Sinistro Stradale - Concorso Di Colpa

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Sentenza n. 619/2016 pubbl.

il 11/08/2016
RG n. 2258/2013
N. R.G. 2258/2013 Repert. n. 1510/2016 del 11/08/2016

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Tribunale Ordinario di Trieste
SEZIONE CIVILE
Il Tribunale in composizione monocratica ex art. 50 ter c.p.c., nella persona del Giudice dott. Daniele
Venier

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 2258/2013 promossa da:

CRESTANI NICHOLAS (C.F. CRSNHL93B03D938W), rappresentato e difeso dall’avv. GADDO

CECOVINI e dall’avv. SERGIO CECOVINI, presso il cui studio in VIA GIUSTINIANO 9, TRIESTE,

risulta elettivamente domiciliato, per procura in calce all’atto di citazione

ATTORE

contro

ASSICURAZIONI GENERALI S.P.A., in qualità di impresa designata dal Fondo di Garanzia per le

Firmato Da: VENIER DANIELE Emesso Da: POSTECOM CA3 Serial#: 7666a
Vittime della Strada, in persona del legale rappresentante pro tempore (C.F. 00079760328),

rappresentata e difesa dall’avv. LUCA VECCHIONI, presso il cui studio in VIA ZANETTI 8,

TRIESTE, risulta elettivamente domiciliata, per procura generale alle liti

CONVENUTA

CRESTANI GUIDO (C.F. CRSGDU62R13B041C)

SCHILLACCI SEBASTIANO (C.F. SCHSST74P22A522B)

CONVENUTI -CONTUMACI

OGGETTO: risarcimento danni

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Sentenza n. 619/2016 pubbl. il 11/08/2016
RG n. 2258/2013
Repert. n. 1510/2016 del 11/08/2016
CONCLUSIONI

PER PARTE ATTRICE: come da allegato a verbale dell’udienza del 13.1.2016:

“Piaccia all’Ill.mo Tribunale adito,

Nel merito

1. accertare e dichiarare che, in occasione del sinistro per cui è causa, l’attore Nicholas Crestani si

trovava a bordo della Renault Clio BY524WJ in veste di trasportato e che l’attore medesimo ebbe a

patire, in conseguenza del sinistro, i danni descritti in parte narrativa del presente atto;

2. accertare e dichiarare che il sinistro per cui è causa è ascrivibile alla responsabilità del conducente

della Renault Clio BY524WJ Guido Crestani;


3. accertare e dichiarare la responsabilità solidale del suo proprietario Sebastiano Schillaci ai sensi

dell’art. 2054, III° c., c.c.;

4. accertare e dichiarare che, al momento del verificarsi del sinistro per cui è causa, la Renault Clio

era priva di valida copertura assicurativa per la responsabilità civile autobilistica;

5. per l’effetto, dichiarare la sussistenza dell’obbligazione risarcitoria del Fondo di Garanzia per le

Vittime della Strada ai sensi dell’art. 283, comma I°, lettera b) del Codice delle Assicurazioni;

6. per l’effetto, condannare - ai sensi e per gli effetti dell’art. 283, comma I°, lett. b) D.Lgs. n°

209/2005 - ASSICURAZIONI GENERALI S.P.A., in persona del legale rappresentante pro tempore,

quale Impresa ratione temporis designata per la Regione Lombardia dalla CONSAP - Fondo di

Garanzia Vittime della Strada, e - ai sensi dell’art. 2054 c.c. - Guido Crestani e Sebastiano Schillaci,

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tutti e tre in solido, a risarcire all’attore tutti i danni subiti in conseguenza del sinistro per cui è causa,

patrimoniali e non patrimoniali, siccome accertati all’esito dell’espletata istruttoria e secondo la

quantificazione ritenuta di giustizia.

E’ dovuto il danno da ritardato adempimento, da liquidarsi secondo i criteri indicati nell’atto di

citazione.

In caso di resistenza in giudizio con dolo o colpa grave da parte dei convenuti, condannarli al

risarcimento in favore dell’attore dei danni da responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c., nella misura

che sarà ritenuta di giustizia.

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Con vittoria di spese del presente giudizio. Costo della consulenza tecnica d’ufficio a carico della

convenuta. Imposta di registrazione della sentenza a carico della convenuta.

In via istruttoria: l’attore insiste per l’ammissione delle istanze istruttorie formulate con la propria II

memoria ex art. 183 c.p.c. dd. 21.01.2015 e non ammesse da codesto Ill.mo Tribunale con ordinanza

dd. 20.04.2015”.

PER PARTE CONVENUTA: come da allegato a verbale dell’udienza del 13.1.2016:

“Voglia l'Ecc.mo Tribunale di Trieste, disattesa ogni contraria o diversa istanza

IN VIA PRINCIPALE

Respingere le domande avversarie siccome, per le ragioni di cui in narrativa, inammissibili, infondate
e/o comunque del tutto indimostrate.

Con vittoria di diritti, onorari e spese di lite anche generali e forfettarie.

IN VIA DI ESTREMO ED ASSOLUTO SUBORDINE

Nella denegatissima ipotesi si ritenesse di accogliere, anche solo in parte, le avverse pretese:

ridursene il petitum, contenendolo secondo quanto sarà ritenuto di giustizia, tenuto, tra l’altro,

conto del concorso colposo imputabile al medesimo attore;

compensarsi integralmente le spese di giudizio, ricorrendone più che giusti motivi.

IN VIA DI REGRESSO

In ogni caso, condannarsi il responsabile del sinistro Sig. Guido CRESTANI [nell’ipotesi di cui all’art.

283, lett. d), C.d.a.], o i responsabili del sinistro, Signori Guido CRESTANI e Sebastiano SCHILLACI

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[nell’ipotesi di cui all’art. 283, lett. b), C.d.a.], a rimborsare all’esponente tutto quanto la Compagnia

deducente - nella spiegata veste - fosse denegatamente tenuta a corrispondere al danneggiato in

ragione dell’evento lesivo per cui è causa, spese ed interessi compresi.

IN VIA ISTRUTTORIA

Sul versante istruttorio - fermo ed impregiudicato l’onus probandi gravante ex adverso - si richiede:

I) disporsi prova per interpello dell’attore e del convenuto e per testi sulle seguenti circostanze:

1. Vero che al momento dell’occorso l’attore si trovava alla guida della Renault Clio;

2. Vero che, all’arrivo degli Agenti, il Signor Guido CRESTANI si trovava al di fuori dell’abitacolo

della vettura;

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3. Vero che nessun testimone oculare era rinvenuto sul teatro del sinistro;

4. Vero che il Signor Guido CRESTANI riferiva, tra l’altro, che la vettura avrebbe “perso la ruota

posteriore destra”,

5. Vero che l’utilizzo della Renault Clio avveniva contro la volontà del Signor SCHILLACI che aveva

precedentemente comunicato di non usarla;

6. Vero che la Renault Clio esibiva un tagliando assicurativo palesemente falso, trattandosi di una

fotocopia a colori prodotta con un computer;

7. Vero che il Sig. Guido CRESTANI era nell’occasione privo della patente di guida, poiché, come

accertato anche dai Carabinieri di Gavirate (VA), revocatagli da oltre dieci anni e segnatamente con
ordinanza dd. 22.09.2000;

8. Vero che il Sig. Guido CRESTANI:

- già con decreto penale dd. 24.09.1996 era stato condannato per aver circolato durante il periodo di

sospensione della patente;

- successivamente con decreto penale dd. 26.11.1997 era stato condannato ex art. 218, V comma,

C.d.s. per circolazione con veicolo durante la sospensione della patente di guida;

- nuovamente con decreto penale dd. 01.08.1999 veniva condannato ex art. 218, V comma, C.d.s. per

circolazione abusiva con veicolo durante il periodo di sospensione (doc. 2);

9. Vero che l’attore aveva trascorso la serata il padre per “festeggiarne il compleanno” bevendo

entrambi alcolici;

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10. Vero che il Signor Guido CRESTANI - come riportato dagli Agenti intervenuti nell’immediatezza -

recava forte alito alcolico, gli occhi lucidi, il tono di voce immotivatamente alto e l’eccessiva euforia;

11. Vero che l’attore ometteva d’indossare le cinture di sicurezza;

S’indicano quali testi i Carabinieri Verbalizzanti Luigi Luzzi e Carlo D’Andrea c/o Legione

Carabinieri Lombardia.

II) disporsi l’acquisizione del fascicolo fotografico formato dai Verbalizzanti in relazione al sinistro de

quo soprattutto laddove ritraenti i danni al mezzo;

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III) assumersi informazioni presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Varese in ordine

all’istanza di dissequestro della Renault Clio tg. BY 524 WJ eventualmente presentata dal Sig.

SCHILLACI, disponendone - ove presentata - l’acquisizione ex art. 210 c.p.c.

***

Si ribadiscono le censure alla CTU svolta dal Dott. Peretti, richiamando al riguardo quanto dedotto,

richiesto ed eccepito sia a verbale dell’udienza del 18.11.2015 - da intendersi per quivi ritrascritto -

sia le argomentazioni critiche già formulate dal CTP Dott. Rebeni.

Rinnovarsi CTU medico legale onde verificare: (i) la compatibilità del pregiudizio riportato

dall’attore con l’uso dei mezzi di ritenzione, indicando - in caso negativo - quali conseguenze siano da
ascriversi a tale omissione; (ii) le condizioni psicofisiche dell’attore in occasione del sinistro con

particolare riguardo al tasso alcolemico, a tal fine autorizzando il Perito ad assumere ogni relativa

informazione e/o documentazione presso l’Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo e Fondazione

Macchi di Varese.”

RAGIONI DI FATTO E DI DIRITTO DELLA DECISIONE

1. Con atto di citazione notificato il 1.7.2013 Nicholas Crestani evocava in giudizio Guido

Crestani, Sebastiano Schillaci e Assicurazioni Generali S.p.A. in qualità di impresa designata dal

Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, chiedendone la condanna in solido al risarcimento dei

danni subiti nell’incidente stradale avvenuto il 14.10.2010, intorno alle ore 1.30, lungo la S.S. 394 in

Cocquio Trevisago (Va), allorché l’autovettura Renault Clio targata BY 524 WJ sulla quale era

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trasportato, guidata da suo padre Guido (nell’occasione in evidente stato di ebbrezza alcolica e privo di

patente, precedentemente revocata), di proprietà dello Schillaci e sprovvista di copertura assicurativa, a

causa della perdita di controllo del conducente aveva urtato violentemente con la fiancata laterale

destra il guard rail in cemento armato posto ai bordi della carreggiata.

Deduceva da un lato l’esclusiva responsabilità di Guido Crestani quale conducente e di Sebastiano

Schillaci quale proprietario, sia in forza della presunzione di cui agli artt. 2054 c.c. e 141, I co. cod.

ass., sia per la condotta colposa del primo, consistita nel porsi alla guida ubriaco e nel non avere

mantenuto, a causa della eccessiva velocità, il controllo dell’autovettura, e dall’altro l’esistenza

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dell’obbligazione risarcitoria di Assicurazioni Generali S.p.A. nell’indicata qualità ai sensi dell’art.

283, I co. lett. b) cod. ass..

Allegava sia danni non patrimoniali, costituiti dal pregiudizio – temporaneo e permanente - all’integrità

psicofisica, dalla sofferenza causata dalla cefalea con vertigini che lo affligge da allora, e dalle

conseguenze sulla sfera dinamico-relazionale determinate dal mutamento della propria personalità

indotta dal sinistro e dalla forzata rinuncia allo sport agonistico; sia patrimoniali, derivanti dalla

riduzione della capacità lavorativa specifica, dalle spese mediche sostenute e da quelle di assistenza

tecnica stragiudiziale che si era obbligato, in caso di vittorioso esito della lite, a corrispondere ad

agenzia infortunistica, e dal lucro cessante per il ritardato adempimento dell’obbligazione risarcitoria.
Formulava infine domanda di condanna dei convenuti al risarcimento dei danni ex art. 96 c.p.c. per il

caso di accertata resistenza in giudizio connotata da dolo o colpa grave.

2. Si costituiva la sola Assicurazioni Generali S.p.a., che eccepiva preliminarmente il proprio

difetto di legittimazione passiva, negando sia l’applicabilità dell’art. 141 cod. ass. alla fattispecie in

esame in cui difettava il presupposto della contemporanea presenza di due enti assicuratori, sia il diritto

dell’attore al risarcimento nel caso in cui la circolazione dell’autoveicolo fosse avvenuta contro la

volontà del proprietario.

Sotto il profilo dell’an debeatur, contestava la dinamica del sinistro allegata ex adverso, con

riferimento sia all’individuazione del soggetto alla guida, il quale ben poteva essere lo stesso attore, sia

alla causa delle lesioni patite da quest’ultimo, riconducibile anche ad altro evento violento. Eccepiva ex

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art. 1227, I co. c.c. il concorso colposo del danneggiato, consistito nel farsi trasportare, senza indossare

le cinture di sicurezza, da un soggetto privo della patente di guida, già sanzionato penalmente per avere

circolato durante precedenti periodi di sospensione della patente, e in stato di evidente ubriachezza.

Contestava infine sussistenza e quantificazione dei danni, con particolare riguardo alla duplicazione

risarcitoria operata per il danno non patrimoniale, al danno da incapacità lavorativa specifica, che

sosteneva non configurabile, e alle spese di assistenza stragiudiziale, non dimostrate e non causalmente

ricollegabili all’illecito.

Insisteva quindi, in via principale, per il rigetto delle pretese avversarie, e, in via subordinata, per la

loro riduzione a misura di giustizia.

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Esercitava infine azione di regresso ai sensi dell’art. 283, lett. d) cod. ass. verso il solo Guido Crestani e

ai sensi della precedente lettera b) nei confronti di entrambi gli altri convenuti. Dichiarata la

contumacia di questi ultimi, tale domanda era loro notificata ex art. 292 c.p.c..

3. Nella prima memoria ex art. 183, VI co. c.p.c. l’attore replicava alle deduzioni avversarie,

ribadendo la legittimazione passiva e la sussistenza dell’obbligazione risarcitoria, riconducibile all’art.

283, I co. lett. b) cod. ass., del Fondo di Garanzia, e contestando i presupposti dell’invocato concorso

colposo.

Parzialmente ammesse – e quindi assunte – le prove per interrogatorio formale e testi dedotte dalle

parti, ed espletata c.t.u. medico-legale, la causa è stata trattenuta in decisione sulle conclusioni in
epigrafe trascritte.

4. Va innanzitutto esaminata l’eccezione di legittimazione passiva sollevata – sotto due distinti

profili - dalla convenuta.

4.1 Il primo, secondo cui, non essendovi due enti assicuratori coinvolti nel sinistro, non

risulterebbe applicabile l’art. 141 cod. ass., muove dall’errato presupposto che Nicholas Crestani abbia

inteso azionare, quale terzo trasportato, la responsabilità dell’impresa di assicurazione del veicolo sul

quale egli era a bordo al momento del sinistro.

Al contrario, come del resto esplicitamente allegato in atto di citazione (v. pagg. 7 e 8), l’attore ha

dedotto la responsabilità di Assicurazioni Generali S.p.a. nella diversa qualità di impresa designata dal

Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada ex art. 283, I co. lett. b), per essere il sinistro stato

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provocato da veicolo non coperto da assicurazione. La (superflua) evocazione dell’art. 141 cod. ass.

risultava invece funzionale (come si ricava dalla sua collocazione nell’ambito del paragrafo dedicato

alla responsabilità di G. Crestani e dello Schillaci, pag. 6) solo a rimarcare con maggiore evidenza la

presunzione di responsabilità (già posta dall’art. 2054, I e III co. c.c.) del conducente e del proprietario

per i danni subiti dal trasportato.

4.2 Il secondo argomento a sostegno dell’eccezione, costituito dall’essere la circolazione

dell’autovettura avvenuta contro la volontà del proprietario, è volto a ottenere l’applicazione della

norma di cui al secondo comma del citato articolo 283 che, in tale ipotesi, limita ai soli “terzi non

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trasportati” e “a coloro che sono trasportati contro la propria volontà ovvero che sono inconsapevoli

della circolazione illegale” il risarcimento, con conseguente esclusione dell’attore.

L’eccezione è infondata anche sotto tale alternativo profilo, non avendo la convenuta provato, né

offerto di provare (v. i capitoli di prova per interrogatorio formale e testi, ribaditi nelle conclusioni in

epigrafe) la circolazione prohibente domino, circostanza che non è integrata dalla mera circolazione

senza il consenso del proprietario ("invito domino"), ma che presuppone la dimostrazione che essa sia

avvenuta contro la sua volontà, “estrinsecatasi in atti o comportamenti effettivamente ostativi alla

circolazione, rivelatori della diligenza e delle cautele all'uopo adottate” (Cass. 9.10.2015, n. 20373,

espressione di orientamento consolidato, v. in precedenza, tra le altre, Cass. 17.10.1994, n. 8461).


5. Nel merito, la convenuta ha contestato che la dinamica dell’incidente corrisponda a quella

allegata dall’attore, e, in particolare, che questi fosse terzo trasportato, sostenendo come più plausibile

l’ipotesi che alla guida dell’autovettura fosse proprio lo stesso Nicholas Crestani e non invece il padre

Guido.

Si osserva che la guida, al momento del sinistro, della Renault Clio da parte del convenuto è stata da

quest’ultimo ammessa, con dichiarazione di contenuto confessorio resa nell’immediatezza dei fatti ai

Carabinieri intervenuti a effettuare i rilievi; in particolare, G. Crestani (del resto rinviato a giudizio per i

reati di cui agli artt. 186, II e VII comma, e 116, XIII co. cod. strad., per avere guidato in stato di

ebbrezza alcolica e privo di patente di guida, rifiutandosi pure di sottoporsi all’accertamento del tasso

alcoolemico; doc. 1 bis di parte attrice) riferì, nel verbale di contestazione della violazione di cui all’art.

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141 cod. strad., di avere egli stesso (“ho”) “perso la ruota posteriore destra”, così inequivocabilmente

riconoscendo di essere stato lui stesso (e non il figlio minorenne) alla guida del mezzo.

Ulteriori elementi valutabili nel medesimo senso sono forniti sia, ex art. 232, I co. c.p.c., dalla mancata

presentazione a rendere l’interrogatorio formale all’udienza del 16.6.2015 sulla circostanza in

questione (capitolo 2 della memoria dd. 21.1.2015), sia dalla stessa piena compatibilità tra la dinamica

del sinistro allegata dall’attore e confermata dalla posizione di quiete dell’autoveicolo (in posizione

trasversale alla strada, accanto al guard rail, dopo avere urtato il muretto che delimita la corsia

opposta) e dai gravissimi danni dallo stesso riportati (completamente distrutto) da un lato (elementi che

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riscontrano la tesi della perdita di controllo della vettura, perciò sbandata e andata a urtare il guard rail)

e le alterate condizioni psicofisiche del convenuto dall’altro.

Viceversa, gli elementi addotti dalla compagnia convenuta non sono idonei a confutare tale

ricostruzione.

Il fatto che Guido Crestani si trovasse, al momento di arrivo dei Carabinieri, al di fuori dell’abitacolo

della vettura, è di per sé neutra, mentre la presenza dell’attore all’interno (evidentemente seduto sul

sedile destinato al passeggero, posto che altrimenti le violazioni al codice della strada sarebbero state

contestate a lui e non al padre) appare logicamente spiegabile con la gravità delle lesioni subite (trauma

cranico con duplice frattura temporo parietale destra, frattura del sellare e seno sferoidale).
In secondo luogo, desumere che il convenuto non potesse essere alla guida in quanto sprovvisto di

patente, in precedenza revocata, e in condizione di ebbrezza alcoolica tale da impedirgli di condurre il

veicolo, significa ignorare il dato appartenente – purtroppo – al notorio (art. 115, II co. c.p.c.), in

quanto emergente dalla cronaca quotidiana (e, nella specie, confermato dallo stesso curriculum del

convenuto Crestani, documentato nel certificato del casellario giudiziale, che evidenzia, tra le altre, due

condanne per circolazione abusiva con veicolo durante il periodo di sospensione della patente, e una

condanna per guida in stato di ebbrezza; v. sub doc. 1 bis), secondo cui la mancanza di titolo abilitativo

e lo stato psico-fisico alterato non costituiscono elementi tali da impedire a persone sprezzanti delle

comuni regole di prudenza di mettersi irresponsabilmente alla guida.

Gli elementi ricavabili dai rilievi evidenziano che Guido Crestani, dopo avere percorso una curva

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sinistrorsa, perse il controllo dell’autovettura, la quale effettuò una rotazione di 180°, invadendo la

corsia opposta e urtando con la fiancata destra il guard rail a bordo della carreggiata: evidente è la

violazione del secondo comma dell’art. 141 cod. strad. (che impone al conducente di conservare

sempre il controllo del veicolo), che fonda di per sé la piena responsabilità del conducente, alla quale

appare accompagnarsi (in considerazione dei gravissimi danni subiti dalla vettura) pure quella, posta

dal primo comma dello stesso articolo 141, che obbliga a regolare la velocità in modo da evitare

pericoli alle persone e alle cose.

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5.1 Accanto alla responsabilità del conducente sussiste, ai sensi del terzo comma dell’art. 2054

c.c., quella del proprietario, Sebastiano Schillaci, il quale (non costituitosi) non ha provato che la

circolazione fosse avvenuta contro la sua volontà.

5.2 La documentata, e incontestata, circostanza che la Renault Clio fosse sprovvista di copertura

assicurativa per la r.c. auto determina infine l’insorgere dell’obbligo risarcitorio in capo al Fondo di

Garanzia (art. 283, I co. lett. b) cod. ass.).

6. Va ora accertato se sussista il concorso colposo che la convenuta ha addebitato ex art. 1227, I

co. c.c. all’attore per avere accettato di farsi trasportare su un’autovettura condotta da persona priva di

patente e visibilmente ubriaca, e per non avere indossato le cinture di sicurezza.


Quest’ultima circostanza non è stata provata dall’assicurazione (onerata ex art. 2697 c.c.; v. Cass.

2.3.2007, n. 4954), né è confermata dall’accertamento compiuto dal c.t.u. rispondendo al quesito

specificatamente postogli, essendo stata rilevata la compatibilità – infondatamente negata dalla

convenuta - delle lesioni con l’utilizzo delle cinture di sicurezza, tenuto conto della dinamica

dell’incidente, caratterizzato da testacoda e impatto finale contro il guard rail, che rende possibile il

reiterato urto del capo contro le strutture interne dell'abitacolo, in particolare il montante laterale, e

conseguente contusione dell'emicranio destro ad esso adiacente (v. relazione del c.t.u., che così replica

alle osservazioni del c.t. di parte convenuta: “i traumatismi ritenuti compatibili con il corretto utilizzo

delle cinture di sicurezza sono tali anche per la parte fronto-laterale del capo, quindi del naso, posto

che il primo non rimane immobile durante sollecitazione di forze tangenziali ed oblique bensì si inclina

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e ruota sul collo, sicché non desta alcuno stupore il realizzarsi di lesioni anche in regione frontale.

Viceversa sarebbe stato per l'emivolto sinistro, nella fattispecie privo di lesioni. La presenza di

escoriazioni all'intero emisoma destro conferma ulteriormente l'impatto del corpo contro le strutture

laterali interne dell'abitacolo”).

In secondo luogo, neppure sono stati dedotti elementi dai quali ricavare che il giovane Nicholas

(diciassettenne al momento del sinistro) sapesse che il padre fosse sprovvisto della patente di guida, in

quanto revocatagli già nel 2000, quando l’attore aveva solo sette anni.

Il concorso colposo va invece affermato in base alla consapevolezza, in capo all’attore, delle alterate (e

incompatibili con una guida in sicurezza) condizioni psicofisiche del conducente.

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In contrario non vale richiamare il disposto dell’art. 13, III co. della direttiva 2009/103/CE del

Parlamento Europeo e del Consiglio, la quale – secondo l’attore –sarebbe incompatibile con norme di

diritto interno che escludano il diritto risarcitorio del trasportato in considerazione del fatto che fosse

consapevole dell’ubriachezza del conducente; con la conseguenza che il giudice nazionale, essendo

tenuto a interpretare il disposto dell’art. 1227, I co. c.c. in conformità al diritto comunitaria, non

potrebbe consentire una limitazione del diritto al risarcimento del trasportato fondato su detta

consapevolezza.

E invero, come si ricava dalla relativa rubrica (direttiva 2009/103/CE del Parlamento Europeo e del

Consiglio del 16.9.2009 concernente l’assicurazione della responsabilità civile risultante dalla
circolazione di autoveicoli e il controllo dell’obbligo di assicurare la responsabilità), la normativa

richiamata spiega effetto sotto il diverso profilo dell’obbligo assicurativo per la r.c. auto, mirando a

impedire che la legislazione nazionale o le clausole contrattuali contenute in un contratto di

assicurazione possano escludere “dalla copertura assicurativa i passeggeri che erano a conoscenza, o

avrebbero dovuto essere a conoscenza, del fatto che il conducente del veicolo era sotto gli effetti

dell’alcol o di altre sostanze eccitanti al momento dell’incidente” (così il considerando 23, che muove

dal “risultato importante della normativa attuale” costituito dalla inclusione dei passeggeri del veicolo

nella copertura assicurativa; coerentemente, l’art. 13, III comma dispone che “gli Stati membri

adottano le misure necessarie affinché qualsiasi disposizione di legge o clausola contrattuale

contenuta in una polizza di assicurazione che escluda un passeggero dalla copertura assicurativa in

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base alla circostanza che sapeva o avrebbe dovuto sapere che il conducente del veicolo era sotto gli

effetti dell’alcol o di altre sostanze eccitanti al momento del sinistro sia considerata senza effetto per

quanto riguarda l’azione di tale passeggero”).

Ciò posto, si osserva che dagli elementi istruttori acquisiti emerge non solo la circostanza

dell’ubriachezza di Guido Crestani in occasione del sinistro, ma pure la gravità e l’evidenza (e quindi la

riconoscibilità) di un tale stato.

Rileva, in particolare (stante il rifiuto del convenuto di sottoporsi ad alcoltest) il diretto riscontro, da

parte dei Carabinieri, di plurimi e inequivocabili sintomi di ubriachezza, quali il “forte alito alcolico…

occhi lucidi, tono di voce immotivatamente alto, eccessiva euforia ” (v. comunicazione di notizia di

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RG n. 2258/2013
Repert. n. 1510/2016 del 11/08/2016
reato dd. 15.10.2010, sub doc. 1 bis di parte attrice), compatibili con il consumo, dallo stesso ammesso

(sia pure in misura verosimilmente ben inferiore a quella effettiva), di bevande alcooliche poco prima

(“ho bevuto un paio di birre per il mio compleanno”; v. verbale di contestazione dd. 14.10.2010).

La consapevolezza o comunque l’agevole conoscibilità dell’ebbrezza alcolica del conducente,

derivante dalla circostanza – riconosciuta dall’attore nell’interrogatorio formale – che padre e figlio

trascorsero insieme la serata immediatamente precedente il sinistro, rileva ai fini del riconoscimento del

concorso di colpa ex art. 1227 c.c. in capo all’attore il quale, accettando di affidarsi alla guida di un

soggetto in condizioni di alterazione psicofisica dovuta al precedente consumo di bevande alcoliche, si

espose volontariamente al rischio, superiore a quello ordinario, del prodursi di un evento


pregiudizievole (e senza che in contrario possa rilevare la minore età, all’epoca, dell’attore che, nato il

3.2.1993 e quindi ormai diciassettenne, deve ritenersi essere stato in grado di percepire con chiarezza

l’ebbrezza alcoolica del padre e di opporre un rifiuto a farsi trasportare da lui).

In materia di concorso colposo del trasportato-danneggiato da sinistro stradale, è stato autorevolmente

sostenuto (Cass. 26.5.2014, n. 11698) che “il concorso colposo del danneggiato, che comporta ex art.

1227 c.c., comma 1, la conseguente e proporzionale riduzione della responsabilità del danneggiarne, è

configurabile non solamente in caso di cooperazione attiva del danneggiato nel fatto dannoso posto in

essere dal danneggiante ma in tutti i casi in cui il danneggiato si esponga volontariamente ad un

rischio superiore alla norma, in violazione di norme giuridiche o di regole comportamentali di

prudenza avvertite come vincolanti dalla coscienza sociale del suo tempo, con una condotta (attiva o

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omissiva che sia) che si inserisca come antecedente causale necessario nel processo causale che

culmina con il danno da lui subito”.

In particolare, la Corte ha affermato che “anche la mera consapevolezza da parte di un soggetto di

porsi in una situazione da cui consegua una più o meno elevata probabilità che si produca a suo danno

un evento pregiudizievole - ovvero l'esposizione volontaria al rischio - a cui non sia collegata alcuna

azione o omissione di un comportamento avente un diretto apporto causale rispetto al verificarsi del

sinistro, possa integrare una corresponsabilità del danneggiato…”, “…nel senso di ridurre

proporzionalmente l'area di responsabilità del danneggiante, in quanto essa viene a costituire un

antecedente causale necessario del verificarsi dell'evento”.

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Sentenza n. 619/2016 pubbl. il 11/08/2016
RG n. 2258/2013
Repert. n. 1510/2016 del 11/08/2016
E invero, “con l' accettazione consapevole del rischio il trasportato ha posto in essere un antecedente

causale non del fatto dannoso complessivo, ovvero del sinistro in cui sono rimasti coinvolti lui e il

danneggiante (nel caso di specie, dell'incidente stradale) ma dell'evento che si è verificato a suo carico

(la lesione alla propria integrità fisica) e pertanto non ne può far gravare tutta la responsabilità su

altro soggetto”.

Il fondamento normativo del concorso di colpa del danneggiato in caso di sua esposizione volontaria al

rischio si rinviene, secondo la Corte, sia nell'art. 1227, I co. c.c., sia, a livello costituzionale, nell’art. 2

Cost., e, segnatamente, nel principio di solidarietà sociale, che, in materia extracontrattuale “va inteso

come fondante al tempo stesso le scelte di politica sociale di allocazione del rischio in determinati
settori (quale quello appunto della circolazione stradale) su una categoria di soggetti istituzionalmente

deputata a sostenere tale rischio, ma anche l'obbligo di ciascuno di essere responsabile e valutare le

conseguenze dei propri atti, in definitiva contempera le scelte di dislocazione del rischio con il

principio di precauzione al fine di realizzare una finalità comune di prevenzione”.

Gli esposti principi, pur dettati in una controversia riguardante un trasportato vittima di sinistro stradale

avvenuto durante una corsa clandestina tra automobili, risultano pienamente applicabili nel presente

giudizio; e invero la Corte, nella medesima sentenza – espressamente discostandosi da un proprio

precedente (sentenza n. 27010 del 2005), nel quale era stata esclusa la configurabilità di un concorso

colposo del danneggiato nella mera accettazione, da parte del medesimo, del trasporto su autovettura

con alla guida conducente in evidente stato di ebbrezza, sul presupposto che tale condotta non

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assurgesse a comportamento materiale di cooperazione incidente nella determinazione dell'evento

dannoso – ha affermato che anche la fattispecie relativa alle lesioni subite in esito a incidente stradale

da trasportato a bordo di un’autovettura guidata da un conducente ubriaco è riconducibile

all’accettazione del rischio del danneggiato e quindi al concorso di colpa ex art. 1227, I co. c.c.,

osservando sia che quest’ultimo può consistere pure nel mero comportamento omissivo, sia che, ai fini

della ricostruzione del nesso causale, “è proprio il comportamento del trasportato che si pone all'inizio

della sequela eziologica che si è conclusa per lui con l'evento dannoso … in quanto egli, pur

accorgendosi a tempo debito nel caso esaminato dalla sentenza del 2005 dello stato di ebbrezza del

conducente dell'auto su cui si accingeva a salire, nel caso in esame essendo consapevole della

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Repert. n. 1510/2016 del 11/08/2016
partecipazione della vettura ad una corsa clandestina - e quindi consapevole in entrambi i casi che il

suo conducente si apprestava a tenere una condotta illecita e contraria alle regole di prudenza -

tuttavia si esponeva volontariamente al rischio salendo sull'auto, in violazione di norme

comportamentali comunemente adottate dalla coscienza sociale oltre che di precise regole del codice

stradale”.

Quanto all’efficacia causale, contestata dall’attore, dello stato di ebbrezza del convenuto sulle capacità

di guida e sulla causazione del sinistro, vale richiamare sia le gravi alterazioni sulla lucidità e

attenzione che l’eccessivo tasso alcolemico ordinariamente comporta, sia le descritte modalità del

sinistro, avvenuto su tratto di strada con pavimentazione asciutta, in condizioni di normale visibilità e
in assenza di ostacoli di sorta.

Va quindi ritenuto sussistente l’eccepito concorso di colpa, in misura che si stima equo quantificare –

tenuto conto della ben maggior gravità della condotta posta in essere dal conducente, astrattamente

integrante reato - nel 20%.

7. Vanno ora esaminate le questioni relative all’accertamento e alla liquidazione dei danni.

Quanto, in primo luogo, al danno non patrimoniale, soccorrono gli esiti della relazione della c.t.u. del

dott. Alessandro Peretti, adeguatamente e diffusamente motivati, condivisi sia dall’attore, sia – a

eccezione delle osservazioni svolte in corso di indagini dal c.t.p. circa la compatibilità delle lesioni con

l’utilizzo delle cinture di sicurezza, alle quali, come sopra rilevato, il c.t.u. ha esaustivamente replicato

- dalla convenuta.

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Il c.t.u. ha rilevato che alle lesioni - consistite in “trauma cranico con duplice frattura temporoparietale

destra, distorsione cervicale, frattura sellare e dello seno sferoidale, emorragia subaracnoidea

parietale, ematoma epicranico e periorbitario” - conseguì un periodo di inabilità temporanea totale di

sette giorni (corrispondente al ricovero ospedaliero e caratterizzato da sofferenza di intensità elevata),

seguito da tre mesi di inabilità temporanea parziale da suddividersi equamente al 75%, 50% e 25%, e

con entità delle sofferenze via via gradualmente ridottesi.

I postumi permanenti sono stati stimati complessivamente nel 14% della totale integrità psicofisica.

La liquidazione va effettuata mediante applicazione della Tabelle elaborate dal Tribunale di Milano,

seguite (oltre che da gran parte dei giudici nazionali) dagli Uffici del Distretto e la cui generale

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Repert. n. 1510/2016 del 11/08/2016
adozione quale criterio equo (in grado cioè di garantire la parità di trattamento) è stata affermata dalla

Cassazione con sentenza n. 12408/2011, i cui principi (confermati in seguito ad esempio da Cass.

28290/2011) devono intendersi qui richiamati.

Dette Tabelle, nella versione (annualmente aggiornata con l’indicizzazione Istat) elaborata a seguito

della sentenza n. 26972 dell’11.11.2008 delle Sezioni Unite, prevedono, sia per l’inabilità temporanea

sia per quella permanente, valori monetari medi attualizzati, corrispondenti al caso di incidenza delle

lesioni in termini “standardizzabili” in quanto frequentemente ricorrenti, tali da ristorare l’intero danno

non patrimoniale (e quindi sia il danno alla salute, sia quelli – pure espressamente dedotti dall’attore -

rappresentato dalla sofferenza soggettiva, sia quello incidente sulla vita di relazione), percentualmente
aumentabili solo laddove il caso concreto presenti peculiarità da allegarsi e provarsi dal danneggiato.

Esse riguardano, quindi, l’intero danno non patrimoniale patito dal soggetto, non limitato cioè alla

componente incidente sulla sola integrità psicofisica (c.d. danno biologico), ma con estensione pure –

mediante aumento percentuale del valore del punto riferito al solo danno biologico – alle ulteriori

componenti sopra indicate.

Un tale sistema risulta perfettamente coerente con i principi espressi dalla citata sentenza n.

26972/2008 delle Sezioni Unite, che ha affermato che il danno non patrimoniale costituisce una

categoria generale che identifica “il danno determinato dalla lesione di interessi inerenti la persona

non connotati da rilevanza economica”, non suscettiva di suddivisione in sottocategorie variamente

etichettate, quali il danno biologico, il danno esistenziale o il danno morale, le quali rispondono a

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esigenze descrittive, ma non implicano il riconoscimento di distinte categorie di danno.

7.1 Ciò posto, il valore base del punto del danno per l’inabilità temporanea, pari a Euro 96,00,

può essere aumentato - onde personalizzare la liquidazione tenendo conto dell’entità della sofferenza

nel corso del relativo periodo e della degenza ospedaliera – in misura pari alla media tra il suddetto

minimo e il massimo (Euro 145,00), e quindi a Euro 120,50.

Il relativo risarcimento va quindi così determinato: Euro 120,50 x 7 giorni (Euro 843,50); Euro 120,50

x 75% x 30 giorni (Euro 2.711,25); Euro 120,50 x 50% x 30 giorni (Euro 1.807,50); Euro 120,50 x

25% x 30 giorni (Euro 903,75).

Totale: Euro 6.266,00.

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7.2 Il danno non patrimoniale da invalidità permanente è pari, secondo le Tabelle che tengono

conto dell’età del danneggiato al momento del fatto (anni 17) e della percentuale di invalidità accertata

(14%), a Euro 43.406,00.

7.3 L’attore ha altresì invocato una personalizzazione del danno in esame, mediante incremento

percentuale, pari almeno al 40%, dell’importo liquidato a titolo di danno non patrimoniale “in senso

stretto” (così in comparsa conclusionale), onde tenere conto sia della sofferenza psico-fisica, derivante

dalla cefalea con vertigini che lo affligge dall’epoca dell’incidente, sia dei riflessi sulla vita di

relazione, con riguardo all’insorgere di note aggressive che hanno portato all’autoisolamento del

giovane e alla sopravvenuta impossibilità di dedicarsi allo sport agonistico (pugilato) in precedenza
praticato.

La pretesa è solo in parte fondata.

Quanto alla cefalea, il c.t.u. ha ritenuto “accreditabile la residua sintomatologia, caratterizzata da

cefalea a prevalente localizzazione in corrispondenza del pregresso trauma cranico”, ma ne ha negata,

“per entità e frequenza” (invero neppure emerse con sufficiente evidenza dalle deposizioni

testimoniali, riferite al primo periodo successivo al sinistro1) l’apprezzabilità dal punto di vista

invalidante.

Giustificato è invece il secondo profilo di personalizzazione, costituito dall’incidenza dei postumi sulla

vita di relazione e, in particolare, sullo svolgimento di attività sportiva agonistica.

Poiché il sistema tabellare già ricomprende, all’interno del valore di liquidazione unitaria del danno

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non patrimoniale, pure l’aspetto “relazionale” del pregiudizio, calcolato secondo un’incidenza media

corrispondente al grado di lesione accertata, un aumento del valore stesso tale da consentire

un’adeguata personalizzazione della liquidazione deve intendersi subordinato all’allegazione e prova,

da parte del danneggiato, di specifici e peculiari elementi afferenti il suddetto aspetto tali da far ritenere

incongruo il risarcimento liquidato secondo i valori standard: un aumento del risarcimento può quindi

1
Lorna Crestani, zia paterna di Nicholas, pur affermando che “tutt’ora mio nipote soffre di mal di testa”,
ha precisato di non conoscere la terapia, limitandosi a rammentare la somministrazione, ma in passato, di
“Moment” (“non so se Nicholas assumesse quotidianamente farmaci per la cefalea. Quando ero in visita da
lui lo vedevo assumere in particolare Moment”); pure Mattia Targa, zio materno, ha rammentato che “ogni
volta che andavo a trovarlo notavo che Nicholas aveva sempre con sé farmaci per il mal di testa”, non
riferendosi quindi all’attualità e quindi a possibili conseguenze di carattere permanente.
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giustificarsi solo a fronte di risvolti pregiudizievoli che si discostino dai criteri di normalità, e quindi

dai riflessi logicamente e presuntivamente connaturati a una data tipologia di lesioni, già considerati dai

valori tabellari, risolvendosi, come affermato dalla Suprema Corte (Cass. 30.6.2011, n. 14402), “nel

pregiudizio del fare aredittuale del soggetto determinante una modifica peggiorativa della personalità

da cui consegue uno sconvolgimento dell'esistenza, e in particolare delle abitudini di vita, con

alterazione del modo di rapportarsi con gli altri nell'ambito della comune vita di relazione, sia

all'interno che all'esterno del nucleo familiare”.

Se l’aggressività non appare connotata da profili patologici (i due testi citati hanno riferito solo di “un

certo nervosismo che prima non c’era”2, e di atteggiamenti più sgarbati con i familiari), maggior
rilevanza assume la perdita (riferita dagli stessi testi e da reputarsi, considerata la gravità e la natura

delle lesioni, causalmente riconducibile ai postumi invalidanti) della possibilità di dedicarsi allo sport,

il pugilato, che, in quanto praticato non quale mero hobby, ma a livello agonistico (v. articoli che

riferiscono della partecipazione dell’attore a una competizione a Milano nella categoria welter, doc. 8

bis), va inteso come uno degli ambiti – venuto meno – in cui si esplica la personalità.

Tale perdita giustifica quindi la personalizzazione del risarcimento, mediante aumento nella misura -

che appare congrua, tenuto conto del valore massimo tabellare di aumento (45%) e della consistenza

delle conseguenze lesive - del 20% di quanto liquidato a titolo di risarcimento del danno non

patrimoniale da inabilità permanente, e quindi di Euro 8.681,20.

Il complessivo risarcimento del danno non patrimoniale è quindi pari a Euro 58.353,20.

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8. Quanto al danno patrimoniale, il Crestani ha ricondotto alle lesioni subite in esito al sinistro la

riduzione della capacità lavorativa specifica, da quantificarsi sulla base del criterio residuale del triplo

della pensione sociale di cui all’art. 137, ult. co. cod. ass. (e già previsto dall’art. 4 L. 39/1977); ha

altresì richiesto il rimborso delle spese mediche e di quelle di assistenza stragiudiziale.

8.1 Va innanzitutto respinta la prima delle pretese.

Si osserva che “in tema di danno patrimoniale da incapacità lavorativa, la relativa liquidazione non

può essere fatta in modo automatico in base ai criteri dettati dall'art. 4 della legge 26 febbraio 1977, n.

39, trattandosi di norma che non comporta alcun automatismo di calcolo, ma si limita ad indicare

2
L. Crestani
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alcuni criteri di quantificazione del danno sul presupposto della prova relativa, che comunque incombe

al danneggiato e che può essere data anche in via presuntiva, purché sia certa la riduzione di capacità

di lavoro specifica” (Cass. 14.11.2011, n. 23761).

Il danneggiato è quindi onerato della prova che i postumi di carattere psicofisico incidano anche,

riducendola, sulla capacità di lavoro specifica; provato tale elemento, è in secondo luogo necessaria “la

concreta dimostrazione che la riduzione della capacità lavorativa si sia tradotta in un effettivo

pregiudizio economico” (Cass. 12.2.2013, n. 3290), il quale non può farsi automaticamente discendere

dal mero accertamento dei postumi.

Nella specie, nessuno degli indicati presupposti risulta integrato.


Il c.t.u. ha accertato che, considerata la natura degli attuali disturbi, che si risolvono in “un minimo

deficit delle funzioni attentive ed esecutive che ben si accordano con il lamentato deficit della memoria

a breve termine”, risulta conservata la “capacità della parte perizianda di lavorare e produrre in futuro

redditi, per il carattere prevalentemente manuale delle mansioni lavorative che l'attore assume di

essere in grado di svolgere” (lo stesso attore ha allegato di essere stato, al momento del sinistro, dedito

ad “attività lavorative saltuarie, essenzialmente manuali”; pag. 17 dell’atto di citazione), e il cui

esercizio non è dunque precluso o limitato.

Né, in ogni caso, risulta provata alcuna contrazione del reddito precedente o il mancato conseguimento

di questo, a causa dei postumi permanenti, atteso che, pur dopo il sinistro, il Crestani ha reperito, come

confermato dai due testi, un’occupazione, connotata dalle medesime caratteristiche (natura manuale,

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orario a tempo parziale) proprie di quelle precedentemente espletate (pizzaiolo con orario limitato alla

sera; v. anche le buste paga sub docc. 18, 19 e 20).

8.2 Fondata è invece la richiesta di rimborso delle spese mediche, esposte in Euro 1.471,75 (di

cui Euro 840,00 quale onorario corrisposto al medico-legale incaricato di redigere la perizia funzionale

all’accertamento e quantificazioni dei danni non patrimoniali; v. doc. 2), documentate (all. da 9 a 14) e

reputate giustificate dal c.t.u.. Vertendosi in tema di debito di valore, il suddetto importo va rivalutato

secondo gli indici Istat dalla data dei corrispondenti esborsi a oggi, risultando pari a complessivi Euro

1.568,89.

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8.3 Va invece disattesa la richiesta di rifusione dei futuri oneri che il Crestani si è obbligato, in

forza di contratto di mandato dd. 4.2.2011 (doc. 3), a riconoscere a Gestione Sinistri S.r.l. per

l’assistenza prestata nella fase di trattazione stragiudiziale, pari al 10% (Iva esclusa) dell’ammontare

del risarcimento liquidato.

E invero, giova rammentare che la spesa sostenuta dal danneggiato per avere investito della trattazione

del sinistro stradale in via stragiudiziale un avvocato o anche un soggetto che non rivesta la qualità di

professionista legale iscritto all'apposito albo (così Cass. 21.1.2010, n. 997, alle cui motivazioni si fa

rinvio) costituisce, qualora la pretesa risarcitoria sfoci in un giudizio nel quale il richiedente sia

vittorioso, componente del danno da liquidare solo ove ne sia riconosciuto il carattere necessario e
giustificato, condizione che si desume dal potere del giudice di escludere dalla ripetizione le spese

ritenute eccessive o superflue (così Cass. n. 14594 del 2005).

Nella specie, non è stato neppure allegato che l’attore abbia anticipato spese, o abbia sostenuto

comunque costi riconducibili alla prestazione professionale.

Quanto al futuro onorario che egli si è obbligato contrattualmente a pagare, il relativo ammontare

appare del tutto sproporzionato, e quindi non giustificato, rispetto all’opera posta in essere in via

stragiudiziale dalla mandataria, consistita nell’invio alla compagnia assicurativa di richiesta risarcitoria

in data 2.3.2011 (doc. 4), nonché della copia degli atti del rapporto relativo al sinistro (doc 5) e della

documentazione medica (doc. 6), attività cui non è seguita alcuna offerta transattiva da parte della

destinataria.

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9. Il complessivo risarcimento del danno spettante all’attore è quindi pari, in moneta attuale, a

Euro 59.922,09 (Euro 58.353,20 + Euro 1.568,89), ridotto – in considerazione dell’accertato concorso

di colpa – a Euro 47.937,67.

Pertanto, in parziale accoglimento della domanda, Assicurazioni Generali S.p.A. in qualità di impresa

designata dal Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, Guido Crestani e Sebastiano Schillaci

vanno condannati, in solido tra loro, a pagare a Nicholas Crestani– a titolo di risarcimento dei danni –

la somma di Euro 47.937,67 in moneta corrente, oltre (a titolo di danno da ritardato adempimento) agli

interessi (c.d. compensativi) al saggio legale sulla suddetta somma previamente devalutata al momento

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del fatto e quindi via via annualmente rivalutata sino a oggi; in seguito e sino al saldo spetteranno gli

interessi legali sulla somma rivalutata.

10. La circostanza che le ragioni difensive esposte dalla compagnia convenuta siano state, sia

pure solo in minima parte, riconosciute fondate, è incompatibile con la sussistenza dell’elemento della

totale soccombenza, presupposto – unitamente dalla mala fede o colpa grave (pure nella specie

insussistente) – della chiesta condanna per responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c. (v., tra le più

recenti, Cass. 14.4.2016, n. 7409).

11. E’ infine fondata sulla norma di cui all’art. 292, I co. cod. ass. la domanda di regresso

ritualmente spiegata, mediante notifica ex art. 292 c.p.c., da Assicurazioni Generali S.p.a. nei confronti
degli altri due convenuti, contumaci, responsabili del sinistro nelle rispettive qualità di conducente

(Guido Crestani) e di proprietario (Sebastiano Schillaci) dell’autoveicolo sul quale era trasportato

l’attore, i quali vengono quindi condannati a tenere indenne l’impresa designata di quanto pagato al

danneggiato a titolo di risarcimento del danno e spese legali.

12. L’accertato concorso colposo dell’attore giustifica la parziale compensazione, nella

corrispondente misura del 20%, delle spese di lite, poste per il resto a solidale carico dei convenuti, e

liquidate come in dispositivo, mediante applicazione dei valori medi della tabella allegata al D.M.

55/2014.

All’accoglimento della domanda di regresso segue la condanna dei due convenuti contumaci a

rifondere le spese alla convenuta costituita, liquidate secondo il medesimo criterio testé esposto.

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Gli oneri della c.t.u. vengono posti a definitivo carico dei convenuti in solido.

P.Q.M.

Il Tribunale di Trieste, nella suindicata composizione monocratica, definitivamente pronunciando nella

causa iscritta al n. 2258/2013 R.G., ogni contraria istanza, eccezione e deduzione disattesa, così

provvede:

- accertato ex art. 1227, I co. c.c. il concorso colposo dell’attore nella misura del 20%, condanna

Assicurazioni Generali S.p.A. in qualità di impresa designata dal Fondo di Garanzia per le Vittime

della Strada, Guido Crestani e Sebastiano Schillaci, in solido tra loro, a pagare a Nicholas Crestani – a

titolo di risarcimento dei danni – la somma di Euro 47.937,67 in moneta corrente, oltre agli interessi al

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saggio legale sulla suddetta somma previamente devalutata al 14.10.2010 e quindi via via annualmente

rivalutata sino a oggi, e ai successivi interessi legali sino al saldo calcolati sulla somma di Euro

47.937,67;

- rigetta la domanda formulata dall’attore ex art. 96 c.p.c.;

- condanna Guido Crestani e Sebastiano Schillaci, in solido tra loro, a tenere indenne Assicurazioni

Generali S.p.A. di quanto pagato all’attore a titolo di risarcimento del danno e spese legali;

- compensa per il 20% le spese di lite tra l’attore e le parti convenute, e condanna queste ultime in

solido tra loro alla rifusione in favore dell’attore del restante 80%, percentuale che liquida in Euro

10.744,00 per compenso ed Euro 592,73 per anticipazioni, oltre a rimborso spese generali, CPA e IVA
ex lege;

- condanna Guido Crestani e Sebastiano Schillaci, in solido tra loro, alla rifusione in favore di

Assicurazioni Generali S.p.A. delle spese di lite, liquidate in Euro 13.430,00 per compenso ed Euro

22,22 per anticipazioni, oltre a rimborso spese generali, CPA e IVA ex lege;

- pone gli oneri della c.t.u. a definitivo carico delle parti convenute in solido.
Trieste, 22 luglio 2016
Il Giudice
dott. Daniele Venier

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