La Natività Tra Arte e Tradizione PDF
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Michele Brescia
La scelta del 25 non ha nulla di casuale. Nell’antichit{
cadeva il solstizio d’inverno. L’imperatore Aureliano
(270 -275 d.C.)aveva eletto quella giornata a
festeggiamento del dies natalis Solis invictus, in onore
del dio Mitra considerato fonte della luce.
Bassorilievo del II-III secolo raffigurante Mitra che Masolino, Papa Liberio traccia il perimetro
Sacrifica il toro sacro della basilica di Santa Maria Maggiore
La basilica che il pontefice Liberio
aveva fatto erigere sull’Esquilino
iniziò a chiamarsi Santa Maria ad
Praesepe dopo aver ospitato la
rappresentazione della venuta di
Cristo con un gruppo di statue.
Dalla volontà di San Francesco di far
rivivere la nascita di Betlemme,
coinvolgendo la gente del popolo
convenuta a Greccio (Rieti) la notte
di Natale del 1223, prese vita la bella
tradizione del presepe, che perdura
ancora oggi. L’episodio fu dipinto da
Giotto in un affresco della Basilica
Superiore di Assisi. Il primo presepe
risulta essere quello scolpito da
Arnolfo di Cambio per la basilica di
Presepe di Greccio, affresco 1294-95 Santa Maria Maggiore a Roma
Ma quando è nato Gesù? Storici e
archeologi propendono per datare la
nascita sei o sette anni prima dell’era
volgare. Fu il monaco bizantino Dionigi Ricostruzione della
più antica
il Piccolo a introdurre nel VI secolo la rappresentazione
della Natività: le
soglia dell’anno zero che ha cambiato la catacombe di San
Sebastiano
lettura degli avvenimenti in prima e
dopo Cristo. Il più antico reperto
natalizio si trovava affrescato nelle
catacombe di San Sebastiano: era
dipinto il Bambino fasciato e nimbato,
disteso su un umile giaciglio tra il bue e
l’asinello, sovrastato da una
prefigurazione del Cristo adulto.
Le fasce del Bambino alludono alla
sistemazione del corpo del Cristo al
momento della deposizione, ma anche La Natività nella
alle bende da cui si libera Lazzaro versione di
Ghirlandaio in
durante l'evento miracoloso della
Santa Trinita a
resurrezione, suggerendo una Firenze
paradossale analogia tra la mangiatoia e
il sepolcro. La mangiatoia - d'altra parte -
è qui rappresentata come un tavolo,
ovvero come un altare coperto da un
drappo, secondo un significato simbolico
che giustappone i luoghi della Natività e
dell'eucarestia.
Il Bambino deposto in un
giaciglio – sepolcrale: un
elemento ricorrente
La presenza del bue e dell'asino rimanda a un referente apocrifo sorto in funzione
della mangiatoia. Come simboli della Natività essi traggono la loro origine dalle
Sacre Scritture e, in particolare: "Il bue ha conosciuto il suo possessore e l'asino la
greppia del suo padrone" (Isaia, 1,3) e "Tu ti manifesterai in mezzo a due animali"
(Abacuc, 3,2). Ma è il vangelo dello Pseudo-Matteo a riferire, più in dettaglio, la
dinamica dell'adorazione degli animali: "Ora, il tredicesimo giorno successivo alla
nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta, entrò in una stalla e depose il bambino
nella mangiatoia, e il bue e l'asino l'adorarono" (capitolo XIV)
Una riedizione correggesca alla luce della rivoluzione del maestro lombardo
Giovanni Battista Tiepolo (1696 – 1770), Monaco di Baviera, Alte Pinakothek
Una rappresentazione che risente di tutto il dolore causato dal conflitto bellico
Ammalappenache s'è fatto giorno Er Bambinello ha chiesto:- Indove stanno
e er Bambinello s'è guardato intorno. tutti li campagnoli che l'antr'anno
Che freddo, mamma mia! Chi m'aripara? portaveno la robba ne la grotta?
Che freddo, mamma mia! Chi m'ariscalla? Nun c'è neppuro un sacco de polenta,
nemmanco una frocella de ricotta...
Fijo, la legna è diventata rara Fijo, li campagnoli stanno in guerra,
e costa troppo cara pè compralla... tutti ar campo e combatteno. La mano
E l'asinello mio dov'è finito? che seminava er grano
Trasporta la mitraja e che serviva pè vangà la terra
sur campo de battaja: è requisito. adesso viè addoprata unicamente per
Er bove? - Pure quello… ammazzà la gente...
fu mannato ar macello. Guarda, laggiù, li lampi
de li bombardamenti!
Li senti, Dio ce scampi,
Ma li Re Maggi arriveno? - E' impossibbile li quattrocentoventi
perchè nun c'è la stella che li guida; che spaccheno li campi!-
la stella nun vò uscì: poco se fida
pè paura de quarche diriggibbile...- Ner dì così la Madre der Signore
s'è stretta er Fijo ar core
e s'è asciugata l'occhi cò le fasce.
Una lagrima amara pè chi nasce,
una lagrima dòrce pè chi more
L’opera dell’Alleni, soprannominato
il Confucio dell’Occidente, illustrata
da un artista locale, si inserisce
nell’ambito della tradizione cinese
del libro figurato; è inoltre
testimonianza della tendenza dei
gesuiti a promuovere un’arte
cristiana indigena in accordo con la
più generale politica di
assorbimento delle tradizioni cinesi
nell’ambito della cultura cristiana
missionaria. Questa apertura
mentale consentirà all’Alleni di
svolgere il suo apostolato anche in
periodo di persecuzioni, fino alla sua
morte avvenuta nel 1649.
Anonimo cinese, xilografia, I metà sec. XVII