La Sentenza Dichiarativa Di Fallimento
La Sentenza Dichiarativa Di Fallimento
La Sentenza Dichiarativa Di Fallimento
- ricorrenti -
contro
- controricorrenti -
avverso la sentenza della Corte di appello di Bologna, depositata in data 21.11.2017;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 4/6/2019 dal Consigliere
dott. Roberto Amatore;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Stanislao De Matteis,
che ha chiesto l'accoglimento del primo e secondo motivo di ricorso;
udita, per il ricorrente, l'Avv. Francesco D'Angelo (per delega), che ha chiesto accogliersi
il proprio ricorso;
udito, per i controricorrenti, l'Avv. Gennari, che ha chiesto respingersi l'avverso ricorso.
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solo ad un incremento delle rimanenze finali. Il tribunale non aveva, poi, ritenuto
contestato lo stato di insolvenza e aveva considerato integrata anche la condizione di
procedibilità della domanda di cui all'art. 15, u. c., legge fall., dovendosi sommare al
debito indicato nell'istanza di fallimento anche gli importi dei diversi protesti.
1.2 Proponevano, dunque, reclamo la società fallita ed i soci, rilevando, da un lato, che
l'attestazione era nel suo contenuto conforme a legge, con argomentazioni, peraltro,
corrette e coerenti a sostegno della fattibilità del piano e che i dati contabili erano stati
correttamente verificati e diverse voci anche rettificate (immobilizzazioni, rimanenze,
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l'omologazione del concordato; iii) la crescita del fatturato tramite una gestione ordinaria
depurata dai debiti concordatari e con approvvigionamento dei farmaci a prezzi
concorrenziali. La corte territoriale ha, inoltre, osservato che lo stesso curatore, ascoltato
all'udienza del 10.11.2017, aveva chiarito che l'attuale esercizio provvisorio era stato
reso possibile dallo sblocco dei crediti verso la Asl per euro 74.000 e che una gestione
ordinaria in continuità aziendale avrebbe consentito un aumento di valore anche delle
rimanenze di magazzino tramite l'aumento del fatturato. La corte di merito ha, dunque,
ritenuto, diversamente dalla prima decisione, che la documentazione e l'attestazione
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ciò anche in considerazione del maggior peso rivestito da fattori esogeni (crisi del settore
e modifica del contesto normativo) rispetto a quelli endogeni (eccessivo peso del
finanziamento bancario strumentale all'acquisto della farmacia, elevato costo del
personale) responsabili della crisi della impresa in esame. Osserva sempre la curatela
come, nel caso di specie, il piano concordatario era carente e non plausibile anche in
relazione alla mancata indicazione di azioni specifiche e concrete volte a determinare una
situazione di discontinuità rispetto al passato (cd. action plan). Si denuncia inoltre la
mancata valutazione da parte della corte di merito della circostanza che le risorse poste a
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Ciò richiede un breve excursus dell'evoluzione della giurisprudenza di legittimità sul
punto.
Sul tema non può non ricordarsi il fondamentale arrét di questa Corte rappresentato dalla
sentenza espressa nel massimo consesso e di cui al n. 1521 del 23/01/2013.
Il giudice di legittimità, in quella occasione, ha definitivamente chiarito che "Il giudice ha
il dovere di esercitare il controllo di legittimità sul giudizio di fattibilità della proposta di
concordato, non restando questo escluso dall'attestazione del professionista, mentre
resta riservata ai creditori la valutazione in ordine al merito del detto giudizio, che ha ad
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l'effettiva conseguibilità degli obiettivi pianificati e la giuridica realizzabilità del
programma negoziale, giudizio da cui esula qualsiasi valutazione di valore circa la
convenienza ad ottenere da quella soluzione pianificata la migliore soddisfazione possibile
dei diritti dei creditori. Ed è affidato al tribunale soprattutto al fine di porre i creditori
nelle condizioni di votare in modo informato e di evitare che ad essi venga chiesto di
valutare la convenienza di una proposta mostratasi concretamente irrealizzabile ovvero
inattuabile.
Ne discende che, correlativamente, spetta ai creditori la valutazione della convenienza
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Sicché, ora, spetta al tribunale di verificare la fattibilità giuridica del concordato,
eventualmente esprimendo un giudizio ostativo all'ammissibilità della proposta
concordataria, quando le modalità attuative della stessa risultano incompatibili con
norme inderogabili. Spetta altresì al tribunale sorvegliare su ciò, che la valutazione dei
creditori venga espressa correttamente e determini il giusto esito della procedura
concordataria, e che, pertanto, essi "ricevano una puntuale informazione circa i dati, le
verifiche interne e le connesse valutazioni". Questa Corte ha, quindi, declinato una
composita piattaforma di indicazioni nomofilattiche, volte a definire i limiti del sindacato
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soddisfacimento la continuazione dell'attività non può che essere funzionale (Cass.,
Sez. 1, Sentenza n. 9061 del 07/04/2017).
3.1.2.1 Come già sopra ricordato, le sezioni unite di questa Corte, nella sentenza n.
1521-13, hanno affermato il principio per cui il giudice ha il dovere di esercitare il
controllo di legittimità sulla proposta di concordato.
Il sindacato di fattibilità non resta difatti escluso dall'attestazione del professionista.
Rimane invece riservata ai creditori la valutazione in ordine al merito del detto giudizio,
che ha a oggetto la probabilità di successo economico del piano e i rischi inerenti.
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Da questo punto di vista non è esatto porre a base del giudizio una summa divisio tra
controllo di fattibilità giuridica astratta (sempre consentito) e un controllo di fattibilità
economica (sempre vietato).
Invero, il giudice è tenuto a una verifica diretta del presupposto di fattibilità del piano per
poter ammettere il debitore al concordato, e la differenza sopra richiamata serve
semplicemente ad evidenziare che, mentre il sindacato del giudice sulla fattibilità
giuridica, intesa come verifica della non incompatibilità del piano con norme inderogabili,
non incontra particolari limiti, il controllo sulla fattibilità economica, intesa come
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3.1.3.2 È stato inoltre giustificato il giudizio di superamento della crisi aziendale anche in
ragione dello "sblocco" dei crediti verso la Asl per euro 74.000 ed in relazione alla
circostanza che una gestione ordinaria, in continuità aziendale, avrebbe consentito un
aumento di valore anche delle rimanenze di magazzino tramite l'aumento del fatturato.
La corte di merito ha, dunque, ritenuto, diversamente dalla prima decisione, che la
documentazione e l'attestazione presentate dalla società debitrice erano idonee ad
illustrare chiaramente il piano e la proposta concordataria ai creditori e che il giudizio di
fattibilità (anche economica) del piano dovesse risolversi in senso positivo.
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rilevanti ai fini della valutazione istituzionalmente rimessa al giudice del fallimento, né
secondo il disposto dell'art. 132 cod. proc. civ. e dunque sotto il profilo denunciato di
vizio riconducibile sotto l'egida applicativa dell'art. 360, primo comma, n. 4, cod. proc.
civ..
3.1.3.2 In realtà, la Corte distrettuale ripercorre tutte le questioni poste dalla società
debitrice a sostegno della realizzabilità della "causa in concreto" del negozio
concordatario, spiegando le condizioni fattuali attraverso le quali raggiungere l'obiettivo,
da un lato, del superamento della crisi aziendale e, dall'altro, del soddisfacimento degli
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Sul punto non è inutile ricordare che in tema di ricorso per cassazione, il vizio
di violazione di legge consiste nella deduzione di un'erronea ricognizione, da parte del
provvedimento impugnato, della fattispecie astratta recata da una norma di legge e
implica necessariamente un problema interpretativo della stessa; l'allegazione di
un'erronea ricognizione della fattispecie concreta a mezzo delle risultanze di causa è,
invece, esterna all'esatta interpretazione della norma e inerisce alla tipica valutazione del
giudice di merito, sottratta al sindacato di legittimità
(Sez. 1, Ordinanza n. 3340 del 05/02/2019). È stato altresì precisato da questa Corte che
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3.2 Quanto si qui detto vale, a fortiori, per la declaratoria di inammissibilità del secondo
motivo di censura che, articolato, ancora una volta, sotto il profilo della violazione di
legge (questa volta degli artt. 160, 161, comma tre, e 186 bis legge fall.) e del vizio
argomentativo, pretenderebbe, anche in questo caso, una rivalutazione diretta del
contenuto dell'attestazione del professionista in relazione al giudizio di fattibilità e alla
valutazione di veridicità dei dati contabili, senza neanche passare attraverso un vizio
argomentativo denunciabile in cassazione nei limiti sopra riferiti.
Sul punto è utile ricordare che in tema di concordato preventivo, il tribunale, pur non