ARTE

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DALL’OTTOCENTO AL NOVECENTO

All'inizio del XIX secolo si ebbe il passaggio definitivo da una società divisa fra nobiltà
e servitù con l’emergere di una nuova realtà sociale, ossia la classe intermedia borghese.
Grazie ad essa già in questo secolo l’industria tessile e della moda iniziò a fiorire ed
inoltre le nuove invenzioni, come l’energia elettrica, diedero un forte impulso per uno
sviluppo sempre più frenetico ( in questo caso si lavorava anche di notte) che avrebbe
poi portato alla modernità.

Difatti all’inizio del XX secolo l’Europa e il mondo parevano la stessa cosa, e in


particolare la Belle époque aveva messo al centro Parigi, chiamata ‘’città dell’arte e
della moda’’, come anche del resto aveva fatto l’Expo del 1889; in sostanza Parigi era
diventata un miraggio per gli artisti del tempo.

In questo periodo nacque un dibattito tra gli intellettuali, cioè Progresso o


Conformismo? Proprio da questo scontro nacque il dibattito romantico ma allo stesso
tempo anche le dinamiche politiche erano basate su questi due tipi di pensieri. Infatti
mentre la borghesia ha la fiducia in un progresso illimitato umano secondo la ragione e
ciò che si basa sulle regole morali borghesi, altri vogliono rimanere ancorati alle
tradizioni; tuttavia in ogni caso si finisce per ricondurre la complessità psicologica e
intellettuale dell’essere umano alla sola facoltà razionale e ben poco spazio viene
riservato al mistero, all’intuito e alle pulsioni emozionali, poiché tutto questo si presenta
incongruente dal punto di vista scientifico.

L’ARTS AND CRAFTS : PRESUPPOSTO PER ART NOUVEAU


La massificazione della produzione industriale europea negli ultimi decenni del XIX
secolo interessò molti settori produttivi, ma la produzione industriale di serie era
scadente e senza pregi perché doveva essere efficiente economicamente e non
qualitativamente; e così si perdeva ogni tipo d'impronta umana nella produzione.
William Morris, invece, riteneva che fosse necessario dare dignità artistica al prodotto
industriale ; dunque l’operaio doveva realizzare oggetti utili ma anche belli (bellezza
riempie animo uomo), ed in ciò poteva essere aiutato dagli artisti, come lo stesso
Morris, che avevano l’obiettivo di portare la bellezza nelle case borghesi.
Infatti lo stesso Morris fondò le Arts and Crafts, associazione di artisti che voleva
conciliare produzione industriale di basso costo e buona qualità con il decorativismo, il
quale si manifesta con una linea molto fluida e morbida ( perciò con poco rigore
stilistico ) e la ripetitività di motivi ispirati dal mondo naturale e floreale.
E proprio la Arts and Crafts fu il presupposto immediato dell’Art Nouveau, che diventò
presto il gusto delicato e raffinato di un’epoca guidata dalla borghesia e caratterizzata da
spensieratezza, mondanità, svago, lusso ed esigenza. In ogni paese d’Europa l’Art
Nouveau si sviluppò in maniera differente in base al diverso desiderio di novità :
- in Francia è Art Nouveau
- in Italia è Liberty
- in Austria è Secessione viennese
Si può affermare che il rinnovamento del gusto portato dell’Art Nouveau parta dalle arti
applicate, cioè quelle legate alla quotidianità, che erano rimaste in ombra nei periodi
storici precedenti a discapito dell’architettura e della pittura. Infatti ebbe ripercussioni in
campo tessile, poiché grazie alle nuove tecniche di lavorazione dei tessuti gli stilisti
abolirono le rigidezze dei busti rinforzati e delle gonne gonfie proponendo abiti dalla
linea più morbida che esaltasse il corpo femminile ; ebbe anche ripercussioni nel settore
della grafica, dove gli artisti iniziarono a pubblicizzare sé stessi attraverso delle
locandine o cartoline che avevano una funzione educativa al nuovo gusto.

Tuttavia anche nell’architettura si ha la nascita di uno stile nuovo legato all’:


- orientalismo, ossia alla rappresentazione di linee morbide come simbolo di eleganza
- forme e decorazioni ispirate al mondo naturale
- uso di materiali secondo le loro proprietà, come il vetro e il ferro

In Spagna Gaudì diede vita al modernismo catalano, unendo l’interesse della tradizione
locale con il decorativismo cromatico dell’arte araba e con il gusto tribale africano
secondo un continuo dialogo tra architettura, pittura e scultura; infatti ciò serviva a
creare stile artistico: - più geometrico - più legato allo studio del colore e delle forme -
che mirava a dare spazio alle emozioni toccando ed elevando l’animo dell’uomo* ( *
questo è proprio il presupposto per la nascita delle Avanguardie)

E proprio a partire da questo concetto che all’inizio del 900 il filosofo Steiner iniziò
degli studi sull’antroposofia, cioè sull’essenza primordiale dell’uomo. Infatti, il dibattito
di Steiner era legato al fatto che i colori come del resto le forme (quadrato=pienezza;
cerchio=perfezione; triangolo=apparenza) suscitano differenti emozioni nell’uomo, che
però non sono inculcate a priori ma mostrano il nostro istinto primordiale. E così Steiner
associa al rosso forza interna pronta ad esplodere, al blu una forza centripeta e al giallo
una forza centrifuga che tende a propagarsi verso l’esterno. Perciò secondo la medicina
steineriana il colore permette all’animo umano di scoprire nuove capacità e talenti
rimasti in ombra (a causa di un mondo che tende a falsare la vita dei sensi), ripristinando
così la sua vitalità.

SECESSIONE VIENNESE
Nel 1897 Gustav Klimt, uno dei principali artisti dell’Art Nouveau austriaca, si distaccò
insieme ad altri artisti dalla tradizione accademica e conservatrice per privilegiare un
nuovo stile artistico basato su :
- linee morbide, eleganti e sinuose che sottolineano una ricerca della bellezza
(proporzione aurea)
- disegno geometrico di elementi naturalistici semplificati e stilizzati
- ripresa dell’oro dei mosaici bizantini, e stile orientale delle stampe giapponesi
I FAUVES
Si può affermare che la prima avanguardia del 900 fu quella dei Fauves, termine
dispregiativo che significa ‘’belve’’ed usato per identificare quegli artisti che a partire
dall’edizione di un salone artistico parigino (1905) rinunciarono alla loro identità di
artisti (e di conseguenza accettarono il rischio economico derivante dal non
riconoscimento delle loro opere) poiché esaltati di aver scoperto cose fuori dal tempo,
ossia il fatto che l’artista non debba tenere conto più dell’identità fra il colore reale
dell’oggetto e il colore impiegato per la sua rappresentazione.
Infatti, i Fauves vogliono rompere con il chiaroscuro e la prospettiva più classica
attraverso:
- colori usati in modo spregiudicato, cioè con tinte vivaci e innaturali stese con violenza,
perché il colore è sinonimo di immediatezza che suscita sentimenti nell’uomo
- una logica di prospettiva personale (cioè rappresentare le cose dopo averle fatte
proprie)
- un linguaggio primitivo*, che diventa ingenuo e infantile ma con la presenza di linee
marcate che modellano le figure
- assenza di dettagli perché l’istinto umano si concentra sull’opera nella sua totalità,
mentre - come sostiene Mondrian - la mente si fissa solo sul soggetto e sullo sfondo
dell’opera

La Gioia di vivere di Matisse


In quest’opera Matisse ritrae un paesaggio esterno dalle tinte fortemente naturalistiche
dove si identificano una serie di personaggi nudi che si rilassano: c’è chi danza e chi
resta sdraiato a contemplare il mondo circostante in una generale atmosfera di
benessere, dove il moto dell’anima è reso tramite il forte uso dei colori.
Guardando con attenzione è possibile identificare una sorta di disposizione circolare
delle figure tanto che, sebbene siano rappresentate con una forma armoniosa e
semplificata, è come se si muovessero con un preciso movimento rotatorio: il
medesimo concetto verrà concretizzato anni dopo in quella che probabilmente è l’opera
più famosa di Matisse, la Danza*. La Gioia di vivere vuole proprio reagire alla
negatività e l'inquietudine che aleggiava nel periodo conclusivo del XIX secolo,
esprimendo il fatto che quando l’uomo si trova in una comunione totale con la natura
esso ritrova il piacere dell’esistenza, dimenticando la malinconia e i dispiaceri così tipici
della dimensione umana vivendo la vita nella sua totale bellezza.
Difatti , ciò è reso dall’uso di colori innaturali per rappresentare il paesaggio naturale,
cosicché si possa assottigliare il rapporto di unione tra l’uomo e la natura.
La prima versione, 1909, è conservata al Museum of Modern Art di New York,
mentre l'altra, del a San Pietroburgo. • 5 uomini che ballano in cerchio (
bozzetto→opera) . corpo + natura (collage), solo colore (forte, verde e blu) no
profondità. • I corpi fluttuano, dinamicità, composizione piatta. • Le linee sono
semplificate e i colori piatti, mentre le figure suggeriscono un forte senso di ritmo. •
Molto contorto, campiture piatte+ • Non studia particolari (volti poco delineati) ma
l’intero complesso
Stanza rossa
In quest’opera, in particolare, è possibile intuire che Matisse, con le sue opere, non
voglia rappresentare uno spazio reale, ma invece una dimensione interiore ed emotiva.
Infatti, tutta la composizione e persino la natura non ha profondità spaziale. Essa assume
invece una bidimensionalità illusionistica a cui vengono aggiunti elementi decorativi,
come per esempio i motivi floreali e ondulati presenti sulla tovaglia che poi si ripetono
nella tappezzeria e assumono un valore decorativo e musicale.
Poi, è evidente che la costruzione prospettica è annullata dalla scelta dello stesso rosso,
con l'identico motivo floreale della tovaglia, mentre solo la sedia restituisce un ultimo
briciolo di profondità.
I colori dominanti in quest'opera sono i primari rosso, blu e giallo e la costruzione
prospettica appena accennata anche dalla sedia e dallo spessore del muro in cui è
ritagliata la finestra, si annulla completamente nel resto del dipinto proprio a causa dello
stesso colore rosso

L’ESPRESSIONISMO (1905-1925)
L’Espressionismo fu un’avanguardia che si sviluppò nei primi due decenni del XX
secolo in opposizione all’Impressionismo.
Infatti mentre nell’:
-IMPRESSIONISMO l’artista immortala le sue emozioni impresse dalla realtà oggettiva
che osserva
- ESPRESSIONISMO l’artista non immortala ciò che vede, bensì lo interpreta poiché
l’artista possiede dei sentimenti e stati d’animo estremamente soggettivi

Inoltre mentre:
- OPERE IMPRESSIONISTE hanno una visione positiva nei confronti della vita e
rappresentano la gioia di vivere
- OPERE ESPRESSIONISTE hanno una visione profondamente drammatica, rimarcata
da colori forti, pennellate violente e linee che tendono a deformare paesaggi e figure
MUNCH e l’Urlo

Il precursore più significativo della pittura espressionista fu certamente Munch, il cui


quadro più famoso è l’Urlo.
Nell’Urlo di Munch la visione dell’artista appare distorta perché l’immagine della
realtà interiore dell’uomo in primo piano sostituisce la realtà esteriore; infatti, la
scelta prospettica, non è realistica, e ci dà l’impressione di essere in una salita di
prospettiva accelerata → le cose vanno più velocemente rispetto a come dovrebbero
andare, con l’obiettivo di far sembrare i personaggi più lontani di quanto siano in
realtà, ciò accentua il suo senso di solitudine.

Pertanto, proprio il grido disperato e primordiale di quest’uomo sembra propagarsi in


onde che mettono in movimento tutto il quadro, a partire dal cielo rappresentato con
colori fiammanti e complementari rispetto al ponte e il mare. Quest’opera rappresenta
l’essenza del genere umano. Infatti ognuno si può identificare in quella figura così
semplificata e priva di attributi che si trova posizionata su un ponte, che indica i mille
ostacoli che ciascuno di noi deve superare nella propria vita, mentre i due personaggi in
fondo che sembrano uscire quasi del dipinto indicano, invece, la falsità dei rapporti
umani.

DIE BRUCKE : AVANGUARDIA TEDESCA


Die Brücke (‘’Il Ponte’’) fu il primo gruppo espressionista tedesco con l’intenzione di
proporsi come un’avanguardia, perché voleva essere da ponte fra l’Ottocento
impressionista e realista e il Novecento espressionista e antinaturalista; e così interpreta
l’espressionismo in modo drammatico, creando un’estetica del brutto attraverso colori
acidi e forme spigolose così da sconvolgere l’uomo borghese.

L’ART DÉCO
Mentre all'inizio del XX secolo l’Art Nouveau era lo stile artistico più popolare, a
partire dal 1925 (anni ‘20) iniziò ad affermarsi l’Art Déco, che prendendo spunto
dall’altra sviluppò una sua identità. Infatti il trattamento delle forme e delle linee è
molto diverso: l’Art Déco era in favore di una semplificazione geometrica della linea
sinuosa dell’Art Nouveau secondo disposizioni simmetriche e aerodinamiche, e di un
decorativismo proveniente da epoche diverse e con materiali tradizionali o moderni
(alluminio, vetro, acciaio).
FUTURISMO

Nasce ufficialmente nel 1909, quando un intellettuale italiano, Filippo Tommaso


Marinetti, pubblicò in Francia sul Figaro Il manifesto del Futurismo, inizialmente
rivolto ai letterati ma poi a tutti.
Crede che il futurismo sia un movimento letterario e, infatti, in questo manifesto
sviluppa i concetti già espressi nella rivista di nome Poesia.
All’interno del programma futurista, Marinetti pone l’attenzione su alcuni punti cardine:
1. Opposizione radicale a ciò che era passato, alla tradizione
2. Rappresentare ciò che è moderno

Difatti, in quanto la tecnologia stava cambiando la percezione dell’uomo del mondo, la


società aveva subito un cambiamento radicale proprio per l’invenzione di nuove
tecnologie che avrebbero agevolato la vita umana: la luce, l’automobile.
Dunque, era necessario distruggere ciò che era passato a favore della modernità e
dell’innovazione esaltando il processo.

“Celebrazione della tecnologia” caratterizzata da:


- velocità
- forza
- scomposizione delle forme (chiave cubista)*
- progresso
- violenza

Infatti, i futuristi finirono per celebrare la guerra perché è la sola igiene del mondo.

Futurismo Italiano
Avrà il compito di: rinnovare, liberare l’Italia da accademici, professori, per l’Italia era
considerata troppo legata al passato. (in letteratura, si ritornerà alla poesia)
Proposta di Marinetti,non sarà ben accolta non avrà un successo travolgente,un’arte che
lo aiuterebbe a diffondere questa idea sono le arti visive nel 1910 un anno dopo il
Manifesto, Marinetti riunisce un gruppo di artisti (Umberto Boccioni, Carlo Carrà,
Giacomo Balla) che sottoscriveranno il manifesto della pittura futurista, primo di una
serie di manifesti.
Boccioni
Artista, futurista che viaggiò molto si trasferì a Milano, città più moderna d’Italia del
tempo, dove si sviluppò il futurismo; qui conobbe dal punto di vista artistico lo stile
pittorico denominato come: Divisionismo, stile che ha delle similitudini con il
Puntinismo: principale differenza sarà nella tecnica
Boccioni riprende il divisionismo, perché il divisionismo con le pennellate frammentate
rende l’immagine dinamica, meno solida della realtà, minore compattezza, meno
marcata.

La città che sale

Nel dipinto vediamo la città che sale non in primo piano, in quanto qui vi è un gruppo di
lavoratori e cavalli enormi, i quali esprimono un forte senso di energia, sembrano cavalli
volanti, possenti e forti, sembrano trasportare i personaggi.
Sullo sfondo vi è un cantiere, un palazzo in costruzione, impalcature e operai che stanno
costruendo, sulla destra le ciminiere città industriale. E sulla sinistra in alto vi è un tram,
aspetti tipici della città moderna, industrie e mezzi di trasporto.
Ritroviamo, quindi, molti elementi citati nel manifesto del Futurismo
Il tema rappresentato non è solo iconografico e tematico ma anche stilistico. Le
pennellate di filamenti e tocchi richiamano la tecnica divisionista.

Poi, in quest’opera si può evincere il carattere futurista appieno, ovvero la volontà di


trasmettere il concetto di dinamismo, velocità e movimento.
Le forme non sono definite, non ci sono contorni netti ma sembrano essere sfumate. Per
esempio, le zampe del cavallo, seppur in movimento, non hanno un contorno netto.
Oltre a sfumare i contorni, l’utilizzo della pennellata divisionista non da grande solidità,
in alcuni casi vi sono delle sovrapposizioni: la schiena del cavallo con sopra un altro
cavallo (sembra che guardiamo attraverso il cavallo in primo piano), il che serve a
testimoniare un senso di velocità.

Stati d’animo
Stati d’animo è una serie di tre opere conservata a Milano nel Museo del 900, che
peraltro conserva una delle più grandi collezioni di opere futuriste.
Stati d’animo è collegato ad un luogo della modernità,ovvero la stazione.
Rappresenta gli stati d’animo di quelli che vanno e di quelli che restano e gli addii (3
dipinti). Quelli che vanno sono rappresentati con linee diagonali. Quelli che restano
sono raffigurati con linee dritte. Negli addii al centro dell'immagine c'è la
rappresentazione di figure che si salutano, linee figurate come turbamento dell'animo.

Tra la prima e la seconda versione il linguaggio di Boccioni cambia, e il legame con


l’impressionismo della prima versione lascia spazio al cubismo. Forme spezzate, alcuni
elementi che rendono leggibile l'immagine, ma per il resto prevale l'idea di disordine;
infatti i futuristi si erano interessati alla rivoluzione cubista.*

Tra fine Ottocento e inizio Novecento la rappresentazione esatta della realtà viene
sentita come una limitazione alla creatività artistica. Nascono nuovi modi di
rappresentare la realtà esterna ed interiore, cambiano i criteri di rappresentazione
dello spazio e delle cose nello spazio, si cerca di rendere sulla tela il mutare e lo
scorrere del tempo, il movimento il ritmo della vita moderna.

BOCCIONI (vedi confronto con parte sopra)

Anche i pittori futuristi italiani, che individuano nella velocità una caratteristica del
modo moderno, scompongono e ricostruiscono le immagini della realtà per renderne il
dinamismo, il movimento.

Osserviamo alcune opere di Umberto Boccioni (1882-1916).

La città che sale

Il motivo di quest'opera, di cui esistono molti studi preparatori, è sentito profondamente


da Boccioni: per il senso dinamico del cavallo, che diventa marea in ascesa, e lo sfondo
della città con le case in costruzione, simbolo tipicamente moderno.

Nel manifesto del 1910 il manifesto dei pittori futuristi dichiara guerra al passato e
indica i nuovi temi dell'arte futurista nella "frenetica attività delle grandi capitali", nelle
"rete di velocità che avvolge la Terra". "Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido
(...), le cose in movimento si moltiplicano, si deformano susseguendosi, come
vibrazioni, nello spazio che percorrono".

Con questo dipinto Boccioni presenta appunto l'immagine della città moderna di cui
vuole cogliere l'intero dinamismo. Abbandona ogni verosimiglianza naturalistica,
presente ancora nelle prime prove, per privilegiare la sensazione di crescita e di sviluppo
ed esprimere in immagini intensamente vitalistiche l'energia che pervade la metropoli
industriale. Sono riconoscibili solo poche rapide sagome, come gli uomini disfatti dalla
fatica e soprattutto il grande cavallo in diagonale che traina il carro, reso attraverso
macchie violente di colori (la criniera fulva e il blu della sella). Il motivo del cavallo,
simbolo di vitalità e di forza, è ripreso in altre due immagini, mentre sullo sfondo
emergono impalcature, ciminiere, altri uomini al lavoro. La nota dominante è il
movimento, inteso come sintesi simultanea che travolge, in un unico turbine
ascensionale, uomini, cavalli e cose, tutti pervasi da uno stesso slancio creativo.

Visioni simultanee

In Visioni simultanee (1911) una donna si affaccia al balcone, ricevendo l'impatto della
vorticosa attività umana della piazza sottostante: il movimento delle persone e dello
sguardo deforma lo spazio, le verticali diventano oblique, gli oggetti si compenetrano, i
piani si intersecano, realizzando una composizione il cui obiettivo non sono le cose ,
ma la loro dinamica.

CUBISMO + DADAISMO + SURREALISMO + ASTRATTISMO (Cavaliere


Azzurro, Kandinsky, Paul Klee, Mondrian e Malevic) + ARCHITETTURA
RAZIONALISTA → vedi rapporto fra arte e dittature durante il regime nazista,
fascista e spagnolo + METAFISICA ITALIANA (De Chirico, Carrà, Morandi,
Savinio e vedi altri dopo…)
LA METAFISICA ITALIANA

Le sofferenze della guerra portarono Giorgio De Chirico, Alberto Savinio e Carlo Carrà
a dar vita alla “pittura metafisica” nel 1918, a cui si unirà poi anche Giorgio Morandi.
In realtà, però, quel genere di pittura era stata un’autonoma invenzione del solo De
Chirico già dal 1909.
Infatti secondo quest’ultimo, la Metafisica, termine inerente alla filosofia aristotelica,
vuole alludere ad una realtà diversa, che va oltre quello che si vede - o che comunque si
percepisce attraverso i sensi - dove gli oggetti, usati fuori dal loro contesto solito,
sembrano rivelare un nuovo significato.
E tale situazione (che crea una diversa realtà e carica di informazioni inedite gli oggetti
comuni e ciò che è legato alla sfera quotidiana), può essere proposta attraverso la pittura
estraniando gli oggetti dal loro usuale contesto, oppure mostrando come inanimati
luoghi fatti per ospitare persone, quasi con un effetto provocatorio che genera un vasto
senso di turbamento.
Per quanto detto, allora potrebbe apparire che la metafisica coincida con l'inizio del
surrealismo, ma in realtà - come gli stessi surrealisti affermano - De Chirico anticipa
il discorso surrealista (è precursore) anche se temporalmente il movimento che si
raccoglieva attorno a Breton si colloca dopo quello nato con De Chirico. (prima
surrealismo, poi metafisica → tuttavia è precursore surrealista)

E così all’immediatezza visiva e dello spazio rarefatto degli Impressionisti, alla


scomposizione delle forme e allo spazio dinamico dei Futuristi, la Metafisica oppone:
- uno spazio rigidamente geometrico
- una prospettiva schematica ma ordinatrice
- colore terso e omogeneo
- solida volumetria degli oggetti, che si caricano di significato in contesti fuori dal
loro ambito di appartenenza
- segno netto, deciso e sicuro
Giorgio de Chirico
Blocca la storia, dipinge fermando il tempo • Vuole tornare all’ordine come Modigliani
e Brancusi, formano école di Paris • Era stato molto tempo in Grecia e conosceva bene
armonia e proporzioni, rappresenta figure enigmatiche: umana ma statica, priva di
sentimenti, con il corpo di un manichino, sono senza vita e senza tempo, delle statue che
riveste come dei manichini. • Queste figure vengono messe nelle piazze d’Italia, con
monumenti storici • Realtà metafisica, bloccata nel tempo
(vedi pag. 220-221 → le Muse inquietanti)
Le muse inquietanti
Fa parte di una collezione privata • Sullo sfondo castello di Ferrara, ricostruito nelle sue
forme originali, in fondo sono presenti anche le ciminiere industriali, quindi incrocio tra
architetture classiche e moderne • Primo piano: statua acefala con un pallone da gioco
dove si dovrebbe trovare la testa • Prospettiva centrale • La prospettiva come il
pavimento è rialzata rispetto alla linea di orizzonte per destabilizzare l'osservatore • Il
pavimento scivola verso lo spettatore, e le muse cercano di non cadere • Tutta l’opera da
un senso di non logica, per confondere lo spettatore • Inquietanti perché c’è un certo
silenzio, ombre, le statue fanno parte della sua memoria, si tratta quasi di un’attesa,
atmosfera rigida e ordinata Silenzio, inquietudine, associazione inattesa, la metafisica ci
fa vedere il ritorno all’ordine
Carlo Carrà (pag. 225)
- Alberto Savinio —> riporta nelle sue opere l'idea della metafisica ma in
maniera più moderna; nelle sue opere richiama le tematiche del neoclassicismo
anche se è presenta la metafisica assurda per prendere in giro la società del
tempo
- Renato Guttuso (pag.243) → fu un'artista ateo attivo nella Resistenza
antifascista (ARGOMENTO: RAPPORTO FRA ARTE E DITTATURE 3 tipi di
atteggiamenti con l’arte: 1. Arte come propaganda: lo sfruttamento dell’arte da
parte dei regimi; 2. Interventi di censura 3. Arte come strumento di critica →
questo si può notare soprattutto in “Guttuso”, e poi anche in Germania con
“Grosz”); vedi opere:

Crocifissione (1941,olio su tela, quadro di grandi dimensioni)


Quest'opera ricorda la Guernica di Picasso (1937 sempre con le stesse caratteristiche)
anche se si discosta con i colori; quindi Gattuso vuole portare con quest'opera temi
simili proposti da Picasso in Spagna, ma utilizza i colori forti e caldi della sua terra
siciliana, ed esprime tutto il suo disappunto rispetto a quello che era il regime fascista,
che aveva creato una sorta di propagazione di quello che è il sentimento
dell'indifferenza

La mano di Dio → mette in luce il fatto che la mano dell'uomo, che però anche priva
di vita, di sangue, quasi crocifissa, si pone al di sopra della mano di Dio; la mano è
simbolo dell'uomo in quanto simboleggia il lavoro dell'uomo, ma questa
rappresentazione mette in luce il fatto che l'uomo sia consumato da questo periodo di
regime

Tutta questa tragedia e indifferenza dell'uomo viene messa al centro all'interno


dell'opera, che era stata propagata dal regime in maniera molto sistematica. L'unica
che presta un'espressione è una donna nuda, che mette al nudo le proprie emozioni;
tutti gli altri non mostrano emozioni perché sono il simbolo di un periodo storico
sopraffatto dalla necessità di essere indifferenti a tutti e tutto (periodo antifascista) ; il
cavallo ricorda il cavallo di Guernica, e tutto ciò crea un clima di forte sensazione di
disappunto dell'autore
In quest'opera c'è una grande narrazione, perciò, della storia di Cristo che diventa
parabola di quello che stava succedendo durante il periodo dell'autore

NEUE SACHLICHKEIT (nuova oggettività)

George Grosz → influenzato dall'espressionismo, cubismo e dal futurismo, questo


artista tedesco, nato nel contesto dell’avvento del nazismo a partire dalla Repubblica di
Weimar, mette a punto uno stile personale caratterizzato da un segno tagliente, satirico
e graffiante per criticare le brutture e le contraddizioni della società tedesca del tempo
che era facilmente controllabile e manipolabile dalla propaganda nazista, che poi finirà
per includere questa stessa avanguardia fra le “arti degenerate” da sopprimere.

I pilastri della società → collegamento con la “Guernica” di Picasso


La carica satirica è particolarmente evidente in quest’opera, dove Grosz rappresenta la
grottesca caricatura dell’élite al potere nella Germania del tempo
L’opera è ambientata in una birreria, probabile riferimento alla birreria di Monaco dove
emerse per la prima volta l'ideologia di Hitler, ovvero la volontà di organizzare un
piano per un colpo di Stato, che poi fallirà e dunque sarà incarcerato, momento in cui
scriverà il programma del nazismo.
In primo piano ci sono 3 personaggi: un uomo d’affari che ha la svastica sulla cravatta
e ha in mano una spada dalla testa emerge un uomo a cavallo a dimostrare la
connessione tra potere economico e politico. Il personaggio di sinistra ha in mano dei
giornali e una penna quindi è un giornalista rappresentato con in testa un vaso da notte,
a significare lo scarso valore delle sue idee. Il terzo personaggio è un esponente
politico socialista, ha la testa aperta da cui escono delle feci. In secondo piano si vede
un sacerdote, che sembra avere un atteggiamento positivo quasi di benedizione verso
l'atmosfera di disastri incombenti che lo circonda.
L'ECOLE DE PARIS

Dalla seconda metà dell’Ottocento, Parigi fu la capitale indiscussa delle arti e la sede in
cui nacquero e maturarono molte delle esperienze e dei movimenti artistici più
innovativi d’Europa.
E così, si è soliti indicare gli artisti stranieri presenti nella capitale francese agli inizi del
Novecento con il termine “L’Ecole de Paris”, il che non indica però una condivisione di
particolari ideali artistici né movimenti artistici, bensì l’importanza dell’individualità
della ricerca e il cosmopolitismo dell’arte, ovvero l’esatto opposto di ciò che si intende
per “scuola”.

ARTISTI PRINCIPALI:

Marc Chagall → esprime con estrema eleganza i colori dei Fauves con un approccio
cubista e futurista, in quanto la sua volontà è quella di unire gli ideali artistici di
diverse avanguardie mirando ad un racconto del tutto interiorizzato sulla sua vita
personale, esprimendo così il suo amore per la moglie che vive con lui sempre al suo
fianco;

Dunque, rifiutando l’Astrattismo e il Surrealismo, le sue opere sono uno specchio di un


“mondo poetico che si nutre di una fantasia tale che richiama all'ingenuità infantile e
alla fiaba".

Quindi il suo approccio risulta molto moderno, in quanto la narrazione è portata


avanti dalla simbologia dei sogni, dove il sotto e il sopra si equivalgono perché, come
nei sogni, tutto è possibile e vero.

Modigliani → nel suo mal di vivere esprime la sua sensazione di svuotamento per una
società che non gli sa dare stimoli; infatti i suoi quadri sono molto sintetici e c'è un
forte richiamo alla metafisica di Morandi(che lavora sulla natura morta); lui,invece,
lavora sulle persone e sul nudo; c'è questa sensazione essenziale cubista nello
svuotamento dell'animo umano, anche se secondo una rappresentazione stabile

Constantin Brancusi → è il ponte fra le Avanguardie e l'arte contemporanea


VERSO IL CONTEMPORANEO → esperienze artistiche nel secondo dopoguerra

L’arte del dopoguerra risulta essere totalmente diversa rispetto a quella delle
Avanguardie storiche dei primi 30 anni del XX secolo. Infatti, ora gli Stati Uniti
diventano un punto di riferimento fondamentale per tutte le esperienze artistiche, in
quanto gli artisti si sentono traditi da un’Europa che, rispetto alla sua tradizione politica
e culturale, aveva finito per dar vita a guerre mondiali atroci e a regimi dittatoriali che,
con la loro propaganda sistematica, avevano soppresso ogni forma d’arte non conforme
a questa narrativa.

Dunque, la società statunitense diventa simbolo dei grandi valori della libertà e della
democrazia, elementi essenziali per la nascita di nuove esperienze artistiche già prima
della fine del secondo conflitto mondiale.

E così accade che gli artisti estendono le loro ricerche in tutte le direzioni, proponendo
anche risultati contraddittori fra di loro. Tuttavia, proprio la contraddittorietà
dell’espressione artistica è il riflesso della nuova società occidentale, basata
sull'esplorazione del consumismo e sulla mercificazione di tutti i valori.

Infatti se l’arte deve continuare ad essere il riflesso della società globalizzata che la
esprime, è necessario che utilizzi al meglio tutti i nuovi strumenti tecnologici, come:
- vernici sintetiche
- plastica
- fotografia
- colori fluorescenti

Sempre in questo contesto, l'industria già durante la guerra si era concentrata nella
produzione bellica e sulla sperimentazione di materiali per la stessa produzione, come
il nylon (utilizzato per fare le calze), che darà vita alla diffusione nella moda dei
materiali sintetici e del riciclo di materiali inutilizzati, che diventeranno
successivamente (fra anni 50’ e 60’) oggetto di massificazione.

L’arte contemporanea, non a caso, è sensibile alla nuove tendenze della moda, tanto che
finisce per assumere gli stessi ritmi di essa e quindi finisce per essere consumata da
quella stessa società - globalizzata e massificata - come qualsiasi altro fenomeno da
essa prodotto. → questo l’avevano capito i pop artisti
L'ARTE INFORMALE (tra dopoguerra fino anni 60 del ‘900)

La profonda crisi morale, politica e ideologica causata dagli orrori della Seconda
guerra mondiale trova una risposta consapevole nell'Arte Informale.

Più che un movimento, l'Arte Informale indica l'atmosfera artistica di questo


particolare momento storico, dominato dalla forte polemica con tutto ciò che poteva
essere riconducibile alla forma, sia figurativa che puramente astratta.

Si può affermare che l’Informale tragga spunto specialmente dalle idee artistiche delle
Avanguardie storiche, in particolare dal:
- Dadaismo
- Espressionismo
- Surrealismo

Pertanto, secondo l’Informale le passioni, le tensioni o i disagi devono essere espressi


nel modo più libero, spontaneo e violento possibile, al di fuori di ogni schema
precostituito. → questo rappresenta un punto di contatto fra le esperienze artistiche
dell’informale presenti in Europa e l’Espressionismo astratto americano, sebbene
nell’informale italiano sia presente una ricerca artistica più interiorizzante, mentre
l’Espressionismo Astratto americano vuole esprimere l'istinto selvaggio dell'uomo che
non è facilmente decifrabile e descrivibile se non attraverso opere di grandi
dimensioni, superando quelle della pittura per avvicinarsi più ad una pittura murale.

L’ARTE INFORMALE ITALIANA

Si può affermare che gli artisti informali italiani rivolgono la loro attenzione verso un
“Informale materico”, dove i materiali impiegati non sono più un semplice mezzo di
cui servirsi per dar forma concreta alla proprie idee, bensì diventano i veri protagonisti
dell’opera d’arte, tanto che gli artisti informali danno vita alla materia con raffinatezza
(cuciture, resine) e sperimentato, perciò, l’uso di nuovi materiali fino ad allora esclusi
dall’utilizzo artistico (esempio: vernice).
E fra gli artisti principali dell’arte informale italiana ritroviamo:
- Alberto Burri → che predilige un rapporto di equilibrio quasi intimo con la
materia e le sue stratificazioni
- Lucio Fontana → che si concentra sul valore del gesto, in grado di dar vita ad
un concetto spaziale diverso che non tende più ad imporre allo spettatore un
tema figurativo, bensì lo mette nella condizione di crearselo da sé, attraverso
la sua fantasia e le emozioni che l’opera suscita in lui

Alberto Burri (Città di Castello→ Perugia)

In Burri è presente la ricerca moderna dei materiali, all'interno dei quali è insita la vita;
nell'accostare i vari materiali ritrova un senso di armonia ed espressione, che gli
permette di dare vera e propria vita ai materiali utilizzati nelle sue opere.

Infatti la materia, per Burri, permette di ricreare le sue sensazioni legate all’esperienza
traumatica della guerra, in quanto è proprio l’esperienza di prigionia in America a
portarlo sulla via dell’arte informale materica.

Dunque, Burri utilizza nelle sue opere materiali poveri di varia natura fra cui:
- sacchi
- plastiche bruciate

Sacco e rosso

Per esempio, in “Sacco e Rosso”, il dramma che nasconde la materia è evidente.


Infatti, su uno sfondo dipinto di rosso, Burri incolla vari brandelli di sacco così da
creare un’immagine che neghi la bidimensionalità dello spazio pittorico.

Dunque, come afferma lo stesso Burri, le sue ricerche mirano a creare opere libere e
prive di riferimenti storici o sociali espliciti; ma allo stesso tempo, allungando,
cucendo o lacerando il sacco, l’artista di Città di Castello vuole narrarci la loro storia,
parallela a quella degli uomini che gli hanno usati. E proprio per il fatto che sono
sacchi usati e trascurati dall’uso dell’uomo, essi sono più carichi di storia e vita in
quanto testimoniano concretamente le vicende personali di coloro che ne hanno fatto
uso.
Dorazio

Poi Dorazio, invece, continua la ricerca di Balla sul colore inteso come luce in quanto
il colore colpisce più della forma ed assume aspetti diversi se accostato ad altri colori.
Dunque, Dorazio vuole creare una spazialità nuova attraverso il colore e la luce, che
diventa movimento ed energia (ripreso da Balla) che danno dinamicità all’opera.

Fontana

D’altro canto, rispetto a Burri, Fontana si concentra sul riprendere le Avanguardie


storiche nordiche così da aprire le porte per una nuova dimensione dell'arte dove le
regole della composizione classica sono scardinate.

E così su superfici piane, come la carta o la tela, Fontana utilizza gesti provocatori
(buchi, strappi e tagli) alla ricerca di uno spazio che vada al di là della bidimensionalità
della tela, manipolando così lo spazio fisico della pittura nell’intento di creare un
“luogo di libertà emotiva allo spettatore”, che così con la sua fantasia o le emozioni che
riceve dall’opera può crearsi uno spazio da sé.
Infatti, con i tagli Fontana vuole invitare lo spettatore ad entrare ed andare oltre la tela,
perché questi tagli suggeriscono la presenza di verità sempre più profonde e nascoste.

E dunque si può comprendere come la volontà di Fontana sia quella di scardinare un


sistema di valori e certezze che neanche le Avanguardie storiche del Novecento erano
riusciti a mettere in crisi in modo così radicale.
ESPRESSIONISMO ASTRATTO AMERICANO

Al termine della seconda guerra mondiale, gli Stati uniti estesero la loro influenza anche
in ambito artistico in quanto la società statunitense diventa simbolo dei grandi valori
della libertà e della democrazia, che i regimi totalitari in Europa avevano negato,
portando così New York ad avere un ruolo centrale nell’ambito artistico.

Infatti, il movimento artistico che prevalse negli USA fra gli anni 40’ e 60’ fu
l’Espressionismo astratto, che poi lascerà la scena alla stessa Pop Art a partire dagli anni
‘60.

Pertanto l’Espressionismo astratto si basava sull’esternalizzazione pura delle emozioni e


del sentire dell’artista, attraverso il linguaggio artistico preferito, come nel caso di
Pollock e Rothko, mentre gli artisti della Pop Art, come Warhol, volevano trovare
ispirazione all’esterno di se stessi, in particolare in quella cultura di massa che li
circondava e li affascinava, accomunandoli ad ogni altra persona.

In aggiunta l’Espressionismo astratto americano, di fronte ai cambiamenti della società


americana negli anni ’50 e ’60 (ovvero l’avvento dei mass media e del boom economico
di una società capitalistica legata a nuove abitudini di consumo) vuole conservare un
lato più intimo dell’uomo, legato quindi alla sua sfera primordiale e più selvaggia,
esprimendolo attraverso opere di grandi dimensioni che si avvicinano più ad una pittura
murale, nella quale lo spettatore può immergersi per poter comprendere appieno l’opera.

Pollock

E così sotto questa chiave, Pollock (per esempio) si focalizza sull’importanza del gesto
di dipingere (punto che accomuna questo movimento all’Arte Informale), ossia
esprimere senza filtri il proprio vissuto sull’opera artistica (vedi Burri e Fontana).

Infatti nelle opere di Pollock è possibile notare come questo movimento artistico voglia
tirare fuori la parte più selvaggia dell’uomo americano, il suo spirito primordiale più
intimo legato alla tradizione tribale, che è in totale contrapposizione con l’uomo
moderno americano carico di bisogni e desideri omologati a causa della mentalità della
società capitalistica americana.

Poi utilizza continuamente colori duttili e non si rifà alla tradizione materica antica, in
quanto non esiste la necessità di preservare l'opera (usa barattolo di vernice su tela), ma
solo quella di esaltare il primordiale.

DIFFERENZA TRA INFORMALE E ESPRESSIONISMO ASTRATTO


AMERICANO

Quindi rispetto all’informale italiano, dove gli spazi sono limitati e tutto è più curato, e
armonioso (con i tagli, Fontana vuole cercare un'armonia tra la composizione e il
colore, lasciando nulla al caso), negli artisti espressionisti americani emerge più
l'aspetto istintivo.

Kline

Poi, un altro artista espressionista astratto è Kline, il quale si dedica a opere di grandi
dimensioni dove pennellate senza alcuna accortezza testimoniano la volontà di
celebrare il progresso.

Rothko
Poi abbiamo Rothko, che riprende le idee di Balla e degli impressionisti prima ancora,
dove la luce si genera dal rapporto dei colori, creando così dei colori che vengono posti
sotto un riflettore, quasi come se la natura prediligesse alcuni aspetti.

METAMORFOSI DELLA SCULTURA

Per quanto riguarda la scultura, invece, nel corso del XX secolo si trasforma
radicalmente tanto da arrivare a cambiare la propria natura. Infatti la più radicale
novità della scultura del Novecento è l’espansione dell’opera nello spazio: così essa si
estende nell’ambiente circostante, modificando gli spazi e la percezione dello
spettatore dell’oggetto dell’opera.

Henry Moore
Fra gli artisti espressionisti americani, che lavorarono sulla scultura per far sì che lo
spettatore potesse immergersi appieno nel contesto spaziale dell’opera, ritroviamo
Moore.
Egli lavora sulla scultura, trattando la materia come se fosse scolpita da qualcosa di
naturale (vento, mare) e pertanto non vuole agire in maniera forzata sulla materia;

Le sue opere di grandi dimensioni rimandano all'aspetto naturale e sensoriale, e


testimoniano, ironicamente, una denuncia nei confronti della mercificazione dell’arte
che stava avvenendo con la Pop Art.

Calder

Le sue opere più famose sono “Four directions” e “La Grande vitesse”, nelle quali
(come Moore) lavora con gli spazi vuoti, che anch’essi parlano e diventano parte della
natura.
Inoltre, qui è anche presente una dinamica più sottile legata ad un gioco di equilibri dei
cosiddetti “mobiles” (strutture quasi sempre sospese suscettibili di movimento, e che
pertanto colpiscono l’osservatore)

POP ART

Si può affermare che sia l’Informale che l’Espressionismo astratto finirono per essere
associati a ristretti ambienti culturali di nicchia, in quanto l’arte dell’immediato
dopoguerra fu accolta con diffidenza dalla società americana.

Infatti, non solo per la difficoltà di comprendere la finalità dell’opera ma anche perché
queste opere esprimevano un disagio esistenziale profondo, che era nettamente in
contrasto con l’ottimismo e la spensieratezza che la società capitalistica americana dei
consumi imponeva al fine di garantirsi grandi profitti economici.

E così, la Pop Art - dopo aver avuto origine in Inghilterra durante gli anni ‘50 da
Hamilton a partire dalla volontà di esplorare il legame fra l’arte alta (ossia le
Avanguardie) e l’arte bassa (quella appartenente alla cultura di massa, come i fumetti, i
cartelli pubblicitari e il design commerciale) - si impone con successo a partire dagli
anni ‘60 in America.

La Pop Art è l'abbreviazione di "arte popolare", ma nell'accezione di un’arte di massa


prodotta in serie.

E proprio perché la massa non ha un volto, l’arte che la esprime deve essere il più
possibile anonima poiché solo così potrà essere compresa da tutti.

Tuttavia, sebbene la Pop Art si assecondi a questa massificazione anche in maniera


provocatoria, gli artisti pop non presentano né una critica né un elogio ai valori del
consumismo di massa, ma una presa di coscienza di come il mondo è cambiato e di
quali modelli si sono imposti (che invece era stato del tutto ignorato dapprima
dall’Informale e poi dall’Espressionismo astratto), ovvero che l’arte è diventata “arte di
consumo” come qualsiasi altro prodotto di massa.

Questo porta gli artisti pop ad scegliere come soggetti delle proprie opere
soggetti/oggetti facilmente riconoscibili da tutti, come l’attrice Marilyn Monroe o
marche di alimenti noti come Coca-Cola.

Quindi, l’intervento dell’artista è completamente differente → perché si basa sulla


manipolazione di oggetti e icone (ripetuti e alterati sia nella forma che nel colore)
già fabbricati a scopo industriale, pubblicitario o economico.
ANDY WARHOL

Si può affermare che l’artista più rappresentativo della Pop Art, sebbene non l’abbia
fondata, è Andy Warhol.

Warhol, infatti, seleziona con cura alcuni oggetti che erano già impressi nella mente
della società di massa a causa delle campagne pubblicitarie o della televisione - come
Coca-Cola, la zuppa Campbell o l’attrice Marilyn Monroe - per convertire l’opera
artistica in un prodotto meccanico ripetibile più e più volte con lo stesso significato
degli spot televisivi con i quali si viene ogni giorno martellati.

Ed infatti, proprio per questo motivo, Warhol adotterà quasi esclusivamente il


procedimento della “stampa serigrafica”, che gli avrebbe consentito la riproduzione
meccanica dell’oggetto e la massima impersonalità nell’esecuzione.

Poi nello stesso periodo (anni 60’), nacque la sua “Factory”, ovvero un vero e proprio
laboratorio di sperimentazione artistica dove si riunivano vari giovani collaboratori,
rendendo così le sue opere prodotti di un’industria come ciò che rappresentava.

ROY LICHTENSTEIN

Un altro celebre artista che viene riconosciuto come uno degli esponenti principali della
Pop Art è Roy Lichtenstein: le sue opere si ispiravano principalmente alle pubblicità e
ai fumetti.

Egli raffigura principalmente vignette molto ingrandite con dimensioni altrettante


esagerate e caratterizzate da tinte primarie, che danno vita così a quadri estremamente
incisivi.

OLDENBURG

In conclusione, tra gli altri artisti pop statunitensi ritroviamo anche Oldenburg, che con
le sue sculture innaturalmente ingigantite, collocate in luoghi inusuali per la funzione
che svolgono, vuole impressionare la percezione che lo spettatore ha dell’ambiente
urbano circostante.

Infatti, così Oldenburg nega la grandezza dei grattacieli oppure stravolge ogni certezza
legata a quell’oggetto, come nel caso del wc molle (che seppur di grandezza naturale
assume una forma assurda che crea inquietudine o ironia nello spettatore)
IL LEGAME TRA KLEIN E MANZONI (Manzoni anticipa l'arte concettuale attraverso
la sua firma, dietro la quale è presente il concetto)

Piero Manzoni diventa appassionato delle arti, a cui si avvicina prendendo lezioni di
pittura nella vivace scena artistica milanese della post-avanguardia, abbracciando un'arte
intellettuale già iniziata da Yves Klein.

Il blu diventa la sua firma, in quanto sposta l'attenzione del colore come affermazione di
sé; lui sintetizza tutto e dice che non occorre la pennellata come in Pollock, ma basta
utilizzare un colore per trasferire la propria identità nell'opera.

Quindi l'identificazione passa dall'opera all'artista, il quale vuole esprimere la sua


identità attraverso, nel suo caso con il blu molto pigmentato che agisce in maniera
sensoriale.

Manzoni, invece, al posto di utilizzare il colore blu decide di utilizzare la sua vera e
propria firma, dove è insita la volontà dell'artista del farsi riconoscere e inserirsi in un
ambito sociale, dove socialmente anche nella moda e nel design si stava procedendo
verso questa definizione; non era più importante la qualità del prodotto, ma il nome
→quindi egli anticipa la problematica che stava avanzando

Quindi Manzoni trasforma le sue opere artistiche ancora in maniera meno sensoriale
(che caratterizzava gli artisti americani, rispetto alla concettualità degli artisti italiani)

Infatti, egli con il discorso delle firme dà vita alla sua opera, il che avviene in
contemporanea al discorso della Pop art.
DISCORSO EDUCAZIONE CIVICA E COLLEGAMENTI CON L'ARTE (rapporto
fra l'artista e il lavoro) parte 1

TEMA : Nell'Ottocento l'artista mostra un'opera percepibile a livello di qualità e di


contenuto, e piano piano si stacca fino ad affermarsi come una semplice firma del suo
nome, ossia non diventa importante l'affermazione dell'opera ma dell'artista

Nella storia dell’arte, partendo dall'antichità, il lavoro compare in molte immagini


artistiche. (antico egitto, nei sumeri, che mettono a nudo il come il lavoro stabilisce un
impalcatura della società, e di come l'uomo concepisce e colloca il lavoro)

E quindi l'arte come valorizza il lavoro e la sua dignità?

Essa riesce a portare dei modelli, a dare dei valori →per questo argomento sono
molto significativi le opere di Pellizza di Volpedo → l'opera “Il quarto stato”
(ANALISI E DISCORSO)

Sicuramente nell'Ottocento abbiamo una visualizzazione nell'arte povera della


condizione del lavoro: gli spaccapietre di Courbet o le spigolatrici di Millet.

Il lavoro, infatti, diventa sempre più alienante a causa delle fabbriche, che trattano
l'uomo come se fosse un piccola rotellina all'interno di un gigantesco ingranaggio,
facendo così perdere il vero significato del lavoro, che è finalizzato alla creazione di
qualcosa e che prevede tutti i processi (oltre che ad essere la forma per affermare la
propria libertà → vedi Hegel

Dunque, il lavoro di per sé prevede un impegno e una preparazione, ma necessita di un


risvolto e di un successo; tuttavia, l'essere umano non può essere una macchina e dopo
un po’ il suo animo diventa insoddisfatto a causa di una società che tende tirare la corda
rischiando di spezzare i legami che legano la società.

Questo è combattuto durante la Belle Epoque dall'artigianalità delle opere artistiche,


mentre nella Pop Art ritroviamo, con la produzione seriale, un ritorno a questo processo
alienante, dove l'uomo inizia ad abituarsi a questa serialità.

Tuttavia, ciò accade anche con la PROCESS ART, dove il processo della fabbrica
diventa arte; quindi, ciò è ricollegabile all'idea che gli scarti industriali possano
mettere a nudo l'idea del processo →questi scarti richiamano con la loro forma
qualcosa di naturale (esempio la cascata)

Quindi, questo tipo di arte lavora mettendo insieme pezzi prodotti dal processo
industriale, ironizzando sul processo; mettendo in luce, così, ciò che va oltre
l'oggetto in sé → quindi l'intento non è mettere davanti un'estetica tangibile a livello
sensoriale, ma va a smuovere delle dimensioni differenti dove il concetto assume un
ruolo sempre più importante

Pertanto, in questo il lavoro rientra nel fatto di come il processo possa cambiare
l'identità dell'arte.

ARTE PROCESSUALE (pag. 336)

Beuys, invece, considera questo processo come alchemico, mettendo in luce la presenza
dell'uomo non tangibile fisicamente ma idealmente (è come se fossero vivi i suoi sospiri
e la sua presenza)

E quindi, ciò è ricollegabile alla volontà dell'uomo di lasciare un'impronta nel


mondo, e nel lavoro sicuramente può realizzare una parte della sua vita e lasciando
un'impronta. → lui ironizza sulla presenza sottile dell'animo dell'artista, che vaga
nella stanza.

EDUCAZIONE CIVICA parte 2

In questo periodo, oltre a un nuovo modo di vedere il lavoro, si crea la massa, ossia un
gruppo di gente senza volto (all'inizio molti si rifanno alla perdita dell'individualità
dell'uomo). Quindi, ci sono diversi tentativi di portare la bellezza nelle case: il cubismo
esalterà l'individualità dell'artista.

Tuttavia, non si riesce a sollevare l'uguaglianza in un clima devastato dalla guerra e


dal lavoro in fabbrica, che non faceva riflettere la gente su se stessa → alienazione e
corsa dell'appagamento spiccio

In tutto ciò, Hitler sale al potere approfittando del suo potere sulla massa, che corre
dietro a le illusioni; e nella massa chi emerge riesce ad elevarsi, mentre chi la segue
va nel baratro perché tutto è cavalcato da un'idea di macchina → aveva creato la
macchina sociale che lo portò al successo e la sua ascesa al potere prende spunto
quella della macchina → macchina è modello su cui costruire una politica
Per esempio, contro gli espressionisti ci fu una censura e ci fu una grossa mostra
sull'arte degenerata, dove vengono posti questi artisti (male) per paragonarli alla grande
mostra dell'arte nazionale tedesca, in cui erano esaltate le opere classiche

“Ubiquità dell'immagine dell'uomo” → oggi lo spettacolo si confonde con la vita vera

“Tentativo dell'uomo di essere ovunque” → una volta l'ubiquità era un ideale riservato
agli dei dove Dio rappresentava qualcosa che l'uomo non può eguagliare e quindi
c’era il tentativo dell'uomo di raggiungere l'onnipotenza

“Valore del tempo” → come cambia nell'800 il valore del tempo?

Il “lavoro porta all'alienazione e alla percezione del tempo in maniera diversa” →


uomo diventa automatizzato e perde il senso del tempo e il suo valore
Tempo si vive attraverso la sinestesia dei sensi

La minimal art → si rifà all'Astrattismo e al Surrealismo


pag. 330
C'è continuità in un volume unico che viene spezzato→ n 34.138 sembra una
colonna che crea uno spaccato in mezzo, dando idea di una forma che viene
spezzata nel vuoto, dando così vita ad una sospensione.

Perchè sono importanti le ricerche minimaliste?


Ritrovano un forte uso nel design industriale, dove tutti gli oggetti vengono
prodotti pensando all'analisi della forma per la riduzione all'essenziale, spesso
utilizzando anche elementi che non presentano la mano dell'artista (prodotti
industriali); mentre l'Arte Concettuale riduce tutto ad un concetto.

È una corrente artistica degli anni 60 (periodo animato da diverse manifestazioni)


Dopo la guerra c'era stata una grande povertà che aveva portato a una politica di
rinascita molto forte che portava a una rinascita economica che forniva una nuova
industria: industria del benessere

Fare una società in cui si creassero desideri comuni e condivisi, così da poter
produrre in larga scala gli oggetti dei desideri -> grande macchina sociale del
capitalismo (capitalismo = nuova macchina del lavoro)

Nel capitalismo i poveri sono decentralizzati nei paesi in via di sviluppo

Negli anni 60 ci sono i figli della generazione che hanno vissuto questo -> figli di
gente arricchita attraverso questo tipo di benessere a portata di mano che nella noia e
insoddisfazione trovano motivo di ribellione:
- contestazione giovanile e ricerca del lato selvaggio e naturale
- c'è dal 68 in America e dal 70 in Italia
- questi gruppi iniziano ad essere sciolti dal governo inserendo droghe o
dando ideologie di protesta forte che li porta nei combattimenti delle brigate
rosse
- questo è il periodo della corsa allo spazio → ci sono molti film sullo
spazio e moda che punta su forme che richiamano questo tema

La moda anni 60 ha fantasie un po' psichedeliche, c'è un ritorno di Chanel:


- c'è una ripresentazione di Mondrian e Fontana nell'abito
- Paco Rabanne è proprio uno stilista dell'arte minimal

Poi, c'è una forte tendenza alla democratizzazione → c'è chi è a favore
dell'americanizzazione e chi è contro → ci si dedica a un'architettura sociale

Avviene molto in zone di periferia→ qui ci vanno ad abitare gli artisti →


voler entrare in contatto con la bassa società

Qui si dà importanza semplicemente all'estetica e la modularità viene ripresa


insieme all'idea dello spazio → spazio diventa componente dell'opera

A causa di ciò, la minimettart mette le basi per la process art:


- la modularità è importante perché crea idea del ritmo e la sua azione rispetto allo
spazio circostante
- va all'estrema sintesi ma ha a che fare con lo sguardo dello spettatore
- è importante perché andrà a incidere sul modo di concepire
dell'ideale di bellezza → priva degli elementi decorativi e artigianali
- mette in luce l'identità del prodotto industriale
- si esalta la produzione industriale per dare un nuovo ideale di bellezza che va a
finire nel design

Dunque, in questo periodo si sviluppa l'industrial design:


- geometria ed essenzialità
- uso di nuovi materiali nelle costruzioni tra cui il cemento armato, vetri basculanti
e scorrevoli (materiali di produzione industriale)
- sono presenti soffitti bassi e ripetizione di moduli
- c’è un nuovo modello di bellezza essenziale
ARTE POVERA (ricollegabile ad un tema ambientale)

Utilizza elementi spesso che rimandano alla natura → igloo (pag.340), per esempio,
cerca di richiamare un messaggio di antropologia dell'uomo nella sua essenza.
Per lo stesso motivo, i materiali colpiscono quando sono posti in contrasto/dicotomia
(neon luminoso e impalpabile con sassi più scuri).

Quindi, ciò serve a dimostrare il potere dei materiali (non c'è un significato concettuale),
ma l'igloo porta al pensiero dell'abitazione e della condivisione dell'ambiente.

Una delle opere più famose è la “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, che si
può collocare in un contesto ambientale. Infatti nell'opera (pag.341):

- la montagna di stracci mette in evidenza un concetto di abbondanza e di


consumismo (ricordati *volontà di ricollegarsi alla natura rifiutando la propria
origine basata su ideali capitalistici →proteste studentesche in America e Italia
che vengono soffocate attraverso la diffusione del benessere)
- la Venere, invece, guardando i rifiuti si pone in contrasto con la montagna dei
vestiti a sottolineare il fatto che quest'opera non è un prodotto di massa come la
moda contemporanea
- quindi, c'è dicotomia tra bellezza di Venere e la montagna dei vestiti, che
testimoniano tutto il fallimento del sistema capitalistico perché il vestito/prodotto
ha perso tutta la sua bellezza

INDUSTRIAL DESIGN

Unisce la forma all'essenzialità nei prodotti che produce, e quindi ci sono forti richiami
sia all'Astrattismo che al Futurismo, ma anche all'Arts and Crafts. Tuttavia, anche se
come l'Arts and Crafts si vuole portare la bellezza nelle case delle persone, l'Industrial
Design finisce per portare un altro tipo di bellezza che non ha più la mano dell'artista
ma è anonimo e meccanizzato.
Pertanto, contando sull’idea di progettare un prototipo, il fine dell'industrial design è
quello di produrre in grande quantità a prezzi contenuti ma dotati di qualità formali e
funzionali.
In questo, nasce anche il “Made in Italy”.

DISCORSO SUL DIRITTO AL LAVORO →il prodotto, in questo contesto, viene


deprivato della sua identità, quindi di chi l'ha prodotto (diventa un numero e la
conseguente pericolosità dell'omologazione)
ARCHITETTURA DEGLI ANNI 60’ E 70

Negli anni 60 ci sarà la conquista americana della Luna e anche le proteste


studentesche verso fine anni 60’, che portano così alla nascita delle mode giovanili
Negli anni 70, nasce la forte dicotomia fra industrializzazione e natura (già vista
nell'arte povera) con lo spiccato gusto nel chiamare il selvaggio. Ciò è evidente nella
moda hippy, principale degli anni ‘70, ma anche nella moda del riuso di prodotti
industriali che vengono riadattati per altri fini. (es. uso dei guanti per fare vestiti o dei
corsetti, o piuttosto nell'ambito della ippica elementi di pelle vengono smontati per
creare giacchini). Quindi, il riuso non è soltanto riusare un prodotto scartato perché
l'oggetto, seppur inserito in un nuovo contesto, non perde la sua identità originale dal
momento che ciò invita il cliente a prestare particolare attenzione nel rispetto di tali
oggetti, e così si può imparare che buttare alcuni prodotti sia un modo di agire
inefficiente e incorretto. Così, anche se tramite un'operazione molto semplice, con
questo gesto può portare ad un cambiamento profondo nella società (idea di Margiela).

L'architettura degli anni ‘60-’70:


- da spazio alla funzionalità anche nell'uso dei dettagli
- usa materiali innovativi, come il cemento, che favorisce delle forme pure
(cerchio, triangolo → vedi pag. 348)
- si rifà all'idea dell'arte minimalista per dare maggior spazio alla funzionalità
rispetto alla spazialità, via già intrapresa dalla minimal art e dall'industrial
design
- tutto è studiato con una forma che ha a che fare con un equilibrio estetico e con
l'Astrattismo
- è presente una netta divisione fra destra e sinistra, e nell'architettura è possibile
leggere chiaramente una scissione fra i due poli della politica (sinistra: case
popolari; destra: evidenzia maggiormente l'imponenza delle strutture)
- le case anni ‘60 dove abitavano personaggi illustri vengono inserite agli estremi
delle periferie peggiori, dove si aprono i confini per il populismo
- quindi la volontà degli architetti è quella di compensare un'idea sociale più
equilibrata ed omologata a livello economico, ovvero una volontà di proporre
una raffinatezza non ostentata, una minor esibizione del lusso e dello spreco
(ritorno all'essenziale)
- per questo le case sono molto essenziali e più funzionali, così da garantire il
benessere e la parità di classe sociale come reazione al capitalismo, che negli
anni ‘50 avevano portato ad un eccesso e predominio di una singola classe
- negli anni ‘70 c'è una maggior correlazione fra natura e gli spazi vissuti

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