvenire in parti uguali per tutti i lati (stesso criterio adottato per la ripartizione
dell'errore di chiusura angolare).
Solo per le poligonali con lati superiori ad 1 km necessario ripartire l'errore di chiusura laterale in
parti proporzionali alla lunghezza stessa dei lati.
Con le proiezioni compensate si calcolano infine per somma le coordinate compensate dei vertici.
Esempio di compensazione di una poligonale aperta vincolata agli estremi:
20
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
POLIGONALE APERTA VINCOLATA AGLI ESTREMI
ta =
0,002356
0,003674
21
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
22
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Dal punto di vista del calcolo e della compensazione la poligonale chiusa un caso particolare di
una poligonale aperta in cui l'ultimo vertice coincide con il primo vedi Fig. 10. Le procedure di
compensazione empirica illustrate per la poligonale aperta vincolata agli estremi si semplificano. La
condizione a cui devono soddisfare gli angoli misurati ai deriva immediatamente dalla relazione che
lega la somma degli angoli interni di un poligono di n lati:
Che dovr essere distribuito, in parti uguali, cambiato di segno fra tutti gli angoli misurati se,
ovviamente inferiore alla tolleranza.
Assunto un sistema di riferimento con l'origine coincidente con il punto P1 e l'asse X coincidente
con il lato P1P2 si conoscer immediatamente il primo angolo di direzione (P1P2) = 100gon.
Dato che Xn = X1 e Yn = Y1 si dovranno verificare anche le seguenti condizioni:
In analogia a quanto illustrato per le poligonali aperte vincolate agli estremi si dovr verificare che
l'errore di chiusura laterale e1sia inferiore alla tolleranza ti. La correzione -Dx si distribuir su tutte
le proiezioni dei lati, mentre la correzione -Dy si distribuir su tutte le proiezioni tranne che sulla
prima, allo scopo di mantenere il punto P2 sull'asse delle ascisse. Il criterio di distribuzione
dell'errore di chiusura laterale lo stesso applicato per le poligonali aperte vincolate agli estremi.
Esempio di calcolo e di compensazione di una poligonale chiusa:
per il rilievo del battistero di PISA si sono materializzate 8 stazioni per il rilievo di dettaglio e si
sono eseguite le misure necessarie per la determinazione delle loro coordinate.
Il sistema di riferimento scelto ha origine nel punto 1, asse delle X coincidente con il lato 1-2 e
orientato positivamente procedendo dal punto 1 al punto 2.
23
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
24
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
25
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.3
TRASFORMAZIONI PIANE
Il numero dei parametri e la forma delle equazioni che definiscono la trasformazione, dipendono
dalle differenze tra gli elementi caratterizzanti i due sistemi di riferimento in gioco (origine,
orientamento degli assi, unit di misura, ecc.)
Nel seguito accenneremo brevemente ad alcune trasformazioni piane tra sistemi di riferimento
cartesiani correntemente usate in topografia.
1.3.1 - Traslazione rigida
Consideriamo il caso in cui i due sistemi di riferimento, iniziale e finale, hanno gli assi tra loro
paralleli ma origini diverse. Note le coordinate di un generico punto P nel sistema di riferimento
iniziale, vogliamo determinare le sue coordinate nel sistema di riferimento finale.
Y f =Yi+Y 0
(9)
26
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Le (9) rappresentano le equazioni fondamentali di questa particolare trasformazione piana chiamata
traslazione rigida. I parametri di questa trasformazione sono 2 e rappresentano le coordinate
dell'origine del sistema iniziale definite nel sistema di riferimento finale.
A partire dalle (9) altres semplice ricavare le equazioni della trasformazione piana inversa, cio
quella che consente di passare dal sistema finale al sistema iniziale:
(10)
Se di un punto si conoscono le coordinate in entrambe i sistemi di riferimento possibile
determinare i valori dei parametri della trasformazione risolvendo il sistema formato dalle due
equazioni (9) o (10) nelle due incognite X0, Y0. A questo punto, di tutti i punti di cui si conoscono
le coordinate in uno solo dei due sistemi di riferimenti considerati, possibile, sempre utilizzando le
(9) o le (10), determinare le coordinate incognite nel secondo sistema di riferimento.
(11)
X
f
=
(
X
,
Questa trasformazione piana dipende quindi dal solo parametro a.
27
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Per ricavare le equazioni della trasformazione inversa scriviamo le (11) in forma matriciale:
(12)
Analoga soluzione si pu ottenere risolvendo il sistema (12) o (13) considerando le due incognite:
b= cos a
Riscriviamo il sistema (12) considerando le due nuove incognite:
28
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.3.3 - Rototraslazione rigida
La trasformazione piana definita rototraslazione rigida consiste nella sommatoria degli effetti delle
due trasformazioni piane appena viste. Consideriamo quindi i due sistemi iniziale e finale
rappresentati in fig. 13. Sommando le (9) e le (11) in notazione matriciale possiamo definire le
equazioni fondamentali di questa trasformazione piana:
(15)
Questa trasformazione definita dai tre parametri geometrici a, Xo, Yo. Per il calcolo di questi tre
parametri necessario conoscere le coordinate nei due sistemi di due punti P1 e P2 e risolvere il
seguente sistema:
29
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
I parametri di questa trasformazione piana sono dunque quattro: l, a, Xo, Yo Per determinare il
loro valore occorre conoscere le coordinate di due punti nei due sistemi di riferimento e quindi
risolvere il sistema qui sotto indicato:
(18)
(20)
Il calcolo dei parametri geometrici della trasformazione risulta possibile con le seguenti relazioni:
30
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Come si nota dalle (21), i parametri che definiscono questo tipo d trasformazione piana sono 8 per
cui, analogamente a quanto visto in precedenza, essi sono determinabili una volta che siano note le
coordinate di almeno quattro punti in entrambi i sistemi di riferimento. Il sistema risolvente non
lineare per cui la ricerca della sua soluzione andr effettuata con il metodo iterativo descritto nei
paragrafi seguenti.
31
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
32
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
ESERCIZI NUMERICI PROPOSTI
33
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.4.
Fino ad ora abbiamo considerato il problema del posizionamento di una serie di punti appartenenti
ad un unico piano. Quando i punti considerati non appartengono ad un unico piano per definirne le
posizioni necessario utilizzare dei sistemi di riferimento tridimensionali.
Risulta ovviamente possibile definire in molti modi un sistema di riferimento spaziale; nel seguito
descriveremo brevemente il sistema cartesiano tridimensionale e il sistema sferico. Altri sistemi di
riferimento tridimensionali verranno introdotti durante le lezioni di geodesia e cartografia.
Il riferimento cartesiano tridimensionale definito da una terna di rette tra loro ortogonali, sulle
quali si fissa un riferimento cartesiano, scegliendo il punto O, comune alle tre rette, come origine, e
i tre punti unit O1, O2 e O3 in modo tale che:
34
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
(22)
Risulta evidente che le prime due relazioni delle (22) coincidono con le prime due relazioni delle
35
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.5.
36
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Tutto il territorio nazionale suddiviso in 2298 sezioni m scala 1:25.00().
La carta in corso di allestimento.
E' inquadrata nel sistema UTM - ED50.
Deriva da restituzione fotogrammetrica.
E' stampata a 4 colori con l'orografia a sfumo o curve di livello.
37
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
38
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Tutto il territorio nazionale suddiviso in 3545 tavolette in scala 1:25.000 (serie V)
La carta tutta pubblicata.
E' inquadrata nel sistema Gauss - Boaga e reticolato chilometrico UTM.
Deriva in parte da restituzione fotogrammetrica.
E' stampata in diverse versioni da 1 a 5 colori.
39
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1.5.1. Esercizi di cartografia
Calcolo del modulo di deformazione lineare (ml) in un punto individuato su una carta
disegnata nella proiezione di GAUSS.
Consideriamo un punto particolare rappresentato nella tavoletta 67 II S.E. e precisamente il vertice
trigonometrico M. BRACCO (2 ordine).
Le coordinate di questo punto sono misurabili direttamente sulla cartografia o, trattandosi di un
vertice trigonometrico, sono note dalla monografia del punto:
40
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
a)
=-131.634,45
=6.378.388 m
Viste le approssimazioni introdotte per ricavare la formula indicata sopra, si considera valido il
modulo di deformazione lineare ricavato in un intorno non superiore a 10 km.
41
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
42
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Calcolo della distanza tra due punti di coordinate note o misurate sulla cartografa.
Consideriamo i due punti noti M. Bracco e M. Fagliano di cui conosciamo gi le coordinate:
43
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Le coordinate dei vertici A (M. Bracco) e B (M. Fagliano) consentono di calcolare l'angolo di
direzione qAB riferito al Nord del reticolato chilometrico o asse Y:
44
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
45
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
foglio 67
La costante sottrattiva della Est dipende dalla diversa coordinata convenzionale assunta per il
meridiano centrale (falsa origine).
Il calcolo inverso da coordinate UTM a Gauu-Boaga si esegue applicando le costanti con i segni
opposti.
Analoga conversione dal sistema Gauss-Boaga a UTM pu essere eseguita per le coordinate
geografiche. Le costanti da applicare devono essere desunte dall'interpolazione delle curve
isotransitive:
46
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
47
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
APPENDICE A
calcolata rispetto ad una variabile xi si ottiene considerando costanti nella funzione le altre (n-1)
variabili e derivando la funzione rispetto alla sola variabile xj come un'ordinaria funzione ad una
sola variabile.
ESEMPIO
Consideriamo la funzione
Infatti i restanti termini che contengono le variabili y e z sono considerati costanti e quindi di
derivata nulla rispetto all' unica variabile considerata.
Regole fondamentali di derivazione.
Date le due funzioni f(x) e g(x) derivabili in un punto x si ha:
48
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
APPENDICE B
LINEARIZZAZIONE DI FUNZIONI A PI VARIABILI
Una funzione a pi variabili del tipo
pu essere linearizzata in punto del suo dominio1 mediante una combinazione lineare del tipo:
--sono i valori numerici assunti dalle variabili x1, x2,...,xn nel punto del
dominio considerato attorno al quale si vuole linearizzare la funzione
-- il valore numerico della funzione nel punto attorno al quale avviene la
linearizzazione
-- il valore numerico della derivata parziale della funzione fatta rispetto alla
generica variabile x, , calcolata nel punto attorno al quale si vuole
linearizzare la funzione
La relazione sopra riportata rappresenta la parte lineare dello sviluppo in serie di Taylor che
consente di approssimare una generica funzione con un polinomio di grado qualsiasi.
Consideriamo ad esempio l'equazione della parabola:
Linearizzare questa funzione ad una sola variabile attorno ad un punto x0, significa scrivere
l'equazione della retta tangente alla parabola nel punto in cui x=x0.
Si deve considerare inoltre che la linearizzazione di una funzione consente di determinare in modo
approssimato i valori numerici della funzione stessa in un piccolo intorno centrato sul valore attorno
al quale avvenuto lo sviluppo.
Consideriamo infatti la funzione:
In base a quanto appena detto, la linearizzazione di tale funzione m un generico punto xo,yo del
suo dominio, porta al seguente risultato:
Se consideriamo il punto del dominio della funzione in cui x0=0.5 e y0=l la linearizzazione della
funzione risulta:
'il dominio di una funzione l'insieme dei valori che possono assumere le variabili della funzione stessa. In una
funzione a pi variabili con il termine "punto del dominio" si intende la serie di valori che le variabili della funzione
assumono contemporaneamente.
49
Proponiamoci ora di calcolare il valore della funzione e della sua linearizzazione nel punto in cui
x0=O.501 e y0=1.001. Il calcolo esatto della funzione fornisce:
Come si nota i valori non sono molto diversi. La differenza tra valore vero e valore approssimato
aumenta all'aumentare della distanza tra punto di calcolo e punto di linearizzazione.
50
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
APPENDICE C
ALGEBRA DELLE MATRICI
cio se gli elementi che si trovano in posizione simmetrica rispetto alla diagonale principale sono a
due a due uguali, la matrice si dice simmetrica.
Se gli elementi di una matrice simmetrica che non appartengono alla diagonale principale sono tutti
nulli, la matrice si dice diagonale.
Una matrice diagonale nella quale gli elementi della diagonale principale sono tutti uguali a 1 si
chiama matrice unitaria.
Una matrice di tipo (m,l) si chiama vettore colonna; una matrice di tipo (1,n) si chiama vettore
riga.
Data una matrice A di tipo (m,n) si definisce sottomatrice di A una matrice B di tipo (r,s) i cui
elementi appartengono a r righe e s colonne prefissate di A.
Si definisce minore di ordine p estratto da A una sottomatrice quadrata di ordine p.
Se A una matrice quadrata di ordine n si definisce minore complementare dell'elemento a/,- il
minore di ordine (n-1) che si ottiene cancellando in A la riga e la colonna di appartenenza
dell'elemento aij.
Ad esempio se:
51
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Si noti che se A una matrice simmetrica allora la matrice A e la sua trasposta sono identiche.
2. ADDIZIONE E SOTTRAZIONE
Due matrici si possono addizionare (o sottrarre) se sono dello stesso tipo.
Date due matrici A e B di tipo /m,n), la matrice C somma (o sottrazione) di A e B una matrice di
tipo /m,n) in cui ogni elemento pari alla somma (o alla differenza) degli elementi di uguale
posizione delle due matrici iniziali.
Siano
e la propriet associativa:
52
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
A + (B + C) = (A + B) + C
Inoltre la trasposta delle matrici somma (o sottrazione) risulta essere pari alla somma (o alla
sottrazione) delle trasposte delle matrici iniziali.
3. MOLTIPLICAZIONE
Due matrici si possono moltiplicare fra loro se il numero delle colonne del moltiplicando e il
numero di righe del moltiplicatore sono uguali.
Data la matrice A di tipo (m,n) e la matrice B di tipo (n,l), il prodotto della prima matrice per la
seconda una matrice C di tipo (m,l) il cui generico elemento cij risulta essere pari alla seguente
espressione:
Siano
e la propriet associativa
53
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
cio la trasposta del prodotto di due matrici pari al prodotto tra la trasposta del moltiplicatore e la
trasposta del moltiplicando.
Il prodotto di una costante per una matrice di tipo (m,n) una matrice di tipo (m,n) i cui elementi
sono pari al prodotto della costante per l'elemento di ugual posto nella prima matrice:
4. DETERMINANTE
Il determinante un numero che viene associato a matrici quadrate ed calcolato in funzione degli
elementi della matrice stessa. L'ordine della matrice si indica anche come ordine del determinante
ad essa associato.
Si definisce complemento algebrico dell'elemento aij di una matrice quadrata, il determinante
associato al minore complementare dell'elemento aij preso col suo segno se la quantit (i+j) pari
oppure con segno opposto se la quantit (i+j) dispari.
Il calcolo del determinante associato a una matrice si esegue applicando la seguente regola detta
regola di riduzione(o prima regola di Laplace):
IL DETERMINANTE DI UNA MATRICE UGUALE ALLA SOMMA DEI PRODOTTI DEGLI ELEMENTI DI UNA
RIGA (O DI UNA COLONNA) PER I RELATIVI COMPLEMENTI ALGEBRICI.
ESEMPI NUMERICI.
Infatti si sono sommati i prodotti degli elementi della prima riga (2,3) per i rispettivi complementi
algebrici, ricordando che il determinante di un numero pari al numero stesso.
2) Consideriamo ora una matrice di ordine 3
54
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Come si pu facilmente intuire dagli esempi sopra riportati, il calcolo del determinante di una
matrice di ordine 4 comporta il calcolo di 4 determinante di matrici di rodine 3, ognuno dei quali
comporta (come visto nell'esempio) il calcolo dei determinanti di tre matrici di ordine 2, e cos via.
Quindi l'applicazione della regola di riduzione su matrici di ordine qualunque comporta un numero
di calcoli che cresce vertiginosamente all'aumentare dell'ordine della matrice. L'applicazione della
prima regola di Laplace risulta invece vantaggiosa nel calcolo dei determinanti di matrici
triangolari.
ESEMPIO NUMERICO.
Applichiamo la regola di riduzione agli elementi della prima riga il calcolo del determinante risulta:
Generalizzando il determinante di una matrice triangolare di ordine qualsiasi pari al prodotto degli
elementi della diagonale principale.
Tra le numerose propriet dei determinanti esiste la possibilit di calcolare matrici aventi lo stesso
determinante. In particolare il determinante di una matrice non si altera se agli elementi di una sua
riga (o di una sua colonna) si aggiunge una combinazione lineare qualsiasi degli elementi delle altre
righe (o delle altre colonne). Utilizzando opportunamente tale propriet possibile trasformare la
matrice originaria in una matrice triangolare e quindi procedere rapidamente al calcolo del suo
determinante nei termini visti nell'esempio precedente.
Comunque venga affrontato il problema, quando l'ordine della matrice elevato, il numero delle
operazioni necessarie per il calcolo del determinante tale per cui pu essere svolto in modo rapido
solo mediante opportuni programmi di calcolo che si basano sia sulle propriet ora enunciate sia su
altri metodi (ad esempio il metodo delle permutazioni).
5. INVERSIONE
Data una matrice A di ordine n, si definisce inversa di A e si indica con A-1, una matrice di ordine n
tale che:
55
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Si considera lelemento trasposto,
come si vede dallesempio
dove AJI, il complemento algebrico dell'elemento aji della matrice A. Da questa relazione si deduce
che affinch una matrice sia invertibile, il suo determinante deve essere diverso da 0.
ESEMPIO NUMERICO:
Per il controllo delle operazioni svolte sufficiente svolgere il prodotto dell'inversa di A per A e
verificare che il risultato coincida con la matrice unitaria di ordine 3.
56
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
APPENDICE D
SOLUZIONE DI SISTEMI DI EQUAZIONI LINEARI
dove:
A una matrice di tipo (m,n) contenente i coefficienti delle incognite. Questa matrice viene
detta matrice dei coefficienti o matrice disegno del sistema
X un vettore colonna di m elementi contenente le incognite X1, X2, ... Xm Questo matrice
viene chiamata vettore delle incognite
T un vettore colonna di m elementi contenente i termini noti t1, t2, ..., tm. Questa matrice
viene chiamata vettore dei termini noti
57
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Ricordando che
otteniamo
Questo significa che le soluzioni del sistema di equazioni lineari sono contenute nel vettore colonna
che si ottiene moltiplicando l'inversa della matrice disegno per il vettore dei termini noti.
ESEMPIO NUMERICO
Questo sistema pu essere riscritto utilizzando la notazione matriciale nel seguente modo:
Per verificare l'esattezza delle soluzioni determinate, sufficiente sostituire tali valori nel sistema
iniziale e verificare che tutte le equazioni risultino identicamente soddisfatte.
58
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
APPENDICE E
SOLUZIONE DI SISTEMI DI EQUAZIONI NON LINEARI
Sistemi di questo tipo solitamente non sono risolvibili in modo diretto, per cui solitamente si
utilizza un metodo di ricerca della soluzione di tipo iterativo. Le equazioni vengono approssimate
con delle combinazioni lineari ricavate secondo quanto esposto nell'appendice A
Risolvendo tale sistema lineare si ottengono i valori delle correzioni (xi - xi). Tali valori vengono
sommati ai valori approssimati xi ottenendo una nuova serie di valori approssimati utilizzando i
quali le equazioni originarie vengono nuovamente linearizzate generando un nuovo sistema lineare.
Il procedimento viene iterato fino a quando i valori delle correzioni (xi-xi) determinati risultano
trascurabili e si assume come soluzione l'insieme dei valori
dove il primo addendo rappresenta i valori approssimati utilizzati per ricavare il sistema lineare
dell'ultima iterazione, e il secondo addendo le soluzioni di quest'ultimo sistema.
59
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.1.
2.2.
IL TEODOLITE
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Le rotazioni dell'alidada, sono controllate da due viti: una preposta a impedire o meno la rotazione
manuale dell'alidada (vite dei grandi spostamenti) e la seconda in grado di effettuare piccole
rotazioni dell'alidada, una volta eliminata la possibilit di rotazione manuale della stessa (vite dei
piccoli spostamenti).
,
Negli strumenti ottico-meccanici di precisione solitamente il cerchio azimutale non e fisso, ma pu
essere ruotato mediante una apposita vite ad accesso protetto (vite reiteretrice), indipendentemente
dal basamento e dall'alidada. Tali teodoliti vengono chiamati reiteratori.
In un'altra categoria di teodoliti, detti ripetitori, il cerchio azimutale pu essere reso solidale al
basamento oppure all'alidada mediante l'azione di un bottone di bloccaggio esterno.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Per stazione totale si intende invece un teodolite elettronico che comprenda all'interno della sua
struttura anche un distanziometro. Vi la possibilit, quindi, di leggere direttamente su un display
sia la distanza che le misure angolari.
Si chiamano infine strumenti integrati quegli strumenti che sono composti da un teodolite
elettronico o tradizionale che possibile connettere o collegare (di solito a cavallo del cannocchiale)
con uno strumento distanziometrico ad onde. Sia le misure angolari che quelle di distanza sono lette
automaticamente ma i due strumenti sono distinti e separabili.
Come vedremo meglio in seguito gli errori di rettifica e l'errore di verticalit influenzano
negativamente le misure angolari eseguibili con un teodolite. Vedremo anche come, operando con
strumenti ottico-meccanici sar necessario adottare accorgimenti pratici particolari per ovviare a
questi inconvenienti.
2.3.
I cannocchiali sono degli strumenti ottici che permettono di osservare oggetti lontani e di essi
possono fornire immagini capovolte (cannocchiale astronomico) oppure diritte (cannocchiale
terrestre e di Galileo) come quelli utilizzati negli strumenti topografici. Un cannocchiale
essenzialmente costituito da un obiettivo, un oculare e un reticolo. Considerando, per semplicit,
obiettivo e oculare costituiti da due lenti sottili (vedi fig. 6) l'oggetto posto davanti all'obiettivo a
una distanza molto maggiore del doppio della sua distanza focale e quindi l'obiettivo stesso
fornisce un'immagine reale, capovolta e rimpicciolita che si forma tra il primo fuoco dell'oculare e
il centro ottico. In queste condizioni, l'oculare da luogo a una seconda immagine che risulta
virtuale, diritta (e quindi ancora capovolta rispetto all'oggetto) e ingrandita. Variando la distanza tra
obiettivo e oculare variano sia la posizione dell'immagine dell'oculare sia il suo ingrandimento.
Nei moderni cannocchiali, l'obiettivo un sistema ottico complesso ottenuto con l'accoppiamento
di pi lenti che ammetta come risultante una lente convergente, in modo da eliminare, o ridurre il
pi possibile, gli effetti delle aberrazioni; in genere, essendo il campo visivo del cannocchiale
piuttosto limitato, sufficiente correggere il cromatismo accoppiando una lente biconvessa di vetro
crown con una lente menisco-divergente di vetro flint.
63
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
64
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
II reticolo non fissato in modo rigido sul tubo principale, ma l'armatura che lo porta collegata ad
esso mediante quattro viti a contrasto diametralmente opposte che permettono spostamenti
micrometrici orizzontali e verticali, pi una quinta vite che consente di porre i fili del reticolo
perfettamente orizzontale e verticale (vedi fig. 9). Il reticolo deve essere montato vicino al fuoco del
sistema oculare. Il piano del reticolo deve coincidere con il piano sul quale si forma l'immagine
reale generata dal sistema obiettivo.
dalla quale si deduce che la distanza focale f varia in modo inversamente proporzionale alla
distanza D, e pi precisamente che assume il valore massimo quando il cannocchiale viene
65
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
adattato alla distanza minima di focamento (1-2 m), mentre assume il valore massimo quando
viene collimato un punto all'infinito tenendo presente che per oggetti a distanze superiori a
20-25 m (distanza iperfocale), il valore di A si pu ritenere praticamente costante.
L'adattamento alla distanza si ottiene facendo variare la distanza A spostando la lente collettiva
tramite un bottone esterno o un anello zigrinato coassiale con il tubo che porta l'obiettivo e il
reticolo.
Nello schema fino ad ora descritto, l'immagine risultante dall'azione combinata del sistema
obiettivo e del sistema oculare capovolta rispetto all'oggetto collimato, mentre, per praticit d'uso,
necessario che l'immagine sia diritta. Per raggiungere questo scopo, fra la lente collettiva e il
reticolo si dispone un prisma a sezione pentagonale con le facce AE e CD parallele e perpendicolari
all'asse di collimazione, mentre la faccia DE normale alle prime due. Le facce AB, BC e DE sono
lavorate a specchio. Il funzionamento di tale prisma facilmente intuibile osservando la fig. 10.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Quindi possibile osservare a occhio nudo oggetti di dimensioni maggiori o uguali a circa 3 cm a
distanze non superiori a 100 m.
2.4.
Un altro dispositivo ottico che trova applicazione nei teodoliti la lamina pian-parallela.
Questa costituita da un mezzo di densit diversa rispetto all'ambiente circostante, separato da due
superfici piane e parallele.
Un raggio luminoso attraversa la lamina ed emerge parallelamente alla direzione di incidenza
spostato di una quantit d proporzionale all'angolo di incidenza i:
67
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.5.
LE LIVELLE
Le livelle sono strumenti semplici che in topografia sono utilizzate per rendere orizzontale un asse o
un piano, oppure per rendere verticale un asse. Esse sono presenti in rutti gli strumenti topografici e
dal loro corretto utilizzo dipende in massima parte la precisione del rilievo.
Le livelle possono essere controllate a vista dall'operatore (livelle sferiche e livelle toriche) oppure
mediante opportuni dispositivi ottico-meccanici (livelle a coincidenza di immagini).
68
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
E' costituita da una fiala cilindrica di vetro, delimitata superiormente da una superficie a calotta
sferica, che riporta uno o pi cerchi concentrici (v. fig. 12) il cui centro rappresenta il centro della
calotta (centro della livella).
La fiala riempita parzialmente da un liquido con basso punto di congelamento (alcool, benzina,
etere solforico, ecc.). Lo spazio della fiala che non viene riempito dal liquido viene saturato dai suoi
vapori che formano una bolla che, per effetto della gravita si dispone sempre nella parte pi alta
della fiala..
La fiala di vetro contenuta in un'armatura metallica che pu presentare una base piana quando la
livella impiegata per rendere orizzontale un piano (come nel caso di tutti gli strumenti
topografici), oppure presenta lateralmente un piano o un angolare che consentono di fissare la livella
ad aste che devono essere disposte lungo la verticale (paline da segnalazione, stadie per livellazioni
geometriche, ecc.).
Facendo riferimento alla fig. 12, l'asse a-a tangente alla calotta sferica nel suo centro C rappresenta
l'asse della livella; il piano tangente alla calotta sferica nel suo vertice C detto piano tangente
centrale; il raggio r della calotta sferica si chiama raggio di curvatura della livella.
Si definisce prontezza della livella, il tempo che il liquido impiega a disporsi in equilibrio, e quindi
la bolla a fermarsi, dopo aver subito uno spostamento. La prontezza dipende dalla viscosit del
liquido, dalla levigatezza della superficie intema della calotta sferica e dal raggio di curvatura della
livella.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Una livella sferica si dice rettificata quando il piano tangente centrale perpendicolare all'asse b-b,
cio parallelo al piano di appoggio della fiale di vetro nell'armatura.
In una livella sferica rettificata, quando la bolla risulta centrata ossia quando si inscrive
perfettamente al centro della fiala, il piano tangente centrale risulta orizzontale. Se la livella non
rettificata, quando la bolla centrata, il piano tangente centrale sar ancora orizzontale, ma tale
condizione non varr per il piano di appoggio dell'armatura.
Nei teodoliti e nei livelli, la livella sferica viene montata in aggiunta a una o pi livelle toriche
affidando alla prima l'operazione di disporre in modo approssimato il piano orizzontale (o l'asse
verticale) agendo successivamente con la livella torica per ottenere la massima precisione
dell'operazione.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
dispositivo a doppia vite (V1, V2 - vedi fig. 14) di rettifica che permette piccoli
spostamenti orizzontali e verticali della livella all'interno dell'armatura.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Un piano pu essere individuato da tre punti oppure da due rette giacenti su di esso. Di norma gli
strumenti topografici presentano un supporto di base fornito di tre razze disposte a 720, alle
estremit delle quali si trovano tre viti calanti C1, C2, C3 (v. fig. 16). Le due rette a e b indicate
in fig. 16 definiscono il piano di appoggio dello strumento. Affinch questo piano sia orizzontale
sar sufficiente verificare che le due rette a e b, che gli appartengono, lo siano.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
> se la bolla si sposta, si corregge lo spostamento per met con la vite di rettifica V1, e per met
agendo nuovamente con moto simultaneo e contrario sulle due viti C1 e C2. In questo modo
la
retta a risulta certamente orizzontale;
> infine si ruota la livella di un angolo pari a p/2 disponendola nella posizione (3) parallela alla
retta b e l'eventuale spostamento della bolla si corregge operando sulla vite V3. A questo punto
anche la retta b orizzontale e di conseguenza il piano che contiene le rette a e b risulter
anch'esso orizzontale.
RENDERE VERTICALE UN ASSE.
2.6.
LA BASETTA TOPOGRAFICA
Abbiamo gi accennato come la basetta topografica sia un dispositivo che serve per collegare lo
strumento topografico al treppiede. Essa composta da un basamento e da una piastra basculante il
cui assetto rispetto al basamento controllato da tre viti calanti disposte ai vertici di un triangolo
equilatero inscritto nel basamento.
73
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
II basamento viene rigidamente collegato alla piastra di appoggio del treppiede mediante la vite di
fissaggio.
La piastra basculante serve da supporto fisico per lo strumento. Essa dotata di tre fori posti in
corrispondenza delle viti calanti (oppure di un unico foro centrale) i quali ospitano i tre perni (o
l'unico perno centrale) di cui sono dotati i basamenti di tutti gli strumenti topografici. Il centro della
basetta il centro del cerchio passante per i centri dei tre fori (o del foro centrale).
La piastra basculante dotata di una livella sferica, utilizzata per rendere orizzontale la piastra
basculante stessa, e di un piombino ottico per consentire di disporre il centro della basetta lungo la
verticale passante per un punto a terra. Per gli strumenti dotati di piombino laser la basetta
sprovvista di dispositivi per il centramento.
L'operazione di messa in stazione della basetta consiste nel raggiungere, contemporaneamente, sia
la condizione di centramento della livella sia la collimazione attraverso il cannocchiale del
piombino ottico del punto a terra su cui si vuole posizionare lo strumento.
Figura 18 - Esempio di basetta topografica e del suo utilizzo(a - basamento, b - viti calanti, e piombino ottico, d - piastra basculante, e - basamento dello strumento, f - perni di aggancio, g
dispositivo di bloccaggio). Accanto un dispositivo per l'aggancio di una mira topografica.
2.7.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
> errore di inclinazione: angolo i che la normale all'asse a1 con l'asse a2;
> errore di collimazione: angolo c che la normale all'asse a2 forma con l'asse a3.
Altri tipi di errore, che dipendono dalla buona riuscita o meno delle parti ottico-meccaniche del
teodolite e che possono influire in modo non trascurabile sulla precisione di misura, sono:
A. errore di eccentricit dei cerchi: distanza e tra il centro della graduazione dei cerchi azimutale
e zenitale e l'intersezione rispettivamente degli assi ai e ai;
B. errore di graduazione dei cerchi: non corretto tracciamento o codifica delle graduazioni.
2.8.
Per far s che il teodolite possa misurare correttamente gli angoli azimutali e zenitali,
necessario che l'asse ai sia verticale.
hi questa situazione, infatti, se lo strumento rettificato, si realizzano le seguenti condizioni:
> il cerchio azimutale giace in un piano orizzontale
> il cerchio zenitale giace in un piano verticale
> l'asse a2 orizzontale
> l'asse a3 descrive piani verticali passanti per il centro strumentale.
Anche la condizione operativa del teodolite pu essere realizzata a meno di un errore di verticalit
v, definito come l'angolo che la verticale passante per il centro strumentale forma con l'asse ai del
teodolite.
2.9.
Da quanto finora visto, sappiamo che il teodolite in grado, una volta verificate le condizioni di
rettifica e realizzata la condizione operativa, di individuare angoli azimutali con vertice coincidente
con il centro dello strumento.
Poich i vertici di tali angoli devono in realt coincidere con punti del terreno, occorre stabilire una
relazione tra queste entit puntuali che permetta la misura degli angoli necessari alle operazioni di
rilievo.
Innanzi tutto notiamo che per la definizione di un angolo azimutale data in 2.1, non necessaria la
coincidenza tra il centro dello strumento e il vertice dell'angolo azimutale, ma sufficiente che
questi due punti appartengano alla medesima verticale.
L'operazione di messa in stazione del teodolite consiste appunto nel realizzare quest'ultima
condizione.
Individuato il punto di stazione a terra, si procede alla messa in stazione di un treppiede e di una
basetta topografica. Il teodolite viene quindi inserito nella basetta: in questa condizione l'asse
principale del teodolite si trover sulla verticale del punto a terra con la precisione tipica della
livella sferica che ha consentito la messa in stazione della basetta topografica.
Per affinare questa operazione, si perfeziona la verticalit dell'asse principale mediante la livella
lorica montata sull'alidada seguendo le procedure indicate nei paragrafi 2.5 e seguenti utilizzando le
tre viti calanti della basetta che ora forma, con il teodolite, un unico corpo rigido.
Al termine delle operazioni di centramento della livella lorica, il centro strumentale del teodolite si
trover sulla verticale del punto di stazione a terra a meno del gi citato errore di verticalit che, in
base a quanto visto, sar dell'ordine di grandezza della sensibilit della livella torica montata sullo
strumento.
75
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.10.1.
Lettura a stima.
Il nonio (o verniero, dai nomi dei suoi inventori, il portoghese Nunes ed il francese Vernier) il pi
antico sistema per stimare un intervallo di graduazione. costituito da una scaletta ausiliaria
affiancata a quella principale.
Si fraziona in N parti l'intervallo di una graduazione lineare, si affianca a N-l intervalli della
graduazione principale N tratti della graduazione del nonio, in modo che risulti:
(N-l) d = N d', dove d e d' sono le dimensioni rispettivamente di una parte della divisione
principale e della divisione del nonio.
L'approssimazione del nonio pari al valore di una suddivisione principale diviso il numero di
suddivisioni del nonio: a = d-d' = d/N.
76
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Si consideri per esempio la graduazione principale divisa in 10 parti (N=10), ad ogni parte
corrisponda un intervallo di 10', la lunghezza corrispondente a N-l parti viene suddivisa in 10 parti,
ogni parte avr una ampiezza d' pari a 9'; la sensibilit in questo caso pari a 1 ' .
La lettura viene fatta sotto l'indice di lettura della scala del nonio leggendo direttamente le parti
intere. La porzione residua pari all'approssimazione a del nonio, moltiplicata per il numero di parti
che portano alla coincidenza di un tratto della scala del nonio con uno della graduazione principale.
77
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.10.2.
Strumenti micrometrici
I mezzi sopra descritti non consentono elevate precisioni di misura (~5 mgon). Nei sistemi di lettura
in cui si ricorre ai micrometri viene sfruttata la sensibilit dell'occhio umano nel realizzare un
puntamento o la coincidenza di due tratti: l'occhio umano ha la propriet di aumentare il
potere separatore di circa quattro volte quando debba stimare la coincidenza esatta di due tratti o la
bisezione di un tratto all'interno di altri due.
78
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Le letture possono avvenire per bisezione o per coincidenza di immagini. Schemi costruttivi
diversi sono stati realizzati negli strumenti Wild, Zeiss, Kern.
Questi sistemi sfruttano in genere le funzioni di una lastra piano parallela di adeguato spessore,
interposta sul cammino luminoso di osservazione dei cerchi; una rotazione sensibile del dispositivo
pu corrispondere ad uno spostamento micrometrico dell'asse di collimazione che ispeziona il
goniometro. Infatti il movimento di una lamina piano-parallela, che trasforma lo spostamento dei
raggi ottici in una rotazione, consente (la rotazione pi apprezzabile dello spostamento) di valutare
immediatamente la frazione di graduazione corrispondente alla misura, leggendo il relativo valore
sopra un cerchietto micrometrico.
dopo la coincidenza
79
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
mgon). La precisione conseguente, nel caso ad esempio in cui e=1/10 0.1 mgon sarebbe 1/4*10-7=
2.5*10-8.
Questa sensibilit non ancora stata raggiunta con i moderni teodoliti digitali a cerchio codificato.
da mettere tuttavia in evidenza come la precisione di misura angolare non coincida con quella di
lettura per la presenza congiunta di numerose altre cause di errore, che in seguito verranno
esaminate.
2.10.3.
I metodi di misura elettronica degli angoli, vengono spesso di classificati in funzione della tecnica
con cui vengono letti i cerchi e di conseguenza dalle modalit con cui vengono incisi.
Vi sono dei teodoliti elettronici che utilizzano cerchi codificati che permettono di conoscere
automaticamente la posizione assoluta dell'indice di lettura all'interno del goniometro, e quindi della
lettura zero dello stesso, ed altri che eseguono la lettura a cerchi graduati, che in genere
consentono di misurare una posizione angolare relativa rispetto ad una precedente.
Nel primo caso avviene una misura assoluta della direzione angolare e nel secondo una misura
incrementale.
Una seconda classificazione basata sulle modalit di misura angolare: questa pu avvenire
staticamente o dinamicamente. Nel primo caso il cerchio rimane, come in un teodolite
tradizionale, solidale alla base, mentre nell'altro caso il cerchio subisce una rotazione che non
quella dell'alidada ma prodotta da dei micromotori continuamente attivi durante la misura.
Parliamo prima di alcuni concetti sulla lettura elettronica, codificata o graduata (si pu chiamare in
sintesi lettura digitale) per poi entrare in merito a particolari tipi di teodoliti elettronici o stazioni
totali ed ai relativi sistemi di lettura.
Come anticipato, siamo in ogni caso in presenza di strumenti del tutto simili a quelli tradizionali,
con cerchi di cristallo sui quali la graduazione, codificata o numerata ottenuta ancora attraverso
processi di fotoincisione.
2.10.3.1.
La lettura assoluta
Supponiamo ora di distendere su di un tratto rettilineo l'intera circonferenza sulla quale incisa una
particolare graduazione (Fig.25). Definiamo su un'origine il valore zero e sulla fine dell'incisione
che corrisponde alla fine del segmento stabiliamo la lettura (sviluppo della circonferenza) c=2pr.
Cerchiamo di capire con quali mezzi, come possibile, in modo digitale, leggere i cerchi.
A
Fig.25 Principio della lettura assoluta
Poniamo di dividere questo tratto lungo e in due parti. Una parte sia annerita in modo da renderla
opaca alla luce e l'altra met sia trasparente. Cos si operata una prima suddivisione per due del
cerchio. Lo spessore di queste righe opache sia dell'ordine di qualche decimo di mm, cos che in
pochi mm se ne possano disegnare ad esempio 16 o 32. In una riga successiva si divide lo
stesso intervallo e in quattro parti e si anneriscono
alternativamente due di queste quattro parti. Supponiamo di fare la stessa operazione in una terza
81
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
riga, dividendola ora in 8 parti ed ancora per esempio in una quarta riga ove le suddivisioni saranno
16.
In una posizione qualsiasi del cerchio, su queste suddivisioni parallele, supponiamo vi siano quattro
fotodiodi e di fronte a questi, sull'altra faccia del cerchio di cristallo, una sorgente luminosa.
Immaginiamo di dover fare una lettura quando questi fotodiodi si trovano ad esempio nella sezione
A-A.
Leggendo i segnali di luce e di buio provenienti dai fotodiodi possiamo, in modo assoluto, anche se
con una precisione abbastanza scarsa in questo esempio, sapere ove si trovano i fotodiodi rispetto al
cerchio, cio all'interno di questa banda che abbiamo disteso.
Nel caso esaminato in figura i fotodiodi che permettono il passaggio della luce, ognuno a seconda
della presenza di una zona trasparente od opaca, segnalano il primo la presenza di una zona scura
(0), il secondo la presenza di una zona chiara (1), il terzo la presenza di una zona scura (0) il quarto
quella di una zona trasparente (1). Questo risultato , in linguaggio binario, il numero equivalente
alla lettura angolare.
Possiamo infatti renderci conto che attraverso il primo fotodiodo siamo in grado di dire che
eseguiamo una lettura minore di c/2 . Attraverso il secondo fotodiodo possiamo anche dire che la
lettura maggiore di c/4 ma sempre minore di c/2, attraverso il terzo si pu dire che maggiore di
2c/8 ma anche minore di 3c/8 e attraverso il quarto fotodiodo si pu dire che maggiore di 5c/16
ma anche minore di 6c/16, quindi nell'esempio la lettura angolare finale, essendo c=400 gon, sar un
numero maggiore di 125 gon e minore di 150 gon.
In maniera approssimata siamo ora grado di fare queste letture angolari; l'errore massimo in questo
esempio poco realistico, la met della pi piccola suddivisione, cio 12,5 gon: chiaro che una
lettura angolare con errore cos alto insufficiente.
Occorre ora scendere dal principio di funzionamento alla pratica applicazione: ci si rende conto che
non si pu moltiplicare di molto, per problemi fisici di spazio, il numero dei fotodiodi, come pure
non si pu suddividere all'infinito la larghezza della corona circolare del cristallo.
Questo sistema di misura assoluta, come pure quello incrementale avr bisogno necessariamente di
un secondo sistema di lettura fine, che permetta cio la lettura di frazioni delle pi piccole parti
intere nelle quali suddiviso il cerchio, in analogia a quanto avveniva nei teodoliti tradizionali col
sistema micrometrico. Dei sistemi micrometrici di lettura digitale parleremo pi avanti, un cenno se
ne fece parlando del nonio, per ora ci basti sapere che sono necessari.
Abbiamo parlato di lettura digitale assoluta del cerchio, in questo caso infatti possibile sapere
esattamente dove si trova l'ipotetica lettura di zero rispetto all'asse di collimazione.
La misura incrementale di una direzione angolare avviene in generale in due fasi distinte:
> determinazione approssimata effettuata dinamicamente durante la rotazione dell'alidada
necessaria per la collimazione
> determinazione di precisione effettuata a collimazione avvenuta calcolando la posizione
dell'indice di lettura rispetto all'ultimo impulso contato. In questa fase un diodo fornisce
un segnale proporzionale alla luminosit della zona d'ombra sul punto di misura.
La novit che il cerchio ruota per effetto del trascinamento di un piccolo elettromotore; per ogni
misura angolare il cerchio fa una rotazione completa ed letto da due diodi all'infrarosso, di cui uno
fisso (posto sulla circonferenza interna) e l'altro mobile (posto sulla circonferenza esterna). Il
cerchio fisso definisce lo zero, cio la direzione d'origine (il cerchio non codificato e non
dunque assoluto): l'angolo azimutale da misurare quello tra i due diodi. Se tali assi fossero su due
punti iniziali dell'intervallo periodico di graduazione 0, la differenza di fase sarebbe nulla e la
82
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
83
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.10.4.
II primo sistema che esaminiamo quello della Leica-Wild adottato negli strumenti Theomat T2002
e nel Theomat T3000. Si tratta di un sistema di lettura dinamica di alta precisione, che
essenzialmente si basa su misure di fase, per cui la misura di una direzione si trasforma nella misura
di un intervallo di tempo.
Uno degli errori di cui affetta la misura angolare l'errore residuo di graduazione: questo errore
pressoch inevitabile, ma si riduce tradizionalmente con il metodo della lettura a strati, attraverso la
reiterazione o la ripetizione.
Nel metodo di lettura dinamica invece possibile tenere in considerazione (misurare in un certo
senso), tutte le suddivisioni di ogni parte del cerchio ad ogni singola lettura goniometrica, riducendo
con ci in teoria a zero sia questo errore, sia l'errore di eccentricit dell'alidada: ci avviene nello
strumento Wild T2002.
Entrambi i cerchi di 52 mm di diametro sono divisi in 1024 intervalli, tutti osservati ad ogni misura
attraverso una rotazione completa del cerchio di cristallo graduato in identici intervalli trasparenti opachi. Il segnale luminoso, tradotto dai fotodiodi in segnale elettrico, non pi un segnale statico
ma una vera e propria onda elettromagnetica in quanto il cerchio ruota continuamente.
Questo segnale, variabile nel tempo e dipendente dalla rotazione del cerchio, proviene da due
predisposte barriere di fotodiodi, una solidale all'alidada (R) e posizionata sulla parte interna del
cerchio e la seconda (S) fissa al basamento ed esaminante la parte esterna dello stesso cerchio.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Nel caso in esame fo = 2p/1024, essendo fo la pi piccola parte di graduazione del cerchio. Esiste
dunque una misura approssimata nf0 ed una misura fine Df.
Per eliminare l'errore di eccentricit, sia i sensori Ls che i sensori LR sono in realt coppie di
sensori diametralmente opposti. Un unico processore presiede e media le numerosissime misure che
danno poi luogo alla lettura azimutale e zenitale. La misura ed il calcolo avviene per entrambi i
cerchi in meno di un secondo.
anche possibile predisporre lo strumento per la lettura continua che pu avvenire a cadenza di 0,1
s o di 0,15 s, diminuisce per in questo modo la precisione di lettura.
Per il cerchio azimutale Ls posto nella posizione convenzionale dello zero della graduazione, per
il cerchio zenitale Ls in direzione dello zenit mentre LR nella direzione del cannocchiale. Il
sistema di lettura, dunque, un sistema assoluto.
Per correggere le letture zenitali dall'errore di verticalit, il percorso della luce infrarossa dei sensori
zenitali viene preventivamente deviato da un compensatore a liquido siliconico. Quando viene
impartito l'ordine di misura, un motore ruota il cerchio azimutale o zenitale ad una velocit
rigorosamente costante entro limiti di tolleranza sempre controllati. Il conteggio del numero intero n
di suddivisioni tra i sensori Ls e LR semplice in quanto fra le graduazioni esiste una marca di
riferimento, durante rutto il giro del cerchio un contatore conta il numero di -graduazioni dopo il
passaggio del riferimento da LR sino al comparire dello stesso in Lg.
La misura fine della parteDf avviene dopo aver convertito il segnale completo (di 338 ms di
durata) in forma digitale. Il segnale viene analizzato attraverso un contatore con frequenza di
campionamento di 1,72 MHz. Dunque 338 ms osservati a 1,72 MHz corrispondono ad un numero di
campioni "e" in 400 gon:
In realt non si deve considerare la tolleranza limite "t" della lettura ma il suo scarto quadratico
medio a. Ipotizzando ragionevolmente la funzione densit di probabilit abbia la forma della
distribuzione rettangolare e che il supporto di variazione sia appunto di 0.68 mgon, il valore di a si
ottiene da
La radice di due al numeratare dovuta al fatto che la lettura angolare ottenuta per differenza delle
fasi provenienti dai segnali Re S. In tal modo si ottiene per s il valore limite minimo:
Lo scarto quadratico medio minimo ottenuto in laboratorio, quindi in condizioni ideali ma non
teoriche di misura, stato tuttavia di 0,05 mgon. La casa costruttrice fornisce una deviazione
standard di 0,15 mgon per entrambe le letture ai cerchi secondo le norme DIN 18723 (1).
____________________________
'che sono divenute lo standard per valutare le precisioni di teodoliti tradizionali ed elettronici.
85
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
La risoluzione di lettura tuttavia spinta a 0,01 mgon. Il compensatore a liquido siliconico agisce su
entrambi gli assi di rotazione del teodolite: principale e secondario, ed ha una precisione di rettifica
di 0,03 mgon, diminuendo l'influenza dell'errore di verticalit anche sulle letture azimutali.
Di seguito illustrato il sistema di misura continua, statica e con codificatore assoluto adottato nei
teodoliti TI 000 e TI 600 della ditta Leica-Wild (Fig.27).
I cerchi azimutale e zenitale di 78 mm di diametro sono suddivisi in 1152 graduazioni,
raggruppabili in maniera distinguibile in 128 settori (da O a 127).
In ciascun settore cio vi sono 1152/128 = 9 informazioni elementari (o divisioni a seconda di come
le si intendono) di 0,27 mm di interasse. In maniera binaria queste 9 suddivisioni contengono: un
"marker", cio un codice che segna l'inizio del settore, 7 bit contenenti il numero di settore ed un bit
di parit per il controllo delle letture.
I cerchi, fissi rispetto al basamento od all'asse secondario del teodolite, sono illuminati in prossimit
dell'indice di lettura elettronico con un led a luce rossa che illumina una piccola parte del cerchio:
circa 4 gon, di poco superiore alla dimensione di un settore che 400/128 = 3.125 gon, proiettando
la luce al di l del cerchio. La luce, dopo il passaggio attraverso una lente ingrandente, cade su un
sensore formato da una serie di 128 fotodiodi. Questi fotodiodi sono governati da un processore che
converte il segnale analogico luminoso in forma digitale cosicch un numero binario traduce lo stato
luce/buio per ognuno dei fotodiodi.
Su 4 gon di ampiezza del segnale luminoso sono posti 128 fotodiodi, ovvero vi sono su un settore di
3.125 gon, esattamente 100 fotodiodi: questo il sistema micrometrico di lettura all'interno di
ciascun settore,
2.45 mm
3.2mm(A=0.025mm)
86
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Nell'esempio di figura la lettura sar N=0=128; f= 0.55 cio il 55-esimo fotodiodo su 100 utili.
128 0,55
1=
400 = 398.2815 gon
128
Ci domandiamo ora quale sar la precisione di lettura. Notiamo dapprima che le nove suddivisioni
proiettate su 100 fotodiodi consentono di stimare la parte frazionaria del settore con una
approssimazione superiore al pixel, cio con scarto quadratico medio a di circa 0,15 pixel. Per
ogni lettura si avr quindi
0,15 / 100 400
=
gon = 4,7 mgon
128
Ogni 3 ms avviene una lettura. La misura si ricava dalla media di 133 letture corrispondenti ad
un intervallo di misura di 400 ms; il valore teorico di a si riduce quindi a
La casa fornisce per il T1600 uno sqm standard (a norme DIN 18723) di 0,5 mgon, mentre la
risoluzione arriva a 0.1 mgon. Lo strumento dotato di un compensatore a pendolo per l'indice
zenitale.
Vengono di seguito citati brevemente alcuni ulteriori sistemi di lettura.
Nel sistema assoluto statico TOPCON i cerchi, sia l'orizzontale che il verticale, di 71 mm di
diametro, sono in realt formati dall'accoppiamento di due dischi di cristallo flint di 4 mm di
spessore concentrici e rispettivamente solidali alla parte fissa ed alla parte rotante (nel caso del
cerchio orizzontale all'alidada ed al basamento). I cerchi suddivisi in 1 gon il primo ed in 2 gon il
secondo sono osservati proiettando con un led le tracce di entrambi su un fotodiodo CCD che funge
da micrometro in maniera simile a quanto descritto per lo strumento TI600. Le letture in realt sono
doppie in quanto diametrali. Lo sqm di lettura dei cerchi (a norme DIN 18723 ) per lo strumento
GTS6 o GTS6A di 0,6 mgon e la misura avviene in 0,3 s. Questi strumenti sono dotati di doppio
compensatore.
Lo strumento SOKKIA SET 2C di caratteristiche e precisioni simili.
Anche gli strumenti AGA sfruttano due cerchi concentrici fissi solidali alla parte fissa ed alla parte
ruotante.
Il sistema di lettura incrementale. Il principio di lettura micrometrica induttivo essendo le
suddivisioni dei cerchi conduttrici e percorse da corrente. possibile misurare la differenza di
potenziale DV fra i due cerchi, massima nel caso di ricoprimento e minima a met graduazione. Per
la misura angolare si contano il numero di lunghezze d'onda intere e si interpola la porzione di
lunghezza d'onda per mezzo di convertitori A/D analogici digitali.
In questo modo, pur raggiungendo uno sqm (a norme DIN 18723) di 0,6 mgon, comune ad altri
strumenti, si tiene in realt conto di tutta la suddivisione del cerchio, di modo che queste letture
sono teoricamente esenti dall'errore di suddivisione. Anche questi strumenti sono dotati di doppio
compensatore.
Infine citiamo il sistema dinamico incrementale della NTKON sullo strumento DTMA6 utilizza un
sistema che simile al sistema dinamico Leica-Wild. In questo caso la ditta fornisce uno sqm di
lettura di 0,2 mgon.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
In base alla definizione di angolo azimutale data in 2.1. e a quanto detto in precedenza sui teodoliti,
si pu definire operativamente un angolo azimutale come la differenza tra la direzione azimutale del
punto avanti e la direzione azimutale del punto indietro.
In generale nelle misure di grandezze topografiche si possono commettere errori di lettura, di
trascrizione e di individuazione del punto. Questi errori grossolani si presentano pi raramente da
quando sono stati introdotti i sistemi automatici di registrazione delle misure.
Tuttavia solo se il teodolite fosse perfettamente rettificato la misura dell'angolo azimutale
consisterebbe nella esecuzione di due letture sul cerchio orizzontale ai punti avanti ed indietro.
(Questo procedimento adottato solo in caso di bassa precisione richiesta e qualora non si
commettano errori grossolani).
In generale in uno strumento messo in stazione, sono presenti i tre errori residui di rettifica:
> v = errore di verticalit, l'angolo che l'asse ai forma con la verticale nel punto di stazione
> i = errore di inclinazione, l'angolo che l'asse a2 forma con la normale all'asse al
> c = errore d collimazione, l'angolo che l'asse 3.3 forma con il piano normale all'asse a2
Alcune condizioni di rettifica influenzano poco le misure azimutali e pi quelle zenitali o viceversa.
Prima di esaminare come gli errori residui di rettifica influenzino le letture, necessario ricordare
che l'alidada ed il cannocchiale dei teodoliti sono costruiti in modo che la collimazione al punto P
sia eseguibile in due posizioni diverse dello strumento, una con il cerchio zenitale a sinistra
dell'osservatore, uno con il cerchio a destra. (CS e CD), in quanto si dimostrer che l'uso di
procedure di lettura coniugate elimina l'influenza di alcuni errori.
Lo studio degli errori molto complessa, tuttavia, qualora non si intenda calcolare l'influenza
globale degli errori, ma semplicemente, ipotizzando che gli errori siano abbastanza piccoli da
poterne trascurare i quadrati e le potenze superiori, studiarli in prima approssimazione, si determina
l'influenza di tali errori in modo separato.
2.11.1.
Nel caso in cui l'asse a2 non sia orizzontale a strumento in stazione, si dimostra facilmente che
l'errore di inclinazione i ha un'influenza G sulla lettura azimutale che funzione della distanza
zenitale z:
L'errore e/ ha valore e segno contrario nel caso si effettui la misura angolare nella posizione di
cerchio coniugata.
Durante questa operazione il cerchio verticale ha assunto una posizione simmetrica rispetto
all'osservatore per cui le corrispondenti letture ai cerchi si dicono anche con cerchio verticale a
destra (CD) e con cerchio verticale a sinistra (CS) e sono di seguito indicate con Ls ed Ld.
Ora la lettura fatta al cerchio azimutale differir di TI ma l'influenza dell'errore ei sar di segno
opposto a quella fatta sulla precedente porzione di cerchio. In tal modo la lettura corretta, fatta ad
uno dei due cerchi si ottiene da :
88
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
L'errore di collimazione e ec dovuto alla non ortogonalit tra gli assi a2 ed a3.
Detto c l'angolo che manca o che eccede l'angolo retto tra a2 ed a3 si pu dimostrare che l'influenza
ec sulla lettura azimutale vale:
ec =
(7)
_ c__
sen z
e che ha segno uguale e contrario sulle letture fatte ai lembi coniugati del cerchio.
Anche in questo caso la lettura angolare corretta si potr fare con la (6).
L' errore di verticalit ev dovuto alla non verticalit dell'asse primario.
Chiamato v quell'angolo che manca all'asse a perch sia diretto verticalmente dopo la messa in
stazione, il calcolo dell'influenza di questo errore sulla misura degli angoli azimutali pu essere fatto
ricorrendo a considerazioni di trigonometria sferica.
Immaginando l'asse inclinato di v proiettato su una sfera unitaria (vedi figura 28) si ha, dalla
trigonometria sferica sul triangolo ABC:
(9)
L'influenza di tale errore non si pu eliminare perch non si conosce a priori la direzione spaziale di ai e
quindi l'angolo A.
89
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Tale errore quindi sistematico ma rifacendo la messa in stazione, ritoccando le viti calanti, si pu
supporre che l'errore residuo di verticalit sia cambiato in modulo e verso, per cui influenza in modo
differente le misure azimutali che, mediate con le precedenti, appaiono soggette ad un errore di tipo
accidentale.
2.11.2.
Le letture sul cerchio orizzontale sono influenzare dagli errori di collimazione e di inclinazione,
tuttavia se a = O l'influenza dell'inclinazione i dell'asse secondario nulla, mentre quella
dell'errore di collimazione uguale all'errore stesso: evidentemente in queste condizioni
conveniente procedere alla rettifica dell'asse di collimazione (metodo del punto in basso):
Si collima nella posizione C.S. un punto P tale che il cannocchiale risulti dunque pressoch
orizzontale, si esegue la lettura LS e se l'asse deviato a sinistra rispetto all'asse di rotazione (L la
lettura esente da errore):
Immaginiamo di aver fatto le letture C.S. 68,gon2606 e C.D 268,gon2600: l'influenza dell'errore di
collimazione, uguale all'errore stesso e risulta di 3 IO"4 gon e la lettura priva di errore 68.2603:
mantenendo lo strumento nella posizione C.D. si ruota l'alidada fino a fare la lettura 268.2603. Il
punto non risulta pi collimato: si sposta il reticolo fino a che la collimazione sia di nuovo
ristabilita.
Per quanto riguarda l'asse di rotazione del cannocchiale, l'errore di inclinazione non viene in
generale corretto nei teodoliti ottico - meccanici, tuttavia opportuno determinarne di tanto in tanto
il valore per ragioni di controllo. Dopo aver corretto con la massima precisione possibile l'errore di
collimazione, si collima un punto con una visuale notevolmente inclinata (a > 30 gon, metodo del
da cui si determina i dopo aver letto la distanza zenitale, anche se in modo approssimato. La
determinazione di i non tuttavia molto precisa, in quanto un errore residuo di collimazione, sia pur
di modesta entit, produce un effetto vistoso, in quanto la visuale, come osservato, non pi
orizzontale; infatti la semi-differenza tra le letture fornisce in questo caso non gi quanto scritto
Si tratta dunque di verificare che non si sia prodotta una srettifica notevole: se si volesse procedere
comunque ad una sia pur non precisa rettifica dell'asse secondario, mantenendo lo strumento nella
posizione C.D. si ruota l'alidada fino a fare la lettura LD+ i tana e si ripristina la collimazione
agendo sulle viti di rettifica dell'asse a2
90
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.11.3.
Errore di eccentricit
L'errore di eccentricit dell'alidada dovuto al fatto che l'asse ai non passa per il centro
geometrico O del cerchio azimutale ma in un punto Q di eccentricit e. (vedi Fig. 29)
La lettura sul cerchio azimutale, corrispondente alla rotazione dell'alidada di a, sar riferita invece
al proprio centro geometrico O.
Ne consegue che ad una rotazione a dell'alidada corrisponde una misura angolare b diversa da a.
Questo errore dovuto all'eccentricit e del cerchio azimutale.
91
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
(5)
Per eliminare l'errore sistematico di eccentricit dell'alidada sar sufficiente quindi, per ogni
direzione collimata, effettuare le due letture coniugate e poi farne la media aritmetica.
Tutti i teodoliti elettronici ed alcuni teodoliti ottico - meccanici sono dotati di un doppio indice di
lettura.
Le misure degli angoli azimutali possono dunque essere influenzate dalla presenza di errori residui
di verticalit, di collimazione, di inclinazione, di eccentricit dell'alidada e del cannocchiale. Si
visto per che, a parte l'errore di verticalit che non eliminabile, per quanto riguarda gli altri errori,
si pu eseguire una lettura corretta mediante l'applicazione della regola di Bessel: In un teodolite
possibile eliminare, nelle misure angolari azimutali, l'influenza degli errori residui di
collimazione, inclinazione, eccentricit dell'alidada e del cannocchiale, facendo per ogni punto
collimato la media delle due letture agli indici diametralmente opposti, col cannocchiale cio
in posizione prima CS e poi in posizione CD.
92
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.11.4.
Esistono ancora per gli errori del tracciamento della graduazione del cerchio. La suddivisione della
graduazione del cerchio, pure essendo molto precisa, pu essere non uniforme.
Le case costruttrici riescono a fornire delle curve d'errore nella graduazione dei tratti che
evidenziano difformit angolari delle suddivisioni: alcune pi grandi del dovuto su un tratto, altre
pi corte in un altro. Questi errori sono normalmente assai contenuti (attorno al secondo
sessagesimale) e sono di tipo sistematico.
Si pu capire per che la somma degli errori, valutata su tutto l'angolo giro deve essere nulla. Si
cerca perci di eliminare questi errori sistematici cercando di renderli accidentali col ripetere le
osservazioni angolari su porzioni differenti di cerchio. Come valore pi corretto si prender poi il
valore medio della serie di misure angolari fatte.
dunque evidente che questo errore al tendere del numero di letture ad N, se N il numero di
suddivisioni del cerchio, o ad N/2 per le letture diametrali, si annulla identicamente.
I metodi utilizzati per spaziare con le misure angolari su porzioni differenti del cerchio sono due:
> la ripetizione e la
> reiterazione
che hanno bisogno di teodoliti ripetitori e reiteratoti rispettivamente.
I teodoliti ripetitori hanno la possibilit di bloccare rigidamente (mediante lo spostamento di una
vite) il cerchio alla base (come nelle normali condizioni di lavoro) od alternativamente all'alidada,
in modo che, cerchio ed alidada solidali ruotando sopra il basamento non spostino la lettura
dell'angolo azimutale.
Una volta deciso il numero di ripetizioni per determinare un angolo a , le operazioni procedono
cos:
> si collima il punto indietro facendo la lettura L, ,con il cerchio bloccato alla base
> si collima il punto in avanti, ottenendo un valore della misura dell'angolo con la regola di
Bessel
> per ogni ulteriore misura si blocca con la vite di ripetizione il cerchio all'alidada ritornando
a collimare il punto all'indietro (la misura precedente resta fissa), senza fare la lettura, si
sblocca il cerchio e lo si ricollega alla base, si ricollima il punto in avanti, ripetendo la
misura
Alla fine delle n operazioni l'angolo azimutale corretto sar:
ove k il contatore di angoli giri contenuti nell'angolo complessivo na. La prima e l'ultima lettura
devono effettuarsi ad entrambi i lembi diametrali del cerchio o, come si dice, col cerchio zenitale a
destra (CD) e col cerchio zenitale a sinistra (CS).
Gli errori dovuti alla graduazione risulteranno certamente ridotti, perch nella ripetizione sono state
interessate differenti zone del cerchio.
I teodoliti reiteratori dispongono invece di una vite (normalmente protetta da una capsula) che
serve solo per far scorrere a frizione il goniometro sopra il basamento, ruotandolo attorno all'asse
principale. Appariranno quindi, nel cannocchialetto di osservazione dei cerchi, porzioni differenti
del cerchio. Una volta deciso il numero di reiterazioni n, dette anche strati, occorre fare per ogni
punto collimato 2n osservazioni (col CS e col CD) e 2n puntamenti per ricavare alla fine n valori di
direzione angolare relative ad ogni punto osservato. La rotazione da dare al cerchio azimutale dopo
ogni strato sar pari a 7i/2n, utilizzando strumenti con lettura diametralmente opposta, p/n nel caso
meno frequente di utilizzo di strumenti a singolo indice di lettura.
II metodo della reiterazione pi utilizzato perch pi preciso della ripetizione, anche se richiede
pi operazioni: infatti, a parit di misure eseguite, la reiterazione richiede 2n collimazioni e 2n
93
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
letture, mentre la ripetizione prevede solamente 2n collimazioni e 2 letture. Nella ripetizione infatti
possono insinuarsi eventuali errori di trascinamento, dovuti al fatto che alidada, cerchio e
sottostante basamento possono non essere perfettamente solidali; inoltre nella reiterazione si
esplorano, con un numero ragionevole di misure, zone diverse della graduazione.
94
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Come abbiamo gi detto la graduazione del cerchio zenitale crescente in senso orario e le letture
possono essere effettuate nelle due posizioni coniugate di "cerchio a sinistra" (CS) e "cerchio a
destra" (CD).
2008
Facendo la differenza delle due letture a cerchio a sinistra (S) e cerchio a destra (D) otterremo il
valore di Z depurato dello zenit strumentale:
(6)
Facendo la somma delle due letture a cerchio a sinistra (S) e cerchio a destra (D) otterremo il valore dello
zenit strumentale:
(7)
95
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Esempio di calcolo:
lettura in posizione cerchio a sinistra S =
lettura in posizione cerchio a destra D =
Si calcoli il valore della distanza zenitale Z e dello zenit strumentale E:
Lo zenit strumentale va preso in considerazione per le misure speditile (di bassa precisione) delle
distanze zenitali: se infatti nullo, avremo che: D = 400g - S e quindi Z = S
La misura speditiva si esegue allora facendo una sola lettura collimando il punto con il cerchio a
sinistra.
Per eliminare lo zenit strumentale, si determina la distanza zenitale corretta, si ricollima il punto
nella posizione C.S. e si spostano gli indici di lettura con l'apposita vite fino ad imporre la lettura
corretta.
2.12.1.
La misura di un angolo zenitale affetta da errori derivati da difetti di montaggio, dalla non perfetta
rettifica del teodolite, da errori di graduazione del cerchio zenitale, dall'influenza della rifrazione
atmosferica.
Si gi parlato dell'eccentricit e dell'errata posizione dell'origine della graduazione (zenit
strumentale). Per quanto riguarda la rifrazione, si pu dimostrare che l'angolo di rifrazione dipende
dal coefficiente di rifrazione mediante la seguente espressione:
96
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Per semplicit consideriamo un teodolite nel quale lo zero della graduazione del cerchio zenitale
coincida con l'asse principale a1 ma quest'ultimo non coincida con la verticale, esista cio un errore
residuo di verticalit v.
cs
CD
(9)
Se l'asse principale ai inclinato in una direzione qualsiasi con v si intende la componente
dell'errore di verticalit nel piano di collimazione.
L'errore di verticalit, che influisce direttamente sulla misura, dell'ordine di grandezza della
sensibilit della livella torica servita per la messa in stazione del teodolite. (10''-30"), per cui
necessario predisporre una procedura che riduca l'effetto di v.
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Nei teodoliti ottico meccanici si ricorre ad una livella zenitale o all'indice zenitale automatico.
Infatti risulta ininfluente la giacitura dell'asse principale, se gli indici di lettura possono ruotare
intorno alla verticale anche se l'alidada ruota intorno all'asse principale, inclinato di v rispetto alla
verticale stessa.
Nel primo caso si dispone una livella torica di adeguata sensibilit posta sulla traversa dell'alidada,
la cui rotazione sposta anche gli indici di lettura zenitali (la tangente centrale della livella parallela
al piano del cerchio). Le letture CS e CD al goniometro verticale si eseguono solo a bolla centrata.
In questo modo i due indici di lettura saranno comandati dalla livella, qualora essa sia centrata dopo
ogni collimazione, e le letture saranno riferite all'orizzontale individuata dalla livella torica stessa, e
quindi l'influenza dell'errore di verticalit verr eliminata.
. ..
e quindi:
L'indice zenitale automatico, invece, realizza automaticamente l'eliminazione dell'errore residuo
di verticalit v attraverso un meccanismo a pendolo o una superficie liquida.
Questi meccanismi ottici o meccanici, ed altre variazioni pi complesse che eliminano l'influenza
dell'errore residuo di verticalit, fanno parte cosiddetti compensatori (utilizzati con altri fini anche
nei livelli).
L'operatore che utilizza un teodolite dotato di indice zenitale automatico, pu eseguire le misure
senza alcun accorgimento preventivo.
Nei teodoliti elettronici si sfrutta invece la presenza dei rilevatori dell'errore di verticalit: il valore
della lettura fornito dallo strumento corretto in base alla rilevazione dell'errore di verticalit.
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
1. Esempi di compensatori
Come si visto, all'interno del problema di individuare lo zenit strumentale, cio la direzione a
partire dalla quale possono essere misurati sul cerchio verticale le distanze zenitali, si sono adottate
varie soluzioni, a partire dal primitivo dispositivo con due indici di lettura ai due lembi opposti del
cerchio verticale, controllato da una livella lorica rettificabile, attraverso dispositivi pi sofisticati,
fino agli attuali sistemi molto evoluti, dispositivi a indice zenitale automatico, basati su un liquido
in equilibrio, oppure su sistemi pendolari.
Gli automatismi brevettati dalle case costruitaci che riescono ad eliminare l'influenza dell'errore
residuo di verticalit sono molti e anche assai ingegnosi. Si basano tutti sul principio di rendere le
letture al cerchio zenitale fatte in posizione CS ed in posizione CD, simmetriche rispetto ad una
direzione fissa ed indipendente dall'inclinazione dello strumento. Queste direzioni sono ottenibili,
come gi osservato, mediante la superficie libera di un liquido che si configura orizzontale o la
direzione seguita da un pendolo in quiete, cio la verticale.
I compensatori possono anche distinguersi in indici a compensazione meccanica ed a
compensazione ottica.
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
L'impiego di uno strumento topografico, nello sviluppo delle differenti operazioni di misura, non
pu essere disgiunto dalla disponibilit di un idoneo supporto di sostegno che, situando lo
strumento a una opportuna altezza da terra, possa consentire all'operatore l'esecuzione delle diverse
operazioni.
Questa funzione viene svolta dal treppiede: esso costituito da tre gambe a lunghezza regolabile
o fissa. I treppiedi a gambe rigide sono utilizzati solo con strumenti di elevata precisione nelle
operazioni dove la stabilit del sostegno gioca un ruolo determinante nell'affidabilit delle misure
(es. livellazione geometrica di altissima precisione).
Le gambe del treppiede sono incernierate alla piastra di appoggio. La piastra di appoggio ha la
forma di un triangolo equilatero a spigoli arrotondati ed provvista di un foro centrale attraverso il
quale passa la vite di fissaggio che serve a vincolare rigidamente al treppiede uno strumento (la
basetta topografica) che collega il treppiede allo strumento.
La vite di fissaggio pu scorrere all'interno di un collare incernierato al di sotto della piastra di
appoggio. Ruotando il collare e traslando la vite di fissaggio all'interno del collare, possibile
portare la vite di fissaggio in un qualsiasi punto del foro della piastra di appoggio.
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pilastrino particolarmente consigliabile nello sviluppo di misure di grande precisione per lo studio
di piccoli movimenti o deformazioni in strutture nonch per lo sviluppo di reti di inquadramento di
particolare interesse.
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II piombino a bastone costituito da due tubi coassiali scorrevoli l'uno nell'altro, in modo da poter
variare la lunghezza complessiva del bastone. Il tubo esterno termina a punta e su di esso montata
una livella sferica: quando questa risulta centrata il bastone verticale. Il bastone, allungato fino a
che la punta sfiora il terreno, viene fissato alla parte inferiore della testa del treppiede e con piccoli
spostamenti di questa si centra la livella sferica. Il bastone graduato in modo che sia possibile
leggere direttamente l'altezza strumentale, ossia la distanza tra il centro dello strumento che verr
montato sul treppiede e il punto individuato a terra dalla punta del bastone.
La precisione del piombino a bastone dipende dall'errore con cui la livella sferica lo rende verticale.
Come vedremo in seguito questo errore pu essere considerato pari a circa 2 ' per cui, considerando
un'altezza strumentale di circa 1.5 m si hanno errori di posizionamento a terra di circa 1 mm.
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2.14. SEGNALI
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
2.14.1.
SEGNALI PROVVISORI
I segnali provvisori pi utilizzati sono essenzialmente costituiti da chiodi, picchetti, paline, stadie e
mire topografiche.
I chiodi sono particolarmente impiegati in terreni molto compatti o rocciosi, su strade asfaltate o
lastricate in pietra o anche in terreni incoerenti annegandoli in un massetto in calcestruzzo; hanno in
genere una testa grossa per essere facilmente individuabili e su di essa viene inciso un bollino o una
crocetta che individua spazialmente il punto in modo esatto.
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Le paline sono aste a sezione solitamente circolare, con dimensione trasversale di circa 3 cm e di
lunghezza variabile da 1 m a 5 m, verniciate, nella maggior parte dei casi, a striscie bianche e rosse
alte 20 cm per renderle pi visibili. Solitamente vengono realizzate in alluminio o in leghe
metalliche leggere e sono munite a una estremit di una punta metallica per facilitarne la
penetrazione in terreni incoerenti.
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2.14.2.
SEGNALI PERMANENTI
I segnali permanenti per le operazioni di rilievo topografico terrestre devono presentare le seguenti
caratteristiche:
> essere disposti in posizione dominante in modo da risultare visibili da qualunque lato anche a
distanze notevoli;
> essere duraturi nel tempo, protetti dagli agenti atmosferici, dal traffico e da azioni, anche
involontarie, degli uomini.
Se possibile, opportuno disporre questi segnali in modo che coincidano con gli assi di torri,
campanili o manufatti di acquedotti, spigoli di fabbricati, spallette di ponti, ciminiere, su pareti di
muri di sostegno o di dighe. Quando la zona montagnosa i segnali vengono disposti anche sulle
cime di montagne e realizzati con pavoni, capre o grossi pilastri in modo da poter essere facilmente
individuati e collimati. Le materializzazioni, quando si rendono necessarie, vengono realizzate con
pilastrini in muratura, in
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acciaio o pi comunemente in calcestruzzo, alti circa 1.2 m, oppure da blocchi in calcestruzzo sulla
sommit dei quali viene fissato il centrino di superficie che riporta l'esatta posizione del punto.
Nell'eventualit che il segnale permanente possa essere manomesso o danneggiato, a circa 80 cm di
profondit viene realizzata una seconda struttura, indipendente da quella di superficie, sulla quale
viene fissato un altro centrino (detto di profondit) posto sulla medesima verticale di quello
superiore.
Abbiamo gi accennato ad un'altra precauzione che consente di ripristinare il punto in caso di
manomissione: si posano nelle sue vicinanze, con materializzazioni simili, due o tre segnali
secondari con centrini di spia disposti in modo che, con una serie di triangoli di lati noti, sia
possibile ripristinare il vertice principale.
2.15.
MONOGRAFIE
I punti topografici individuati con i segnali prima descritti devono servire come punti di riferimento
e di controllo per successivi rilievi topografici, o per operazioni di rilevamento che possono durare
per molto tempo; pertanto devono essere facilmente e sicuramente individuati, oppure ripristinati
con sufficiente precisione qualora il segnale che li individua possa essere manomesso. Per ogni
punto viene quindi redatta una monografia del segnale che riporta uno schizzo planimetrico, i punti
di riferimento, una descrizione del segnale e altri elementi atti alla sua individuazione.
Nelle normali operazioni topografiche, la monografia di un punto pu essere come quella riportata
in fig. 50, nella quale la posizione del punto viene definita solo con misure lineari, che
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
rappresentano le distanze del punto da altri di posizione fissa rappresentati, per esempio, da spigoli
di fabbricati, bordure e cordoli, pali per l'illuminazione, ecc.
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Come vedremo nei capitoli seguenti alcuni metodi per la misura dei dislivelli prevedono ancora
l'uso dei teodoliti; vedremo per anche altri metodi, detti di livellazione geometrica, che prevedono
l'uso di particolari strumenti, detti livelli e di particolari aste graduate dette stadie. In questo
capitolo descriveremo brevemente le caratteristiche costruttive e di funzionamento dei livelli e le
pi diffuse tipologie di stadie.
3.1
LA STADIA
La stadia un'asta (di legno o metallica), graduata, a sezione rettangolare e con lunghezza variabile
di 2, 3 o 4 m. Come abbiamo sopra accennato vengono utilizzate nelle operazioni di livellazione
geometrica assolvendo alla duplice funzione di segnalizzazione provvisoria di un punto e di vero e
proprio strumento di misura. Per facilitare il trasporto vengono solitamente costruite in pi pezzi
resi solidali da una cerniera.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA.
3.2
IL LIVELLO
II livello uno strumento topografico (non propriamente di misura) che consente di disporre l'asse
di collimazione di un cannocchiale in assetto orizzontale. Questo strumento viene utilizzato nelle
operazioni di livellazione geometrica, uno dei metodi che analizzeremo per misurare il dislivello tra
due punti. Un livello costituito dalle seguenti parti:
1. basamento: una struttura realizzata con una piastra recante al centro un foro filettato
che consente il bloccaggio dello strumento sul treppiede e da una seconda piastra,
munita di livella sferica, il cui assetto rispetto alla prima piastra del basamento,
controllabile mediante tre viti calanti;
2. traversa: una struttura meccanica simile all'alidada di un teodolite, ma
notevolmente semplificata rispetto a quest'ultima. Infatti la traversa deve consentire
solamente la rotazione del cannocchiale attorno ad un asse perpendicolare al basamento;
3. cannocchiale: dello stesso tipo di quelli utilizzati nei teodoliti.
4. Livelle: per poter rendere orizzontale l'asse di collimazione i livelli devono essere dotati
o di una livella torica di alta precisione solidale con il cannocchiale o di dispositivi
automatici.
L'operazione di messa in stazione di un livello pi semplice della messa in stazione di un
teodolite in quanto, come vedremo parlando di livellazione geometrica, occorre solamente centrare
la livella sferica del basamento.
Il primo livello di concezione moderna risale alla fine del 1660 (Chzy): dotato di livella torica.
Agli inizi del 1800 compare il livello dotato di cannocchiale e livella rigidamente fissata ad una
traversa (Egault).
hi seguito venne progettato il modello di Wild, cui si sono ispirati un gran numero di modelli fino a
met del 1900, dotato di cannocchiale fissato alla traversa, e di livella torica fissata al cannocchiale
(tipo inglese).
A partire dagli anni '50 compaiono i livelli ad orizzontamento automatico, detti anche auto livelli.
Entrambi questi livelli devono essere utilizzati con stadie a graduazione, mentre i recenti livelli
digitali devono essere utilizzati con stadie codificate.
3.2.1 - Livelli ottico - meccanici
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
livelli a cannocchiale fisso con o senza vite di elevazione (detti livelli inglesi);
livelli a cannocchiale mobile e livella fissa alla traversa;
livelli a cannocchiale mobile e livella fissa al cannocchiale (detti livelli Chzy);
livelli a cannocchiale mobile e livella mobile (detti livelli Lenoir);
livelli con livelle a doppia curvatura e cannocchiale ruotabile attorno al proprio asse a
manicotto.
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Fig. 5 - eliminazione dell'influenza dell'errore di rettifica con una battuta dal mezzo
In genere poich e piccolo una differenza di qualche metro tra le distanze delle due stadie non
comporta un sensibile errore nel dislivello, ma opportuno, specie nelle livellazioni di alta
precisione, verificare e correggere l'errore di srettifica.
I livelli si rettificano mediante l'esecuzione di due battute di livellazione che permettono il calcolo
dell'errore di rettifica e nel seguente modo:
> dati due punti A e B, sui quali sono poste due stadie, ad una distanza di 60-70 m, si effettua una
battuta di livellazione dal mezzo per determinare, con il livello srettificato, il dislivello corretto
DAB (vedi Fig. 5).
> si sposta poi il livello in una posizione prossima al punto A e si effettua una livellazione tra gli
stessi punti, calcolando questo secondo dislivello D'AB = (1A -1B) che differente dal primo,
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Data la modesta entit della distanza tra strumento e stadie, si pu trascurare l'errore di curvatura e di
sfericit in entrambi i punti e rimane soltanto l'effetto dell'errore residuo di srettifica nel punto
(1)
Se e (espresso in radianti) risulta positivo vuoi dire che, come in Fig. 6, quando la bolla centrata
l'asse di collimazione inclinato verso l'alto, mentre risulta inclinato verso il basso se il valore di e
risulta negativo.
Se il livello fosse stato rettificato, sulla stadia in B si sarebbe dovuta fare una lettura: 1B = 1B - eD .
Calcolato pertanto l'errore eD che si commette nell'effettuare la lettura su B, si procede alla
realizzazione della lettura esatta in B, agendo sulle viti di rettifica del reticolo.
3.2.2 - Autolivelli
Gli autolivelli realizzano automaticamente l'orizzontalit dell'asse di collimazione attraverso un
meccanismo ottico - meccanico chiamato compensatore, non appena l'asse di rotazione della
traversa sia stato posto sufficientemente prossimo alla verticale.
Gli schemi costruttivi adottati sono i pi disparati e vengono chiamati ottici o meccanici a seconda
che il reticolo sia solidale con il cannocchiale oppure mobile all'interno dello strumento.
Il compensatore dotato di componenti sia ottiche che meccaniche.
Lo schema semplificato di funzionamento di un autolivello riportato in fg. 7
Sia OR l'asse di collimazione orizzontale, e O sia il centro dell'obiettivo (in realt secondo punto
nodale); trascurando, per il momento, l'esistenza dalla lente di messa a fuoco e ipotizzando un
oggetto puntiforme P posto praticamente a distanza infinita, l'immagine del punto si former in R.
Se vi una rotazione a dell'asse di collimazione (al massimo di 0.5gon), l'immagine del punto P si
former in R'.
Per riportare l'immagine in R possiamo seguire due strade:
> utilizzare un'asta rigida incernierata in C e avente all'altro estremo il reticolo R che alla
rotazione a dell'asse di collimazione realizzi automaticamente una rotazione P dell'asta stessa
(sistema meccanico); in questo caso il reticolo che si sposta in R';
> fare in modo che la radiazione luminosa sia sempre inviata da C a R anche in presenza di una
rotazione o. dell'asse di collimazione (sistema ottico).
f
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In realt la situazione pi complessa, soprattutto a causa della presenza del dispositivo di messa a
fuoco.
Infatti alla condizione meccanica occorrer aggiungere anche condizioni di natura ottica, imposte
dal fatto che si usa una lente e che quindi la distanza tra il reticolo e l'obiettivo non costante, ma
dipende dalla distanza dell'oggetto dall'obbiettivo.
Si consideri il punto P sull'orizzontale per O; l'immagine PO si forma alla distanza q data dalla
prima formula fondamentale delle lenti:
d = distanza oggetto lente
q = distanza immagine lente
f = distanza focale della lente
Tenendo presente la predetta formula ed il seguente sviluppo:
si ottiene cos che l'angolo P di cui deve ruotare il braccio funzione sia di a che di d. I dispositivi
pendolari sono tali da imporre al braccio / la rotazioneb, corretta per d = infinito.
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sistema di tocamanio
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per ovviare a ci questi sistemi sono dotati di organi di smorzamento che sfruttano le propriet di un
liquido viscoso, un gas od un attrito magnetico.
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1 Obietmo
2 Encoder di messa a fuoco
3 Lente anallattica
4 Spia di controllo compensatore
5 Acquisitore digitale
6 Oculare
7 Sistema compensatore
8 Divisore di immagine
in cui k una costante strumentale, mentre s la posizione della lente di messa a fuoco.
L'immagine del codice a barre giunge attraverso le lenti ad un vettore di diodi ricevitori dopo essere
passata da un prisma semi riflettente che devia una parte di luminosit (la componente infrarossa)
su un sensore digitale particolarmente sensibile a questa componente e lasciando passare la parte
visibile all'occhio umano.
Il segnale viene amplificato e digitalizzato ottenendo alla fine un segnale disponibile al processore
che dovr calcolare la lettura alla stadia.
Il sensore costituito da un vettore di 256 fotodiodi spaziati fra di loro di 25 mm per una lunghezza
totale di 6,5 mm.
Il comportamento del compensatore durante la misura registrato da un sensore elettronico.
Esercitazioni di TOPOGRAFIA
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La Fig. 15 mostra il tipico picco della funzione di correlazione bidimensionale; le coordinate del
picco forniscono rispettivamente la distanza d e la lettura h alla stadia.
Per cercare il valore massimo di r considerando di usare un numero discreto di valori di (d,h),
occorre in teoria eseguire questi prodotti circa 50.000 volte con tempi di attesa inaccettabili.
Si ovvia a ci con una correlazione fatta a due livelli, grossa e fine.
Gi la distanza approssimata derivata dall'encoder interno cui si gi accennato, riduce dell' 80%
l'area di ricerca, le operazioni si riducono drasticamente limitando la dinamica del segnale da 8 bit
ad 1 bit in quanto il prodotto P Q consiste in una velocissima operazione binaria exnor1 che
consiste nel porre ad 1 il risultato del prodotto per Pi non uguale a Qi.
Di seguito fornito un esempio di operazione xnor.
P=0011100011....00100
0=1100110010.... 11100
r=0000101110 .....00111.
Il segnale di riferimento P nella espressione di sopra ovviamente scalato e traslato in funzione di d
e di h.
Ricavati i valori stimati di d ed h, la correlazione fine utilizza tutti gli 8 bit del segnale ma sole
all'interno di una limitata area di ricerca.
Siccome l'ampiezza massima e minima del segnale ricevuto e quella del segnale di riferimento sonc
diverse a seconda della luminosit, la funzione di correlazione viene normalizzata all'interne
dell'intervallo [0-1]. Ci permette anche di capire se si raggiunta statisticamente una buone
correlazione. Viene utilizzata come funzione di correlazione l'espressione del coefficiente d:
correlazione lineare:
r=
da cui si ottiene:
La procedura di valutazione tiene conto, oltre che della distanza e del conseguente fattore di scala,
anche del fatto che i pixels individuali del rilevatore mostrano una sensibilit trapezoidale alla
luminosit: il segnale di riferimento allora, prima di essere correlato con il segnale fornito dal
sensore lineare, modificato da una convoluzione della funzione di codice con la funzione di
sensibilit del rilevatore.
Il calcolo considera la possibilit di possibili oscuramenti di parte della stadia a causa di ostacoli
che possono essere tollerati senza problemi per circa il 20% dell'immagine.
Se si desidera compiere le operazioni di rilievo in condizioni di luminosit artificiale occorre che lo
spettro della luce comprenda anche le componenti infrarosse.
'la funzione xnor estremamente rapida: ad esempio l'operazione ( xnor ) = F. Si ha infatti in termini binari:
= 10001010 = carattere ASCII 138
= 10010111= carattere ASCII 151
T= 11100010 = carattere ASCII 226
Il valore massimo di (x xnor y) si avr sempre quando x = y. Lo stesso ragionamento pu essere esteso ai numeri di
lunghezza superiore ad 1 byte=8 bit.
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
II software interno permette di riconoscere anche dove sono localizzate zone dell'immagine coperte
o contrastate da forti ombre.
bene per che per l'affidabilit della misura queste zone non siano superiori al
20% dell immagine.
Per discriminare in modo inequivocabile la zona oscurata sono necessari solo 70 mm di codice
perci al di sotto di 5 m di distanza non possibile che la stadia sia coperta da alcun ostacolo II
livello NA3000 differisce dal livello NA2000 per la densit di ricerca nell'area fine che
maggiore di circa il 40%.
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Esercitazioni di TOPOGRAFIA
Nella tabella seguente, vengono riassunte le principali caratteristiche tecniche dei tre livelli digitali
pi precisi oggi presenti sul mercato:
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