03-Tesi Matteo Canato
03-Tesi Matteo Canato
03-Tesi Matteo Canato
Tesi di Dottorato
Ing. Matteo Canato
Relatore:
Prof. Ing. Giorgio Bertanza
Controrelatore:
Prof. Ing. Sergio Papiri
Pavia, Ottobre 2012
II
… più le rileggo e più capisco
quanto mi abbiano cambiato
III
Dottorato di Ricerca in Ingegneria Civile
Graduate School in Civil Engineering
Settore: Ingegneria
Field: Engineering
Durata: 3 anni
Duration: 3 years
IV
Recapiti - Addresses
Dipartimento di Meccanica Strutturale
via Ferrata 1 - 27100 Pavia - Italy
Tel. +39 0382 / 505450 Fax +39 0382 / 528422
Coordinatore - Coordinator
CASCIATI Fabio - Professore Ordinario di Scienza delle Costruzioni (ICAR/08)
V
Organizzazione del corso
Il dottorato di ricerca in Ingegneria Civile presso la Scuola di Dottorato in
Scienze dell’Ingegneria dell’Università degli Studi di Pavia è stato istituito
nell’anno accademico 1994/95 (X ciclo).
Il corso consente al dottorando di scegliere tra quattro curricula: idraulico,
sanitario, sismico e strutturale. Il dottorando svolge la propria attività di ricerca
presso il Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale, per i primi due
curricula, o quello di Meccanica Strutturale per gli ultimi due.
Durante i primi due anni sono previsti almeno sei corsi, seguiti da rispettivi
esami, che il dottorando è tenuto a sostenere. Il Collegio dei Docenti, composto
da professori dei due Dipartimenti e da alcuni esterni all’Università di Pavia,
organizza i corsi con lo scopo di fornire allo studente di dottorato opportunità di
approfondimento su alcune delle discipline di base per le varie componenti.
Corsi e seminari vengono tenuti da docenti di Università nazionali ed estere.
Il Collegio dei Docenti, cui spetta la pianificazione della didattica, si è
orientato ad attivare ad anni alterni corsi sui seguenti temi:
− Meccanica dei solidi e dei fluidi
− Metodi numerici per la meccanica dei solidi e dei fluidi
− Rischio strutturale e ambientale
− Metodi sperimentali per la meccanica dei solidi e dei fluidi
− Intelligenza artificiale
più corsi specifici di indirizzo.
Al termine dei corsi del primo anno il Collegio dei Docenti assegna al
dottorando un tema di ricerca da sviluppare sotto forma di tesina entro la fine
del secondo anno; il tema, non necessariamente legato all’argomento della tesi
finale, è di norma coerente con il curriculum, scelto dal dottorando.
All’inizio del secondo anno il dottorando discute con il Coordinatore
l’argomento della tesi di dottorato, la cui assegnazione definitiva viene
deliberata dal Collegio dei Docenti.
Alla fine di ogni anno i dottorandi devono presentare una relazione
particolareggiata (scritta e orale) sull'attività svolta. Sulla base di tale relazione
VI
il Collegio dei Docenti, "previa valutazione della assiduità e dell'operosità
dimostrata dall'iscritto", ne propone al Rettore l'esclusione dal corso o il
passaggio all'anno successivo.
Il dottorando può svolgere attività di ricerca sia di tipo teorico che
sperimentale, grazie ai laboratori di cui entrambi i Dipartimenti dispongono,
nonché al Laboratorio Numerico di Ingegneria delle Infrastrutture.
Il “Laboratorio didattico sperimentale” del Dipartimento di Meccanica
Strutturale dispone di:
1. una tavola vibrante che consente di effettuare prove dinamiche su prototipi
strutturali;
2. opportuni sensori e un sistema di acquisizione dati per la misura della
risposta strutturale;
3. strumentazione per la progettazione di sistemi di controllo attivo e loro
verifica sperimentale;
4. strumentazione per la caratterizzazione dei materiali, attraverso prove
statiche e dinamiche.
Il laboratorio del Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale dispone di:
1. un circuito in pressione che consente di effettuare simulazioni di moto vario;
2. un tunnel idrodinamico per lo studio di problemi di cavitazione;
3. canalette per lo studio delle correnti a pelo libero.
VII
Course Organization
VIII
Department Experimental Laboratories, even to the Numerical Laboratory of
Infrastructure
Engineering. The Experimental Teaching Laboratory of the Department of
Structural Mechanics offers:
1. a shaking table which permits one to conduct dynamic tests on
structural prototypes;
2. sensors and acquisition data system for the structural response
measurements;
3. instrumentation for the design of active control system and their
experimental checks;
4. an universal testing machine for material characterization through static
and dynamic tests.
IX
Ringraziamenti
X
questo lavoro vi ho dimostrato (coi fatti, come è mia consuetudine) che, non
solo ancora una volta avete sbagliato nel giudicarmi, ma, molto più importante,
che ce l’ho fatta!
Infine, anche se tecnicamente non sono ringraziamenti, un pensiero lo voglio
dedicare anche a “ IL Presidente” Federico Castagnola e all’ ”agricolo” Marco
Sordi che hanno sopportato (stoicamente) le mie “lune” nel periodo di scrittura
di questa tesi ed ai miei nonni, che so, sarebbero orgogliosi di questo traguardo.
XI
Elenco delle tesi – Previous PhD Theses
XII
Podestà Stefano (XIII Ciclo) Risposta sismica di antichi edifici religiosi:
una nuova proposta per un modello di
vulnerabilità.
Sturla Daniele (XIII Ciclo) Simulazioni lagrangiane di flussi
rapidamente variati nell'approssimazione
di acque poco profonde.
XIII
Boguniewicz Joanna (XVIII Ciclo) Integration of Monitoring and Modelling
in the Surface Water State Evaluation
Process of a Sub-Alpine Lake Watershed
(Marzo 2006).
Bornatici Laura (XVIII Ciclo) L'impiego degli algoritmi generici per la
risoluzione dei problemi di progetto di reti
di distribuzione idrica (Marzo 2006).
Collivignarelli M Cristina Trattamento di rifiuti liquidi mediante
(XVIII Ciclo) processi biologici aerobici termofili e
mesofili e processi avanzati di ossidazione
chimica in diversa (Marzo 2006).
Domaneschi Marco (XVIII Ciclo) Structural Control of Cable-stayed and
Suspended Bridges (Febbraio 2006).
Ráduly Botond (XVIII Ciclo) Artificial Neural Network applications in
Urban Water Quality Modeling (Marzo
2006).
Antoci Carla (XVIII Ciclo) Simulazione numerica dell'interazione
fluido-struttura con la tecnica SPH (Luglio
2006).
Cappabianca Federica La valutazione del rischio valanghivo
(XVIII Ciclo) attraverso la modellazione dinamica
(Luglio 2006).
Callegari Arianna (XVIII Ciclo) Applicazione di tecnologie di
monitoraggio on-line per la gestione dei
processi di trattamento reflui (Luglio
2006).
Gazzola Elisa (XVIII Ciclo) Applicazione di processi biologici
anaerobici al trattamento di acque reflue e
fanghi di depurazione: aspetti tecnici ed
energetici (Febbraio 2007).
XIV
Maranca Federica (XVIII Ciclo) Valutazione del ciclo di vita (LCA):
confronto tra sistemi di trasporto gas via
gasdotto (Febbraio 2007).
Alessandro Abbà (XXI Ciclo) Recupero dei rifiuti speciali nel settore
delle costruzioni: studio delle possibilità di
recupero e valutazione dei meccanismi di
lisciviazione (Febbraio 2009).
XV
Karim Hamdaoui (XXI Ciclo) Experimental Applications on Cu-based
shape Memory Alloys: Retrofitting of
Historical Monuments and Base Isolation
(Febbraio 2009).
Thomas Messervey (XXI Ciclo) Integration of Structural Health Monitoring
into the Design, Assessment, and
Management of Civil Infrastructure
(Febbraio 2009).
Filippo Ubertini (XXI Ciclo) Wind Effects on Bridges: Response,
Stability and Control (Febbraio 2009).
XVI
Emanuela Torti (XXIV Ciclo) Experimental and numerical analysis of a
confined two-phase turbulent jet system
(Ottobre 2011).
Veronica Cornalba (XXIV Ciclo) Recupero energetico da biomasse: aspetti
tecnici e di impatto ambientale (Ottobre
2011).
ZhiCong Chen (XXIV Ciclo) Structural monitoring and system control
using a wireless sensor network (Ottobre
2011).
Sidi Mohammed El-Amine Diagnosis and Seismic Analysis of a
Bourdim (XXIV Ciclo) Historical Monument in Tlemcen (Ottobre
2011).
XVII
INDICE
INTRODUZIONE 1
Capitolo 1
LA PROBLEMATICA DEI FANGHI DI DEPURAZIONE: POSSIBILI
STRATEGIE DI INTERVENTO
1.1 Introduzione 5
1.2 Monitoraggio 8
XVIII
1.5.1 Interventi sulla linea acque 33
1.5.1.1 Interventi sui trattamenti chimico-fisici e
meccanici 33
1.5.1.2 Interventi sul comparto biologico 34
1.5.1.3 Interventi sulla linea fanghi 46
1.5.1.3.1 Interventi di tipo chimico-fisico 46
1.5.1.3.2 Interventi di tipo biologico 52
Capitolo 2
CRITERI DI IMPOSTAZIONE DEL LAVORO DI RICERCA 77
Capitolo 3
METODOLOGIE DI ESECUZIONE DELLE PROVE SPERIMENTALI
XIX
3.1 Prove di ispessimento 82
3.1.1 Descrizione degli apparati sperimentali 82
3.1.2 Modalità di effettuazione delle prove 83
Capitolo 4
DESCRIZIONE DELLA PROCEDURA PER IL CONFRONTO TECNICO-
ECONOMICO DI DIFFERENTI SOLUZIONI PER LA GESTIONE DEI
FANGHI
XX
4.2 Calcolo dei consumi energetici 133
4.3 Definizione dei parametri tecnico-economici 135
Capitolo 5
METODICHE PER L’ESECUZIONE DELLE ANALISI CHIMICHE E
CHIMICO-FISICHE
XXI
5.6. Misura del TKN 173
Capitolo 6
L’OTTIMIZZAZIONE DELLE STRUTTURE ESISTENTI ATTRAVERSO
LE VERIFICHE DI FUNZIONALITA’
XXII
6.2.3.3 Costi per la filtropressa 207
Capitolo 7
LA MINIMIZZAZIONE DEI FANGHI
Capitolo 8
VALORIZZAZIONE DEI RESIDUI DELL’OSSIDAZIONE AD UMIDO
XXIII
8.1.1 Volumi 236
8.1.2 COD 237
8.1.3 Forme azotate 241
8.1.4 Solidi 243
8.1.5 BOD 245
8.1.6 Biogas 246
8.1.7 Cloruri 251
8.1.8 pH 252
8.1.9 Conducibilità 254
8.1.10 Considerazioni finali 255
8.1.10.1 Tipo di liquame e carico di COD 255
8.1.10.2 pH 258
8.1.10.3 Ammoniaca indissociata 259
8.1.10.4 Cloruri 261
8.1.10.5 Tempo di residenza cellulare 262
8.1.10.6 Esame integrato dei dati 264
Capitolo 9
SOSTENIBILITÀ TECNICO-ECONOMICA DELL’OSSIDAZIONE AD
UMIDO NEL TRATTAMENTO DEI FANGHI DI DEPURAZIONE
XXIV
9.2.5 Aerazione della vasca di ossidazione biologica 314
9.2.6 Ispessitore 316
9.2.7 Digestore anaerobico 318
9.2.8 Disidratazione meccanica 317
9.2.9 Risultati ottenuti 318
BIBLIOGRAFIA 339
ALLEGATI 353
XXV
INTRODUZIONE
“Historically, it was common to see schematics that showed the water
treatment scheme in detail […] and an arrow at the end that simply said ‘sludge
to disposal’ ” (Neyens et al., 2004).
Questa frase consente di capire quanta scarsa attenzione sia stata,
storicamente, dedicata, fino ad oggi, alla gestione dei fanghi prodotti dagli
impianti di depurazione delle acque reflue urbane. Il presente lavoro ha inizio
proprio in corrispondenza della freccia finale dello schema a blocchi sopra
citato ed ha come oggetto quella che, comunemente, viene indicata come
“problematica dei fanghi di depurazione”.
L’origine del problema è il quadro normativo oggigiorno in vigore; infatti,
da un lato viene imposto ai gestori degli impianti di depurazione il
raggiungimento di elevati rendimenti di rimozione degli inquinanti, dall’altro
vengono modificati i possibili scenari di conferimento finale dei fanghi.
Il raggiungimento di elevati standard di qualità delle acque imposti dalla
normativa vigente comporta, sia il peggioramento delle caratteristiche
qualitative dei fanghi (in quanto contengono un maggior quantitativo di
inquinanti) sia una maggiore produzione.
In merito alle possibili soluzioni utilizzate per il conferimento finale dei
fanghi, in Italia, storicamente, sono sempre state adottate lo smaltimento in
discarica e lo spandimento in agricoltura.
1
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
2
Introduzione
3
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
4
Capitolo 1
1.1 Introduzione
molto elevato (0,6-0,7 nei trattamenti aerobici), pertanto, una parte significativa
di questa nuova biomassa deve essere allontanata dal sistema insieme alla
biomassa morta e ai composti inorganici. L’insieme di queste sostanze viene
indicato come fango di depurazione (a sua volta suddiviso in fango biologico
primario, secondario o chimico, a seconda dal processo da cui deriva).
Se rapportato con il volume di acqua trattato in impianto, questo fango
equivale ad una piccola percentuale, infatti “pesa” per circa l’1% (ipotizzando
un contenuto di secco dello 0,5%). Il trattamento e lo smaltimento di questo
piccolo volume, però, ha un’incidenza sui costi di gestione (includendo anche
quelli relativi allo smaltimento, alla manodopera e quelli energetici) variabile
dal 20 al 60% (Mahmood and Elliott, 2006; Pérez-Elvira et al., 2006; Foladori
et al., 2010; He and Wei, 2010)
Già negli anni ’90 ci si accorse che lo smaltimento del fango rappresentava
una criticità per gli operatori del settore. A livello europeo la tendenza è quella
di andare verso una strategia comune per la gestione dei rifiuti biodegradabili: i
principi alla base sono la prevenzione (intesa come riduzione della produzione),
il massimo riuso, il riciclo di materiale e il recupero di energia, al posto del
mero conferimento.
È pertanto evidente che la problematica dei fanghi di depurazione deve
essere affrontata con un approccio di tipo globale, ossia, massimizzando le
strutture esistenti (in termini di rese), utilizzando strategie di riduzione della
produzione dei fanghi mirate sia all’utilizzo di opportune soluzioni tecnologiche
(applicabili sia in linea acque che in linea fanghi) che attraverso una
pianificazione adeguata da parte delle autorità (per esempio, attraverso
l’adozione di piani d’ambito).
Le più recenti indagini sul panorama impiantistico italiano evidenziano
come, relativamente alla depurazione delle acque di scarico urbane, la
problematica correlata alla funzionalità degli impianti assuma dimensioni
significative, spesso a causa di carenze gestionali, altre volte per
malfunzionamenti delle fasi di trattamento dovuti a non corrette valutazioni
effettuate in sede progettuale (di solito relativamente alla stima del carico
inquinante/idraulico). Tali indagini, peraltro, hanno evidenziato come, in diversi
6
Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
1.2 Monitoraggio
Il primo strumento che permette di valutare la funzionalità di un impianto è
il suo monitoraggio.
Il monitoraggio, inteso nel senso più ampio del termine, è finalizzato a
verificare, in particolare:
la conformità dell’acqua trattata con i limiti di legge;
le rese depurative dei diversi trattamenti;
le caratteristiche e lo “stato di salute” dei comparti di trattamento;
il mantenimento dei corretti valori dei “parametri di processo”.
8
Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
V = D ⋅ p D + F ⋅ p F + E ⋅ p E + R ⋅ p R + C ⋅ pC (1.3.1.1)
12
Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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delle acque reflue urbane
Q
Pfango ,atteso + C attesa , SS ⋅
F produzione = 1.000 (1.3.1.2)
Q
Pfango ,reale + C reale, SS ⋅
1.000
dove:
14
Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
⎛ SSV ⎞
⎜ ⎟
⎝ SST ⎠ atteso u
Ftrattamento = p⋅ + (1 − p ) ⋅ attesa (1.3.1.3)
⎛ SSV ⎞ u reale
⎜ ⎟
⎝ SST ⎠ reale
dove:
- Ftrattamento: indice di trattamento dei fanghi;
⎛ SSV ⎞
- ⎜ ⎟ : rapporto atteso tra solidi sospesi volatili e totali del fango
⎝ SST ⎠ atteso
stabilizzato;
⎛ SSV ⎞
- ⎜ ⎟ : rapporto reale tra solidi sospesi volatili e totali del fango
⎝ SST ⎠ reale
stabilizzato, prima dell’aggiunta di condizionanti per la disidratazione
meccanica;
- uattesa: umidità attesa del fango;
- ureale: umidità reale del fango;
- p: peso relativo al rapporto tra solidi sospesi volatili e totali.
15
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dove:
- F destinazione finale: indice di destinazione dei fanghi;
- % rec. energia: quantitativo di fanghi destinato al recupero energetico;
- % rec. materia: quantitativo di fanghi destinato al recupero di materia.
Tabella 1.2. Valori attesi della produzione pro-capite di fanghi (ISPRA, 2009)
Produzione pro-
Categoria schema impiantistico capite di fango
[gSS/ab·d]
Ossidazione biologica senza sedimentazione primaria 38
16
Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
Per quanto riguarda invece l’umidità del fango i valori attesi considerati, in
funzione della tipologia di disidratazione meccanica, sono i seguenti (tali valori
sono comunque modificabili sulla base di ulteriori indicazioni):
centrifuga Æ uattesa = 85%
nastropressa Æ uattesa = 80%
filtropressa Æ uattesa = 70%
dove:
- F: indice relativo alla gestione dei fanghi;
- Fproduzione: indice parziale di produzione dei fanghi;
- Ftrattamento: indice parziale di trattamento dei fanghi;
- Fdestinazione: indice parziale di destinazione dei fanghi;
- Pproduzione: peso relativo all’indice di produzione dei fanghi;
- Ptrattamento: peso relativo all’indice di trattamento dei fanghi;
- Pdestinazione: peso relativo all’indice di destinazione dei fanghi.
17
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0.8
Ftrattamento
0.6
1.00
1.08
1.02
1.02
1.13
0.88
1.03
0.92
0.92
0.94
0.98
1.07
1.07
0.88
1.06
0.94
0.96
1.02
0.95
1.07
1.07
0.99
1.09
0.93
0.4
0.2
0
1,000,000
410,000
400,000
330,000
330,000
140,000
77,000
70,000
60,000
43,000
40,000
36,000
35,000
30,000
30,000
30,000
24,000
20,000
18,500
18,000
15,000
12,000
10,000
4,500
[A.E.]
Figura 1.2. Indice di trattamento del fango per diverse potenzialità di impianto
(su elaborazione dei dati riportati in ISPRA, 2009 e Collivignarelli et al., 2011).
La linea rossa orizzontale rappresenta la “sufficienza”.
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
linea fanghi (comparto al quale viene posta ancora poca attenzione) per la quale
non esistevano fino ad oggi procedure di verifica.
Pensando alle diverse sezioni di trattamento presenti in una linea fanghi di
tipo “convenzionale”, i comparti oggetto di possibili verifiche di funzionalità
sono:
ispessimento (al quale possono essere aggiunti il prefisso pre e/o
post, a seconda che esso sia installato a monte o a valle della fase di
stabilizzazione);
stabilizzazione (anaerobica o aerobica);
disidratazione.
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
applicazione, sia diretti (ovvero relativi alla produzione dei fanghi) sia indiretti
(ovvero che vanno ad interessare altri aspetti e/o altre fasi dell’impianto).
Di seguito, si sono suddivisi gli interventi adottabili sulla linea acque da
quelli applicabili alla linea fanghi.
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All’interno di questi due raggruppamenti esistono sia metodi che, per quanto
innovativi, contano già alcune applicazioni a scala reale, sia metodi di recente
introduzione che sono stati studiati finora solo a scala di laboratorio o pilota.
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
I trattamenti chimici offrono diversi vantaggi, tra cui una facile impostazione
del processo, una stabile efficienza, parametri gestionali flessibili e facilmente
modificabili in funzione delle esigenze. Tra gli aspetti che ne limitano
l’applicabilità a grande scala una delle voci principali è costituita dai costi
operativi per l’acquisto delle apparecchiature e soprattutto dei reattivi chimici
che possono essere elevati. Tali costi di investimento e di gestione devono
essere naturalmente valutati in funzione del risparmio ottenibile in seguito alla
riduzione della quantità di fanghi da trattare e da avviare allo smaltimento
finale. Alcuni trattamenti sono applicati direttamente nel reattore a fanghi attivi,
altri vengono invece applicati sulla linea di ricircolo dei fanghi o su un’aliquota
di questa.
I metodi di tipo biologico sono applicati allo scopo di intervenire sul
metabolismo cellulare di mantenimento e sui meccanismi di respirazione
endogena e di lisi cellulare. Esiste un consumo di substrato relativo al solo
metabolismo di mantenimento, cioè che non si traduce in sintesi di nuova
biomassa, ma solo in produzione di energia. Il metabolismo di mantenimento
risulta legato ai meccanismi di lisi cellulare, e la produzione di fango è
inversamente correlata a questo tipo di attività. Per ridurre i volumi di fango di
supero si cerca quindi di disturbare l’equilibrio fra anabolismo, cioè sintesi
cellulare, e catabolismo o produzione di energia, a favore delle reazioni
cataboliche.
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Processi a cicli alternati. Sono processi che nascono per la rimozione dei
nutrienti ma che si è visto essere efficaci anche per minimizzare la produzione
dei fanghi di depurazione. Questi processi devono il loro nome alla ciclicità con
cui viene fornita e sospesa l’aereazione nella vasca di ossidazione, andando ad
alternare, quindi, fasi aerobiche con fasi anossiche.
Recentemente, è stato messo a punto (Battistoni et al., 2002; Battistoni et al.,
2008) un sistema di controllo automatico della fornitura di ossigeno in vasca di
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Per quanto riguarda interventi di tipo non convenzionale sulla linea fanghi, si
riporta di seguito un elenco, con breve descrizione, di quelli recentemente
proposti/applicati (a diversa scala).
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Anoxic Gas Flotation (AGF). Questo processo utilizza i gas anossici (ovvero
senza ossigeno) per flottare, concentrare e reimmettere i batteri, gli enzimi, gli
acidi organici, le proteine, ed il substrato non digerito nel reattore anaerobico.
Ciò viene fatto al fine di accelerare e rendere completa la conversione dei
fanghi in biogas. Tale trattamento permette di conseguire una diminuzione di
solidi pari a circa il 37 % (Burke, 1997).
Un brevetto che sfrutta un processo AGF modificato è il ClearCycleTM.
Altre tecniche. Altre tecniche riportate in letteratura (per lo più ancora in fase
di studio) sono: congelamento-scongelamento del fango come trattamento di
disidratazione finale (Chu et al., 2001; Montusiewicz et al., 2009);
irraggiamento con radiazioni gamma (Etzel et al., 1969; Mustapha e Forster,
1985; Müller, 2000).
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I benefici dello spandimento dei fanghi sul suolo agricolo sono noti ed in
letteratura sono riportati numerosi studi che evidenziano come l’applicazione
dei fanghi sui suoli possa portare ad un miglioramento delle loro caratteristiche
chimico-fisiche.
Nonostante ciò, l’opinione pubblica si rivela particolarmente restia ad accettare
tale soluzione. Nel 1993 la Water Environmental Federation creò un’apposita
commissione con lo scopo di studiare il motivo per cui la popolazione recepisse
in modo così problematico lo spandimento dei fanghi sui suoli agricoli. Ciò che
emerse dallo studio è che lo spandimento dei fanghi sui terreni è visto in modo
negativo in quanto, i fanghi, sono chiamati “fanghi”, parola che per i non
addetti ai lavori ha, evidentemente, un connotato negativo. A conclusione dello
studio la commissione consigliò l’adozione di un nuovo termine che desse un
connotato meno negativo ai fanghi di depurazione. Venne così coniata la parola
“biosolidi” (Sanin et al., 2008).
In alcuni casi, lo spandimento dei fanghi in agricoltura viene recepito dalla
popolazione come problematico anche a causa dei cattivi odori che possono
derivarne anche se ciò non dovrebbe verificarsi se il fango utilizzato ha
raggiunto un sufficiente grado di stabilizzazione.
È noto, peraltro, che, per quanto concerne gli aspetti ambientali e della salute, la
sensibilità e l’attenzione dell’opinione pubblica sono in continua crescita e ciò
aumenta la frequenza dei casi in cui si debbono gestire situazioni conflittuali di
diversa entità.
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In Europa il dibattito sul riutilizzo dei fanghi che si è registrato in questi anni ha
evidenziato una notevole varietà di atteggiamenti che ha dato luogo a livello
comunitario, ad una stretta regolamentazione delle modalità di riutilizzo
affinché le scelte risultino ambientalmente corrette.
Va peraltro ricordata, tra le iniziative significative, la creazione di EFAR
(European Federation for Agricoltural Recycling), una organizzazione europea
che raggruppa gli operatori del riutilizzo agronomico dei fanghi, fondata nel
2006, con sede a Parigi, e finalizzata a promuovere la conoscenza scientifica nel
settore.
Il dibattito in Italia sul riuso dei fanghi è attualmente ancora abbastanza limitato
e territorialmente circoscritto alle regioni del nord in cui tale riuso è
particolarmente diffuso. Va evidenziato come, però, negli ultimi anni vi sia stata
una fervida legiferazione regionale in materia volta a regolamentare lo
spandimento dei fanghi sui suoli agricoli, sinonimo del crescente interesse verso
la problematica.
Bisogna tenere presente, però, che la quantità di fanghi conferibili in agricoltura
è funzione anche della disponibilità di area. Infatti, il quadro normativo vigente,
oltre a definire le caratteristiche chimico-fisiche che un fango deve rispettare
per poter essere utilizzato come ammendante in agricoltura, definisce, non solo
il carico applicabile per ettaro di terreno (espresso come tSS/ha), ma anche il
carico in termini di azoto (kgN/ha) al fine di prevenire la contaminazione da
nitrati in falda.
Di seguito vengono esposte le diverse tecnologie impiantistiche e trattamenti
che permettono di ottenere un fango idoneo allo spandimento in agricoltura o
che consentono il suo riutilizzo come compost.
Il D.Lgs. n. 99 del 27 gennaio 1992 non specifica o delimita la tipologia dei
trattamenti depurativi di provenienza, in tale senso si esprimono però i
regolamenti di alcune regioni che restringono la possibilità di utilizzo ai fanghi
“biologici” con estensione ai fanghi primari sottoposti a stabilizzazione
biologica.
In sostanza si può dire che il fango di supero di partenza può essere costituito da
fango biologico secondario, miscelato eventualmente a fango primario e a fango
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
Tali trattamenti, che possono essere definiti “base”, risultano sempre presenti e
sono finalizzati alla riduzione della quantità di fango prodotto, sia come secco
totale che come volume. La percentuale di secco nel fango, infatti, incide sulla
superficie di terreno necessaria al suo spandimento mentre il volume sui costi di
trasporto e smaltimento, soprattutto nel caso di conferimento a terzi.
L’ispessimento è un trattamento meccanico deputato esclusivamente alla
separazione dell’acqua dal fango; pertanto non opera alcuna trasformazione
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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C/N alto e bassa umidità (Sanin et al., 2008). Va comunque sottolineato che la
percentuale in peso che può essere utilizzata è pari a circa 1/3 della massa totale
avviata al compostaggio.
Le caratteristiche e la qualità del compost finale, notoriamente, sono
strettamente legate alle caratteristiche della materia prima impiegata. Per questo
motivo è necessario prestare la massima cura nel selezionare la matrice
destinata al compostaggio (in relazione, in particolare, alla presenza di metalli
pesanti e inerti che possano svalutare il prodotto finale). In Italia (come in altri
Paesi) è stato inserito un programma di certificazione volontaria che consente ai
compostatori l’ottenimento del riconoscimento del marchio di “compost di
qualità”.
L’ottenimento di tale riconoscimento risulta particolarmente importante in
quanto (dopo un serie di adeguamenti normativi, Decreto Ministeriale n.1601 e
s.m.i. e D.Lgs. 75/2010) consente al compost di essere classificato esso stesso
come fertilizzante e di potersi configurare come componente base di altri
fertilizzanti organici, con gli evidenti benefici economici che ne derivano.
L’interesse verso questa soluzione è in continuo aumento; basti pensare che
negli ultimi 16 anni sono stati autorizzati ben 226 impianti con potenzialità di
trattamento maggiore alle 1.000 t/anno; alla fine del 2009 su un totale di 236
impianti autorizzati, 179 risultano attivi (Rapporto annuale 2011 – biogas e
compost).
Secondo quanto riportato nel “Rapporto rifiuti urbani 2011” redatto da ISPRA,
la quantità totale di rifiuti trattati negli impianti di compostaggio nel 2009 è
risultata essere pari a 3.715.302 t di cui 461.931 t (ossia il 12,4%) erano
costituiti da fanghi.
Va infine segnalato che, sempre con riferimento all’anno 2009, la quantità di
compost prodotta è risultata essere pari a circa 1.000.000 t, che, per il 70% è
stato impiegato in agricoltura di pieno campo, e per il restante 30% venduto per
trasformazione in prodotti per il giardinaggio e per la paesaggistica (Rapporto
annuale 2011 – biogas e compost su dati C.I.C.).
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
Per questo scopo il fango essiccato granulato dovrà essere ridotto a polvere
tramite l’impiego di mulini. In base ad esperienze pratiche sono necessari circa
22,5 kg di fango granulato (con un tenore di secco del 95%) per tonnellata di
asfalto caldo per riscaldare il tamburo di essiccamento, oltre a 0,6 kg di
combustibile convenzionale al bruciatore di supporto. Usando gasolio si ha un
consumo di 6,4 kg/t di asfalto per il riscaldamento del tamburo; considerando
pertanto una produzione di 1.000 t/anno di asfalto si ottiene:
- consumo di fango granulato: circa 2.250 t (corrispondenti a 83.000 m3
di fango tal quale);
- risparmio in gasolio: circa 580 t.
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
Il processo si basa sulla proprietà che ha l’argilla, miscelata con calcari e/o
caoliti particolari, di creare, ad alta temperatura, una struttura reticolare, capace
di bloccare la migrazione di metalli pesanti eventualmente presenti. Questo ha
consentito di condurre una sperimentazione su fanghi di risulta contenenti
metalli pesanti. L’alto contenuto organico di questi fanghi è favorevole per la
produzione di materiali espansi granulati artificiali da utilizzare quali inerti da
costruzione. Il processo si svolge secondo le seguenti fasi principali:
- miscelazione del fango con argilla e calcare e/o caolino in rapporto 1-
1/1-3 sulla sostanza secca presente nel fango stesso;
- essiccazione dell’impasto e successiva macinazione;
- granulazione;
- cottura dei granuli in forno rotate a 1.000-1.200 °C.
Per quanto riguarda gli aspetti impiantistici, il fango viene miscelato con
argilla in uno speciale vaglio miscelatore. La miscela prodotta sotto forma di
agglomerato pastoso viene dapprima essiccata, onde ottenere un’umidità residua
del 15%; segue una fase di macinazione con un mulino a dischi piani; il
materiale è quindi inviato ad un silo di stoccaggio e alimentazione. Da questo
viene ripreso ed alimentato ad un granulatore dove è pellettizzato fino a
raggiungere le dimensioni volute.
1.6.6 Pirolisi/gassificazione
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- composizione chimica;
- percentuale di inerti;
- contenuto di acqua.
Dipendono, inoltre, dal tipo di reattore impiegato, a seconda che questo sia
un:
- reattore statico verticale o orizzontale;
- reattore a tamburo rotante;
- reattore a letto fluido.
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Capitolo 1 La problematica dei fanghi di depurazione: possibili strategie di intervento
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Capitolo 2
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Capitolo 2 Criteri di impostazione del lavoro di ricerca
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Capitolo 3
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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100 25.000
ST [mg/L]
60 15.000
40 10.000
20 5.000
0 0
0 3 6 9 12 15 18 21 24
Tempo [ore]
( A1 − A2 )
visp = [cm / h]
(t 2 − t1 ) (3.1.1)
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
Figura 3.3. Esempio di retta approssimante dei dati sperimentali per il calcolo
della velocità di ispessimento.
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I test sono stati eseguiti utilizzando due cilindri (del tipo descritto nel §
3.1.1) che sono stati riempiti col fango proveniente dal ricircolo.
Con cadenza oraria è stato annotato il livello dell’interfaccia di separazione
fango – surnatante, mentre, con cadenza bioraria, sono stati analizzati i solidi
totali nel fango e nel surnatante e sono stati effettuati 4 giri in senso orario nel
cilindro in cui si simulava l’ispessimento meccanizzato.
Nella prova condotta il secondo giorno (ispessimento con aggiunta di
polielettrolita anionico, 3 mL/Lfango), al fine di garantire il contatto tra fango e
condizionante, è stato versato il polielettrolita in tre momenti diversi: a cilindro
vuoto, a cilindro riempito per circa un terzo e, infine, a cilindro quasi pieno (due
terzi).
I prelievi dei campioni di surnatante sono stati effettuati inserendo una
pipetta nel cilindro, sempre alla stessa profondità (-1 cm rispetto il pelo libero).
Durante alcuni campionamenti (in particolare quelli delle prime ore) non è stato
possibile prelevare il surnatante in quanto non si è verificata una sufficiente
separazione tra le due fasi. Infine, va sottolineato che non sono stati effettuati
prelievi di fango dal fondo del cilindro in quanto il parametro non era giudicato
di interesse per la specifica applicazione.
I parametri monitorati ed analizzati sono stati: livello dell’interfaccia e
contenuto di solidi totali nel surnatante.
Nella Tabella 3.1 sono riassunte le condizioni testate ed il contenuto di solidi
totali nel fango ad inizio prova.
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
Figura 3.7. Centrifuga con cassone scarrabile per la raccolta del fango
centrifugato.
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100
Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
Tabella 3.5. Prospetto dei parametri analitici misurati durante ogni prova di
disidratazione meccanica.
Matrice Parametri analitici Punto di prelievo n.° campioni
Ingresso macchina
Solidi Totali
FANGO Uscita macchina
Solidi Volatili Ingresso macchina
Solidi Totali
Solidi sedimentabili
COD (sul t.q.) 3
RESIDUO COD (sul filtrato)
Uscita macchina
LIQUIDO NTOT (sul t.q.)
NTOT (sul filtrato)
PTOT (sul t.q.)
PTOT (sul filtrato)
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Tabella 3.6. Parametri tecnico-operativi monitorati e/o calcolati nel corso della
sperimentazione.
Parametro tecnico Sigla Descrizione
Rappresenta l’energia elettrica
Consumo di energia elettrica E.E. consumata dalla macchina per metro
cubo di fango trattato [kWh/m3]
Rappresenta il dosaggio del
Consumo di polielettrolita Poli polielettrolita in emulsione per metro
cubo di fango trattato [kg/m3]
Rappresenta la portata di acqua
Consumo di acqua QH20 consumata dalla macchina in rapporto
alla portata di fango trattato [%]
Rappresenta la portata di fango in
Fango trattato Qfango
ingresso alla macchina [m3/h]
Rappresenta il rendimento di
disidratazione inteso come rapporto tra
Indice di cattura dei solidi η la massa di sostanza secca nel fango
disidratato rispetto a quella in ingresso
[-]
Parametro economico Sigla Descrizione
Rappresenta il costo per ogni kWh
utilizzato [€/kwh], calcolato
Energia elettrica €E.E.
moltiplicando c.u.E.E per la quantità di
energia elettrica consumata.
Rappresenta il costo per ogni kg di
condizionante utilizzato [€/kg],
Polielettrolita €poli.
ottenuto moltiplicando c.u.poli. per la
quantità di polielettrolita utilizzata.
Rappresenta il costo per ogni m3 di
acqua utilizzata [€/m3], ottenuto
Acqua €H2O
moltiplicando la quantità di acqua
utilizzata per c.u.H2O
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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(a) (b)
(c) (d)
Figura 3.12. Procedura per l’esecuzione delle prove di ossidazione. a) fase
di caricamento; b) fornitura di ossigeno puro al reattore; c) raffreddamento del
campione; e) estrazione fase gassosa.
108
Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
nRT
P= [atm] (3.3.1.1.1)
V
dove:
R= costante del gas, per l’ossigeno vale 0,082 [L·atm/K·mol];
n= numero di moli (rapporto tra massa di O2 nel campione e massa
molare dell’O2) [mol];
T= temperatura [K];
V= volume disponibile (differenza tra volume del reattore e quello
del campione) [L].
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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dove:
Vbiogas.N = volume del biogas in condizioni normali [NmL];
Vbiogas = volume di biogas [mL];
Δ’ = differenza di livello tra i peli liberi al generico tempo t [cm];
273/(273+T) = fattore di conversione per la temperatura, dove T
rappresenta la temperatura misurata in °C, alla quale si trova il gas;
(1035+Δ’)/1035 = fattore di conversione per la pressione.
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
Figura 3.19. Schema di funzionamento del sistema utilizzato per la misura del
biogas prodotto nel digestore anaerobico pilota
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
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Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
Inoltre, per i test di cessione sono stati determinati anche altri parametri,
conformemente con quanto previsto dalla normativa vigente (DM 27/09/2010,
limiti per il conferimento in discarica e D.M. 05/02/98 per il recupero), ossia:
DOC (Dissolved Organic Carbon);
TDS (Total Dissolved Solids);
floruri;
indice di fenolo.
125
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TOP-OUT
pH 6,3
COD [mg/L] 30.860
COD sul filtrato [mg/L] 27.224
SST [mg/L] 8.610
SSNV [mg/L] 6.870
SSV [mg/L] 1.740
Cloruri [mg/L] 2.304
Metalli [mg/L]
Alluminio 170 Mercurio <1
Antimonio <1 Molibdeno 0,9
Argento 8,0 Nichel 8,8
Arsenico 1,1 Piombo 3,1
Bario 23,5 Potassio 806
Berillio <1 Rame 19,6
Bismuto <1 Selenio <2
Boro 31,0 Silicio 250
Cadmio < 0,2 Sodio 6.500
Calcio 1.500 Stagno 5,4
Cobalto 2,2 Stronzio 11,8
Cromo tot 17,3 Tallio <2
Ferro 415 Titanio 10,2
Fosforo tot 1.058 Vanadio 7,3
Magnesio 370 Zinco 61,6
Manganese 26,8 - -
126
Capitolo 3 Metodologie di esecuzione delle prove sperimentali
Metalli [mg/kgss]
Alluminio 11.467 Mercurio < 10
Antimonio 39 Molibdeno 16
Argento 454 Nichel 641
Arsenico 39 Piombo 253
Bario 1.621 Potassio 9.346
Berillio < 10 Rame 1.277
Bismuto < 10 Selenio < 20
Boro 195 Silicio 7.349
Cadmio 16 Sodio 29.009
Calcio 94.778 Stagno 385
Cobalto 165 Stronzio 925
Cromo 1.255 Tallio < 20
Ferro 28.267 Titanio 620
Fosforo tot 70.321 Vanadio 380
Magnesio 23.914 Zinco 4.048
Manganese 1.866 - -
127
Capitolo 4
Per prima cosa devono essere definite le condizioni nelle quali l’impianto
deve operare, ossia le condizioni al contorno. Esse consistono in una serie di
assunzioni tecnico-normative, quali, ad esempio, la portata dell’influente da
trattare in impianto, i parametri chimico-fisici che l’effluente deve rispettare
allo scarico, i rendimenti dei differenti processi, ecc.
Sulla base delle condizioni al contorno viene effettuato il dimensionamento
dell’impianto e il calcolo del bilancio di massa, sia per la soluzione
convenzionale che per quella innovativa.
Il dimensionamento deve essere effettuato sui vari comparti ipotizzati, quali,
ad esempio, la sedimentazione primaria, la vasca di ossidazione biologica e la
sedimentazione secondaria.
Per il calcolo delle diverse produzioni di fango (primario, ove presente, e
secondario) e per il dimensionamento del processo di ossidazione biologica è
possibile fare riferimento a diverse procedure riportate in letteratura (per
esempio, si veda Metcalf & Eddy, 1991). Il dimensionamento deve essere
effettuato in maniera completa, ossia, calcolando tutti i parametri di processo
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
valori dei parametri sono noti (sono desumibili dal monitoraggio dell’impianto
o dalle relazioni di progetto).
133
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
139
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è funzione del “peso” del parametro sul costo totale della soluzione. Pertanto,
un intervallo molto ampio indicherà che il costo totale della soluzione sarà
fortemente influenzato dalla variazione del valore di quella voce di costo/ricavo,
viceversa, un intervallo poco ampio indicherà la scarsa influenza di quel
parametro.
Generalmente, i risultati dell’analisi di sensitività sono riportati in grafici del
tipo di quelli di Figura 4.3.
5,5
5,0
4,5
Parametro variato
140
Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
Tabella 4.3. Caratteristiche del liquame influente ipotizzato nel caso di studio.
Parametro Concentrazioni medie (mg/L)
COD 500
BOD5 220
Ntot 40
Ptot 5
Solidi Sospesi Totali 220
141
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Nella linea fanghi della soluzione innovativa, oltre a quanto già esposto, a valle
del sedimentatore primario, è stato introdotto il comparto di wet oxidation. Per
la digestione anaerobica del residuo liquido derivante dall’ossidazione ad umido
è stato ipotizzato di adattare il digestore già presente in impianto. Inoltre, in
questa soluzione, è stato ipotizzato di modificare sia il sedimentatore primario
(prevedendo il dosaggio di cloruro ferrico, cloruro di alluminio e
poliacrilammide – PAM, al fine di migliorare la sedimentazione del fango) che
l’ispessitore (da ispessitore a gravità ad ispessitore dinamico), in modo da poter
raggiungere la concentrazione ideale di solidi totali nel fango per il trattamento
di wet oxidation (8÷10%).
Per lo smaltimento finale del fango sono stati previsti due scenari: conferimento
in discarica e conferimento presso un impianto di incenerimento o co-
incenerimento. In entrambi i casi è stato ipotizzato che l’impianto di
smaltimento (discarica o inceneritore) distasse 50 km dall’impianto di
depurazione.
L’ingombro dell’impianto convenzionale è stato stimato sulla base di un
ingombro medio pro-capite, assunto pari a 0,3 m2/AE (Bonomo, 2008) mentre,
per quella innovativa, l’ingombro è inteso come area aggiuntiva necessaria
all’installazione della nuova tecnologia.
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
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Figura 4.4. Schemi a blocchi degli impianti adottati come caso studio. Sopra
viene riportato lo schema a blocchi della soluzione convenzionale mentre sotto
quello della innovativa.
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
149
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Figura 4.5. Foglio di calcolo implementato per il calcolo dei consumi energetici
della linea acque.
150
Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
Figura 4.6. Foglio di calcolo implementato per il calcolo dei consumi energetici
della linea fanghi.
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Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
153
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delle acque reflue urbane
154
Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di
differenti soluzioni per la gestione dei fanghi
155
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione delle acque reflue urbane
156
Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di differenti soluzioni
per la gestione dei fanghi
157
Matteo Canato Tecniche innovative per il
trattamento/recupero dei fanghi di depurazione delle acque reflue urbane
Per ciascuna categoria tecnica e voce di costo, è stato calcolato il gap, come
differenza tra i voti o costi finali (innovativa – convenzionale).
I significati dei gap sono di seguito riportati:
nel caso del giudizio tecnico:
o gap>0 indica che la soluzione innovativa è migliore della
convenzionale;
o gap<0 indica che la soluzione innovativa è peggiore rispetto
alla convenzionale;
nel caso del giudizio economico:
o gap>0 indica che la soluzione innovativa è più costosa
rispetto alla convenzionale;
o gap<0 indica che la soluzione innovativa è meno costosa
rispetto alla convenzionale.
I risultati finali della procedura sono stati riportati in tabelle (Figura 4.9) e
rappresentati in grafici (Figura 4.10 e 4.11).
158
Capitolo 4 Descrizione della procedura per il confronto tecnico-economico di differenti soluzioni
per la gestione dei fanghi
Aspetti tecnici
Voce della categoria Abbr. Gap
Affidabilità R -0,67
Complessità ed integrabilità con le strutture esistenti C&I -0,49
Flessibilità/Modularità F/M -0,67
Residui solidi Sres. 1,00
Residui liquidi Lres. -0,46
Consumo di materie prime e reagenti Craw -1,20
Consumo di energia elettrica CEE -0,55
Net
Energia generata (al netto degli autoconsumi) 1,50
En.
Aspetti Sociali & autorizzativi S&A 0,00
GAP (medio) Av. -0,17
Aspetti economici Gap
Voce della categoria Abbr. [€/(AE y)]
Ammortamento annuo A 2,57
Costo per la manutenzione ordinaria M 0,90
Costo del personale CP 0,42
Costo dell’energia elettrica $E.E. 1,10
Costo delle materie prime e reagenti P&R 5,68
Costo per lo smaltimento del fango in discarica C-L -1,58
Costo del trasporto T -0,59
Costo totale per il conferimento esterno dei residui liquidi (gap) TLF -
Costo totale per il trattamento delle emissioni gassose (gap) TGF -
Proventi dalla vendita dell'Energia Elettrica e/o Termica (gap) INC -3,32
Proventi dalla vendita dei materiali recuperati (gap) TRM 0,00
Costo totale (gap) TOT 5,17
Figura 4.9. Esempio dei risultati ottenuti dalla procedura di valutazione
tecnico-economica.
159
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trattamento/recupero dei fanghi di depurazione delle acque reflue urbane
[Voto]
0
-1
-2
-3 Affidabilità
integrabilità con le
Flessibilità/Modularità
Residui solidi
Residui liquidi
Consumo di materie
Consumo di energia
GAP (medio)
strutture esistenti
Complessità ed
prime e reagenti
autorizzativi
autoconsumi)
netto degli
elettrica
Figura 4.10. Esempio di rappresentazione grafica dei voti tecnici.
5,00
4,00
3,00
[€/(AE y)]
2,00
1,00
0,00
A
CP
$E.E.
P&R
C-L
TLF
TGF
INC
TRM
TOT
-1,00
-2,00
-3,00
-4,00
160
Capitolo 5
162
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
163
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delle acque reflue urbane
164
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
(a) (b)
(c) (d)
Figura 5.2. Fasi per la preparazione e l’ossidazione del campione.
165
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delle acque reflue urbane
(a) (b)
(c) (d)
Figura 5.3. Titolazione del campione con il sale di Mohr.
Una volta eseguita la titolazione del campione il valore del COD viene
ricavato attraverso l’espressione (5.3.1.1):
COD =
(b − a ) ⋅ N ⋅ 8.000 ⋅ f
v [mg/L] (5.3.1.1)
dove:
a= volume del sale di Mohr usato per la titolazione del campione
[mL];
166
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
b= volume del sale di Mohr usato per la titolazione del bianco [mL];
N= normalità del sale di Mohr;
f= fattore di diluizione del campione;
v= volume di campione utilizzato per l’analisi [mL];
8.000= peso equivalente dell’ossigeno moltiplicato per 1.000, per
riferire il dato al volume di 1 L.
167
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Figura 5.4. Esempio di kit colorimetrico utilizzato per la misura del COD
nel range 100÷2.000 mg/L.
168
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
A titolo di esempio, nella Figura 5.7 è riportata una serie di cuvette che
consente di osservare come cambi il colore della soluzione all’aumentare del
contenuto di sostanza organica (a destra le cuvette con un valore di COD
maggiore); infatti, ad esclusione della prima che rappresenta il colore della
soluzione iniziale, procedendo da sinistra a destra, si nota un progressivo
ottenebramento delle cuvette (si passa dall’arancione al verde).
169
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170
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
171
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172
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
L’azoto Kjeldahl (TKN) deve il suo nome al chimico che mise a punto il
metodo per la sua determinazione. Il TKN rappresenta la somma dell’azoto
ammoniacale e di quello organico.
Con questo metodo si determina l’azoto allo stato trivalente negativo;
tuttavia, non si individua l’azoto presente nelle azidi, azine, azocomposti,
idrazoni, nitrati, nitriti, nitrili, nitro e nitroso composti, ossime e semicarbazoni.
La procedura per la determinazione dell’azoto Kjelddahl richiede dapprima
la digestione del campione per la rimozione dell’ammoniaca libera. In seguito,
avviene la distillazione dell’ammoniaca formatasi durante il processo di
digestione e successivamente la titolazione per mezzo di un acido minerale forte
(acido solforico).
Inizialmente, si introduce un volume noto del campione da esaminare
all’interno di un pallone Kjeldhal con l’aggiunta di 50 mL di potassio solfato in
acido. Si effettua quindi la digestione facendo bollire la soluzione fino a che
non diventa incolore e poi per altri 20÷30minuti. Si lascia raffreddare la
soluzione e, dopo aver aggiunto 50 mL di acqua deionizzata, si aggiunge
qualche goccia di fenolftaleina. Quindi si prendono 50 mL di soluzione
composta da acido borico, blu di metilene e rosso metile (indicatore misto) e si
effettua la distillazione mediante l’uso dell’unità di distillazione automatica
UDK 132 della Velp Scientifica. Infine, si procede alla titolazione della
soluzione ottenuta con acido solforico 0,1 N fino a viraggio da colore verde a
blu-viola.
173
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dove:
Vacido= volume dell’acido solforico usato per la titolazione del
campione [mL];
N= normalità dell’acido solforico usato per la titolazione;
V= volume di campione analizzato [mL].
Vacido ⋅ N ⋅ 14
N − NH 4+ = ⋅ 1.000 [mg/L] (5.7.1)
v
174
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
dove:
Figura 5.10. Kit colorimetrico utilizzato per la misura del fosforo totale.
175
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176
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
177
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178
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
179
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1.000 ⋅ ( M 1 − M 0 )
SST = (g/L) (5.10.2.1)
V
180
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
dove:
M1: peso del filtro e del residuo dopo la fase di essiccamento [g];
M0: peso iniziale del filtro [g];
V: volume di campione sottoposto a filtrazione [mL].
181
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1.000 ⋅ ( M 1 − M 0 )
SV = [mg/L] (5.10.3.1)
V
dove:
M1: peso (mg) del residuo + peso (mg) del filtro prima
dell’incenerimento;
M0: peso (mg) del residuo + peso (mg) del filtro dopo
l’incenerimento;
V: volume (mL) di campione sottoposto ad analisi.
182
Capitolo 5 Metodiche per l’esecuzione delle analisi chimico e chimico-fisiche
183
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184
Capitolo 6
Di seguito (Tabella 6.1 e Figure 6.1 e 6.2) sono riportati i risultati ottenuti
nella prova di ispessimento condotta presso il depuratore di Mortara. I parametri
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186
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
ST ST ST ST
Ora Livello visp Livello visp
surnatante flottato surnatante flottato
[cm] [cm/h] [cm] [cm/h]
[mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L]
0 100 100
1 98,5 99
2 97,5 \ 98 \
3 95 94
4 93 49 92 0
ASSENTE
ASSENTE
5 90,5 2,1 87 1,8
6 87,5 41 87 30
8 85 85
20 55 58
22 50 56
24 49 0 55 260
187
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Ora Livello ST ST ST ST
visp Livello visp
surnatante flottato surnatante flottato
[cm] [cm/h] [cm] [cm/h]
[mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L]
0 100 100
1 100 100
2 99 \ 98,5 \
3 98 98
4 97 2.812 97 544
ASSENTE
ASSENTE
5 96,5 1,7 94 1,2
6 93 824 94 172
8 90 92
20 79 69
22 76 63
24 77 22 60 0
188
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
80
[cm]
60
40
20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Tempo [ore]
80
[cm]
60
40
20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Tempo [ore]
189
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y = ‐1,6824x + 103,65
100
80
[cm]
60
40
20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Tempo [ore]
y = ‐1,2162x + 101,32
100
80
[cm]
60
40
20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Tempo [ore]
190
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
191
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delle acque reflue urbane
In entrambi i casi sono stati misurati valori molto bassi di solidi totali nel
surnatante, almeno durante le prime ore di prova.
Le prove effettuate con fango condizionato hanno evidenziato come
l’aggiunta del polielettrolita non determini un miglioramento nelle prestazioni
dell’ispessimento, infatti:
la velocità di sedimentazione è risultata più bassa (circa del 50%)
rispetto al caso di fango non condizionato;
la concentrazione di solidi a – 30 cm dal pelo libero si è mantenuta
elevata (25-28 g/L) denotando una difficoltà di addensamento del
fango sul fondo del cilindro.
192
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
193
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delle acque reflue urbane
194
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
25
Condizioni ottimali Condizione di riferimento
20
10
0
Prova 1 Prova 2 Prova 3
Figura 6.3. Valori di secco nel fango disidratato ottenuti nelle prove
condotte con centrifuga Alfa Laval.
4.000
3.000
2.500
COD [mg/L]
2.000
3.144
1.500
1.000
1.652
1.360
500
0
Prova 1 Prova 2 Prova 3
Figura 6.4. Valori di COD nel surnatante ottenuti nelle prove condotte con
centrifuga Alfa Laval.
195
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35
2009 2010
30
Frazione secca del fango in uscita [%]
25
20
15
10
0
13/01/09
13/02/09
13/03/09
13/04/09
13/05/09
13/06/09
13/07/09
13/08/09
13/09/09
13/10/09
13/11/09
13/12/09
13/01/10
13/02/10
13/03/10
13/04/10
13/05/10
13/06/10
13/07/10
13/08/10
13/09/10
13/10/10
13/11/10
13/12/10
Figura 6.5. Valori di secco nel fango in uscita dalla filtropressa, relativi agli
anni 2009 e 2010.
196
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
25
Condizioni ottimali Condizione di riferimento
20
0
Prova 1 Prova 2 Prova 3 Prova 4
Figura 6.6. Valori di secco nel fango disidratato per ogni macchina, in
ciascuna prova.
4.000
Condizioni ottimali Condizione di riferimento
3.500
3.000
2.500
COD [mg/L]
2.000
3.144
1.500
1.000
1.652
1.360
500
580
0
Prova 1 Prova 2 Prova 3 Prova 4
Figura 6.7. Valori di COD nel surnatante per ogni macchina, in ciascuna
prova.
I parametri tecnici relativi alla centrifuga Alfa Laval, riportati nella Figura
6.8, risultano coerenti fra loro. Infatti, nella prova in cui è stato attivato il
ricircolo, ad esempio, (prova nella quale è stata ottenuta la massima frazione di
197
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198
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
30 6,0
25 5,0
20 4,0
Qfango, QH2O
Poli, E.E.
15 3,0
10 2,0
5 1,0
0 0,0
19,5% 20,0% 20,5% 21,0% 21,5% 22,0%
1,00
η
0,95
Indice di cattura dei solidi [-]
0,90
0,85
0,80
0,75
0,70
19,5% 20,0% 20,5% 21,0% 21,5% 22,0%
199
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200
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
15
Voce di costo [€/m]
3
10
0
18,1% 20,0% 21,4% 21,7%
201
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4
Voce di costo [€/m]
3
0
18,1% 20,0% 21,4% 21,7%
Fazione secca del fango in uscita [%]
202
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
Tabella 6.5. Valori delle due voci di costo principali e del costo totale di
trattamento registrati dalle macchine.
CENTRIFUGA CENTRIFUGA
Voce di costo
condizioni condizioni “di FILTROPRESSA
[€/kgSS]
“ottimali” riferimento”
203
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delle acque reflue urbane
Per quanto riguarda la centrifuga, i valori riportati sono quelli relativi alla
Prova 2, ovvero la prova che ha fornito il massimo riscontro di frazione secca
nel fango disidratato ed il minimo costo di trattamento.
Per quanto riguarda il significato dei termini ed il calcolo dei parametri
riportati nelle seguenti tabelle (Tabella 6.6), si rimanda al §1.4.3 e a Tabella 3.6.
204
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
Per i costi da sostenere nel caso di esternalizzazione del servizio, sono stati
analizzati due differenti casi, facendo riferimento:
all’offerta della ditta che ha fornito la centrifuga per le prove in
impianto in data 24/08/2009 e alla fattura del 21/08/2010, da riferire
ad interventi effettuati occasionalmente per far fronte a situazioni
provvisorie (caso 1);
alle specifiche economiche della ditta che ha fornito la centrifuga
per le prove (comunicate in data 10/11/2010), che si riferiscono ad
un servizio da svolgersi continuamente almeno per un anno, quindi
con condizioni economiche più vantaggiose per il gestore (caso 2).
I risultati dei calcoli sono riportati nella Tabella 6.7, in cui si vede come
rimangono a carico del gestore dell’impianto di depurazione il trasporto e lo
smaltimento dei fanghi (S.F.) e la gestione del centrato (O2 e T.S.F.C.);
l’azienda esterna coprirebbe, invece, i costi relativi a: energia elettrica,
polielettrolita, ammortamento, manutenzione e personale.
205
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TOTALE ≈ 630
(*)Voci di costo incluse nell’esternalizzazione del servizio: c.u.interv . + c.u. disidr. ⋅η
STin STout
206
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
I risultati sono riportati nella Tabella 6.8. A differenza del caso precedente,
rimane a carico del gestore dell’impianto di depurazione anche il costo
dell’energia elettrica; l’azienda esterna fornirebbe, tuttavia, il servizio a
condizioni sensibilmente più vantaggiose (350 anziché 700 €/intervento; 40
anziché 44 €/t fango disidratato).
Polielettrolita Ammortamento
- 205
Manutenzione Personale
TOTALE ≈ 600
Nella Tabella 6.9 sono riportati i risultati dei calcoli effettuati per la
filtropressa installata presso l’impianto. Questi costi non comprendono
207
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Personale P 17,6
A differenza del caso precedente, sono stati assunti per le voci di costo i
seguenti valori:
costo unitario per consegna, allestimento, smontaggio e ritiro
impianto (c.u.interv.): 0,88 €/m3fango alimentato (ovvero 350 € ogni
400 m3 di fango);
costo annuale del personale operante sulla centrifuga (c.a.personale):
22.000 €/y;
costo unitario del polielettrolita (c.u.poli): 1,9 €/kg;
costo unitario per la disidratazione dei fanghi biologici (c.u.disidr.):
pari a 40 €/t fango disidratato.
208
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
Figura 6.12. Costo totale del trattamento, suddiviso per voci, nell’ipotesi di
unità mobile di centrifugazione e nel caso di utilizzo della filtropressa installata
in impianto.
209
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210
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
Tabella 6.10. Costo di trattamento per una centrifuga fissa, suddiviso per
voci (nell’ipotesi di funzionamento in condizioni ottimali).
Valore ottenuto
Voce di costo Sigla
[€/tSSalim]
Trattamento / smaltimento
T.S.F.C 29,8
fanghi centrato
Personale P 11,9
Ammortamento A 41,4
TOTALE ≈ 560
211
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Figura 6.13. Costo del trattamento, suddiviso per voci, per le differenti
opzioni di utilizzo/funzionamento della centrifuga.
212
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
213
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
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214
Capitolo 6 L’ottimizzazione delle strutture esistenti attraverso le verifiche di funzionalità
può risultare competitivo, oltre che sul piano operativo, anche sul piano
economico; la differenza, rispetto alla filtropressa, è solo del 4% circa (600 vs
575 €/tSS alim, rispettivamente). A parità di macchina utilizzata, l’installazione
fissa risulta essere più conveniente rispetto all’esternalizzazione (560 vs 600
€/tSS alim, rispettivamente); ciò, del resto, è un risultato atteso: l’onere aggiuntivo
dell’esternalizzazione è infatti giustificato da una serie di vantaggi tecnico-
gestionali offerti dall’outsourcing difficilmente quantificabili, ma con un sicuro
riflesso positivo in termini economici.
Per quanto riguarda la gestione dei fanghi la soluzione in outsourcing
comporta una serie di vantaggi tecnico-gestionali difficilmente monetizzabili,
ma che hanno un sicuro risvolto a livello economico, e che possono risultare
decisivi nella scelta di ricorrere a questa soluzione, soprattutto, per impianti
medio-piccoli, dotati di adeguato volume di accumulo e, comunque, ogni qual
volta si presentino situazioni provvisorie cui è necessario far fronte in breve
tempo.
215
Capitolo 7
Sono stati eseguiti 6 test al fine di studiare l’effetto della temperatura, che è
stata fatta variare tra 180 e 300 °C, mantenendo costanti i restanti parametri di
processo (tempo di reazione, quantità di ossigeno, concentrazione di secco
iniziale nel fango).
Il progressivo aumento della temperatura di reazione porta ad un’elevata
rimozione dei solidi sospesi volatili (SSV) e del COD come è mostrato in
Figura 7.1, il quale viene rimosso per il 90% nella prova condotta a 300 °C.
218
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
70.000 70
69
CODrimosso [%]
60.000 60
54 54
50.000 50
40.000 40
36
30.000 30
20.000 20
10.000 10
0 0
IN 180 220 225 250 280 300
Temperatura [°C]
Nelle prove condotte ad alta temperatura (> 250 °C) la differenza tra il
valore del COD del fango tal quale e filtrato è trascurabile; questo significa che
il COD residuo è in forma solubile mentre i solidi sospesi contengono solo
sostanza inorganica. Questo risultato è confermato dal rapporto SSV/SST, che
diminuisce da 0,76 a 0,06 (a 300 °C), come mostrato nella Figura 7.2.
219
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
100
90
80
70
SSV/SST [%]
60
50
40
30
20
10
0
IN 180 220 225 250 280 300
Temperatura [°C]
La Figura 7.3 mostra gli indici di biodegradabilità calcolati sul surnatante del
campione ossidato ottenuto dopo 2 ore di sedimentazione. È possibile osservare
che l’aumento della temperatura porta ad un progressivo aumento del rapporto
BOD20/COD (da 0,54 a 0,94) e ad un aumento della frazione refrattaria del
COD (calcolata come differenza tra COD e BOD20). È possibile affermare che
l’aumento del rapporto BOD/COD è in un qualche modo legato alla presenza di
prodotti finali di ossidazione come acido acetico e propionico.
220
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
10.000 0,4
0,3
5.000 0,2
0,1
0 0,0
180 200 225 250 280 300
Te mperatura [°C]
20.000
0,62
0,6
0,42
0,4
10.000
0,3
0,2
5.000
0,1
0 0,0
180 200 225 250 280 300
Tempe ratura [°C ]
221
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
222
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
0,8
60.000 0,76
SSV/SST; SSVrimossi/100
0,7
SST; SSV [mg/L]
50.000
0,6
40.000 0,5
0,4
30.000
0,3
20.000
0,2
0,17
0,15 0,14
10.000 0,12 0,12 0,11 0,1
0 0,0
TQ 15 18 20 25 33 44
pO 2 iniz iale [atm]
Figura 7.4. SST, SSV, SSV/SST e rimozione dei SSV rimossi con il
processo ossidazione ad umido variando la pressione parziale di ossigeno
iniziale. Condizioni testate: Temperatura=250 °C; tempo di reazione=60 min;
SSTiniziali = 8%.
I risultati dei test condotti per valutare l’effetto del tempo di reazione
mostrano che (Figura 7.5):
l’idrolisi del fango è veloce; infatti dopo 15 minuti la riduzione dei
solidi sospesi totali (SST) è di circa il 73%, mentre, aumentando il
tempo di reazione (fino a 120 minuti), l’efficienza di rimozione dei SST
è stata solo leggermente migliore (78%);
la rimozione dei solidi sospesi volatili (SSV) aumenta marcatamente
solo durante i primi 15 minuti;
circa l’80% del COD è stato rimosso nei primi 60 minuti in modo
costante; come atteso, la quantità rimossa diminuisce all’aumentare del
tempo di contatto (dati non mostrati).
223
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
SSV/SST; SSVrimossi/100
0,7
SST; SSV [mg/L]
50.000
0,6
40.000 0,5
0,4
30.000 0,36
0,3
20.000
0,20 0,2
10.000 0,13 0,12 0,11 0,1
0,07
0 0,0
TQ 0 15 30 45 60 120
Te mpo di re az ione [min]
Figura 7.5. SST, SSV, SSV/SST e rimozione dei SSV rimossi con il
processo ossidazione ad umido variando il tempo di reazione. Condizioni
testate: Temperatura=250 °C; pO2iniziale=22 atm; SSTiniziali = 8%. Il tempo =0
minuti rappresenta la condizione raggiunta appena portato il reattore in
temperatura.
224
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
Sulla base dei risultati ottenuti con le prove di ossidazione ad umido alla
scala pilota, possono essere fatte le seguenti considerazioni:
il parametro che risulta influire maggiormente sul processo di ossidazione
ad umido è la temperatura; un aumento da 180 a 300 °C porta ad un
significativo aumento della quantità di COD rimosso (da 54% a 89%) e
una riduzione del rapporto SSV/SST (da 0,76 a 0,06). I 250 °C possono
essere considerati come “temperatura ottimale”;
la fornitura di ossigeno (e conseguentemente la pressione parziale
iniziale) potrebbe essere tale da garantire una concentrazione di ossigeno
disciolto residuo di almeno 1,5 g/L, così come da non rappresentare un
fattore limitante per la cinetica di reazione;
l’idrolisi dei solidi sospesi è abbastanza rapida: la rimozione è raggiunta
principalmente nei primi 15 minuti di reazione (250 °C); ciononostante,
aumentando il tempo di reazione fino a 60 minuti, si ha una maggiore
rimozione del COD (da 54% all’80%);
l’efficienza del processo è negativamente influenzata da un’eccessiva
concentrazione di solidi sospesi totali iniziali (10%).
Sulla base dei risultati sopra esposti, le condizioni di processo che consentono
di ottenere un residuo solido caratterizzato da un minimo contenuto di sostanza
organica e un residuo liquido che risulti idoneo alla biodegradazione sono le
seguenti:
temperatura: 250 °C;
pressione parziale di ossigeno iniziale: 22 atm;
tempo di reazione: 60 minuti;
contenuto iniziale di SST: 8%.
225
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
Nella tabella seguente (Tabella 7.2) sono riportati i risultati delle prove
eseguite facendo variare la temperatura di reazione. Per le prove alla scala reale
sono riportati due valori: uno che rappresenta la condizione realmente raggiunta
in impianto l’altro quella ipotizzata ai fini della sperimentazione (numero tra
parentesi).
Le prove sono state condotte facendo variare la temperatura di reazione da
225 a 250 °C fornendo l’ossigeno in quantità tale che non risultasse un fattore
limitante. Il tempo di reazione è stato fissato pari a 60 minuti.
I campioni analizzati sono stati i fanghi tal quali in ingresso (IN) ed in uscita
(OUT) dal reattore.
Come è possibile osservare dai dati riportati nella Tabella 7.2, col
progressivo aumento della temperatura di reazione si raggiunge un maggiore
rendimento di rimozione del COD e dei solidi sospesi volatili (SSV). È
altrettanto evidente come i valori ottenuti con le prove alla scala reale
confermino quelli alla scala di laboratorio. Infatti, il rendimento di abbattimento
226
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
del COD delle prove condotte sull’impianto reale presenta valori del tutto
paragonabili a quelli ottenuti con l’impianto pilota. I rendimenti di abbattimento
massimi (70 ed 80% per il fango trattato in impianto e quello trattato in
laboratorio, rispettivamente) sono raggiunti, in entrambi i casi, ossidando il
fango a 250 °C.
Nel caso in cui si considera anche il contributo del condensato nel campione
finale (impianto reale) i valori del rendimento di abbattimento del COD
diminuiscono leggermente, ma restano coerenti con quanto sopra esposto,
infatti, il rendimento di abbattimento massimo si ottiene con la prova condotta a
temperatura maggiore (250 °C) e risulta pari a 61%. Le stesse considerazioni
valgono anche per il rapporto SSV/SST che diminuisce al crescere della
temperatura e si attesta a 0,27 e 0,33 per le prove condotte a 250 e 225 °C,
rispettivamente.
227
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
Nella Tabella 7.3 sono riportati i risultati delle prove condotte facendo
variare il tempo di reazione; le altre condizioni di processo sono state mantenute
costanti (temperatura pari a 250 °C e ossigeno fornito in quantità non limitante).
Nelle prove sono stati testati i seguenti tempi:
impianto reale: 46; 71 e 98 minuti;
laboratorio: 15; 30; 45; 60; 120 minuti.
L=lab.;
[min] [mg/L] [%] [mg/L] [%] - [mg/L] [%]
R=reale
15 L 74.780 19.110 74,4 56.500 3.950 93,0 0,76 0,20 74.300 30.732 58,6
30 L 74.780 18.900 74,7 56.500 2.460 95,6 0,76 0,13 74.300 21.707 70,8
45 L 74.780 18.710 75,0 56.500 2.130 96,2 0,76 0,12 74.300 18.780 74,7
46
R 51.000 11.500 77,5 34.400 2.795 91,9 0,67 68.684 22.442 67,3
(40) 0,24
59
R 49.983 8.947 82,1 31.950 1.767 94,5 0,64 73.795 21.848 70,4
(60) 0,20
60 L 74.780 18.020 75,9 56.500 2.040 96,4 0,76 0,11 74.300 15.122 79,6
71
R 54.733 10.260 81,3 39.117 1.498 96,2 0,71 68.950 18.878 72,6
(70) 0,15
98
R 49.867 12.968 74,0 34.450 998 97,1 0,69 71.683 14.455 79,8
(100) 0,08
120 L 74.780 17.540 76,5 56.500 1.060 98,1 0,76 0,07 74.300 11.084 85,1
228
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
Nelle tabelle seguenti (Tabelle 7.4 e 7.5) sono riportati i risultati delle prove
eseguite fornendo ossigeno in diverse concentrazioni.
Nella Tabella 7.4 sono riportati i risultati ottenuti in laboratorio; le
condizioni testate prevedevano una temperatura di 250 °C ed un tempo di
reazione di 60 minuti; la pressione iniziale (ossia la quantità di ossigeno
necessaria alla reazione di ossidazione) è stata fatta variare tra 15 e 44 atm.
229
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
Nelle prove condotte nell’impianto alla scala reale è stato fatto variare il
quantitativo di ossigeno in un intervallo abbastanza limitato (60÷70% circa
rispetto al fabbisogno stechiometrico riferito al COD iniziale), rispetto alle
prove di laboratorio. Il rendimento di rimozione del COD varia di poco ma
evidenzia un lieve aumento al crescere della disponibilità di ossigeno.
230
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
I rendimenti di rimozione dei SSV sono molto elevati e tutti maggiori del
90%. Il rapporto SSV/SST si mantiene nell’ordine di 0,2 in tutte le prove.
Sulla base dei risultati ottenuti con le prove di ossidazione ad umido alla
scala reale, possono essere fatte le seguenti considerazioni:
il parametro che risulta influire maggiormente sul processo di ossidazione
ad umido è la temperatura; un aumento da 231 a 250 °C porta ad un
significativo aumento della quantità di COD rimosso (da circa il 60% a
70%) e una riduzione del rapporto SSV/SST (da 0,64 a 0,20);
231
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
Sulla base dei risultati sopra esposti, le condizioni di processo che consentono
di ottenere un residuo solido caratterizzato da un minimo contenuto di sostanza
organica e un residuo liquido che risulti idoneo alla biodegradazione sono le
seguenti:
temperatura: 250 °C;
percentuale di ossigeno rispetto allo stechiometrico: 69%;
tempo di reazione: 60 minuti.
232
Capitolo 7 La minimizzazione dei fanghi
233
Capitolo 8
8.1.1 Volumi
Nella Figura 8.1 è riportato l’andamento dei volumi immessi ed estratti dal
reattore nel periodo considerato; nella Tabella 8.1 sono riportate le varie fasi di
alimentazione dell’impianto con i relativi interventi effettuati (variazioni del
volume alimentato, correzioni del pH e sostituzione del fango).
100
mL 100
mL 400 mL 400 mL TOP
NEW 200 mL
50 mL NEW TOP TOP TOP DUAL DUAL
0 mL TOP TOP DUAL
1.100 (nuovo fango)
V in V Out V ricircolo
1.000
900
800
700
Volume [ mL ]
600
500
400
300
200
100
0
08 11
15 11
22 11
29 11
05 11
12 11
19 11
26 11
02 11
09 11
16 11
23 11
30 11
07 11
14 11
21 11
28 11
04 11
11 11
18 11
25 11
02 11
09 11
16 11
23 11
30 11
06 11
13 12
20 12
27 12
03 12
12
7/
7/
7/
7/
7/
8/
8/
8/
8/
9/
9/
9/
9/
9/
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1/
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2/
2/
2/
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01
Tempo [ d ]
236
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
8.1.2 COD
237
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
16.000
14.000
12.000
COD [ mg/L ]
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
03 /11
10 /11
17 /11
24 /11
31 /11
07 /11
14 /11
21 /11
28 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
02 /11
09 /11
16 /11
23 /11
30 /11
06 /11
13 /11
20 /11
27 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
01 /11
08 /12
15 /12
22 /12
29 /12
12
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26
Tempo [ d ]
238
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
400 mL
O 50 mL 100 mL 100 mL 200 mL 400 mL
TOP DUAL (nuovo fango)
mL NEW TOP NEW TOP DUAL TOP DUAL TOP DUAL
8.000
6.000
5.000
COD [ mg/d ]
4.000
3.000
2.000
1.000
0
08 11
15 11
22 11
29 11
05 11
12 11
19 11
26 11
02 11
09 11
16 11
23 11
30 11
07 11
14 11
21 11
28 11
04 11
11 11
18 11
25 11
02 11
09 11
16 11
23 11
30 11
06 11
13 12
20 12
27 12
03 12
12
7/
7/
7/
7/
7/
8/
8/
8/
8/
9/
9/
9/
9/
9/
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2/
2/
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01
Tempo [ d ]
239
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
Sulla base dei carichi è stato quindi calcolato il COD abbattuto (espresso in
mg) con la seguente espressione (8.1.2.1):
Nella Tabella 8.2 sono riportati, per ciascuna fase di alimentazione, il carico
totale di COD abbattuto e il rendimento medio di rimozione (8.1.2.2).
η=
∑ COD − ∑ COD
in out
(8.1.2.2)
∑ COD in
Tabella 8.2. COD abbattuto nelle varie fasi della sperimentazione e rendimenti
di abbattimento ottenuti.
Periodo CODabbattuto [mg] η [%]
01/07/2011 – 18/07/2011 0 0
19/07/2011 – 04/09/2011 0 0
05/09/2011 – 13/09/2011 0 0
14/09/2011 – 02/10/2011 958 4
03/10/2011 – 21/11/2011 9.972 9
22/11/2011 – 20/12/2011 10.484 8
21/12/2011 – 03/02/2012 36.377 14
240
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
100 400 mL
50 mL NEW TOP 100 mL 200 mL 400 mL
O mL mL TOP DUAL (nuovo fango)
TOP DUAL TOP DUAL TOP DUAL
NEW
4.500
TKN Out centrifugato N-NH4+ Out centrifugato
4.000
3.500
3.000
Azoto [ mg/L ]
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
1
10 /11
17 /11
24 /11
31 /11
07 /11
14 /11
21 /11
28 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
02 /11
09 /11
16 /11
23 /11
30 /11
06 /11
13 /11
20 /11
27 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
01 /11
08 /12
15 /12
22 /12
29 /12
12
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26
03
Tempo [ d ]
241
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
400 mL
50 mL 100 mL 100 mL 200 mL 400 mL
O TOP DUAL (nuovo fango)
NEW TOP NEW TOP TOP DUAL TOP DUAL TOP DUAL
4.500
3.500
3.000
TKN [ mg/L ]
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
03 /11
10 /11
17 /11
24 /11
31 /11
07 /11
14 /11
21 /11
28 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
02 /11
09 /11
16 /11
23 /11
30 /11
06 /11
13 /11
20 /11
27 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
01 /11
08 /12
15 /12
22 /12
29 /12
12
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26
Tempo [ d ]
242
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
3.000
2.500
Azoto Ammoniacale
[ mg/L ]
2.000
1.500
1.000
500
0
03 /11
10 /11
17 /11
24 /11
31 /11
07 /11
14 /11
21 /11
28 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
02 /11
09 /11
16 11
23 /11
30 /11
06 /11
13 /11
20 /11
27 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
01 /11
08 /12
15 /12
22 /12
29 /12
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26
Tempo [ d ]
8.1.4 Solidi
La misura dei solidi non è stata effettuata nelle fasi iniziali della
sperimentazione (tra il 02/07/2011 e il 24/11/2011), per evitare di estrarre fango
dal reattore con conseguente perdita di biomassa; già in precedenza, durante
tutto il periodo di alimentazione con il solo TOP, nonostante il ricircolo del
fango estratto, i SST e i SSV hanno avuto una diminuzione costante dovuta
all’inevitabile perdita di fango tra un’estrazione e l’altra.
243
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
0,7
25000
0,6
20000
0,5
SSV/SST
[ mg/L ]
0,4
15000
0,3
10000
0,2
5000
0,1
0 0,0
03 /11
10 /11
17 /11
24 /11
31 /11
07 /11
14 /11
21 /11
28 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
02 /11
09 /11
16 /11
23 /11
30 /11
06 /11
13 /11
20 /11
27 /11
04 /11
11 /11
18 /11
25 /11
01 /11
08 /12
15 12
22 /12
29 /12
12
1/
1/
6
7
7
7
8
8
8
9
9
9
0
0
0
0
1
1
2
2
2
1
1
1
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/0
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/1
/0
/0
/0
/0
/0
26
Tempo [ d ]
244
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
di parte del fango, un abbassamento (da 0,68 a 0,47) per poi tornare ad attestarsi
su valori prossimi a 0,60.
8.1.5 BOD
Figura 8.8. Andamento temporale del contenuto BOD5 e BOD20 nel reattore
(dal 07/07/2011 al 03/02/2012).
245
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delle acque reflue urbane
8.1.6 Biogas
246
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
247
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delle acque reflue urbane
La misura della composizione del biogas non è stata effettuata nel primo
periodo della sperimentazione a causa dell’indisponibilità dello strumento di
248
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
249
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delle acque reflue urbane
dove:
0,35 = produzione specifica di metano (CH4 prodotto per ogni mg di COD
abbattuto) [NmL/mg].
Dai dati sperimentali, invece, nota la composizione media del biogas in ogni
periodo (Tabella 8.5) è possibile calcolare il volume di metano prodotto
(espresso in NmL) usando la seguente equazione (8.1.6.2):
250
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Dall’osservazione dei dati riportati nella Tabella 8.5 si può notare come il
metano misurato sia nettamente inferiore rispetto a quello teorico atteso. Le
probabili cause di questo divario sono la fuga di biogas dal reattore (chiusura
non ermetica del tubo che collega il reattore al polmone) e gli inevitabili errori
di misura.
8.1.7 Cloruri
251
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8.1.8 pH
252
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Il pH in ingresso è pari a 6,7 per il NEW TOP e a 8,4 per il TOP DUAL.
Osservando la Figura 8.12 si può notare che, nella fase di non alimentazione
e nei primi tre periodi di alimentazione (dal 01/07/2011 al 30/09/2011), il pH ha
mantenuto un andamento crescente, passando da 7,9 a 8,6, valori troppo basici
per il processo di digestione anaerobica e che ha, probabilmente, contribuito
all’inibizione dell’attività batterica.
Al fine di ridurre il pH nel reattore è stato corretto il pH del refluo alimentato
a 8, portato poi a 7 in corrispondenza dell’aumento dell’alimentazione a 400
mL, periodo nel quale si osserva un andamento decrescente del pH, fino a valori
intorno a 7,9÷8.
Una diminuzione del pH nel reattore si osserva con l’innesto di fango fresco
(con pH pari a 7,4) anche se, in breve tempo, è stato osservato un progressivo
aumento fino a 8. Dall’11/01/2012 è stato quindi nuovamente corretto il pH in
ingresso a 6 e, a seguito di questa ulteriore correzione, è stato riscontrato un
abbassamento dei valori nel reattore al di sotto di 7,5 (soglia al di sopra della
quale il pH potrebbe avere un effetto inibente sul processo).
253
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delle acque reflue urbane
8.1.9 Conducibilità
254
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Sulla base dei grafici dei diversi parametri sopra riportati, si può concludere
che questa fase della sperimentazione sul processo di digestione anaerobica del
residuo liquido della Wet Oxidation non ha mostrato risultati significativi;
complessivamente si sono riscontrati un basso rendimento di rimozione della
sostanza organica e una scarsa produzione di biogas, peraltro, di pessima
qualità.
Interessante è cercare di individuare quali possono essere stati i parametri
che hanno contribuito all’inibizione del processo anaerobico. A tale scopo sono
stati analizzati gli andamenti, nell’arco dell’intera sperimentazione, di diversi
parametri, in modo tale da poterli confrontare nella fase di cattivo
funzionamento rispetto alla fase di buon funzionamento dell’impianto.
In funzione della principale evidenza sperimentale di funzionamento del
processo, ossia l’abbattimento del COD, sono stati confrontati gli andamenti dei
seguenti parametri: pH, ammoniaca libera, cloruri, carico di COD rispetto ai
SSV contenuti nel reattore e carico volumetrico di COD. Inoltre, è stato
evidenziato il possibile effetto della tipologia di liquame alimentato.
255
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256
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
257
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delle acque reflue urbane
8.1.10.2 pH
Nella Figura 8.16 sono riportati gli andamenti temporali del COD e del pH
in ingresso e in uscita dall’impianto.
Si può osservare che il buon funzionamento del processo si ha quando,
all’interno del reattore, il pH è prossimo a 8 ed un pH in ingresso pari a 6,5. A
seguito dell’alimentazione del NEW TOP (pH pari a 6,7) si registra un iniziale
abbassamento del pH nel reattore, probabilmente legato al fatto che la biomassa
non produce metano e i batteri metanigeni non consumano acido acetico.
Nonostante l’alimentazione con il NEW TOP è stata mantenuta costante, il pH
ha continuato a crescere; questo, probabilmente, può essere dovuto a una
inibizione dei batteri acidogeni che, di conseguenza, non producono più acidità.
Viceversa, nella fase di alimentazione con il TOP DUAL, il pH mostra un
andamento decrescente (da 8,5 a 7,4) anche se questo non ha comportato nessun
miglioramento significativo in termini di rimozione del COD. Questo
progressivo abbassamento del pH è stato ottenuto con un progressivo
abbassamento del pH in ingresso (pari a 8,4) prima a 8, poi a 7 e infine a 6.
258
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
[NH 3 − N ] =
10 pH
[NH +
4 −N ] e 6.344 /( 273+T )
(8.1.10.3.2)
259
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260
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
8.1.10.4 Cloruri
261
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Non essendo stato possibile quantificare la perdita di fango nel reattore non è
stato possibile determinare il tempo di residenza cellulare (SRT).
Per un periodo delle sperimentazione (09/03/2010 – 08/02/2011), però, nota
la concentrazione di acido acetico (mgCH3COOH/L), è stato possibile calcolare
l’età minima del fango θcmin.
Nota la velocità specifica di crescita netta della biomassa μ (8.1.10.5.1), è
stato possibile il calcolo di θcmin, con la seguente espressione (8.1.10.5.2):
S
μ = μ max ⋅ (8.1.10.5.1)
Ks + S
1
ϑc min = (8.1.10.5.2)
μ − Kd
262
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
dove:
μ = velocità specifica di crescita netta della biomassa [d-1];
μmax = tasso massimo di crescita dei microorganismi [d-1];
S = concentrazione di substrato organico [mgCOD/L];
Ks = costante di semi-saturazione [mgCOD/L];
Kd = coefficiente di decadimento dei microorganismi [d-1];
θcmin = età minima del fango [d].
Tabella 8.6. Calcolo della velocità specifica di crescita netta della biomassa
(μ) e dell’età minima del fango (θcmin).
Acido acetico μmax Ks Kd μ θcmin
Data
[mgCH3COOH/L] [mgCOD/L] [d-1] [mgCOD/L] [d-1] [d-1] [d]
09/03/10 1.030 1.102,1 0,37 2,88
16/03/10 3.400 3.638 0,39 2,71
23/03/10 4.600 4.922 0,39 2,69
30/03/10 1.500 1.605 0,38 2,80
13/04/10 770 823,9 0,36 2,97
20/04/10 710 759,7 0,35 3,00
25/05/10 2.450 2.621,5 0,39 2,74
29/06/10 2.000 2.140 0,38 2,76
0,0
13/07/10 1.020 1.091,4 0,4 100 0,37 2,89
2
01/10/10 760 813,2 0,36 2,97
05/10/10 870 930,9 0,36 2,93
13/10/10 416 445,1 0,33 3,26
19/10/10 206 220,4 0,28 3,92
26/10/10 103 110,2 0,21 5,27
03/11/10 190 203,3 0,27 4,03
26/01/11 780 834,6 0,36 2,97
08/02/11 600 642 0,35 3,07
263
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Dalla Tabella 8.6 si osserva che i valori di θcmin sono molto piccoli (compresi
tra 2÷5 giorni), pertanto, il tempo di residenza cellulare (SRT) non dovrebbe
costituire un fattore limitante per il processo.
264
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
L’analisi integrata dei dati riportati nella Tabella 8.7 evidenzia che la
tipologia di substrato e il carico di COD in ingresso (kgCOD/(kgSSV·d))
risultano essere, da subito, fattori limitanti per il processo di digestione mentre,
negli ultimi due periodi della sperimentazione, il processo risulta essere inibito
dalla quasi totalità dei parametri (fase di alimentazione con il NEW TOP).
In conclusione, analizzati i dati a disposizione, non è possibile imputare
l’inibizione del processo ad un singolo fattore in quanto non vi è stata una fase
in cui un solo parametro è risultato essere critico.
265
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266
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Nella Tabella 8.8 vengono riportati i valori soglia per la classificazione dei
rifiuti identificati come pericolosi mediante specifico o generico a sostanze
pericolose.
267
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268
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Caratteristiche chimico-fisiche
Valore limite
Parametro U.d.M Valore sul tal quale
(Tab. 3 D.M.27/09/2010)
COD mg/kg 330.456 [—]
TOC mg/kg 114.904 30.000
BTEX mg/kg <4 6
Olio minerale mg/kg 17.067 500
Residuo a 105 °C % 98,3 [—]
Residuo a 550 °C % 72,7 [—]
Residuo a 550 °C % s.s. 73,9 [—]
269
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Tabella 8.10.Confronto tra i risultati ottenuti dal test di cessione eseguito sul
TOP-FILLER essiccato ed i valori normativi. In rosso sono evidenziati i
parametri che superano il valore limite normativo.
Caratteristiche e valori limite dell’eluato del TOP FILLER
Valori limite
PROVA Valori limite
TEST Tab. 2 - DM
Parametri IN DM 05/02/1998
CESSIONE 27/09/2010
BIANCO (RECUPERO)
(INERTI)
COD mg/L 0 7.810 ― 30
DOC mg/L 1,2 2.440 50 ―
TDS mg/L 0 6.440 400 ―
fluoruri mg/L < 0,5 < 0,5 1 1,5
indice fenolo mg/L < 0,1 < 0,1 0,1 ―
Antimonio mg/L < 0,02 0,060 0,006 ―
Arsenico mg/L < 0,02 0,17 0,05 0,05
Bario mg/L < 0,02 0,33 2 1
Cadmio mg/L < 0,004 0,004 0,004 0,005
Cromo tot. mg/L < 0,02 0,20 0,05 0,05
Mercurio mg/L < 0,02 0,006 0,001 0,001
Molibdeno mg/L < 0,02 0,46 0,05 ―
Nichel mg/L < 0,02 0,83 0,04 0,01
Piombo mg/L < 0,02 0,01 0,05 0,05
Rame mg/L < 0,02 3,35 0,2 0,05
Selenio mg/L < 0,01 0,13 0,01 0,01
Zinco mg/L 0,04 1,89 0,4 3
270
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
271
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delle acque reflue urbane
272
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Le Tabelle da 8.11 a 8.13 riportano i risultati delle tre prove effettuate: prova
di lavaggio con sola acqua avente rapporto Liquido/Solido finale (L/S) pari a
108,1 L/kg, prova di lavaggio con medesimo rapporto L/S ma con dosaggio di
tensioattivo non ionico Neopal (1g/L) e prova con sola acqua ma con un
rapporto Liquido/Solido circa 5 volte superiore rispetto alla prima prova
(L/S=575,89 L/kg).
Nella Figura 8.21 è mostrato l’andamento della concentrazione di rame
misurato nel surnatante dei lavaggi effettuati con sola acqua, con tensioattivo
Neopal e rapporto L/S=108,1 L/kg. Nello stesso grafico sono riportati, mediante
linea tratteggiata, anche i limiti normativi (per i test di cessione) previsti per tale
elemento (D.M. 05/02/98 e D.M. 27/09/2010).
273
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Acqua Neopal
Limite D.M. 27/09/2010 (0,2 mg/L) Limite D.M. 05/02/1998 (0,05 mg/L)
2
1,9
1,8
1,7
Concentrazione di rame [mg/L
1,6
1,4
1,2
1
0,8 0,8
0,6 0,6
0,5
0,4
0,1 0,1 0,1 0,3
0,2
0,1
0
T.q. 21,46 43,2 64,9 86,5 108,1
Rapporto di lavaggio L/S [L/kg]
274
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
275
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276
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Tabella 8.12. Lavaggio con acqua e tensioattivo non ionico Neopal: rapporto
Liquido/Solido [L/kg]=108,1.
Lavaggio TOP FILLER con ACQUA e TENSIOATTIVO
(L/S =108,1 [L/kg]; tensioattivo 1 g/L)
277
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278
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
279
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280
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
281
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0,6
0,54
0,5
Concentrazione di rame [mg/L
0,4
0,3
0,2
0,05
0,1 0,09 0,03 0,03
0,03
0
93,56 190,02 286,49 382,96 479,42 575,89
Rapporto di lavaggio L/S [L/kg]
I risultati delle due prove effettuate col medesimo rapporto L/S non
evidenziano significative differenze nell’efficacia di rimozione del rame;
l’unico dato che si discosta è quello relativo al surnatante estratto con rapporto
L/S=43,2 L/kg. In questo caso la maggiore concentrazione di rame nel
campione ottenuto utilizzando il Neopal è da imputare al maggior contenuto di
solidi nel surnatante.
Grazie al maggior quantitativo di dati ottenuti dalla prova con rapporto
L/S=575,89 L/kg è stato possibile costruire la curva cumulata del rame estratto
282
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Acqua
20
18
16 14,5
15,1
Percentuale di rame [%]
13,3 13,9
14 12,4
12
10,6
10
8
6
4
2
0
93,56 190,02 286,49 382,96 479,42 575,89
Di seguito (Figura 8.24 e 8.25) sono riportati i risultati ottenuti per il nichel,
parametro anch’esso previsto dalla Normativa.
283
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Acqua Neopal
Limite D.M. 27/09/2010 (0,04 mg/L) Limite D.M. 05/02/1998 (0,01 mg/L)
1
Concentrazione di nichel [mg/L
0,9 0,9
0,8
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
0,3 0,3
0,2 0,1 0,1 0,1
0,2
0,1 0,1
0
T.q. 21,46 43,2 64,9 86,5 108,1
Rapporto di lavaggio L/S [L/kg]
0,25
0,23
Concentrazione di nichel [mg/L
0,2
0,15
0,1
0,05 0,04
0,02 0,01 0,01
0,01
0
93,56 190,02 286,49 382,96 479,42 575,89
Rapporto di lavaggio L/S [L/kg]
284
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Acqua Neopal
Limite D.M. 27/09/2010 (0,4 mg/L) Limite D.M. 05/02/1998 (3 mg/L)
3,5
Concentrazione di zinco [mg/L
2,5
2,1 2,1
2 1,6
1,9 1,4 2,0
1,5
1,1
1 1,1 0,9 1
0,5 0,6
0,5
0
T.q. 21,46 43,2 64,9 86,5 108,1
Rapporto di lavaggio L/S [L/kg]
285
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2,5
1,5
1 0,89
0,5 0,2
0,11 0,07
0,11
0 0,08
93,56 190,02 286,49 382,96 479,42 575,89
Rapporto di lavaggio L/S [L/kg]
286
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Acqua
20
18
16
Percentuale di zinco [%]
14
12
9,1
10 8,7 9,7
7,9
8 6,6
6 5,9
4
2
0
93,56 190,02 286,49 382,96 479,42 575,89
287
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1
T.q. 21,46 43,2 64,9 86,5 108,1
288
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
289
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290
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Tabella 8.15. Contenuto del residuo solido lavato con sola acqua (rapporto
L/S=108,1 L/kg) ed essiccato.
291
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292
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Tabella 8.16. Contenuto del residuo solido lavato con acqua e Neopal
(rapporto L/S=108,1 L/kg) ed essiccato.
293
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294
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Tabella 8.17. Contenuto del residuo solido lavato con sola acqua (rapporto
L/S=579 L/kg) ed essiccato
295
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296
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Come si può vedere dalla Figura 8.30 il contenuto di olio minerale del
residuo solido essiccato non sottoposto a trattamento di lavaggio eccede
ampiamente i limiti imposti dal D.M. 27/09/2010.
16.000 17.067
14.000 14.726
12.000
11.853
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
464
0
Non lavato Acqua L/S=575,89 Acqua L/S=108,1 Neopal L/S=108,1
297
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120.000
Concentrazione di TOC [mg/kg
114.904
100.000
80.000
78.991
60.000 71.158
53.280
40.000
20.000
0
Non lavato Acqua L/S=575,89 Acqua L/S=108,1 Neopal L/S=108,1
298
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
Tabella 8.18. Confronto tra i risultati ottenuti dal test di cessione effettuato
con FILLER lavato con diversa modalità, non lavato e prova in bianco
antimonio mg/L < 0,002 0,060 0,014 < 0,02 0,002 0,006 —
arsenico mg/L < 0,02 0,17 < 0,02 < 0,02 < 0,02 0,05 0,05
bario mg/L < 0,02 0,33 1,39 0,26 0,27 2 1,00
cadmio mg/L < 0,004 0,004 < 0,004 < 0,004 < 0,004 0,004 0,005
cromo tot. mg/L < 0,02 0,20 < 0,02 0,02 < 0,02 0,05 0,05
mercurio mg/L < 0,001 0,006 0,013 < 0,02 0,002 0,001 0,001
molibdeno mg/L < 0,02 0,46 0,02 0,04 0,03 0,05 —
nichel mg/L < 0,02 0,83 0,03 0,09 0,03 0,04 0,01
piombo mg/L < 0,02 0,01 < 0,02 < 0,02 < 0,02 0,05 0,05
rame mg/L < 0,02 3,35 0,14 0,20 0,17 0,2 0,05
selenio mg/L < 0,01 0,13 < 0,01 < 0,01 < 0,01 0,01 0,01
zinco mg/L 0,04 1,89 0,45 0,41 0,35 0,4 3,00
299
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delle acque reflue urbane
300
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
L’effetto benefico del lavaggio per il rispetto del limite normativo per questo
parametro è palese, infatti, già sottoponendo il FILLER a lavaggio con un basso
rapporto liquido/solido si osserva una riduzione di circa il 95%, che aumenta al
crescere del rapporto L/S (97% nella prova in cui si è utilizzato L/S=575,89
L/kg). L’utilizzo di tensioattivo non pare avere effetti positivi, infatti, il
FILLER che ne deriva rilascia un quantitativo di DOC che supera di quasi 3
volte il limite Normativo (molto maggiore rispetto a quello rilasciato dagli altri
due FILLER).
Mediamente, i limiti previsti dal D.M. 27/09/2010 risultano essere rispettati
e solo il mercurio non rientra mai nei limiti tabellari; in un paio di casi, invece,
è stato osservato che, un aumento del quantitativo d’acqua di lavaggio ha
permesso di rientrare nei limiti di legge (è questo il caso di nichel e zinco).
Come nel caso precedente, anche in questo, l’utilizzo di tensioattivo si è rivelato
essere penalizzante per alcuni parametri, quali COD, antimonio, mercurio e
zinco, difatti, il FILLER derivante da lavaggio con Neopal rilascia una
concentrazione maggiore di questi parametri.
301
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
302
Capitolo 8 Valorizzazione dei residui dell’ossidazione ad umido
303
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delle acque reflue urbane
ottenuto nelle varie prove di lavaggio effettuate con la sola acqua, mentre, l’uso
di tensioattivo consente, seppur di poco, il rispetto del limite normativo.
304
Capitolo 9
SOSTENIBILITÀ TECNICO-ECONOMICA
DELL’OSSIDAZIONE AD UMIDO NEL
TRATTAMENTO DEI FANGHI DI
DEPURAZIONE
306
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei fanghi
d depurazione
307
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione
delle acque reflue urbane
Sulla base dei risultati sopra esposti sono stati calcolati i bilanci di massa. Di
seguito, nelle Figure 9.1 e 9.2 sono riportati, rispettivamente, i risultati dei
bilanci di massa sia per l’impianto di tipo convenzionale che per quello di tipo
innovativo.
308
Matteo Canato Tecniche innovative per il trattamento/recupero dei fanghi di depurazione delle acque reflue urbane
310
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
I consumi energetici sono stati calcolati per ciascun comparto previsto negli
schemi a blocchi degli impianti (convenzionale e innovativo).
Come precedentemente esposto (§ 5.6) la linea acque è stata ipotizzata
costituita da:
pre-trattamenti, a loro volta composti da:
o sollevamento;
o micro-grigliatura;
o dissabbiatura/disoleatura;
sedimentazione primaria (trattamento primario migliorato, nel caso
della soluzione innovativa);
vasca di ossidazione biologica;
sedimentatore secondario.
311
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delle acque reflue urbane
9.2.1 Sollevamento
H
Es [kWh / d ] = 24 ⋅ Q24 (9.2.1.1)
367 ⋅ (η p ⋅η m )
dove:
Q24: portata nera media oraria [m3/h], assunta pari a 5.809 m3/h;
ηp: rendimento idraulico della pompa [-];
ηm: rendimento del motore elettrico della pompa [-];
H: prevalenza della pompa [m], assunta pari a 10 m.
9.2.2 Micro-grigliatura
0, 2
E g [kWh / d ] = 435 ⋅ Q24 (9.2.2.1)
312
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
9.2.3 Dissabbiatura/Disoleatura
Ed / d [kWh / d ] = α ⋅ V 0, 23 (9.2.3.1)
dove:
α: coefficiente per dissabbiatori a canale, assunto pari a 380;
V: volume, calcolato in funzione del tempo di permanenza (assunto pari a 4
minuti) e pari a 1.042 m3.
9.2.4 Sedimentazione
Es [kWh / d ] = α ⋅ f ⋅ S (9.2.4.1)
dove:
α: coefficiente funzione della velocità perimetrale di sfioro (assunta pari a 2
cm/s), per sedimentatori circolari (tipologia ipotizzata) vale 48,44·vp;
f: coefficiente funzione del tenere di secco nel fango (Sf), calcolato come:
64+57,6·Sf.
S: area del sedimentatore, calcolata in funzione del carico idraulico (assunto
pari a 1,5 m/h), risultata pari a 4.656 m2 .
313
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delle acque reflue urbane
La formula utilizzata per il calcolo della potenza assorbita dalle pompe (Eox)
per la fornitura d’aria in vasca di ossidazione è tratta da Metcalf&Eddy (1993)
(9.2.5.1):
Qa ⋅ R ⋅T 1 ⎡⎛ (Pout ) ⎞ ⎤
0 , 283
Eox [kWh / d ] = 24 ⋅ ⎜
⎢⎜ ⎟ − 1⎥ (9.2.5.1)
29,7 ⋅ n ⋅ e ⎢⎣⎝ Pin ⎟⎠ ⎥⎦
dove:
Qa: portata d’aria da fornire [m/s];
R: costante dei gas, per l’aria vale 8.314 kJ/(kmolK);
T1: temperatura dell’aria in aspirazione [K], assunta pari a 293,2 K;
Pin: pressione assoluta in aspirazione [atm], assunta pari a 1 atm;
Pout: pressione assoluta in mandata [atm], comprensiva delle perdite di carico
(assunte pari 0,5 bar), assunta pari a 1,5 atm;
29,7: costante di conversione;
n: costante, per l’aria vale 0,283;
e: efficienza, assunta pari a 0,84.
314
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
(Q ) (9.2.5.2)
Qa [m 3 / d ] =
O2 SC
0,280 ⋅ E
dove:
(Q )
O2 SC : quantità di ossigeno da fornire in condizioni standard [kg/s];
E: efficienza, assunta pari a 0,25.
(Q )
O2 SC [kg / d ] =
35.820 ⋅ T ⋅ Cs
α ⋅ F ⋅ 1.204 (T −20 ) ⋅ (β ⋅ C ' s − O.D.)
(9.2.5.3)
dove:
α: rapporto tra i coefficienti di diffusione acqua/refluo, funzione della
tipologia di refluo, calcolato come segue (9.2.5.4):
kLa
= 0,7 (9.2.5.4)
k L aw
315
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delle acque reflue urbane
dove:
T: temperatura [K], in entrambi i casi è stata utilizzata una temperatura di
293 K.
9.2.6 Ispessitore
Es [kWh/d]=12.200·S0,9 (9.2.6.1)
dove:
S: superficie dell’ispessitore [m2].
316
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
CSS
S[m 2 ] = (9.2.6.1)
FS
dove:
CSS: carico di sostanza secca alimentata [kgSS/d], derivante dal bilancio di
massa (42.117 kgSS/d);
FS: flusso solido, assunto pari a 50 kgSS/(m2d).
3
⎛ SS ⎞
Edig [kWh / d ] = 69,20 ⋅ 10 ⋅ V ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟ (9.2.7.1)
4
⎝ ρ ⎠
dove:
SS: concentrazione dei solidi sospesi [kg/m3];
ρ: densità del fango [kg/m3], assunta pari a 1.000 kg/m3;
V: volume del digestore [m3], dimensionato in base a tempo di residenza
cellulare (20 giorni).
317
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dove:
SS: portata di fango secco [tSS/h].
318
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
319
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delle acque reflue urbane
Nelle Tabelle 9.4 e 9.5 sono riportati i risultati relativi ai parametri tecnici ed
economici derivanti dalla procedura di valutazione. Tali esiti sono validi per
entrambi gli scenari considerati in quanto, le ipotesi formulate, hanno portato ad
ottenere risultati coincidenti.
Un cambiamento nei risultati si potrebbe avere se i risultati sperimentali (ad
oggi non ancora disponibili) dimostrassero che:
il residuo solido prodotto dall’ossidazione ad umido può essere
smaltito in discarica per inerti (in quel caso dovrebbero essere
adottato un costo di conferimento di 100 €/t per la soluzione
convenzionale e 20 €/t per l’innovativa);
320
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
321
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delle acque reflue urbane
Dall’analisi dei dati sopra riportati (Tabella 9.4 e 9.5) si evince che, per
quanto riguarda gli aspetti tecnici, la soluzione innovativa è sensibilmente
sconveniente rispetto alla convenzionale (gap <0). Gli aspetti che risultano
penalizzare maggiormente la soluzione innovativa sono, nell’ordine:
consumo di materie prime e reagenti (gap= -1,32);
affidabilità (soluzione in effetti poco diffusa a livello europeo) e
flessbilità/modularità (gap= - 0,67);
consumo di energia elettrica (gap= -0,56).
322
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
Costo materie
Costi prime & Ricavo vendita Costo eneriga Costo Costo Costo
smaltimento reagenti energia elettrica manutenzione trasporto personale
0,0
Costo globale gap [€/(AE y)]
-0,5
-1,0
-1,5
-2,0
-2,5
Parametro variato
323
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324
Capitolo 9 Sostenibilità tecnico-economica dell’ossidazione ad umido nel trattamento dei
fanghi di depurazione
325
SINTESI E CONCLUSIONI
328
Conclusioni
In entrambi i casi sono stati misurati valori molto bassi di solidi totali nel
surnatante, almeno durante le prime ore di prova.
Le prove effettuate con fango condizionato hanno evidenziato come
l’aggiunta del polielettrolita non determini un miglioramento nelle prestazioni
dell’ispessimento, infatti:
la velocità di sedimentazione è risultata più bassa (circa del 50%)
rispetto al caso di fango non condizionato;
la concentrazione di solidi a – 30 cm dal pelo libero si è mantenuta
elevata (25-28 g/L) denotando una difficoltà di addensamento del
fango sul fondo del cilindro.
329
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330
Conclusioni
331
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332
Conclusioni
333
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334
Conclusioni
(108,1 L/kg), risulta minore nell’eluato del campione lavato con sola acqua.
Questo potrebbe essere dovuto al non trascurabile contenuto di tensioattivo nel
FILLER a fine prova. A tale proposito, si sta pensando di eseguire un risciacquo
del campione al termine del lavaggio, in modo da verificare la rispondenza al
limite del campione con un minore contenuto di Neopal.
Altre limitazioni per il conferimento in discarica per rifiuti inerti provengono
dal contenuto di sostanza organica carboniosa totale (TOC) del residuo: infatti,
il TOC nel materiale da destinare a tali discariche deve essere inferiore a 30.000
mg/kg. Il FILLER essiccato eccedeva questa quota e nessun lavaggio ha
permesso il rispetto del limite; il miglior risultato per questo parametro è stato
ottenuto nella prova di lavaggio in cui è stato utilizzato il tensioattivo.
Altro parametro critico è il contenuto di oli minerali, per il quale la
Normativa prevede una concentrazione massima di 500 mg/kg. Tale valore è
stato superato sia nel FILLER tal quale (17.000 mg/kg) che in quello ottenuto
nelle varie prove di lavaggio effettuate con la sola acqua, mentre, l’uso di
tensioattivo consente, seppur di poco, il rispetto del limite normativo.
Infine, nel caso in cui si fosse costretti ad adottare una tecnica di
minimizzazione, è opportuno che essa venga scelta sulla base dei risultati
derivanti da una valutazione tecnico-economica, in quanto essa non solo deve
essere tecnicamente efficace (ridurre la quantità di fango da smaltire) ma,
anche, economicamente sostenibile.
La procedura di valutazione tecnico-economica è stata concepita nell’ambito
di un progetto europeo chiamato ROUTES - Novel processing routes for
effective sewage sludge management (http://cordis.europa.eu/fp7/home_it.html)
nel quale sono state confrontate tra di loro 15 differenti soluzioni innovative per
la gestione dei fanghi.
La procedura di valutazione messa a punto è basata sul confronto tra
l’impianto nella configurazione “convenzionale” e quello in cui è stata inserita
una tecnica di minimizzazione (configurazione “innovativa”).
Tra le possibili soluzioni esaminate è stata considerata quella in cui è stata
ipotizzata l’ossidazione ad umido dei fanghi misti (primario + supero) prodotti
in un impianto di potenzialità pari a 500.000 AE e la digestione anaerobica del
335
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delle acque reflue urbane
residuo liquido generato dal processo di Wet Oxidation. Per gli scenari di
conferimento finale sono stati ipotizzati: lo smaltimento in discarica ed il co-
incenerimento.
I parametri utilizzati nell’analisi tecnico-economica della soluzione
innovativa sono stati, ad oggi, ipotizzati sulla base dei primi risultati derivanti
sia dalle prove di ossidazione ad umido dei fanghi di depurazione condotte in
laboratorio sia dal monitoraggio dell’impiantino pilota di digestione anaerobica;
pertanto, l’attività sperimentale di ossidazione dei fanghi alla scala reale, ad
oggi in corso, ha anche lo scopo di fornire dati più accurati in merito ai
parametri di processo; infatti, i risultati da essa derivanti poterebbero,
ovviamente, cambiare (anche in modo non trascurabile) i risultati dell’analisi
esposta nel presente lavoro (Capitolo 9).
Tra l’altro, i punteggi dei due scenari potrebbero cambiare in modo
significativo se i risultati sperimentali (ad oggi non ancora disponibili)
dimostrassero che il residuo solido prodotto dall’ossidazione ad umido possa
essere smaltito in discarica per inerti o essere recuperato come inerte nel settore
delle costruzioni. Difatti, se questo trovasse conferma, non solo dovrebbero
essere adottati due differenti costi di conferimento nello scenario “discarica”
(100 €/t per la soluzione convenzionale e 20 €/t per l’innovativa) ma si avrebbe
un ricavo derivante dalla vendita del residuo stesso.
Applicando la procedura di valutazione è risultato che la soluzione
innovativa è sensibilmente sconveniente (dal punto di vista tecnico) rispetto alla
convenzionale (gap <0). Gli aspetti maggiormente penalizzanti sono risultati
essere: il consumo di materie prime e reagenti (gap= -1,32); l’affidabilità
(soluzione in effetti poco diffusa a livello europeo) e flessbilità/modularità
(gap= - 0,67) e il consumo di energia elettrica (gap= -0,56).
Viceversa, la soluzione innovativa risulta essere più vantaggiosa (gap> 0)
rispetto alla convenzionale per quanto riguarda la possibilità di produrre energia
elettrica (gap= +1,50) e la minore quantità di residui solidi da smaltire (gap=
+1,00).
Sotto l’aspetto economico la soluzione innovativa risulta essere più vantaggiosa
rispetto alla convenzionale; infatti, la sua applicazione consentirebbe un
336
Conclusioni
337
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Wang Y., Wei Y. e Liu J. (2009). “Effect of H2O2 dosing strategy on sludge
pretreatment by microwave-H2O2 advanced oxidation process”. Journal of
Hazardous Materials, 169, 680–684.
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ALLEGATI
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Tabella A1: risultati prove di laboratorio
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Tabella A2: risultati prove di laboratorio
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Tabella A4: risultati prove alla scala reale
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