Carne Coltivata
Carne Coltivata
Carne Coltivata
Impatto ambientale dei prodotti ricchi in proteine e del latte – Credits: Joseph
Poore, Oxford University
Negli USA e in Europa oltre la metà dei cereali è destinata agli animali allevati
(rispettivamente il 59% e il 56%). Il mais è, in percentuale, tra i primi cereali utilizzati negli
allevamenti: circa il 60% della produzione globale viene usata come mangime.
L'allevamento di bestiame produce circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra, che
sono tra i principali responsabili del cambiamento climatico. Inoltre, l'allevamento
industriale del bestiame porta alla deforestazione, all'erosione del suolo, alla
contaminazione dell'acqua dolce e all'inquinamento dell'aria.
Anche se esistono variazioni in base ai metodi, l'impatto maggiore è generato dalla
produzione di carne di manzo, che supera quella di latticini, di maiale, di pesce uova o
pollo.
Gli alimenti vegetali integrali e minimamente trasformati come verdure, frutta , legumi,
cereali integrali e olio d'oliva generano invece tra gli impatti ambientali più bassi.
Nonostante sia dimostrato che l'industria della carne in genere utilizzi più risorse e
contribuisca al cambiamento climatico di più rispetto ai cibi vegetali, alcuni metodi di
produzione sono più sostenibili di altri, come ad esempio quella che prevede allevamenti
al pascolo e alimentazione delle mucche ad erba o con un tipo specifico di alga che
migliorerebbe la digestione e ridurrebbe le emissioni di metano fino al 60%.
CARNE DI SINTESI
Nel campo dell’agrifoodtech, Israele è una punta d'avanguardia mondiale, che conta
sull'attività di oltre 440 startup innovative. Soltanto nel 2021 il settore dell’innovazione
applicata al campo alimentare ha potuto contare su un finanziamento record di 833,5
milioni di dollari, con una crescita del 150% rispetto al 2020.
Aleph Farm punta molto sull’ecosostenibilità e all’etica del consumo di carne infatti la
loro produzione non prevede l’uccisione dell’animale e l’uso di alcun antibiotico o
medicinale impattante a livello ambientale. Inizialmente la bistecca costava circa 45 euro
era molto magra e si cuoceva velocemente. Il prezzo, via via è sceso tanto che costerà in
fase di immissione massiccia nel mercato più o meno come quella tradizionale. La start-
up israeliana si è già distinta per aver coltivato carne sintetica nello spazio Per coltivare
la carne, le cellule bovine sono state raccolte sulla Terra e portate nello spazio. Qui la
stampante 3D ha “prodotto” la carne in condizioni mai sperimentate precedentemente.
LATTE DI SINTESI
Utilizzando lo stesso principio usato per la carne, un’altra start up israeliana, la Wilk,
produce latte. Mentre altre aziende cercano di affrontare gli ostacoli sostenibili e
ambientali dell'industria lattiero-casearia producendo alternative come prodotti a base
vegetale e a base di fermentazione, questa azienda produce vero latte attraverso le
cellule. Si prelevano delle cellule epiteliali mammarie, che si trovano nelle ghiandole
mammarie sia dell’uomo che degli animali. Quindi si isolano le cellule che producono
latte dalle altre, le si fanno sviluppare in un bioreattore in condizioni ambientali
controllate e alla fine si produce il latte. Questo apre anche all’interessante frontiera del
latte sintetico per l’infanzia.
PRODUZIONE DI PROTEINE
Tra i più innovativi metodi per produrre proteine ce n’è uno che potrebbe sbaragliarne
molti altri: la fermentazione batterica. I batteri sono da secoli utilizzati per produrre
formaggi e vino, sono utili per la salute dell’intestino e per produrre farmaci. Utilizzando
ceppi adatti allo scopo e alimentandoli con scarti di altre produzioni, si possono infatti
ottenere anche grandi quantità di materiali proteici da destinare all’alimentazione
umana e animale (tanto per gli allevamenti, quanto per il pet food) con tempi
straordinariamente brevi e consumo di risorse molto limitato.
Una start up che ha puntato tutto su questo sistema di sintesi viene dalla Germania, dove
ad Amburgo la MicroHarvest già oggi produce, tramite fermentazione, di proteine
alimentari. I vantaggi di questo tipo di produzione è che si può fare in una vasca 24 ore
al giorno, sette giorni su sette, ovunque nel mondo, senza dipendere dalle stagioni e dal
clima. Inoltre è del tutto sostenibile, non richiede terra ma solo acqua e materie prime
(prevalentemente zuccheri) che, però, sono ricavate dagli scarti delle lavorazioni
alimentari. E questo rende la produzione circolare.
I batteri sono le migliori fabbriche di proteine al mondo, crescono velocemente e
possono contenere fino al 70% di proteine e questo li rende una fonte proteica molto più
efficiente degli animali e anche delle piante che comunque hanno bisogno di spazio e
producono poche proteine.
Remilk è una start up israeliana che sarà la prima a produrre su larga scala latte sintetico
che non è una bevanda sostitutiva del latte ma latte e quindi anche yogurt e formaggi
indistinguibili dal latte di mucca. Il gene responsabile della produzione delle proteine del
latte nelle mucche viene copiato e quindi inserito nel lievito (lo stesso che fa fermentare
la birra e lievitare il pane) che impara a produrre le proteine. Il lievito viene quindi inserito
nel fermentatore dove si moltiplica velocemente e produce in modo molto efficiente le
proteine identiche a quelle del latte. Le proteine combinate con vitamine, sali minerali,
zuccheri, grassi non animali possono diventare qualsiasi cosa anche formaggi stagionati
o panna montata.
SOLAR FOODS
Questa scoperta è in grado di rivoluzionare il modo in cui produrremo il cibo nel prossimo
futuro, lo chiamano sci-fi food, ovvero cibo fantascientifico, ed quello a cui hanno
pensato i ricercatori della finlandese Lappeenranta University of Technology, che nei
laboratori del Vtt Technical Research Centre sono riusciti a produrre una proteina
registrata con il nome di Solein utilizzando batteri presenti naturalmente nel suolo,
acqua, aria ed elettricità. Solein è costituita dal 70% di proteine e poi da grassi (5-8%),
fibre (15%) e minerali (3%).
Dopo i primi test in laboratorio, nel 2017 è nata una startup, la Solar Foods che ha messo
a punto il processo così da produrre proteine riducendo, di molto, le emissioni di anidride
carbonica.
La loro tecnologia sfrutta l’elettricità per creare idrogeno il quale, combinato a anidride
carbonica, acqua e vitamine dà vita a una biomassa riproducibile all’infinito, non
inquinante e soprattutto commestibile. Con 10 litri di acqua si produce un 1 kg di
prodotto, in qualsiasi laboratorio senza il bisogno di terra.
Non è solo una soluzione per soddisfare il bisogno di proteine, carboidrati e grassi, ma è
anche in grado di cambiare l'impronta ecologica dell'attuale sistema alimentare.
“Quello che vogliamo fare è scollegare la produzione alimentare da quella delle piante e
degli animali”, spiega l'ingegner Pasi Vainikka, amministratore delegato di Solar Food,
durante un incontro all'European Space Week di Helsinki. “Ciò sarà fondamentale in un
pianeta in cui la popolazione mondiale continua ad aumentare. Secondo le stime della
Fao avremo bisogno del 20 per cento in più di cibo entro la metà del secolo, ciò che
stiamo facendo, in realtà, è riavvolgere il nastro. Torniamo indietro di 200 anni,
rivolgendoci agli organismi unicellulari», spiega Pasi Vainnika, amministratore delegato
di Solar Foods.”.
Il risultato è una polvere sostanzialmente insapore, che può essere aggiunta a molti
prodotti alimentari vegetariani o vegani e finora si stanno testando yogurt, bevande a
base vegetale, ma anche pasti completi come una lasagna. Attualmente si sta aspettando
il via libera da parte dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Solein avrebbe un impatto dalle 100 alle 500 volte inferiori alla produzione di carne e
dei vegetali più comuni. Per un chilogrammo di proteina servirebbero 200 litri di acqua,
la carne di manzo ne impiega oltre 100mila, e 0,4 kg di CO2 rispetto ai 45Kg della carne
bovina e ai 2 Kg per le piante più performanti.
La tecnologia di Solar Foods consente un nuovo modo di produrre cibo anche in spazi
chiusi. Una svolta per le missioni spaziali sul pianeta rosso, perché consentirebbe di
cambiare la dieta degli astronauti durante le missioni spaziali, ed è per questo che
l’azienda finlandese ha già cominciato a collaborare con l’ESA, l’Agenzia Spaziale
Europea.