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LA VITA
39 dC nasce a Cordova in Spagna
40 dC si trasferisce a Roma
entra nella corte di Nerone
entrato in disgrazia a causa della rottura con l’imperatore Nerone aderisce alla congiura di
pisone e gli viene ordinato di darsi la morte
OPERA CONSERVATA: Bellum civile (titolo preso dalle biografie antiche dell’autore) o
Pharsalia (titolo con cui la chiama Lucano)
LA PHARSALIA
viene criticata, non considerata vera poesia, per due motivi:
1) viene eliminato e abbandonato l’apparato mitologico, non c’è più l’intervento divino che
favorisca il protagonista.
2) la narrazione segue un ordine quasi annalistico
Un altro difetto è quello dell'abuso delle sententiae e degli interventi diretti del narratore.
Lucano sacrifica la veridicità storica per inserire le “deformazioni” (avvenimenti falsi) ad
esempio l’intervento di cicerone a farsalo
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INVERSIONE DI PROSPETTIVA e STILE
Eneide: canto sulle strade misteriose del fato che anche se attraverso la sofferenza degli
individui avrebbero portato alla realizzazione del grande piano della provvidenza,
favorendo la guerra e la sofferenza par un bene secondario (la fondazione di roma).
Pharsalia: esposizione di una storia recente e ben documentata, spesso anche argomenti
ancora attuali
LA NEGROMANZIA
Come nell’eneide, anche nell’opera di lucano la vicenda si basa su una serie di profezie, a
differenza dall’eneide però non rivelano la futura gloria di roma, ma la sua rovina.
un esempio di profezia è la negromanzia, con la quale lucano presenta il mondo dei morti e
allo stesso tempo si riferisce alla discesa agli inferi di Enea.
crolla ogni illusione e quindi critica il destino e i personaggi storici che l’hanno eseguito
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I PERSONAGGI
La pharsalia non ha un singolo personaggio principale ma la narrazione ruota attorno a tre
personaggi:
Cesare, pompeo e catone.
A dominare la scena però è Cesare
CESARE: Cesare rappresenta il trionfo di quelle forze irrazionali che nell'Eneide venivano
domate e sconfitte: il furor, l'ira, l'impatientia («insofferenza») e una colpevole
volontà di farsi superiore alle istituzioni dello stato che sono i tratti tipici della
rappresentazione del tiranno, presenti già nella tragedia romana arcaica
Nell'incessante attivismo dispiegato da Cesare, ‘l'eroe nero' del poema si è voluto
intravedere talvolta quasi il segno dell'ammirazione di Lucano
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EVOLUZIONE della POETICA
viene presentata al lettore una storia a tinte fosche, non è presente possibilità di riscatto.
un’altra visione dell’elogio lo considera in chiave ironica e iperbolica, non è accettata perché
l’eccesso è tipico del encomio.
STILE
con il crollo dell’epica antica, data dallo sviluppo degli eventi che ha tradito il mondo ideale,
Lucano toglie credito alle forme letterarie che la raccontavano.
Lui però non può sbarazzarsi di tale forma e più che fondandone una nuova ne critica
l'inadeguatezza
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PETRONIO
SATYRICON? I DUBBI
è un’opera menippea come, l’apokolokyntosis, narrativa con utilizzo del prosimetro
2) DATAZIONE: a dare credito a questa idea è la datazione presente nel testo, che, seppur
incerta, non va oltre il principato di Nerone.
Aiuta la datazione anche la lingua usata nel testo: si tratta di un latino
differente a quello che ci è familiare
2 LINGUE: latino classico usato spesso da petronio nelle parti narrative e il
latino dei liberti con parole tipiche della conversazione informale
3) TESTO: del Satyricon ci rimane un testo narrativo in prosa mista a versi di cui però è
stato perso sia l’inizio che la fine.
Essendo un genere unico è inoltre impossibile confrontarlo con altri del suo
genere
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IL TITOLO
Probabilmente deriva da satyricus che sta a significare “temi/libri riguardanti” e dal grecismo
Satyri (Satiri) e quindi completo sarebbe: libri su vicende da satiri, probabilmente alludendo
ai contenuti avventurosi e lascivi.
LA NARRATIVA.
la prosa narrativa è spesso interrotta da inserti poetici che hanno funzione ironica perché
l’inserto non corrisponde né per stile né per contenuto alla narrazione in cui è posto.
grazie a questo è presente un effetto di contrasti tra aspettative e realtà.
si tratta di un tipo di narrazione in prima persona (appunto Encolpio) che accosta il Satyricon
alle Metamorfosi di Apuleio e alla narrativa picaresca (racconto in prima persona delle
avventure di un personaggio di classe sociale bassa, letteralmente furfante)
ANALOGIE: l’andatura del racconto è scandita dall’alternarsi di citazioni di autori classici con
composizioni poetiche originali dell'autore
l'alternarsi è inoltre presente nei toni che vanno da toni seri a quelli giocosi
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ORIGINALITÀ del SATYRICON
l’aspetto più originale è il realismo (che ritroviamo evidente soprattutto nell’episodio della
cena di trimalchione) ed è l’antagonista del sublime con cui i personaggi pretendono di
interpretare la realtà
ad esempio la figura di Encolpio è vittima degli schematismi della scuola poichè è uno
scholasticus (giovane educato alla retorica), da ciò ne deriva l’idea che lo studio sia di
impiccio alla narrazione, Encolpio infatti si immedesima nelle figure dei grandi mitico-letterari
—> mitomania
LA SATIRA ANTI-SATIRICA
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IL GENERE SATIRICO
LA VITA
Persio avrà una vita brevissima, morirà a soli 28 anni.
Nasce nel 34 d.C. a Volterra in Etruria.
La sua vita è influenzata dalla figura del filosofo stoico Anneo Cornuto, che lo portò ad
opporsi al regime neroniano.
LE SATIRE
Persio non pubblicò le sue opere in vita, ci pensò un amico, Cesio Basso, in seguito ad una
revisione effettuata con Cornuto.
I due decisero di pubblicare solamente le satire, ovvero 6 componimenti satirici in esametri
dattilici.
IL SAGGIO: la figura del saggio si distingue dal pacato sermo oraziano, Persio costruisce
una figura di un maestro non ascoltato e quindi prende un atteggiamento aspro
e aggressivo.
il saggio infatti non ha l’autorevolezza con cui viene appellato ed è per questo
spesso deriso
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QUINTA SATIRA: viene presentato il destinatario il maestro di persio, Cornuto.
E’ descritto come una figura integra e onesta
SESTA SATIRA: Persio si rivolge, sotto forma di lettera, all’amico Cesio Basso dicendogli di
aver terminato il suo cammino di saggezza ed essere pronto a raggiungere
una meta di serena solitudine.
L’OBIETTIVO
Persio vuole contrastare la letteratura mercenaria, la critica è presente già nei choliambi e
nella prima satira.
Secondo Persio il suo periodo era succube di indegnità morale e questo ha portato alla
degenerazione del gusto.
A se stesso attribuisce la qualifica di rusticitas (rozzezza campagnola) e il compito di
aggredire violentemente le coscienze per redimerle.
LINGUAGGIO e STILE
Persio ricorre a un particolare campo lessicale, quello del corpo e del sesso, usandolo come
metafora.
L’esigenza di realismo gli impone un linguaggio ordinario e quotidiano che è però deformato
da uno stile che produce nessi contorti, metafore difficili e associazioni sgradevoli.
TESTI
1) Aperte provocazioni contro l’indolenza del ragazzo: Persio viene paragonato a un “tenero
colombo che aspetta la pappina ben tritata, oppure al figlio viziato di un re.
2) Ricordi autobiografici dello stesso maestro, per creare un senso di complicità con il
giovane
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3) Metafore concrete, Persio viene paragonato a del fango ancora molle che necessita di
essere lavorato da mani esperte
4) Casi esemplari, come quello di Natta che serve per stigmatizzare la vita dissoluta del
giovane
5) Esempi storici
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GIOVENALE pag 276
LA VITA
Non si ha certezze sulla vita dell’autore e i dati che abbiamo sono un insieme di
ricostruzione da varie biografie, come quella di Marziale o Vitae.
Giovenale sarebbe nato ad Aquino da una famiglia benestante che gli diede la possibilità di
studiare retorica.
Visse sotto i potenti come cliente e quindi senza autonomia economica.
Non si sa nulla sulla sua morte, avvenne sicuramente dopo il 127 dC in cui si ha la certezza
di un suo testo.
SATIRA UNO: Giovenale enuncia le ragioni della sua poetica e la centralità del tema
dell’indignatio.
Il poeta va contro sia Orazio e sia Persio.
Giovenale, a differenza di orazio, non crede che la sua poesia possa influire
sul comportamento degli uomini.
Sempre Giovenale, a differenza di Persio, elimina la satira come terapia
individuale e si limita a denunciare senza coltivare illusioni di riscatto.
GIOVENALE CLIENTE
Nel rigetto del poeta alla morale del tempo una grande causa si può ritrovare nella sua
condizione di emarginato, dovuta alla sua umiliante posizione di cliente.
La mancata integrazione è infatti una componente importante nella satira indignata di
Giovenale.
Agli occhi dell’autore la società romana è irrimediabilmente perversa: il ruolo delle classi
sociali è ormai stravolto.
La sua furia si concentra sull’arroganza dei nuovi ricchi, lo strapotere dei liberti,
l'intraprendenza degli orientali e l’immoralità dei dei letterati.
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LE DONNE: Giovenale, nella satira 6, prese di mira alcuni comportamenti delle donne del
suo tempo, considerate dall’autore troppo emancipate e libere.
Il suo atteggiamento considerato a lungo misogino era rivolto esclusivamente
per le matrone, le donne ricche.
Gli strali giovenaliani non sono dunque diretti al genere femminile ma una
particolare categoria.
GIOVENALE DEMOCRATICO
L’atteggiamento di Giovenale, di critica contro le ingiustizie e contro l’oppressione di umili e
reietti, hanno portato a pensare che il poeta avesse un atteggiamento “democratico”.
In realtà gli atti di solidarietà verso questa categoria sono pochi e il suo atteggiamento nei
confronti del volgo rimane di disprezzo.
IL PASSATO: l'utopica arcaizzazione rappresenta per Giovenale l’unico esito in cui approda
l’indignatio.
L’autore vede il buon tempo antico come governato da una sana moralità
agricola non ancora influenzata da orientali, liberti ed arricchiti, e quindi ben
lontana dalla corruzione del presente cittadino.
GIOVENALE DEMOCRITEO
Negli ultimi due libri, il poeta sembra cambiare toni, rinunciando alla violenza, assume un
atteggiamento più distaccato, mirante all’apàtheia stoica.
Pare dunque avvicinarsi alla diatriba da cui aveva precedentemente preso le distanze.
DEMOCRITO: è un filosofo greco, presente nella satira 10 che davanti ai mali del mondo
porgeva un sorriso distaccato e sereno.
Si pensa che Giovenale faccia riferimento a democrito per spiegare il suo nuovo
atteggiamento più conciliante con il suo tempo.
In realtà questo suo atteggiamento è solamente superficiale e transitorio, infatti nemmeno
sotto l’influenza filosofica il suo pessimismo è in grado di affievolirsi.
LO STILE
Inizialmente l’opera di Giovenale presentava un livello stilistico umile e un sermo (tono
familiare) senza pretese.
Il vizio ha popolato la realtà di monstra (fatti assolutamente eccezionali) che potrebbero
appartenere alla tragedia, come fossero avvenimenti mitologici o epici.
Per questo Giovenale adotta toni nuovi per la satira.
Lo stile non è più dimesso ma rispecchia la grandiosità adeguata alla grandezza
del’indignatio.
La tragedia viene affiancata alla stira sia per i contenuti (MONSTRA), sia per lo stile
(SUBLIME), altro tema è quello della deformazione in cui trova sfogo il moralista indignato.
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TESTI
IL CONSIGLIO DI DOMIZIANO
L’imperatore Domiziano si trova di fronte a un insolito dilemma: gli è stato donato un enorme
pesce che non si adatta alle pentole esistenti nell’impero, e deve decidere come cucinarlo.
Questo evento surreale è utilizzato da Giovenale per descrivere il clima di terrore che
pervadeva il regime di Domiziano e per criticare i senatori romani timorosi e
accondiscendenti che, accettando di partecipare a una questione così futile, dimostrano la
loro debolezza e la mancanza di coraggio nel contrastare la tirannia dell’imperatore.
Il confronto con Nerone sottolinea le colpe dell’imperatore. Ben diverso da Augusto,
Domiziano è un flagello per Roma.
Giovenale, non godendo di protezione, si limitò a criticare i vizi del presente mediante
riferimenti a episodi del passato e a personaggi ormai morti. Nelle sue satire vi sono però
allusioni che portano il lettore a riflettere anche sulla situazione contemporanea.
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PLINIO IL VECCHIO pag 331
LA VITA
Plinio nacque a Como nel 23 dC.
Prestò servizio militare tra il 46 e il 58 dC.
Dopo essersi ritirato a vita privata a causa dell’avversione nei confronti di Nerone, tornò sulla
scena politica al fianco di Vespasiano.
LA MORTE
Di Plinio sono famose le leggende sulla sua morte.
lui infatti si trovava ai piedi del vesuvio nel giorno dell’eruzione.
Viene per questo considerato un modello di scienziato che per la scoperta rischia e perde la
vita.
In realtà come testimoniato dal figlio Plinio il giovane, Plinio il vecchio si espose al pericolo
non per osservare meglio il fenomeno ma per salvare alcuni cittadini.
LA NATURALIS HISTORIA
Si tratta di un testo enciclopedico con lo scopo di analizzare tutte le conoscenze scientifiche
del tempo.
Plinio svolse un grande lavoro nell’analizzare numerosi fonti per la scrittura del suo testo.
L’opera è divisa in 37 libri, ordinati secondo una distribuzione delle materie (come
cosmologia, geografia, antropologia etc)
STRUTTURA del TESTO: la Naturalis historia parte dai moti astrali fino a raggiungere le
opere create dagli umani.
In questo si vede l’adesione di Plinio allo stoicismo, con la visione
di un universo provvidenzialmente ordinato da una divinità.
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MARZIALE pag 335
LA VITA
Abbiamo notizie della sua vita grazie ai suoi stessi versi e ad una lettera di Plinio il giovane.
Nacque a Biblis in Spagna tra il 38 e il 41 dC.
Nel 64 si trasferì a Roma dove viene accolto dalla famiglia di Seneca, per questo motivo nel
65 fu coinvolto nella congiura pisoniana contro nerone.
La repressione della congiura lo obbligò a vivere come cliente.
Intorno all’80 dC ottenne fama e scrisse una raccolta di epigrammi per l’inaugurazione del
Colosseo.
Nel 87-88, infastidito dalla vita cittadina lasciò Roma e si trasferì ad imola, dopo poco tornò
però a Roma e grazie a Plinio il giovane, che gli pagò il viaggio, tornò definitivamente a
biblis, dove morì nel 104 dC.
Gli epigrammi sono distribuiti in modo equilibrato vario secondo: metro ed estensione, per
evitare ripetizioni e piattezza.
IL GENERE SATIRICO
é il genere più presente all’interno del testo, che Marziale usa per osservare la realtà e
descriverla, insieme ai suoi personaggi; con fare grottesco.
Marziale ha l’atteggiamento di un osservatore attento ma che non si espone tramite alcun
giudizio morale, preferendo il sorriso all'indignazione.
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TEMI RICORRENTI
1) epigramma funerario tradizionale
2) vicende personali del poeta
3) il costume del tempo
STILE
Lo stile deve adattarsi alla scelta poetica e quindi Marziale fa spesso uso di lessico
quotidiano e modi colloquiali per descrivere la realtà umile e ordinaria.
L’autore fa poi spesso uso dell’oscenità che giustifica con il ricorso al motivo di distinzione
tra vita e arte.
TESTI
LIBRI TASCABILI
Marziale parla di un’edizione dei suoi libri realizzata in un formato che oggi chiameremmo
tascabile.
Marziale è ben lieto che i Romani portino con sé le sue poesie in ogni momento, e conclude
indicando ai lettori dove si possono comprare questi libretti (dietro il tempio della Pace ed il
Foro di Minerva).
Ne risulta una sorta di messaggio pubblicitario in versi e una testimonianza preziosa sul
graduale passaggio dai rotoli di papiro ai codici di pergamena.
Questo testo sottolinea la brevità e praticità dei testi.
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VIVERE DA SQUATTRINATI
Marziale esorta l’amico Flacco a rinunciare ai sogni di gloria letteraria, poiché non otterrà
alcuna ricompensa per le sue performance (nessuna ragazza a cui rivolgerà le sue poesia
gli darà del denaro).
Invita Flacco a cercare denaro altrove.
Infine, suggerisce che il Foro di Roma (l’avvocatura) sia un luogo più adatto per cercare
ricchezza, mentre le arti sono trascurate e non ricompensate. Marziale usa un tono piuttosto
elevato.
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QUINTILIANO pag 381
LA VITA
Nasce a Calagurris in Spagna nel 35 dC.
Si trasferì a Roma dove ricevette un’ottima educazione e poi decise di tornare in Spagna a
praticare l’attività forense.
Grazie alla sua fama venne richiamato a Roma da Galba, Vespasiano gli affidò la prima
cattedra di retorica e con Domiziano ottenne gli ornamenta consularia (anche non essendo
console) per aver educato i suoi nipoti.
si ritirerà nel 88 per dedicarsi agli studi, in questo periodo scriverà la sua opera più
importante, l’institutio oratoria.
Muore dopo il 95 dC.
INSTITUTIO ORATORIA: Composta da 12 libri, è il manuale del percorso che uno studente
deve seguire per diventare un perfetto oratore, apprendendo
tecniche come:
- inventio - dispositio - elocutio - memoria - actio -
Interessandosi al mondo dell’infanzia, questo è considerato il
primo trattato di pedagogia della storia.
CORRUZIONE dell’ELOQUENZA
In questo periodo l’arte di parlare in modo efficace per persuadere versava in una fase di
generale corruzione.
Questa decadenza era la conseguenza di problemi sia morali che di gusto letterario.
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2 CAUSE LETTERARIE: la diffusione della teatralizzazione della letteratura portò allo stile
barocco e alla ricerca, tramite toni patetici, dell’applauso
dell’ascoltatore (perde la sua funzione persuasiva e formativa).
Come faranno i poeti maledetti durante la scapigliatura (1800), gli
artisti romani si erano abbassati alle richieste del pubblico.
3 CAUSE POLITICHE (TACITO): secondo lui le mutate condizioni politiche, con l'avvento del
periodo imperiale e la fine della libertà repubblicana,
avevano posto fine alla tradizione oratoria con
l’impossibilità di un dibattito al Foro.
LA SCUOLA: In questo contesto, l’unico luogo in cui si poteva svolgere un dibattito libero era
la scuola.
Il dibattito diventa così un lavoro fine a se stesso che favorì il gusto per il
virtuosismo e la ricercatezza di uno stile a effetto.
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INSTITUTIO ORATORIA
Anche Quintiliano addita le cause della decadenza alla degradazione dei costumi.
Lui, esperto della scuola, rimane convinto della sua utilità, facendo ricadere la corruzione
delle scuole a problematiche tecniche.
Ecco perché scrive questo programma di formazione culturale e morale, che il futuro oratore
deve seguire scrupolosamente dall’infanzia fino all’ingresso nella vita pubblica.
CAPITOLI
IL PRINCIPATO
Come Tacito, anche Quintiliano accettava il principato come necessario e nei limiti di questa
situazione, non modificabile, cerca di ottenere per l’oratore il massimo di professionalità e
dignità, recuperando anche una missione civile.
Non mette in discussione il regime ma le doti morali (non si sottomette senza spirito critico).
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LO STILE
E’ avverso agli arcaismi e al modernismo (rinnovare idee e metodi in base ai gusti e alla
cultura).
Riprende lo stile Ciceroniano con l’uso, per esempio, delle sententiae (frasi a effetto).
Ricerca la chiarezza ed evita gli eccessi, come evita l’originalità fine a se stessa, a favore
dell’equilibrio.
IL MAESTRO IDEALE
RIASSUNTO: Il testo tratta delle qualità e degli approcci che un insegnante dovrebbe
adottare per gestire efficacemente una classe.
Innanzitutto, l’insegnante dovrebbe comportarsi come un padre verso i suoi
studenti, senza essere né eccessivamente rigido né troppo permissivo.
Deve amare il ragazzo e volere il suo bene, anche se ciò significa qualche
volta essere severo e punirlo.
Il maestro ha due grandi amori, lo studio e i ragazzo e quindi è felice quando
questi due amori si incontrano.
Deve soprattutto evitare che il ragazzo odi lo studio.
Dovrebbe essere serio ma non cupo, affabile ma non sguaiato.
È importante che corregga gli errori degli studenti senza essere troppo aspro,
in modo da non scoraggiarli.
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L’insegnante dovrebbe anche essere un modello da imitare, offrendo esempi
e parole che gli studenti possano ripetere.
Infine, l’insegnante dovrebbe cercare di capire e apprezzare ciò che gli
studenti trovano utile e di valore, in modo da incoraggiare una sana capacità
critica e un rapporto positivo con l’apprendimento.
IL GIUDIZIO SU SENECA
RIASSUNTO: Quintiliano discute la sua posizione su Seneca, smentendo l’idea che lo
condanni o lo detesti.
Ammette che Seneca aveva molte qualità (intelligenza, cultura e moralità) ma
critica il suo stile corrotto.
Quintiliano ritiene che Seneca sarebbe stato più apprezzato se avesse
adottato uno stile più sobrio e selettivo.
Tuttavia, riconosce che Seneca può essere utile per esercitare il senso critico
e ammirare le sue buone qualità, soprattutto per coloro che sono già forti e
non si lasciano influenzare negativamente.
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LA MOZIONE DEGLI AFFETTI
Quintiliano esprime il desiderio di svelare tutti i segreti dell’eloquenza, inclusi quelli appresi
attraverso la sua esperienza e la guida della natura.
Sottolinea l’importanza di provare sinceramente gli stessi sentimenti che si vogliono
comunicare al pubblico, poiché solo così il discorso risulterà credibile e commovente.
Afferma che per suscitare emozioni nel giudice, è necessario provare quelle emozioni prima
di tutto personalmente, poiché solo così si può sperare di influenzare gli altri in modo
autentico e efficace.
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TACITO pag 443
LA VITA
Tacito nacque intorno al 55 d.C molto probabilmente nella Gallia Narbonense.
Nel 78 sposò la figlia del comandante militare romano Agricola e grazie a questo grado di
parentela che si venne a creare iniziò la carriera politica sotto Vespasiano.
Carriera che proseguì poi sotto Tito e Domiziano.
Morì probabilmente intorno al 117.
LE OPERE
1) DE AGRICOLAE (De vita ac moribus Iulii Agricolae) → biografia encomiastica per il
suocero Agricola
2) GERMANIA (De origine et situ Germanorum) → opera geografica ed etnografica sulla
Germania e sui Germani
3) DIALOGUS DE ORATORIBUS → dialogo sulla crisi dell’oratoria
4) HISTORIAE → 12/14 libri che narrano il periodo compreso tra 1 gennaio 69 e la morte di
Domiziano del 96
5) ANNALES → 16/18 libri in cui sono narrati gli anni dalla morte di Augusto alla morte di
Nerone
DIALOGUS de ORATORIBUS
È un dialogo ambientato nel 75 o nel 77 che riprende il De oratore di Cicerone.
L’argomento trattato è quello di un’ipotetica discussione avvenuta a casa di Curiazio
Materno.
IL DIALOGO: inizialmente i protagonisti stavano parlando in difesa chi della poesia e chi
dell’eloquenza,
con l’arrivo di Messala il tema si sposta su quello della decadenza dell’
oratoria.
Messala rintraccia le cause di questo fenomeno al deterioramento
dell’educazione del
futuro oratore.
Dopo una parte lacunosa ci rimane l’importante dialogo finale di Materno (in
cui é
presente il pensiero di Tacito) in cui sostiene che una grande oratoria è
possibile solo con
la LIBERTÀ.
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Per lui la necessità dell’impero come unica forza in grado di salvare lo stato dal caos delle
guerre civili era indiscutibile.
Non esistono alternative al principato.
DE AGRICOLAE
È il primo opuscolo storico pubblicato da Tacito, scritto in memoria del suocero Giulio
Agricola (funzionario imperiale artefice della conquista della gran parte della Britannia,
durante Domiziano).
ARGOMENTO: Tacito inizia l’opera con un rapido riepilogo della carriera e poi si concentra
principalmente sul tema della conquista dell’isola, lasciando spazio a
digressioni
geografiche ed etnografiche.
Tacito mette in rilievo la fedeltà, l’onestà e la competenza con cui il suocero (governatore
della Britannia e capo di un esercito in guerra) ha servito anche un pessimo principe come
Domiziano.
Altrettanto importante è la morte discreta che lo “colpisce” dopo essere caduto in disgrazia.
Tacito non ci dice se fu per cause naturali o se voluta da Domiziano, ma la cosa importante
per l’autore é che Agricola non ha cercato la gloria di un martirio (suicidio) ostentato, la così
chiamata ambitiosa mors (morte ambiziosa).
IL TEMA DEL SUICDIO: Tacito va contro l’idea di Seneca del suicidio perché secondo lui
quella che era
considerata una forma spettacolare di opposizione era in realtà di
alcuna utilità
alla res publica.
LA VIA DI MEZZO:
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APULEIO pag 567
Le notizie note su di lui ci arrivano dalle opere dello stesso autore.
IL PRAENOMEN: alcuni codici lo tramandano come Lucius, ma che con più probabilità fosse
ricavato dal nome del protagonista-narratore del suo romanzo.
LA VITA
Nacque attorno al 125 dC da una famiglia agiata che gli permise di compiere gli studi a
Cartagine e ad Atene.
Ad Atene coltiva i suoi interessi filosofici e di oratoria.
Tornato in Africa, conobbe Ponziano a Oea, tra 155-156.
Apuleio si sposò con la madre vedova dell’amico Ponziano ma i parenti della moglie lo
accusarono di magia e si difese a processo, ottenendo l’assoluzione.
Non si hanno più notizie di lui dal 170 in poi.
LE OPERE
1) METAMORPHOSEON —> nota anche con il nome di ASINUS AUREUS (l’asino d’oro) ed
oltre al Satyricon di Petronio è l’unico altro romanzo della
storia latina.
APULEIO FILOSOFO
PLATONICUS: Apuleio viene detto in questo modo in alcuni codici nelle sue opere.
Questa definizione (filosofo platonico) serviva per descrivere la qualifica
ufficiale posseduta dall’autore e sulla cui rivendicazione aveva basato anche
il discorso di difesa.
Apuleio dimostra di avere una cultura poliedrica (cultura enciclopedica) che rientra
nell’orientamento culturale della SECONDA SOFISTICA.
Lui da dimostrazioni di questo fenomeno: l’esperienza di conferenziere itinerante
(padroneggia il greco al pari del latino) e
la pluralità di interessi, che si traducono per una
CURIOSITAS per il mondo della natura.
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APOLOGIA
E’ una lunga orazione giudiziaria, probabilmente il testo tramandato non è quello
pronunciato al processo ma ha subito una rielaborazione.
ORIGINE DEL PROCESSO: si pensa che dietro l’accusa ci fossero ragioni economiche.
Infatti il suocero di Ponziano, Rufino, cercò l’aiuto dello stesso
Ponziano (e alla sua morte, quello del fratello minore) per
garantirsi la futura eredità della moglie di Apuleio.
L’accusa di magia si riferiva alla difficoltà di convincere una
donna non più giovane ad amare un altro uomo, Apuleio
avrebbe dunque ricorso ad artifici magici.
IL DISCORSO: Apuleio si difende in tribunale con un discorso che mostra l’orgoglio del
poeta della propria attività di filosofo.
Come filosofo infatti il suo obiettivo era esclusivamente la ricerca del bene,
senza secondo fine come poteva essere il guadagno materiale.
LE METAMORFOSI
IL TITOLO: il titolo presente nel libro (metamorphoseon libri) è affiancato a quello dato da
Agostino, Asinus aureus (l’asino d’oro).
LA TRAMA
L’opera è divisa in 11 libri
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LIBRI IV-VII: la seconda sezione del romanzo comprende le vicende di Lucio-asino catturato
da un gruppo di banditi.
Questa parte comprende un’altro racconto quello della favola di Amore e
Psiche.
LIBRI VIII-X: riprende la narrazione delle peripezie dell’asino e la sua continua ricerca delle
rose per raggiungere la bramata libertà.
Proprio la razione che usa per ottenere il suo obiettivo desta sospetti e viene
quindi acquistato per essere esposto come vanto.
Lui riesce a scappare e raggiunge una spiaggia deserta, dove si addormenta.
IL GENERE LETTERARIO
Al genere del romanzo (uno tra gli unici due romanzi della storia latina) a quest’opera è
affiancato il genere dell Fabulae Milesiae.
ELEMENTI DI CONTINUITÀ: ci sono tre motivi per cui è considerata una fabula milesiae:
1) il tema amoroso.
2) l’utilizzo delle insertae fabulae (novelle inserite) all’interno
del racconto principale (es. Amore e Psiche).
Usa la cosiddetta struttura a cornice.
3) l’elemento magico.
OBIETTIVO DELL’OPERA
Anche se è possibile considerarla un’opera che offre una lettura di svago, presenta delle
caratteristiche per cui può essere considerata un racconto esemplare.
CURIOSITAS: Il tema centrale in cui appare l’avvertimento è quello della curiosità, che
punita dalla divinità è in grado di cambiare drasticamente la vita in seguito
alla lunga espiazione.
AMORE E PSICHE
Un episodio emblematico di curiositas è la favola di Cupido e Psiche, grazie alla cui
interpretazione si può interpretare l’intero testo.
LA TRAMA:
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