Integrazione Dei Diritti e Dei Mercati 3
Integrazione Dei Diritti e Dei Mercati 3
Integrazione Dei Diritti e Dei Mercati 3
E
REGOLAZIONE DEI MERCATI
3
LEZIONE 11
Corporate governance
Le regole di corporate governance incidono sull’assetto di governo societario della
banca. Insieme a controlli interni e politiche di remunerazione fanno riferimento
all’organizzazione e al governo della banca.
Qui troviamo le regole per chi assume le decisioni e le regole che attengono all’assunzione
di tali decisioni. Troviamo:
-Distinzione fra funzione di supervisione strategica e di gestione
-Rafforzamento dell’autonomia dell’organo aziendale preposto al controllo dei rischi*
*organo di controllo societario è il collegio sindacale, composto da 3 membri, che si
occupa di vigilare sulla conformità della gestione aziendale rispetto alla legge
c’è un rapporto funzionale tra questo organo e le funzioni di controllo interno, che invece
sono funzioni interne della banca (ricoperte da dipendenti della banca) che sono articolate
secondo tre livelli, in quanto queste funzioni rappresentano la lunga mano del collegio
sindacale.
Il collegio sindacale non è caratteristico della sola banca, la differenza che c’è all'interno
delle banche è che abbiamo un rapporto funzionale con le funzioni di controllo interno e
delle responsabilità apposite nella normativa speciale delle banche, per esempio il
collegio è tenuto a fare all'autorità di vigilanza la pubblicazione di certe attività.
L’inadempimento a questo obbligo viene anche sanzionato dall’autorità di vigilanza.
Responsabilità che si ritrovano anche nei confronti sanzionatori, l’autorità di vigilanza ha
diritti sanzionatori anche nei confronti di questi soggetti.
Organo di supervisione strategica: Consiglio di Amministrazione
Organo di gestione: nelle realtà più grandi è rappresentato di solito dal comitato esecutivo
+ amministratori delegati; nelle realtà più piccole le funzioni di supervisione strategica e
gestione vengono svolte contemporaneamente dal CdA e dal direttore generale. Il
direttore generale è una figura dipendente.
Il collegio sindacale vede rafforzata la propria autonomia nel momento in cui ha degli
specifici obblighi di comunicazione ed informazione all'autorità di vigilanza laddove
venga a contatto con attività irregolari rilevanti della banca. Obbligo che esiste perchè nelle
imprese bancarie l’attenzione ai rischi è particolarmente importante e non si vuole correre il
rischio che il CdA non ascolti la voce del collegio sindacale.
-Rafforzamento dei presidi funzionali l'efficiente svolgimento dei propri compiti da parte degli
organi e degli esponenti aziendali
Nelle regole di corporate governance c’è un’attenzione particolare alle modalità di
funzionamento di questi organi, dettagliate nella regolamentazione secondaria dettata
dall'autorità di vigilanza. Le banche devono osservare queste regole nell’organizzazione
funzionale di questi organi.
Gli organi stessi nella scelta dei propri componenti devono osservare particolari canoni di cui
devono osservare la sussistenza per esempio (curriculum sottoposto alla valutazione del
CdA), valutazione fatta ogni anno, ogni anno il consiglio valuta i requisiti dei propri
componenti perché si ritiene che l’esercizio dell’attività bancaria sia complesso e richieda
delle competenze specifiche sempre più articolate (con nuovi interessi nel mercato e una
nuova concezione della sana e prudente gestione). Anche gli esponenti aziendali devono
essere pronti a confrontarsi con queste nuove difficoltà.
Politiche di remunerazione
Esse sono le regole interne all’intermediario per pagare dipendenti ed esponenti aziendali.
L’individuazione di quale sia la giusta remunerazione di dipendenti e degli esponenti
aziendali è oggetto di regolamentazione bancaria. —> Fenomeno unico, in qualunque
altra azienda non succede, l’autorità di vigilanza non entra nel merito. Regole che sono state
inserite nel nostro paese a inizio 2008/2010, quando la crisi finanziaria era nella parte più
cruenta, a livello europeo sono state inserite nel 2013. Regole che rappresentano una delle
risposte alla crisi finanziaria, quando si vede che meccanismi retributivi possono essere
una causa di una gestione non sana e prudente. Queste regole fanno parte della vigilanza
regolamentare.
Di personale più rilevante
Dei sistemi di remunerazione
LEZIONE 12
Vigilanza regolamentare
Partecipazioni detenibili dalle banche: azioni di altre imprese che le banche possono
acquisire e quindi detenere nel proprio portafoglio, forma di investimento delle banche. Le
azioni hanno una caratteristica particolare dal punto di vista del rischio di liquidità: questo
investimento non ha una propria scadenza ma è di natura permanente e che quindi viene
rimborsato solo nel momento stesso in cui la società della quale io detengo le azioni viene
liquidata (quindi termina la propria missione imprenditoriale). Gli azionisti ottengono una
quota parte del residuo della società una volta che si ha la liquidazioni dei beni. Questo
rappresenta anche un rischio di liquidità per la banca, non avendo l’investimento nella
propria scadenza la trasformazione di scadenze rispetto alle risorse ottenute dalla banca è
massima. Avrei il vincolo di restituire i depositi a vista quando ho delle azioni di cui non viene
ancora restituito il controvalore (solo quando la società va ad estinzione), oppure posso
vendere la liquidità dell'azione sul mercato cercando un compratore se essa è trasferibile, la
ricerca di un compratore in un determinato momento mi espone laddove fossi costretto per
motivi di liquidità al rischio di dover accontentarmi di un prezzo che non è particolarmente
soddisfacente = rischio di credito nel trovare un acquirente ad un prezzo basso rispetto a
quello che ho sostenuto nel momento dell’acquisto.
L’investimento azionario può avvenire secondo due direttrici, le banche possono
investire in azioni di altre società che svolgono attività finanziaria oppure possono
investire in azioni di società che non svolgono attività finanziaria.
Storicamente dopo la legge bancaria del 36/38 che aveva visto l’abbandono della banca
mista, la possibilità delle banche di investire in azioni non finanziarie era stata drasticamente
ridotta, sostanzialmente per le aziende di credito (breve termine) era stata esclusa. Era
stata impedita questa possibilità perché non si voleva che questi soggetti avessero una
trasformazione delle scadenze e dei rischi oltre il breve termine (le azioni per loro natura
sono oltre il breve termine, ovvero 18 mesi).
Per le azioni di società finanziarie l’autorità di vigilanza tendeva ad acconsentire questo
investimento perché rappresentava un ampliamento dell'operatività della banca stessa:
investimento che le banche iniziarono a fare in quelle società che negli anni 70/80 iniziavano
ad operare nel sistema finanziario (leasing, factoring, imprese di investimento…). Un
primo modello poteva essere quello di allargare la propria operatività a livello individuale
svolgendo queste attività in modo accessorio rispetto a quelle tradizionali che la banca già
svolgeva, soluzione che temporalmente si sviluppò successivamente - la prima soluzione
invece delle banche negli anni 70/80/90 fu quella di acquisire partecipazioni, inglobare se
non addirittura costituire delle società che svolgessero queste attività =costituire una
società di leasing della quale a volte ha 100% del patrimonio azionario oppure comprare le
azioni di una società di leasing già esistente.
Si va ad invidiare quello che chiamiamo gruppo bancario = rappresentato in questa prima
configurazione da una banca che fa da capogruppo, detiene le partecipazioni di altre
società finanziarie, che svolgono attività finanziarie accessorie rispetto a quelle
tradizionali della banca.
Le azioni che la banca ha nel proprio portafoglio di queste società finanziarie hanno una
disciplina diversa dalle partecipazioni in imprese non finanziarie (vietate fino al 1992,
quando si sostituisce la legge del 36/38 con il TUB del 93: disciplina più organica che
ancora fa leva sul patrimonio, i fondi propri rappresentano il presidio fondamentale
della disciplina della partecipazioni).
Due direttrici: abbiamo un limite generale e poi limiti specifici a seconda delle partecipazioni.
La disciplina delle partecipazioni in imprese finanziarie è più larga rispetto a quelle non
finanziarie, logica di continuità rispetto al passato. Favor dettato dal fatto che l’attività
finanziaria rispetto a quella bancaria pone meno rischi di contaminazione nel settore, il tema
dei rischi viene trattato in modo individuale.
Favore che si ripercuote anche nella capacità della banca di partecipare in imprese
finanziarie, creandosi un gruppo bancario.
Esempio classico è quello delle partecipazioni in società che gestiscono i sistemi informatici
della banca, società strumentali rispetto all’attività finanziaria.
LEZIONE 13
Vigilanza informativa
Informazioni per il mercato
Terzo pilastro Basilea 2 e Basilea 3 = accordo internazionale a cui partecipano le autorità
di vigilanza dei paesi più importanti a livello mondiale.
Il numero rappresenta la successione temporale di questi accordi. Hanno introdotto questo
ulteriore pilastro, insieme di regole che assistono la vigilanza sulle banche con uno
strumento di carattere informativo, si ritiene che la vigilanza delle banche possa essere più
efficace nel momento stesso in cui le banche sono tenute a informare il pubblico, il mercato
su una serie di aspetti che riguardano la gestione della banca stessa: informazioni che
potrebbero rendere edotto il pubblico alle caratteristiche di rischio della gestione
dell'intermediario e riguardo alle caratteristiche di sana e prudente gestione
dell’intermediario in generale.
Tra i dati che vengono forniti abbiamo:
- Adeguatezza patrimoniale (informazioni di carattere prudenziale)
- Esposizione ai rischi “
- Politiche remunerative (anche queste incidono sull’esposizione al rischio della
banca stessa, quanto più queste politiche sono aggressive = premiano
l’assunzione dei rischi da parte dei manager, quanto più l’impresa è esposta al
rischio)
- Utile/perdita ante imposte (informativa funzionale all’efficienza, se l’intermediario
fa profitto)
- Imposte “
- Contributi pubblici ricevuti (le banche che hanno ricevuto dei contributi pubblici a
sostegno della propria gestione devono informare il pubblico circa questa
circostanza, perché la ricezione di contributi pubblici è significativa di una situazione
di maggiore incertezza sulle sorti della banca)
Vigilanza ispettiva
Possibilità che l’autorità di vigilanza possa entrare nel merito delle decisioni del singolo
intermediario addirittura entrando nei locali della banca, nelle procedure della banca
andando a controllare nel concreto l’operatività della banca stessa. Autorità che interviene
coattivamente, sia a livello di filiali sul territorio sia a livello di direzione generale per avere
accesso alle attività della banca stessa. Le ispezioni possono avere un carattere mirato o a
spettro esteso.
Ispezioni mirate o a spettro esteso Le prime vengono condotte quando si vuole verificare
particolari aspetti della gestione, per esempio delle verifiche sull’adempimento degli obblighi
antiriciclaggio; le seconde possono essere condotte anche generali, l’autorità di vigilanza
inizia una sorta di percorso a tappeto, partendo dalla governance della banca andando a
verificare le varie attività (concessione crediti, rispetto dei coefficienti patrimoniali, gestione
dei rischi…).
Poteri particolari, pubblici ufficiali delle pubbliche funzioni che quindi possono accedere e
in modo coattivo, l’eventuale ostacolo alle funzioni ispettive può essere sanzionato
penalmente.
Ripartizione delle competenze:la BCE è competente per le banche significative e banca
d’Italia invece è competente per le realtà più piccole. Anche nei confronti delle realtà più
grandi di solito abbiamo dei team misti, con esponenti della banca d’Italia, di supporto a
quelli della BCE.
Vigilanza consolidata
Recuperiamo il concetto di gruppo bancario: le attività finanziarie possono essere esercitate
o direttamente dalla banca ovvero mediante partecipazioni su società finanziarie che
esercitano specifiche attività (attività accessorie o attività funzionali ai servizi della banca).
Risponde all’esigenza di adeguare i controlli alla struttura organizzativa prescelta dalla
banca (gruppo bancario vs banca universale) = adattare gli strumenti di vigilanza visti
precedentemente ad una configurazione dell’attività suddivisa in gruppi, in più entità. Questo
rende la vigilanza efficiente ed economica. Si ha interesse a valutare la situazione
complessiva e non il singolo soggetto, stabilità ed efficienza del gruppo e non del singolo
soggetto. Gruppo collegato mediante meccanismi partecipativi.
Da chi è composto il Gruppo bancario 1. Capogruppo: banca o società finanziaria o
società di partecipazione finanziaria mista 2. Componenti del gruppo: banche, società
finanziarie, società strumentali controllate dalla capogruppo
Le componenti assicurative non fanno parte del gruppo bancario ma di un’altra struttura:
Conglomerato finanziario (GRUPPO BANCARIO ALLARGATO ALLE COMPONENTI
ASSICURATIVE) - 1.Capogruppo: società di partecipazione finanziaria mista 2. Componenti
del conglomerato: banche, imprese di investimento, società strumentali, imprese
assicurative
Il nostro modello di vigilanza è misto, in questo senso le imprese assicurative tendono ad
essere un po’ staccate rispetto al mondo finanziario, hanno delle regole di vigilanza distinte
ma sempre più spesso i gruppi bancari hanno delle componenti assicurative (partecipazioni
in assicurazioni) e quindi il regolatore ha creato la struttura del conglomerato finanziario.
I poteri dell’autorità di vigilanza sono però diversi, sono più intensi nei confronti dei soggetti
compresi nel gruppo bancario e meno invasivi nei confronti dei soggetti del conglomerato
finanziario, risentono di questa configurazione istituzionale (banca d’Italia e BCE) leader.
La vigilanza consolidata lavora in una logica di collaborazione tra l’autorità di vigilanza e la
capogruppo. La capogruppo viene responsabilizzata per trasmettere, diffondere le
indicazioni dell’autorità di vigilanza che sono fatte alla capogruppo stessa. La capogruppo è
soggetta ai controlli di vigilanza informativa, regolamentare e ispettiva. La capogruppo
esercita attività di direzione e coordinamento sulle componenti del gruppo, emanando
disposizioni per l’esecuzione delle istruzioni impartite da Banca d’Italia. Trasmissione
dall’alto verso il basso, a cascata.
C’è però un problema di competenze: nelle componenti del gruppo abbiamo anche dei
soggetti che non sono sotto la diretta competenza dell’autorità di vigilanza oppure dei
soggetti che non hanno natura finanziaria —> i poteri non possono essere esercitati nello
stesso modo e misura, i poteri di vigilanza informativa sono esercitabili anche nei loro
confronti, quelli ispettivi no. La vigilanza ispettiva può arrivare solo alle componenti di
carattere bancario. Difficoltà che non si porrebbe con un modello di banca universale che
non agisce tramite altre componenti ma esercitando tutte le attività al suo interno. L’attività
di gestione collettiva del risparmio è l’unica che non è esercitabile direttamente da
una banca e ovviamente le attività assicurative, devono essere esercitate
necessariamente in un modello di gruppo.
Stile di regolazione
Argomento che può essere allargato ad altre attività regolate (attività economiche che sono
sottoposte a regolazioni speciali). Quando parliamo dello stile di regolazione facciamo
riferimento al modo con cui sono formulate le regole, le norme, le disposizioni. La distinzione
che possiamo fare è tra regole fisse e regole discrezionali, nella regolazione bancaria esse
convincono:
-Sistema a regole fisse (rules-based regulation) in altri casi definite come regole: adatte in
ambienti strutturalmente stabili o poco instabili. Danno un contenuto puntuale
dell’obbligo, un precetto. Il legislatore ha già deciso per me (non passare con il rosso in
strada: l’autorità amministrativa deve solo accertare che il conducente rispetti la scelta del
legislatore, l’autorità giudiziaria con poca discrezionalità verifica con una prova adeguata il
rispetto della regola). Nel contesto delle regole finanziarie vediamo un precetto per esempio
quello del coefficiente patrimoniale (8%).
-Sistema a regole discrezionali (principles-based regulation “pura”) in altri casi definite
come principi o clausole generali: pensiamo alla guida pericolosa, la discrezionalità
dell’agente accertatore è più ampia, vuol dire andare troppo forte rispetto alle circostanze di
traffico? Regola, disposizione, principio, clausola generale perché abbiamo un contenuto
che deve essere valutato: cosa vuol dire pericoloso? Termine di carattere generale, non
immediatamente esplicativo e puntuale. C‘è necessità di un’integrazione valutativa per fare
diventare la regola cogente, nel caso concreto. Adattare la regola al caso concreto. Può
cambiare nel tempo e nel luogo.
Vediamo nel contesto finanziario regole che possono essere riconnesse a dei principi:
adeguatezza organizzativa, gestione sana e prudente (regola che ha bisogno di
un’integrazione valutativa, cosa si intende per sana e cosa si intende per prudente).
Pro e contro di un precetto e di un principio: (1) nel caso del precetto è più facile accertare
l‘infrazione ed è più semplice capire che comportamento devo tenere, valutazione che il
precetto non mi chiede di fare - svantaggio è che è fisso, immutabile rispetto al contesto,
non tiene conto delle circostanze di tempo e spazio*; (2) le regole discrezionali sono più
adatti ad ambienti instabili e dinamici - il contro è che necessita di integrazione valutativa
che fisiologicamente rende più incerto il cosa fare.
*Esempio del rosso che diventa giallo lampeggiante di notte perché il contesto cambia.
Le clausole generali sono adatte in ambienti dinamici e/o instabili, possibili fonti di
distorsione nei meccanismi di mercato a causa di ritardi od inefficienze delle autorità o a
ragione di scelte di politica economica che esulano dalle finalità di vigilanza. Si perde in
termini di certezza del diritto e quindi si affida la risoluzione del caso concreto prima
all’autorità di vigilanza e poi nel caso al giudice.
LEZIONE 14
Il legislatore elabora delle norme di principio e a volte delle norme precetto, queste ultime le
elabora laddove la scelta degli interessi sia stabile, chiara, evidente.
Regole molto desiderabili ai fini della certezza del diritto (pro), fa capire con certezza il
desiderio del regolatore, hanno il contro di essere adatte in un contesto particolarmente
stabile e soprattutto laddove l’interesse non va a dover essere bilanciato con altri
interessi.
Il sistema a regole discrezionali ha come contro quello che è l’altra faccia della regola
rigida, quindi l’incertezza del diritto, sia il soggetto regolato sia l’autorità di regolazione deve
riempire di contenuto questo principio, declinandolo.
Spesso lo stile di regolazione che noi avvertiamo nella regolazione finanziaria è una sorta
di sistema misto, nel quale troviamo alcune regole fisse, principi fondamentali e regole a
carattere discrezionale.
-Sistema misto (principles-based regulation “corretta”): regole fisse a difesa di principi
fondamentali e regole a carattere moderatamente discrezionale per favorire l’integrazione
dei mercati sovranazionali ed accompagnare il dinamismo del sistema.
Bisogna cercare di contemperare più esigenze, avere certezza del diritto e al contempo dare
la possibilità all'autorità di adattare la regola in varie situazioni, per difendere alcuni principi
particolarmente importanti ma allo stesso tempo lasciare all’autorità la possibilità di rendere
la regola più duttile al contesto nel quale l’autorità regola. Le norme di principio consentono
questa permeabilità. Regole discrezionali che a volte si legavano anche ai desideri della
politica. Limitando la discrezionalità si consente ora al regolatore di indirizzare meglio le
regole per la conformazione del mercato e secondo i principi della comunità europea.