Comunicare Via Radio

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COMUNICARE VIA RADIO – Giacomo Menni

Indice

pag. Capitolo

05 1. Introduzione – breve presentazione dei contenuti e delle finalità di questa guida

06 2. Radio vs. Telefono – peculiarità e vantaggi della radio rispetto al cellulare

07 3. Glossario – spiegazione di alcuni termini tecnici relativi alle radiocomunicazioni

10 4. Funzionamento di base – come mettere in funzione una radio in pochi passaggi

13 5. Tecnica di trasmissione – indicazioni pratiche per un uso corretto della radio

15 6. Sintassi di un messaggio radio – come si pronuncia ogni singolo messaggio radio

16 7. Alfabeto fonetico ICAO/NATO – illustrazione dell’alfabeto fonetico universale

17 8. Fraseologia internazionale – la terminologia universale da impiegare in radio

21 9. Protocolli di pronuncia – modi corretti di pronunciare taluni dati o informazioni

25 10. Procedure di comunicazione – istruzioni per una conversazione chiara ed efficace

32 11. Comportamenti vietati – condotte da evitare quando si conversa via radio

33 12. APPENDICE: Il progetto Rete Radio Montana

36 13. APPENDICE: Comunicazioni via ponte ripetitore (cenni)

38 14. Bibliografia

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rev. 05 (2017-10-05)

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COMUNICARE VIA RADIO – Giacomo Menni

1. Introduzione

Ancora al giorno d’oggi, nonostante l’avvento di Internet e dei telefoni cellulari, la radio conserva saldamente il
proprio spazio nel panorama dei mezzi di comunicazione, grazie a caratteristiche tecniche uniche che la rendono
tutt’ora vincente in una grande varietà di contesti e situazioni.

Essa non solo si conferma il mezzo di comunicazione ideale per le attività di squadra, durante le quali i membri di
un gruppo hanno la necessità di rimanere costantemente in contatto fra loro per coordinarsi in vista di un risultato
comune, ma in determinati scenari si rivela addirittura insostituibile. Si pensi a tutte le aree del mondo prive di
copertura telefonica, a partire dai numerosi Paesi tecnologicamente meno sviluppati, ai territori impervi, alle grotte,
alle miniere, ai mari, ai cieli, sino allo spazio; o ancora, si pensi a quei drammatici momenti, che anche un Paese
tecnologicamente sviluppato e fortemente antropizzato può vivere, in cui le normali reti di telecomunicazione
diventano temporaneamente inagibili a causa di sovraccarichi o censure dell’Autorità, o addirittura le infrastrutture
collassano in conseguenza di tragiche calamità naturali (per citare un evento recente si può ricordare il devastante
terremoto in Nepal nel 2015, subito dopo il quale fu determinante il ruolo svolto dalle comunicazioni radio).

Ebbene, per chiunque si trovi a svolgere quelle attività, a frequentare quei luoghi o a vivere quelle situazioni, saper
utilizzare un mezzo di comunicazione alternativo a Internet e al telefono cellulare è un’abilità che può realmente
fare la differenza.

L’obbiettivo che la presente guida si propone, dunque, è quello di trasmettere al lettore le nozioni pratiche e i
suggerimenti necessari per imparare a sfruttare al meglio la propria radio in qualunque contesto, sia esso ludico,
sportivo, professionale o di stretta necessità.

Troppo spesso infatti si cade nell’equivoco secondo cui per utilizzare una radio sarebbe sufficiente sapere quale
tasto bisogna premere per parlare e si tende a confondere la radio con un banale megafono, o un interfono, mentre
si trascura il fatto che una comunicazione efficace presuppone un certo approccio, che tenga conto di due aspetti
fondamentali nelle radiocomunicazioni, ossia la corretta “procedura vocale” (cosa dire) e la corretta “tecnica
vocale” (come dirlo).

Nelle pagine seguenti l’attenzione verrà prettamente focalizzata sui vari aspetti della comunicazione verbale,
mentre per le questioni più teoriche e tecniche – come la propagazione delle onde radio o la configurazione e il
funzionamento dei singoli modelli in commercio – si rinvia ai manuali dedicati.

Verrà invece spiegato nel dettaglio il modo corretto di conversare via radio, precisamente attraverso una fedele
illustrazione – corredata da opportuni esempi pratici – dei più basilari protocolli comunicativi in uso a livello
internazionale nelle radiocomunicazioni, passando dall’alfabeto fonetico alla fraseologia, così da fornire al lettore
interessato una solida base su cui poggiare la propria formazione in materia, anche in vista di un eventuale
approfondimento dell’argomento per ragioni professionali.

La presente guida, infatti, non è destinata soltanto ai privati che già possiedono o che intendono acquistare una
radio per uso personale, ma è concepita anche per incontrare l’interesse delle aziende e degli altri enti operanti nel
settore dei servizi, per i quali può costituire un’utile risorsa didattica da impiegare nell’ambito nei percorsi
formativi riservati a quei dipendenti o volontari che per ragioni di lavoro o di servizio sono tenuti ad apprendere
l’uso della radio. In tali contesti, essa si rivela una fonte da cui trarre spunti interessanti non soltanto per migliorare
le capacità comunicative e relazionali dei componenti di un team di lavoro – con indubbie ricadute positive sulla
sinergia e sulla produttività dell’intera azienda – ma anche e soprattutto per incrementare la sicurezza sul luogo di
lavoro, risolvendosi in un valido presidio di prevenzione infortuni ai sensi della vigente normativa (D.lgs. 81/08).

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2. Radio vs. Telefono

Prima di affrontare lo studio delle nozioni utili a comunicare via radio, ma soprattutto per comprenderne il senso, è
bene conoscere le differenze di fondo che esistono fra la radio e altre tecnologie di comunicazione a cui siamo oggi
più abituati, come il telefono cellulare.
Innanzitutto una premessa: la “radio” di cui si parla in questa guida – quella cioè che consente di comunicare e non
solo di ascoltare trasmissioni diffuse da stazioni emittenti fisse – è, in realtà, null’altro che un predecessore
dell’attuale telefono cellulare; lo si può evincere dal fatto che le radio ricetrasmittenti sono anche dette
“radiotelefoni”.
La principale e più nota differenza tra i due sistemi risiede nel fatto che mentre il telefono consente a ciascun
interlocutore di parlare e ascoltare allo stesso tempo, come in un dialogo dal vivo (modalità “bidirezionale
simultanea” o full-duplex), la radio non permette di trasmettere e ricevere contemporaneamente, ma obbliga gli
interlocutori a parlare uno alla volta, alternandosi (modalità “bidirezionale alternata” o simplex o half-duplex), con
effetti simili a quando si comunica via SMS o via chat. Questo significa che mentre qualcuno sta parlando gli altri
devono rimanere in ascolto e aspettare il proprio turno per prendere la parola, quando si è liberato il canale; infatti,
se più interlocutori trasmettono in contemporanea, chi è in ascolto udirà soltanto colui che viene ricevuto con
segnale di intensità maggiore (es. perché più vicino, o dotato di un apparato con maggior potenza), mentre gli altri
rimarranno ignari del fatto che nessuno li ha sentiti perché il canale era già occupato.
Questa prima differenza dipende dal fatto che la radio si basa su una tecnologia meno evoluta di quella dei telefoni
cellulari, ma se da un lato la sua semplicità può apparire un limite, dall’altro comporta molti vantaggi: la radio è
affidabile, universale e facile da usare, tant’è che per adoperarla si richiede una dimestichezza con la tecnologia
molto inferiore rispetto a quella necessaria per utilizzare un moderno smartphone. Questa stessa semplicità
consente inoltre di abbattere i costi di gestione degli apparati, che sono tutti compatibili fra loro, generalmente
resistenti all’usura e non soggetti a obsolescenza tecnologica.
Altra importante differenza tra le comunicazioni radiofoniche e quelle telefoniche è la logica alla base del
funzionamento della rete. Il telefono è un sistema “esclusivo”, in quanto ciascun apparecchio è dotato di un proprio
recapito numerico che può essere composto per effettuare una chiamata diretta e selettiva, tramite la quale vengono
connessi fra loro soltanto il chiamante e il chiamato; la radio, invece, è un sistema “inclusivo”, in quanto gli
apparecchi non hanno un proprio recapito, ma possono comunicare fra loro semplicemente sintonizzandoli sulla
stessa frequenza (o canale), in modo simile a quanto avviene quando più internauti entrano in una chat-room:
chiunque può conversare con chiunque, è sufficiente essere sintonizzati sullo stesso canale.
All’atto pratico questo significa che i tempi necessari per mettersi in contatto col proprio interlocutore vengono
azzerati: non serve digitare un numero e attendere che venga stabilito il collegamento, né vi è rischio di trovare la
linea occupata. Inoltre, siccome tutti gli operatori sono connessi fra loro, ciascuno è costantemente informato su
quanto gli accade intorno, con conseguenti ricadute positive in termini di maggior sicurezza e rapidità con cui si
svolge un’attività o si esegue un compito.
Ulteriore caratteristica tipica della radiofonia rispetto alla telefonia mobile è la sua totale indipendenza da
qualunque infrastruttura fissa sul territorio: in altri termini, per comunicare via radio sono sufficienti due
apparecchi ricetrasmittenti, senza che si debba fare affidamento su opere infrastrutturali quali antenne poste su
tralicci, rete elettrica, server o altro. La radio, dunque, oltre a essere immune ai malfunzionamenti o ai
sovraccarichi tipici delle reti cellulari e a permettere di raggiungere persino aree non coperte dal segnale telefonico,
è anche più economica, poiché non esistono costi di chiamata.
Ultima nota: dal punto di vista dell’inquinamento elettromagnetico la radio è più sicura del telefono cellulare
perché, a differenza di quest’ultimo, un apparato radio emette onde elettromagnetiche solo quando è in trasmissione
e non anche quando viene lasciato acceso in ricezione o stand-by.
La radio è quindi un mezzo di comunicazione libero, semplice, rapido, economico, inclusivo, sicuro.
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3. Glossario

Per imparare a comunicare efficacemente via radio non occorre possedere particolari competenze tecniche, tuttavia
è quanto mai opportuno – specialmente se si desidera sfruttare al meglio la propria ricetrasmittente – conoscere
perlomeno il significato di alcuni vocaboli in uso nel settore delle radiocomunicazioni, particolarmente ricorrenti
nella quotidianità poiché si riferiscono ad aspetti tecnici basilari, che non è possibile ignorare.

• Apparato: sinonimo di “radio” intesa come oggetto. Una radio può essere fissa, veicolare o portatile a seconda
che possa essere usata in movimento o meno; componenti, potenza, dimensioni e fabbisogno energetico
dell’apparato variano a seconda delle esigenze di mobilità. Si definisce palmare la classica ricetrasmittente
tascabile, mentre si parla di apparato marino se è di tipo omologato e autorizzato per l’installazione e l’utilizzo
su natante. Il termine stazione allude complessivamente alla strumentazione utilizzata per comunicare via radio:
può consistere in una semplice radio tascabile così come in una postazione radio fissa composta da più apparati
e relativi accessori, quali alimentatore, accordatore, antenne esterne, ecc. .

• Canale: termine comunemente usato per indicare una certa frequenza su cui la radio è sintonizzata. Alcune
tipologie di ricetrasmittenti (es. bi-banda radioamatoriali) consentono di sintonizzare manualmente la frequenza
su cui comunicare, mentre altre (es. PMR-446, LPD, CB, VHF Marini, DMR, TETRA, ecc.) limitano la scelta
ai soli canali già memorizzati sull’apparato (può trattarsi, a seconda dei casi, di canali prestabiliti per legge, o
impostati dalla centrale operativa, o che voi stessi avete salvato via computer utilizzando un apposito software
di programmazione).

• Collegamento: termine omologo a quello di “telefonata” nelle comunicazioni telefoniche: ogniqualvolta avete
contattato qualcuno via radio e avete dialogato con lui, avete effettuato un “collegamento” radio.

• DMR: acronimo di Digital Mobile Radio, indica una tipologia di apparati radio digitali caratterizzati da
specifiche tecniche standard a livello internazionale, nata per uso professionale e recentemente adottata dai
radioamatori. La corrispondente tecnologia digitale per gli apparati PMR-446 è denominata dPMR.

• DSC: funzione presente nelle più recenti radio marine, che permette al navigante di inviare un messaggio di
emergenza contenente tutte le informazioni essenziali al soccorso mediante la pressione di un solo tasto
dell’apparato. Da non confondersi con la sigla DCS (cfr. voce Subtono).

• Duplex: termine con cui si descrive un sistema di telecomunicazioni “bidirezionale simultaneo”, che consente
cioè a ciascun interlocutore di parlare e ascoltare allo stesso tempo; ne è un esempio il telefono.

• HF, VHF, UHF: sigle che indicano determinate bande di radiofrequenze, rispettivamente High Frequency
(3~30 MHz), usate nelle comunicazioni a lungo raggio, anche mediante onda di cielo e Very High Frequency
(30~300 MHz) o Ultra High Frequency (300 MHz ~ 3 GHz) usate per comunicazioni a corto raggio, mediante
onda di superficie.

• Modulazione: in senso proprio indica le diverse soluzioni tecniche utilizzabili per veicolare la voce attraverso
un’onda radio (es. FM = modulazione di frequenza, AM = modulazione di ampiezza, ecc.); in senso colloquiale,
si riferisce alla qualità della voce dell’interlocutore come percepita via radio, per cui usa dire che «la
modulazione è ottima» quando riceviamo il nostro interlocutore con una qualità audio molto buona.

• Nominativo: identificativo univoco assegnato a un operatore o a una postazione radio fissa o veicolare (in
inglese: Call Sign).

• Operatore: colui che comunica via radio utilizzando una ricetrasmittente.

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• Passaggio: poiché via radio gli interlocutori non possono parlare contemporaneamente, la parola deve passare
da uno all’altro; in questo continuo botta e risposta, ogni singola battuta di ciascun interlocutore, da quando
prende la parola a quando la cede, viene comunemente definita “passaggio” (cfr. § 6, § 8).

• PMR-446: particolare tipo di apparato radio, omologato secondo caratteristiche tecniche disciplinate per legge;
è dotato di un corpo con antenna non amovibile né sostituibile; opera su frequenze prossime ai 446MHz a una
potenza fissa di 0,5 Watt; prevede 8 canali prestabiliti che non possono essere riprogrammati e 16 toni CTCSS.
In Italia è di libera vendita e libera detenzione, ma il suo utilizzo è subordinato a D.I.A. e al pagamento
all’Erario di un contributo annuo di € 12,00 (dato aggiornato al 2017). Apparati simili, ma con differenti
specifiche tecniche, sono gli LPD e i CB.

• Portata: termine usato per definire l’ampiezza della zona che è possibile raggiungere col proprio segnale radio.
La portata di un apparato è determinata sia dalla potenza di trasmissione dell’apparato, sia dalla posizione più o
meno favorevole da cui si sta trasmettendo rispetto alla propagazione delle onde radio. Se una determinata zona
è raggiunta da un certo segnale radio, si dice che è coperta, altrimenti si parla di zona fuori copertura (o fuori
campo o fuori portata).

• Potenza: si riferisce alla potenza in Watt alla quale la radio sta trasmettendo; più la potenza di trasmissione è
elevata, maggiore sarà l’intensità del segnale radio emesso dal vostro apparato. Determinate tipologie di radio
non consentono né di aumentare né di diminuire la potenza di trasmissione, in quanto regolamentata per legge
(es. PMR-446).

• Propagazione: termine con cui si allude alla diffusione delle onde radio nell’etere.

• PTT: dall’inglese Push To Talk (traducibile con “Premere il Tasto per Trasmettere”), così viene chiamato il
tasto presente in ogni apparato radio ricetrasmittente che consente di commutare fra ricezione e trasmissione; va
tenuto premuto per parlare e rilasciato per tornare in ascolto (cfr. § 4.8).

• Radioamatore: persona esperta e appassionata di comunicazioni radio, dedita alla sperimentazione tecnica e al
servizio della comunità in caso di calamità, appartenente a una categoria di operatori radio disciplinata a livello
internazionale, alla quale è consentito utilizzare apparati particolari, anche autocostruiti, e comunicare su bande
di frequenze ad essa riservate dalla normativa nazionale e internazionale; per diventare radioamatore è
necessario superare un esame statale e conseguire un’autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo
Economico che consente di ottenere un nominativo personale, unico a livello mondiale, con cui identificarsi
durante le comunicazioni radio fra radioamatori (es. IU4FMX).

• Roger Beep: viene così chiamato quel trillo che alcuni apparati possono emettere automaticamente quando si
rilascia il tasto PTT, il cui scopo è segnalare all’interlocutore che il proprio messaggio è terminato e che la parola
gli viene ceduta. Quando questa funzione è attiva, non è necessario che l’operatore pronunci la parola PASSO alla
fine di ogni suo messaggio (cfr. § 6, § 8), dal momento che il significato è il medesimo. In contesti
particolarmente concitati o su canali radio affollati tale funzione andrebbe disabilitata poiché rischia di creare un
eccessivo inquinamento acustico, specie nei rapidi botta e risposta in cui l’uso del è PASSO superfluo.

• RX: abbreviazione per “ricezione”.

• Scrambler: funzione che consente di criptare le comunicazioni vocali via radio. In Italia il suo utilizzo è vietato
per le comunicazioni tra privati.

• Simplex (o half-duplex): termine con cui si descrive un sistema di telecomunicazioni “bidirezionale alternato”,
che consente cioè a ciascun interlocutore di parlare e ascoltare, ma soltanto alternandosi e non allo stesso tempo;
ne è un esempio la radio.

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• Squelch: funzione che consente di disattivare l’uscita audio della ricetrasmittente quando i segnali radio captati
non superano una determinata soglia di intensità, regolabile dall’operatore. Si utilizza per silenziare sia il
fastidioso fruscio di fondo altrimenti udibile sul canale quando nessuno trasmette, sia quelle comunicazioni
provenienti da lontano che giungono con segnale troppo debole per risultare comprensibili. Abbassando lo
squelch si aumenta la capacità dell’apparato di ricevere segnali più deboli; alzandola l’apparato è in grado di
filtrare rumori di maggiore intensità, come quelli derivanti da interferenze o disturbi passeggeri. Lo squelch può
anche essere temporaneamente disabilitato (nel gergo aprire lo squelch) tenendo premuto un apposito pulsante –
generalmente etichettato MONITOR – al fine di poter udire tutti i segnali radio captati dall’apparato.

• Subtono (o tono sub-audio; tone squelch; CTCSS; DCS; PL tone; CG): funzione che consente a più gruppi di
operatori di condividere lo stesso canale radio senza arrecarsi disturbo a vicenda. In trasmissione permette di
rendere le proprie chiamate “selettive”, instradandole verso i soli operatori del proprio gruppo, mentre in
ricezione permette di filtrare il traffico radio presente sul canale, silenziando tutte le trasmissioni estranee al
proprio gruppo. Affinché il sistema funzioni, tutti gli apparati che si desiderano far comunicare tra loro devono
avere impostato lo stesso subtono, sia in trasmissione, sia in ricezione. Si tenga presente che questo sistema non
cripta la propria comunicazione, né impedisce a terzi estranei di ascoltarla: se infatti sull’apparato non viene
impostato alcun subtono in ricezione, si è in grado di udire tutte le comunicazioni in corso sul canale, anche
quelle trasmesse con subtono! Si tenga inoltre presente che mentre qualcuno sta trasmettendo sullo stesso canale
senza subtono o con un subtono diverso dal proprio, nonostante la radio appaia silente, il canale risulterà
comunque occupato per tutti. Quando la funzione subtono è attiva, è comunque possibile disabilitarla
temporaneamente tenendo premuto il tasto con il quale si apre lo squelch – generalmente etichettato MONITOR –
al fine di poter udire tutte le comunicazioni radio in corso sul canale.

• TLC: abbreviazione per “telecomunicazioni”.

• TX: abbreviazione per “trasmissione”.

• VOX: funzione che consente alla radio di passare automaticamente in trasmissione non appena si inizia a
parlare, senza che vi sia bisogno di tenere premuto il tasto PTT. Utile quando si devono avere entrambe le mani
libere, in combinazione con un auricolare con microfono o laringofono. In contesti particolarmente concitati o
su canali radio affollati in cui la radio rischia di attivarsi involontariamente andrebbe disabilitato, poiché può
disturbare le comunicazioni di tutti gli operatori.

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4. Funzionamento di base

PMR-446 VHF-UHF DMR VHF MARINO


(personale) (radioamatoriale) (professionale) (nautico)

“Midland G7PRO”, “Yaesu VX-8”, “Hytera PD-782” , “Uniden MHS75” (rielaborazione; collage non in scala)

Le radio ricetrasmittenti non sono tutte uguali e non tutte sono compatibili fra loro: ne esistono in commercio di
svariate tipologie, ciascuna progettata per un particolare ambito di utilizzo e dotata di caratteristiche tecniche
differenti dalle altre. Questa diversificazione non si deve però a ragioni di natura tecnica, ma esclusivamente legale
e dipende dalla diversa disciplina normativa a cui è soggetta ciascuna tipologia di apparato. Dal punto di vista
tecnico, infatti, tutte le radio condividono la medesima tecnologia e possiedono funzioni di base assolutamente
identiche. Ciò significa che per mettere in funzione e adoperare un qualsiasi apparato ricetrasmittente i passaggi da
seguire, pochi e semplici, sono sempre gli stessi.

1. LEGGETE LE ISTRUZIONI D’USO. Per imparare a conoscere la vostra radio e per sfruttarne a pieno le
potenzialità è fondamentale leggere attentamente il relativo manuale d’istruzioni. Se anche l’apparato vi è
stato fornito già configurato e pronto all’uso, premuratevi comunque di informarvi su come gestire le funzioni
essenziali, ossia: accensione e spegnimento; cambio della batteria; tasto PTT; regolazioni di frequenza, volume,
squelch e subtoni.

2. CARICATE LE BATTERIE. Per evitare spiacevoli sorprese, prima di iniziare un’attività in cui è previsto
l’impiego della radio, ricordatevi per tempo di mettere in carica le batterie e di partire sempre a batterie
completamente cariche, possibilmente con una batteria carica di scorta. Se l’apparato rimane inutilizzato per
lunghi periodi di tempo, ricaricate comunque le batterie a cadenza regolare, per evitare che perdano capacità di
carica. Durante l’uso tenete sempre monitorata la percentuale di carica della batteria, poiché le ricetrasmittenti
consumano pochissimo se rimangono in stand-by, ma il drenaggio è più rapido durante la ricezione e aumenta
notevolmente quando si trasmette. Rispettate le indicazioni fornite dal produttore dell’apparato quanto alle
modalità corrette di ricarica delle batterie. Per contenere il consumo di batterie, se il vostro apparato consente
di variare la potenza di trasmissione, trasmettete sempre alla potenza minore possibile e aumentatela solo se il
vostro interlocutore non riesce a sentirvi in modo soddisfacente. Se il vostro apparato dispone di una funzione
tipo “power save” in ricezione, attivatela.
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Se nel mezzo di un’attività che prevede l’uso della radio notate che il livello di carica della batteria è basso e
ritenete opportuno sostituirla, prima di spegnere la radio comunicatelo al vostro interlocutore, per informarlo che
non sarete raggiungibili fino a nuova comunicazione. Fate lo stesso quando riaccendete la radio e tornate in ascolto.

3. INSERITE L’ANTENNA. Ogni volta che accendete una radio assicuratevi che l’antenna (se amovibile) sia ben
inserita, poiché una volta accesa, se si dovesse accidentalmente premere il tasto di trasmissione (PTT) senza
l’antenna inserita, si rischierebbe di danneggiare la circuiteria dell’apparato in modo irreversibile.

4. ACCENDETE LA RADIO.

5. SINTONIZZATEVI SULLA FREQUENZA OPERATIVA. Se il vostro apparato vi consente di sintonizzare


manualmente la frequenza su cui comunicare (cfr. § 3), entrate in modalità “sintonia manuale” (cd. VFO) e
usando il tastierino numerico componete la frequenza desiderata, ovvero quella concordata con i vostri
interlocutori; se invece il vostro apparato vi consente soltanto di scegliere tra i canali già in memoria, usando
l’apposito tasto o selettore rotativo scegliete il canale su cui intendete comunicare fra quelli disponibili. Se non
siete vincolati all’uso di un canale specifico, abbiate cura di sceglierne uno che non sia al momento utilizzato
da altri, per evitare di essere disturbati o di interferire con le comunicazioni altrui; per far fronte a una simile
evenienza, concordate preventivamente con i vostri interlocutori un canale alternativo su cu spostarvi in caso
di disturbi o interferenze.

Se l’apparato vi è stato fornito già configurato e pronto all’uso, non cambiate la frequenza o il canale già impostati,
⚠ a meno che non vi vengano date istruzioni in tal senso.

Se vi trovate in una situazione di emergenza e avete come unico mezzo di comunicazione a disposizione una
⚠ ricetrasmittente che non vi appartiene e che non sapete come configurare, tentate di lanciare una chiamata di
richiesta di soccorso sul canale già impostato sull’apparato (cfr. § 10.9).

6. IMPOSTATE IL SUBTONO. Se ne avete bisogno e il vostro apparato possiede tale funzione, potete attivare la
funzione subtono (cfr. § 3). Se intendete usarlo come filtro per non essere disturbati dalle conversazioni altrui,
il subtono va impostato sia in ricezione sia in trasmissione, mentre se dovete usarlo per agganciare un ponte
ripetitore, va impostato solo in trasmissione (cfr. § 13). Se non avete bisogno della funzione del subtono,
assicuratevi che sia disabilitata, per evitare di avere filtri attivi sul traffico radio in entrata.

Nelle ricetrasmittenti più semplici (es. PMR-446), il subtono si imposta tramite un’unica voce del menù di
configurazione, che lo attiva o disattiva congiuntamente sia in ricezione sia in trasmissione. In questo tipo di
apparati, solitamente, i subtoni disponibili sono indicati sul display con un numero intero, associato a una
determinata frequenza in Hertz in base a una tabella di corrispondenza fornita dal produttore. Siccome ogni
produttore è libero di usare la propria tabella di corrispondenza, nel caso intendiate comunicare con operatori dotati
di apparati di marche diverse, è sempre bene concordare il subtono da usare facendo riferimento al suo esatto valore
in Hertz anziché al numero a esso associato, che potrebbe non coincidere.
Nelle ricetrasmittenti più complesse, destinate a essere impiegate anche nelle comunicazioni via ponte ripetitore (es.
radioamatoriali, nautiche), per attivare la funzione subtono sono solitamente necessari due passaggi, che possono
differire a seconda dell’interfaccia dell’apparato. Se nel menù di configurazione sono presenti due distinte voci
relative alla scelta del subtono, queste servono a impostarlo in modo indipendente per trasmissione e ricezione (ciò
consente di attivarlo in entrambe le vie, o solo in trasmissione, a seconda dell’uso che occorre farne). Se invece è
presente un’unica voce di menù, questa serve soltanto a scegliere la frequenza in Hertz del subtono, mentre per
attivarlo occorre intervenire su una distinta voce di menù, solitamente denominata SQUELCH TYPE, nella quale andrà
selezionata l’opzione TONE se si vuole il subtono solo in trasmissione, o TONE SQUELCH (o TSQL) se lo si vuole anche
in ricezione.
Nelle ricetrasmittenti civili o digitali (es. DMR, TETRA) sia i canali, sia i subtoni vanno configurati
preventivamente, utilizzando il software per computer fornito assieme all’apparato.

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7. REGOLATE LO SQUELCH. Se l’apparato ve lo consente, regolate lo squelch (cfr. § 3) in modo tale da ottenere
sulla vostra ricetrasmittente il miglior compromesso tra la capacità, da un lato, di silenziare il fastidioso fruscio
di fondo udibile quando nessuno sta trasmettendo e, dall’altro, di captare anche il più flebile segnale vocale
che siete in grado di carpire. Per farlo, agite sullo squelch tramite l’apposita manopola o la relativa voce di
menù e impostatelo al valore minimo consentito, quindi aumentatelo progressivamente sino a quando non
raggiungete la soglia esatta in cui l’indesiderato rumore di fondo riesce a essere silenziato dal vostro apparato.
Mantenete questa impostazione, a meno che non vi troviate nella particolare necessità di dover alzare
ulteriormente la soglia dello squelch, come nel caso in cui si verifichino tutte le seguenti condizioni: il canale
su cui siete sintonizzati è particolarmente disturbato da segnali radio indesiderati; non potete cambiare il
canale su cui operare; le comunicazioni provenienti dai vostri interlocutori arrivano con segnale molto forte
(quindi non rischiano di essere filtrate e silenziate neppure alzando la soglia dello squelch di quanto basta per
eliminare le interferenze).

8. ESEGUITE UNA PROVA DI SINTONIA COLLETTIVA. Nel caso adoperiate la radio per un’attività di gruppo,
sinceratevi che tutti coloro coi quali intendete comunicare abbiano configurato i rispettivi apparati
correttamente e in modo identico (stessa frequenza o canale e, se necessario, stesso subtono). Per fare ciò, a
turno, trasmettete una breve nota o un trillo di chiamata premendo il relativo tasto, presente su quasi tutti gli
apparati e solitamente etichettato CALL o TONE: se tutti gli altri sentono la nota o il trillo, le radio sono pronte a
comunicare fra loro. Qualora i vostri apparati non dispongano di un tasto dedicato, potete semplicemente
provare a trasmettere un messaggio di prova, verificando che gli altri lo abbiano ricevuto. Evitate di
trasmettere quando le radio sono molto vicine tra loro, per non danneggiarle; premuratevi di mantenerle
sempre a una distanza di almeno due metri fra loro, specialmente se le avete impostate per trasmettere ad alta
potenza (se i vostri apparati permettono di modificare la potenza di trasmissione).

Nelle attività organizzate che richiedono l’impiego delle comunicazioni radio, prima dell’inizio delle operazioni, di
regola il coordinatore procede all’appello via radio degli operatori dislocati sul campo (cfr. § 10.8). Quel tipo di
procedura svolge, tra le altre funzioni, anche quella di prova di sintonia.

9. REGOLATE IL VOLUME. Aggiustate il livello di volume dell’audio in modo tale da essere sicuri di udire le
chiamate provenienti dagli altri operatori, specialmente se vi trovate in luoghi rumorosi, ma evitate di alzarlo
eccessivamente poiché ciò può disturbare chi vi sta intorno e persino distorcere la voce del vostro
interlocutore, causando una ricezione non ottimale.

Se volete controllare il livello di volume dell’audio quando siete da soli o nessuno sta trasmettendo sul vostro
canale, tenete premuto il tasto con il quale si apre lo squelch (cfr. § 3), generalmente etichettato MONITOR; ciò vi
permetterà di regolare il volume sfruttando il rumore del fruscio di fondo udibile quando si apre lo squelch.

10. TENETE PREMUTO IL TASTO PTT PER PARLARE, RILASCIATELO PER ASCOLTARE. L’aspetto più importante
da ricordare sulle comunicazioni via radio è, come già spiegato, che non è possibile parlare e ascoltare
contemporaneamente, ma occorre passare dalla ricezione alla trasmissione, e viceversa. Ogni radio quando è
accesa è costantemente in ricezione, quindi per trasmettere occorre premere e tenere premuto il tasto PTT fino a
quando non si è finito di parlare.

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5. Tecnica di trasmissione

L’abilità di comunicare efficacemente via radio si acquisisce con la pratica, gradualmente, ma sin da subito potete
seguire alcune regole basilari che vi permetteranno di utilizzare il vostro apparato nel modo migliore. Tenete
sempre a mente che un utilizzo diligente della radio, in particolare durante le attività di gruppo, non solo aiuta lo
svolgimento dei compiti di tutti, ma contribuisce anche a dare agli altri l’esempio su come si comunica via radio in
modo professionale.

1. SCEGLIETE LA POSIZIONE DA CUI TRASMETTERE. Le onde radio si propagano nell’aria in tutte le direzioni
come le increspature dell’acqua quando si getta un sasso in uno stagno placido, e come queste ultime
reagiscono in modo complesso agli ostacoli che incontrano (es. edifici, vegetazione, rocce, precipitazioni
atmosferiche). Per questo, se non siete vincolati a restare fermi in un luogo preciso, cercate sempre di
comunicare da un punto con visuale aperta in direzione del vostro interlocutore e il più possibile sopraelevato
rispetto all’orizzonte, così da assicurarvi una ricezione migliore e una distanza di trasmissione maggiore.
Tenete presente che se due interlocutori si trovano virtualmente a portata ottica (es. da vetta a vetta), con due
comuni apparati palmari possono parlare a distanza di centinaia di chilometri. Evitate di trasmettere mentre vi
muovete, anche a piedi, o dall’interno di edifici o di veicoli, in quanto tali strutture agiscono da schermo per le
onde radio e attenuano notevolmente la portata dell’apparato. Se vi trovate circondati da ostacoli, ricordatevi
che anche uno spostamento di pochi passi può fare una grande differenza (lo potete sperimentare quando siete
in automobile e ascoltate la musica in radiodiffusione: anche spostandovi di poco la qualità dell’audio può
variare sensibilmente, specie in centro città, in montagna, o quando entrate in galleria).

2. IMPUGNATE CORRETTAMENTE LA RADIO. Impugnate la radio palmare avendo cura che l’antenna sia il più
possibile verticale rispetto all’orizzonte e mantenetela a una distanza di circa dieci centimetri dalla bocca. Non
afferrate l’antenna durante la trasmissione poiché questo riduce notevolmente la portata del segnale radio e
ostacola la ricezione. Non strattonate o piegate l’antenna. Non trasmettete mai senza l’antenna inserita, ciò
danneggia irreversibilmente l’apparato. Non trasmettete, specie in alta potenza, se più radio sono molto vicine
tra loro, ciò potrebbe danneggiarle irreversibilmente.

3. ASCOLTATE PRIMA DI TRASMETTERE. Prima di premere il tasto PTT per andare in trasmissione, verificate se
ci sono altre conversazioni in corso; in tal caso attendete che chi sta comunicando abbia chiuso il collegamento
e liberato il canale. Se dovete lanciare un messaggio di emergenza, potete inserirvi in una conversazione in
corso, ma abbiate premura di effettuare la vostra chiamata in un momento in cui nessun altro sta trasmettendo,
altrimenti a causa del sovrapporsi di più voci potreste non essere uditi da chi volete contattare.

4. PENSATE PRIMA DI PARLARE. Ogni messaggio trasmesso via radio deve rispondere ai canoni di accuratezza,
brevità, chiarezza (“ABC”: Accuracy, Brevity, Clarity). Siccome lo stesso canale radio è condiviso fra tutti gli
operatori sintonizzati, è importante tenerlo occupato il meno possibile; inoltre, limitare il tempo in cui restate
in trasmissione vi consentirà di ridurre notevolmente il consumo delle batterie dell’apparato. Pianificate
mentalmente il vostro messaggio prima di iniziare a trasmetterlo, soprattutto in contesti in cui la tempestività è
fondamentale, poiché si perde molto più tempo a rispiegare più volte un messaggio confuso che a pensarlo e
pronunciarlo una sola volta in stile telegrafico, asciutto e perentorio. Scegliete saggiamente le parole da
pronunciare; sfruttate al massimo la varietà lessicale della lingua, prediligendo i vocaboli più semplici e
calzanti (es. non dite «dirigiti in direzione nord» ma «procedi verso nord», che risulta più fluente e suona più
distintamente); createvi un vostro dizionario mentale per far fronte a situazioni ripetitive e velocizzare le
comunicazioni; evitate convenevoli, esitazioni, intercalare, giri di parole, espressioni gergali o dialettali e
commenti personali.

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5. ATTENDETE PRIMA DI PARLARE. Dopo aver premuto il tasto PTT, attendete almeno un secondo prima di
parlare, per evitare che l’inizio del vostro messaggio possa venire troncato; anche quando avete finito di
parlare, attendete un istante prima di rilasciare il tasto PTT. Se usate una ricetrasmittente di tipo digitale (es.
DMR, TETRA), prima di parlare attendete che l’apparato abbia emesso il caratteristico tono denominato TALK
PERMIT TONE che segue alla pressione del tasto PTT (la cui funzione, simile al beep di una tradizionale
segreteria telefonica, è quella di far sapere all’operatore quando ha il permesso di parlare); nel caso il vostro
apparato digitale non emetta alcun trillo alla pressione del tasto PTT, attendete almeno tre secondi prima di
parlare.

6. MODULATE CORRETTAMENTE LA VOCE. Parlate sempre con tono calmo e cadenza naturale, scandendo bene
i vocaboli, anche se la situazione è concitata; non urlate né bisbigliate, altrimenti la voce risulterà distorta o
incomprensibile. Tenete sempre sotto controllo ritmo, velocità, volume, tono della voce (“RSVP”: Rythm,
Speed, Volume, Pitch). Un messaggio di vitale importanza, se urlato o trasmesso troppo frettolosamente,
potrebbe non essere percepito correttamente.

7. MODERATE IL LINGUAGGIO. In ascolto potrebbero esservi anche minorenni o persone suscettibili, pertanto in
radio sono bandite le offese, il turpiloquio e le profanità. Evitate di fare battute su determinati argomenti (es.
politica, religione) o di farvi coinvolgere in un diverbio, che altera l’umore e può causavi una distrazione
fatale. Se dovete dare un rapporto su una situazione di emergenza in cui sono coinvolte vittime o feriti, non
utilizzate mai un linguaggio impropriamente colorito, che può risultare irrispettoso per eventuali famigliari in
ascolto.

8. NON DIVULGATE DATI PERSONALI. Per la sicurezza vostra e altrui, evitate di comunicare via radio qualunque
tipo di dato personale (es. nomi, posizioni, credenziali, ecc.): tenete presente che in radio chiunque può
ascoltarvi e registrarvi, pertanto non parlate di ciò che non direste senza remore a una platea di sconosciuti.

9. SPEZZATE I MESSAGGI LUNGHI ED EVITATE DIALOGHI SERRATI. Nel corso di un dialogo particolarmente
serrato, quando è il vostro turno di parlare, ricordatevi ogni tanto di lasciar passare qualche secondo prima di
andare in trasmissione (ossia lasciate dello “spazio bianco” tra un passaggio e l’altro), per consentire ad altri
operatori di inserirsi nella conversazione in corso e comunicare messaggi più urgenti o lanciare chiamate di
emergenza. Se dovete trasmettere un comunicato ufficiale o un messaggio articolato che l’interlocutore è
tenuto a trascrivere, annotatelo per iscritto e poi dettatelo fedelmente. Se il messaggio da dettare è
particolarmente lungo, suddividetelo in porzioni non più lunghe di venti secondi di parlato ciascuna e
trasmettetene una alla volta, avendo cura di fare delle pause di circa cinque secondi; quando fate una pausa
non dovete annunciarlo in alcun modo, basta interrompere il discorso e rilasciare il tasto PTT, attendere
qualche secondo e premerlo nuovamente prima di riprendere a parlare.

10. COMUNICATE SEMPRE L’AVVENUTA RICEZIONE DI OGNI MESSAGGIO. Esattamente come quando inviate un
SMS da telefono cellulare, anche quando trasmettete un messaggio via radio non avete alcun modo di sapere
se il destinatario lo ha ricevuto correttamente o meno (mentre le attuali applicazioni di messaggistica
telematica, come Signal, Telegram e WhatsApp lo indicano con l’icona della cd. “doppia spunta”); siate
dunque diligenti nel dare sempre al mittente un riscontro di ogni messaggio che avete ricevuto correttamente
(cfr. § 8) e quando siete voi ad averlo trasmesso sollecitate il vostro interlocutore a fornirvelo qualora non
dovesse farlo spontaneamente (cfr. § 10.5).

Ricordate che nessun messaggio trasmesso via radio può considerarsi ricevuto con certezza finché il destinatario
⚠ non fornisce al mittente un chiaro e tempestivo riscontro dell’avvenuta ricezione.

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6. Sintassi di un messaggio radio

Ogni messaggio radio va pronunciato rispettando una sintassi uniforme, riconosciuta e applicata universalmente.
Essa si compone di cinque parti, di seguito elencate:

1: nominativo del destinatario


2: QUI
3: nominativo del mittente
4: contenuto del messaggio
5: PASSO o CHIUDO

Ogni volta che parlate via radio, pronunciate prima di tutto il nominativo dell’operatore al quale vi state rivolgendo,
affinché costui, sentendosi interpellato, possa porsi attentamente all’ascolto. Subito dopo pronunciate il vostro
nominativo – preceduto dalla parola-procedurale QUI (cfr. § 8) – cosicché il vostro interlocutore possa capire chi lo
sta chiamando: il semplice suono della vostra voce, infatti, potrebbe non bastare per farvi riconoscere, specie
quando il vostro segnale radio giunge distorto o poco intelligibile, o siete sintonizzati su un canale affollato, per
non dire di quando dialogate con operatori che non vi conoscono di persona.

Infine, siccome sulla stessa frequenza radio non possono parlare più persone contemporaneamente, ma occorre
attendere che chi sta trasmettendo abbia disimpegnato il canale, quando avete terminato il vostro messaggio, prima
di rilasciare il tasto PTT, è fondamentale che utilizziate sempre le parole-procedurali PASSO o CHIUDO (cfr. § 8),
secondo il rispettivo significato; così facendo avvisate il vostro interlocutore che il canale è a sua disposizione per
poter eventualmente replicare, inoltre informate gli altri operatori in ascolto che, se lo necessitano, possono inserirsi
nella conversazione in corso per lanciare messaggi urgenti o prioritari.

″ ESEMPIO″

- «Campo Base1 QUI2 Squadra Delta3 siamo arrivati al traguardo4 PASSO5»

- «Squadra Delta1 QUI2 Campo Base3 RICEVUTO4 CHIUDO5»

Le ragioni che hanno portato al consolidarsi di questa consuetudine sono da rinvenirsi in una caratteristica propria della
tecnologia impiegata nelle radiocomunicazioni.
Mentre nella telefonia le comunicazioni avvengono sempre tra due singole persone, di talché non si presenta il problema
di individuare chi sono gli interlocutori della conversazione, nella radiofonia il medesimo problema è invece endemico e
insormontabile, dal momento che ogni messaggio trasmesso via radio viene diffuso indistintamente a tutti coloro che
sono in ascolto in quel momento sullo stesso canale.
Ogni canale radio costituisce infatti un’unica via di comunicazione, condivisa fra tutti gli operatori che vi sono
sintonizzati in un dato momento. Ciò rende necessario escogitare una soluzione che consenta a più conversazioni
individuali di coesistere sullo stesso canale: questa soluzione è stata trovata, appunto, nel prescrive a ogni operatore di
dichiarare sempre a voce il mittente e il destinatario di ciascun messaggio trasmesso via radio.
Per meglio capire l’utilità di questa soluzione, pensate a un canale radio come a un luogo affollato e rumoroso: se voleste
rivolgervi a un vostro amico mescolato tra la folla, con cui non avete un contatto visivo, ciò che fareste sarebbe
innanzitutto chiamarlo per nome, quindi gli direste chi lo sta chiamando e infine gli comunichereste il vostro messaggio,
gridando qualcosa del tipo «Laura, sono Enrico, ci vediamo all’uscita vicino al palco!». O ancora, pensate a un canale
radio come a una chat e immaginate le caotiche conseguenze che si verificherebbero se sullo schermo non venissero
visualizzati i nomi degli internauti che digitano i messaggi: seguire una conversazione risulterebbe impossibile.

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7. Alfabeto fonetico ICAO/NATO

Quando via radio debbono essere pronunciate singolarmente delle lettere o delle cifre, si usa ricorrere all’alfabeto
fonetico ICAO/NATO, impiegato quotidianamente in tutte le radiocomunicazioni professionali a livello mondiale.
Sono invece da evitare altri alfabeti fonetici fantasiosi nati dalle prassi locali, quali i nomi di città o di persona, che
possono generare fraintendimenti se non sono conosciuti da tutti gli interlocutori (es. la lettera “P” pronunciata
«Polonia» può essere confusa con la lettera “B” come «Bologna»). Chiunque possiede una radio dovrebbe
conoscere a memoria questo alfabeto, che può comunque tornare utile anche al di fuori delle radiocomunicazioni,
ad esempio per dialogare con persone di madrelingua diversa dalla propria.

LETTERA PRONUNCIA* CIFRA PRONUNCIA**


A Alfa 1 One / Unaone
B Bravo 2 Two / Bissotwo
C Charlie 3 Three / Terrathree
D Dèlta 4 Fower / Kartefour
E Ècho 5 Five / Pantafive
F Foxtrot 6 Six / Soxisix
G Golf 7 Seven / Setteseven
H Hotel 8 Eight / Oktoeight
I India 9 Niner / Novenine
J Juliètt 0 Zero / Nadazero
K Kilo
L Lima (*) I termini derivanti da parole inglesi
M Mike vanno pronunciati in inglese (es. “Mike”
N November ➜ «Maic»). La sottolineatura indica quali
O Oscar sillabe vanno enfatizzate durante la
P
pronuncia. Gli accenti aperti o chiusi
Papa
aiutano a illustrare la pronuncia ufficiale di
Q Quebèc ciascun termine.
R Roméo
(**) Di norma le cifre possono essere
S Sièrra
pronunciate in italiano. La pronuncia
T Tango inglese può essere usata quando si dialoga
U Uniform con operatori stranieri (notate bene la
V Victor particolare pronuncia dei numeri 4 e 9). La
W
versione fonetica internazionale completa
Whiskey
può essere utilizzata quando la qualità
X X-ray audio del collegamento è scadente.
Y Yankee
Z Zulu

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8. Fraseologia internazionale

La radio viene tutt’oggi utilizzata quotidianamente come principale mezzo di comunicazione in una moltitudine di
settori professionali, da quello militare a quello dei trasporti, dalla vigilanza al soccorso, dalla logistica alla
protezione civile, passando per tutte le altre attività in cui si lavora in équipe. In tutti questi ambiti, per quanto
eterogenei, si dialoga utilizzando una fraseologia sostanzialmente uniforme, che si compone di vocaboli ben
specifici (detti “procedure-words” o “parole-procedurali”) convenzionalmente riconosciuti e accettati come
lessico universale nelle radiocomunicazioni.

Non si tratta semplicemente di un gergo consolidatosi nel tempo, ma di un vero e proprio vocabolario,
appositamente congegnato a tavolino per possedere una duplice caratteristica: esprimere concetti di uso ricorrente
in modo stringato e uniforme – così da semplificare la conversazione e ottimizzarne i tempi – e assicurare che
ciascuna parola suoni all’orecchio in modo distinto dalle altre – così da renderla inconfondibile anche in caso di
interferenze o di segnale particolarmente debole.

Conoscere e saper parlare questo linguaggio universale è importante sia perché in condizioni ordinarie consente di
incrementare notevolmente l’efficacia delle proprie comunicazioni rispetto a quanto si può ottenere conversando in
modo informale, estemporaneo o arzigogolato, sia perché può rivelarsi un’abilità essenziale quando si presenta la
necessità di scambiare rapidamente informazioni di importanza vitale, come durante lo svolgimento di attività
pericolose in ambienti ostili, o in caso di partecipazione a interventi di soccorso o protezione civile.

L’obbiettivo di chiunque possieda una radio deve essere quindi imparare a memoria la fraseologia specifica delle
radiocomunicazioni e allenarsi a utilizzarla con costanza, incoraggiando ciascun componente del proprio gruppo a
fare altrettanto. Bisogna invece evitare la tendenza a esprimersi in altri linguaggi procedurali, pure in uso nelle
radiocomunicazioni, ma destinati ad altri ambiti molto specifici, come ad esempio i codici numerici CB, le
abbreviazioni radiotelegrafiche o il “Codice Q”, che non tutti conoscono e che perciò rischiano di diventare un
ostacolo, anziché un’agevolazione, a una comunicazione chiara ed efficace.

Qui sono riportate (in ordine alfabetico) soltanto le parole-procedurali basilari, con relativi sinonimi o varianti.
Oltre a queste, la fraseologia internazionale delle radiocomunicazioni ne prevede molte altre, qui volontariamente
omesse perché di scarso uso pratico, avendo un significato limitato ad ambiti particolari (es. esercito, aviazione,
nautica, polizia, soccorso, ecc.). Nei capitoli seguenti, attraverso esempi pratici, verrà fornita una spiegazione
dettagliata sul modo in cui vanno adoperate le principali parole-procedurali.

VOCABOLO SIGNIFICATO

ASPETTA Aspetta a trasmettere, sono occupato e non sono pronto a ricevere.


WAIT
Questo termine non va confuso con STANDBY (ATTENDI , RESTA IN ATTESA),
utilizzato prevalentemente in aeronautica come ordine di tenersi pronti per un
determinato evento senza intraprendere alcuna azione nel frattempo.

AUTORIZZATO Sei autorizzato a procedere come concordato.


AUTHORIZED

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CHIAMATA GENERALE Annuncio un messaggio rivolto a tutti gli operatori della rete.
ALL STATIONS
La traduzione ufficiale di questo termine della fraseologia internazionale è A
TUTTE LE STAZIONI (dove la parola “stazioni” può essere sostituita con
“postazioni”, “squadre”, “pattuglie”, “equipaggi” o altro a seconda del contesto).
Il termine CHIAMATA GENERALE deriva dal CQ radioamatoriale (pronunciato “seek
you” in inglese, ossia “ti cerco”, da intendersi come un appello a chiunque sia in
ascolto), è qui suggerito in quanto ha un significato più immediato.

CHIUDO Chiudo il collegamento, non è necessaria alcuna risposta.


OUT
Il significato di CHIUDO è antitetico a quello di PASSO, col quale si invita
⚠ l’interlocutore a replicare, quindi è scorretto dire «PASSO e CHIUDO» per
concludere una conversazione.

CIFRE Seguirà un numero compitato cifra per cifra.


FIGURES

CONFERMA Chiedo conferma della seguente informazione/istruzione/autorizzazione/ecc.


CONFIRM
v. anche CONFERMATO, NEGATIVO.

CONFERMATO Sì / Vero / Esatto / Accordato.


AFFIRM
v. anche CONFERMA, NEGATIVO.

La traduzione ufficiale di questo termine della fraseologia internazionale è


AFFERMO (mentre AFFERMATIVO viene evitato in quanto pericolosamente assonante
con l’opposto NEGATIVO), tuttavia qui si è deciso di proporre in via ufficiosa, per
un impiego non specialistico delle radiocomunicazioni, l’uso di un vocabolo già
ampiamente diffuso nella prassi e non concettualmente difforme nel significato da
quello internazionale.

CONTROLLO RADIO Richiedo una verifica della copertura radio, sotto forma di rapporto sulla
RADIO CHECK comprensibilità della voce (RADIO) e l’intensità del segnale (SEGNALE) ricevuto.

Risposta:
RADIO 5 =comprensibilità 100% = perfettamente comprensibile
RADIO 4 =comprensibilità 80% = abbastanza comprensibile
RADIO 3 =comprensibilità 60% = appena comprensibile
RADIO 2 =comprensibilità 40% = variabile; distorto; disturbato; intermittente
RADIO 1 =comprensibilità 20% = incomprensibile
RADIO 0 =comprensibilità 0% = nessuna modulazione
SEGNALE 1~9 = questo valore si ricava dal display dell’apparato, su cui è
solitamente presente una barra a tacche (S-METER) che rappresenta l’intensità del
segnale ricevuto. Per brevità, questo parametro può essere omesso dal rapporto.

Esempio di risposta: «RADIO 5 SEGNALE 9», oppure «5 9» in forma contratta.

Nelle fonti ufficiali è prevista anche una risposta in linguaggio semplice (es.
«forte e chiaro», «debole e disturbato», ecc.), ma questo tipo di protocollo
è sconsigliato in quanto troppo approssimativo e soprattutto fraintendibile in
condizioni critiche, là dove occorre maggior precisione.

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CORREGGO Rettifico quanto ho appena detto, riprendo a trasmettere dalle ultime parole inviate
CORRECTION correttamente.
La traduzione ufficiale di questo termine della fraseologia internazionale è
CORREZIONE, tuttavia qui si è deciso di proporre in via ufficiosa, per un impiego
non specialistico delle radiocomunicazioni, l’uso di un verbo anziché di un
sostantivo in quanto più fluente da pronunciare e immediato da capire. In inglese
ciò non sarebbe possibile in quanto il verbo “correggo” e l’aggettivo “corretto”,
che hanno significati ben diversi, si traducono entrambi con “correct”.

DECIMALI Virgola decimale.


DECIMAL

EMERGENZA Seguirà messaggio di emergenza con priorità assoluta.


EMERGENCY

ESEGUO Ho compreso perfettamente ed eseguo l’ordine o le istruzioni ricevute.


WILCO
Questo tipo di risposta già implica l’avvenuta ricezione del messaggio, pertanto è
⚠ scorretto usarle insieme, dicendo «RICEVUTO, ESEGUO».

FONETICO Seguirà una parola compitata lettera per lettera in alfabeto fonetico.
I SPELL

IN ASCOLTO Puoi trasmettere, sono pronto a ricevere.


SEND YOUR
La parola AVANTI (GO AHEAD), talvolta erroneamente usata per invitare
l’interlocutore a parlare, risulta abolita dalla prassi internazionale in quanto può
essere facilmente confusa con l’indicazione di procedere in una certa direzione.

INTERROGATIVO; Informo l’interlocutore che la frase è una domanda e non un’affermazione.


DOMANDA
Si tratta di termini in uso nella prassi ma non appartenenti alla fraseologia
ufficiale. Per imparare il modo corretto di porre domande quando si comunica via
radio cfr. § 9.6.

NEGATIVO No / Falso / Errato / Negato. Seguono eventuali precisazioni.


NEGATIVE
v. anche CONFERMA, CONFERMATO.

ORARIO Seguirà la comunicazione di un orario o di un gruppo data-ora.


TIME

PASSO Ho terminato il messaggio, ti cedo la parola per la risposta.


OVER
Altri termini quali K o CAMBIO, aventi identico significato nel lessico puramente
radioamatoriale, andrebbero sempre evitati perché difficilmente comprensibili per
chi è estraneo a quel gergo.

POSIZIONE Ubicazione sul territorio (es. di una persona o di un mezzo mobile).

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QUI Seguirà il nominativo di chi sta trasmettendo.


THIS IS
Le fonti ufficiali scoraggiano l’utilizzo in radiofonia del vocabolo alternativo DA,
impiegato esclusivamente tra radioamatori e derivato dal DE telegrafico.
L’uso del termine PER deve essere evitato in quanto, essendo leggibile in entrambi
i sensi, genera confusione tra il nominativo del chiamante e quello del chiamato.
In “Codice Q” la sigla “Q.U.I.” assume un diverso significato, ma in quel contesto
va pronunciata lettera per lettera in alfabeto fonetico.

RICEVUTO Ho ricevuto perfettamente il messaggio.


ROGER
Nessuna comunicazione radio si deve intendere avvenuta finché l’interlocutore
⚠ non fornisce ricevuta.
Il termine COPIATO (COPY), usato principalmente nella fraseologia aeronautica,
possiede un proprio significato e non è un sinonimo di RICEVUTO; è quindi
scorretta la prassi di usarlo per dare conferma di ricezione di un messaggio.
Per evitare di occupare troppo a lungo il canale, evitare la procedura cd. “eco” in
cui l’interlocutore ripete pedissequamente il messaggio ricevuto.

RIPETI Non ho capito, ripeti il messaggio.


SAY AGAIN
varianti:
RIPETI DA … A …
RIPETI [LA PAROLA / TUTTO] PRIMA DI …
RIPETI [LA PAROLA / TUTTO] DOPO …

RIPETO Ripeto il messaggio.


I SAY AGAIN
varianti:
RIPETO DA … A …
RIPETO [LA PAROLA / TUTTO] PRIMA DI …
RIPETO [LA PAROLA / TUTTO] DOPO …

(DAMMI) RISCONTRO Ti sollecito a darmi conferma di aver ricevuto il messaggio.


ACKNOWLEDGE
Quando viene chiesto di dare riscontro a un messaggio, si risponde con RICEVUTO
⚠ o ESEGUO, secondo il rispettivo significato.
Non esiste un vocabolo italiano corrispondente a quello inglese. L’adattamento più
diffuso nelle fonti ufficiali di questo termine della fraseologia internazionale è
ACCUSATE IL RICEVUTO, tuttavia qui si è deciso di proporre in via ufficiosa, per un
impiego non specialistico delle radiocomunicazioni, l’uso della locuzione DAMMI
RISCONTRO in quanto meno formale e di più immediata comprensione.

SILENZIO [CESSATO] Ordino il silenzio radio per tutte le stazioni sino a contrordine (ripetuto tre volte).
SILENCE [LIFTED]
⚠ Il silenzio radio non deve essere violato per alcun motivo fino a contrordine.

STIMATO Tempo stimato per compiere una certa attività.

TRASMETTO ALLA CIECA Ti informo che non sono in grado né di sentirti, né di sapere se sei effettivamente in
TRANSMITTING BLIND ascolto, ma che ciononostante lancio comunque il mio messaggio nell’eventualità
che tu possa riceverlo.
In aeronautica civile, la traduzione indicata dalle linee guida ufficiali è
TRASMISSIONE ALL’ARIA.

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9. Protocolli di pronuncia

Durante un collegamento radio può verificarsi per svariati motivi il rischio di una parziale perdita delle
informazioni che vengono trasmesse (es. in caso di interferenze, segnale scadente, pronuncia non ottimale, piccole
distrazioni dell’interlocutore, ecc.). Per evitare simili inconvenienti, o quantomeno per ridurne la frequenza o
l’incidenza, quando si parla via radio è consuetudine pronunciare certe parole o frasi seguendo protocolli standard,
appositamente concepiti sia per uniformare e agevolare la pronuncia di talune informazioni, sia per renderne più
intuitiva e inequivocabile la comprensione, specialmente quando si comunica in condizioni avverse.

9.1. SIGLE · ACRONIMI · TARGHE

Tutte le sequenze di numeri e lettere (es. sigle, acronimi, targhe di veicoli, nominativi tattici), vanno sempre
pronunciate in alfabeto fonetico, scandendo le singole lettere o cifre che li compongono.

″ ESEMPIO″

«La strada per il punto di raccolta Z54 è bloccata»

➜ «La strada per il punto di raccolta Zulu cinque quattro è bloccata»

9.2. NOMI PROPRI · TOPONIMI · VOCABOLI STRANIERI

I nomi propri di persone o cose, i toponimi, i vocaboli in lingua straniera e qualunque altra parola che risulta
difficile da pronunciare o rischia di essere fraintesa dall’interlocutore, vanno comunicati dapprima in linguaggio
semplice, quindi vanno compitati lettera per lettera (spelling) in alfabeto fonetico, anteponendovi la parola-
procedurale FONETICO, infine vanno nuovamente ripetuti in linguaggio semplice.

″ ESEMPIO″

«Siamo diretti a cima Piz Boe dal crinale nord»

➜ «Siamo diretti a cima Piz Boe, FONETICO Papa India Zulu Bravo Oscar Echo, Piz Boe dal
crinale nord»
«I sanitari hanno somministrato Xanax al paziente»

➜ «I sanitari hanno somministrato Xanax, FONETICO X-Ray Alfa November Alfa X-Ray, Xanax
al paziente»

9.3. NUMERI

In condizioni normali, se il tenore della conversazione è colloquiale, la qualità audio del collegamento è buona e
non c’è rischio di malintesi, i numeri possono essere pronunciati normalmente, per intero (es. «Sta arrivando un
altro gruppo di venticinque persone»). Quando invece occorre enfatizzare la pronuncia di un numero (es. se
contiene molte cifre, o rappresenta un dato tecnico esatto, o se state ripetendo un messaggio che non è stato capito,
ecc.), questo va scandito cifra per cifra, sempre preceduto dalla parola-procedurale CIFRE. Quando un numero
contiene cifre decimali, la virgola si indica sempre con la parola-procedurale DECIMALI.

″ ESEMPIO″

212,81 ➜ «CIFRE due uno due DECIMALI otto uno»


16.884 ➜ «CIFRE uno sei otto otto quattro»

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9.4. ORARI E DATE

Un orario va sempre comunicato in formato 24h, composto da quattro cifre, pronunciate singolarmente. Nel corso
di una normale conversazione può essere preceduto dalle semplici parole «alle ore …» (in inglese: «at …
hours»), mentre nella messaggistica formale va anticipato dalla parola-procedurale ORARIO.

In caso di comunicazioni transnazionali è prassi riportare sempre l’orario secondo il fuso di Greenwich (+0:00
UTC); in tal caso occorre giustapporvi la lettera “Z” pronunciata in alfabeto fonetico («Zulu»).

″ ESEMPIO″

«arrivo stimato alle ore 07:40» ➜ «arrivo stimato alle ore zero sette quattro zero»
Orario: 16:01 (+0:00 UTC) ➜ «ORARIO uno sei zero uno (Zulu)»
Data: 10 Dicembre 2016 [AAAAMMGG] ➜ 20161210
Gruppo data-orario [AAAAMMGGhhmm] ➜ 201612101601

La parola ore viene usata anche per indicare la direzione verso la quale un osservatore vede qualcosa dalla propria
⚠ posizione, espressa facendo riferimento a un ipotetico quadrante di orologio collocato sul piano orizzontale, in cui
l’osservatore è posizionato sul perno delle lancette, le ore 12 sono poste davanti a lui e le ore 6 dietro di lui; in quel caso
si usa dire «a ore …» (in inglese: «at … o’clock») pronunciando il numero delle ore per intero, non cifra per cifra,
senza indicare i minuti (es. «avvistato incendio a ore dieci»).

9.5. COORDINATE

Per comunicare delle coordinate geografiche è consigliabile il seguente formato, che permette a chi vi ascolta di
sapere in anticipo quali dati gli verranno comunicati, così da fargli guadagnare il tempo necessario ad annotarli
senza errori. Le cifre vanno pronunciate singolarmente utilizzando l’alfabeto fonetico.

″ ESEMPIO″

Coordinate in gradi sessagesimali:

44°29’38” N ➜ «LATITUDINE NORD GRADI quattro quattro PRIMI due nove SECONDI tre otto»
011°20’34” E ➜ «LONGITUDINE EST GRADI zero uno uno PRIMI due zero SECONDI tre quattro»
Coordinate in gradi sessadecimali:

44.49388° N ➜ «LATITUDINE NORD GRADI quattro quattro DECIMALI quattro nove tre otto otto»
011.34277° E ➜ «LONGITUDINE EST GRADI zero uno uno DECIMALI tre quattro due sette sette»

Per comunicare delle coordinate relative a reticolati chilometrici (tra cui rientra il sistema di localizzazione
Maidenhead o MLS, in gergo “locatore”), usate i seguenti formati. Lettere e cifre vanno pronunciate singolarmente
utilizzando l’alfabeto fonetico. Specificate sempre la proiezione (es. UTM, UPS) e il datum (es. WGS84, ED50).

″ ESEMPIO″

UTM 32T 686266 E 4929399 N ➜ «Uniform Tango Mike, tre due Tango, sei otto sei due sei sei
Echo, quattro nove due nove tre nove nove November»

UPS 53S 576985 2870822 ➜ «Uniform Papa Sierra, cinque tre Sierra, cinque sette sei
nove otto cinque, due otto sette zero otto due due»

MLS JN54QL ➜ «locatore, Juliett November cinque quattro Quebec Lima»

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9.6. DOMANDE

Quando rivolgete una domanda via radio, può accadere che l’inflessione interrogativa della vostra voce non venga
percepita dall’interlocutore. Per evitare fraintendimenti ogni frase interrogativa, quindi, va prima riformulata
mentalmente e poi pronunciata sotto forma di affermazione, come una richiesta o un ordine (es. «Mi porti…?»
diventa «Portami…»). A questo scopo potete ricorrere a verbi quali “riporta”, “richiedo”, “comunica”, “controlla”,
“verifica” o anche direttamente a sostantivi come “rapporto” o “aggiornamento”.

″ ESEMPIO″

«Qual è la tua posizione?»

➜ «Comunica la tua posizione»


«Potete inviarmi altri operatori a supporto?»

➜ «Richiedo l’invio di altri operatori a supporto»


«Puoi controllare in che condizioni è il manto nevoso?»

➜ «Controlla le condizioni del manto nevoso»

Quando volete ottenere dal vostro interlocutore la conferma che una determinata informazione in vostro possesso è
corretta (es. un dato tecnico, una notizia riferitavi, una istruzione o un ordine da eseguire, ecc.), potete sfruttare la
parola-procedurale CONFERMA, seguita dall’informazione di cui volete ottenere conferma. In questo caso, il vostro
interlocutore deve rispondere altrettanto perentoriamente con la parola-procedurale CONFERMATO, ovvero con un
NEGATIVO seguito da eventuali precisazioni.

″ ESEMPIO″

«Mi confermi che nessuno è rimasto a bordo?»

➜ D: «CONFERMA che nessuno è rimasto a bordo»


R: «CONFERMATO» oppure «NEGATIVO, ancora cinque persone a bordo»

In via del tutto residuale, se la vostra domanda può essere riformulata o non siete in grado di farlo sul momento,
ricordatevi quantomeno di utilizzare le parole INTERROGATIVO o DOMANDA per indicare al vostro interlocutore che la
frase che seguirà è una domanda e non un’affermazione; inoltre, dove possibile, cercate di formulare il quesito
utilizzando pronomi interrogativi (es. “chi”, “cosa”, “quale/i”, “quanto/i/a/e”) o avverbi interrogativi (es. “dove”,
“come”, “perché”).

″ ESEMPIO″

«Il convoglio è già transitato?»

➜ «Il convoglio è già transitato? INTERROGATIVO»


oppure
«DOMANDA il convoglio è già transitato?»

9.7. RAPPORTO SULLA SITUAZIONE

Ogniqualvolta via radio occorre fare rapporto su una determinata situazione, o perché vi è stato richiesto dal vostro
interlocutore, o perché dovete lanciare un allarme o avvisare di un’emergenza, ricordatevi di esporre i fatti in modo
esaustivo, seguendo la regola universale delle 5W: Who (chi è coinvolto), What (cosa è accaduto), Where (dove si è
verificato), When (quando è successo), Why (perché, quali sono le cause).

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9.8. PUNTEGGIATURA

Quando dettate via radio dispacci o bollettini ufficiali che il destinatario deve trascrivere fedelmente su apposito
modulo di segreteria, va pronunciata anche la punteggiatura contenuta nel testo (es. VIRGOLA, PUNTO, ACAPO,
DUEPUNTI, PUNTOEVIRGOLA, BARRA, TRATTINO, LINEA, PARENTESI APERTA, PARENTESI CHIUSA, ecc.).

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10. Procedure di comunicazione

Per comunicare via radio in modo rapido ed efficace non basta sapere come va strutturato e pronunciato un singolo
messaggio, o conoscere il modo corretto di trasmettere singole informazioni, ma è necessario anche imparare più in
generale come intrattenere una conversazione chiara e ordinata col proprio interlocutore, in modo da prevenire
pericolosi fraintendimenti, caotici congestionamenti o indesiderate sovrapposizioni, specialmente se si opera in
condizioni critiche e occorre veicolare informazioni di una certa importanza o delicatezza. Per questa ragione è
bene conoscere e buona norma applicare quelle procedure operative, diffuse a livello internazionale, che
costituiscono le basi comuni su cui si sviluppa un dialogo via radio.

10.1. STABILIRE UN CONTATTO RADIO

All’inizio di ogni collegamento radio, prima di iniziare effettivamente a comunicare, è opportuno esordire sempre
con una “chiamata preliminare”, che consiste in un semplice messaggio radio privo di contenuto mediante il quale
si avvisa il proprio interlocutore dell’intenzione di mettersi in contatto con lui (come uno “squillo” sul cellulare, o
un “poke” su Facebook).

Tale chiamata svolge due importanti funzioni, una tecnica e una logistica:
• verifica della copertura radio: se il vostro interlocutore non risponde alla chiamata, saprete che si trova fuori
dalla portata del vostro segnale radio e potrete così evitare di occupare il canale inutilmente per trasmettere un
messaggio che comunque non verrebbe ricevuto dal destinatario;
• gestione del traffico radio: in una rete radio organizzata, la chiamata preliminare serve anche per preannunciare
il grado di priorità del messaggio che volete trasmettere (per tale scopo sono solitamente previste specifiche
parole in codice), in modo da consentire alla postazione che funge da Centrale Operativa di smistare le
comunicazioni in entrata in base alla loro urgenza.

Chi riceve la chiamata, se è disponibile a comunicare, risponde con IN ASCOLTO; se invece è occupato in altre
attività più urgenti, risponde solo con ASPETTA (omettendo il PASSO). In quest’ultimo caso, chi è pregato di
attendere non deve mai replicare con un RICEVUTO, che impegnerebbe ulteriormente il canale, né deve insistere
ripetendo la chiamata più volte; spetta invece al chiamato, una volta libero, ricontattare il chiamante per informarlo
che è pronto all’ascolto.

″ ESEMPIO″

L’Equipaggio deve comunicare col Campo Base, quindi prova a contattarlo:


- «Campo Base QUI Equipaggio PASSO»
Il Campo Base sente la chiamata, ma essendo impegnato in attività più urgenti, mette in
attesa l’Equipaggio:
- «Equipaggio QUI Campo Base ASPETTA»
Cessato l’impedimento il Campo Base è pronto a comunicare, quindi ricontatta l’Equipaggio:
- «Equipaggio QUI Campo Base IN ASCOLTO PASSO»
- «Campo Base QUI Equipaggio abbiamo caricato il materiale, neve abbondante sulla strada,
procediamo lentamente, arrivo a destinazione stimato alle ore 2300 PASSO»
- «Equipaggio QUI Campo Base RICEVUTO CHIUDO»

Se a breve distanza di tempo da un primo collegamento radio avvenuto con successo avete necessità di interloquire
nuovamente con lo stesso operatore e siete ragionevolmente sicuri che egli sia ancora in contatto con voi, potete
omettere la chiamata preliminare e trasmettergli direttamente il vostro messaggio.

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Se non ricevete alcuna risposta dal vostro interlocutore, dopo aver una ragionevole attesa, ripetete la chiamata.

Se continuate a non ricevere alcuna risposta, valutate l’urgenza che avete di comunicare il vostro messaggio e
decidete se rinunciare momentaneamente a effettuare il collegamento, riservandovi di riprovarci in seguito, oppure
insistere nel tentativo di stabilire un contatto radio. In quest’ultimo caso, potete aumentare le vostre chances di
successo facendo il possibile per migliorare le capacità di ricezione e di trasmissione del vostro apparato (es.
spostandovi in una posizione più favorevole, aumentando la potenza di trasmissione, abbassando lo squelch, ecc.;
cfr. § 4.1, § 4.5, § 5.1, § 5.2). Di tanto in tanto, lanciate una nuova chiamata preliminare per verificare se le vostre
iniziative hanno sortito l’effetto auspicato.

Il fatto di non ricevere alcuna risposta può dipendere da tante cause, come ad esempio dalla circostanza che il vostro
interlocutore in quel momento non è in ascolto, o non ha udito la chiamata a lui rivolta, così come da un
malfunzionamento tecnico degli apparati, ma non si può neppure escludere l’eventualità – tutt’altro che remota quando
si opera su lunghe distanze, o in territori ricchi di ostacoli naturali o artificiali – che il vostro interlocutore abbia
effettivamente udito e persino risposto alla vostra chiamata, ma che a causa del modo complesso e non sempre
prevedibile con cui si propagano le onde radio, siate voi a non essere in grado di sentirlo. In certe situazioni limite,
infatti, può capitare che tra due interlocutori, specialmente se dotati di apparati con caratteristiche tecniche non
perfettamente identiche, uno dei due riesca a ricevere l’altro ma non a farsi sentire quando trasmette, o viceversa.

10.2. VERIFICARE LA COPERTURA RADIO

Potete in ogni momento invitare il vostro interlocutore a verificare la qualità della copertura radio usando la parola-
procedurale CONTROLLO RADIO; tale verifica consiste nello scambiarsi a vicenda un sintetico rapporto sulla
comprensibilità della voce (RADIO) e sulla intensità del segnale radio (SEGNALE) ricevuto (cfr. § 8).

A tale scopo evitate invece di ricorrere a frasi tipo «come mi senti?», «io non ti ricevo e tu?», «ti sento
malissimo», «adesso va meglio?», in un concitato botta e risposta, che creano soltanto confusione, specialmente
quando la qualità del segnale è scarsa.

″ ESEMPIO″

- «Alice QUI Marco CONTROLLO RADIO PASSO»


- «Marco QUI Alice RADIO 5 SEGNALE 9 PASSO» (oppure “5 9”)
- «Alice QUI Marco RADIO 4 SEGNALE 8 CHIUDO» (oppure “4 8”)

Se state svolgendo un’attività che prevede continui spostamenti, specie in territori impervi, o su lunghe distanze,
eseguite questo tipo di verifica a intervalli di tempo regolari; non date per scontato che, pur continuando a
muovervi, riusciate a rimanere sempre in contatto radio col vostro interlocutore.

Questa procedura è utile anche per informare il vostro interlocutore di un improvviso scadimento nella qualità del
suo segnale radio, nel corso di un collegamento.

″ ESEMPIO″

- «Marco QUI Alice PASSO»


- «Alice QUI Marco IN ASCOLTO PASSO»
- «Marco QUI Alice comunicami la tua posizione e il tempo stimato all’arrivo PASSO»
Durante il collegamento, il segnale radio di Marco degrada all’improvviso:
- «Ali×× QU× Mar×× son× a m××à str××a p×r i× p××to d’i×××ntro, sto at×××vers××do ×n× f×tta
bosc××lia, ×××cedo lenta××××e ××SSO»
Alice, oltre a chiedergli di ripetere il messaggio, lo informa che lo ha ricevuto a malapena:
- «Marco QUI Alice RADIO 1, RIPETI PASSO»

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10.3. CORREGGERE UN ERRORE DI PRONUNCIA

Se durante la trasmissione di un messaggio incappate in un errore di pronuncia, avvertite il vostro interlocutore con
la parola-procedurale CORREGGO (oppure CORREZIONE), seguita dalla versione corretta del messaggio, che deve
essere ripreso a partire dall’ultima parola trasmessa correttamente e sino al punto in cui è stata fatta la correzione.

″ ESEMPIO″

- «Carlo QUI Giulia PASSO»


- «Giulia QUI Carlo IN ASCOLTO PASSO»
- «Carlo QUI Giulia portami altri venti metri di corda CORREGGO altri quaranta metri di
corda e due caschi con torcia frontale PASSO»
- «Giulia QUI Carlo ESEGUO CHIUDO»

10.4. RIPETERE UN MESSAGGIO NON RECEPITO CORRETTAMENTE

Se non siete sicuri di aver capito bene un messaggio che vi è stato trasmesso, potete chiedere al vostro interlocutore
di ripeterlo usando la sola parola-procedurale RIPETI; questi dovrà rispondere con RIPETO e ritrasmettere l’intero
messaggio.

Si sconsiglia vivamente di utilizzare, anziché RIPETI, frasi quali «Negativo, non ti ho ricevuto», poiché se la
⚠ qualità audio del collegamento è mediocre, il vostro interlocutore potrebbe equivocare la risposta e intendere soltanto
«NEGATIVO» o «RICEVUTO», con conseguenze potenzialmente disastrose in certi contesti.

″ ESEMPIO″

- «Sala Radio QUI Vedetta7 PASSO»


- «Vedetta7 QUI Sala Radio IN ASCOLTO PASSO»
- «Sala Radio QUI Vedetta7 avvistato incendio in direzione gradi uno sei cinque, distanza
stimata chilometri quattro, colonna di fumo nero e denso PASSO»
- «Vedetta7 QUI Sala Radio RIPETI PASSO»
- «Sala Radio QUI Vedetta7 RIPETO avvistato incendio in direzione gradi uno sei cinque,
distanza stimata chilometri quattro, colonna di fumo nero e denso PASSO»
- «Vedetta7 QUI Sala Radio RICEVUTO CHIUDO»

Se non avete capito soltanto alcune parti del messaggio, per ottimizzare i tempi potete chiedere al vostro
interlocutore di ripetere soltanto quelle, specificandole dopo RIPETI.

″ ESEMPIO″

- «Centrale QUI Pattuglia PASSO»


- «Pattuglia QUI Centrale IN ASCOLTO PASSO»
- «Centrale QUI Pattuglia ci troviamo in Corso Augusto, civico cinque sette barrato Alfa,
presso il capannone della ditta Oasis. Abbiamo notato un veicolo sospetto parcheggiato nei
pressi, marca Bravo Mike Whisky, modello Serie tre, colore nero, targato Alfa Bravo zero
uno due Charlie Delta, richiedo autorizzazione per andare in perlustrazione PASSO»
- «Pattuglia QUI Centrale RIPETI nome della ditta e targa del veicolo PASSO»
- «Centrale QUI Pattuglia RIPETO, ditta Oasis, FONETICO Oscar Alfa Sierra India Sierra,
Oasis; veicolo targato Alfa Bravo zero uno due Charlie Delta PASSO»
- «Pattuglia QUI Centrale RICEVUTO, siete AUTORIZZATI CHIUDO»

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Quando vengono dettati via radio dispacci o bollettini ufficiali che il destinatario deve trascrivere fedelmente su
apposito modulo di segreteria, per richiedere al mittente di ripetere soltanto alcune specifiche parole o frasi del
discorso, è possibile usare le apposite varianti di RIPETI e RIPETO (cfr. § 8).

10.5. CHIEDERE UN RISCONTRO IN CASO DI MANCATA RISPOSTA

Se il vostro interlocutore non dà alcun cenno di risposta a un messaggio che gli avete trasmesso, per sincerarvi che
l’abbia effettivamente ricevuto potete sollecitarlo a fornirvi un riscontro in tal senso usando la parola-procedurale
DAMMI RISCONTRO.

Se questi aveva ricevuto il messaggio, dimenticandosi semplicemente di rispondere, replicherà con RICEVUTO (o
ESEGUO, secondo il rispettivo significato, cfr. § 8); se invece per qualche motivo non lo aveva ricevuto, replicherà
con RIPETI (in tal caso, ripetetegli il messaggio; cfr. § 10.4).

″ ESEMPIO″

Andrea e Luigi sono già in contatto radio, quindi Andrea, per comunicare con Luigi, omette la
chiamata preliminare e trasmette direttamente il suo messaggio.
- «Luigi QUI Andrea Portami altri sessanta metri di corda PASSO»
Luigi però non dà alcun cenno, quindi Andrea, dopo una breve attesa, lo sollecita a
rispondere:
- «Luigi QUI Andrea Dammi RISCONTRO PASSO»
Luigi non aveva ricevuto il precedente messaggio, quindi chiede a Andrea di ripeterlo:
- «Andrea QUI Luigi RIPETI PASSO»
- «Luigi QUI Andrea RIPETO, portami altri sessanta metri di corda PASSO»
- «Andrea QUI Luigi ESEGUO CHIUDO»

Se il vostro interlocutore, nonostante il sollecito, continua a non dare alcun cenno, è possibile che abbiate perso il
contatto radio (situazione che corrisponde a un rapporto di RADIO 0; cfr. § 8); in tal caso decidete se rinunciare a
comunicare, insistere nel tentativo di ristabilire un contatto, o trasmettere alla cieca (cfr. § 10.1, § 10.7).

10.6. COMUNICARE IN CONDIZIONI AVVERSE

Se durante un collegamento riscontrate difficoltà reciproche a capirvi, interrompete la conversazione e scambiatevi


un “controllo radio” (cfr. § 10.2). Se constatate che la copertura radio è inadeguata a garantire una comunicazione
affidabile, fate il possibile per migliorare le capacità di ricezione e di trasmissione del vostro apparato (es.
spostandovi in una posizione più favorevole, aumentando la potenza di trasmissione, abbassando lo squelch, ecc.;
cfr. § 4.1, § 4.5, § 5.1, § 5.2). Fatto ciò, scambiatevi ulteriori “controlli radio” (cfr. § 10.2) per verificare se siete
riusciti a stabilire un contatto radio affidabile; in tal caso, riprendete la conversazione.

Se invece le difficoltà di comprensione persistono, limitate le comunicazioni via radio allo stretto necessario,
cercate di contenere al massimo la lunghezza dei messaggi, adottando uno stile telegrafico, ripetetene sempre il
contenuto (usando la parola-procedurale RIPETO prima della ripetizione) e pronunciate sempre due volte i
nominativi del destinatario e del mittente (cd. procedura “words twice”).

I nominativi degli interlocutori vanno non vanno ripetuti lettera per lettera, o parola per parola, ma per intero, dopo
⚠ averli pronunciati una volta (es. «Squadra D2» diventa «Squadra Delta due Squadra Delta due», non «Squadra
Squadra Delta Delta due due»).

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Inoltre, se dovete trasmettere un messaggio molto importante, contenente informazioni o istruzioni che se fraintese
potrebbero avere serie conseguenze, sollecitate sempre il vostro interlocutore a fornirvi un riscontro dell’avvenuta
ricezione, usando la parola-procedurale DAMMI RISCONTRO direttamente alla fine del vostro messaggio.

″ ESEMPIO″

- «Campo Base Campo Base QUI Squadra Delta Squadra Delta PASSO»
- «Squadra Delta Squadra Delta QUI Campo Base Campo Base IN ASCOLTO IN ASCOLTO PASSO»
- «Campo Base Campo Base QUI Squadra Delta Squadra Delta forte temporale, procediamo con
cautela, arrivo stimato alle ore 1430 RIPETO RIPETO forte temporale, procediamo con
cautela, arrivo stimato alle ore 1430; DAMMI RISCONTRO PASSO»
- «Squadra Delta Squadra Delta QUI Campo Base Campo Base RICEVUTO RICEVUTO CHIUDO»

Se la qualità del segnale peggiora al punto da rendere la comunicazione impossibile (situazione che corrisponde a
un rapporto di RADIO 0; cfr. § 8) considerate il contatto radio perduto; in tal caso decidete se rinunciare a
comunicare, insistere nel tentativo di ristabilire un contatto, o trasmettere alla cieca (cfr. § 10.1, § 10.7).

10.7. TRASMETTERE ALLA CIECA

Dopo aver esperito inutilmente ogni tentativo di ristabilire un contatto radio col vostro interlocutore, se dovete
comunicare un messaggio di massima importanza che non può essere ulteriormente differito, potete comunque
provare a trasmetterlo, preceduto dalla parola-procedurale TRASMETTO ALLA CIECA, la quale serve a informare il
vostro interlocutore che non siete in grado né di sentirlo, né di sapere se egli sia effettivamente in ascolto.

″ ESEMPIO″

- «Campo Base QUI Equipaggio PASSO»


- «Campo Base QUI Equipaggio PASSO»
L’Equipaggio prova più volte a contattare il Campo Base, ma continua a non ricevere alcuna
risposta; ciononostante ha necessità di trasmettere il suo messaggio, quindi pronuncia:
- «Campo Base QUI Equipaggio TRASMETTO ALLA CIECA, il veicolo è in avaria, siamo bloccati
nella neve, ci accampiamo per la notte CHIUDO»

10.8. EFFETTUARE UNA CHIAMATA COLLETTIVA

Nelle attività di gruppo si può presentare la necessità per l’operatore che gestisce la Centrale Operativa di
contattare simultaneamente tutti gli altri operatori dislocati sul territorio, ad esempio per raccogliere informazioni o
diramare un comunicato all’intera squadra. Esistono due metodi per farlo.

Il primo metodo consiste nel contattare i singoli operatori uno per volta. Se si ricorre a questo sistema non vi sono
particolari procedure da seguire, giacché la comunicazione avviene sempre tra due sole persone.

″ ESEMPIO″

- «Alfa QUI Campo Base CONFERMA che sei in posizione PASSO»


- «Campo Base QUI Alfa CONFERMATO PASSO»
- «Alfa QUI Campo Base RICEVUTO CHIUDO»
- «Bravo QUI Campo Base CONFERMA che sei in posizione PASSO»
- «Campo Base QUI Bravo NEGATIVO, arrivo stimato in quindici minuti PASSO»
- «Bravo QUI Campo Base RICEVUTO CHIUDO»
…e così via per gli operatori Charlie, Delta, Echo

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Il secondo metodo consiste nel lanciare una chiamata collettiva, utilizzando la parola-procedurale CHIAMATA
GENERALE (o A TUTTE LE STAZIONI), eventualmente ripetuta due volte per richiamare l’attenzione. In questo caso
ciascun operatore risponde a turno, nell’ordine preventivamente concordato (es. alfabetico, in base ai nominativi
assegnati agli operatori; geografico, se gli operatori sono dislocati lungo un percorso da presidiare, ecc.). Se
qualcuno non risponde alla chiamata, la parola spetta all’operatore successivo nella lista, dopo una breve attesa
precauzionale di almeno 5 secondi. Terminato il giro di risposte, il chiamante ricontatta singolarmente gli operatori
mancanti all’appello.

″ ESEMPIO″

- «CHIAMATA GENERALE QUI Campo Base date CONFERMA che siete in posizione PASSO»
- «Campo Base QUI Alfa CONFERMATO PASSO»
- «Campo Base QUI Bravo NEGATIVO, arrivo stimato in quindici minuti PASSO»
- «Campo Base QUI Charlie CONFERMATO PASSO»
L’operatore Delta non risponde, quindi dopo almeno 5 secondi di attesa risponde Echo:
- «Campo Base QUI Echo CONFERMATO PASSO»
Il Campo Base dà conferma di ricezione a coloro che hanno risposto, quindi tenta di
ricontattare Delta che manca all’appello:
- «Alfa, Bravo, Charlie, Echo QUI Campo Base RICEVUTO CHIUDO»
- «Delta QUI Campo Base CONFERMA che sei in posizione PASSO»
- «Campo Base QUI Delta CONFERMATO PASSO»
- «Delta QUI Campo Base RICEVUTO CHIUDO»

Il primo metodo consente di mantenere il traffico totalmente sotto controllo, ma tiene impegnato il canale più a
lungo. Il secondo metodo se ben attuato è più efficiente, in quanto riduce notevolmente il numero dei passaggi
radio, ma richiede sia una buona copertura radio della zona sia una maggior attenzione e autodisciplina da parte di
tutti gli operatori: in caso di distrazione o di condizioni di propagazione che impediscono a taluni operatori
dislocati sul territorio di sentirsi tra loro, infatti, vi è il rischio che qualcuno non senta la chiamata generale o che
più operatori si accavallino nelle risposte, generando inutile confusione.

10.9. CHIAMATE DI EMERGENZA

Per lanciare una chiamata di emergenza esordite con la parola-procedurale EMERGENZA, pronunciata tre volte, al
posto del nominativo del chiamato. Il messaggio deve essere conciso ma esaustivo (cfr. § 9.7) ed è opportuno
venga ripetuto in via preventiva (cfr. § 10.6).

Le chiamate di emergenza hanno sempre priorità assoluta su ogni altra comunicazione. Possono essere lanciate
anche inserendosi in una conversazione in corso, non appena il canale è libero. Quando sentite una chiamata di
emergenza, interrompete immediatamente ogni altra comunicazione e non interferite. Se state operando su una rete
radio organizzata centralmente, rispondere alle chiamate di emergenza compete alla postazione che svolge la
funzione di Centrale Operativa. Se non ottenete risposta, dopo una ragionevole attesa, rilanciate la chiamata.

″ ESEMPIO″

- «EMERGENZA EMERGENZA EMERGENZA QUI Postazione4 Postazione4 grave caduta con feriti al
chilometro cinque due DECIMALI otto sette, serve soccorso medico; RIPETO grave caduta con
feriti al chilometro cinque due DECIMALI otto sette, serve soccorso medico PASSO»
- «Postazione4 QUI Direzione Gara RICEVUTO, libera la via per i soccorsi PASSO»
- «Direzione Gara QUI Postazione4 ESEGUO CHIUDO»

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Mai utilizzare terminologie riservate a emergenze aeree o marittime (es. “MAYDAY”, “PAN PAN”, ecc.) al di fuori del
⚠ loro contesto specifico!

10.10. ADDESTRAMENTI · ESERCITAZIONI · SIMULAZIONI

Se intendete utilizzare la radio in contesti in cui è prevedibile che verranno trasmessi messaggi idonei a suscitare
allarme in eventuali ascoltatori casualmente sintonizzati sulla stessa frequenza, in quanto annunciano o alludono a
disastri, infortuni, emergenze o altre situazioni di pericolo inesistenti (es. addestramenti, esercitazioni, simulazioni
di guerra, ecc.), colui che organizza, dirige o coordina l’attività, prima che essa abbia inizio, ha l’onere di lanciare
un messaggio su tutte le frequenze che si intendono utilizzare, per avvisare eventuali estranei in ascolto del tipo di
attività che sta per essere intrapresa, della zona in cui si svolgerà, dell’orario in cui avrà inizio e in cui si presume
avrà fine. Identico incombente deve essere assolto al termine effettivo delle operazioni, per evitare che un
messaggio di reale emergenza che dovesse in seguito essere lanciato sulle medesime frequenze possa venire
confuso con una simulazione e restare inascoltato. Nel corso della simulazione o esercitazione, quando occorre
trasmettere messaggi isolati che annunciano o alludono a pericoli gravi e imminenti, questi dovrebbero sempre
iniziare con le parole ESERCITAZIONE o SIMULAZIONE, pronunciate tre volte.

10.11. DIALOGHI INFORMALI

Se state utilizzando la radio per mera comodità, in un contesto puramente ricreativo, potete conversare seguendo un
protocollo semplificato e tenendo un registro più colloquiale.

In questi casi, una volta stabilito il primo contatto col vostro interlocutore, se non ci sono problemi di copertura
radio e la qualità dell’audio è ottimale, potete omettere la chiamata preliminare; se non vi è rischio di
fraintendimenti potete omettere il nominativo del destinatario e/o del mittente, o potete sostituire il QUI con la
parola «sono», che suona più confidenziale; durante un botta e risposta potete omettere il PASSO e il CHIUDO; potete
formulare le domande senza particolari formalità. In ogni caso, però, non dimenticatevi mai di dare il RICEVUTO.

Benché via radio si possa parlare liberamente, sarebbe meglio abituarsi a comunicare sempre rispettando il più possibile
le procedure operative corrette, onde evitare di dimenticarle e di ritrovarsi a non essere in grado di usarle proprio nel
momento del bisogno, ossia nel caso accada un imprevisto che interrompe la routine e rende le comunicazioni via radio
necessarie.

″ ESEMPIO″

- «Roberto QUI Stefano PASSO»


- «Stefano QUI Roberto IN ASCOLTO PASSO»
- «Roberto sono Stefano DOMANDA quanto manca alla cottura delle salsicce? PASSO»
- «Stefano QUI Roberto Circa dieci minuti PASSO»
- «Roberto QUI Stefano RICEVUTO CHIUDO»

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11. Comportamenti vietati

La radio è uno strumento potenzialmente molto invasivo, basti pensare all’enorme diffusività dei messaggi
trasmessi, o a quanto facilmente consenta di captare comunicazioni riservate o addirittura coperte da segreto,
ovvero di ostacolare o disturbare altre comunicazioni di maggiore importanza (es. sicurezza in volo, operazioni di
soccorso, ecc.). Per queste ragioni il suo uso è rigidamente regolamentato, anche con precisi divieti. Di seguito
sono elencati alcuni fra i comportamenti vietati dall’ordinamento italiano, a cui il legislatore talvolta ricollega
sanzioni amministrative o addirittura penali.

• Non modificate né alterate il funzionamento del vostro apparato radio omologato.

• Non utilizzate il vostro apparato radio se non avete adempiuto a tutti gli oneri burocratici previsti.

• Rispettate il piano ministeriale di assegnazione delle frequenze, sia in ascolto, sia in trasmissione.

• Non generate di proposito disturbi o interferenze, specialmente quando sulla frequenza sono in corso
altre comunicazioni; interrompete ogni trasmissione se sentite una chiamata di emergenza.

• Non interferite con le comunicazioni radio delle Autorità civili e militari.

• Non lanciate false chiamate di emergenza o richieste di soccorso.

• Non diffondete notizie false dirette a procurare allarme o a turbare l’ordine pubblico.

• Non divulgate il contenuto di conversazioni riservate o segrete di cui venite accidentalmente a


conoscenza; non installate apparecchiature atte a intercettare conversazioni riservate o segrete.

• Non pronunciate messaggi eversivi; di vilipendio alle istituzioni; di oltraggio a Corpi politici,
amministrativi o giudiziari; di apologia o istigazione a delinquere; di odio razziale.

• Non comunicate dati personali o sensibili, vostri o altrui, se non quando espressamente richiesto da una
pubblica Autorità.

• Non ingiuriate né diffamate via radio persone in ascolto o soggetti terzi.

• Non identificatevi con nominativi radioamatoriali falsi o altrui, né fornite generalità false.

• Non qualificatevi con gli interlocutori arrogandovi titoli o qualifiche non posseduti.

• Non trasmettete tracce audio di materiale audiovisivo pedopornografico.

• Non ritrasmettete materiale audio o audiovisivo coperto dal diritto d’autore.

• Non parlate linguaggi in codice che non siano pubblicamente conosciuti.

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COMUNICARE VIA RADIO – Giacomo Menni

12. APPENDICE: Il progetto Rete Radio Montana

in collaborazione con Simone Lucarini, fondatore del progetto Rete Radio Montana

“Man Talking on Radio. Mountain Rescue Officer Holding Radio Walkies Talkie and Severe Mountain Landscape Background” (rielaborazione), Alex
Brylov/Shutterstock.com – fair use ex art. 70 co. 1-bis L. 633/41

12.1. PRESENTAZIONE

Il progetto “Rete Radio Montana” è il frutto di un’iniziativa privata mirata a incrementare la sicurezza personale di
tutti coloro che frequentano la montagna o altri ambienti pericolosi per mezzo delle comunicazioni radio.

L’idea di fondo è quella di invitare chiunque svolga un’attività sportiva all’aperto (es. escursionismo, scialpinismo,
mountain-bike, parapendio, ecc.) a dotarsi di una radio ricetrasmittente e sintonizzarsi sullo stesso canale, unico a
livello nazionale e stabilito in via convenzionale, sul quale conversare con chiunque altro si trovi nella stessa zona,
sia per scambiarsi informazioni relative alla sicurezza del luogo (es. condizioni meteorologiche, stato di agibilità
dei sentieri, situazioni di pericolo o insidie sul percorso, ecc.), sia per lanciare richieste di aiuto in caso di
smarrimento o di incidente, ogniqualvolta non sia possibile allertare direttamente e in prima persona le Autorità e
gli Enti preposti al soccorso ricorrendo alle vie ufficiali (es. componendo il numero telefonico unico per le
emergenze 112).

Il progetto nasce dalla constatazione che in montagna il telefono cellulare può risultare inservibile e che nonostante
ciò in Italia non esiste un canale radio ufficiale a livello nazionale dedicato alle comunicazioni di emergenza, a
differenza di quanto accade in altri Paesi (solamente in Valle d’Aosta è operativo il “Canale E” per le emergenze
in montagna).

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L’efficacia del progetto, sia sul piano della prevenzione, sia in caso di concreta emergenza, è tanto maggiore quanto
più sono numerosi coloro che vi aderiscono: considerata la vastità del territorio montano e la portata limitata delle
radio palmari in territori impervi, solo una fitta rete di operatori radio aumenta le chances che la propria chiamata
venga ricevuta da qualcuno pronto a dare assistenza.

Recentemente, grazie ad una serie crescente di accordi stipulati con Enti deputati al soccorso in montagna, il
CANALE 8-16 della RRM viene utilizzato anche durante le operazioni di ricerca e soccorso dispersi, nella
speranza che il malcapitato sia dotato di una radio ricetrasmittente sintonizzata sul medesimo canale, eventualità
che consentirebbe una sua più rapida e agevole localizzazione da parte dei soccorritori.

Le frequenze scelte in via convenzionale su cui sintonizzare il proprio apparato sono:

• per i possessori di radio PMR-446: canale 8 (446.09375 MHz) + tono CTCSS 16 (114.8 Hz)
(frequenza radio primaria, denominata internamente al progetto “CANALE 8-16”)

• per i possessori di radio CB: canale 16 FM


(frequenza radio secondaria)

• per i radioamatori: 145.250 MHz


(frequenza radio secondaria)

Fermo restando che si tratta di frequenze non riservate a questo scopo, ma liberamente utilizzabili da chiunque
abbia titolo legittimo a possedere la relativa tipologia di apparato, per manifestare attivamente la propria adesione
al progetto è prevista la possibilità di iscriversi al portale “RE.RA.MO.NET”, accessibile dal sito web ufficiale della
Rete Radio Montana. L’iscrizione consente di ottenere una sigla personale (es. H76, “Hotel Sette Sei” cfr. § 9.1)
con la quale ci si può identificare durante le conversazioni via radio con gli altri partecipanti al progetto, nel caso
non si desideri diffondere il proprio nome (questo vale per le frequenze CB e PMR-446, mentre sulle frequenze
radioamatoriali deve sempre essere pronunciato anche il proprio nominativo ministeriale). Lo stesso portale
“RE.RA.MO.NET” consente agli iscritti di inserire data e luogo delle attività all’aperto che si intende svolgere nei
giorni seguenti, funzione che può risultare utile alle Autorità in caso di soccorso a seguito di una chiamata radio di
emergenza, come fonte di informazioni sull’identità del chiamante e sulla provenienza geografica della richiesta di
aiuto.

Per maggiori informazioni, visitare il portale http://www.reteradiomontana.it.

12.2. PROCEDURE DI COMUNICAZIONE

All’inizio di ogni attività all’aperto, lanciate un messaggio a tutti gli ascoltatori, indicando in quale attività sarete
impegnati, qual è la vostra posizione geografica, dove siete diretti, quale itinerario seguirete e a quale orario stimate
di arrivare a destinazione. Ciò servirà sia a segnalare la vostra presenza sulla rete, dando modo a chi è in ascolto di
sapere che in caso di necessità può contare su di voi, sia a rendere noto a più persone possibili il vostro itinerario,
informazione di grande utilità in caso di emergenza. Se potete, durante lo svolgimento dell’attività, diramate la
vostra posizione con cadenza regolare (ogni trenta minuti circa).

″ ESEMPIO″

- «CHIAMATA GENERALE sulla Rete Radio Montana QUI H76 comunico inizio escursione da Sasso
Marconi sul sentiero CAI 122 con arrivo a Monte Adone stimato alle ore 1400 CHIUDO»

Se anche non siete in attività, ma vi trovate in prossimità di zone montane o ugualmente pericolose (es. laghi,
fiumi, entroterra isolato), potete comunque tenere il vostro apparato radio sintonizzato sul CANALE 8-16, per
monitorare la frequenza nel caso qualcuno abbia bisogno di aiuto.

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Quando iniziate e quando terminate il vostro monitoraggio, segnalatelo con un messaggio radio, in modo da
informare tutti coloro che sono in attività all’aperto della vostra presenza sulla rete.

″ ESEMPIO″

- «CHIAMATA GENERALE sulla Rete Radio Montana QUI H76 comunico inizio monitoraggio da
postazione fissa in località Sestola fino alle ore 1800 CHIUDO»
Al termine:
- «CHIAMATA GENERALE sulla Rete Radio Montana QUI H76 comunico fine monitoraggio da
postazione fissa CHIUDO»

Potete sfruttare la radio anche per scambiare con gli altri operatori in zona informazioni relative al meteo,
all’agibilità dei sentieri, alla presenza di pericoli oggettivi o altre insidie.

″ ESEMPIO″

- «CHIAMATA GENERALE sulla Rete Radio Montana QUI H76 segnalo che sul sentiero CAI 542 in
direzione rifugio Re Alberto, a causa delle recenti piogge, i passaggi attrezzati con fune
metallica sono particolarmente scivolosi in discesa, fate attenzione CHIUDO»

In caso di emergenza, contattate i soccorsi tramite le vie di comunicazione ufficiali (es. componendo il numero
telefonico unico per le emergenze 112). Se ciò non è possibile perché vi trovate in zona fuori copertura cellulare, o
perché a seguito di un incidente il vostro telefono risulta inservibile, lanciate una chiamata di emergenza via radio,
sulla frequenza della RRM. Rimanete in ascolto di un’eventuale risposta. Se riuscite a stabilire un contatto radio
con qualcuno, fornite un rapporto dettagliato sulla situazione, affinché il vostro interlocutore possa contattare
utilmente i soccorsi e comunicare loro quante più informazioni possibili. Se nessuno vi risponde, dopo una
ragionevole attesa, lanciate comunque un messaggio di aiuto alla cieca, contenente un dettagliato rapporto sulla
situazione, nell’eventualità che qualcuno possa sentirlo; ripetetelo a intervalli regolari, evitando di consumare
troppo rapidamente le batterie dell’apparato, specie se vi trovate in ambienti molto isolati. Nel frattempo, prendete
le decisioni che ritenete più opportune per fronteggiare l’emergenza in attesa dei soccorsi.

Per incrementare le chances che la vostra chiamata venga udita da qualcuno, seguite attentamente tutte le indicazioni
⚠ fornite dalla presente guida (cfr. § 5, § 9.7, § 10.9)

″ ESEMPIO″

- «EMERGENZA EMERGENZA EMERGENZA sulla Rete Radio Montana QUI H76 H76 incidente con un
ferito sulla Presanella, richiedo soccorso medico RIPETO incidente con un ferito sulla
Presanella, richiedo soccorso medico PASSO»
- «H76 QUI L01 RICEVUTO, dammi un rapporto dettagliato sulla situazione PASSO»
- «L01 QUI H76 siamo 3 persone in cordata sulla Presanella, ci troviamo a quota 3320 sotto
la sella Freshfield, FONETICO Foxtrot Romeo Echo Sierra Hotel Foxtrot India Echo Lima
Delta, Freshfield, versante Ovest, siamo scivolati sul pendio, ora siamo in sicurezza, un
compagno è ferito, con probabile frattura alla gamba destra, siamo bloccati, il nostro
cellulare è fuori uso. Dammi RISCONTRO PASSO»
- «H76 QUI L01 RICEVUTO, ho chiamato i soccorsi, ti ricontatto appena ho novità PASSO»
- «L01 QUI H76 RICEVUTO CHIUDO»

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13. APPENDICE: Comunicazioni via ponte ripetitore (cenni)

“Torre delle telecomunicazioni sul paesaggio” (rielaborazione), www.publicdomainpictures.net; opera di pubblico dominio (CC0 1.0)

Per comunicare via radio, come si è visto, è sufficiente sintonizzare tutti gli apparati che si desidera far dialogare
sulla stessa frequenza. Questa modalità di funzionamento, che è la più elementare nell’ambito dei sistemi di
telecomunicazione, viene comunemente detta in diretta, con riferimento al fatto che i singoli terminali sono
direttamente connessi l’un l’altro via etere, senza che i segnali radio debbano transitare da alcuna infrastruttura.

Le comunicazioni radio possono però avvenire anche sfruttando infrastrutture dedicate, analoghe alle antenne
cellulari nella telefonia mobile, o alle centraline per l’instradamento dei dati nelle comunicazioni telematiche.

Le infrastrutture in questione sono costituite dai cd. ponti ripetitori, che consistono in potenti stazioni radio fisse
non presidiate, dotate di antenne esterne poste su traliccio, solitamente ubicate su un’altura o in spazio aperto – al
fine di garantire la copertura radio di una zona il più ampia possibile – aventi la duplice funzione di captare tutte le
trasmissioni che transitano su una determinata frequenza e di diffonderle istantaneamente, amplificate, sul territorio
circostante, affinché possano essere udite da chiunque sia in ascolto.

Comunicare in diretta dà il vantaggio di poter operare in modo autosufficiente, anche in zone geografiche in cui
non esistono altre infrastrutture dedicate alle telecomunicazioni, o in situazioni in cui queste sono temporaneamente
fuori servizio (es. a causa di calamità naturali).

Comunicare via ponte ripetitore, per contro, consente di rimanere in contatto radio anche su lunghe distanze, o in
zone ricche di ostacoli orografici. Il ponte ripetitore, infatti, grazie alla sua posizione privilegiata e alla maggior
potenza di trasmissione di cui è dotato, consente al segnale radio che transita per la sua frequenza di coprire
distanze irraggiungibili e aggirare ostacoli insormontabili per un qualunque apparato radio personale.

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Fa da contraltare a questi vantaggi la minor riservatezza della propria conversazione: benché le comunicazioni
vocali via radio criptate siano di regola vietate, anche in diretta, il fatto che la propria conversazione transiti da un
ponte ripetitore e venga propagata ben oltre la zona coperta dal proprio apparato personale, la rende conoscibile da
un numero enormemente più ampio di persone, circostanza di cui si deve necessariamente tener conto.

Sul piano tecnico i ponti ripetitori, salvo alcune eccezioni, operano normalmente su due frequenze radio distinte,
una di ingresso del segnale radio (su cui il ponte è in ascolto) e una di uscita (su cui il ponte ritrasmette); la
differenza in MHz tra le due frequenze è denominata shift.

Questa particolarità comporta che per poter comunicare via ponte ripetitore il proprio apparato va opportunamente
configurato in modo che trasmetta sulla frequenza di ingresso del ponte e riceva sulla frequenza di uscita del ponte.
Come si può ben intuire, dunque, se due apparati sono configurati in modo da comunicare fra loro via ponte, gli
stessi non potranno contemporaneamente operare in diretta, se non modificando le impostazioni: infatti, mentre uno
è in trasmissione su una certa frequenza (quella di ingresso del ponte), l’altro sarà in ascolto su una frequenza
diversa (quella di uscita del ponte).

Alcuni ponti, per essere attivati, richiedono che la radio sia impostata per trasmettere un determinato sub-tono
CTCSS; in altri casi, invece, per attivare il ponte è necessario, prima di poter andare in trasmissione, emettere
manualmente una breve nota (che consiste in un suono udibile anche all’orecchio umano, solitamente avente
frequenza di 1.750 Hz) premendo il relativo tasto presente sull’apparato, denominato CALL o TONE.

Ciascun ponte ripetitore opera in modo autonomo dagli altri ed è deputato a coprire una determinata zona
geografica e captare una specifica frequenza radio. Esistono tuttavia anche delle reti radio costituite da molti ponti
ripetitori fra loro interconnessi, sia via radio, in cui cioè il segnale captato da un ripetitore rimbalza da un ponte
all’altro, espandendosi a macchia d’olio, sino a raggiungere il proprio interlocutore, il quale può trovarsi anche a
centinaia di chilometri di distanza (es. Link Nazionale CISAR), sia via Internet, in cui il segnale radio captato dal
ripetitore viene trasmesso istantaneamente via Internet a una rete di altri ripetitori, i quali diffondono lo stesso
segnale nei rispettivi territori, sino a giungere via radio al proprio interlocutore (es. Echolink, DMR).

Questo tipo di infrastrutture è riservato ai radioamatori e alle radio professionali, ma esistono analoghe
sperimentazioni anche nell’ambito delle radio CB e PMR-446 di libero uso, che consentono di estendere la portata
limitata di quel tipo di apparati e creare reti miste radio-Internet (es. ripetitori tipo parrot, traslatori o trasponder,
Free Radio Network, gateway su applicazione Zello, ecc.).

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14. Bibliografia

Di seguito sono citate le fonti ufficiali nazionali e internazionali su cui è basata la presente guida, unitamente ad
altre risorse reperibili su Internet a cui si rinvia per una più ampia panoramica sul tema delle radiocomunicazioni,
con l’avvertimento che alcuni dei documenti sotto elencati non sempre illustrano le procedure di comunicazione
corrette, a cui invece si attiene scrupolosamente la presente guida.

• NATO – ACP 125(F), Communications Instructions, Radiotelephone Procedures


• ICAO – Convention on International Civil Aviation, Annex 10: Aeronautical Telecommunications, Vol. II
• IARU – Emergency Telecommunications Guide
• IARU – HF International Emergency Operating Procedure
• Aeronautical Mobile Communications Panel – Radiotelephony Procedures
• U.S. Army – Field Manual n° 24-19, Radio Operator’s Handbook, ed. 1991
• Royal Air Force Cadets – ACP 45, Radio Communications Operating Procedures, ed. 2012
• U.S. Federal Communications Commission – Radio Procedures
• U.K. Civil Aviation Authority – Radiotelephony Manual (CAP413)
• ENAC – Fraseologia aeronautica
• IIAF / FEMA-US Fire Administration – Voice Radio Communications Guide for the Fire Service (ed. 2008)
• I4CQO – Manuale Operativo per il Servizio dei Radioamatori – Procedure di Trasmissione
• Alessio Sacchi IZ4EFN, Alberto Barozzi IK4JGE – Radiocomunicazioni per Volontari di Protezione Civile
• F.I.R.C.B.-S.E.R. – Manuale Brevetto tipo C
• F.I.R.C.B.-S.E.R., Patrizio Losi – Emergenza Radio
• Fabio Muzzi Frabetti IZ4UFQ – Corso base di uso della radio nella pratica del softair (e non solo)
• Fabio Binotto IZ3AYQ – Manuale del Corrispondente Radio per Scout
• Piero Gigli – Manuale di Radiotelefonia. Procedure di comunicazione e fraseologia

• Protezione Civile Regione Emilia Romagna, Commissione Telecomunicazioni – Procedure per la gestione del
sistema regionale delle telecomunicazioni di protezione civile
• Comune di Pozzuolo del Friuli, gruppo di Protezione Civile – Radiocomunicazioni in Emergenza
• Comune di Spoleto – Le radiocomunicazioni in emergenza
• https://it.wikipedia.org/wiki/Radiotelefono
• https://it.wikipedia.org/wiki/Duplex
• https://en.wikipedia.org/wiki/Procedure_word
• https://it.wikipedia.org/wiki/Fraseologia_(aviazione)
• https://contentzone.eurocontrol.int/phraseology/
• https://it.wikipedia.org/wiki/PMR_446
• https://it.wikibooks.org/wiki/Introduzione_alle_reti_telematiche/Nozioni_introduttive

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AVVERTENZA
Il presente elaborato amatoriale costituisce un mero supporto didattico all’apprendimento di nozioni in materia di
radiocomunicazioni contenute in documenti ufficiali di enti pubblici e organismi nazionali e internazionali.
Non integra né sostituisce le fonti ufficiali da cui le nozioni sono tratte e non ne costituisce traduzione commissionata,
approvata o ratificata dagli enti e organismi suddetti.
Non è destinato alla formazione richiesta in settori altamente specializzati o nei quali sia prevista una speciale abilitazione
all’utilizzo di apparecchi radiofonici (es. aviazione, nautica, forze armate e di polizia).

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[3]
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[5]
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- Correzioni, integrazioni e migliorie varie rev. 02 (2016-11-02):
- Aggiunti: § 4
rev. 04 (2017-06-22): - Aggiunte nuove risorse per approfondimenti
- Aggiunti: § 12; § 13 - Correzioni, integrazioni e migliorie varie
- Aggiornati: § 3; § 4; § 10
- Modificati i font di copertina e del testo; migliorata rev. 01a (2016-10-17):
l’impaginazione - Correzioni, integrazioni e migliorie al Glossario
- Correzioni, integrazioni e migliorie varie - Inserita la sezione “Aggiornamenti”

rev. 03b (2017-03-10): rev. 01 (2016-10-11):


- Correzioni varie - Prima edizione
- Inserito il logo “Rete Radio Montana”

rev. 03a (2017-01-27):


- Correzioni varie

rev. 03 (2017-01-26):
- Aggiornati: § 7; § 9.3; § 9.4; § 9.5; § 10
- Aggiunti: § 9.7
- Rimossa l’appendice “Pianificazione e gestione di una
rete radio”
- Aggiunta una seconda copertina ecologica in b/n per la
stampa

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