Aspetti Della Tragedia

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ASPETTI DELLA PERFORMANCE CORALE NELLA

TRAGEDIA GRECA

Un ringraziamento particolare va ai membri del coro: Simone Ciampanella, Fabio


Mariani, Giuliano Perticara, nonch a tutte le persone che mi hanno assistito e
consigliato in questo lavoro.

III

INDICE

I LA CULTURA MUSICALE IN GRECIA

pag. 1

1-Introduzione

pag. 1

2-La dottrina dello uoq

pag. 4

2.1-Lo uoq e le rmonai

pag. 4

2.2-Lo uoq ed i generi musicali

pag. 9

3-I nmoi

pag. 11

3.1-I nmoi nella tragedia

pag. 15

II LE PARTI MUSICALI NELLA TRAGEDIA GRECA

pag. 18

1-La prodoq

pag. 20

2-Gli stsimoi e i canti p tq skhnq

pag. 21

3-Il kommq

pag. 22

III IL RITMO E LA PERFORMANCE MUSICALE NELLA

pag. 24

TRAGEDIA CLASSICA
1-I caratteri costitutivi del ritmo

pag. 24

2-Metro e tempo

pag. 29

3-Lunione di ritmo e musica

pag. 30

4-Analisi ritmica dei brani musicali

pag. 34

4.1-Persiani (vv. 1-64)

pag. 35

4.2-Persiani (vv. 65-132)

pag. 36

4.3-Aiace (vv.134-171)

pag. 38

4.4-Aiace (vv. 172-200)

pag. 39

4.5-Edipo Re (vv. 1086-1109)

pag. 41

4.6-Edipo Re (vv. 1186-1222)

pag. 41

4.7-Medea (vv. 1251-1292)

pag. 43

4.8-Spartiti

pag. 45

IV MELODIA: VOCE E STRUMENTI

pag. 56

1-Musica e linguaggio parlato

pag. 56

2-Le strutture melodiche nella tragedia

pag. 58

3-Note musicali nella performance

pag. 62

4-I modi greci

pag. 67

4.1-I modi greci nella performance teatrale

pag. 76

4.2-I generi nella performance teatrale

pag. 81

5-Oreste di Euripide

pag. 83

5.1-Ricostruzione musicale

pag. 85

V TEORIA MUSICALE

pag. 87

1-Gli intervalli

pag. 87

2-La Melodia

pag. 88

2.1-Il tetracordo greco

pag. 88

2.2-La scala moderna

pag. 89

3-Armonia

pag. 90

3.1-Musica greca

pag. 90

3.2-Musica moderna

pag. 91

4-La Tonalita

pag. 93

4.1-Musica greca

pag. 93

4.2-Musica moderna

pag. 93

5-Tempo

pag. 94

VI ALCUNE NOTE TECNICHE SULLA REGISTRAZIONE DEL pag. 95


CD AUDIO
1-Lalq

pag. 95

2-Le voci del coro

pag. 96

BIBLIOGRAFIA

pag. 99

II

I
LA CULTURA MUSICALE IN GRECIA
1-Introduzione1
Il termine greco da cui derivato il nome stesso di musica, moysik (sc. txnh,
larte delle Muse) definiva, ancora nel V secolo a.C., non solo larte dei suoni,
ma anche la poesia e la danza, cio i mezzi di trasmissione di una cultura che fino
al IV secolo a.C. fu essenzialmente orale, una cultura che si manifestava e si
diffondeva attraverso pubbliche esecuzioni nelle quali non solo la parola, ma
anche la melodia e il gesto avevano una loro funzione determinante. Il
compositore di canti per le occasioni di festa, il poeta che cantava nei conviti,
lautore di opere drammatiche erano i portatori di un messaggio proposto al
pubblico in una forma allettante e quindi persuasiva proprio attraverso gli
strumenti tecnici della poesia, quali le risorse del linguaggio figurato e traslato e
luso dei metri e delle melodie che ne favorivano lascolto e la memorizzazione:
non casuale che nel V e nel IV secolo a.C. moysikq nr designasse luomo
colto, in grado di recepire il messaggio poetico nella sua completezza.
Lunit di poesia, melodia e azione gestuale che si manifest nella cultura arcaica
e classica favor un adattamento dellespressione ritmico-melodica alle esigenze
del testo verbale. Ma la compresenza dellelemento musicale e orchestico accanto
allelemento testuale in quasi tutte le forme della comunicazione anche la prova
della ampia diffusione di una specifica cultura musicale nel popolo greco fin dai

per una trattazione esauriente e sintetica cfr. Comotti 1991 e West 1992.

tempi pi remoti. Dai racconti mitologici2 infatti (Orfeo

che con il canto

ammansisce le fiere e convince gli dei dellAde a restituire alla luce la sua
Euridice, Anfione4 e Zeto che innalzano le mura di Tebe muovendo i sassi con il
suono della cetra, per citare i due esempi pi famosi), possiamo renderci conto
della funzione primaria che il canto e il suono degli strumenti ebbero anche nei
rituali di carattere iniziatico, propiziatorio, apotropaico e medico. Alla musica i
Greci attribuivano del resto anche potere psicagogico, come testimoniato dalle
teorie pitagoriche5.
Larte figurativa testimonia una intensa attivit musicale gi nel secondo
millennio a.C.: suonatori di strumenti a corda e a fiato sono raffigurati in statuette
del XIX - XVIII sec. a.C. ritrovate a Keros e a Thera e rappresentazioni di citaristi
e di auleti compaiono anche in affreschi cretesi6. Ma per una valutazione del ruolo
che la musica rivest nellambito della societ greca gi in et micenea, assai pi
significative sono le testimonianze letterarie, a partire dai poemi omerici7.
NellIliade8, infatti, i rappresentanti degli Achei sono inviati al santuario di Apollo
per far cessare la pestilenza che aveva colpito il loro esercito sotto le mura di
Troia: dopo aver restituito la figlia al sacerdote Crise e aver compiuto il sacrificio

2
3
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5
6
7
8

alcuni interessanti articoli sulla mitologia in rapporto alla musica si possono trovare in: Restani 1995.
cfr. Aesch., Ag. vv. 1629-1630; Eur., Alc. vv. 357-360; id., Iph. A. vv, 1211-1214; id., Bacch. vv. 560-564.
cfr. Eur., Phoen. vv. 822-824.
cfr. Barker 1989, pagg. 28-46.
B.P. Aign,1963.
cfr. Reichl 2000.
Il., I, vv.472 e segg.

espiatorio, placano lira del dio intonando in coro il peana. Anche Achille9 canta
accompagnandosi con la frmigj, lo strumento a corda, progenitore della lra,
suonato dagli aedi, per alleviare la pena del suo animo. Nelle scene di vita agreste
e cittadina raffigurate da Efesto sullo scudo di Achille10, suonatori e cantori
accompagnano le cerimonie nuziali, il lavoro dei campi, le danze dei giovani.
NellOdissea hanno un notevole rilievo le figure dei citaredi Femio di Itaca e
Demodoco di Corcira: sono veri e propri artigiani del canto, la cui opera
indispensabile perch i banchetti siano degni della nobilt dei convitati, o per
accompagnare le danze atletiche durante le feste. Essi hanno un repertorio di canti
ampio e collaudato, che i loro abituali ascoltatori conoscono e apprezzano11:
onorati come depositari del sacro dono delle Muse, lispirazione, sono quindi
capaci di esporre con propriet ed efficacia gli argomenti che le dee stesse
suggeriscono loro12.
Se numerosi e interessanti sono gli accenni allattivit musicale gi nei poemi
omerici, ben pi intensa e articolata si rivela, dalle testimonianze letterarie, la vita
musicale nelle epoche successive: tutti i testi lirici greci, arcaici13 e classici,
furono composti per essere cantati in pubblico con laccompagnamento
strumentale, e nelle rappresentazioni drammatiche il canto corale e solistico ebbe
nel periodo classico unimportanza almeno pari a quella del dialogo e dellazione
scenica. La musica fu presente in tutti i momenti della vita sociale del popolo
9

Il., IX, vv. 185 e segg.

10
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12
13

Il., XVIII, vv. 490 e segg.


Od. I, vv. 377 e segg; VII, vv. 487 e segg.
sulla figura degli aedi e sui musicisti itineranti nellet arcaica cfr. Anderson 1994, pagg. 1-55.
significativamente L. Kurke (Kurke 2000) ha denominato la societ greca arcaica song culture.

greco14, nelle cerimonie religiose, nelle gare agonali, nei simposi, nelle feste
solenni, negli eventi bellici e perfino nelle contese politiche, come testimoniano,
ad esempio, i canti di Alceo e di Timocreonte di Rodi15.
2-La dottrina dello uoq16

I Greci non si limitavano certo ad ascoltare la musica; essa era soggetta, come
tutte le manifestazioni della cultura greca, alle leggi dello uoq. Secondo i seguaci
della dottrina pitagorica, infatti, le infinite variet tonali e ritmiche erano in grado
di produrre nellanimo umano altrettante sensazioni: si giungeva anche a
considerare le propriet terapeutiche della musica.
2.1-Lo uoq e le rmonai
Stabilire in maniera univoca lo uoq musicale, per quanto riguarda luso delle
rmonai17, non cosa semplice. Lo stesso Aristotele18 scrive:
euq gr tn rmonin disthke fsiq, ste koontaq llvq diatuesuai ka
m tn atn xein trpon prq ksthn atn.

14
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17
18

cfr. Barker 1984.


cfr. Gentili 1984.
sulla dottrina dello uoq nella civilt greca cfr. Anderson 1966; le ultime conclusioni in Rossi 2000, pagg 57-96.
per il significato tecnico del termine, v. infra, cap. 5.
Pol. VIII, 1340a .

La natura dei modi cos dissimile che durante lascolto si commossi in maniera
diversa e non si riceve una stessa impressione da ciascuno di essi19.
Le rmonai sono quindi dotate ciascuna di un particolare uoq, ossia di uno
specifico carattere, in grado di agire emozionalmente in senso positivo o negativo
sullanimo umano e pertanto di importanza fondamentale in ambito pedagogico.
La dottrina di Damone20, maestro e consigliere di Pericle, prende proprio avvio
dal principio fondamentale della psicologia pitagorica, che cio vi sia una
sostanziale identit tra le leggi che regolano i rapporti tra i suoni e quelle che
regolano il comportamento dellanimo umano. La musica pu incidere sul
carattere, soprattutto quando esso ancora plasmabile e malleabile per la giovane
et21: necessario individuare tra i vari tipi di melodie e di ritmi quelli che hanno
il potere di educare alla virt, alla saggezza e alla giustizia22. Nel definire e
analizzare i generi delle rmonai, Damone afferma che solo la dorica e la frigia
hanno una funzione paideutica positiva, per il comportamento valoroso in guerra e
saggio e moderato in pace23. In un passo della Repubblica di Platone24 a Damone
attribuito anche un giudizio sul rapporto musica-societ che sar poi ripreso e
sviluppato dallo stesso Platone: non si deve mutare il modo di fare musica, se non
si vuole correre il rischio di sovvertire anche le istituzioni e le leggi dello stato. La

19
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22
23
24

dove non espressamente specificato, le traduzioni sono mie.


sulla figura di Damone, e sulla sua importanza nel pensiero platonico cfr. Anderson 1955.
fr.7 Lasserre.
fr.6 Lasserre.
fr.8 Lasserre.
IV, 424c.

classificazione sistematica delle rmonai secondo criteri etici oltre che formali
costitu la base della teorizzazione musicale posteriore, ellenistica e romana,
orientata verso i problemi di matematica e etica musicale.
Aristosseno25, nel considerare le varie

rmonai dal punto di vista psicologico,

elenca tre effetti principali sullanimo umano: uno uoq diastaltico, che stimolava
allazione, dato il suo carattere energico; uno sistaltico, snervante e perci in
grado di paralizzare lanimo umano; ed infine uno esicastico, che induceva alla
calma ed alla serenit.
Per quanto riguarda ci, le fonti antiche sembrano abbastanza concordi; il modo
dorico definito da uno scolio di Pindaro26 come la pi venerabile delle
armonie:
per d tq Dvrist rmonaq erhtai n paisin ti Drion mloq semntatn
sti.
Aristotele27 afferma che esso induce a comportamenti virili e giusti. Ancora pi
preciso Ateneo28, che riporta il giudizio di Eraclide Pontico:
mn on Drioq rmona t ndrdeq mfanei ka t megaloprepq ka o
diakexymnon od|larn, ll skyurvpn ka sfodrn.

25
26
27
28

cfr. Ar. Quint. 1.12.


schol. Pind. O. 1,26g (fr. 67 Maehler).
Pol., VIII, 1342b.
Deipn., XIV, 624d.

Il modo dorico esprime coraggio e generosit, non licenza o allegria, ma seriet ed


energia.
(Traduzione di L. Canfora)
Non si deve tuttavia pensare di collegare questa rmona direttamente alla stirpe
dei Dori, simbolo appunto di virilit e coraggio. I teorici semmai vedevano nel
dorico un modo nazionale da contrapporsi alle influenze dellAsia Minore che
dilagavano in Grecia sin dalla fine del VI secolo a.C.
Ateneo29 ci informa come i Greci fossero tuttavia ben coscienti dellorigine
barbara di altri due modi molto diffusi nella loro terra:
tn d Frygist ka tn Lydist par tn barbrvn o{saq gnsunai toq
+Ellhsin p tn sn Plopi kateluntvn eq tn Pelopnnhson Frygn ka
Lydn.

Il frigio ed il lidio furono fatti conoscere ai Greci da quei Frigi e da quei Lidi che
emigrarono nel Peloponneso insieme con Pelope.
(Traduzione di L. Canfora)
Il modo frigio venne presto adottato e usato dai Greci nellaulodia, nella citarodia,
ma soprattutto nella lirica corale e nel ditirambo. Il suo uoq definito
nuoysiastikn30 e nueon31. A questo proposito interessante riportare un
29
30

Deipn., XIV, 625e.


Arist., Pol. VIII, 1340a.

aneddoto32 riguardante Damone stesso come protagonista: una sera alcuni giovani
ubriachi, spinti dalla melodia di un flauto, stavano per sfondare la porta di una
giovane dai costumi morigerati; Damone, vedendo laccaduto, ordin al flautista
di eseguire una melodia frigia e i giovani, colpiti dalla sua lentezza e solennit,
rinunciarono al loro proposito; non stupisce perci che sia lunica rmona
barbara ammessa nello stato platonico.
Sullrmona lidia e le sue derivazioni principali (sintonolidia e misolidia) le fonti
danno un giudizio meno univoco, ma si pu ravvisare un elemento comune nel
suo carattere lamentoso e trenodico.
Il modo ionico sembra invece avere una evoluzione: Eraclide Pontico33, infatti,
testimonia che:
t tq |Iast gnoq rmonaq o{t|nuhrn o{te larn stin, ll asthrn ka
sklhrn di ka t tragdQ prosfilq rmona.
Il modo ionico non leggiadro o allegro, ma austero e duro per questo motivo
era adatto alla tragedia.
(Traduzione di L. Canfora)
Ma poi lo ionico perse queste caratteristiche, fino a divenire molle ed
effemminato, tanto da essere bandito dallo stato platonico34; ci dovuto

31
32
33

Lucianus, Harm. I.
Pl., R., 399a-c.
Athen. Deipn. 625b.

probabilmente allinflusso orientale, soprattutto dopo la conquista della Ionia da


parte dei Persiani. Questa ipotesi confermata dallo stesso Ateneo35:
Lakedaimnioi mn mlista tn llvn Dvrivn t ptria diafylttoysin,
Invn d t pol pluoq llovtai di t symperifrestai toq ae
dynastoysin atoq tn barbrvn.

Rispetto agli altri Dori gli Spartani sono quelli che pi conservano le loro
tradizioni; [] invece la maggior parte degli Ioni sono cambiati, perch si
adattano di volta in volta ai barbari che li dominano.
(Traduzione di L. Canfora)
2.2-Lo uoq ed i generi musicali36
Aristide Quintiliano definiva il genere diatonico37:
rrenvpn d|st ka asthrteron.

Semplice e molto nobile per natura.

34
35
36
37

R., 398e.
Deipn., 624 c-d.
per una spiegazione teorica sui termini musicali v. infra, pag. 83.
De Mus., 11.19.

Vi erano difatti scarse possibilit di modulazioni e sfumature. Il cromatico e


lenarmonico, per le loro maggiori possibilit espressive, erano in grado di
produrre effetti psicologici pi complessi, come lamore o il dolore; sarebbe
tuttavia un errore pensare che determinate rmonai vengano associate
esclusivamente a precisi generi: il moderno modus operandi in musica ci fornisce
infatti intervalli scalari fissi per ogni modo, ma non era la stessa cosa
nellantichit. Luso del genere enarmonico era preferito sul dorico, ad esempio,
per un puro fattore tecnico-esecutivo; Aristosseno38 afferma infatti che, per la
disposizione dei toni e dei semitoni, lenarmonico proskei, (cio conviene), al
dorico. Il panorama musicale greco era comunque contraddistinto da una notevole
variet di scelte esecutive, chiaramente nel rispetto dello uoq. Il Papiro di Hibeh39
sottolinea in maniera ironica quanto a tal proposito la teoria potesse differire dalla
pratica: (i teorici) pretendono che certe melodie rendano gli uomini continenti,
altre assennati, altre giusti, altre valorosi, altre ignavi [] Ma chi non sa invece
che gli Etoli, i Dolopi e tutti gli abitanti della regione delle Termopili, che non
conoscono altro che la musica diatonica, sono in realt pi coraggiosi dei
tragediografi che passano il loro tempo a cantare nel genere enarmonico?

38
39

cfr. Clem. Al., VI, c. XI. vol. II, pag. 475 Stahlin
cfr. The Hibeh Papyri, London 1906, n. 13, pagg. 45-48

10

3-I nmoi40
Per capire cosa siano i nmoi, dobbiamo risalire alle origini della musica in Grecia.
La diffusione e la trasmissione dei testi avvenivano attraverso lascolto e la
memorizzazione: anche quando i poeti non improvvisarono pi ma scrissero le
loro opere, esse continuarono a essere conosciute dal pubblico soprattutto
attraverso la performance orale. In seguito, probabilmente, la tradizione dei testi
musicali conobbe due principali diramazioni: da una parte la scrittura musicale
serv ai musicisti professionisti, per annotazioni su copioni a loro esclusivo uso,
che subirono verosimilmente varie modifiche nellarco dei secoli; dallaltra gli
spartiti41 continuarono ad essere conservati dalle famiglie degli autori stessi

42

: la

scarsa diffusione dei testi musicati rimane comunque la prova pi convincente del
loro uso specialistico.
Naturalmente i repertori musicali non avevano carattere univoco, ma variavano
da regione a regione ed erano eseguiti in occasioni specifiche: gli esecutori quindi
si basavano su semplici linee melodiche. Lo Pseudo-Plutarco43 afferma che queste
forme melodiche furono esportate fuori dai luoghi dorigine per merito di
musicisti, le cui personalit si confondono con il mito (Orfeo, Crisotemi,
Filammone), che contribuirono cos a rendere tali melodie patrimonio comune di

40

cfr. Pintacuda 1978 pagg. 35-41.

41

uso questo termine per una ragione pratica: i Greci in realt usavano le lettere dellalfabeto al posto dei moderni segni
grafici: cfr. Comotti 1991, pagg. 105-115.
42
43

cfr. Pohlmann E., in Gentili-Perusino 1995, pagg. 3-15.


De Mus., 3 (edizione critica e traduzione in italiano: Ballerio 1991).

11

tutti i Greci. Esse prendono il nome di nmoi, cio leggi: lo Pseudo-Plutarco44 ci


spiega il motivo di tale denominazione:
o gr jn t palain otvq poiesuai tq kiuardaq q nn od metafrein
tq rmonaq ka toq Wyumoq? n gr toq nmoiq kst dietroyn tn okean
tsin. di ka tathn <tn> ponyman exon? nmoi gr proshgoreuhsan, peid
ok jn parabnai <t> kau |kaston nenomismnon edoq tq tsevq.

Non era possibile nei tempi antichi comporre pezzi citarodici come quelli di oggi
n cambiare rmona, n ritmo, ma per ciascuno dei nmoi mantenevano le
caratteristiche che gli erano proprie. Per questo essi erano chiamati nmoi, poich
non era lecito uscire dai limiti di intonazione e carattere stabiliti per ciascuno di
essi.
(Traduzione di R. Ballerio)
Si trattava quindi di ben precise forme musicali, che potevano prendere il nome
dal luogo dorigine (nmoq beotico) o dal registro di intonazione (nmoq acuto,
grave) o ancora dalloccasione in cui venivano eseguiti (nmoq pitico).
Ma il termine stesso gener confusione gi fra gli autori antichi; compare per la
prima volta nellInno ad Apollo, ma viene usato frequentemente con pi
accezioni, al punto da generare confusione. Winnington-Ingram45 si chiede in
proposito:The question still remains: what was the musical character of a nmoq

44
45

De Mus., 6.
Winnington-Ingram 1958, pag. 39.

12

both before end after Terpander? Was a nmoq a melody or a formula for
melodies? The evidence suggests the latter. Tiby46 afferma che con

nmoq si

indicavano tre diverse forme musicali: la prima consisteva in una melodia


tramandata oralmente per generazioni, che in seguito venne continuamente
elaborata; la seconda era la performance musicale, vocale o strumentale, eseguita
a solo da un musicista; la terza definizione coincide con la spiegazione data dallo
Pseudo-Plutarco.
Letimologia stessa del nome pone problemi fin dallantichit: eziologica appare
la spiegazione dello Pseudo-Aristotele: il teorico47 asserisce che in origine le leggi
erano cantate perch non fossero dimenticate. NellEtymologicum Magnum48 la
sua origine viene fatta risalire al mito: Apollo, suonando la lra, avrebbe indicato
agli uomini le regole da rispettare nellesecuzione musicale. Nelle Leggi di
Platone le due accezioni di nmoq sono fuse insieme: il filosofo affianca il nmoq,
inteso come legge, ad altri tipi di canti, come gli inni, i peani e i treni, e afferma
che49:
totvn d diatetagmnvn ka llvn tinn ok jn ll kataxrsuai mloyq
edoq.

Una volta costituitosi nella sua forma specifica non era permesso usare un tipo di
parole per un tipo diverso di melodia.
46
47
48
49

Tiby 1942, pagg. 37-39.


Pr. Mus., XXVIII (edizione critica Hett 1953).
v. nmoq.
Pl., Lg, 700b-c(edizione critica Bury 1926).

13

Il nmoq quindi poteva essere vocale con accompagnamento strumentale o


strumentale; nel primo caso si dicono citarodici e aulodici; nel secondo caso
citaristici e auletici; a questo punto necessario fare una precisazione sulla
composizione musicale da parte del musicista: egli sceglieva il nmoq che pi si
adattava alloccasione e ne ampliava e variava le parti, ma senza esagerare, perch
tale formula doveva essere riconosciuta dagli ascoltatori; sappiamo bene, poi,
come erano viste le innovazioni in campo musicale: lo Pseudo-Plutarco50 ci riporta
un frammento dei Chironi di Ferecrate51 in cui le melodie di Timoteo, linnovatore
della citarodia del V secolo a.C., erano definite:
ktraployq myrmekiq

Formicai (di note) fuori norma.


(Traduzione di R. Ballerio)
Platone, nella Repubblica52 esclude dal suo stato ideale la musica

mimetica e

espressionistica, che intorbidisce lanimo e lo distoglie dalla rettitudine. Ma al di


l della satira o della morale, lo Pseudo-Aristotele53 ci d forse la spiegazione pi
semplice a questo modo di concepire la musica, sia per lascoltatore, sia per il
compositore:

50
51
52
53

De Mus., 30.
fr. 155 K-A.
III, 397c e segg., X, 595a e segg (traduzione italiana di Gabrielli 1981).
Pr. Mus., XIX, 40.

14

Di t dion koosin idntvn sa n proepistmenoi txvsi tn meln n


m pistntai; pteron ti mllon dlq stin tygxnvn sper skopo, tan
gnvrzvsi t idmenvn; gnvrizntvn d d uevren. ti sympauq stin
kroatq t t gnrimon idonti; synidei gr at.
Perch mai pi piacevole ascoltare un brano gi noto invece che uno
sconosciuto? Forse perch, conoscendo gi la melodia, pi facile seguire
lesecutore, come qualcuno che vada verso un fine ben preciso? Difatti
gradevole approfondire le conoscenze che gi si hanno. Oppure perch chi ascolta
prova sensazioni uguali a quelle del cantante mentre esegue un brano conosciuto?
Il primo canta infatti dentro di s contemporaneamente al secondo.
3.1-I nmoi nella tragedia
Per quanto riguarda luso dei nmoi nella tragedia abbiamo numerosi riferimenti
nei frammenti e nelle parti cantate di numerosi testi tragici: lalto numero dei
nmoi citati ci deve far supporre una notevole preparazione del pubblico; questo
elemento messo bene in evidenza nelle Rane di Aristofane54, in cui, prima della
disputa fra Eschilo ed Euripide, il coro invita i tragici stessi a non avere timore di
fare delle citazioni:
mhdn on deshton, ll
pnt|pjiton, ueatn g|onex|, q ntvn sofn.
54

ibid., vv. 1117-1118.

15

Coraggio, dunque, tentate ogni assalto:


quanto al pubblico, gente che se ne intende.
(Traduzione di D. del Corno)
Daltra parte Aristofane non avrebbe mai potuto scrivere una commedia come le
Rane, senza tenere conto della cultura musicale del suo pubblico: oltre
allelemento comico, come il toflattourat toflattourat55 per sottolineare la
monotonia della musica eschilea, lautore delinea un panorama dellevoluzione
musicale del V secolo a.C., dalla assoluta fedelt di Eschilo ai nmoi alle tendenze
innovatrici di Euripide.
Il carattere fortemente drammatico e sostenuto della tragedia richiedeva
naturalmente luso di nmoi ben precisi: innanzitutto si devono considerare i canti
derivati dai compianti funebri: uno di quelli che compare pi frequentemente il
nmoq lemoq, caratterizzato in origine da forti lamenti, grida e altre esternazioni
di dolore; questo nmoq citato esplicitamente nelle Supplici di Eschilo56 ma
anche nelle Troiane di Euripide57. Di diverso carattere erano gli alina: secondo
la tradizione, Apollo, dopo aver ucciso Lino, che lo aveva eguagliato nel canto, si
pent ed inton un canto fenebre, che prese il nome di alinon; in questo
compianto, quindi, alla lamentazione funebre si associa la speranza confortante
della presenza del dio. Questa sua duplice natura ben esemplificata nel canto dei

55
56
57

ibid., v. 1282.
ibid., v. 114.
ibid., v.1304.

16

vecchi nel coro dellAgamennone di Eschilo58, in cui emerge la speranza di una


giustizia futura. Abbiamo anche notizia del nmoq beotico, citato in un frammento
di una non identificata tragedia di Sofocle59: questo nmoq era contraddistinto da
un inizio pacato, per poi aumentare di intensit, soprattutto con lincalzare della
ritmica, in una climax ascendente che terminava spesso in maniera furiosa;
significativo pensare che il beotico divenne poi anche unespressione proverbiale
per descrivere persone o cose caratterizzati da questa ascesa di pathos.
Nella tragedia erano presenti anche canti gioiosi, sebbene pi raramente; essi
sottolineavano lazione scenica in forte contrasto drammatico. In Sofocle, ad
esempio, riscontriamo luso di questo tipo di melodie specialmente allavvicinarsi
della catastrofe finale: nellEdipo Re60, il protagonista non esce neppure dalla
scena, ma assiste alle frenetiche danze del coro esattamente come uno spettatore,
ignaro di ci che accadr, ma con un presentimento funesto nellanimo61.
Erano presenti anche altri canti, come lImeneo nellultimo stasimo dellIfigenia
in Aulide di Euripide62, oppure il partenio intonato dai servi che accompagnavano
Ippolito, nel prologo della tragedia omonima.

58
59
60
61
62

ibid., vv. 121-159.


fr. 966 Pearson.
ibid., vv. 1086-1109.
cfr. infra cap. 3.
ibid., vv. 1475-1531.

17

II
LE PARTI MUSICALI NELLA TRAGEDIA GRECA63
Nel I cap. della Poetica, Aristotele64 distingue tra arti in cui si usano insieme
danza, canto e recitazione. Questa affermazione valida per la poesia ditirambica
e quella lirica, ma anche per la tragedia e la commedia; nelle rappresentazioni
drammatiche, tuttavia, questi elementi non erano fusi insieme, ma kat mroq,
cio secondo le parti dellopera. Ritmo, musica e canto, quindi costituiscono lo
dysmnon lgon (linguaggio adorno) della tragedia65, ma erano usati dai
drammaturghi del tempo soprattutto per sottolineare i momenti pi drammatici e
riflessivi delle loro opere, in cui i personaggi esprimevano i propri sentimenti, le
proprie intenzioni.
Nelle tragedie pi antiche, per lo pi a carattere corale, la musica aveva un ruolo
preminente; solo in seguito, con un maggiore sviluppo dellintreccio drammatico,
la narrazione e la recitazione trovarono sempre pi spazio tra un canto corale e
laltro. Ancora Aristotele, nel XII cap. della Poetica, elenca le varie parti della
tragedia classica, permettendoci di conoscere e di distinguere i momenti musicali:
la prodoq, gli stsimoi, i canti p tq skhnq ed i kommo; a questi va poi
aggiunto un problema sostanzialmente aperto: lunione nella tragedia di
recitazione, recitativo e canto non ci permette infatti di affermare con certezza
63

la tragedia greca analizzata in questa sede dal punto di vista musicale e della
performance; imprescindibili sono
comunque i seguenti studi generali: unampia ed esauriente trattazione reperibile in Pickard-Cambridge 1973; approccio
pi sintetico e discorsivo in Albini 1997; per avere una panoramica sui singoli autori: De Romilly 1996; sulla tragedia
greca come performance: Di Benedetto-Medda1997 e Di Marco 2000; sulla tragedia in rapporto ad Atene: Wiles 1997.
64
65

47b.
6,49b.

18

quali fossero effettivamente le parti solo recitate, quelle cantate o declamate con
laccompagnamento dell alq; lunico elemento che ci viene in aiuto la
metrica: le parti liriche si possono distinguere per la variet dei ritmi e per la
ripetizione sistematica di alcune unit metriche. Aristotele afferma inoltre che le
prime tragedie erano composte in metro trocaico, dato il loro carattere
preminentemente musicale e corale; in seguito, a causa della sempre maggiore
importanza data al dialogo, fu ritenuto pi adatto il trimetro giambico, che
divenne poi il metro principale della recitazione drammatica: il filosofo ricorda
pure66:
Mlista gr lektikn tn mtrvn t amben stin shmeon d totoy, plesta
gr ambea lgomen n t dialkt t prq llloyq.
[il trimetro giambico] il verso pi colloquiale, ed un segno di ci il fatto che
nel nostro parlare quotidiano ci accada molto spesso di pronunciare dei giambi.
(Traduzione di D. Lanza)
Il tetrametro comunque non scomparve affatto e continu ad essere usato in scene
particolarmente solenni.
Infine vi la parakatalog, ovvero una declamazione con laccompagnamento
dell alq: lattore recitava in trimetri alternati ad anapesti, favorendo cos il
carattere contrastato e disomogeneo che, secondo Aristotele, era caratteristico
dellenfasi drammatica: non un caso infatti che la parakatalog sia stata usata
66

Po., 4,49a (edizione critica e traduzione in italiano Lanza 1987).

19

dai tragediografi non appena da unazione si passasse alla descrizione di


unemozione, generalmente in un crescendo che prorompeva nel canto lirico vero
e proprio: questo il caso dellAgamennone di Eschilo, in cui il coro ribatte alle
profezie funeste cantate da Cassandra prima ricorrendo alla parakatalog, poi
essendo coinvolto nel canto esso stesso.
Ma passiamo ora ad analizzare le parti musicali della tragedia.
1-La prodoq
la prodoq indica sia lingresso del coro nellorchestra, sia il primo canto eseguito
dai coreuti; fino al posizionamento nellorchestra, il canto era articolato in
anapesti, che ben si adattavano alla solenne entrata del coro. Subito dopo si
elevava il primo canto vero e proprio, accompagnato dalla danza: questa prassi
scompare nelle tragedie pi tarde, in cui la prodoq preceduta da un prologo
recitato dagli attori del dramma. In alcune tragedie, inoltre, pu accadere che, per
esigenze sceniche, il coro esca temporaneamente dallorchestra: il suo ritorno
(piprodoq) sempre contraddistinto dal canto. Esemplare il caso dellAiace di
Sofocle, in cui i due semicori si interrogano a vicenda sullesito delle ricerche
delleroe67.

67

vv. 866 e segg.

20

2-Gli stsimoi e i canti p tq skhnq


Il coro il protagonista assoluto anche negli stsimoi, ossia degli intermezzi
musicali tra un episodio e laltro del dramma. La caratteristica principale dello
stsimoq la liricit: Aristotele68 lo definisce infatti:
mloq xoro t ney napastoy ka troxaoy.
Un canto del coro che non ha n ritmo anapestico n trocaico.
(Traduzione di D. Lanza)
il drammaturgo pu quindi esprimersi liberamente nei ritmi e nei metri,
mantenendo per lenfasi lirica. Questi canti, che offrivano anche la possibilit
agli attori di prepararsi per lepisodio successivo, erano allinizio funzionali
allintreccio drammatico; a partire dalle tragedie di Euripide, tese verso una
maggiore caratterizzazione dei personaggi e al risvolto psicologico dellagire
umano, gli stsimoi persero aderenza con la trama, fino a divenire, da Agatone in
poi, dei momenti lirici adattabili ad ogni rappresentazione; ci non significa
tuttavia che la musica stessa perse dimportanza: nella fase pi tarda della tragedia
classica fanno infatti la loro comparsa i canti p tq skhnq: sono dei duetti o
terzetti eseguiti non dal coro ma dagli attori stessi; non dobbiamo immaginare
certo il paragone con i concertati delle opere liriche moderne: gli attori infatti non
cantavano mai allunisono o armonizzandosi, ma solo dialogando tra loro.
68

Po., 12,52a.

21

Il canto solistico ha avuto largo successo a partire da Euripide: si stava


affacciando infatti, alle soglie dellEllenismo, la figura di un attore poliedrico, in
grado di recitare pi parti ma anche di eseguire brani cantati, spesso anche molto
tecnici. La stessa figura sociale degli attori acquister sempre pi fama e
popolarit, fino al punto di rendere necessario, accanto ai concorsi drammatici, un
parallelo concorso riservato a loro.
3-Il kommq
Vi era poi un ulteriore momento musicale: il kommq, che, come dice Aristotele69,
era:
urnoq koinq xoro ka p skhnq
un canto lamentoso comune al coro e agli attori.
(Traduzione di D. Lanza)
E ipotizzabile quindi una derivazione dal canto funebre popolare, descritto anche
nei poemi omerici: le donne piangenti e gli intonatori del canto giacciono accanto
al letto funebre in ossequio al morto. Il kommq quindi il momento della tragedia
in cui, attraverso il canto, vi la massima espressione del dolore; larchitettura
musicale di questi canti poteva essere costituita dalla semplice alternanza del coro

69

Po., 12,52b.

22

e dellattore, come nellEdipo Re70, o poteva avere una struttura pi complessa,


fino ad arrivare alle Coefore71, in cui si alternano nel canto Oreste, Elettra, il
corifeo ed il coro stesso.

70
71

vv. 1313-1368.
vv. 315-475.

23

III
IL RITMO E LA PERFORMANCE MUSICALE NELLA TRAGEDIA
CLASSICA72
1- I caratteri costitutivi del ritmo
Il ritmo , insieme alla melodia, una delle componenti fondamentali della musica.
Lo Pseudo Aristotele73 afferma infatti che:
( ti) t mloq t mn ato fsei malakn sti ka remaon; t d to ryumo
mjei trax ka kinhtikn.
la melodia74 in se stessa debole e inerte, ma quando unita al ritmo diviene viva
ed attiva.
Per parlare del ritmo musicale antico dobbiamo tuttavia evitare di partire da
preconcetti moderni: la sua origine innanzitutto, extra-musicale: la melodia,
infatti, non dipende necessariamente dal ritmo. C. Sachs75 adduce come prova il
fatto che nei canti a solo dei popoli primitivi odierni assai difficile identificare
un principio, uno schema ritmico corrispondente alla notazione sul pentagramma

72
73
74
75

testi di riferimento sul rapporto musica-ritmo in Grecia in Georgiades 1949 e Gentili-Perusino 1995.
Pr. Mus. XIX, 49.
preferisco tradurre t mloq con il significato tecnico di melodia, invece del pi generico canto .
Sachs 1979.

24

odierno; semmai riconoscibile una dinamica dovuta allenfasi, alla tensione ed


alla distensione del cantante durante lesecuzione.
La nascita del ritmo dovuta quindi alla sfera della fisicit: Platone stesso76
riconduceva il ritmo al movimento cosciente dei corpi; il senso della ricerca di
regolarit ed uniformit si spiega nella naturalezza dello slancio motorio: il ritmo
diviene quindi una organizzazione del tempo, basata su precise unit temporali; lo
Pseudo-Aristotele77 a tal riguardo afferma:
Wyum d xaromen di t gnrimon ka tetagmnon riumn xein ka kinen mq
tetagmnvq

Ci serviamo del ritmo perch caratterizzato da una precisa e ordinata


numerazione e ci fa muovere in modo cadenzato.
Pensiamo a tal proposito ai movimenti del coro tragico nellorchestra.
Lassociazione della parola al ritmo stato il passo successivo; Aristide
Quintiliano78 sostiene che:
pq mn on Wyumq tris totoiq asuhthroiq noetai? cei, q n rxsei? ko,
q n mlei? f, q o tn rthrin sfygmo? d kat moysikn p dyen,
ceq te ka koq. Wyumzetai d n moysik knhsiq smatoq, melda, ljiq.

76
77
78

Smp. 187d.
Pr.Mus. XIX, 38.
De Mus., 31.18.(edizione: Winnington-Ingram 1963).

25

totvn d kaston ka kau |at uevretai ka met tn loipn, dQ te katroy


ka mfon ma.

il ritmo in generale percepito da tre sensi: la vista, come nella danza, ludito,
nella melodia, ed il tatto, che percepiamo, ad esempio, nella pulsazione delle
arterie. Il ritmo musicale comunque percepito solamente da due di questi, cio la
vista e ludito. Il ritmo imposto, nella musica, dal movimento del corpo, dalla
melodia e dal verso e ognuno di questi presente da solo o in combinazione con
gli altri.
In questo senso la poesia, e di riflesso la metrica, il veicolo attraverso il quale si
esplica il ritmo: i teorici avevano infatti stabilito rapporti matematici, relativi alla
durata reciproca, delle sillabe lunghe e di quelle brevi, unite tra loro in varie
tipologie: ognuna di queste ha ununit base che si ripete e che prende il nome di
piede; Aristide Quintiliano79, afferma infatti:
poq mn on sti mroq to pantq Wyumo di|o tn lon katalambnomen? .

Un piede parte di un ritmo complesso attraverso il quale noi ne capiamo


linterezza[].

79

De Mus., I, 33.13; 33.29.

26

E continua dicendo:
gnh tonyn st Wyumik tra, t son, t milion, t diplsion (prostiuasi d
tineq ka t ptriton), p to meguoyq tn xrnvn synistmena? mn gr eq
ayt sygkrinmenoq tn tq sthtoq genn lgon, d b prq tn diplasv, d
g prq tn b tn milion, d d prq tn g tn ptriton. T mn on son rxetai
mn p dismoy t d diplsion rxetai mn p trismoy t d
milion rxetai mn p pentasmoy t d ptriton rxetai mn p
ptasmoy.
Ci sono tre generi di ritmo, quello uguale, lemiolico e il doppio (a cui qualcuno
aggiunge lepitrito), costituiti in base alla grandezza della loro durata. Cos il
primo unito con se stesso crea un rapporto di uguaglianza, il rapporto 2:1 crea un
rapporto doppio, il rapporto 3:2 lemiolico e il rapporto 4:3 lepitritico. Il rapporto
di uguaglianza comincia da una grandezza di due unit, [] il rapporto doppio da
tre unit, [] lemiolico da cinque unit, [] lepitritico da sette unit.
Qui di seguito uno schema dei principali piedi metrici appena descritti nella loro
notazione moderna80:

80

in questa tabella presente anche il metro epitrito, poich nel Aristide, in questa sede, nondistingue tra piedi e metri, ma
parla dei generi ritmici e dei loro reciproci rapporti.

27

Genere uguale:
rapporto 1:1

Genere doppio:
rapporto 2:1

Genere emiolico:
rapporto 3:2

Genere epitritico:
rapporto 4:3

28

2- Metro e tempo
Si deve stare attenti a non confondere il concetto di metro con quello di
tempo: un 4/4 oppure un 6/8 si dicono tempi perch sottostanno alle regole
imposte dalla stessa segnatura del tempo (cio un valore totale prestabilito per
le note di ogni singola battuta, nonch i rapporti tra accenti forti e deboli); il
metro, invece, costituito dallaccostamento di sillabe lunghe e brevi. Questa
mancanza sopperita, almeno nei trattati teorici, da ulteriori classificazioni
ritmiche: i piedi metrici fin qui descritti da Aristide Quintiliano e da me riportati
nella notazione moderna, infatti, fanno parte dei generi razionali, ma, continua
Aristide81:
tn Wyumn tonyn o mn eisi snuetoi, o d snuetoi, <o d mikto>, snuetoi
mn o k do genn ka pleinvn synestteq, q o dvdekshmoi, snuetoi d
o n gnei podik xrmenoi, q o tetrshmoi, mikto d o pot mn eq xrnoq, o
pot d eq Wyumoq nalymenoi, q o jshmoi.

alcuni ritmi sono composti, alcuni semplici e altri misti; quelli generati da due o
pi generi , come ad esempio quelli di dodici unit, sono composti; quelli che
usano solo un genere di piede, come quelli di quattro unit, sono semplici, mentre
quelli che sono analizzati a volte in base alla durata, a volte in base ai ritmi [cio
piedi metrici], come quelli di sei piedi, sono misti.

81

De Mus., 34.19.

29

Da questa trattazione di Aristide Quintiliano, deduciamo che i ritmi antichi sono


per lo pi binari, cio costituiti dal susseguirsi di due movimenti: questo il caso,
ad esempio, del dattilo, dello spondeo e dellanapesto; abbiamo tuttavia esempi di
metri a base ternaria (aventi quindi tre movimenti), come nel caso del giambo e
del trocheo. Il teorico ci mette a conoscenza di una prassi comune alle culture
antiche, che consiste nellunire piedi a base binaria e ternaria per formare cos
tempi irregolari (definiti nel trattato composti), caratterizzati in totale da cinque,
sette o pi movimenti. Un discorso a parte, puramente teorico, necessitano i ritmi
misti: infatti se consideriamo il dimetro giambico come lunione di due piedi,
allora avremo un rapporto 2:1, e quindi il genere giambico; se invece lo
consideriamo come un unico piede, diviso in un rapporto 3:3, appartiene al genere
dattilico.
3-Lunione di ritmo e musica
Ma come avveniva lunione tra ritmo e musica? Innanzitutto una sostanziale
differenza tra musica antica e moderna, quindi, consiste proprio nella
composizione ritmica di un verso: lautore antico, infatti, aggiunge al verso sillabe
di diverso valore, partendo dai piedi metrici scelti; quindi un sistema
addizionale.
Nella moderna musica occidentale il compositore libero di suddividere, secondo
rapporti fissi, la durata delle note nellambito di una battuta ed in un tempo ben
preciso:

30

Anche il concetto di notazione del tempo quindi diverso: mentre quella moderna
impone a priori sia gli accenti sia le modalit di riempimento di una battuta, la
musica greca si basava solo su schemi metrici ripetitivi, suscettibili essi stessi a
cambiamenti in grado quindi di influire sul tempo; inoltre interessante notare
che nellarco dei secoli i metodi di tenere il tempo non sono affatto cambiati:
Aristide Quintiliano82 ci descrive un citarodo intento nel battere il piede a questo
scopo, oppure luso generalizzato di battere le mani o schioccare le dita: azioni
che permangono tuttoggi, in tutte le forme musicali, dal rock ai canti gospel alla
musica elettronica. E evidente quindi lo stretto rapporto tra metrica e ritmo. T.
Georgiades83, sostiene che le sillabe lunghe e brevi di un testo poetico devono
essere incondizionatamente convertite rispettivamente in semiminime e crome:
tale procedimento ne restituirebbe la notazione temporale. Questa affermazione
pu valere solo come punto di partenza della resa ritmica antica: ad un pi attento
esame delle fonti, infatti, il rapporto tra metrica e ritmo appare assai pi
complesso e dinamico: Platone, riportando nella Repubblica84 la dottrina
damonica, dopo aver elencato i ritmi degni di entrare nello stato ideale per il loro
carattere educativo, aggiunge che:
82
83
84

De Mus, I, 24.
Georgiades 1949.
III, 400a.

31

oq dnta tn pda t to toiotoy lg nagkzein pesuai ka t mloq, ll


m lgon pod te ka mlei.

dopo averli scelti, bisogner costringere il metro e la musica a conformarsi alle


parole dettate da una simile vita, e non gi le parole al metro ed alla musica.
(Traduzione di F. Gabrielli)
Il fine del pensatore greco le{ryumon, contrapposto al prevaricare del ritmo
sulle parole, cio lrryumon. E evidente quindi la polemica di Platone nei
confronti della nuova musica del V secolo, che gli rende necessario ricordare
quali fossero i costumi antichi. Dionigi dAlicarnasso85, si esprimer ribaltando
completamente il giudizio platonico, dimostrando di fatto un avvenuto
cambiamento del gusto musicale.
Risulta chiaro da queste dispute come nella composizione del verso musicale si
incorresse talvolta nella modifica della quantit delle sillabe, sin dallet arcaica e
classica. Forse la causa del problema del rapporto tra metrica e ritmo consiste nel
fatto che tutti i teorici hanno formulato i propri giudizi musicali come se essi
fossero ununica entit: fino alla comparsa degli Elementa Rhytmica di
Aristosseno di Taranto86: in questa opera, lindagine del ritmo sar indipendente
dalla metrica. Dionigi dAlicarnasso87 accoglie questo modus operandi asserendo

85
86
87

Comp., 29.
Per il primo libro degli Elementa Rhytmica: Pighi 1959; per i frammenti del secondo, con aggiornamenti: Pearson 1990.
Comp., 11.64.

32

che la musica e la ritmica modificano la quantit delle sillabe con allungamenti e


abbreviamenti. Aristide Quintiliano88 giunger poi a considerare separatamente il
ritmo verbale, fondato sulla quantit delle sillabe, il ritmo musicale, basato sugli
accenti, ed un ritmo orchestico, in funzione dei movimenti della danza.
Levidenza dei ritrovamenti dei testi musicali pervenuti ci consente di appurare le
teorie appena enunciate: sono presenti segni grafici di allungamento temporale
pari a due, tre, quattro e cinque tempi, nonch le pause relative89.
Lultima questione da affrontare prima di passare alle interpretazioni musicali
quella dei tempi (o accenti) forti e deboli; nella musica moderna, infatti, ogni
movimento contraddistinto da un tempo forte o debole a seconda della sua
posizione nella segnatura del tempo: in linea generale si pu affermare che in
qualsiasi tempo il primo movimento (escluse chiaramente le velleit compositive
del singolo artista) sempre contraddistinto da un tempo forte: se siamo in
presenza di un tempo binario avremo quindi lalternanza forte(f)-debole(d), in un
tempo ternario avremo invece lalternanza f-d-d; se il tempo irregolare avremo
la successione di questi due andamenti dinamici nelle varie combinazioni (Es. 5/8
f-d-d-f-d oppure f-d-f-d-d). La questione nei confronti della musica antica
ancora irrisolta: innanzitutto gli accenti musicali non hanno la stessa rilevanza
della musica moderna (si pensi ad esempio ad un ritmo scandito da una batteria);
inoltre non vi di regola il primo tempo forte nel primo movimento. La prassi
della scansione metrica fa cadere laccento forte sulla sillaba lunga ma dobbiamo

88
89

De Mus., 32.4.
Per un approfondimento su questi segni grafici e sulle loro interpretazioni, rimando a: G. Comotti 1988.

33

tenere presenti tutti i numerosi fenomeni di alterazione metrica: il rapporto


doppio, stabilito tra una sillaba lunga e una breve, non sempre rispettato e questa
particolarit genera uno slittamento della notazione temporale e quindi anche dei
tempi forti (v. gli esempi musicali a pag 45). Una delle alterazioni musicali pi
frequenti consiste per esempio nellaccorciamento della nota contraddistinta dal
tempo forte e nel conseguente allungamento della nota sul tempo debole: il piede
anfibrachico, cio corto su entrambi i lati, un esempio di tale fenomeno.

4-Analisi ritmica dei brani musicali90


Ho compiuto una analisi ritmica di alcuni brani melodici di ogni tragediografo,
per porre in luce le analogie e le differenze compositive fra i tre drammaturghi. In
particolare ho analizzato la prodoq91 dei Persiani di Eschilo, rappresentata nel
472 a.C., che la prima tragedia pervenutaci interamente.
Per quanto riguarda Sofocle, ho scritto le partiture ritmiche della prodoq
dellAiace92, databile intorno al 450 a.C., e quindi una delle prime opere
dellautore, ed anche il terzo93 ed il quarto 94 stasimo dell Edipo re , del 425 a.C.,

90
91
92
93
94

cfr. traccia 1 del CD audio. Manuali di riferimento sulla metrica greca: Gentili 1972 e West 1988.
ibid., vv. 1-132.
ibid., vv. 134-200.
ibid., vv. 1086-1109.
ibid., vv. 1186-1222.

34

ponendo in evidenza levoluzione compositiva sofoclea nel periodo della maturit


artistica.
Infine ho preso in esame il quinto stasimo della Medea95 di Euripide, rappresentata
nel 431 a.C. Rimando inoltre al capitolo sulla ricostruzione melodica del primo
stasimo dellOreste96, composto nel 408 a.C., per avere una visione pi completa
della composizione dellautore.
4.1-Persiani97 (vv. 1-64)
La prodoq del coro consiste in una lunga descrizione dei valorosi guerrieri che
compongono la splendida armata98 dei Persiani. Ma non si tratta di un semplice
elenco: in una sessantina di versi Eschilo riassume tutte le caratteristiche del
popolo nemico, dalla opulenza di citt come Babilonia e Sardi fino allinfallibilit
dei suoi arcieri. Tutta lAsia si messa in marcia contro i Greci: ma gli anziani
hanno pensieri pieni di angoscia: la grandezza dellimpresa infatti pari
allempiet del loro signore.
La marcia del coro caratterizzata da una generale abbondanza di tempi irregolari
di cinque e sette movimenti, che uniti ai tempi semplici, contribuiscono alla
sensazione di un andamento altalenante99 (vedi spartito a pag. 45).

95
96

ibid., vv. 1251-1292.


ibid., vv. 316-355.

97

Per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. West 1996; per la traduzione in italiano: Ferrari
1987a.
98
99

ibid., v. 9.
cfr. nel canto successivo del coro, luso del metro ionico.

35

4.2-Persiani (vv. 65-132)


Il canto del coro dei vecchi Persiani saturo di angoscia: Eschilo fa loro
riecheggiare le fortune di quel popolo conquistatore, dovute al favore degli dei;
ma ora, la brama di potere e la tracotanza del loro re Serse li ha portati a superare i
limiti naturali imposti dagli dei, ricorrendo ad un ponte fatto di navi, e ad invadere
la Grecia100:
filfrvn gr <poti> sanoysa t prton pargei
brotn eq rkst<at>| =Ata?
tuen ok stin pr unatn ljanta fygen.
Da principio Ate seduce luomo
con amiche sembianze
ma poi lo trascina in reti
donde speranza non c
che mortale fugga e si salvi.
(Traduzione di F. Ferrari)
Gli anziani, che si ritrovano in una citt deserta di uomini, vedono gi le donne
sole piangere i propri mariti (vv. 126-139):
pq gr pphltaq
100

vv. 96-101.

36

ka pedostibq leq
smnoq q klloipen melissn jn rxmvi strato,
tn mfzeykton jamecaq mfotraq lion
prna koinn aaq.
lktra d|andrn puvi pmplatai dakrmasin?
Persdeq d|bropenueq kasta puvi filnori
tn axmenta uoron enatr|popemcamna
lepetai monzyj.
Tutta lequestre gente e la massa di fanti
Come uno sciame dapi sono volate via
dietro il condottiero deserciti,
ha varcato lo sprone marino
alluna e allaltra terra aggiogato.
Lansia per i mariti impregna i talami di
pianto e le persiane spose,
gi per natura inclini a morbido cordoglio,
ognuna rimasta sola sotto il giogo
nel desiderio del compagno assente,
dellimpetuoso del bellicoso sposo
a cui ha detto addio.
(Traduzione di F. Ferrari)

37

I versi sono dominati da metri ionici, che ben si dovevano intonare al coro degli
anziani persiani; verosimilmente la regolarit di questi piedi metrici ed il
contenuto fortemente drammatico dei versi ci fanno pensare ad un tempo lento
(vedi spartito a pag. 48).
4.3-Aiace101 (vv.134-171)
La prodoq dellAiace costituita da un andamento ritmico semplice e ripetitivo,
che si complica solo negli ultimi versi, con la scelta del piede epitritico (dal v. 158
ricorre frequentemente) per generare cos un tempo irregolare in sette movimenti.
Il coro, entrando nellorchestra, dichiara di essere venuto a conoscenza delle
calunnie rivolte al suo signore. Il tema della punizione divina per lempiet
delleroe assume inoltre una dimensione tutta umana: la potenza, leroismo di
Aiace, a generare linvidia e le dicerie dei suoi stessi compagni darmi, che
vengono definiti stolti, poich non capiscono che senza laiuto del signore di
Salamina potranno fare ben poco (vedi spartito a pag. 49):
prq gr tn xonu| funoq rpei?
katoi smikro meglvn xvrq
sfalern prgoy Wma plontai?
met gr meglvn baiq rist|n,
ka mgaq ruou|p mikrotron?
ll|o dynatn toq notoyq
101

CD traccia 1. Per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Dawe 1996a; per la traduzione in
italiano: Pattoni 1997.

38

toton gnmaq prodidskein.


E contro il potente che linvidia striscia.
Eppure, senza i grandi, gli umili sono
instabile baluardo di torre, mentre
un debole in unione con i potenti
pu giungere nel miglior modo alla salvezza,
cos come un potente con laiuto dei pi deboli.
Ma non possibile convincere per tempo
gli stolti di queste verit.
(Traduzione di M. P. Pattoni)
4.4-Aiace (vv. 172-200)
Nel primo canto del coro, i vecchi marinai di Salamina esprimono tutta la
partecipazione alla dolorosa vicenda del loro signore: venuto infatti a
conoscenza delle calunnie che si vanno spargendo sulleroe, che, reso pazzo da
Atena a causa della sua empiet, ha fatto strage di alcune mandrie di buoi,
scambiandole per gli Achei stessi.
Il coro pone laccento sullineguagliabile valore di Aiace, si domanda allinizio
quale divinit sia stata la causa della sua pazzia, e si rifiuta di credere che egli
abbia agito di propria iniziativa (vv. 182-185):
o{pote tn frenuen g| p| rister,
pa Telamnoq, baq
tsson n pomnaiq ptnon?

39

Non certo per impulso della tua mente,


o figlio di Telamone, ti sei spinto
a tanta follia da scagliarti sulle mandrie;
(Traduzione di M.P. Pattoni)
Lo esorta a non rimanere nascosto nella tenda, alimentando cos le accuse degli
altri Greci: il dolore del coro infatti immoto come Aiace nella sua tenda (v. 200):
mo d| xoq staken.

In me sta immoto il dolore.


(Traduzione di M.P. Pattoni)
La coppia strofe-antistrofe caratterizzata da una generale uniformit ritmica,
contraddistinta da piedi dattilici o da combinazioni di epitriti e dattili; troviamo
quindi la compresenza di tempi regolari con tre o quattro movimenti e di tempi
irregolari di cinque e sette movimenti.
Nellepodo la struttura ritmica si movimenta, divenendo pi articolata ed
irregolare: dal verso 195 al verso 198 abbiamo in sequenza un gliconeo, un
telesilleo con un piede giambico ed una combinazione coriambo-cretico-spondeo,
i quali generano una frammentazione ritmica che varia da tempi semplici come i
2/4 fino ad arrivare a 11/8 o 13/8 (vedi spartito a pag. 51).

40

4.5-Edipo Re102 (vv. 1086-1109)


Come di consueto nella drammaturgia sofoclea, allapprossimarsi della fine del
dramma, presente un canto gioioso, in forte contrasto con gli eventi successivi:
nel terzo stasimo dellEdipo Re il coro, infatti, intona un peana, il canto in onore
del dio Apollo. Anche la soluzione scenica adottata dal drammaturgo di grande
effetto: Edipo infatti non esce dalla scena, ma rimane a guardare le danze vivaci
del coro; egli stesso loggetto del canto. Il coro di vecchi Tebani si interroga
sulle origini, prima imputate a Dioniso, poi ad Apollo stesso, del loro re. Le danze
sono frenetiche e veloci: domina infatti il tempo epitritico, in sette movimenti,
spesso unito a piedi dattilici per formare cos tempi irregolari composti da dieci o
undici movimenti. Anche quando i piedi dattilici sono da soli, come nei versi
1088 e 1094, si forma comunque un tempo irregolare con laggiunta di una sillaba
lunga finale (vedi spartito a pag. 52).
4.6-Edipo Re (vv. 1186-1222)
Nellultimo stasimo il coro esprime nel canto la sciagura umana di Edipo, che
per viene amplificata fino a raggiungere un pessimismo universale (vv. 11861188):
|I genea brotn,
102

per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Dawe 1996b; per la traduzione in italiano: Ferrari
1982.

41

q mq sa ka t mhdn zsaq narium.

Oh stirpi di mortali,
il vostro vivere e il niente
alla stessa maniera ritengo.
(Traduzione di F. Ferrari)
poco pi avanti il coro continua (vv. 1193-1195):
tn sn toi pardeigm|xvn,
tn sn damona, tn sn,
tlmon Odipda, brotn
odn makarzv?

Se prendo a modello la tua vita,


oh sventurato Edipo,
nessuna cosa umana riterr felice.
(Traduzione di F. Ferrari)
Dobbiamo presupporre, in questa prima strofe, caratterizzata soprattutto da
gliconei, telesti e ferecratei, un tempo non veloce, dato che il messaggio che il
coro sta lanciando ben si adatta al senso di indeterminatezza che danno questi
metri, tutti irregolari.

42

Nella seconda strofe, invece (vedi spartito a pag. 53), il ritmo si fa pi spezzato e
frammentario: sono presenti piedi cretici in combinazione con giambi e bacchei
(vv. 1204-1205) e alla fine fa la sua comparsa il piede docmiaco e coriambico;
verosimilmente, allincalzare delle domande angosciate del coro corrispondeva un
aumento del tempo (vv.1204-1207):
tann d|koein tq uliteroq;
tq taiq graiq, tq n pnoiq
jnoikoq llag boy;

E ora chi pi infelice di te?


Chi pi di te prigioniero di pene, di spasmi
ciechi, nel rovesciarsi della tua vita?
(Traduzione di F. Ferrari)
4.7-Medea103 (vv. 1251-1292)
Nel quinto stasimo della Medea (vv. 1251-1292), il coro percepisce, impotente,
luccisione dei figli da parte della protagonista; met del suo piano scellerato si
infatti appena compiuto: un nunzio ha annunciato lorrenda fine di Creonte e di
sua figlia Creusa (vv. 1167-1221). A Medea cos non resta che eliminare lultimo

103

per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Van Looy 1992; per la traduzione in italiano:
Valgimigli1982.

43

legame con Giasone, ed entra nella casa (uscendo quindi dalla scena) quantomai
risoluta.
La concitazione del coro si esprime nel susseguirsi incalzante del ritmo docmiaco:
le donne di Corinto, rimaste fino a quel momento al fianco di Medea, ora sono
incredule e invocano la Terra ed il Sole stesso, progenitore della prole di Giasone,
affinch impedisca questo misfatto (vv. 1251-1260). Solo la voce, il pianto dei
figli, scandito, nella prima strofe (vv. 1271-1272 e 1277-1278), dai trimetri
giambici (vedi spartito a pag. 54-55).
Alla fine dello stasimo il coro prende atto dellatroce realt, intonando quello che
potrebbe essere un imeneo alla rovescia (vv. 1291-1292):
gynaikn lxoq
polponon, sa brotoq rejaq dh kak.

Nuziali talami, di quanto male siete portatori,


quante disgrazie avete arrecato agli esseri mortali!
(Traduzione di M. Valgimigli)

44

4.8-Spartiti
Persiani (vv. 1-64)
1

Coro
T-de mn Pe - rsn

fne-n ka po-

tn o- xo- m- nvn
4

ly-xr-svn
6

J-rjhq ba-si-leq

- dr-nvn f- la- keq


7

Da- rei- o- ge- nq


9

t ba-si- le-
11

ka po-ly-xr-soy stra12

uy-mq - sv- uen?

El-l-d|q a- an

- dh

p- sa gr - sxq |A-

ko{- te tiq g- ge- loq

o- te t So- svn

to mn f| p- pvn,
21

o- oq |A- m- strhq

-d|\A-gba- t- nvn
19

o d|- p na- n,

d| |A- rta- fre- nhq

24

ba- si- lq ba- si- l-

vq

ka tn -

oq a- toq - naj
8

fo- re- ein?

m- f

ka-k-man-tiq - gan

d n- st

- rso- lo- pe-tai


13

si- a- to- ge- nq


15

14

d|n-dra ba-zei
16

ka- t pre- sbe- an

e- le- to x- raq 10

ti- q

pi- st ka- le- tai,


5

o{- te tiq p- peq


17

ka t pa- lai- n

-sty t Pe- rsn

Ks-si- on - rkoq
20

pe- zo te b- dhn
22

ka Me- ga- b- thq


25

- po-xoi me- g-

45

loy,

- xv- ke, n- on

18

pro-li-pn- teq - ban,

po- l- moy st- foq pa-

d| |A- st- sphq,

son-tai, stra- ti- q

- fi- kne- tai,

r- xon- teq?
23

ta- go Pe- rsn,

pol- lq - fo- roi,

26

27

to- jo- d-man- tq

t|d|p- po- b- tai,

28

fo- be-ro mn - den, dei-no

29

mo- ni d- j?

|A-rtem-b-rhq

u|p-pi- o- x- rmhq

31

ka Ma-s-strhq

Fa-ran- d-khq u|

ka po-ly-urm-mvn

tl-

te to- jo- d-maq


33

p-pvn t| - la- tr

So-st-nhq?

l-loyq d| m-gaq

Ph- ga- sta- gn

A- gy- pto- ge- nq,

34

35

Ne-loq - pem- cen?

Soy-si- sk- nhq,

36

37

te tq

e- rq

Mm- fi- doq

- rxvn

m-gaq |A-

38

U-

cy- xq n

32

- sulq |I- ma- oq

d m- xhn

30

rs- mhq,

tq t|- gy- g- oyq

39

baq - f-pvn |A-

ri-

- ma- rdoq,

40

ka -

lei- o-

a- n

41

dei-no pl- uq -

n- ri- umoi?

- bro-di- a-tvn d|-

ka-t-xoy- sin -

pe- tai Ly- dn

-xloq, o-t| - p- pan

unoq, toq Mh-tro-ga-uq

|A-rkteq t|-ga-tq,

ba-si- lq d- o- poi,

46

xa po- l- xry- soi

S-rdeiq -p - xoyq

47

pol- loq -rma-sin

48

fo- be- rn - cin

50

zy-gn m- fi- ba- len

r- tai

44

45

trr-ry- ma t- lh,

42

43

- pei-ro- ge- nq

b- tai

- jo- rm- sin,

dr- ry- m te ka

49

pro-si-d-suai?

sten-tai d| - e- ro

Tm-loy pe- l- tai

51

do- li- on |El- l- di,

M-rdvn, U-ry-biq,

46

52

l- gxhq - kmo- neq,

ka - kon-

47

Persiani (vv. 65-132)

48

Aiace (vv.134-171)

49

50

Aiace (vv. 172-200)

51

Edipo Re (vv. 1086-1109)

52

Edipo Re (vv. 1186-1222)


1186/1196

1187/1197

1188/1198

Coro

|I- ge-ne- a bro-tn,


1189/1199a

Tq gr,tq -nr pl-on

tq e-da-mo- n-aq f-rei

1192/1200b

1194b/1203a

tn sn toi pa-r-dei-gm|-xvn, tn sn da-mo-na, tn sn,

o-dn ma-ka -r-zv?

ta-nn d|-ko1206/1215

tr

d- poy k- ra, m- gaq li1209b/1218b

ta-la-mh- p-l pe- sen,

1211/1220

a s|- lo- keq

1204/1213

ein tq -

tq - taiq tq -gr-aiq tq n p - noiq j-noi-koq l - la-g b- oy;


1208a/1217a
1208b/1217b

|I- klei-nn O1209a/1218a

pai-d ka pa-

1194a/1202

1195/1203b

tl-mon O-di-p- da, bro-tn


1205/1214

dn z-saq -na-ri-um.
1191/1200a

to-so- ton -son do-ken

1193/1201

ka d-jan g|-po-kl-nai;

uli-- te-roq;
1207/1216

q -mq -sa ka t mh1190/1199b

mn
a-tq
1210/1219

pq po- te pq

- rke-

sen

po-u|a pa-tr-

1212/1221

f- rein, t - laq,

s- g|- dy - n-

53

uh- san q to- sn - de;

Medea (vv. 1251-1292)


str a /ntisr a

54

str b /ntisr b

55

IV
MELODIA: VOCE E STRUMENTI104
1-Musica e linguaggio parlato105
Abbiamo accertato lo stretto legame fra metrica e ritmo; il disegno melodico di un
brano musicale, era tuttavia anche legato agli accenti tonici del greco. Dionigi di
Alicarnasso106 afferma infatti che:
moysik gr tiq n ka tn politikn lgvn pistmh t pos diallttoysa
tq n daq ka rgnoiq, ox t poi[]. dialktoy mn on mloq n
metretai diastmati t legomn di pnte q ggista, ka o{te pitenetai pra
tn trin tnvn ka mitonoy p t j o{t|netai to xoroy totoy pleon p
t bar. o mn pasa g| ljiq kau |n mrion lgoy tattomnh p tq atq
lgetai tsevq, ll| mn p tq ojeaq, d|p bareaq, d|p|mfon q d
perispvmnaq kalomen? a d n tra te ka tra xorq kteron f|ayto tn
okean fyltton fsin.
Nel linguaggio parlato, c una certa musica che differisce da quella vocale e
strumentale per la quantit ma non per la qualit []. Nel parlare la voce si
muove generalmente in un intervallo di quinta, cio non sale o scende oltre i tre
toni e mezzo. Perci le diverse parti di cui si compone il discorso parlato non si
104
105
106

trattazione generale in Hagel 2000; per un discorso specifico sulla tragedia cfr. Richter 2000.
Cfr. Sifakis 2001.
Comp., 11.13; 11.15 (edizione critica Aujac-Lebel 1981).

56

pronunciano affatto con la stessa intonazione; per alcune acuta, per altre grave,
per altre ancora luna e laltra insieme; queste ultime che si dicono circonflesse,
confondono i due accenti in una sola e stessa emissione.
Non quindi unesagerazione affermare che, almeno fino alle innovazioni
musicali ad opera di Timoteo alla fine del V secolo, il compositore greco teneva
conto, in linea di massima, sia della quantit della sillaba, sia degli accenti tonici.
La formazione intellettuale moderna, ormai affidata alla parola scritta,
difficilmente ci aiuta a comprendere un tale legame, ma si deve tenere conto che
nella cultura greca la trasmissione delle forme cantate avveniva tramite
lesecuzione dellartista e quindi, nel nostro caso specifico, dellattore e del coro.
Questo meccanismo creativo avveniva, ovviamente, in maniera spontanea: come
afferma B. Gentili107 assurdo che un poeta, nello scrivere un verso, fosse
costretto a compitare le brevi e le lunghe [] Per il poeta antico il verso nasceva
nella sua unit ritmica [] Non altrimenti di quanto accade al poeta moderno che
avverte lunit del ritmo attraverso il giuoco degli accenti tonici. Il rispetto degli
accenti tonici in rapporto alla musica stato poi analizzato statisticamente da L.
Gamberini108 nei frammenti musicali pervenuti. Sintetizzando, si pu affermare
che il 90% delle sillabe contraddistinte da un accento acuto sono accompagnate da
un parallelo innalzamento melodico.

107
108

Gentili 1972, pag. 1.


lavori incentrati sul confronto tra la musica antica e moderna: Gamberini 1957 e Gamberini 1962.

57

2-Le strutture melodiche nella tragedia


noto come nella tragedia classica siano presenti canti corali che si riallacciano a
una pi antica tradizione lirica; parlando dei nomoi abbiamo sottolineato luso di
urnoi, peani, imenei. Cos i compositori tragici adattarono anche le strutture
delle principali forme melodiche alla performance del coro e degli attori,
rimanendo influenzati dai paralleli sviluppi della lirica corale.
Una delle forme pi comuni quella strofica, riconducibile a due tipologie
specifiche: quella isostrofica, il cui pi antico interprete Alcmane, la forma pi
diffusa della poesia danzata; quella triadica, costituita dalla successione di
strofeantistrofe con un epodo finale, caratteristica invece degli epinici e degli
encomi. Tuttavia nellappropriazione di tali forme il compositore tragico attua
delle ulteriori variazioni: a differenza della lirica corale, infatti, ogni coppia
strofica differisce dalle altre nella struttura metrica, mentre lepodo compare assai
di rado.
Lultima forma quella libera, propria dei nomoi citarodici e aulodici che, con
Timoteo, abbandonano progressivamente la loro struttura strofica; rimane
comunque una divisione prettamente narrativa, come nel caso del nmoq
pyuikq109 intonato da Sakadas di Argo e incentrato sulla lotta e la vittoria di
Apollo sul serpente Pitone (a pag. 62 vi uno schema del nmoq di Sakadas).

109

Poll., 4,83.

58

Questo tipo di canto, nella tragedia, era affidato allattore e non al coro; lo
Pseudo-Aristotele, nei Problemi110 ce ne spiega il motivo:
kauper on ka t Wmata, ka t mlh t mimsei kolotei e tera
ginmena di ka oi diuramboi, peid mimhtiko gnonto, okti xoysin
ntistrfoyq, polloq on gvnistikq idein xalepn n di plotera
pooyn atoq t mlh. d ntstrofoq plon? eq Wyumq gr sti ka n
metretai.

[Nei nomoi] come le parole, le melodie seguivano limitazione ed erano variate


continuamente [] E per questo che il ditirambo, quando divenne imitativo, non
adott pi la forma antistrofica [], perch era diffilcile per pi persone cantare
insieme, come un attore professionista; perci vengono composte per loro melodie
pi semplici. La forma antistrofica semplice; poich composta da un singolo
ritmo e da un singolo metro.
Questo tipo di canti astrofici compaiono gi in Eschilo, nella prodoq dei Sette
Contro Tebe111 e trovano un ampio sviluppo in Euripide, che risente
evidentemente dellinflusso del nuovo ditirambo. Sofocle, invece, rimase legato
alla struttura strofica, e abbiamo testimonianza di un solo canto libero, nelle
Trachinie112.

110
111
112

XIX , 15.
Ibid., vv. 78-151.
Ibid., vv. 205 e segg.

59

Dopo queste due considerazioni si giunge a una questione ancora irrisolta: la


corrispondenza melodica tra strofe e antistrofe. Abbiamo gi analizzato alcuni
stasimi tragici e abbiamo notato lidentit metrica delle strofe: partendo proprio da
questa uguaglianza, alcuni studiosi, come il Gevaert113, suggeriscono che la
melodia tra strofe e antistrofe fosse unica. Altri studiosi, come Reinach114, vedono
nella precedente ipotesi una limitazione al processo di composizione: innanzitutto
si sarebbe generata, secondo Reinach, una monotonia esecutiva. Come esempio
cita la quarta Pitica di Pindaro, in cui per ventisei strofe consecutive si
ripeterebbe lo stesso motivo. Questa una svista dovuta al nostro modo,
moderno, di concepire e quindi recepire la musica; lascoltatore greco non aveva
pretese di originalit sul compositore-esecutore: inoltre loccasione della
performance era innanzitutto legata alla sfera del sacro, come nella celebrazione
di feste religiose, oppure aveva un alto valore civile, come in occasione degli
agoni sportivi.
Lo stesso autore cita, a sostegno della sua teoria, un passo di Dionigi di
Alicarnasso115, in cui il retore prende come esempio alcuni versi dall

Oreste

Euripideo (vv. 140-142 = 153-155) e deplora il fatto che gli accenti melodici non
coincidano con gli ictus ritmici. Il Reinach giunge quindi alla conclusione che,
nelle composizioini strofiche, il poeta non teneva conto della correlazione tra
accenti tonici e impianto melodico. Se per si considera il movimento di
innovazione musicale, in forte contrasto con la tradizione, nel periodo in cui visse

113
114
115

Gevaert 1875.
Reinach 1926.
Comp., 63-64.

60

Euripide, i versi presi come esempio dal Reinach, visti sotto questottica,
rappresenterebbero leccezione e non la regola. Inoltre a nostra disposizione un
elemento ancora pi convincente: uno dei pochi ritrovamenti papiracei musicali
pervenutici riguarda proprio alcuni versi (vv. 322-328 e 338-344) dellOreste di
Euripide. In tale frammento, databile intorno al 200 a C.116 e quindi maggiormente
attendibile dal punto di vista musicale117, tutti gli accenti acuti corrispondono ad
un innalzamento melodico, con la sola eccezione di matroq (v. 338) dove la
sillaba t contraddistinta invece dalla nota pi grave; ci troviamo per di
fronte ad un piede docmiaco, la cui forma fondamentale presenta numerose
varianti118.
Si pu giungere cos alla conclusione, certamente non definitiva, che il rispetto
degli accenti tonici nei canti strofici, e quindi lidentit della linea melodica tra le
strofe stesse, non sia stata una regola fissa, ma semmai un condizionamento, a cui
era possibile sottrarsi: Euripide sarebbe il nostro testimone di questo uso libero
del canto strofico.

116
117

Turner 1956, p. 95.


Pohlmann-West 2001 contra Henderson 1957.

118

61

1 peir

Apollo cerca il terreno adatto alla lotta

2 katakeleysmq

Apollo comincia il combattimento con il serpente

3 ambikn

Il combattimento prosegue; in particolare lauls viene


suonato per imitare il sibilo del serpente

4 spondeon

La vittoria del dio

5 kataxreysiq

Danza gioiosa di celebrazione

Schema del nmoq di Sakadas.

3-Note musicali nella performance119


Possiamo ora chiarire il modo in cui una voce solista o il coro eseguiva il canto,
con laccompagnamento musicale. Prima di tutto bene sottolineare una prassi
comune ancora ai giorni nostri: il canto inizia solo dopo unintroduzione musicale,
essa necessaria al cantante per prendere la nota giusta e assume, soprattutto
con il nuovo ditirambo, forme molto elaborate120.
Nelle tragedie il canto era sempre accompagnato da uno strumento. Lo PseudoAristotele, nei Problemi121 afferma che:
Di t dion tq monvdaq koomen, n tiq prq aln lran id;

119
120
121

sullevoluzione del gusto musicale: Boccadoro 2002.


cfr. Ar., Av. v.1385.
XIX, 9.

62

Perch ascoltiamo con pi piacere una canzone solista se accompagnata dallo


alq o dalla lra?

in ragione del fatto che la voce e lo strumento suonano allunisono, rafforzando la


melodia.
Laccompagnamento avveniva con un solo strumento, perch, continua lo PseudoAristotele122:
t d (prsxordon) prq polloq alhtq lraq pollq ox dion, ti fanzei
tn idn.
Lutilizzo di p auleti o molte lrai non pi piacevole in quanto oscura il
canto.
Sappiamo da un altro passo dei Problemi123, in verit piuttosto corrotto, che la
nota al basso portava la melodia, ma il nostro scopo capire esattamente quale
nota: anche per questo ci soccorrono i Problemi124. In essi si fa distinzione, prima
di tutto, tra corrispondenza e unisono. Le teorie qui esposte sono valide sia per un
coro sia per una voce solista accompagnata da uno strumento. Il termine
corrispondenza usato, in apparenza senza una regola precisa: ora designa

122
123
124

XIX, 9.
XIX, 12.
XIX, 16, 17, 18, 30, 38, 39.

63

lintervallo di ottava, ora quello di quarta o di quinta; comunque appare chiaro che
il canto, cos armonizzato, pi piacevole del canto allunisono125:
symfvna d xaromen, ti krsq stin lgoy xntvn nantvn prq llhla.
mn on lgoq tjiq, n fsei d.

la corrispondenza ununione di suoni opposti che hanno un rapporto numerico


tra di loro, e quindi una forma di ordine che naturalmente piacevole.
Lo Pseudo-Aristotele afferma che si cantava solo allintervallo di ottava: la causa
di ci risiede nel fatto di suonare o cantare esattamente la stessa nota dando cos
un effetto di unione e concordanza. Il filosofo paragona questo modo di cantare
con i piedi metrici il cui rapporto uguale126.
Non si canta a distanza di una quarta o di una quinta perch, mentre allintervallo
di ottava la nota al basso ha lo stesso ruolo (funzione armonica) della nota alta, gli
intervalli in questione non stanno nella stessa relazione, dal momento che il loro
movimento nella scala non lo stesso127. Ma lautore sembra contraddirsi quando
afferma che128:

125
126
127
128

XIX, 38.
XIX, 39.
XIX, 17.
XIX, 39.

64

ka gr otoi t lla o prosaylonteq, n eq tatn katastrfvsin,


efranoysi mllon t tlei lyposin taq pr to tloyq diaforaq, t t
k diafrvn t koinn diston <]n> k to di pasn gnestai.

anche quando le persone non eseguono le stesse note della melodia [quindi
allottava], appena giungono alla fine, sulla stessa nota il piacere che danno con
la chiusura pi grande della sofferenza che essi trasmettono durante
lesecuzione, cantando a intervalli diversi dallottava.
Questa precisazione ci permette di immaginare quindi, un uso del canto e
dellaccompagnamento musicale in tutte le corrispondenze citate nei Problemi.
Verosimilmente la singola linea melodica aveva un andamento semplice, senza
grandi salti tonali. M. L. West129, ha dedotto dallanalisi statistica dei frammenti
papiracei superstiti, che solo il 12% delle linee melodiche presenta escursioni pi
ampie di un intervallo di seconda. La cultura greca non si sottrae infatti a una
caratteristica comune a molti altri popoli antichi: Sachs130 infatti, svolgendo
unanalisi approfondita delle tipologie melodiche dei popoli primitivi, classifica
questo modello con la denominazione di melodia orizzontale.
Nelle culture antiche, tuttavia, presente anche un altro modello di canto, in cui
vengono intonate di seguito note a intervalli molto ampi (a partire da un intervallo
di quarta): il caso delle melodie a picco. Questo tipo di canti legato alla sfera
del sacro: lintonazone di note a grande distanza, associata a ritmi frenetici, genera
129
130

West 1992, pag. 192.


Sachs 1979, pag. 78.

65

infatti nellascoltatore uno stato confusionale, che gli permette cos un contatto
pi diretto con la divinit. ipotizzabile una tale prassi, ad esempio, anche nei
culti dionisiaci e orgiastici.
Molto probabilmente le melodie a picco sono state usate anche per i lamenti
funebri: la testimonianza ci offerta dal famoso Epitaffio di Sicilo131; dalla nota
centrale la linea melodica del canto si sviluppa nellambito di una quinta al grave
e allacuto. La frequenza di tali canti a carattere funebre nella tragedia greca
stata gi analizzata: questo potrebbe valere come modello ricostruttivo.

Spartito con la ricostruzione dell'epitaffio di Sicilo.

131

Pohlmann-West 2001, pagg. 88-91.

66

Abbiamo gi parlato dei modi greci e del loro uso, soprattutto dal punto di vista
etico. Il compositore sceglieva la sua rmona, comprensiva di tonalit, registro
della voce e dello strumento (basso, medio, alto) e il ritmo, e dava sfogo alla sua
creativit. Vediamo di analizzare le rmonai utilizzate nella tragedia dal punto di
vista teorico.
4-I modi greci132
Lo sviluppo melodico, nella musica greca, basato sul tetracordo: questultimo
la successione di quattro note nellambito di un intervallo di quarta giusta133.
Aristosseno di Taranto134 ci spiega il motivo di questa prassi:
on p mn t mikrn to mloyq fsiq at t di tessrvn lxiston
poddvsi tn symfnvn.

E la natura intrinseca della melodia che fa della quarta giusta il pi piccolo degli
intervalli consonanti.

132
133
134

cfr. Winnington-Ingram 1936.


vedi il cap. 5 per un approfondimento.
El. Harm., 27.11 (edizione critica Da Rios 1952).

67

Abbiamo gi notato che le melodie antiche superavano questo intervallo: si


ricorreva infatti allunione di due tetracordi (con laggiunta di un ulteriore tono
per formare lottava); essa avveniva nei seguenti modi:
Nota in comune

Nota aggiunta
La nota pi acuta del primo tetracordo coincide con quella pi grave del secondo
(in questo caso si aggiunge un tono o al basso o allalto per completare lottava);

i tetracordi sono separati dalla distanza di un tono (FA-SOL).


Cerchiamo ora di spiegare come si inseriscono i modi greci nellambito
dellottava cos costituita. Aristosseno135 afferma che:
135

46.14.

68

ll pantelq oike t tn mern gog tn rmonikn per tn tnvn


pdosiq, oon tan Kornuioi mn dekthn gvsin |Auhnaoi d pmpthn teroi d
tineq gdhn.
la trattazione dei tonoi136 da parte degli armonicisti esattamente uguale al modo
in cui vengono contati i giorni: per esempio, quello che i Corinzi chiamano il
decimo, per gli Ateniesi il quinto, per altri ancora lottavo.
E evidente una generale confusione; ma il teorico continua:
otv gr o mn tn rmonikn lgoysi bartaton mn tn podrion tn tnvn,
miton d jteron totoy tn mijoldion, totoy d|miton tn drion, to d
dvroy tn tn frygon, satvq d ka to frygoy tn ldion tr tn.

allo stesso modo, qualche teorico afferma che lipodorico il pi grave (basso) fra
i tonoi, il misolidio un semitono sopra, il dorico un semitono sopra questultimo, il
frigio un tono sopra il dorico e ugualmente il frigio un tono sopra il lidio.
Il compito, e lintento, di Aristosseno era quello di porre organicit nella
trattazione in esame.
La sua opera giunta, purtroppo, frammentaria, ma le sue conclusioni sono state
raccolte ed elaborate dai teorici successivi, tra cui Aristide Quintiliano. Questi
136

nel senso di scale: per gli altri significati: Aristide Quintiliano, De Mus. I, 23.

69

riprende la sua trattazione dalle teorie damoniche esposte nella Repubblica di


Platone e distingue sei scale137, elencando le note di ognuna:
Lidio (CD traccia 4):

Dorico (CD traccia 5):

Frigio (CD traccia 6):

137

vedi il cap. 5 per un approfondimento.

70

Iastio (CD traccia 7):

Misolidio (CD traccia 8):

Lidio teso (CD traccia 9):

E interessante notare come non tutti i modi si estendano fino a coprire lambito di
unottava: alcuni, come il lidio teso, hanno cinque note; altri ne hanno sei, come
lo iastio. Fa eccezione invece il dorico, che comprende nove note, scavalcando
lottava.
Questa inorganicit viene risolta da Aristide Quintiliano138, il quale, sulla base
delle scale damoniche, elabora unaltra serie di modi, tutti di otto suoni:

138

De Mus., I, 15.

71

misolidio (CD traccia 10):

lidio (CD traccia 11):

frigio (CD traccia 12):

dorico (CD traccia 13):

ipolidio (CD traccia 14):

72

ipofrigio (CD traccia 15):

ipodorico (CD traccia 16):

Questi modi sono pensati in maniera tale da poter essere generati uno dallaltro; se
per esempio prendiamo a modello il misolidio, gli altri modi si generano dai gradi
successivi di questultimo (il lidio a partire dalla seconda nota, il frigio dalla terza
e cos via). Scompaiono poi il modo iastio ed il lidio teso, mentre vengono
aggiunti tre modi, lipolidio, lipofrigio e lipodorico: luso stesso di questi nomi
(p=sotto) chiarisce lambiente teorico in cui si svilupparono: non sappiamo se
avessero una esatta corrispondenza nella pratica musicale.
Se confrontiamo la serie damonica con quella di Aristide Quintiliano, inoltre,
notiamo delle incongruenze: al di l dei diversi rapporti tra le note di ogni modo,
pi importante ai nostri fini stabilire quale sia lambito, il registro dei modi stessi:
per esempio il misolidio, che nel sistema damoniano inserito fra i registri pi
bassi, invece il pi acuto nella trattazione di Aristide Quintiliano. Questa
apparente incongruenza si pu spiegare solo se si ritorna a considerare lunione di
pi tetracordi: consideriamo ad esempio il sistema perfetto maggiore, generato
dallunione di due coppie di tetracordi, separate da un tono in congiunzione e con

73

laggiunta di un altro tono al basso; in questo sistema ad ogni tetracordo


corrisponde un determinato registro: paton (il pi basso), mson (quello
centrale), diezeygmnon (di congiunzione) e perbolaon (il pi alto). Aristide
Quintiliano139 afferma che:
t mn gr p pthq ptvn kaleto mijoldion, t d p parypthq ldion,
t d|p diatnoy frgion, t d|p msvn pthq drion, t d|p parypthq
poldion, t d|p diatnoy pofrgion, t d|p mshq podrion.
lottava dalla pthq ptvn chiamata misolidia, dalla parypthq (ptvn)
lidia, dalla lichanos ptvn frigia, dalla pthq msvn dorica, dalla parypthq
msvn ipolidia, dalla lichanos msvn ipofrigia e dalla mshq ipodorica140.

E bene notare tuttavia che lambito delle singole scale era ridimensionato, nella
pratica musicale, in primo luogo perch i Greci non avevano un suono di
riferimento, come nella musica moderna (il LA a 440 hertz); in secondo luogo
dobbiamo pensare ad un suonatore di kiura, che poteva cambiare armonia solo
lasciando inalterate le corde estreme e variando i rapporti tra le corde interne.
Inoltre, dato che il sistema perfetto maggiore il risultato dellunione di quattro
tetracordi,

139
140

ognuno

di

De Mus.,15.11.
cfr. tabella a pag. 75.

74

essi

poteva

essere

nht perbolaon
paranth perbolaon

Tetracordo
perbolaon

trth perbolaon
nht diezeygmnon

Tetracordo
diezeygmnon

paranth diezeygmnon
trth diezeygmnon
parmeson

tono
msh

lxanoq mson

Tetracordo
mson

parpath mson
path mson
lxanoq paton

Tetracordo
paton

parpath paton
path paton

Tono
proslambanmenoq

Nella tabella sono evidenziate in giallo le note interne ad ogni tetracordo e la nota aggiunta al basso; in
azzurro le note in comune alle coppie di tetracordi, nonch ai toni di separazione. Ne consegue che
larmonia misolidia si estende dalla path paton fino alla parmesh (a coprire, nel trattato di Aristide
Quintiliano, lestensione di unottava), mentre il dorico, ad esempio, dalla path mson alla nht
diezeygmnon: i gradi delle note comprese nel misolidio, quindi, sono pi alti, se confrontati con quelli
degli altri modi: la mese nel modo misolidio corrisponde al settimo grado, nel dorico al quarto; in
questo senso i rapporti tra i vari modi si ribaltano completamente: il misolidio pi alto del lidio, il
lidio del frigio, etc.

75

soggetto ai tre generi diatonico, cromatico ed enarmonico141. Anche se nel suo


trattato Aristide Quintiliano usa il quarto di tono (testimoniando cos lantichit
delle sue fonti), la pratica musicale, soprattutto nella tarda classicit, doveva
cambiare gli intervalli dei modi in base al genere: le possibilit di variazione
erano quindi numerose.
4.1-I modi greci nella performance teatrale
Chiariti i rapporti reciproci tra i modi, vediamo ora di entrare nel vivo della
performance. Abbiamo una importante testimonianza per quanto riguarda la
musica vocale; Aristide Quintiliano142 afferma che:
es d t gnei tnoi g? drioq frgioq ldioq. totvn mn drioq prq t
bartera tq fvnq nergmata xrsimoq, d ldioq prq t jtera, d
frgioq prq t msa. o d loipo mllon n taq rganikaq uevrontai
synuesesin? kena gr n mhkstoiq jergastai systmasin.
i tnoi [in questo caso con laccezione di tonalit] sono di tre tipi principali:
dorico, frigio e lidio; tra questi il dorico utile per le esecuzioni vocali con un
registro grave, il lidio per quelle alte, il frigio per le intermedie. Le altre tonalit si
trovano per lo pi nelle composizioni strumentali, poich sono formate da
systmata che hanno registri estremi.

141
142

per ulteriori dettagli cfr. cap. 5.


De Mus., 23.1.

76

Dobbiamo dedurre quindi che le tre tonalit in questione siano state le pi usate,
data la loro semplicit, per esempio dai membri del coro, mentre melodie dal
registro estremamente alto o basso erano affidate agli attori, che le intonavano
nelle monodie o nei canti p tq skhnq.
Sono le stesse tragedie a fornirci le prove di una tale prassi: nellAgamennone143 di
Eschilo144, il coro cos si rivolge a Cassandra:
frenomanq tiq e ueofrhtoq, mf d|atq uroeq
nmon nomon, o tiq joyt
kretoq boq, fe, talanaiq fresn
=Ityn =Ityn stnoys| mfiual kakoq
hdn bon.

Sei una strana frenetica spinta da un dio:


fai echeggiare sula tua sorte un canto
senza dolcezza di canto, come un usignolo
di acuta melode non mai sazio di lugubre gemito,
che nel suo cuore infelice per Iti,
per Iti sospira durante una vita che fonte
di vive sciagure.
(Traduzione di M. Untersteiner)

143
144

edizione critica e traduzione in italiano: Untersteiner 1982.


ibid., vv. 1140-1145.

77

E ancora il coro chiede alla profetessa145:


puen pisstoyq ueofroyq t| xeiq
mataoyq daq,
t d|pfoba dysft klagg
melotypeq mo t| ruoiq n nmoiq;
Chi mai ha imposto, qual dio ha inviato
su te il delirio frenetico che ora subisci?
Chi mai questi paurosi presagi a te fa
cantare con grida dal tono funesto
ed a un tempo con squillo armonioso?
(Traduzione di M. Untersteiner)
Naturalmente canti dal registro acuto sono i protagonisti delle intonazioni funebri,
accompagnati da numerosi lamenti; un altro esempio, che potremmo considerare
uneccezione alla regola, poich il coro a cantare, presente nelle Supplici146 di
Eschilo147 in cui il coro afferma :
toiyta puea mlea ureomna lgv
liga bara dakryopet,
, hlmoisin mprep?
145
146
147

vv. 1150-1153.
edizione critica e traduzione in italiano: Ferrari 1987b.
ibid., vv.112-116.

78

Queste pene amare in grido


acuti e gravi suoni che sciolgono il pianto
i i e fra i lamenti spiccano.
(Traduzione di F. Ferrari)
Le fonti sono tuttavia pi confuse nel testimoniarci luso specifico dei modi . Nel
De Musica148 lo Pseudo-Plutarco afferma che le

rmonai usate nelle

rappresentazioni drammatiche erano la dorica, e la misolidia, definita puhtik; lo


Pseudo-Plutarco afferma inoltre che, dalla sua invenzione ad opera di Saffo, i
tragediografi hanno sempre usato il misolidio, collegandolo spesso al dorico,
creando cos una commistione di emozione e magnificenza, decoro.
Un aneddoto riportato da Plutarco149, esemplifica ladattabilit del misolidio alla
tragedia: Euripide stava rimproverando un coreuta che aveva riso nellintonare il
misolidio:
e m tiq q nasuhtoq-epe- ka mauq, ok glaq mo mijolydist dontoq
Se tu non fossi del tutto privo di ogni sentimento estetico e di istruzione-disse-non
rideresti affatto nel sentire cantare il modo misolidio.
Per quanto riguarda il modo dorico, lo Pseudo-Plutarco150 afferma che, bench
Platone lavesse scelto come modello musicale per luomo morigerato e guerriero,
148

cap. 16.

149

De Audiendo. 15,46b (edizione critica Paton-Pohlenz-Wegehaupt 1974).

79

egli stesso era a conoscenza che il dorico era usato nei canti damore ed anche
nelle tragedie, insieme a melodie languide ed effemminate. La sua scelta non era
dettata quindi da ignoranza, ma da un preciso piano ideologico: lo PseudoPlutarco151 infatti dice che:
ka per tn Lydoy d|ok gnei ka per tq |Idoq? pstato gr ti tragda
tat t melopoiQ kxretai.

Platone non ignorava il lidio e lo ionico; infatti sapeva che la tragedia fa uso di
queste melopee.
(Traduzione di R. Ballerio)
La Vita Sophoclis152 ci informa che i modi frigio e lidio furono introdotti nella
tragedia proprio dal drammaturgo. In generale possiamo affermare che la scelta
dei modi avveniva sicuramente in base a gusti personali ed alle necessit delle
singole scene, ma dobbiamo sempre tenere presente il mutare della sensibilit
estetica nel corso del tempo.

150

De Mus., 17.

151

De Mus., 17.

152

par. 23.

80

4.2-I generi nella performance teatrale


Il carattere corale della tragedia favor di certo luso del genere diatonico, di pi
semplice esecuzione; lo Pseudo-Plutarco153 afferma che:
t gr xrvmatik gnei tragda mn odpv ka tmeron kxretai.

Nessuno fra i tragici pare si sia servito della musica cromatica.


(Traduzione di R. Ballerio)
Dobbiamo pensare infatti alle stonature frequenti che sicuramente incorrevano in
unesecuzione corale di un brano enarmonico o cromatico e che influenzavano di
certo il giudizio del pubblico: si deve anche tener presente che il coro stesso non
era formato da cantanti professionisti: Menandro, nellEreditiera154 ci suggerisce
un modo molto arguto per sopperire a questa mancanza:
sper tn xorn
o pnteq idoys|, all|fvnoi do tinq
treq parestkasi pntvn sxatoi
eq tn riumn

Nei cori capitato:

153
154

De Mus., 20.
fr. 153 K-A.

81

non tutti san cantare, ma chi non dotato


di voce te lo piazzano tra gli ultimi sul fondo,
a far numero tondo.
(Traduzione di U. Albini)
Con Euripide, tuttavia, il genere enarmonico ebbe un notevole sviluppo, tanto che
il sofista del papiro di Hibeh155 afferma che i tragediografi sono abituati a cantare
nel solo genere enarmonico.
In seguito, a causa della sconfitta nella Guerra del Peloponneso e con la
complessiva decadenza del potere politico e culturale di Atene, si ritorner ad una
forma musicale pi semplice, tanto che, come dice lo Pseudo-Plutarco156:
O d nn t mn klliston tn genn, per mlista di semnthta par toq
rxaoiq spoydzeto, pantelq partsanto, ste mhd tn asuhsin
piptntvn tn narmnion desin.

Al giorno doggi i musicisti hanno completamente rinunciato al pi bello fra i


generi, quello che gli antichi praticavano a causa della sua nobilt, al punto che la
maggior parte di loro non sa pi neanche distinguere gli intervalli enarmonici.
(Traduzione di R. Ballerio)

155
156

cfr. The Hibeh Papyri, London 1906, n. 13, pagg. 45-48.


De Mus. 38.

82

5-Oreste di Euripide157
La ricostruzione musicale riprodotta nel CD corrisponde ad uno dei pochi
frammenti musicali pervenuti, inerenti la tragedia classica. Si tratta di pochi versi
(vv. 339, 338, 340-344) della prima antistrofe nel primo stasimo dellOreste di
Euripide. Dopo il matricidio, il protagonista preda delle Erinni, invocate
dallombra di Clitemestra; il coro si immedesima nelleroe e ne piange la
condizione, ma la visione delle donne argive ben pi ampia: la felicit di ogni
uomo, infatti, paragonata alla vela di una nave, scossa dalla forza del mare:
katolofromai katolofromai
matroq amasq, s| nabakxeei.
mgaq lboq o mnimoq mbrotoq
n d[ lafoq q
tiq ktoy uoq tinjaq damvvn
katklysen deinn pnvvn vq pntoyoy
lbroiq leuroisin n kmasin.
Io ti compiango, io ti compiango,
la grande prosperit non dura fra i mortali:
scuotendola come la vela di una barca veloce

157

per ledizione critica (quindi anche per la notazione musicale) cfr. Biehl 1975; per la traduzione in italiano: Medda
2001.

83

un demone lha sommersa nei violenti,


mortali flutti di mali tremendi, come in quelli del mare
(Traduzione di E. Medda)
Il papiro databile intorno al 200 a.C., e pu essere verosimilmente ricondotto ad
Euripide stesso158. Vi sono infatti varie caratteristiche peculiari della poetica
dellautore, a favore di questa ipotesi: innanzitutto la presenza di abbellimenti
melodici, contraddistinti da allungamenti vocalici (nei versi 341, 342, 343). In
secondo luogo luso del genere enarmonico, di cui Euripide fu il massimo
rappresentante.
In questo frammento in particolare sono presenti due passaggi enarmonici, il
primo costituito da La, La enarmonico e Sib, ed il secondo da Mi, Mi enarmonico,
Fa; questi intervalli sono riconducibili allarmonia enarmonica lidia:

Nel frammento tuttavia presente anche un SOL come nota pi grave: questa nota
estranea dunque unulteriore prova della differenza fra trattati teorici e pratica
musicale, tanto enfatizzata dal sofista del papiro di Hibeh: capiamo cos come la
ricostruzione di questi pochi versi assuma una notevole importanza.
Non dobbiamo dimenticarci infine che lalq esegue anche note estranee alla
linea melodica del canto: esse rappresentano la terofvna, tanto osteggiata dagli

158

Turner 1956, p. 95.

84

animi conservatori quanto praticata dai rappresentanti della nuova musica, da


cui Euripide fu influenzato.

Frammento ricostruito. Le note a forma di losanga rappresentano larmonizzazione del canto.

5.1-Ricostruzione musicale159
Il frammento stato integrato in base alle note della scala di appartenenza e
seguendo il genere enarmonico; la ritmica ed il tempo sono stati estrapolati
dallanalisi metrica. Il risultato ottenuto quello di ricostruire idealmente la
performance corale tragica, avvicinandosi, per quanto possibile, alla verit storica.

159

CD traccia 2 (strumentale) e 3 (completa).

85

Nelle note musicali rimaste non sono presenti grandi salti da intonare con la voce;
molte note seguono landamento ascendente o discendente della scala:
lintegrazione ha mantenuto valido questo principio.
Inoltre sono presenti delle linee melodiche che si ripetono in maniera quasi
sistematica allinizio e a met di ogni verso: una prova del fatto che la musica
greca si basa su vere e proprie formule melodiche, che si susseguono
ripetutamente, senza stancare gli ascoltatori.
E infine necessario aggiungere che si scelto di eseguire le registrazioni ad un
tempo metronomico comodo (100 bpm), nellimpossibilit di ricostruire le
dinamiche antiche, e nella certezza che unesecuzione pi fedele melodicamente
sia anche pi facile da immaginare per gli ascoltatori, ad una velocit maggiore.

86

V
TEORIA MUSICALE160
Nel parlare della musica nella tragedia greca si fatto necessariamente ricorso ad
un lessico tecnico; cercheremo ora di dare una spiegazione sui principali termini
usati, mettendoli in relazione con la musica antica.
1-Gli intervalli
Abbiamo parlato spesso di intervalli riferendoci ai modi greci; nella musica
moderna, come in quella antica, lintervallo definibile come la distanza che
esiste fra due suoni; questa stessa definizione ci permette di capire quale sia la sua
fondamentale importanza sia per la melodia sia per larmonia.
La differenza principale risiede nelluso, nella musica greca, del quarto di tono nel
genere enarmonico; esso rimane, nella teoria moderna, puramente teorico: non
esiste pi, nella ricezione sonora occidentale moderna, un intervallo pi piccolo
del semitono. Ci naturalmente frutto di una convenzione: nel secondo
ventennio del XVIII secolo J.S. Bach compose il Clavicembalo ben temperato,
unopera teorica che metteva in pratica la regola della massima suddivisione
dellottava in dodici semitoni, gi proposta da altri teorici del tempo; negli
strumenti musicali, quindi un Do diesis ed un Re bemolle, pur essendo note
diverse, hanno lo stesso suono.
160

una traduzione in inglese di tutte le fonti riguardanti i teorici musicali greci in Barker 1989; una trattazione sintetica e
di largo respiro in Winnington-Ingram 1980.

87

2-La Melodia
2.1-Il tetracordo greco
Lunit fondamentale della musica greca il tetracordo, ossia la successione di
quattro note nellambito di un intervallo di quarta giusta161. La nota di partenza
(Mi) e quella finale (La) rimangono invariate, e questo influisce necessariamente
nella natura dei generi: il genere diatonico vede in successione lintervallo di un
semitono, un tono ed un tono:

AudioInst 1

il genere cromatico composto da un semitono, un semitono ed un tono e mezzo:

AudioInst 1

161

vedi infra, pag. 92

88

il genere enarmonico prevede un quarto di tono, un quarto di tono e due toni (il
triangolo con il vertice verso lalto indica il Mi naturale innalzato di un quarto di
tono):

AudioInst 1

Ognuno dei generi greci poteva essere ulteriormente variato, con luso delle
cosiddette chroai, sfumature, consistenti in variazioni inferiori al quarto di tono.
2.2-La scala moderna

Lunit sonora nella musica moderna la scala, ovvero la successione di pi note,


suonate una dopo laltra, nellambito di un intervallo di ottava. Essa si pu
articolare nella successione dei sette suoni naturali, secondo il genere diatonico
(procedendo, per esempio, solo sui tasti bianchi di un pianoforte):

questa scala esprimibile in intervalli nel seguente modo: (dora in avanti T=


tono; sT= semitono):

89

T T sT T T T sT.
oppure secondo il genere cromatico (in questo caso suonando tutti i tasti del
pianoforte in successione), procedendo in tutti i dodici semitoni:

sT sT sT sT sT sT sT sT sT sT sT sT
Chiariamo ora con uno schema i rapporti esistenti tra una nota e laltra
nellambito della scala moderna: gli intervalli sono classificati infatti in base alla
loro distanza dalla nota fondamentale della tonalit (chiamata tonica), ed alla loro
diversa sonorit; ecco uno schema esplicativo, riportato in tonalit di Do
maggiore162.
3-Armonia
3.1-Musica greca
I Greci ignorarono del tutto larmonia, nella sua accezione moderna; il significato
originario di questo termine era quello di "giuntura, connessione, adattamento", e
quindi di "patto, convenzione"; in senso musicale il suo primo valore fu quello di
162

cfr. tabella a pag. 92

90

"accordatura di uno strumento" e di conseguenza "disposizione degli intervalli


allinterno della scala": ma il significato di rmona nelle opere degli scrittori del
VI - V secolo a.C. ebbe uno spazio semantico molto pi esteso di quello di "scala
modale" attribuitole dai teorici di et greca e romana. rmona indicava infatti un
complesso di caratteri che concorrevano a individuare un ben preciso discorso
musicale: non solo una particolare disposizione degli intervalli, ma anche una
determinata altezza dei suoni, un certo andamento melodico, uniti al colore,
allintensit e al timbro: tutti elementi distintivi della produzione musicale di uno
stesso ambito geografico e culturale163.
3.2-Musica moderna
Nella musica moderna larmonia quindi la scienza degli accordi164 ed questa
la differenza principale con la musica antica: essa non conobbe mai luso di pi
note suonate simultaneamente, ma si espresse esclusivamente attraverso la pura
melodia. Laccompagnamento seguiva fedelmente lo sviluppo della linea del
canto, o allunisono o a intervallo di ottava; soltanto dal il IV secolo a.C. si ha
notizia di canti accompagnati a intervallo di quarta o di quinta. Una musica
semplice e lineare, che almeno fino agli ultimi decenni del V secolo ebbe
soprattutto la funzione di connotare il testo in rapporto al genere poetico, alla
destinazione e alloccasione della performance.

163
164

cfr. supra: la dottrina dello uoq.


Apreda 1959, pag. 43.

91

I (DO)

Pi che
diminuiti

Maggiori
Diminuiti

Minori

Aumentati
Giusti

Pi che
aumentati

II

REbb

REb

+1

RE

RE#

RE*

III

MIbb

MIb

+2

MI

MI#

MI*

IV

FAbb

FAb

+2 1/2

FA

FA#

FA*

SOLbb

SOLb

+3 1/2

SOL

SOL#

SOL*

VI

LAbb

LAb

+4 1/2

LA

LA#

LA*

VII

SIbb

SIb

+5 1/2

SI

SI#

SI*

+6

DO

DO#

DO*

VIII

DObb

DOb

LEGENDA DELLE ALTERAZIONI


# = diesis: alza di un semitono lintonazione della nota.
* = doppio diesis: alza di un tono lintonazione della nota.
b = bemolle: abbassa di un semitono lintonazione della nota.
bb = doppio bemolle: abbassa di un tono lintonazione della nota.
Chiariamo lo schema: nella colonna all'estrema sinistra vi sono i gradi degli intervalli, espressi in
numeri romani da 1 a 8; nella prima riga troviamo le varie nomenclature degli intervalli, mentre nella
colonna centrale, insieme alle note della tonalit presa in esame, espressa in toni la distanza dal DO
(tonica). In questo schema sono presenti varie denominazioni; innanzitutto gli intervalli di IV, V e VIII
hanno una nomenclatura differente: non si chiamano maggiori o minori ma GIUSTI, e sono gli unici ad
essere PIU' CHE DIMINUITI; sia sempre chiaro che un sol doppiobemolle si trova 1 tono sotto il sol
giusto, e un mi doppiobemolle si trova ad 1 tono dal mi maggiore; hanno solo denominazioni differenti:
questo in ragione della loro peculiare natura sonora. La difficolt degli intervalli dovuta perci al
fatto di entrare in un preciso schema mentale; facciamo un esempio: in tonalit di DO maggiore, il MI#
ed il FA hanno lo stesso suono, ma il primo la terza aumentata, il secondo la quarta giusta.

92

4-La Tonalit
4.1-Musica greca
Nella musica greca questo discorso si estende a tutti i modi greci: non ci sono
quindi solo due tonalit (maggiore e minore) come nella musica moderna: il
musicista greco teneva conto prettamente della scala in cui eseguire il brano
musicale, ed essa stessa gli forniva tutti i parametri da rispettare.
4.2-Musica moderna
La tonalit consiste nel legame specifico che si crea tra i vari suoni di una scala; in
base a questi specifici rapporti, nella musica moderna, si determinano le due
tonalit maggiore e minore. Ogni tonalit maggiore ha la sua rispettiva minore in
un sistema che si reso possibile solo dalla convenzionale divisione dellottava in
dodici semitoni uguali; nel pentagramma la tonalit indicata dalle eventuali
alterazioni subito accanto alla chiave musicale.

Schema circolare di tutte le tonalit.

93

5-Tempo
Il Tempo indicato dalla frazione numerica posta dopo la chiave e le eventuali
alterazioni della tonalit; nei suoi valori numerici, il tempo indica la durata e l'
accentazione del brano musicale; abbiamo gi parlato, nel capitolo dedicato al
ritmo, delle differenze con la musica greca. Sar qui utile ribadire come
nellantichit non ci fossero dei simboli che indicavano il valore temporale delle
note; esso era il risultato di accostamenti fra sillabe lunghe e brevi, con eventuali
allungamenti dettati per lo pi dalle esigenze canore o strumentali. Ecco invece le
note con i corrispondenti valori musicali moderni.

Valori delle note musicali


Da sinistra verso destra: figura, valore, pausa e denominazione delle note musicali.

94

VI
ALCUNE NOTE TECNICHE SULLA REGISTRAZIONE DEL CD AUDIO
Il CD audio contiene ricostruzioni sonore che non vogliono certo essere un punto
definitivo nella continua ricerca etnomusicologica165; hanno solo il proposito di
restituire unidea dellantica musica greca.
1-Lalq166

Sappiamo dai pochi ritrovamenti materiali pervenutici, che lalq uno


strumento a fiato ad ancia doppia. Questultima formata da due sottili linguette
rettangolari, per lo pi costruite in legno di canna oppure in osso, che
costituiscono limboccatura dello strumento. Laria emessa dal suonatore entra
nello spazio formato tra le linguette, generando cos una vibrazione che risuona
nel corpo dello strumento e gli conferisce il suo particolare timbro.
Anche nella musica occidentale moderna esistono strumenti ad ancia doppia; ho
ritenuto che, fra gli altri, loboe fosse quello che si avvicinasse maggiormente
allalq antico, oltre che per il timbro, anche per la sua estensione tonale.
Lostacolo principale consiste tuttavia nellesecuzione: la musica greca faceva uso
del genere enarmonico, oggi scomparso nella musica occidentale moderna; pur
essendo possibile per gli oboisti intonare la diesis enarmonica, per le registrazioni

165

per una panorama sugli strumenti musicali rimane sempre valida la trattazione generale in Sachs 1980; sullorigine
degli strumenti musicali cfr. Schaeffner 1978, pagg. 104-111; per una panorama sugli strumenti greci: Tintori 1976 ed
ultimamente di Giglio 2000; una trattazione specifica sugli strumenti a corda in Maas-McIntosh Snyder 1989.
166

le ultime teorie: Wilson 1999, pagg. 59-95.

95

del CD si optato per una scelta pi pratica: stato infatti utilizzato un campione
audio di un oboe; abbiamo prima catturato e poi registrato varie note dello
strumento, per poi utilizzarle a nostro piacimento in un campionatore virtuale su
un computer. Con un opportuno software di gestione audio-midi, infatti
possibile scrivere le note su pentagramma e farlo suonare dal campione audio
scelto. E anche possibile alterare lintonazione dello strumento fino ad un
centesimo di semitono; si operato quindi in questo modo: abbiamo scritto le note
con intervalli diatonici su un pentagramma, e quelle che costituiscono lintervallo
enarmonico su un altro pentagramma: sono stati quindi selezionati per le due
partiture due identici campioni doboe, alterati nellintonazione rispettivamente di
quattordici (per compensare leccessivo senso di stonatura al nostro orecchio) e
cinquanta (la diesis enarmonica) centesimi di semitono: durante lascolto si ha
comunque la sensazione di un unico strumento167.
Al risultato finale stato poi aggiunto un leggero effetto dambiente, che
restituisce allorecchio la sensazione di uno spazio aperto.
2-Le voci del coro
Anche per le registrazioni del coro si fatto luso dellhard-disk recording. Le
persone che hanno intonato veramente il frammento sono in totale solo quattro;
ognuna di esse stata moltiplicata tre volte, alterata leggermente nellintonazione
e spostata anche a destra ed a sinistra del nostro orecchio. Sostanzalmente

167

cfr. spartito a pag. 97.

96

questo coro virtuale ha cos una copertura sonora pari ad una sua disposizione a
semicerchio.

Spartito con i due campioni distinti di oboe (AudioInst = campione audio)

97

Le ragioni di questa scelta sono puramente pratiche: in primo luogo non facile
intonare lintervallo enarmonico168 (operazione che avviene, nella musica classica
contemporanea, dopo un duro tirocinio); in secondo luogo, non si deve
dimenticare che il canto eseguito in greco antico. Luso del computer permette
poi un risultato la cui fedelt musicale non va neanche messa in discussione.

168

il canto corale dell Oreste euripideo stato eseguito per la prima volta a Palermo il 18 Aprile 1980. In questa ripresa
non si tenuto conto (per le evidenti difficolt di intonazione) del genere enarmonico: cfr. Carapezza 1997.

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