Geografia Della Popolazione Modulo A
Geografia Della Popolazione Modulo A
Geografia Della Popolazione Modulo A
Modulo B: L’evoluzione della popolazione mondiale (processi transizionali di concentrazione e differenziazione della
popolazione in diacronia)
- Crescita della popolazione e misure della crescita
- Evoluzione della popolazione attraverso il tempo
- Antico regime demografico (anno 0 – Riv. Industriale)
- Transizione demografica moderna (Riv. Industriale - oggi)
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
- Bergaglio M., La popolazione. Metodi, strumenti e fonti per gli studi umanistici, Milano, Guerini e associati, 2018
- Bergaglio M., Da 26 a 60. Geostoria della popolazione italiana dall’unità terzo millennio, Milano, Guerini, 2021
Questo libro ha una piattaforma online sulla quale ci saranno dei test per esercitarsi.
- Angeli A., Salvini S., Popolazione mondiale e sviluppo sostenibile, Bologna, Il Mulino, 2018
Lezione 2; 16.02.2022
Definizione di POPOLAZIONE:
1. Matematica
La popolazione è un gruppo di persone discreto (si può contare), di animali o cose, che può essere identificato da una
caratteristica comune. Il totale di questa popolazione è chiamato universo.
In matematica, quindi, l’importante è riuscire a raccogliere i dati per poterli contare.
2. Biologia
La popolazione è l’insieme degli individui (animali o vegetali) che appartengono alla medesima specie (enterbreading) e
che vivono in un dato territorio, in vario grado, isolato da gruppi simili della stessa specie.
Il concetto di enterbreading presuppone la possibilità che questi individui ne generino altri. Sembra un modello
darwiniano.
3. Statistica descrittiva
La popolazione è l’insieme delle unità statistiche che descrivono un fenomeno collettivo.
Secondo i geografi della popolazione, la popolazione è un gruppo di persone che condividono uno o più caratteri, e che
occupano un territorio in un determinato momento, e la geografia della popolazione è l’analisi geografica della
distribuzione della popolazione e quella dei modi e aspetti che assume la sua occupazione della superficie terrestre.
Parole chiave:
- Gruppo
- Persone
- Caratteri
- Territorio
- Tempo
N.B. All’interno della semantica di queste parole, è contenuto il senso della disciplina stessa.
Gruppo
Il gruppo è l’insieme di soggetti interagenti sia tra di loro sia con l’esterno.
La popolazione cambia, perché i soggetti tra di loro interagiscono in moltissimi modi (parlando, creando dei legami,
combattendo, odiandosi, amandosi), ma interagiscono anche con gli altri gruppi nel corso del tempo. Un gruppo, per
essere tale, ha bisogno di un confine preciso, necessario e sufficiente. Il confine necessario definisce un gruppo in
maniera precisa (non ci sono possibilità di dubbio); il confine è sufficiente nel senso che nessuno può essere escluso. Un
gruppo è tale solo se vi sono altri gruppi, in relazione con gli uni e gli altri.
Non sono confini di tipo politico o geografico, ma di definizione di un gruppo. Sono confini immaginari, per esempio di
tipo sociale, spaziale, culturale. Essi risiedono in ciò che le persone pensano di se stessi: sono autodefiniti dagli
appartenenti del gruppo. Dipendono da forme di ritualità, di modo di porsi, di abbigliamento, di cultura, dall’identità.
Ne consegue che una stessa persona può appartenere a più gruppi contemporaneamente. I confini spaziali sono di tipo
regionale, politico e geografico.
I gruppi cambiano nel tempo a seconda del modo in cui si muovono proprio perché gli appartenenti del gruppo sono dei
soggetti.
Persone
Per la statistica descrittiva i soggetti del gruppo i soggetti sono un insieme di unità statistiche che descrivono un
fenomeno collettivo. Al contrario, la demografia ha una sua adesione del soggetto. Essa vede gli individui in quanto
storie, insieme di biografie, analizzandone i momenti della nascita (diagrammi di Lexis). La geografia della popolazione,
infine, si pone in maniera differente: ogni soggetto è parte attiva del gruppo, non è qualcosa di passivo da osservare
come accade in demografia e in statistica. I soggetti sono entità che agiscono individualmente.
Le persone sono i protagonisti di tutto ciò che accade sulla terra. La storia è fatta da persone che compiono delle scelte
sulla base di ciò che accade intorno a loro, dell’ambiente in cui vivono, dei loro desideri, sogni e necessità, di ciò che
pensano. Tali soggetti vanno visti in funzione dei legami culturali, funzionali, dei flussi di mobilità che i gruppi attivano
tra loro, degli scambi di informazioni, di materiali e di capitali, ma anche dei rapporti di potere.
Non si può non prendere in considerazione la relazione che si instaura con i luoghi che la popolazione occupa. Esiste un
rapporto sinergico e biunivoco tra popolazione e territorio, poiché la popolazione trasforma l’ambiente.
I grandi geografi del passato hanno sottolineato la relazione che esiste tra popolazione e l’importanza della popolazione
nella storia e nel territorio.
Le scelte della popolazione, delle persone, influenzano e sono influenzate dagli eventi della storia in un rapporto
biunivoco di crescita e in ambito della sostenibilità. A volte sono le guerre ad aver scatenato carestie e pestilenze, ma
spesso intercorrono anche le scelte degli uomini. Questa prospettiva di osservazione è fortemente antropocentrica.
Ortolani va oltre quanto affermato da Braudel. Le masse umane non rappresentano solo forze anonime (non sono solo
cose da misurare) ma l’uomo si inserisce con il suo spirito, il suo pensiero e la sua volontà in una sfera culturale che a
sua volta s’inquadra in un particolare momento storico.
Con Pellegrini (padre dei geografi milanesi) si arriva a dire che ogni giorno “le persone” (il termine “persone” è suo”)
nascono, crescono, amano, si riproducono, lavorano, lottano, migrano, si ammalano, soffrono e muoiono. È
un’affermazione estremamente forte che prende le distanze dalla statistica.
La terra è uno spazio limitato dove la crescita della popolazione non avrebbe più trovato uno spazio sufficiente in cui
vivere. E quindi questa “stanza” muta le sue caratteristiche di relazione con l’ambiente. Occorre che noi persone
comprendiamo i grafici per portare la nostra attenzione e quella della crescita demografica sulla progettazione del
futuro dell’umanità.
La storia è fatta da persone che prendono decisioni perché nascono. La nascita è un momento cruento, doloroso.
Crescono, amano, fanno sesso, lavorano, lo cercano e non lo trovano, fanno la guerra. Le persone migrano. L’uomo non
è mai stato fermo sulla superficie terrestre. Noi siamo nati in Africa e da lì abbiamo riempito la terra, eppure ci
stupiamo che ci siano dei flussi migratori. Gli uomini soffrono: si soffre quando si nasce e si soffre quando si muore. In
mezzo alla vita e alla morte c’è tutto e da lì si fa la storia.
Le persone sono spirito (=arbitrio, capacità di scelta), pensiero, volontà, scelta, visione soggettiva (le scelte non si fanno
in maniera razionale, non del tutto, in quanto infarcite di stereotipi, di pregiudizi, di passioni e perché interagiamo tra di
noi). Sono le scelte dei singoli, in risposta agli eventi esterni, a determinare i cambiamenti della popolazione.
Ad esempio: sulla base di cosa una coppia sceglie di avere dei figli? Il fatto di scegliere di non averli è essa stessa una
scelta. A volte non si può scegliere, ma anche questa variante è nel dominio di scelta. Entra in gioco l’inconscio. Altro
esempio: dopo le guerre, le carestie e le epidemie, cresce sempre il numero di bambini nati. È un fenomeno naturale di
adeguamento che riguarda soprattutto le società preindustriali.
Gli uomini prendono scelte in base alle passioni, agli stereotipi, alla visione soggettiva.
Caratteri
Come si è detto, le persone hanno dei caratteri. La popolazione umana è più uniforme di quanto non si creda. Non
esistono razze. La razza è una, ed è la specie umana. Esiste un’uniformità genetica altissima. Esistono differenze solo di
tipo fenotipico (colore occhi, pelle, capelli). Le variazioni sono irregolari a livello mondiale ed esiste un’altissima
permeabilità culturale: capacità di interagire e di creare una fusione a livello culturale: le culture cambiano, si fondono e
ne esce sempre qualcosa di bello. I problemi di integrazione sono sovrastrutturali: ci sono se li vogliamo creare. È vero
che ci sono delle differenze culturali, tra i vari gruppi etnici, per i quali andiamo ad identificare degli elementi comuni
(lingua, religione, alimentazione, abbigliamento, modi di vivere e di pensare). È importante valorizzare le differenze,
renderle dei valori.
Ho bisogno di un carattere necessario (posseduto da tutte le persone che compongono un gruppo) e sufficiente
(delinea l’appartenenza o non appartenenza al gruppo per coloro che lo possiedono).
Esistono dei caratteri demografici strutturali che ci interessano di più, in quanto misurabili: il sesso, l’età, lo stato civile,
composizione familiare, lingua, religione, livello di istruzione, lavoro, luogo di residenza, abitudini, stile di vita (rilevati
con le inchieste), luogo di origine per nascita, meta o progetto migratorio.
Hanno un significato “euristico” a seconda di quello che io voglio ricercare.
Altri caratteri sono il tipo di organizzazione sociale o politica, il contesto economico e culturale, gli individui sottoposti
ad un processo evolutivo, individui coesistenti in un determinato tempo o momento storico. È importante che i
caratteri siano funzionali alla ricerca.
Territorio
Ogni popolazione è sempre spazializzata. Ci sono sempre delle relazioni importanti con il territorio in cui vive. Qualsiasi
trasformazione che una popolazione subisce ha una conseguenza sul territorio (per esempio organizzazione del
territorio a livello di infrastrutture). Il territorio ha un significato identitario e culturale molto importante: garantisce un
senso del luogo e di appartenenza che è molto profondo. Questo si sostanzia nei manufatti, nei simboli e nei riti. Il
senso è quello di conferire identità e appartenenza al gruppo. La comunità diventa solida. Si ha la memoria collettiva.
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Oggi la memoria collettiva è affidata ai libri, alle biblioteche, a internet e Wikipedia. Una volta era affidata ai cantastorie,
ai ricordi, agli anziani, alle cantate trobadoriche. La messa domenicale costituisce un rito collettivo che forma la
comunità. Vivere in una città africana è diverso da vivere in una città europea, australiana, nordica. Ci sono delle
ritualità molto diverse da quelle che abbiamo noi.
Tempo
Elemento imprescindibile dei fenomeni evolutivi della popolazione. Ciascuna popolazione possiede determinate
caratteristiche dimensionali e compositive uniche, legate al tempo in cui si è evoluta e sviluppata e sono diverse da
quelle di un’altra popolazione sorta in un momento diverso. Ogni secondo la popolazione cambia. Possiede tre
caratteristiche fondamentali: fluidità (cambia continuamente), continuità (da quando l’uomo è apparso sulla terra, ha
avuto una continuità) e la resilienza (capacità di adattarsi ai cambiamenti).
Siamo su una pallina che gira nello spazio da un sacco di tempo (200 mila anni circa) e ce l’abbiamo fatta, siamo ancora
qui nonostante tutte le difficoltà. Alcune civiltà non ce l’hanno fatta, ma in generale l’uomo è stato capace di adattarsi a
climi terribili, sia freddi che caldi.
E poi c’è la storia. Come diceva Pellegrini, “gli uomini appartengono comunque a una società e a un’epoca precisa”.
Ciascuna persona ha delle caratteristiche precise a seconda della sua epoca. Il modo in cui pensiamo noi oggi è diverso
da quello in cui sceglievano le persone prima di noi, senza andare troppo lontano i nostri nonni. La storia è importante
proprio per questo. Le persone necessariamente e contestualmente, determinano e subiscono gli eventi, e in base a
questo prendono delle scelte e mettono in atto un processo di resilienza. C’è una relazione causa-effetto che è
imprescindibile e indiscutibile. È una relazione biunivoca. La storia, nel passato, si costruisce come un intreccio di
incontri e scontri tra popoli diversi, gruppi piccoli e grandi in movimento.
ANALISI
- Piano dimensionale: dimensione è una componente essenziale della storia
- Piano temporale: analisi diacronica, sincronica, comparativa e proiettiva nel futuro.
- Piano geografico: a scala locale/globale
- Piano storico: a livello microstorico e macrostorico. Analisi microstorica: la popolazione è fatta di persone.
Significa andare a vedere i processi decisionali delle persone. Ci si concentra sulle scelte delle persone. Si va ad
analizzare le nascite, le scelte procreative. Perché una coppia decide di avere o non avere un figlio?
Sono scelte anche gli atteggiamenti passivi, in cui si decide di non scegliere.
Analisi macrostorica: analizzo un ambito molto grande e quindi una quantità di popolazione generalizzata.
Osservo le curve e i percorsi evolutivi, evidenziando i periodi di costanza (periodi di regime, momenti di
stabilità) e quelli di cambiamento (periodi di transizione). La popolazione difficilmente ha dei trend
continuativi.
- Piano sistematico: una popolazione non è mai isolata ma inserita in un sistema. Le persone sono spinte da
motivi (per esempio il fatto di non arrivare a fine mese per lo stipendio) determinati da elementi esterni, come
la legislazione, l’economia, etc. L’analisi sistemica osserva il mondo nel suo complesso. Inferenze e interferenze
dei vari paesi gli uni con gli altri. È la visione globale dei fenomeni: ad esempio, l’aumento delle bollette può
determinare a dei mutamenti nelle scelte delle persone, come cambiare lavoro, rimandare un matrimonio, etc.
Il sistema agisce in maniera interattiva nel determinare i cambiamenti nelle scelte delle persone. Un altro
esempio riguarda la crisi agraria: l’importazione delle granaglie americane in eu ha determinato una crisi,
perché i prezzi italiani sono precipitati determinando un impoverimento generale degli agricoltori,
determinando un fenomeno di migrazione di massa.
La popolazione è storia nel passato, è ora nel presente e sarà nel futuro. Questi tre elementi (passato, presente e
futuro) cambiano ogni secondo, perché la popolazione non è mai la stessa.
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UMANISTICA MA INTERDISCIPLINARE
La geografia della popolazione è quindi una materia interdisciplinare. Il focus è sulle persone e questo elemento umano,
seppur in chiave matematica e statistica rigorosa, la pone in una posizione privilegiata all’interno delle scienze
umanistiche. Ma questo aspetto “umano” permette di affidarci a scienze dure quanto alla storia, la letteratura etc.
Analizzeremo le dinamiche (aspetti quantitativi) e le strutture (qualitativi) della popolazione, utilizzando non solo i dati
delle scienze dure, ma anche tutti i palinsesti che prescindono i numeri. È una visione globale. Se io analizzo le persone,
non mi serve solo contarle, ma cercare di capire cosa pensano, perché hanno fatto determinate scelte. Se vogliamo
scoprirlo rispetto al passato, possiamo affidarci agli scritti, all’iconografia, la manifattura, la musica, i diari, i giornali, etc.
Lezione 3; 18.02.2022
C APITOLO 2.1: I VITAL EVENTS E L ’EQUAZIONE DELLA POPOLAZIONE (P.19)
Studiare la popolazione è un problema complesso, poiché si tratta di un’entità dinamica, in continuo mutamento sotto
la spinta di forze di natura endogena ed esogena che ne modificano il profilo ridisegnandone l’identità e in confini in
una costante dialettica tra elementi di continuità e spinte verso il cambiamento.
Il concetto di dinamicità, inoltre, applicato alla popolazione, ha un duplice significato ovvero quello di trasformazione
dimensionale ma anche quello di mobilità spaziale; questa doppia caratteristica si esplicita nel modo in cui i vital events
agiscono per modificarne le dimensioni.
Il population clock mostra l’incremento e la diminuzione della popolazione, mettendo in evidenza la sua fluidità e
dinamicità: oggi è di 7,955,593,613 persone, ma chiaramente si tratta di una stima algoritmica, dal momento che
nessuno sa con esattezza a quanto ammonta la popolazione sulla terra e la possibilità di errore è altissima. C’è uno
scarto di 100 mila.
Ma che cosa determina questo continuo cambiamento della popolazione?
Come già detto i vital events, individuati da Braudel, fattori che si combinano tra di loro: nascite, morti, immigrazioni e
migrazioni. In una popolazione <chiusa>, ovvero un gruppo che non sperimenti fenomeni migratori da o verso l’esterno,
i processi che determinano la crescita o la diminuzione della popolazione sono generati esclusivamente dagli eventi
naturali della nascita e della morte. A livello continentale, statale o locale tutti i gruppi umani devono considerarsi
popolazioni <aperte>, ovvero soggette a possibili fenomeni migratori poiché entrano in relazione con altre popolazioni
o altri gruppi.
Consideriamo la popolazione come una grandezza di Stock (quantità che cambia in funzione del flusso), una quantità
che si misura in un determinato momento. I vital events sono grandezze di Flusso che si misurano nell’intervallo di
tempo (t, t+n): (t) indica l’inizio del periodo (t, t+n); il punto (t+n) indica la fine del periodo e (n) rappresenta il numero
delle unità di tempo, anno o frazioni di anno, compreso tra le due date che si considerano.
Nascite e morti
• sono processi di natura endogena, non rinnovabili ovvero eventi che le persone sperimentano solo una volta nel corso
della loro vita;
• dinamiche interne = generati dalla popolazione stessa.
• l’intensità con cui le N e le M agiscono per cambiare la dimensione della popolazione può essere misurata utilizzando
il Saldo Naturale.
Definizione: si definisce Saldo Naturale la differenza tra il numero dei nati e il numero dei morti nel periodo indagato (t;
t+n).
Definizione: si definisce Movimento Naturale l’evoluzione della popolazione in conseguenza del valore assunto dal Saldo
Naturale nello stesso intervallo di tempo.
SN (t; t+n) = N (t; t+n) – M (t; t+n)
Immigrazioni ed emigrazioni
• sono processi di natura esogena e rinnovabili
• dinamiche esterne = costituiscono i flussi migratori. Sono cancellazioni/iscrizioni all’anagrafe. In questo sistema, le
unità basilari che si muovono sono le persone.
• il Saldo Migratorio è il risultato della differenza tra gli immigrati (I), ovvero coloro che nel periodo osservato prendono
la residenza anagrafica nel territorio osservato iscrivendosi all’Ufficio Anagrafico competente, e gli emigrati (E), cioè
coloro che lasciano il territorio osservato cancellando la propria presenza presso l’Anagrafe e iscrivendosi altrove.
Il Movimento Migratorio, dunque, è la crescita o la diminuzione della popolazione dovuta al variare del Saldo Migratorio
nel periodo in cui viene fatta l’analisi.
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Le interazioni di tutti questi fattori determinano non solo le variazioni quantitative, ma influiscono anche sui rapporti
compositivi della popolazione stessa modificandone le caratteristiche qualitative.
Variazioni →Quantitative = dimensionali e consistenza; → Qualitative = rapporti compositivi e caratteristiche.
I valori dei 4 parametri vengono registrati dagli Uffici Anagrafici e danno origine al bilancio demografico della
popolazione residente che viene utilizzato per calcolare le variazioni della popolazione residente su un territorio anno
per anno nei periodi tra un censimento e l’altro.
Dato che ci occupiamo di persone, dobbiamo prendere in considerazione che le modalità con cui avvengono tali
processi ed il loro combinarsi determinano l’intensità delle variazioni.
I FATTORI CAUSALI: ma che cosa determina tutti questo, le nascite, le morti etc?
Entriamo nella vita delle persone. Quelle che seguono sono matrici flessibili, i cui eventi vanno contestualizzati, si
influenzano e interagiscono.
• Costrizioni: clima, disponibilità di terra, energia, risorse disponibili, spazio, patologie.
Per esempio, in funzione del clima si hanno determinate risorse alimentari. Le grandi civiltà sono sorte lungo
un fiume, in grado di irrigare, piante commestibili, animali addomesticabili. Pensiamo alla colonizzazione
dell’est Europa da parte dei contadini durante l’Alto Medioevo. Pensiamo anche alle patologie batteriche, alla
malaria.
Malthus fu il primo a ragionare attorno alla disponibilità alimentare: capacità dell’ambiente di sostenere la
popolazione che in esso vi abita. Oggi ragioniamo in una prospettiva più ampia rispetto a quella malthusiana,
dal momento che dobbiamo fare riferimento anche all’ecologia, alla salvaguardia ambientale e della
biodiversità etc, così da salvaguardare anche le popolazioni future
• Adattamenti: flessibilità dei comportamenti, resilienza
Spostamento dall’Africa alle zone più fredde della terra, vita nel deserto.
• Rischi: propensione degli individui a sperimentare un evento, fragilità, eventi contingenti, endogeni o esogeni
Capacità di affrontare le fragilità genetiche, che rendono più o meno adatti a vivere in un determinato
ambiente. Eventi catastrofici come le inondazioni: ci sono popolazioni che vivono ad un metro dal livello
dell’acqua, sono soggetti a disastri tremendi ma si adattano perché non hanno posti dove andare.
• Scelte: innovazione, tecnologie, scelte volontarie, decisioni dei singoli o di gruppo, religioni, culture.
Non riguarda il libero arbitrio, ma la capacità dell’uomo di far fronte agli eventi in maniera consapevole. Non è
adattamento (inconsapevole) ma il frutto della volontà e dell’ingegno. Coloro che decidono di avere figli o non
averli, sfruttano il libero arbitrio. Anche nel caso della morte, le scelte delle singole persone possono portare a
conseguenze. Di base, ciò che è successo nel passato e accade ancora oggi è influenzato da scelte di singoli. La
storia diventa fondamentale per comprendere quello che potrebbe accadere in futuro.
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La SGM non crea una frattura di arresto così significativa come per la PGM in Italia. La percentuale di crescita annua è
esigua: diventa quasi orizzontale (si stabilizza) rispetto all’asse delle x intorno agli anni ‘70.
Con gli anni ’80-’90 abbiamo un cambiamento totale, a seguito dei flussi migratori.
Nel 2015 raggiunge il picco per poi ritornare a scendere negli ultimi anni.
SLIDE: ITALIA SERIE STORICA DEI NATI E DEI MORTI DAL 1862 AL 2018
I morti sono in rosso; le nascite in azzurro. Ci sono continue perturbazioni della linea in maniera variabile per effetto dei
fattori causali. Nel 1868 c’è il colera. Le stesse nascite nel 1877 schizzano in alto: le condizioni di vita iniziano a
migliorare.
Bisogna tenere conto degli errori statistici, soprattutto nel passato.
Con la PGM le due curve si incrociano. Abbiamo davanti i dati rilevati, ma in tempo di guerra è difficilissimo rilevare
l’effettivo numero di morti (alcuni sono all’estero, altri scomparsi etc). Durante la guerra non si fanno bambini: le
coppie sono separate, si vive in miseria. Dopo le guerre le linee si incrociano di nuovo, ma in maniera opposta. Il
numero delle nascite aumenta. Emergono nuovi trend evolutivi della popolazione.
Durante la SGM le curve si avvicinano di nuovo, ma non si toccano al contrario di quanto accade.
1964: ci fu il baby boom, come conseguenza della società del benessere. È durato molto poco, perché a partire dagli
anni ’70 il numero delle nascite crolla rapidamente.
La mortalità ricomincia a salire perché la popolazione italiana ricomincia ad invecchiare. Aumenta la longevità così come
il numero dei morti.
Nel 1991 c’è lo shift tra le due curve: il numero dei morti diventa più elevato da quello dei nati.
Tra il 2003-2009 il numero dei nati ritornerà a risalire un pochino, si parla di “ripresina”, leggera. Dopo gli anni ’80 sono
arrivati gli immigrati, aventi una propensione ad avere figli più alta del numero di italiani. Con il tempo, però, anche gli
immigrati si sono adeguati agli standard italiani.
SLIDE: SALDO NATURALE E MIGRATORIO DELLA POPOLAZIONE ITALIANA DAL 1861 E 2014
Il saldo naturale mostra come i nati e i morti ha influito sulla dinamica naturale. Si è creato un ingresso di persone nella
popolazione fino alla PGM, durante la quale le morti sono state superiori alle nascite. Dopo la guerra, il saldo è tornato
in positivo e continua a far crescere la popolazione fino alla SGM (1943). 547 mila con il baby boom. Il saldo naturale
shifta in negativo fino al 2003, con quella “ripresina”, per non più di un anno. Essa non serve a far tornare in positivo il
saldo naturale.
In verde abbiamo il saldo migratorio. A partire dall’Unità d’Italia gli italiani iniziano a emigrare. Nel 1913, anno della
grande migrazione verso l’America, raggiungiamo -440 mila. Con la PGM molti tornarono in Italia per combattere la
guerra, idem nel ventennio fascista (le leggi fasciste impedivano l’emigrazione). Influiscono le leggi di regolarizzazione
dei flussi migratori.
Lezione 4; 21/02/2022
→Lezione precedente: introduzione degli indicatori e terminologie fondamentali per indicare la popolazione, i nati e i
morti.
Grafico
Anno per anno ci sono delle dinamiche molto diverse, ogni secondo nascono al mondo 4,5 bambini, e c’è una enorme
differenza dal punto di vista territoriale tra le nazioni sviluppate e quelle meno. Certo, esistono altri fattori che
interferiscono allo sviluppo della popolazione oltre all’economia, ma il PIL è sicuramente un elemento molto importante
per la valutazione di un Paese.
Vi sono Paesi anche dell’Africa subsahariana che sotto certi aspetti economici (estrazione petrolifera) sono molto
avanzati, ma per quanto concerne lo sviluppo della popolazione sono molto arretrati.
Non è facile, osservando numeri così grandi, capire come si evolve la → A tale scopo si utilizzano i TASSI che misurano
popolazione nel mondo, anche perché i ritmi di crescita sono diversi l’intensità con cui un certo tipo di evento si è
da un paese all’altro, dunque, allo stesso modo, comparare paesi manifestato in una popolazione mediamente
molto diversi in periodo differenti di tempo tra di loro può risultare presenti nel corso del periodo considerato.
molto complicato.
Si tratta di indicatori più sofisticati rispetto a
quelli forniti dalle equazioni della popolazione; indicatori specifici, condivisi a livello mondiale e che ci servono per
analizzare l’andamento della popolazione qualsiasi sia la sua dimensione, dunque scollegandolo dalla dimensione della
popolazione stessa = confrontabilità.
La formula generica per il calcolo della frequenza con cui un dato fenomeno si manifesta in una popolazione si ottiene
rapportando il numero delle frequenze del fenomeno stesso nel periodo di tempo osservato F(t, t+n), con la
popolazione media P(t, t+n) che ha prodotto il fenomeno stesso, riferendo, poi, il valore ottenuto a mille abitanti.
Prendiamo due paesi della tabella che abbiano una dimensione demografica più o meno simile: Nigeria e Pakistan;
Francia e Italia, la Francia ha un tasso di natalità molto più elevato rispetto a quello italiano.
L’Irlanda, nonostante abbia una popolazione nettamente inferiore alla nostra, ha un tasso di natalità superiore a quello
italiano; perché? Perché l’Irlanda è un paese fortemente religioso, questo influenza molto le scelte delle famiglie e la
voglia di fare figli. Anche in Italia, nelle regioni dove il cattolicesimo è molto forte, ci sono dei tessi più elevati.
A volte c’è una programmazione vera e propria delle nascite, tramite il controllo delle nascite.
Politica del figlio unico cinese: è stata molto pervasiva, andava a controllare addirittura i cicli mestruali delle donne, per
controllarne la fecondità, si rilasciavano i certificati per poter avere figli, si obbligavano le donne ad abortire. La politica
è stata abbandonata perché ormai le famiglie in automatico non sceglievano di avere più di un figlio.
Natalità ≠ Fecondità.
Il Niger ha un tasso di natalità elevatissimo, di 49,2 per 1000. L’Africa molto preso diventerà il continente più popoloso
al mondo e i Paesi che stanno in cima alla classifica raddoppieranno e triplicheranno la loro popolazione.
Al contrario, tra i paesi con i tassi di natalità più bassi, vi sono quasi tutti paesi europei, Portogallo, Giappone, Italia sono
quelli verso la fine della classifica.
Per cercare di rendere le nostre analisi più accurate si costruiscono i TASSI SPECIFICI che selezionano il gruppo di
riferimento sulla base di una o più caratteristiche (k) esistenti all’interno della popolazione (fungono da discriminanti
nella definizione di un gruppo).
k = caratteristica necessaria e sufficiente del mio gruppo, può essere localizzativa (persone che vivono in un
determinato ambito territoriale, oppure in un particolare tipo di insediamento)una regione, una provincia) o qualitativa
(individui di una stessa classe di età, appartenenti ad uno stesso gruppo etnico, stessa fede religiosa, stessa
professione).
k= qualsiasi caratteristica che io decida di analizzare.
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• La FECONDITA’ è la manifestazione concreta della capacità fisiologica potenziale di procreare. Una donna o uomo che
ha un figlio è fecondo; chi non ha figli non è fecondo, ma può benissimo essere fertile.
→una persona può essere fertile, ma non feconda
→una persona è feconda se ha figli /ha avuto figli
Attenzione! La fecondità, proprio per il fatto che parliamo di capacità reale di avere figli, dipende dalle età delle madri,
delle donne, ed esse non manifestano la stessa propensione ad avere figli a tutte le età. La propensione femminile alla
riproduzione non è costante; i valori della fecondità variano in relazione sia all’età sia al periodo storico in cui si trovano
a vivere le donne.
Si possono fare delle comparazioni, perché tutti i paesi del mondo fanno questo calcolo, che coglie l’andamento
congiunturale di quel paese, sulla base di ciò che avviene in esso in quel determinato momento.
-1965, hanno figli molto molto più tardi, perché esse vanno a scuola molto di più, si laureano, entrano nel mondo del
lavoro, fanno molto molto meno figli, ma prolungano un poco di più la fecondità.
Lezione 5; 23/02/2022
Quanti figli deve avere una coppia per riprodurre sé stessa?
- il numero medio di figli per donna (TFT per contemporanei) continua a scendere in tutto il mondo;
- in Italia nel 2018 il valore è di 1,29 per donna;
- nel 2010 anno di massimo relativo della fecondità il valore è di 1,46 (momento della ‘ripresina’);
- nel 2020 il valore scende a 1,24;
- nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila rispetto al 2019);
- la fase di calo della natalità avviatasi nel 2008 si ripercuote soprattutto sui primi figli.
Per rispondere alla domanda iniziale, poniamocene un’altra: quando la donna aspetta un figlio, ha la stessa probabilità
di avere un maschio e una femmina? Il rapporto tra maschi e femmine alla nascita non è del 50%, ma risulta sempre
sbilanciato in favore dei maschi: nascono dai 104 ai 106 maschi ogni 100 femmine (ovvero 510-515 maschi ogni 1000
nati vivi) e si tratta di un fenomeno comune a tutte le civiltà ed i popoli, tanto da far ritenere che il prevalere dei maschi
alla nascita costituisca un meccanismo biologico e genetico naturale per la specie umana.
Da un punto di vista statistico, se una coppia vuole riprodurre sé stessa/sostituire se stessa, una generazione di 1000
donne dovrà dare alla luce almeno 2050 figli (1000 femmine e 1050 maschi) con un TFT di circa 2,05 figli. In una
popolazione con TFT< 2,05 il rinnovo della generazione sarà solo parziale e per questo motivo tale valore viene definito
7. TASSO DI SOSTITUZIONE è di 2,05 e rappresenta il numero di figli necessario ad una coppia per permettere il
rinnovo della generazione.
Come è stato calcolato?........................... malattie genetiche maschili??????
L’Italia possiede l’incapacità di rimpiazzare le generazioni.
N.B. Se R(t) è inferiore a 1, significa che il numero delle neonate nell’anno considerato è stato inferiore a quello delle
donne che le hanno generate e il ricambio della generazione di madri è inficiato.
N.B. Se R(t) è superiore a 1 vi è stato un ampliamento del numero delle possibili
madri della generazione successiva.
RMali(2015-2020) = 5,92 x 0,485 = 2,87 → la popolazione crescerà sempre più velocemente, anche se 5,92 diminuisse
(Tasso di fecondità) la quantità di ragazze che entrerà in età riproduttiva nei prossimi anni è talmente grande che il
numero dei figli che nascerà sarà sempre più grande = crescita esponenziale
RNigeria(2015-2020) = 5,42 x 0,485 = 2,62
RCina(2015-2020) = 1,63 x 0,485 = 1,11
RItalia(2015-2020) = 1,49 x 0,485 = 0,79 → si avranno sempre meno donne e dunque sempre meno bambini, perché ci
saranno sempre meno donne che li faranno.
Relazione tra fecondità e numero di donne in età feconda
Il numero di bambini che nascono ogni anno in un gruppo umano è determinato dal numero di figli che ciascuna donna
partorisce, ma anche dal numero di donne che si riproducono. Se in un gruppo umano il numero di donne in età
riproduttiva è molto elevato, anche se ciascuna di esse ha un numero limitato di figli, il numero dei nati risulta molto
alto. Al contrario, in una popolazione in cui le classi femminili dai 15 ai 49 anni sono molto ridotte, anche in caso di
fecondità elevata l’ammontare delle nascite sarà necessariamente contenuto.
Il FP è uno strumento molto utile anche per ridurre la povertà e la fame, evitare molte morti materne, ridurre
drasticamente le morti infantili + migliorare le condizioni femminile + diffondere l’istruzione primaria universale =
chiave per il family planning.
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N.B. Non sempre però FP è da intendere solo in modo positivo: può essere un’arma a doppio taglio, come avvenne in
Cina con la politica del figlio unico, oppure in India con le politiche di controllo della fecondità, oppure in Italia con le
politiche fasciste di aumento della popolazione → tutte politiche impattanti sui diritti umani!
percentuale dei parti seguiti da personale specializzato, ovvero da persone che hanno seguito un corso e sono pronte
a qualsiasi evenienza; le donne che hanno potuto usufruire di almeno una visita medica co-ostetrica durante la
gravidanza hanno maggiori probabilità di far nascere un bambino in salute e superare facilmente il parto. Le visite
prenatali consentono di monitorare lo stato di salute della donna e fare una diagnosi precoce in caso di anomalie fetali
o patologie pericolose; allo stesso tempo permettono alla madre di affrontare il parto con maggior consapevolezza.
N.B. Nei paesi più poveri molte donne non ricevono alcun controllo ginecologico nel corso della gestazione e
l’assistenza intra e post partum è assente.
percentuale delle donne in età riproduttiva che utilizzano un metodo contraccettivo moderno, ovvero un metodo
sicuro, pillola, lo IUD (Intra Uterine Device), condom, diaframma, cerotto contraccettivo anello vaginale, sterilizzazione
→ senza, viene meno la possibilità di scelta; infatti, esistono anche i metodi “naturali”, efficacia ridotta, e quelli
tradizionali, coito interrotto.
percentuale dei bisogni non soddisfatti di Family Planning (Contraceptive Unmeet Needs), ovvero la percentuale delle
donne in età feconda che per qualsiasi motivo non può utilizzare i metodi contracettivi moderni = i bisogni di
contraccezione non sono soddisfatti;
percentuale delle ragazze sposate prima dei 18 anni → CHILD MARRIAGE (*)
- si parla di indotto o interruzione volontaria della gravidanza (IVG), quando vi sia un intervento operativo che va a
rimuovere il prodotto del concepimento e dei suoi annessi, interrompendo il periodo di gravidanza. È una pratica
antichissima, diminuita notevolmente nei paesi a sviluppo avanzato.
Tuttavia, non in tutti i paesi è legalmente permessa e, laddove è consentita, le condizioni in base alle quali le donne
possono usufruirne differiscono molto nelle modalità e nei termini di accesso al servizio. In alcuni stati la terminazione è
possibile solo per cause di tipo medico, in altri per motivazioni di tipo sociale o psicologico, in altri ancora su semplice
richiesta.
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N.B. C’è un’alta percentuale di aborto nei paesi dove sono scarsamente diffusi i metodi contraccettivi, dove sono minimi
gli investimenti da parte dello stato nella pianificazione familiare; dove è scarsa la libertà della donna o dove non vi sono
centri medici attrezzati. Solitamente essi avvengono al di fuori della legalità, tramite somministrazione di erbe,
praticando un violento massaggio addominale, con l’utilizzo di strumentazioni empiriche allo scopo di rompere le
membrane che circondano il sacco gestazionale e provocare la morte e l’espulsione del feto.
Secondo le stime, ogni anno vengono effettuati oltre 22 milioni di aborti non sicuri!
Tasso grezzo di abortività = rapporti fra gli aborti (UVG) effettuati da donne in età feconda nel periodo indagato e la
popolazione media femminile in età feconda nello stesso periodo di tempo, moltiplicato per mille.
Rapporto di abortività: non si tratta di un tasso vero e proprio. Pone l’accento sulle nascite “mancate” a
causa dell’interruzione di gravidanza. Rapporto: si intende una frazione in cui il N non è una grandezza
che deriva dal D, ovvero, a differenza del Tasso, al D non troviamo la popolazione che ha generato il
fenomeno, ma un gruppo diverso che viene assunto come universo di riferimento per analizzare il
fenomeno da una prospettiva diversa.
N.B. il monitoraggio della salute riproduttiva è uno degli aspetti chiave per lo
sviluppo futuro della popolazione mondiale, poiché se le donne sono in un
buona salute, godono di uno status di parità sociale e hanno un’educazione che
consente di realizzare il loro potenziale, allora possono scegliere
consapevolmente di realizzare le loro aspirazioni, negoziare nuovi ruoli
all’interno della famiglia e sono in grado di regolare la propria fecondità.
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Lezione 6; 25/02/2022
C APITOLO 2.4: I FATTORI CHE INFLUENZANO LA FECONDITÀ (P.45)
Quali sono gli elementi che vanno ad influenzare la scelta di avere/non avere un figlio, e quando?
Tutti i fattori che condizionano, direttamente o indirettamente, la riproduzione umana sono molto complessi e non
agiscono quasi mai singolarmente, ma sono strettamente correlati tra di loro e dunque difficilissimi da modificare e da
pilotare: le scelte riproduttive sono governate da logiche che sono inconsce all’interno della psiche umana, non
seguono una logica.
Nel momento in cui si modificano, si modificano con tempi molto lunghi (hanno una inerzia molto lunga).
→livello macrostorico vs livello microstorico: in alcune società non c’è il pensiero di fare un bambino, come a volte
capita nella nostra società moderna, dove si tratta di una vera e propria scelta molto pianificata, perché dipende da
logiche legate alla stabilità economica. In molte società questa pianificazione non esiste, si tratta semplicemente di
accettare i figli che arrivano; quindi, in molte situazioni, l’avere figli dipende da quelli che vengono chiamati imperativi
procreativi.
Quando si parla di fecondità i soggetti della procreazione non sempre sono solo le donne, perché non sempre sono esse
a scegliere: in alcuni periodi storici era naturale che la donna avesse un figlio appena dopo il matrimonio + a volte sono
le comunità a imporre i figli (famiglie mezzadrili) + tradizioni di tipo rituale + permessi di matrimonio in Cina.
Processo riproduttivo come processo complesso in cui intervengono molti agenti ≠ mero atto sessuale.
CULTURALI E SOCIALI: sono propri di ciascuna cultura e si differenziano anche a seconda del periodo storico; si tratta
di quei modelli comportamentali che regolano l’accesso più o meno precoce al matrimonio: le convenzioni, la legge, la
religione, entrano in gioco a far sì che il matrimonio costituisca l’ambito privilegiato per la riproduzione tanto che si può
affermare che la riproduttività di un gruppo umano è in stretta relazione con l’età al matrimonio = elemento molto
importante nella determinazione della durata del periodo riproduttivo.
Il ritardo del matrimonio e il celibato sono freni preventivi alla crescita della popolazione.
Vi sono poi:
- uso dei metodi contraccettivi, quando essi non erano diffusi, in passato si utilizzava il coito interrotto oppure
l’osservanza dell’astinenza sessuale per lunghi periodi. Es: stile di vita nomade obbligava le donne ad attendere che il
figlio fosse in grado di camminare da solo prima di poter avviare una nuova gravidanza;
- il livello di istruzione, condizioni di estrema povertà;
- il ruolo della donna nella società e la sua emancipazione: l’opportunità del lavoro rende la donna economicamente
autonoma e le consente una maggiore possibilità di negoziare all’interno della coppa la suddivisione dei ruoli + la donna
che lavora diviene più consapevole delle proprie capacità e aumenta la stima di sé + l’impegno lavorativo diminuisce il
tempo a disposizione per l’accudimento e di conseguenza la possibilità di avere una prole numerosa;
- il valore simbolico dei figli (in alcune culture l’avere tanti figli significa che la famiglia ha un ruolo sociale elevato),
- le tradizioni legate alla trasmissione del patrimonio,
- l’applicazione dei dettami religiosi/identitari/modelli familiari (in alcune culture i figli sono necessari per la
perpetuazione dei dettami religiosi),
- i taboo sessuali/ritualità,
- la fecondità desiderata, è un elemento molto particolare che riguarda gli aspetti più profondi dei desideri delle
persone, per lo più non espressi e non realizzati. È quel tipo di fecondità che le coppie e i singoli vorrebbero esprimere,
ma che non sanno se potranno esprimere, perché sono vincolati da fattori di costrizione che vengono attivati dalla
società in cui vivono o dagli eventi contingenti.
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Grafico di dispersione:
correlazione tra anni di
scuola frequentati e
numero di figli per donna,
più si alza il numero degli
anni scolastici, più si
abbassa il numero di figli
per donna/uomo.
ECONOMICI E POLITICI: sono importanti perché il legame tra sistema economico e riproduttività è molto forte, di più
nei paesi a sviluppo avanzato.
- valore economico dei figli, inteso come rapporto costi/opportunità → nella società agricola (es: mezzadrile) un elevato
numero di figli costituisce un importante serbatoio di manodopera per il lavoro dei campi e garantisce la sicurezza di
una discendenza in grado di accudire i genitori durante la vecchiaia.
Questo assetto in cui la fecondità presenta fortissimi legami con il sistema agricolo caratterizza tutto il lungo periodo
dalla <scoperta> dell’agricoltura fino alla fine del Settecento. Questo sistema termina in Europa con l’avvento della
rivoluzione industriale e con la trasformazione dei processi di produzione: nella famiglia urbana i figli divennero un
costo e diminuì la loro utilità relativa= contrazione del numero delle nascite, anche perché il controllo di esse prende
piede in Francia e poi in tutto il continente nella seconda metà dell’Ottocento.
Con l’avvento del sistema terziario (fine anni Sessanta, inizio Settanta) c’è un ulteriore cambiamento nel sistema
valoriale dei figli, essi diventano un investimento, qualcosa su cui la famiglia investe il proprio reddito, per dare loro
istruzione migliore e più opportunità per raggiungere maggiori livelli di guadagno: ecco che si contrae ulteriormente il
numero dei figli.
Il XIX secolo porta con sé anche profondi cambiamenti nella cultura della famiglia: va progressivamente affermandosi
una nuova concezione che attribuisce al bambino una maggiore centralità all’interno della famiglia e della società sia dal
punto di vista affettivo che educativo. Pietro Verri: Manoscritto per Teresa, cambiamento di passo nei confronti
dell’affettività per i bambini e neonati.
- sistema del tempo/lavoro/networks;
- incentivazione/legislazione
- la fecondità può essere modificata anche a seguito di precisi e mirati interventi da parte dei governi, che, mettendo in
atto particolari misure legislative, incoraggiano (politiche pronataliste) o disincentivano (politiche antinataliste) le
coppie ad avere figli. Caso dell’India: a partire dal 1952 intraprende una precisa politica di contenimento che ha risultati
diversi a seconda dei vari Stati della Federazione. Caso della Cina: politica per la riduzione portò ad una discesa del TFT
al di sotto del tasso di sostituzione già nel 1995-2000 fino a 1,66 nel 2010-2015;
- politiche abitative e per l’occupazione
- politiche di sostegno alla famiglia e alla maternità, lo si vede molto bene in Europa, nella differenza che vige tra Nord,
dove vi sono interventi mirati a garantire adeguati servizi di supporto nell’accudimento di bambini in età prescolare per
le mamme lavoratrici, con l’apertura di asili nido o servizi di baby-sitting e con una maggiore flessibilità nel lavoro delle
donne al rientro della maternità; nel Sud Europa non vi è tale attenzione.
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Paradosso: si potrebbe pensare che nei paesi più poveri si facciano meno figli, poiché questi ultimi sono un costo. In
realtà nei paesi meno ricchi (es: in Burundi l’80% della popolazione vive con meno di 1,90 dollari al giorno) si hanno il
maggior numero di figli per donna: perché? A causa del costo dei contraccettivi, delle influenze culturali, del livello di
istruzione, ma soprattutto perché in questi paesi i figli hanno bassissimi costi di mantenimento, sono visti come un
investimento e in un modo o nell’altro possono essere un sistema per guadagnare soldi; in qualche modo essi possono
portare un qualche beneficio alla famiglia. Figli nei paesi poveri= risorsa nelle famiglie.
CONTINGENTI: guerre, epidemie, carestia/abbondanza, eventi ambientali, tutti eventi difficilmente prevedibili, non
sempre controllabili e spesso traumatici. I periodi interessati sa un evento bellico portano in un primo momento a un
calo della fecondità e della natalità a causa della separazione delle coppie e del clima di insicurezza e di sfiducia verso il
futuro. Al contrario, alla fine di una guerra si osserva sempre una decisa crescita del numero delle nascite, frutto della
celebrazione dei matrimoni rimandati, del clima di fiducia e della volontà di rinnovamento.
MIGRAZIONI le quali interessano soprattutto uomini e donne giovani, in età lavorativa e quindi in pieno periodo
riproduttivo. Ciò comporta riflessi sui comportamenti riproduttivi nel paese di partenza e in quello di destinazione.
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Lezione 7; 28/02/2022
C APITOLO 3: DOVE TUTTO FINISCE (P.59)
Le morti, insieme alle nascite, compongono il secondo importante fattore che influisce sul variare delle dimensioni di
una popolazione nel tempo ed il saldo naturale, ma, a differenza delle prime, presentano una maggiore complessità sia
nella rilevazione dell’evento stesso, sia nella valutazione delle conseguenze che la mortalità ha sulla popolazione stessa.
A differenza della nascita, la morte può avvenire in ogni momento della vita degli individui, può falcidiare intere
popolazioni in u attimo, colpire gruppi più o meno grandi di persone, contemporaneamente o in modo selettivo.
Inoltre, la morte può avvenire in seguito ad una molteplicità di cause le quali sono innescate da processi di tipo
infettivo, sociale, economico, culturale o congiunturale estremamente complessi e correlati tra loro.
Tabella
→Con l’avanzare degli anni dopo l’unità d’Italia
continua a crescere il numero dei nati vivi,
mentre il numero dei morti diminuisce =
popolazione cresce
→ Esistono tassi di natalità specifici, che servono per andare a calcolare la mortalità nei sottogruppi che vogliamo
analizzare, ad esempio per età specifiche, per sesso, per appartenenza ad un determinato territorio.
Num= morti che hanno età x
Den= popolazione media che ha quell’età x, non il totale della popolazione.
N.B. Rapporto di mortalità materna misura il numero delle morti materne in relazione a 100.000 nati vivi nello stesso
periodo di tempo e dunque, esprime il rischio di morte materna
in relazione al numero delle nascite.
La <maternal death> è la morte di una donna in attesa di un
figlio, durante il parto o entro 42 giorni dal termine della gravidanza, indipendentemente dalla durata della gravidanza
stessa, per cause correlate o aggravate dallo stato di gravidanza o dal suo trattamento, ma non per cause accidentali o
per incidenti.
Oltre che per i bambini morti nel primo anno di vita (infant) si calcola il tasso di mortalità anche riferito ai bambini morti
entro il compimento del quinto anno di vita (under-five), per il fatto che nei paesi meno sviluppati le rilevazioni
statistiche non sono accurate, raccogliere dati così specifici è molto impegnativo a causa di omissioni o errori nella
registrazione degli eventi di morte.
Esistono altri indicatori che consentono di analizzare in maniera più dettagliata i decessi che avvengono all’interno del
periodo di tempo che va dal concepimento al parto fino al primo anno di vita. Il primo di questi indicatori misura la
natimortalità (stillbirth) o morte fetale (fetal death) cioè i
bambini nati senza segni vitali → rapporto di mortalità
fetale.
Indicatori:
mortalità tra gli 0 e i 15 anni;
mortalità tra 0 e 5 anni;
mortalità 0-1 anno;
mortalità neonatale, fa riferimento ai decessi dei
bambini nati vivi che avvengono nei primi 28 giorni di
vita completi e possono essere suddivisi in morti
neonatali precoci, che si verificano durante i primi 7
giorni di vita, e morti neonatali tardive che si verificano dopo il settimo giorno ma prima di 28 giorni. I giorni
immediatamente dopo la nascita sono i più rischiosi per la sopravvivenza umana e i fattori di rischio di natura biologica,
medica o ambientale sono moltissimi ed estremamente complessi. È un periodo molto delicato per i bambini che sono
fortemente vulnerabili.
N.B. In Italia la mortalità infantile è molto bassa, per tutte le regioni, anche se con tassi differenti, al di sotto del 5 per
mille. La situazione era molto diversa nel periodo dell’Unità d’Italia: nel 1868 morivano 238 bambini ogni 1000 nati,
ovvero quasi 1/3 dei nati.
I tassi aumentano/diminuiscono a seconda che nei vari anni si diffondano epidemie (es: spagnola del 1918), oppure che
vi siano guerre o che cambi la situazione del paese.
Dopo la II guerra mondiale il tasso di mortalità infantile crolla definitivamente, anche grazie ai miglioramenti all’interno
del sistema sanitario attuati dal regime fascista in armonia con lo sviluppo della tecnologia.
25
Qualche numero:
- tra 1990 e 2016 abbiamo avuto una
diminuzione del 56% della mortalità al di
sotto dei 5 anni di vita;
- il 73% delle morti al di sotto dei 5 anni è
stato registrato nel 2016 in due aree:
Africa e Sud-Est dell’Asia;
- l’area con il più elevato tasso di mortalità
under-five rimane l’Africa , quasi 8 volte
più elevato di quello registrato nella
regione Europea;
- nel 2016 il 75% delle morti al di sotto dei 5 anni è avvenuta nel primo anno di vita (4,2 milioni);
- dal 1990 al 2016 la mortalità del primo anno di vita è passata da 8,8 milioni a 4,2 milioni.
Quali sono i FATTORI più critici che possono mettere in pericolo la vita di un bambino?
→ elevata vulnerabilità, perché sono inermi ed indifesi;
→ sistema immunitario alla nascita non completamente attivo, che li rende suscettibili a qualsiasi infezione batterica e
virale = indifesi dal punto di vista fisico e dall’ambiente che li circonda;
→ peso alla nascita, bambini prematuri → tra le cause principali della morte neonatale e la seconda causa principale di
decessi nei bambini di età inferiore ai 5 anni;
→ condizioni del parto;
→ stato di salute della madre, possibilità che essa si nutra in modo adeguato sia durante la gravidanza che dopo il parto
in modo da prolungare l’allattamento;
→ allattamento, alimentazione;
→ condizioni igieniche in cui vivono: molti bambini muoiono per malattie diarroiche derivanti dalla scarsa igiene in cui
vengono conservati e somministrati i cibi, dal consumo di acqua contaminata o a causa di un generale deperimento
dovuto a malnutrizione o denutrizione cronica;
→ dimensioni della famiglia;
→ eventi contingenti;
→ malattie; tra il Seicento ed il Settecento una delle principali cause di morte tra i bambini era il vaiolo, scomparso a
livello mondiale dal 1979 mentre ancora oggi alcune malattie tipiche dell’infanzia, come morbillo, difterite, pertosse e
tetano, sono tra le più importanti cause di morte per i bambini al di sotto dei 5 anni nei paesi in cui non vi sono
programmi di vaccinazione o strutture sanitarie in grado di intervenire;
→ livello di istruzione della madre: la capacità di leggere e comprendere le prescrizioni mediche, le etichette dei
farmaci e le istruzioni per la conservazione degli alimenti, permette infatti alla donne che vive in condizioni di povertà
nei paesi in via di sviluppo di migliorare il benessere della propria famiglia; le donne alfabetizzate inoltre hanno una
maggiore fiducia nelle cure mediche e un atteggiamento meno rassegnato verso la morte e la malattia;
N.B. Sicuramente esiste una correlazione tra la mortalità infantile e l’economia di un paese; così come con il livello di
istruzione delle madri con più di 15 anni.
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Lezione 8; 02/03/2022
C APITOLO 3.3: I DETERMINANTI DELLA MORTALITÀ (P. 73)
L’analisi delle cause di morte che influenzano o concorrono a determinare i decessi appare estremamente complessa,
poiché la morte colpisce sì tutta la popolazione, ma in maniera differenziata in virtù del combinarsi di motivazioni
variamente influenti in ciascuno dei diversi
momenti della vita.
N.B. Il valore del tasso della mortalità, in virtù della sua formulazione, è influenzato dalle caratteristiche compositive
della popolazione. Una popolazione in cui vi è un’elevata percentuale di anziani sarà soggetta a un numero di decessi
maggiore; nei paesi in via di sviluppo, dove la mortalità infantile è generalmente molto alta, una popolazione in cui vi sia
un alto numero di bambini al di sotto di 5 anni risentirà tendenzialmente di un rialzo del tasso di mortalità in seguito
all’alto numero di decessi tra i giovanissimi.
Mortalità = parametro complesso = lo si capisce dalla definizione del concetto di salute dato dall’Organizzazione
mondiale della salute nel 1948: la salute è uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente
assenza di malattie o infermità; è inoltre la capacità di un individuo o di un gruppo di soddisfare i bisogni e le aspirazioni
e di cambiare e adattarsi all’ambiente.
- positive health;
- better health
- freedon from sickness
- unrecognised sickness
-
-
-
N.B. La WHO (World Health Organisation) opera una distinzione di fondo in 3 gruppi principali di cause all’interno dei
quali si articolano poi molteplici sottogruppi per classificare con precisione le singole cause di morte e delineare quelli
che sono i diversi scenari della mortalità nelle regioni del mondo.
Vi sono codici che corrispondo alle motivazioni di mancanza di salute.
Cause dirette:
Costituiscono da sempre uno dei principali nemici dell’umanità; esse, infatti, sono state, fino quasi alla fine del XIX
secolo e in alcuni casi anche nel XX, una delle più importanti cause dirette di morte della popolazione e in parte lo sono
ancora oggi per molti paesi in via di sviluppo.
La particolare forza delle crisi epidemiche era dovuta al fatto che le patologie, responsabili di quasi 2/3 dei decessi,
trovavano un ambiente favorevole al diffondersi del contagio in assenza di qualsiasi tipo di cura medica che
contrastasse la virulenza e la letalità; la grande epidemia di peste nera, proveniente dall’Oriente, colpì l’Europa dal 1348
al 1352 e provocò la morte di oltre 1/3 della sua popolazione.
Tra le malattie che hanno maggiormente condizionato la sopravvivenza umana nel passato si possono ricordare, oltre la
peste, il tifo, il sudore inglese, il vaiolo, la sifilide, la malaria, e tutte le malattie intestinali. Quasi tutte queste patologie
arretrarono, in Europa, a partire dalla fine del Settecento e con l’avvio della rivoluzione industriale in seguito ad un
progressivo miglioramento delle condizioni igieniche e abitative della popolazione.
N.B. L’ultima e spaventosa epidemia sperimentata in Europa è la “spagnola”, l’influenza che dilaga in tutto il mondo tra
1918-19 = morte di decine di milioni di persone = prima malattia veramente globale della storia.
Il Novecento, soprattutto grazia alla diffusione dei vaccini e degli antibiotici, ha visto la progressiva scomparsa dai paesi
a sviluppo avanzato di tutte le patologie infantili come la difterite, il morbillo, la poliomielite, il tetano e tutte le malattie
infettive pericolose per la sopravvivenza; tuttavia, esse sono ancora diffuse in forma endemica in molti paesi in via di
sviluppo.
nel 2016 circa 36,7 milioni di persone convivono con l’HIV/AIDS e 1 milione ogni anno muore a causa della malattia
con concentrazioni altissime in Africa sub-sahariana e meridionale.
la malaria, con oltre 214 milioni di casi stimati nel 2015, è tra le malattie trasmissibili più diffuse poiché in molte aree
la veicolazione della patologia tramite il vettore ospite, la zanzara, la rende una presenza inevitabile da cui rifuggire per
la fasce più povere.
vi sono poi il colera, la meningite, le malattie a trasmissione sessuale.
Al gruppo delle CD appartengono anche le cause di morte legate alla maternità e alla nascita (maternal conditions,
neonatal conditions, nutritional deficiencies); la sopravvivenza delle donne è influenzata da:
cause <dirette>, ovvero determinate da problemi di tipo ostetrico che da sole corrispondono al 72,5% delle morti
materne e comprendono l’emorragia ostetrica, i disturbi ipertensivi, la sepsi puerperale, l’embolia ostetrica e l’aborto, a
cui si aggiungono il travaglio difficoltoso e altre complicanze.
cause <indirette> (27,5%), ovvero quelle che possono essere ricondotte a una serie di problematiche di tipo medico
sanitario che intervengono durante la gestazione.
Le motivazioni delle gravi difficoltà, per molti paesi, nel combattere le cause di morte per malattia in un’epoca come
quella attuale in cui la ricerca medica ha elaborato tecniche preventive, cure e vaccini, vanno ricercate anche nelle
ricorrenti crisi alimentari. Condizioni di alimentazione scarsa e inadeguata debilitano e indeboliscono il corpo umano
rendendolo incapace di combattere efficacemente le infezioni e creando le condizioni per l’insorgere di molte
patologie. Esistono patologie legate alla sottonutrizione e alla malnutrizione, specialmente in Africa sub-sahariana,
nell’Asia meridionale e in alcune aree dell’America latina: si possono ricordare la xeroftalmia (mancanza di vitamina A),
l’anemia e disturbi cerebrali dovuti a mancanza di iodio e zinco.
29
Osservazione grafico
A livello mondiale possiamo notare una grande disomogeneità: nell’area africana sono le malattie trasmissibili che
hanno la preponderanza tra la popolazione.
N.B. Tra le prime 10 cause di morte nel 2000 c’era anche l’HIV, che nel 2019 è uscito dalla classifica.
Vediamo la differenza delle cause tra paesi ricchi e paesi poveri: le classifiche sono molto diverse; dunque, l’economia
va ad incidere sulle cause. Sul grafico di sx quasi tutte le linee sono blu, mentre sul grafico di dx le linee sono quasi tutte
verdi e si rileva la presenza di una linea nera.
Nei paesi a sviluppo avanzato rimangono come prima causa le malattie cardiache, mentre al secondo posto si collocano
l’Alzheimer e altre malattie di demenza senile date dalla longevità della popolazione.
Nei paesi in via di sviluppo i bambini sono quelli maggiormente colpiti dalla morte.
Sono pesanti gli effetti degli eventi esterni, in particolare gli incidenti stradali come 7° causa.
All’8° posto si colloca la tubercolosi, che non è scomparsa nemmeno in Italia in quanto i nostri sistemi immunitari sono
sufficienti forti per neutralizzare il batterio che la causa. Al 10° posto vi è la cirrosi, dovuta al consumo di alcool.
Vediamo l’Italia
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Ma qual è la causa vera di una morte? Il punto centrale risiede nella povertà e ad essa si collegano le condizioni sociali
ed economiche, la cultura, la religione, l’ambiente, le cause biologiche, l’età, il sesso.
Lezione 9; 07/03/2022
CAPITOLO 4: IN CAMMINO (P.87)
Le immigrazioni e le emigrazioni sono le ultime due componenti responsabili dei movimenti evolutivi che una
popolazione subisce nel tempo e lo studio di esse è assai complesso per il fatto che spesso risulta difficoltoso registrare
gli spostamenti dei singoli individui.
i movimenti umani hanno portato all’occupazione di tutta la Terra;
lo spostamento anche di un singolo individuo coinvolge sempre due gruppi umani: biunivocità, che genera sempre
cambiamenti anche a livello demografico, non solo di tipo quantitativo, ma anche sociali, economici, culturali;
effetti degli spostamenti portano ad una modificazione delle dinamiche endogene, influendo sul numero della nascite
e su quello delle morti;
l’impatto degli spostamenti è commisurato anche alle dimensioni, alla durata, alla tipologia e alle intenzioni.
CIRCOLAZIONE MIGRAZIONE
ogni tipo di spostamento che non comporta un • presente: spostamento che prevede il superamento di
cambiamento di residenza, che avviene entro un periodo un confine, che può essere anche che nazionale, oltre
di tempo definito, che si conclude con il ritorno al luogo che internazionale (anche uno spostamento da un
di partenza e che non prevede l’ufficializzazione dello comune ad un altro è considerato migrazione) = atto
spostamento attraverso un atto amministrativo. amministrativo (cambiamento di residenza).
3 variabili: residenza, tempo, ritorno. N.B. Lo spostamento deve essere superiore ad un anno.
Esistono all’interno di ciascun comune i registri di
N.B. Sono tutti i movimenti occasionali oppure ripetitivi, popolazione, che registrano le nascite, i decessi, i
ma accomunati dalla mancanza di una chiara intenzione matrimoni, i diversi, i cambiamenti di residenza; esistono
da parte del soggetto di modificare definitivamente la anche i permessi di soggiorno nel caso di migrazioni
propria residenza; appartengono a questa categoria. internazionali, essi vengono gestiti dalle questure.
→ vari tipi di nomadismo di tipo pastorale e agricolo,
ovvero la transumanza, l’alpeggio, l’agricoltura itinerante • passato: le migrazioni erano giudicate attraverso 3
e il bracciantato, gli spostamenti per i lavori stagionali parametri, ovvero l’elettività, l’intenzionalità, la
nell’industria e nel settore turistico-alberghiero. definitività.
→ il nomadismo, storicamente praticato nelle zone
asciutte e desertiche dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia
centrale e occidentale, rappresenta uno stile di vita
strettamente integrato con i ritmi della natura.
Il nomadismo può essere infatti sia in forma pastorale,
sia in forma di agricoltura itinerante che si basa sul
32
ASPETTI
Gli aspetti analizzano le caratteristiche strutturali del flusso, ovvero come il flusso si sviluppa:
1. nel tempo, in base alla durata del suo sviluppo e al grado di transitorietà dello spostamento. Si distinguono le
migrazioni temporanee, ovvero quelle che prevedono il ritorno al luogo di origine dopo una permanenza più o meno
lunga, ma comunque superiore ad un anno (es: spostamenti di residenza degli studenti); e le migrazioni
permanenti/definitive, che implicano, invece, un cambiamento definitivo o di lunghissimo periodo del luogo in cui si
vive.
N.B. fenomeno delle golondrinas, stagione estiva in Italia, stagione invernale in America meridionale. Per emigrazione
golondrina si intende una emigrazione temporanea e ripetitiva di carattere annuale senza stabilire radici o integrazione
nella nuova comunità, di solito per motivi di lavoro non tradizionali e quindi diversi dalla transumanza e dalla vita
nomade.
2. nello spazio, e le migrazioni si dividono in esterne, quando il migrante supera un confine interazionale, ed interne,
quando lo spostamento avviene all’interno di uno Stato nazionale, da un comune di residenza a un altro.
Tra le migrazioni internazionale si ricordano i 40 milioni di europei che dall’inizio dell’Ottocento fino al 1914 circa
abbandonarono definitivamente il vecchio continente per l’America e l’Australia.
L’Italia, sin dai primi anni successivi all’unificazione, ha registrato un flusso continuo di espatri, che assume nel corso del
tempo intensità e caratteristiche diverse nelle varie regioni italiane; dal 1861 al 1881 lasciano l’Italia circa 450.000
persone, soprattutto dalle regioni settentrionali.
Il flusso delle emigrazioni poi si intensifica tra le fine del XIX secolo e i primi anni del Novecento, raggiungendo una
media di 600.000 espatri all’anno; in questo secondo momento sono le regioni meridionali, colpite dalla crisi agraria, a
prendere nettamente il sopravvento sul resto dell’Italia per numero di espatri.
3. nelle sue <dimensioni>; in questo senso si può distinguere tra migrazioni di massa, caratterizzate dallo spostamento
di interi popoli o ingenti masse di persone in un intervallo di tempo piuttosto contenuto (es. le invasioni dei visigoti e
dei longobardi in Italia, i flussi di rifugiati in fuga dalla guerra entrati in Europa dopo il 2010, spostamento ucraini dalla
Russia) e migrazioni di infiltrazione, che avvengono quando a spostarsi sono piccoli gruppi di persone, famiglie o singoli
individui, che agiscono autonomamente, lungo un periodo molto lungo di tempo, questo non è detto che però non
porti ad uno spostamento di poche persone (es: colonizzazione del nuovo mondo da parte degli europei nei primi 2
secoli dopo la scoperta dell’America; le immigrazioni del gruppo etnico cinese nel nostro paese). Nessuno si accorge di
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CARATTERI
Una diversa prospettiva sotto cui vengono osservate le migrazioni è quella che prende in considerazione le
caratteristiche dei flussi in funzione dei rapporti che si instaurano tra la popolazione migrante e la popolazione
accogliente. Questa prospettiva di analisi pone l’accento sia sulle caratteristiche culturali dei gruppi umani coinvolti,
sulla volontà dei singoli e dei gruppi di lasciare o meno il proprio paese, sulle finalità che il processo si pone ma anche
sui fattori che a esso si oppongono.
I caratteri prendono in considerazione altri aspetti:
→ relazionali, prendono in considerazione i due gruppi coinvolti, quelli che raggiungono il paese di destinazione e quelli
che già lo abitano, e analizzano in ciascun movimento migratorio il livello di aggressività con cui l’incontro avviene (il
livello di frizione) e il livello di conflittualità che produce.
I vari livelli di frizione sono molto diversi tra loro:
- migrazioni di popolamento, l’inserimento delle popolazioni si realizza in periodi di tempo molto lunghi, avvengono in
territori scarsamente o non popolati e generalmente non danno luogo a conflitti;
- invasione, quando quantità grandissime di persone o un intero popolo occupa il territorio di un altro gruppo umano
violandone i confini. Invasione di un territorio dal punto di vista organizzativo, culturale, dottrinale di un popolo che
poteva anche essere considerato superiore. Es: invasioni barbariche;
- conquista, si parla di conquista quando l’occupazione del territorio prevede una fase pianificatoria ed è accompagnata
da azioni militari strutturate e finalizzate alla distribuzione di obiettivi precisi. Lo scopo è quello di stabilire e confermare
il potere politico e amministrativo del territorio a cui fa seguito la fase di occupazione e di riorganizzazione territoriale
con il trasferimento di gruppi di popolazione.
Solitamente avviene da parte di un paese tecnologicamente superiore ai danni di uno tecnologicamente inferiore;
- migrazione pacifica, quando lo spostamento non ha in sé elementi di aggressività e neppure finalità di conquista,
occupazione territoriale o sfruttamento commerciale, come nel caso dei flussi migratori che oggi giungono nel nostro
paese.
→ volontarietà dei gruppi umani e degli individui di migrare. Si apre un orizzonte di possibilità molto ampio;
si possono definire migrazioni volontarie o
libere quelle in cui l’elemento determinante
allo spostamento è la volontà dell’individuo;
deportazione, che avviene quando uno Stato o un popolo decide e attua lo spostamento di un gruppo indesiderato,
conducendolo fuori dal proprio territorio o trasferendolo da un luogo all’altro al fine di sfruttarne la forma-lavoro.
La deportazione è generalmente supportata da motivazioni di carattere ideologico, come avvenuto per la deportazione
degli ebrei nei campi di concentramento da parta della Germania nazista o degli armeni in Turchia.
→ finalità, si suddividono in innovative, si attivano nel momento in cui il gruppo o l’individuo migrante percepisca la
necessità di un mutamento radicale delle proprie condizioni di vita nella prospettiva di un miglioramento economico,
sociale e di una maggiore libertà; e in conservative, si attivano allo scopo di preservare la propria condizione di vita da
interferenze esterne.
2. Un posto privilegiato, nella maturazione delle de decisioni di partire, è riservato a fattori che si possono
definire di tipo economico; questo tipo di approccio volto a spiegare l’avviarsi dei flussi migratori è denominato
di tipo neoclassico (Neoclassical economics theory) e tende a sottolineare con maggior enfasi le differenze
esistenti tra le possibilità di lavoro, il livello retributivo e le condizioni di vita nel paese di origine, e le
opportunità offerte dal paese di destinazione.
N.B. L’aumento delle aspettative occupazionali ha sollecitato una fascia sempre più larga di giovani a cercare
opportunità di lavoro qualificato all’estero, nei paesi industrializzati, dove vi è una sempre maggiore richiesta
di manodopera.
3. In una realtà caratterizzata da un mercato del lavoro fortemente segmentato (Dual labor market theory) che
caratterizza la società industriale moderna, gli immigrati trovano una collocazione ottimale colmando quegli
ambiti lavorativi lasciati liberi dalla manodopera autoctona;
4. Anche lo sviluppo del sistema economico mondiale a partire dal XVI secolo ha creato un bipolarismo tra paesi
centrali e paesi periferici. Tra questi poli di quello che è stato definito il sistema mondo (World system theory),
che si sono andati configurando nel tempo come centri di ricchezza e capitali i primi e come fornitori di
materie prime e manodopera i secondi, si sono consolidati e strutturati i flussi migratori.
Secondo questa teoria i paesi centrali genererebbero un sistema attrattivo di forza lavoro, rispetto ai paesi di
periferia;
5. In molti paesi del sud del mondo, specie nell’Africa sub-sahariana, le condizioni per la sopravvivenza sono rese
precarie dall’insufficienza dei mezzi economici destinati alla sanità, dalle condizioni igieniche precarie e dal
fatto che un’ampia percentuale della popolazione è affetta da denutrizione cronica o stagionale. In questi
contesti la scelta migratoria può divenire una vera e propria strategia familiare (New household economics of
migrations theory) finalizzata al miglioramento della vita dell’intera famiglia che investe economicamente ed
emotivamente nel progetto migratorio del congiunto → ricerca di solidità;
6. La presenza nel passato di rapporti di tipo coloniale tra due paesi fa sì che i legami tra l’ex colonia e il paese
colonizzatore favoriscano il perpetuarsi di una tradizione migratoria; la presenza di nuclei di immigrati
stanziatisi già da lungo tempo e inseriti nel tessuto sociale e lavorativo, garantisce, infatti, la possibilità per
coloro che sono rimasti nel paese di origine di ricevere informazioni e costituisce un elemento di forte
richiamo. Familiari e amici che vivono già nei paesi di immigrazione creano in questo modo dei veri e propri
network informali (Network theory) che aiutano i migranti a finanziare il loro viaggio, a trovare lavoro,
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7. Queste reti si estendono a livello internazionale dando vita a vere e proprie “catene migratorie” che
richiamano nuovi migranti riproducendo il desiderio di migrare (Cumulative causation theory), tramite i
racconti di coloro che ritornano in patria dopo un’esperienza migratoria o vivono all’estero.
In realtà vengono costruiti dei miti, poiché nei racconti dei migranti prevale un’immagine stereotipata dei paesi
industrializzati, esageratamente positiva, regolata da modelli democratici, permissivi, accoglienti e tolleranti, in
cui la ricchezza è a portata di mano.
8. Un altro elemento che può intervenire è l’esistenza tra il paese di origine e quello di destinazione di azioni di
intermediazione, pubblica o privata (Institutional theory), che favoriscono l’arrivo e il collocamento nel paese
di accoglienza di nuovi immigrati.
Le azioni di intermediazione si concretizzano attraverso l’operato di ordini religiosi o mediante l’accordo
formale tra gli Stati e svolgono un ruolo di rassicurazione.
Esistono situazioni, però, in cui migrare è una scelta inevitabile di fronte a eventi contingenti, incontrollabili,
imprevedibili, improvvisi o inevitabili: climatiche sfavorevoli, eventi naturali disastrosi, guerre e conflitti, epidemie,
decisioni di tipo politico, pressione demografica.
CONSEGUENZE
Un flusso migratorio genera, allo stesso tempo, molteplici conseguenze sul paese di origine e quello di destinazione.
➢dal punto di vista economico, l’emigrazione rappresenta da sempre una valvola di sfogo per quei paesi in cui lo
squilibrio tra lo sviluppo demografico e quello economico e sociale genera condizioni di vita precarie e non
comprensibili in tempi brevi con interventi di sviluppo mirato.
In quelle aree dove l’esubero di forza lavoro si scontra con le basse capacità di assorbimento del sistema economico, la
partenza dei migranti genera un alleggerimento della disoccupazione = valvola di sfogo/compensazione.
In questo meccanismo demografico-economico di spostamenti della popolazione si inseriscono i milioni di migranti che
sono partiti dall’Europa nel periodo tra Ottocento e prima metà del Novecento.
➢ rimesse (la rimessa estera è un trasferimento unilaterale di denaro verso l'estero, effettuato da un lavoratore
straniero a beneficio di un altro individuo residente nel suo paese di origine). L’ammontare delle rimesse incide
positivamente sul bilancio dello Stato, costituendo, in alcuni casi, una voce in attivo di notevoli dimensioni; con i
guadagni degli emigrati, inoltre, il tenore di vita delle famiglie di origine aumenta, favorendo anche una progressiva
crescita dei consumi e degli investimenti con un effetto positivo per l’economia dell’intero paese.
➢ i fenomeni migratori sono anche un impoverimento per il paese di origine, che perde i suoi elementi migliori, i più
istruiti e i più intraprendenti, rischiando di creare vere e proprie carenze di personale specializzato nei settori
industriale, sanitario e manageriale = BRAIN DRAIN;
➢ dal punto di vista degli assetti sociali, le migrazioni costituiscono certamente un elemento di rottura degli schemi
tradizionali che regolano le relazioni familiari, i rapporti tra le generazione e i sessi.
I giovani e le donne che lasciano la famiglia per intraprendere un percorso migratorio si sottraggono alle reti di controllo
parentale che ne definivano il ruolo e la gerarchia all’interno della famiglia; soprattutto per le donne, l’esperienza
migratoria costituisce un’opportunità di emancipazione e di riscatto personale dagli obblighi sociali legati alla
tradizionale culturale e religiosa della società di origine, ma nega di fatto la possibilità di rientro in quest’ultima, poiché
ciò comporterebbe un ormai inaccettabile ritorno ad un ruolo sociale subordinato.
➢ nel paese di destinazione, l’arrivo di flussi migratori genera una crescita nelle richieste di erogazione di servizi sociali
come l’assistenza sanitaria, l’abitazione, l’educazione scolastica; ciò implica, quindi, la necessità di adattamento del
sistema amministrativo legato alla concessione dei permessi di soggiorno, al trattamento previdenziale, ai contratti di
lavoro, cui si aggiungono spesso problemi legati allo sfruttamento, al fenomeno della clandestinità e alla sicurezza
sociale che devono essere affrontati attraverso una revisione e un adattamento del sistema normativo e legislativo.
N.B. Occorre una disponibilità alla comunicazione e allo scambio cosicché il processo di integrazione avvenga in modo
automatico (richieste sociali/adattamento del sistema/sicurezza/relazioni interetniche);
➢ dal punto di vista demografico ciascun fenomeno migratorio genera una trasformazione delle dimensioni della
popolazione e della sua dinamica, influendo indirettamente sul saldo naturale (partenza e arrivo).
Le migrazioni internazionali contribuiscono in modo significativo alla crescita della popolazione in molti paesi in cui il
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- immigrati entrati illegalmente, e che risiedono e/o lavorano senza esserne stati autorizzati e in violazione delle leggi
sull’immigrazione del paese di destinazione. Vivono in una condizione di clandestinità, sebbene questo termine abbia in
sé una valenza disumanizzante e criminalizzante;
- rifugiati o richiedenti asilo: con protezione temporanea (persone ritenute meritevoli di tutela, ma prive dei requisiti
necessari a ottenere lo status di rifugiato), richiedente asilo, rifugiati;
Il termine “rifugiato” ha un preciso significato giuridico per definire coloro che hanno ottenuto il diritto alla protezione e
all’assistenza da parte del paese che li ha accolti ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1952. Secondo la
Convenzione può richiedere asilo chiunque abbia il <giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua
religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche> e si trovi
<fuori dallo Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di
detto Stato> oppure <chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori del suo Stato di domicilio in seyuito a tali
avvenimenti, non può o non vuole ritornarvi>.
- internally displaced persons (IDP): persone che hanno lasciato la propria casa e non hanno un luogo dove vivere se non
nei grandi campi di rifugiati presenti soprattutto in Africa, nei quali sono costrette a vivere anche per anni in condizioni
talora disumane.
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Misurare le emigrazioni
11. TASSO DI EMIGRAZIONE e (t, t+n): lo si ottiene rapportando l’ammontare del numero degli emigranti nel
periodo considerato E (t, t+n) alla popolazione media del paese di partenza dello stesso anno e moltiplicando per 1000
il risultato ottenuto.
12. TASSO DI IMMIGRAZIONE i (t, t+n): rapporto tra il numero degli immigrati, nel periodo osservato, I (t, t+n) e la
popolazione media del paese di arrivo nello stesso anno rapportata a 1000 abitanti.
Per misurare le migrazioni c’è un altro parametro: INDICE DI ATTRAZIONE MIGRATORIA (IAM); è un
indicatore sintetico il cui risultato può assumere valori compresi tra +1 e -1. Per calcolarlo, al numeratore mettiamo la
differenza tra emigrati ed immigrati (saldo migratorio), al denominatore mettiamo la somma tra emigrati ed immigrati;
dunque, tutto le persone che si muovono: il risultato è un numero puro che ci dice la capacità di un’area di attrarre
popolazione proveniente da altre zone, ovvero il grado di attrazione o di repulsione che esercita verso i propri abitanti.
Quanto più il valore è vicino a +1, tanto più elevata risulta la capacità dell’area
indagata di attrarre immigrati dall’esterno; quanto più, invece, il valore
dell’indice tende a -1, tanto più il territorio esercita un potere repulsivo nei
confronti della popolazione che vi abita, generando fenomeni di emigrazione.
→ Giovani e vecchi
La composizione per età della popolazione è influenzata:
- dall’andamento della fecondità e della mortalità nel tempo,
- dall’incidenza della mortalità nel tempo alle varie età,
- dalla lunghezza della vita,
- dalla composizione per età dei flussi migratori.
I primi indicatori che si utilizzano per osservare l’età di una popolazione sono l’età media e l’età mediana: età media (non è considerato
un dato significativo, è debole, perché risente della composizione della popolazione e non mi permetterà di capire come è composta),
età mediana (si mette in ordine la popolazione dal più giovane al più vecchio e si prende l’età della persona che sta in mezzo alla serie; si
ha già un’immagine un po’ più chiara della composizione della popolazione), suddivisione in classi di età, speranza di vita alla nascita.
E’ utile suddividere la popolazione per fasce di età per l’analisi della distribuzione di essa: tale struttura si analizza raggruppando
convenzionalmente le persone in classi che rendono dati più facilmente interpretabili, confrontabili e condivisibili. Generalmente
esistono 3 gruppi, frutto di convenzioni che non tengono in considerazione la variabilità delle realtà individuali, ma che forniscono un
quadro d’insieme:
1. Giovani 0-14 anni: si tratta di coloro che non hanno ancora completato il ciclo scolastico formativo di base, anche se non in tutti i Paesi
l’età della scuola dell’obbligo è la stessa, ma le classi di età sono convenzionali;
2. Adulti 15-64 anni: popolazione che si trova nella fascia di età produttiva; all’interno di questo gruppo si riconosce anche il sottoinsieme
delle donne in età feconda dai 15 ai 49 anni;
3. Anziani 65 anni e più: sono gli individui che, avendo ormai raggiunto l’età del pensionamento hanno o stanno per lasciare il mondo del
lavoro.
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N.B. Il comportamento di un gruppo umano può essere rappresentato attraverso la sua curva di sopravvivenza che descrive
graficamente la progressiva eliminazione, con il passare dell’età, dei componenti di una generazione di 1000 nati appartenenti a quel
gruppo e soggetti alle condizioni di vita del periodo storico in cui essi si trovano a vivere. Ciascuna curva rappresenta, in ciascuno dei suoi
punti sul grafico cartesiano, il numero delle persone su 1000 viventi all’inizio del periodo che sono ancora in vita all’età indicata sull’asse
delle X.
Curve di sopravvivenza della popolazione maschile italiana: mostrano l’aumento della longevità della popolazione.
- curva 1899-1902
- curva 1930-1932
- curva 1950-1952: mortalità infantile molto bassa,
inferiore al 100 per 1000;
- curva 1991: si mantiene quasi parallela alla curva
precedente e la mortalità comincia a colpire dopo i 50
anni.
Allo stesso modo vediamo l’evoluzione della speranza di vita alla nascita nelle varie aree del mondo.
Grazie all’evoluzione del sistema
economico e alle scoperte scientifiche
e mediche, a partire dall’Ottocento per
i paesi a sviluppo avanzato, e dalla
metà del Novecento in poi per molti
paesi in via di sviluppo, vi è stato un
drastico cambiamento nei
determinanti della mortalità con una
progressiva diminuzione dei tassi di
mortalità. La longevità è aumentata
senza interruzione con un ritmo
progressivo sempre più rapido a partire
dagli anni Settanta. Le previsioni per il futuro delineano un ulteriore miglioramento nella durata della vita che dovrebbe
aumentare da 71 anni nel 2010-2015 a 77 anni nel 2045-2050.
Si registrano, inoltre, sensibili incrementi per gli uomini rispetto alle donne, che già godono di un’aspettativa superiore.
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→ Giovani e vecchi
La distribuzione della popolazione nelle 3 fasce viene calcolata in percentuale, quindi su un totale di 100, ciascuna delle
fasce si bilancerà, proporzionalmente al variare delle altre, a seconda del numero degli individui che entrano ed escono
da ciascuno di esse = interdipendenza fortissima tra dimensione qualitative e dimensione dinamico-quantitativa.
L’invecchiamento è il risultato del calo progressivo della fecondità e mortalità associato allo sviluppo economico-sociale
iniziato a partire dagli anni Sessante del Novecento; tale mutamento si addita alla riduzione della mortalità infantile, al
miglioramento dell’accesso all’istruzione, all’avanzamento della parità di genere, alla promozione della salute
riproduttiva. Considerando l’ingresso e l’uscita delle persone dalle fasce di età, l’invecchiamento può avvenire:
- dal basso, la percentuale relativa degli anziani sui giovani aumenta a causa della diminuzione del n° di questi ultimi per
la progressiva diminuzione del n° delle nascite;
- dall’alto, si registra un aumento del n° degli over 65 dovuto all’aumento della longevità degli individui.
Analisi grafico:
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Poiché Iv (t, t+n) esprime il rapporto fra l’ammontare dei soggetti anziani e la
popolazione dei giovani, quanto maggiore sarà il risultato ottenuto, tanto più
elevato sarà il grado di invecchiamento della popolazione.
Indice > 100, il paese sta invecchiando in maniera veloce.
N.B. Tale indice, inoltre, indica la capacità che hanno i flussi di ciascuna classe di compensare quelli in uscita.
- se Iv (t, t+n) = 100, allora esiste una compensazione tra il n° dei giovani e quello degli anziani;
- se Iv (t, t+n) < 100, allora il n° dei giovani è superiore a quello degli over 65;
- se Iv (t, t+n) > 100, allora la popolazione sta invecchiando progressivamente.
N.B. Se in una popolazione la % degli adulti è maggiore rispetto a un’altra, questa avrà una disponibilità superiore di
persone attive in grado di lavorare, produrre e quindi di sostenere economicamente le fasce di popolazione non
produttiva. Allo scopo di misurare quest’ultimo aspetto si utilizza l’Indice di dipendenza strutturale (dependency ratio),
che esprime il rapporto % tra l’ammontare della popolazione costituita dai giovani e dagli anziani e di quella che
appartiene alla fascia di età convenzionalmente produttiva nel periodo di tempo considerato.
N = somma tra la popolazione tra 0 e 14 anni e quella con età superiore ai 65 anni;
D = popolazione tra 15 e 65 anni.
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Lo stesso indicatore è comunemente calcolato per la popolazione alla nascita considerando il n° di maschi nati ogni 100
femmine: il risultato che si ottiene si definisce RAPPORTO DI MASCOLINITA’ alla NASCITA.
Il valore di Rm0 in una popolazione teorica in cui il n° dei nati maschi
risultasse uguale a quello delle nate femmine, dovrebbe risultare uguale
a 100. Tuttavia, in realtà, quasi ovunque nel mondo, il rapporto di
mascolinità non risulta mai equilibrato, ma sempre sbilanciato in favore
dei maschi e pari circa a 104-106 maschi ogni 100 femmine, equivalente
a 510-515 maschi ogni 1000 nati vivi (95,2 femmine ogni 100 maschi).
CINA
In Cina si registra una crescita continua del sex ratio, giungendo a valori per i quali non vi possono essere altre
spiegazioni al di fuori dell’ipotesi che vi possa essere stata una volontaria selezione dei nascituri per sesso attraverso
pratiche come l’aborto selettivo. La sovramortalità femminile ha avuto, a partire dalla one child policy nel 1979, si
impenna: le famiglie, potendo avere solo un figlio, volevano ottenere un maschio.
• srb > 107; • 103 < srb < 107; • srb < 103
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3° colonna: nello Sri Lanka il valore della sex ratio diminuisce rapidamente a partire dai 15 anni, è anomalo che i maschi
diminuiscono così tanto, ma ciò dipende da fenomeni di emigrazioni della componente maschile;
4° colonna: in Oman alla nascita vi è un perfetto equilibrio, poi dai 15 anni si capovolge tutto, la componente maschile
sale a 137,3 e poi 269,8, come mai? Il tutto è dovuto a fenomeni di immigrazione di maschi in tale paese a causa della
richiesta di manodopera per le estrazioni petrolifere.
5° colonna: in Guinea solo nelle classi di età centrali (15.24, 25-49) vi è un forte sbilanciamento, ciò avviene a causa
della mortalità delle donne a causa del parto (età di fecondità).
La sex ratio ci fa vedere molte cose in relazione alla popolazione: mortalità, fecondità. migrazioni.
La variabilità che è possibile riscontrare nell’osservazione del rapporto tra uomini e donne in una popolazione, dipende
da 3 ordini di fattori che si riassumono nella:
- ripartizione delle nascite tra m e f,
- diversa mortalità alle varie fasce di età nella longevità diversa → le donne risultano proporzionalmente più numerose
nelle classi di età più avanzate;
- differenze nel comportamento in relazione ai movimenti migratori.
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12; 14/03/2022
LA PIRAMIDE DELLE ETÀ ( P.135)
Le articolazioni della popolazione per sesso ed età in un dato momento (t) possono essere visualizzata attraverso
l’utilizzo di una rappresentazione grafica molto diffusa.
Si tratta di un istogramma a canne/rettangoli orizzontali costruito con una simmetria speculare rispetto all’asse delle
ordinate e due assi positivi, di cui quello di dx orientato in senso classico, da sx a dx.
Sull’asse delle ordinate si rappresentano le età della popolazione, o per singoli anno o per classi, mentre sull’asse delle
ascisse si rappresenta la consistenza della popolazione per ciascuna classe espressa in valore assoluto oppure in % al
fine di facilitare eventuali confronti tra popolazioni.
Poiché nella costruzione dell’istogramma, ciascun rettangolo è costruito con basi (poggianti sull’asse delle Y) di eguale
altezza, l’area di ogni rettangolo rappresenta, in relazione all’altezza, l’ammontare degli individui presenti in quella
classe.
LE TIPOLOGIE DI PIRAMIDE
1. Piramide ad “accento circonflesso”: paese in via di sviluppo
N.B. Ha una base larga, un progressivo e marcato restringimento verso l’alto e una curvatura del profilo chiaramente
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concava.
Es: Niger
• gruppo umano con un’alta % di giovani e relativamente pochi anziani;
• popolazione in espansione dal punto di vista
dimensionale;
• alta natalità, evidenziata dall’ampiezza della
classe 0-5 anni;
• elevata mortalità infantile nei primi anni di vita
(under 5), poiché tra la prima e la seconda barra
vi è una grande differenza. La mortalità falcidia
gli individui in tutte le classi di età.
2. Piramide a “campana”: paese con tassi di fecondità stabilizzati, speranza di vita aumentata (es: India)
Base in cui le classi giovanili hanno mediamente la stessa
consistenza, mentre i contorni superiori della figura,
corrispondenti alle classi intermedie, iniziano ad
arrotondarsi.
Es: Messico.
- la natalità garantisce il rinnovo delle generazioni grazie
anche ad una mortalità infantile ormai sotto controllo;
- la mortalità è in calo e non colpisce in modo uniforme (lo
si vede nella differenza percentuale tra le fasce,
procedendo verso l’alto);
- c’è stata una stabilizzazione nel numero delle nascite tra
le prime barre, a causa del calo del tasso di fecondità (2,2),
- la speranza di vita alla nascita è in crescita (75 m, 79 f)=
maggiore longevità, la punta della piramide si allarga a
partire dalla classe 70 in avanti,
- sulla punta della piramide si inizia a vedere una leggerissima maggioranza percentuale di femmine rispetto ai maschi.
della soglia di sostituzione (come si evince dal restringimento alla base della piramide),
- nelle fasce di età più avanzate c’è una preponderanza femminile, è un paese in cui si esprime il vantaggio biologico
della natura femminile,
- speranza di vita alla nascita sicuramente superiore ai 70,
- mortalità infantile non è rilevabile da tale fotografia della popolazione
- è un paese che sta invecchiando, in quanto non ha la capacità di sostituire della popolazione; sia dal basso, perché le
classi di età che dal basso si inseriscono nella piramide non sono in grado di sostituire le generazioni che le hanno
generate; sia dall’alto.
Questo tipo di piramide caratterizza molti paesi a sviluppo avanzato tra cui l’Italia e i paesi d’Europa meridionale in
cui la crescita della popolazione è spesso dovuta esclusivamente ai flussi migratori in entrata.
4. Piramide a “torre”: tipica di tutti i paesi del Nord Europa, che riescono a tenere per un periodo superiore ai 10-15
anni i tassi di fecondità intorno alla soglia di sostituzione.
Esempio: Francia.
- fecondità vicina al liv. di sostituzione
- speranza di vita alla nascita molto elevata
- assenza di mortalità evidente nelle classi di età
giovanili; colpisce solo oltre i 70 anni, anche qui in
maniera superiore nei maschi;
! Tale forma, quasi rettangolare, è propria di quei
paesi
in cui la qualità della vita raggiunge livelli più elevati e
la popolazione non presenta variazioni dimensionali
significative = stabile nel tempo.
Esempio: Iran, tra il 1986 e il 200 ha realizzato uno dei programmi di pianificazione familiare di maggior successo nel
mondo, sperimentando un calo del TFT del 64% e raggiungendo già nel 2000 la soglia dei 2 figli per donna.
N.B. Quelli proposti sono modelli esemplificativi estremamente limitati delle possibili forme che la piramide delle età di
una popolazione può assumere; esistono molte forme intermedie dette anche “piramidi irregolari”
piramidi di paesi che esprimono caratteristiche strutturali uniche,
derivanti dal fatto che si tratta di popolazioni la cui composizione è
influenzata, o lo è stata in passato, da eventi esogeni di dimensioni
tali da generare deformazioni vistose. Questo tipo di irregolarità si
riscontra oggi nei paesi produttori di petrolio, in cui la richiesta di
lavoro maschile è fortissima. Ne è esempio il Bahrein, dove su una
popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti il 51% dei residenti è
immigrato a causa della grande richiesta di manodopera maschile,
=
immigrazione di uomini in età lavorativa (a partire dai 19 anni)
Il surplus maschile scompare con il progredire dell’età: difficilmente
i laboratori, esaurita la loro funzione produttiva, trovano una
collocazione all’interno del sistema culturale, sociale ed economico
locale. TFT = 1,9; speranza di vita alla nascita = 76 m, 78 f.
LA MACCHINA DEL TEMPO ( P.144)
La piramide delle età è, dunque, un grafico di grande utilità dal punto di vista euristico perché riproduce l’immagine
della composizione della popolazione osservata; permette anche di evidenziare gli effetti che le dinamiche della
popolazione hanno sulla struttura del gruppo umano consentendone un’analisi sia in prospettiva sincronica sia in p.
diacronica. La piramide porta con sé la storia della popolazione stessa, dei grandi eventi sociali, economici, culturali che
ha attraversato nel corso degli anni, delle crisi che ha avuto e di come ad esse ha reagito, che si riflettono nella forma
che essa assume.
Alcune piramidi:
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Italia nel 1957: la forma è decisamente vicina a quella delle piramidi <a campana> anche se la costruzione
dell’istogramma per singola età ci consente di visualizzare molte <perturbazioni> del profilo della piramide.
ciascuna di queste fluttuazioni delle barre è la conseguenza diretta degli eventi storici e demografici che la
popolazione ha dovuto affrontare; ogni picco, ogni vuoto è una “cicatrice” che un singolo evento ha lasciato nel sistema
demografico e che si è fissato in esso in modo permanente e che tornerà per effetto dell’inerzia demografica.