U. Foscolo, in Morte Del Fratello Giovanni

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Ugo Foscolo è vissuto tra fine ‘700 e inizio ‘800 durante il Risorgimento, periodo di grandi cambiamenti

intellettuali e conquistato da Napoleone, un uomo di grandi doti visto come il liberatore dei popoli
“mito a cui aspirare”, ma in realtà si interessa al potere. Il poeta lotta per la liberazione della sua patria dal
dominio Austriaco e per questo motivo viene mandato in esilio.
(Intellettuale incompreso, sofferente, forte leadership in politica). Egli si sente un eroe errante come Ulisse.
Rappresenta anche l’ideale del romanticismo e il suo atteggiamento è molto simile a quello di Manzoni.
Questo sonetto è dedicato al fratello Giovanni, che si uccise giovanissimo nel 1801; ufficiale nell’esercito
della Repubblica Cisalpina, pare si fosse reso responsabile di un furto per poter pagare certi debiti di gioco.
La lirica può essere divisa in due parti.

TESTO: PARAFRASI:
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo Un giorno, se io non andrò sempre vagando
di gente in gente, mi vedrai seduto di nazione in nazione, mi vedrai stare
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo sulla tua tomba, fratello mio, piangendo
il fior de' tuoi gentili anni caduto. per la tua morte prematura.

La madre or sol suo dì tardo traendo Solo nostra Madre, che si trascina dietro il peso dei suoi
parla di me col tuo cenere muto, anni, ora parla di me alle tue spoglie mute.
ma io deluse a voi le palme tendo Intanto io tendo le mani verso di voi senza speranza
e sol da lunge i miei tetti saluto. e saluto soltanto da lontano i tetti della mia patria.

Sento gli avversi numi, e le secrete Sento l’ostilità del destino e i reconditi
cure che al viver tuo furon tempesta, tormenti interiori che rovinarono la tua esistenza,
e prego anch'io nel tuo porto quïete. e anche io invoco la pace nella morte insieme a te.

Questo di tanta speme oggi mi resta! Di tante esperienze oggi mi resta solo questo!
Straniere genti, almen le ossa mie rendete Popoli stranieri, quando morirò, restituite le mie spoglie
allora al petto della madre mesta. alle braccia della madre inconsolabile.

1° PARTE (due quartine): il poeta dichiara la sua situazione di esiliato, e non può piangere insieme alla
madre la morte del fratello; tuttavia spera che un giorno potrà recarsi sulla sua tomba, per piangerne la
giovinezza perduta. La madre anziana è sola non ha nessuno che la consoli e deve parlare con i resti senza
vita del figlio morto, che non possono più risponderle, mentre il poeta può solo tendere da lontano le sue
mani verso di lei e verso la tomba.

2° PARTE (due terzine): egli riflette sulla propria situazione; dice di sentire anche lui le medesime
preoccupazioni intime che hanno portato suo fratello alla morte ed è tentato di cercare anch'egli pace nello
stesso modo. Di fronte alla triste mancanza di speranza, perduta ormai ogni illusione giovanile, non resta
che rivolgere un invito alle popolazioni straniere presso cui si trova, perché rendano almeno i suoi resti alla
madre e alla patria.
I TEMI
In questo sonetto sono espressi i temi fondamentali della poesia di Foscolo.
Innanzi tutto il motivo dell'esilio: egli si sente esule in primo luogo dalla sua patria d'origine, la Grecia, che
assume i caratteri di una patria ideale, non tanto biografica quanto culturale; in secondo luogo egli è esule
da Venezia, la sua seconda patria, che ha dovuto lasciare dopo che Napoleone l'ha ceduta all'Austria.
Un secondo tema è quello della tomba, associato al parallelismo della pace. La tomba del fratello Giovanni
diventa il centro degli affetti di una famiglia, quella del poeta, che idealmente si raccoglie su di essa.
Un terzo tema è costituito dalla morte, e dal suicidio del fratello. Qui Foscolo sembra augurarsi anche per
sé una morte veloce, ma in realtà egli affrontò sempre i mali che il destino gli aveva riservato.
IL METRO, LA LINGUA, LO STILE
Nel sonetto ogni strofa è costituita da un unico periodo, tranne l'ultima terzina, in cui il primo verso è
un'esclamazione e gli altri due formano un periodo. Foscolo riprende dunque la forma metrica del sonetto
secondo i canoni tradizionali, ma con una vitalità e una sensibilità nuove. Per esempio, pur rispettando
l'identità di strofe e periodi, sono frequenti gli enjambements, che rendono l'idea di una meditazione e di
un lamento continuo e sommesso. L'uso di figure retoriche rivela la capacità di Foscolo di rivitalizzare le
immagini tradizionali attraverso la passione e il sentimento che in esse trovano voce: la metonimia, la
metafora, la sineddoche.

COLLEGAMENTO TRA CATULLO E FOSCOLO


Ugo Foscolo nel sonetto “In morte del fratello Giovanni” ha avuto spunto dal poeta latino Gaio Valerio
Catullo, vissuto nel I secolo a.C. e contemporaneo di Cesare. È un canto (lamento) in cui si ricorda la morte
del fratello, e sono presenti delle immagini di saluto.

Dopo aver traversato terre e mari,


eccomi, con queste povere offerte agli dei sotterranei,
estremo dono di morte per te, fratello,
a dire vane parole alle tue ceneri mute,
perché te, proprio te, la sorte m’ ha portato via,
infelice fratello, strappato a me così crudelmente.
Ma ora, così come sono, accetta queste offerte
bagnate di molto pianto fraterno:
le porto seguendo l’antica usanza degli avi,
come dolente dono agli dei sotterranei.
E ti saluto per sempre, fratello, addio!

La partenza è la stessa, ma lo sviluppo prende direzioni diverse, legate all’esperienza personale.


Foscolo è in esilio e se un giorno la sua situazione finirà, allora potrà esaudire il suo desiderio di recarsi
sulla tomba del fratello. Invece Catullo, ha fatto un lungo viaggio ed è già arrivato sulla tomba del
fratello per portagli delle offerte, secondo le usanze romane. In entrambi i testi troviamo un colloquio
con le ceneri del defunto associato al nulla eterno e il tema della giovinezza perduta si associa a quello
del dolore e dell’ineluttabilità della morte. Nel Foscolo, si aggiunge il tema politico dell’esilio,
l’associazione della morte con la visione della pace tanto ricercata. Al viaggio di Catullo che ispira
serenità, si oppone l’esilio del Foscolo con le sue peregrinazioni forzate da un popolo all’altro unito
all’abbandono della patria e degli affetti familiari.
La conclusione non è identica: pur nel suo dolore, Catullo sembra quasi esprimere una sorta di
rassegnazione perché depone l’ultimo dono sulla tomba e saluta il fratello in modo molto composto.
Invece, Foscolo sposta il dolore per il fratello verso la sua situazione personale ancora più tragica: ha
perso la patria, ha perso i suoi cari, ha dovuto abbandonare la madre per cui l’unica speranza non
ancora certa è che dopo la morte il suo corpo venga restituito alla madre.

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