Aspetti Della Tragedia
Aspetti Della Tragedia
Aspetti Della Tragedia
TRAGEDIA GRECA
III
INDICE
pag. 1
1-Introduzione
pag. 1
pag. 4
pag. 4
pag. 9
3-I nmoi
pag. 11
pag. 15
pag. 18
1-La prodoq
pag. 20
pag. 21
3-Il kommq
pag. 22
pag. 24
TRAGEDIA CLASSICA
1-I caratteri costitutivi del ritmo
pag. 24
2-Metro e tempo
pag. 29
pag. 30
pag. 34
pag. 35
pag. 36
4.3-Aiace (vv.134-171)
pag. 38
pag. 39
pag. 41
pag. 41
pag. 43
4.8-Spartiti
pag. 45
pag. 56
pag. 56
pag. 58
pag. 62
pag. 67
pag. 76
pag. 81
5-Oreste di Euripide
pag. 83
5.1-Ricostruzione musicale
pag. 85
V TEORIA MUSICALE
pag. 87
1-Gli intervalli
pag. 87
2-La Melodia
pag. 88
pag. 88
pag. 89
3-Armonia
pag. 90
3.1-Musica greca
pag. 90
3.2-Musica moderna
pag. 91
4-La Tonalita
pag. 93
4.1-Musica greca
pag. 93
4.2-Musica moderna
pag. 93
5-Tempo
pag. 94
pag. 95
pag. 96
BIBLIOGRAFIA
pag. 99
II
I
LA CULTURA MUSICALE IN GRECIA
1-Introduzione1
Il termine greco da cui derivato il nome stesso di musica, moysik (sc. txnh,
larte delle Muse) definiva, ancora nel V secolo a.C., non solo larte dei suoni,
ma anche la poesia e la danza, cio i mezzi di trasmissione di una cultura che fino
al IV secolo a.C. fu essenzialmente orale, una cultura che si manifestava e si
diffondeva attraverso pubbliche esecuzioni nelle quali non solo la parola, ma
anche la melodia e il gesto avevano una loro funzione determinante. Il
compositore di canti per le occasioni di festa, il poeta che cantava nei conviti,
lautore di opere drammatiche erano i portatori di un messaggio proposto al
pubblico in una forma allettante e quindi persuasiva proprio attraverso gli
strumenti tecnici della poesia, quali le risorse del linguaggio figurato e traslato e
luso dei metri e delle melodie che ne favorivano lascolto e la memorizzazione:
non casuale che nel V e nel IV secolo a.C. moysikq nr designasse luomo
colto, in grado di recepire il messaggio poetico nella sua completezza.
Lunit di poesia, melodia e azione gestuale che si manifest nella cultura arcaica
e classica favor un adattamento dellespressione ritmico-melodica alle esigenze
del testo verbale. Ma la compresenza dellelemento musicale e orchestico accanto
allelemento testuale in quasi tutte le forme della comunicazione anche la prova
della ampia diffusione di una specifica cultura musicale nel popolo greco fin dai
per una trattazione esauriente e sintetica cfr. Comotti 1991 e West 1992.
ammansisce le fiere e convince gli dei dellAde a restituire alla luce la sua
Euridice, Anfione4 e Zeto che innalzano le mura di Tebe muovendo i sassi con il
suono della cetra, per citare i due esempi pi famosi), possiamo renderci conto
della funzione primaria che il canto e il suono degli strumenti ebbero anche nei
rituali di carattere iniziatico, propiziatorio, apotropaico e medico. Alla musica i
Greci attribuivano del resto anche potere psicagogico, come testimoniato dalle
teorie pitagoriche5.
Larte figurativa testimonia una intensa attivit musicale gi nel secondo
millennio a.C.: suonatori di strumenti a corda e a fiato sono raffigurati in statuette
del XIX - XVIII sec. a.C. ritrovate a Keros e a Thera e rappresentazioni di citaristi
e di auleti compaiono anche in affreschi cretesi6. Ma per una valutazione del ruolo
che la musica rivest nellambito della societ greca gi in et micenea, assai pi
significative sono le testimonianze letterarie, a partire dai poemi omerici7.
NellIliade8, infatti, i rappresentanti degli Achei sono inviati al santuario di Apollo
per far cessare la pestilenza che aveva colpito il loro esercito sotto le mura di
Troia: dopo aver restituito la figlia al sacerdote Crise e aver compiuto il sacrificio
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alcuni interessanti articoli sulla mitologia in rapporto alla musica si possono trovare in: Restani 1995.
cfr. Aesch., Ag. vv. 1629-1630; Eur., Alc. vv. 357-360; id., Iph. A. vv, 1211-1214; id., Bacch. vv. 560-564.
cfr. Eur., Phoen. vv. 822-824.
cfr. Barker 1989, pagg. 28-46.
B.P. Aign,1963.
cfr. Reichl 2000.
Il., I, vv.472 e segg.
espiatorio, placano lira del dio intonando in coro il peana. Anche Achille9 canta
accompagnandosi con la frmigj, lo strumento a corda, progenitore della lra,
suonato dagli aedi, per alleviare la pena del suo animo. Nelle scene di vita agreste
e cittadina raffigurate da Efesto sullo scudo di Achille10, suonatori e cantori
accompagnano le cerimonie nuziali, il lavoro dei campi, le danze dei giovani.
NellOdissea hanno un notevole rilievo le figure dei citaredi Femio di Itaca e
Demodoco di Corcira: sono veri e propri artigiani del canto, la cui opera
indispensabile perch i banchetti siano degni della nobilt dei convitati, o per
accompagnare le danze atletiche durante le feste. Essi hanno un repertorio di canti
ampio e collaudato, che i loro abituali ascoltatori conoscono e apprezzano11:
onorati come depositari del sacro dono delle Muse, lispirazione, sono quindi
capaci di esporre con propriet ed efficacia gli argomenti che le dee stesse
suggeriscono loro12.
Se numerosi e interessanti sono gli accenni allattivit musicale gi nei poemi
omerici, ben pi intensa e articolata si rivela, dalle testimonianze letterarie, la vita
musicale nelle epoche successive: tutti i testi lirici greci, arcaici13 e classici,
furono composti per essere cantati in pubblico con laccompagnamento
strumentale, e nelle rappresentazioni drammatiche il canto corale e solistico ebbe
nel periodo classico unimportanza almeno pari a quella del dialogo e dellazione
scenica. La musica fu presente in tutti i momenti della vita sociale del popolo
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greco14, nelle cerimonie religiose, nelle gare agonali, nei simposi, nelle feste
solenni, negli eventi bellici e perfino nelle contese politiche, come testimoniano,
ad esempio, i canti di Alceo e di Timocreonte di Rodi15.
2-La dottrina dello uoq16
I Greci non si limitavano certo ad ascoltare la musica; essa era soggetta, come
tutte le manifestazioni della cultura greca, alle leggi dello uoq. Secondo i seguaci
della dottrina pitagorica, infatti, le infinite variet tonali e ritmiche erano in grado
di produrre nellanimo umano altrettante sensazioni: si giungeva anche a
considerare le propriet terapeutiche della musica.
2.1-Lo uoq e le rmonai
Stabilire in maniera univoca lo uoq musicale, per quanto riguarda luso delle
rmonai17, non cosa semplice. Lo stesso Aristotele18 scrive:
euq gr tn rmonin disthke fsiq, ste koontaq llvq diatuesuai ka
m tn atn xein trpon prq ksthn atn.
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La natura dei modi cos dissimile che durante lascolto si commossi in maniera
diversa e non si riceve una stessa impressione da ciascuno di essi19.
Le rmonai sono quindi dotate ciascuna di un particolare uoq, ossia di uno
specifico carattere, in grado di agire emozionalmente in senso positivo o negativo
sullanimo umano e pertanto di importanza fondamentale in ambito pedagogico.
La dottrina di Damone20, maestro e consigliere di Pericle, prende proprio avvio
dal principio fondamentale della psicologia pitagorica, che cio vi sia una
sostanziale identit tra le leggi che regolano i rapporti tra i suoni e quelle che
regolano il comportamento dellanimo umano. La musica pu incidere sul
carattere, soprattutto quando esso ancora plasmabile e malleabile per la giovane
et21: necessario individuare tra i vari tipi di melodie e di ritmi quelli che hanno
il potere di educare alla virt, alla saggezza e alla giustizia22. Nel definire e
analizzare i generi delle rmonai, Damone afferma che solo la dorica e la frigia
hanno una funzione paideutica positiva, per il comportamento valoroso in guerra e
saggio e moderato in pace23. In un passo della Repubblica di Platone24 a Damone
attribuito anche un giudizio sul rapporto musica-societ che sar poi ripreso e
sviluppato dallo stesso Platone: non si deve mutare il modo di fare musica, se non
si vuole correre il rischio di sovvertire anche le istituzioni e le leggi dello stato. La
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classificazione sistematica delle rmonai secondo criteri etici oltre che formali
costitu la base della teorizzazione musicale posteriore, ellenistica e romana,
orientata verso i problemi di matematica e etica musicale.
Aristosseno25, nel considerare le varie
elenca tre effetti principali sullanimo umano: uno uoq diastaltico, che stimolava
allazione, dato il suo carattere energico; uno sistaltico, snervante e perci in
grado di paralizzare lanimo umano; ed infine uno esicastico, che induceva alla
calma ed alla serenit.
Per quanto riguarda ci, le fonti antiche sembrano abbastanza concordi; il modo
dorico definito da uno scolio di Pindaro26 come la pi venerabile delle
armonie:
per d tq Dvrist rmonaq erhtai n paisin ti Drion mloq semntatn
sti.
Aristotele27 afferma che esso induce a comportamenti virili e giusti. Ancora pi
preciso Ateneo28, che riporta il giudizio di Eraclide Pontico:
mn on Drioq rmona t ndrdeq mfanei ka t megaloprepq ka o
diakexymnon od|larn, ll skyurvpn ka sfodrn.
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Il frigio ed il lidio furono fatti conoscere ai Greci da quei Frigi e da quei Lidi che
emigrarono nel Peloponneso insieme con Pelope.
(Traduzione di L. Canfora)
Il modo frigio venne presto adottato e usato dai Greci nellaulodia, nella citarodia,
ma soprattutto nella lirica corale e nel ditirambo. Il suo uoq definito
nuoysiastikn30 e nueon31. A questo proposito interessante riportare un
29
30
aneddoto32 riguardante Damone stesso come protagonista: una sera alcuni giovani
ubriachi, spinti dalla melodia di un flauto, stavano per sfondare la porta di una
giovane dai costumi morigerati; Damone, vedendo laccaduto, ordin al flautista
di eseguire una melodia frigia e i giovani, colpiti dalla sua lentezza e solennit,
rinunciarono al loro proposito; non stupisce perci che sia lunica rmona
barbara ammessa nello stato platonico.
Sullrmona lidia e le sue derivazioni principali (sintonolidia e misolidia) le fonti
danno un giudizio meno univoco, ma si pu ravvisare un elemento comune nel
suo carattere lamentoso e trenodico.
Il modo ionico sembra invece avere una evoluzione: Eraclide Pontico33, infatti,
testimonia che:
t tq |Iast gnoq rmonaq o{t|nuhrn o{te larn stin, ll asthrn ka
sklhrn di ka t tragdQ prosfilq rmona.
Il modo ionico non leggiadro o allegro, ma austero e duro per questo motivo
era adatto alla tragedia.
(Traduzione di L. Canfora)
Ma poi lo ionico perse queste caratteristiche, fino a divenire molle ed
effemminato, tanto da essere bandito dallo stato platonico34; ci dovuto
31
32
33
Lucianus, Harm. I.
Pl., R., 399a-c.
Athen. Deipn. 625b.
Rispetto agli altri Dori gli Spartani sono quelli che pi conservano le loro
tradizioni; [] invece la maggior parte degli Ioni sono cambiati, perch si
adattano di volta in volta ai barbari che li dominano.
(Traduzione di L. Canfora)
2.2-Lo uoq ed i generi musicali36
Aristide Quintiliano definiva il genere diatonico37:
rrenvpn d|st ka asthrteron.
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37
R., 398e.
Deipn., 624 c-d.
per una spiegazione teorica sui termini musicali v. infra, pag. 83.
De Mus., 11.19.
38
39
cfr. Clem. Al., VI, c. XI. vol. II, pag. 475 Stahlin
cfr. The Hibeh Papyri, London 1906, n. 13, pagg. 45-48
10
3-I nmoi40
Per capire cosa siano i nmoi, dobbiamo risalire alle origini della musica in Grecia.
La diffusione e la trasmissione dei testi avvenivano attraverso lascolto e la
memorizzazione: anche quando i poeti non improvvisarono pi ma scrissero le
loro opere, esse continuarono a essere conosciute dal pubblico soprattutto
attraverso la performance orale. In seguito, probabilmente, la tradizione dei testi
musicali conobbe due principali diramazioni: da una parte la scrittura musicale
serv ai musicisti professionisti, per annotazioni su copioni a loro esclusivo uso,
che subirono verosimilmente varie modifiche nellarco dei secoli; dallaltra gli
spartiti41 continuarono ad essere conservati dalle famiglie degli autori stessi
42
: la
scarsa diffusione dei testi musicati rimane comunque la prova pi convincente del
loro uso specialistico.
Naturalmente i repertori musicali non avevano carattere univoco, ma variavano
da regione a regione ed erano eseguiti in occasioni specifiche: gli esecutori quindi
si basavano su semplici linee melodiche. Lo Pseudo-Plutarco43 afferma che queste
forme melodiche furono esportate fuori dai luoghi dorigine per merito di
musicisti, le cui personalit si confondono con il mito (Orfeo, Crisotemi,
Filammone), che contribuirono cos a rendere tali melodie patrimonio comune di
40
41
uso questo termine per una ragione pratica: i Greci in realt usavano le lettere dellalfabeto al posto dei moderni segni
grafici: cfr. Comotti 1991, pagg. 105-115.
42
43
11
Non era possibile nei tempi antichi comporre pezzi citarodici come quelli di oggi
n cambiare rmona, n ritmo, ma per ciascuno dei nmoi mantenevano le
caratteristiche che gli erano proprie. Per questo essi erano chiamati nmoi, poich
non era lecito uscire dai limiti di intonazione e carattere stabiliti per ciascuno di
essi.
(Traduzione di R. Ballerio)
Si trattava quindi di ben precise forme musicali, che potevano prendere il nome
dal luogo dorigine (nmoq beotico) o dal registro di intonazione (nmoq acuto,
grave) o ancora dalloccasione in cui venivano eseguiti (nmoq pitico).
Ma il termine stesso gener confusione gi fra gli autori antichi; compare per la
prima volta nellInno ad Apollo, ma viene usato frequentemente con pi
accezioni, al punto da generare confusione. Winnington-Ingram45 si chiede in
proposito:The question still remains: what was the musical character of a nmoq
44
45
De Mus., 6.
Winnington-Ingram 1958, pag. 39.
12
both before end after Terpander? Was a nmoq a melody or a formula for
melodies? The evidence suggests the latter. Tiby46 afferma che con
nmoq si
Una volta costituitosi nella sua forma specifica non era permesso usare un tipo di
parole per un tipo diverso di melodia.
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mimetica e
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53
De Mus., 30.
fr. 155 K-A.
III, 397c e segg., X, 595a e segg (traduzione italiana di Gabrielli 1981).
Pr. Mus., XIX, 40.
14
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ibid., v. 1282.
ibid., v. 114.
ibid., v.1304.
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60
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17
II
LE PARTI MUSICALI NELLA TRAGEDIA GRECA63
Nel I cap. della Poetica, Aristotele64 distingue tra arti in cui si usano insieme
danza, canto e recitazione. Questa affermazione valida per la poesia ditirambica
e quella lirica, ma anche per la tragedia e la commedia; nelle rappresentazioni
drammatiche, tuttavia, questi elementi non erano fusi insieme, ma kat mroq,
cio secondo le parti dellopera. Ritmo, musica e canto, quindi costituiscono lo
dysmnon lgon (linguaggio adorno) della tragedia65, ma erano usati dai
drammaturghi del tempo soprattutto per sottolineare i momenti pi drammatici e
riflessivi delle loro opere, in cui i personaggi esprimevano i propri sentimenti, le
proprie intenzioni.
Nelle tragedie pi antiche, per lo pi a carattere corale, la musica aveva un ruolo
preminente; solo in seguito, con un maggiore sviluppo dellintreccio drammatico,
la narrazione e la recitazione trovarono sempre pi spazio tra un canto corale e
laltro. Ancora Aristotele, nel XII cap. della Poetica, elenca le varie parti della
tragedia classica, permettendoci di conoscere e di distinguere i momenti musicali:
la prodoq, gli stsimoi, i canti p tq skhnq ed i kommo; a questi va poi
aggiunto un problema sostanzialmente aperto: lunione nella tragedia di
recitazione, recitativo e canto non ci permette infatti di affermare con certezza
63
la tragedia greca analizzata in questa sede dal punto di vista musicale e della
performance; imprescindibili sono
comunque i seguenti studi generali: unampia ed esauriente trattazione reperibile in Pickard-Cambridge 1973; approccio
pi sintetico e discorsivo in Albini 1997; per avere una panoramica sui singoli autori: De Romilly 1996; sulla tragedia
greca come performance: Di Benedetto-Medda1997 e Di Marco 2000; sulla tragedia in rapporto ad Atene: Wiles 1997.
64
65
47b.
6,49b.
18
quali fossero effettivamente le parti solo recitate, quelle cantate o declamate con
laccompagnamento dell alq; lunico elemento che ci viene in aiuto la
metrica: le parti liriche si possono distinguere per la variet dei ritmi e per la
ripetizione sistematica di alcune unit metriche. Aristotele afferma inoltre che le
prime tragedie erano composte in metro trocaico, dato il loro carattere
preminentemente musicale e corale; in seguito, a causa della sempre maggiore
importanza data al dialogo, fu ritenuto pi adatto il trimetro giambico, che
divenne poi il metro principale della recitazione drammatica: il filosofo ricorda
pure66:
Mlista gr lektikn tn mtrvn t amben stin shmeon d totoy, plesta
gr ambea lgomen n t dialkt t prq llloyq.
[il trimetro giambico] il verso pi colloquiale, ed un segno di ci il fatto che
nel nostro parlare quotidiano ci accada molto spesso di pronunciare dei giambi.
(Traduzione di D. Lanza)
Il tetrametro comunque non scomparve affatto e continu ad essere usato in scene
particolarmente solenni.
Infine vi la parakatalog, ovvero una declamazione con laccompagnamento
dell alq: lattore recitava in trimetri alternati ad anapesti, favorendo cos il
carattere contrastato e disomogeneo che, secondo Aristotele, era caratteristico
dellenfasi drammatica: non un caso infatti che la parakatalog sia stata usata
66
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67
20
Po., 12,52a.
21
69
Po., 12,52b.
22
70
71
vv. 1313-1368.
vv. 315-475.
23
III
IL RITMO E LA PERFORMANCE MUSICALE NELLA TRAGEDIA
CLASSICA72
1- I caratteri costitutivi del ritmo
Il ritmo , insieme alla melodia, una delle componenti fondamentali della musica.
Lo Pseudo Aristotele73 afferma infatti che:
( ti) t mloq t mn ato fsei malakn sti ka remaon; t d to ryumo
mjei trax ka kinhtikn.
la melodia74 in se stessa debole e inerte, ma quando unita al ritmo diviene viva
ed attiva.
Per parlare del ritmo musicale antico dobbiamo tuttavia evitare di partire da
preconcetti moderni: la sua origine innanzitutto, extra-musicale: la melodia,
infatti, non dipende necessariamente dal ritmo. C. Sachs75 adduce come prova il
fatto che nei canti a solo dei popoli primitivi odierni assai difficile identificare
un principio, uno schema ritmico corrispondente alla notazione sul pentagramma
72
73
74
75
testi di riferimento sul rapporto musica-ritmo in Grecia in Georgiades 1949 e Gentili-Perusino 1995.
Pr. Mus. XIX, 49.
preferisco tradurre t mloq con il significato tecnico di melodia, invece del pi generico canto .
Sachs 1979.
24
76
77
78
Smp. 187d.
Pr.Mus. XIX, 38.
De Mus., 31.18.(edizione: Winnington-Ingram 1963).
25
il ritmo in generale percepito da tre sensi: la vista, come nella danza, ludito,
nella melodia, ed il tatto, che percepiamo, ad esempio, nella pulsazione delle
arterie. Il ritmo musicale comunque percepito solamente da due di questi, cio la
vista e ludito. Il ritmo imposto, nella musica, dal movimento del corpo, dalla
melodia e dal verso e ognuno di questi presente da solo o in combinazione con
gli altri.
In questo senso la poesia, e di riflesso la metrica, il veicolo attraverso il quale si
esplica il ritmo: i teorici avevano infatti stabilito rapporti matematici, relativi alla
durata reciproca, delle sillabe lunghe e di quelle brevi, unite tra loro in varie
tipologie: ognuna di queste ha ununit base che si ripete e che prende il nome di
piede; Aristide Quintiliano79, afferma infatti:
poq mn on sti mroq to pantq Wyumo di|o tn lon katalambnomen? .
79
26
E continua dicendo:
gnh tonyn st Wyumik tra, t son, t milion, t diplsion (prostiuasi d
tineq ka t ptriton), p to meguoyq tn xrnvn synistmena? mn gr eq
ayt sygkrinmenoq tn tq sthtoq genn lgon, d b prq tn diplasv, d
g prq tn b tn milion, d d prq tn g tn ptriton. T mn on son rxetai
mn p dismoy t d diplsion rxetai mn p trismoy t d
milion rxetai mn p pentasmoy t d ptriton rxetai mn p
ptasmoy.
Ci sono tre generi di ritmo, quello uguale, lemiolico e il doppio (a cui qualcuno
aggiunge lepitrito), costituiti in base alla grandezza della loro durata. Cos il
primo unito con se stesso crea un rapporto di uguaglianza, il rapporto 2:1 crea un
rapporto doppio, il rapporto 3:2 lemiolico e il rapporto 4:3 lepitritico. Il rapporto
di uguaglianza comincia da una grandezza di due unit, [] il rapporto doppio da
tre unit, [] lemiolico da cinque unit, [] lepitritico da sette unit.
Qui di seguito uno schema dei principali piedi metrici appena descritti nella loro
notazione moderna80:
80
in questa tabella presente anche il metro epitrito, poich nel Aristide, in questa sede, nondistingue tra piedi e metri, ma
parla dei generi ritmici e dei loro reciproci rapporti.
27
Genere uguale:
rapporto 1:1
Genere doppio:
rapporto 2:1
Genere emiolico:
rapporto 3:2
Genere epitritico:
rapporto 4:3
28
2- Metro e tempo
Si deve stare attenti a non confondere il concetto di metro con quello di
tempo: un 4/4 oppure un 6/8 si dicono tempi perch sottostanno alle regole
imposte dalla stessa segnatura del tempo (cio un valore totale prestabilito per
le note di ogni singola battuta, nonch i rapporti tra accenti forti e deboli); il
metro, invece, costituito dallaccostamento di sillabe lunghe e brevi. Questa
mancanza sopperita, almeno nei trattati teorici, da ulteriori classificazioni
ritmiche: i piedi metrici fin qui descritti da Aristide Quintiliano e da me riportati
nella notazione moderna, infatti, fanno parte dei generi razionali, ma, continua
Aristide81:
tn Wyumn tonyn o mn eisi snuetoi, o d snuetoi, <o d mikto>, snuetoi
mn o k do genn ka pleinvn synestteq, q o dvdekshmoi, snuetoi d
o n gnei podik xrmenoi, q o tetrshmoi, mikto d o pot mn eq xrnoq, o
pot d eq Wyumoq nalymenoi, q o jshmoi.
alcuni ritmi sono composti, alcuni semplici e altri misti; quelli generati da due o
pi generi , come ad esempio quelli di dodici unit, sono composti; quelli che
usano solo un genere di piede, come quelli di quattro unit, sono semplici, mentre
quelli che sono analizzati a volte in base alla durata, a volte in base ai ritmi [cio
piedi metrici], come quelli di sei piedi, sono misti.
81
De Mus., 34.19.
29
30
Anche il concetto di notazione del tempo quindi diverso: mentre quella moderna
impone a priori sia gli accenti sia le modalit di riempimento di una battuta, la
musica greca si basava solo su schemi metrici ripetitivi, suscettibili essi stessi a
cambiamenti in grado quindi di influire sul tempo; inoltre interessante notare
che nellarco dei secoli i metodi di tenere il tempo non sono affatto cambiati:
Aristide Quintiliano82 ci descrive un citarodo intento nel battere il piede a questo
scopo, oppure luso generalizzato di battere le mani o schioccare le dita: azioni
che permangono tuttoggi, in tutte le forme musicali, dal rock ai canti gospel alla
musica elettronica. E evidente quindi lo stretto rapporto tra metrica e ritmo. T.
Georgiades83, sostiene che le sillabe lunghe e brevi di un testo poetico devono
essere incondizionatamente convertite rispettivamente in semiminime e crome:
tale procedimento ne restituirebbe la notazione temporale. Questa affermazione
pu valere solo come punto di partenza della resa ritmica antica: ad un pi attento
esame delle fonti, infatti, il rapporto tra metrica e ritmo appare assai pi
complesso e dinamico: Platone, riportando nella Repubblica84 la dottrina
damonica, dopo aver elencato i ritmi degni di entrare nello stato ideale per il loro
carattere educativo, aggiunge che:
82
83
84
De Mus, I, 24.
Georgiades 1949.
III, 400a.
31
85
86
87
Comp., 29.
Per il primo libro degli Elementa Rhytmica: Pighi 1959; per i frammenti del secondo, con aggiornamenti: Pearson 1990.
Comp., 11.64.
32
88
89
De Mus., 32.4.
Per un approfondimento su questi segni grafici e sulle loro interpretazioni, rimando a: G. Comotti 1988.
33
90
91
92
93
94
cfr. traccia 1 del CD audio. Manuali di riferimento sulla metrica greca: Gentili 1972 e West 1988.
ibid., vv. 1-132.
ibid., vv. 134-200.
ibid., vv. 1086-1109.
ibid., vv. 1186-1222.
34
95
96
97
Per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. West 1996; per la traduzione in italiano: Ferrari
1987a.
98
99
ibid., v. 9.
cfr. nel canto successivo del coro, luso del metro ionico.
35
vv. 96-101.
36
ka pedostibq leq
smnoq q klloipen melissn jn rxmvi strato,
tn mfzeykton jamecaq mfotraq lion
prna koinn aaq.
lktra d|andrn puvi pmplatai dakrmasin?
Persdeq d|bropenueq kasta puvi filnori
tn axmenta uoron enatr|popemcamna
lepetai monzyj.
Tutta lequestre gente e la massa di fanti
Come uno sciame dapi sono volate via
dietro il condottiero deserciti,
ha varcato lo sprone marino
alluna e allaltra terra aggiogato.
Lansia per i mariti impregna i talami di
pianto e le persiane spose,
gi per natura inclini a morbido cordoglio,
ognuna rimasta sola sotto il giogo
nel desiderio del compagno assente,
dellimpetuoso del bellicoso sposo
a cui ha detto addio.
(Traduzione di F. Ferrari)
37
I versi sono dominati da metri ionici, che ben si dovevano intonare al coro degli
anziani persiani; verosimilmente la regolarit di questi piedi metrici ed il
contenuto fortemente drammatico dei versi ci fanno pensare ad un tempo lento
(vedi spartito a pag. 48).
4.3-Aiace101 (vv.134-171)
La prodoq dellAiace costituita da un andamento ritmico semplice e ripetitivo,
che si complica solo negli ultimi versi, con la scelta del piede epitritico (dal v. 158
ricorre frequentemente) per generare cos un tempo irregolare in sette movimenti.
Il coro, entrando nellorchestra, dichiara di essere venuto a conoscenza delle
calunnie rivolte al suo signore. Il tema della punizione divina per lempiet
delleroe assume inoltre una dimensione tutta umana: la potenza, leroismo di
Aiace, a generare linvidia e le dicerie dei suoi stessi compagni darmi, che
vengono definiti stolti, poich non capiscono che senza laiuto del signore di
Salamina potranno fare ben poco (vedi spartito a pag. 49):
prq gr tn xonu| funoq rpei?
katoi smikro meglvn xvrq
sfalern prgoy Wma plontai?
met gr meglvn baiq rist|n,
ka mgaq ruou|p mikrotron?
ll|o dynatn toq notoyq
101
CD traccia 1. Per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Dawe 1996a; per la traduzione in
italiano: Pattoni 1997.
38
39
40
per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Dawe 1996b; per la traduzione in italiano: Ferrari
1982.
41
Oh stirpi di mortali,
il vostro vivere e il niente
alla stessa maniera ritengo.
(Traduzione di F. Ferrari)
poco pi avanti il coro continua (vv. 1193-1195):
tn sn toi pardeigm|xvn,
tn sn damona, tn sn,
tlmon Odipda, brotn
odn makarzv?
42
Nella seconda strofe, invece (vedi spartito a pag. 53), il ritmo si fa pi spezzato e
frammentario: sono presenti piedi cretici in combinazione con giambi e bacchei
(vv. 1204-1205) e alla fine fa la sua comparsa il piede docmiaco e coriambico;
verosimilmente, allincalzare delle domande angosciate del coro corrispondeva un
aumento del tempo (vv.1204-1207):
tann d|koein tq uliteroq;
tq taiq graiq, tq n pnoiq
jnoikoq llag boy;
103
per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Van Looy 1992; per la traduzione in italiano:
Valgimigli1982.
43
legame con Giasone, ed entra nella casa (uscendo quindi dalla scena) quantomai
risoluta.
La concitazione del coro si esprime nel susseguirsi incalzante del ritmo docmiaco:
le donne di Corinto, rimaste fino a quel momento al fianco di Medea, ora sono
incredule e invocano la Terra ed il Sole stesso, progenitore della prole di Giasone,
affinch impedisca questo misfatto (vv. 1251-1260). Solo la voce, il pianto dei
figli, scandito, nella prima strofe (vv. 1271-1272 e 1277-1278), dai trimetri
giambici (vedi spartito a pag. 54-55).
Alla fine dello stasimo il coro prende atto dellatroce realt, intonando quello che
potrebbe essere un imeneo alla rovescia (vv. 1291-1292):
gynaikn lxoq
polponon, sa brotoq rejaq dh kak.
44
4.8-Spartiti
Persiani (vv. 1-64)
1
Coro
T-de mn Pe - rsn
fne-n ka po-
tn o- xo- m- nvn
4
ly-xr-svn
6
J-rjhq ba-si-leq
t ba-si- le-
11
ka po-ly-xr-soy stra12
El-l-d|q a- an
- dh
p- sa gr - sxq |A-
o- te t So- svn
to mn f| p- pvn,
21
o- oq |A- m- strhq
-d|\A-gba- t- nvn
19
o d|- p na- n,
24
vq
ka tn -
oq a- toq - naj
8
m- f
ka-k-man-tiq - gan
d n- st
14
d|n-dra ba-zei
16
e- le- to x- raq 10
ti- q
ka t pa- lai- n
Ks-si- on - rkoq
20
pe- zo te b- dhn
22
- po-xoi me- g-
45
loy,
- xv- ke, n- on
18
r- xon- teq?
23
26
27
28
29
mo- ni d- j?
|A-rtem-b-rhq
u|p-pi- o- x- rmhq
31
ka Ma-s-strhq
Fa-ran- d-khq u|
ka po-ly-urm-mvn
tl-
p-pvn t| - la- tr
So-st-nhq?
l-loyq d| m-gaq
34
35
36
37
te tq
e- rq
- rxvn
m-gaq |A-
38
U-
cy- xq n
32
d m- xhn
30
rs- mhq,
39
ri-
- ma- rdoq,
40
ka -
lei- o-
a- n
41
dei-no pl- uq -
n- ri- umoi?
ka-t-xoy- sin -
|A-rkteq t|-ga-tq,
ba-si- lq d- o- poi,
46
S-rdeiq -p - xoyq
47
48
50
r- tai
44
45
trr-ry- ma t- lh,
42
43
- pei-ro- ge- nq
b- tai
dr- ry- m te ka
49
pro-si-d-suai?
sten-tai d| - e- ro
51
M-rdvn, U-ry-biq,
46
52
ka - kon-
47
48
Aiace (vv.134-171)
49
50
51
52
1187/1197
1188/1198
Coro
1192/1200b
1194b/1203a
ta-nn d|-ko1206/1215
tr
1211/1220
1204/1213
ein tq -
pai-d ka pa-
1194a/1202
1195/1203b
dn z-saq -na-ri-um.
1191/1200a
1193/1201
ka d-jan g|-po-kl-nai;
uli-- te-roq;
1207/1216
mn
a-tq
1210/1219
pq po- te pq
- rke-
sen
po-u|a pa-tr-
1212/1221
f- rein, t - laq,
s- g|- dy - n-
53
54
str b /ntisr b
55
IV
MELODIA: VOCE E STRUMENTI104
1-Musica e linguaggio parlato105
Abbiamo accertato lo stretto legame fra metrica e ritmo; il disegno melodico di un
brano musicale, era tuttavia anche legato agli accenti tonici del greco. Dionigi di
Alicarnasso106 afferma infatti che:
moysik gr tiq n ka tn politikn lgvn pistmh t pos diallttoysa
tq n daq ka rgnoiq, ox t poi[]. dialktoy mn on mloq n
metretai diastmati t legomn di pnte q ggista, ka o{te pitenetai pra
tn trin tnvn ka mitonoy p t j o{t|netai to xoroy totoy pleon p
t bar. o mn pasa g| ljiq kau |n mrion lgoy tattomnh p tq atq
lgetai tsevq, ll| mn p tq ojeaq, d|p bareaq, d|p|mfon q d
perispvmnaq kalomen? a d n tra te ka tra xorq kteron f|ayto tn
okean fyltton fsin.
Nel linguaggio parlato, c una certa musica che differisce da quella vocale e
strumentale per la quantit ma non per la qualit []. Nel parlare la voce si
muove generalmente in un intervallo di quinta, cio non sale o scende oltre i tre
toni e mezzo. Perci le diverse parti di cui si compone il discorso parlato non si
104
105
106
trattazione generale in Hagel 2000; per un discorso specifico sulla tragedia cfr. Richter 2000.
Cfr. Sifakis 2001.
Comp., 11.13; 11.15 (edizione critica Aujac-Lebel 1981).
56
pronunciano affatto con la stessa intonazione; per alcune acuta, per altre grave,
per altre ancora luna e laltra insieme; queste ultime che si dicono circonflesse,
confondono i due accenti in una sola e stessa emissione.
Non quindi unesagerazione affermare che, almeno fino alle innovazioni
musicali ad opera di Timoteo alla fine del V secolo, il compositore greco teneva
conto, in linea di massima, sia della quantit della sillaba, sia degli accenti tonici.
La formazione intellettuale moderna, ormai affidata alla parola scritta,
difficilmente ci aiuta a comprendere un tale legame, ma si deve tenere conto che
nella cultura greca la trasmissione delle forme cantate avveniva tramite
lesecuzione dellartista e quindi, nel nostro caso specifico, dellattore e del coro.
Questo meccanismo creativo avveniva, ovviamente, in maniera spontanea: come
afferma B. Gentili107 assurdo che un poeta, nello scrivere un verso, fosse
costretto a compitare le brevi e le lunghe [] Per il poeta antico il verso nasceva
nella sua unit ritmica [] Non altrimenti di quanto accade al poeta moderno che
avverte lunit del ritmo attraverso il giuoco degli accenti tonici. Il rispetto degli
accenti tonici in rapporto alla musica stato poi analizzato statisticamente da L.
Gamberini108 nei frammenti musicali pervenuti. Sintetizzando, si pu affermare
che il 90% delle sillabe contraddistinte da un accento acuto sono accompagnate da
un parallelo innalzamento melodico.
107
108
57
109
Poll., 4,83.
58
Questo tipo di canto, nella tragedia, era affidato allattore e non al coro; lo
Pseudo-Aristotele, nei Problemi110 ce ne spiega il motivo:
kauper on ka t Wmata, ka t mlh t mimsei kolotei e tera
ginmena di ka oi diuramboi, peid mimhtiko gnonto, okti xoysin
ntistrfoyq, polloq on gvnistikq idein xalepn n di plotera
pooyn atoq t mlh. d ntstrofoq plon? eq Wyumq gr sti ka n
metretai.
110
111
112
XIX , 15.
Ibid., vv. 78-151.
Ibid., vv. 205 e segg.
59
Oreste
Euripideo (vv. 140-142 = 153-155) e deplora il fatto che gli accenti melodici non
coincidano con gli ictus ritmici. Il Reinach giunge quindi alla conclusione che,
nelle composizioini strofiche, il poeta non teneva conto della correlazione tra
accenti tonici e impianto melodico. Se per si considera il movimento di
innovazione musicale, in forte contrasto con la tradizione, nel periodo in cui visse
113
114
115
Gevaert 1875.
Reinach 1926.
Comp., 63-64.
60
Euripide, i versi presi come esempio dal Reinach, visti sotto questottica,
rappresenterebbero leccezione e non la regola. Inoltre a nostra disposizione un
elemento ancora pi convincente: uno dei pochi ritrovamenti papiracei musicali
pervenutici riguarda proprio alcuni versi (vv. 322-328 e 338-344) dellOreste di
Euripide. In tale frammento, databile intorno al 200 a C.116 e quindi maggiormente
attendibile dal punto di vista musicale117, tutti gli accenti acuti corrispondono ad
un innalzamento melodico, con la sola eccezione di matroq (v. 338) dove la
sillaba t contraddistinta invece dalla nota pi grave; ci troviamo per di
fronte ad un piede docmiaco, la cui forma fondamentale presenta numerose
varianti118.
Si pu giungere cos alla conclusione, certamente non definitiva, che il rispetto
degli accenti tonici nei canti strofici, e quindi lidentit della linea melodica tra le
strofe stesse, non sia stata una regola fissa, ma semmai un condizionamento, a cui
era possibile sottrarsi: Euripide sarebbe il nostro testimone di questo uso libero
del canto strofico.
116
117
118
61
1 peir
2 katakeleysmq
3 ambikn
4 spondeon
5 kataxreysiq
119
120
121
62
122
123
124
XIX, 9.
XIX, 12.
XIX, 16, 17, 18, 30, 38, 39.
63
lintervallo di ottava, ora quello di quarta o di quinta; comunque appare chiaro che
il canto, cos armonizzato, pi piacevole del canto allunisono125:
symfvna d xaromen, ti krsq stin lgoy xntvn nantvn prq llhla.
mn on lgoq tjiq, n fsei d.
125
126
127
128
XIX, 38.
XIX, 39.
XIX, 17.
XIX, 39.
64
anche quando le persone non eseguono le stesse note della melodia [quindi
allottava], appena giungono alla fine, sulla stessa nota il piacere che danno con
la chiusura pi grande della sofferenza che essi trasmettono durante
lesecuzione, cantando a intervalli diversi dallottava.
Questa precisazione ci permette di immaginare quindi, un uso del canto e
dellaccompagnamento musicale in tutte le corrispondenze citate nei Problemi.
Verosimilmente la singola linea melodica aveva un andamento semplice, senza
grandi salti tonali. M. L. West129, ha dedotto dallanalisi statistica dei frammenti
papiracei superstiti, che solo il 12% delle linee melodiche presenta escursioni pi
ampie di un intervallo di seconda. La cultura greca non si sottrae infatti a una
caratteristica comune a molti altri popoli antichi: Sachs130 infatti, svolgendo
unanalisi approfondita delle tipologie melodiche dei popoli primitivi, classifica
questo modello con la denominazione di melodia orizzontale.
Nelle culture antiche, tuttavia, presente anche un altro modello di canto, in cui
vengono intonate di seguito note a intervalli molto ampi (a partire da un intervallo
di quarta): il caso delle melodie a picco. Questo tipo di canti legato alla sfera
del sacro: lintonazone di note a grande distanza, associata a ritmi frenetici, genera
129
130
65
infatti nellascoltatore uno stato confusionale, che gli permette cos un contatto
pi diretto con la divinit. ipotizzabile una tale prassi, ad esempio, anche nei
culti dionisiaci e orgiastici.
Molto probabilmente le melodie a picco sono state usate anche per i lamenti
funebri: la testimonianza ci offerta dal famoso Epitaffio di Sicilo131; dalla nota
centrale la linea melodica del canto si sviluppa nellambito di una quinta al grave
e allacuto. La frequenza di tali canti a carattere funebre nella tragedia greca
stata gi analizzata: questo potrebbe valere come modello ricostruttivo.
131
66
Abbiamo gi parlato dei modi greci e del loro uso, soprattutto dal punto di vista
etico. Il compositore sceglieva la sua rmona, comprensiva di tonalit, registro
della voce e dello strumento (basso, medio, alto) e il ritmo, e dava sfogo alla sua
creativit. Vediamo di analizzare le rmonai utilizzate nella tragedia dal punto di
vista teorico.
4-I modi greci132
Lo sviluppo melodico, nella musica greca, basato sul tetracordo: questultimo
la successione di quattro note nellambito di un intervallo di quarta giusta133.
Aristosseno di Taranto134 ci spiega il motivo di questa prassi:
on p mn t mikrn to mloyq fsiq at t di tessrvn lxiston
poddvsi tn symfnvn.
E la natura intrinseca della melodia che fa della quarta giusta il pi piccolo degli
intervalli consonanti.
132
133
134
67
Nota aggiunta
La nota pi acuta del primo tetracordo coincide con quella pi grave del secondo
(in questo caso si aggiunge un tono o al basso o allalto per completare lottava);
46.14.
68
allo stesso modo, qualche teorico afferma che lipodorico il pi grave (basso) fra
i tonoi, il misolidio un semitono sopra, il dorico un semitono sopra questultimo, il
frigio un tono sopra il dorico e ugualmente il frigio un tono sopra il lidio.
Il compito, e lintento, di Aristosseno era quello di porre organicit nella
trattazione in esame.
La sua opera giunta, purtroppo, frammentaria, ma le sue conclusioni sono state
raccolte ed elaborate dai teorici successivi, tra cui Aristide Quintiliano. Questi
136
nel senso di scale: per gli altri significati: Aristide Quintiliano, De Mus. I, 23.
69
137
70
E interessante notare come non tutti i modi si estendano fino a coprire lambito di
unottava: alcuni, come il lidio teso, hanno cinque note; altri ne hanno sei, come
lo iastio. Fa eccezione invece il dorico, che comprende nove note, scavalcando
lottava.
Questa inorganicit viene risolta da Aristide Quintiliano138, il quale, sulla base
delle scale damoniche, elabora unaltra serie di modi, tutti di otto suoni:
138
De Mus., I, 15.
71
72
Questi modi sono pensati in maniera tale da poter essere generati uno dallaltro; se
per esempio prendiamo a modello il misolidio, gli altri modi si generano dai gradi
successivi di questultimo (il lidio a partire dalla seconda nota, il frigio dalla terza
e cos via). Scompaiono poi il modo iastio ed il lidio teso, mentre vengono
aggiunti tre modi, lipolidio, lipofrigio e lipodorico: luso stesso di questi nomi
(p=sotto) chiarisce lambiente teorico in cui si svilupparono: non sappiamo se
avessero una esatta corrispondenza nella pratica musicale.
Se confrontiamo la serie damonica con quella di Aristide Quintiliano, inoltre,
notiamo delle incongruenze: al di l dei diversi rapporti tra le note di ogni modo,
pi importante ai nostri fini stabilire quale sia lambito, il registro dei modi stessi:
per esempio il misolidio, che nel sistema damoniano inserito fra i registri pi
bassi, invece il pi acuto nella trattazione di Aristide Quintiliano. Questa
apparente incongruenza si pu spiegare solo se si ritorna a considerare lunione di
pi tetracordi: consideriamo ad esempio il sistema perfetto maggiore, generato
dallunione di due coppie di tetracordi, separate da un tono in congiunzione e con
73
E bene notare tuttavia che lambito delle singole scale era ridimensionato, nella
pratica musicale, in primo luogo perch i Greci non avevano un suono di
riferimento, come nella musica moderna (il LA a 440 hertz); in secondo luogo
dobbiamo pensare ad un suonatore di kiura, che poteva cambiare armonia solo
lasciando inalterate le corde estreme e variando i rapporti tra le corde interne.
Inoltre, dato che il sistema perfetto maggiore il risultato dellunione di quattro
tetracordi,
139
140
ognuno
di
De Mus.,15.11.
cfr. tabella a pag. 75.
74
essi
poteva
essere
nht perbolaon
paranth perbolaon
Tetracordo
perbolaon
trth perbolaon
nht diezeygmnon
Tetracordo
diezeygmnon
paranth diezeygmnon
trth diezeygmnon
parmeson
tono
msh
lxanoq mson
Tetracordo
mson
parpath mson
path mson
lxanoq paton
Tetracordo
paton
parpath paton
path paton
Tono
proslambanmenoq
Nella tabella sono evidenziate in giallo le note interne ad ogni tetracordo e la nota aggiunta al basso; in
azzurro le note in comune alle coppie di tetracordi, nonch ai toni di separazione. Ne consegue che
larmonia misolidia si estende dalla path paton fino alla parmesh (a coprire, nel trattato di Aristide
Quintiliano, lestensione di unottava), mentre il dorico, ad esempio, dalla path mson alla nht
diezeygmnon: i gradi delle note comprese nel misolidio, quindi, sono pi alti, se confrontati con quelli
degli altri modi: la mese nel modo misolidio corrisponde al settimo grado, nel dorico al quarto; in
questo senso i rapporti tra i vari modi si ribaltano completamente: il misolidio pi alto del lidio, il
lidio del frigio, etc.
75
141
142
76
Dobbiamo dedurre quindi che le tre tonalit in questione siano state le pi usate,
data la loro semplicit, per esempio dai membri del coro, mentre melodie dal
registro estremamente alto o basso erano affidate agli attori, che le intonavano
nelle monodie o nei canti p tq skhnq.
Sono le stesse tragedie a fornirci le prove di una tale prassi: nellAgamennone143 di
Eschilo144, il coro cos si rivolge a Cassandra:
frenomanq tiq e ueofrhtoq, mf d|atq uroeq
nmon nomon, o tiq joyt
kretoq boq, fe, talanaiq fresn
=Ityn =Ityn stnoys| mfiual kakoq
hdn bon.
143
144
77
vv. 1150-1153.
edizione critica e traduzione in italiano: Ferrari 1987b.
ibid., vv.112-116.
78
cap. 16.
149
79
egli stesso era a conoscenza che il dorico era usato nei canti damore ed anche
nelle tragedie, insieme a melodie languide ed effemminate. La sua scelta non era
dettata quindi da ignoranza, ma da un preciso piano ideologico: lo PseudoPlutarco151 infatti dice che:
ka per tn Lydoy d|ok gnei ka per tq |Idoq? pstato gr ti tragda
tat t melopoiQ kxretai.
Platone non ignorava il lidio e lo ionico; infatti sapeva che la tragedia fa uso di
queste melopee.
(Traduzione di R. Ballerio)
La Vita Sophoclis152 ci informa che i modi frigio e lidio furono introdotti nella
tragedia proprio dal drammaturgo. In generale possiamo affermare che la scelta
dei modi avveniva sicuramente in base a gusti personali ed alle necessit delle
singole scene, ma dobbiamo sempre tenere presente il mutare della sensibilit
estetica nel corso del tempo.
150
De Mus., 17.
151
De Mus., 17.
152
par. 23.
80
153
154
De Mus., 20.
fr. 153 K-A.
81
155
156
82
5-Oreste di Euripide157
La ricostruzione musicale riprodotta nel CD corrisponde ad uno dei pochi
frammenti musicali pervenuti, inerenti la tragedia classica. Si tratta di pochi versi
(vv. 339, 338, 340-344) della prima antistrofe nel primo stasimo dellOreste di
Euripide. Dopo il matricidio, il protagonista preda delle Erinni, invocate
dallombra di Clitemestra; il coro si immedesima nelleroe e ne piange la
condizione, ma la visione delle donne argive ben pi ampia: la felicit di ogni
uomo, infatti, paragonata alla vela di una nave, scossa dalla forza del mare:
katolofromai katolofromai
matroq amasq, s| nabakxeei.
mgaq lboq o mnimoq mbrotoq
n d[ lafoq q
tiq ktoy uoq tinjaq damvvn
katklysen deinn pnvvn vq pntoyoy
lbroiq leuroisin n kmasin.
Io ti compiango, io ti compiango,
la grande prosperit non dura fra i mortali:
scuotendola come la vela di una barca veloce
157
per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Biehl 1975; per la traduzione in italiano: Medda
2001.
83
Nel frammento tuttavia presente anche un SOL come nota pi grave: questa nota
estranea dunque unulteriore prova della differenza fra trattati teorici e pratica
musicale, tanto enfatizzata dal sofista del papiro di Hibeh: capiamo cos come la
ricostruzione di questi pochi versi assuma una notevole importanza.
Non dobbiamo dimenticarci infine che lalq esegue anche note estranee alla
linea melodica del canto: esse rappresentano la terofvna, tanto osteggiata dagli
158
84
5.1-Ricostruzione musicale159
Il frammento stato integrato in base alle note della scala di appartenenza e
seguendo il genere enarmonico; la ritmica ed il tempo sono stati estrapolati
dallanalisi metrica. Il risultato ottenuto quello di ricostruire idealmente la
performance corale tragica, avvicinandosi, per quanto possibile, alla verit storica.
159
85
Nelle note musicali rimaste non sono presenti grandi salti da intonare con la voce;
molte note seguono landamento ascendente o discendente della scala:
lintegrazione ha mantenuto valido questo principio.
Inoltre sono presenti delle linee melodiche che si ripetono in maniera quasi
sistematica allinizio e a met di ogni verso: una prova del fatto che la musica
greca si basa su vere e proprie formule melodiche, che si susseguono
ripetutamente, senza stancare gli ascoltatori.
E infine necessario aggiungere che si scelto di eseguire le registrazioni ad un
tempo metronomico comodo (100 bpm), nellimpossibilit di ricostruire le
dinamiche antiche, e nella certezza che unesecuzione pi fedele melodicamente
sia anche pi facile da immaginare per gli ascoltatori, ad una velocit maggiore.
86
V
TEORIA MUSICALE160
Nel parlare della musica nella tragedia greca si fatto necessariamente ricorso ad
un lessico tecnico; cercheremo ora di dare una spiegazione sui principali termini
usati, mettendoli in relazione con la musica antica.
1-Gli intervalli
Abbiamo parlato spesso di intervalli riferendoci ai modi greci; nella musica
moderna, come in quella antica, lintervallo definibile come la distanza che
esiste fra due suoni; questa stessa definizione ci permette di capire quale sia la sua
fondamentale importanza sia per la melodia sia per larmonia.
La differenza principale risiede nelluso, nella musica greca, del quarto di tono nel
genere enarmonico; esso rimane, nella teoria moderna, puramente teorico: non
esiste pi, nella ricezione sonora occidentale moderna, un intervallo pi piccolo
del semitono. Ci naturalmente frutto di una convenzione: nel secondo
ventennio del XVIII secolo J.S. Bach compose il Clavicembalo ben temperato,
unopera teorica che metteva in pratica la regola della massima suddivisione
dellottava in dodici semitoni, gi proposta da altri teorici del tempo; negli
strumenti musicali, quindi un Do diesis ed un Re bemolle, pur essendo note
diverse, hanno lo stesso suono.
160
una traduzione in inglese di tutte le fonti riguardanti i teorici musicali greci in Barker 1989; una trattazione sintetica e
di largo respiro in Winnington-Ingram 1980.
87
2-La Melodia
2.1-Il tetracordo greco
Lunit fondamentale della musica greca il tetracordo, ossia la successione di
quattro note nellambito di un intervallo di quarta giusta161. La nota di partenza
(Mi) e quella finale (La) rimangono invariate, e questo influisce necessariamente
nella natura dei generi: il genere diatonico vede in successione lintervallo di un
semitono, un tono ed un tono:
AudioInst 1
AudioInst 1
161
88
il genere enarmonico prevede un quarto di tono, un quarto di tono e due toni (il
triangolo con il vertice verso lalto indica il Mi naturale innalzato di un quarto di
tono):
AudioInst 1
Ognuno dei generi greci poteva essere ulteriormente variato, con luso delle
cosiddette chroai, sfumature, consistenti in variazioni inferiori al quarto di tono.
2.2-La scala moderna
89
T T sT T T T sT.
oppure secondo il genere cromatico (in questo caso suonando tutti i tasti del
pianoforte in successione), procedendo in tutti i dodici semitoni:
sT sT sT sT sT sT sT sT sT sT sT sT
Chiariamo ora con uno schema i rapporti esistenti tra una nota e laltra
nellambito della scala moderna: gli intervalli sono classificati infatti in base alla
loro distanza dalla nota fondamentale della tonalit (chiamata tonica), ed alla loro
diversa sonorit; ecco uno schema esplicativo, riportato in tonalit di Do
maggiore162.
3-Armonia
3.1-Musica greca
I Greci ignorarono del tutto larmonia, nella sua accezione moderna; il significato
originario di questo termine era quello di "giuntura, connessione, adattamento", e
quindi di "patto, convenzione"; in senso musicale il suo primo valore fu quello di
162
90
163
164
91
I (DO)
Pi che
diminuiti
Maggiori
Diminuiti
Minori
Aumentati
Giusti
Pi che
aumentati
II
REbb
REb
+1
RE
RE#
RE*
III
MIbb
MIb
+2
MI
MI#
MI*
IV
FAbb
FAb
+2 1/2
FA
FA#
FA*
SOLbb
SOLb
+3 1/2
SOL
SOL#
SOL*
VI
LAbb
LAb
+4 1/2
LA
LA#
LA*
VII
SIbb
SIb
+5 1/2
SI
SI#
SI*
+6
DO
DO#
DO*
VIII
DObb
DOb
92
4-La Tonalit
4.1-Musica greca
Nella musica greca questo discorso si estende a tutti i modi greci: non ci sono
quindi solo due tonalit (maggiore e minore) come nella musica moderna: il
musicista greco teneva conto prettamente della scala in cui eseguire il brano
musicale, ed essa stessa gli forniva tutti i parametri da rispettare.
4.2-Musica moderna
La tonalit consiste nel legame specifico che si crea tra i vari suoni di una scala; in
base a questi specifici rapporti, nella musica moderna, si determinano le due
tonalit maggiore e minore. Ogni tonalit maggiore ha la sua rispettiva minore in
un sistema che si reso possibile solo dalla convenzionale divisione dellottava in
dodici semitoni uguali; nel pentagramma la tonalit indicata dalle eventuali
alterazioni subito accanto alla chiave musicale.
93
5-Tempo
Il Tempo indicato dalla frazione numerica posta dopo la chiave e le eventuali
alterazioni della tonalit; nei suoi valori numerici, il tempo indica la durata e l'
accentazione del brano musicale; abbiamo gi parlato, nel capitolo dedicato al
ritmo, delle differenze con la musica greca. Sar qui utile ribadire come
nellantichit non ci fossero dei simboli che indicavano il valore temporale delle
note; esso era il risultato di accostamenti fra sillabe lunghe e brevi, con eventuali
allungamenti dettati per lo pi dalle esigenze canore o strumentali. Ecco invece le
note con i corrispondenti valori musicali moderni.
94
VI
ALCUNE NOTE TECNICHE SULLA REGISTRAZIONE DEL CD AUDIO
Il CD audio contiene ricostruzioni sonore che non vogliono certo essere un punto
definitivo nella continua ricerca etnomusicologica165; hanno solo il proposito di
restituire unidea dellantica musica greca.
1-Lalq166
165
per una panorama sugli strumenti musicali rimane sempre valida la trattazione generale in Sachs 1980; sullorigine
degli strumenti musicali cfr. Schaeffner 1978, pagg. 104-111; per una panorama sugli strumenti greci: Tintori 1976 ed
ultimamente di Giglio 2000; una trattazione specifica sugli strumenti a corda in Maas-McIntosh Snyder 1989.
166
95
del CD si optato per una scelta pi pratica: stato infatti utilizzato un campione
audio di un oboe; abbiamo prima catturato e poi registrato varie note dello
strumento, per poi utilizzarle a nostro piacimento in un campionatore virtuale su
un computer. Con un opportuno software di gestione audio-midi, infatti
possibile scrivere le note su pentagramma e farlo suonare dal campione audio
scelto. E anche possibile alterare lintonazione dello strumento fino ad un
centesimo di semitono; si operato quindi in questo modo: abbiamo scritto le note
con intervalli diatonici su un pentagramma, e quelle che costituiscono lintervallo
enarmonico su un altro pentagramma: sono stati quindi selezionati per le due
partiture due identici campioni doboe, alterati nellintonazione rispettivamente di
quattordici (per compensare leccessivo senso di stonatura al nostro orecchio) e
cinquanta (la diesis enarmonica) centesimi di semitono: durante lascolto si ha
comunque la sensazione di un unico strumento167.
Al risultato finale stato poi aggiunto un leggero effetto dambiente, che
restituisce allorecchio la sensazione di uno spazio aperto.
2-Le voci del coro
Anche per le registrazioni del coro si fatto luso dellhard-disk recording. Le
persone che hanno intonato veramente il frammento sono in totale solo quattro;
ognuna di esse stata moltiplicata tre volte, alterata leggermente nellintonazione
e spostata anche a destra ed a sinistra del nostro orecchio. Sostanzalmente
167
96
questo coro virtuale ha cos una copertura sonora pari ad una sua disposizione a
semicerchio.
97
Le ragioni di questa scelta sono puramente pratiche: in primo luogo non facile
intonare lintervallo enarmonico168 (operazione che avviene, nella musica classica
contemporanea, dopo un duro tirocinio); in secondo luogo, non si deve
dimenticare che il canto eseguito in greco antico. Luso del computer permette
poi un risultato la cui fedelt musicale non va neanche messa in discussione.
168
il canto corale dell Oreste euripideo stato eseguito per la prima volta a Palermo il 18 Aprile 1980. In questa ripresa
non si tenuto conto (per le evidenti difficolt di intonazione) del genere enarmonico: cfr. Carapezza 1997.
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