Analisi Di Bilancio

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ANALISI DI BILANCIO

Rivedere bene file16, specialmente su società controllata e controllante

L'ANALISI DI BILANCIO mira a comprendere la gestione economica, finanziaria e patrimoniale


di un'azienda tramite lo studio del bilancio di esercizio. Il bilancio assume una funzione
informativa verso l’esterno.

Esistono due tipi di bilanci:

• Il bilancio per uso interno viene redatto al fine di analizzare alcune considerazioni
interne all'aziende, e può riguardare anche solo alcune attività, e viene utilizzato
prettamente dagli amministratori a fini valutativi. Può assumere le forme e contenuti
più disparati.

• Il bilancio svolto per esterno (bilancio pubblico), è redatto in maniera standard


secondo norme e regole civili, ed è rivolto ai soci, ai finanziatori, ai fornitori, ed anche ai
dipendenti per capire in che tipo di azienda operano, se è un'azienda più o meno
stabile.
La scrittura del bilancio pubblico deve essere sottratta alla discrezionalità degli amministratori.
Tutti i bilanci devono sottostare alle stesse norme.
I soggetti esterni all'azienda sono chiamati STAKEHOLDER (anche i soci), che sono interessati
alla situazione aziendale. I bilanci rivolti per l'esterno sono bilanci completi, e non parziali,
ovvero non trattano specifici settori, come avviene invece per bilanci interni. Attraverso il
bilancio le società di capitali comunicano i risultati della gestione. Anche nel campo delle
azioni, ogni azionista, piccolo che sia, ha il diritto per mezzo del bilancio di aver conto
dell’andamento della società di capitale. È il biglietto da visita per ogni ente finanziatore.
Anche i clienti fornitori poiché pagato a n giorni dalla consegna ha diritto di sapere a chi sto
consegnando. L’affidabilità la ottiene col bilancio.

LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Il bilancio di cui ci occuperemo è il bilancio pubblico, e le modalità di redazione del bilancio


sono standard e contenute all'interno del codice civile, precisamente in quella parte del
codice civile che si occupa del diritto societario (dall'art 2423 al 2435bis). La prassi contabile è
rappresentata dall’Organismo Italiano di Contabilità (OIC).

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il riferimento normativo per il bilancio d’esercizio è costituito dal Codice Civile, libro V (del
lavoro), titolo V (delle società), capo V (delle società per azioni), sezione IX (del bilancio), artt.
2423-2435ter (di cui al decreto legislativo n.139 del 18 agosto 2015 che ha recepito la direttiva
UE n.34 del 2013
la direttiva 34/2013/UE ha abrogato le precedenti direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE (IV e VII
direttiva) per la parte relativa alla disciplina del bilancio d’esercizio e di quello consolidato per
le società di capitali e gli altri soggetti individuati dalla legge, nel contempo ha apportato
innovazioni all’ordinamento contabile europeo, con l’obiettivo di arrivare a una vera e propria
armonizzazione dei bilanci

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d’esercizio

Del bilancio esterno ne individuiamo tre varianti:

• bilancio d'esercizio è l'insieme delle attività dal punto di vista patrimoniale, economico
e finanziario;

• bilancio sociale racconta l’impegno dell’azienda per la società, per la collettività;


• il bilancio sociale fornisce alle varie categorie di soggetti, sia interni che esterni, le
necessarie informazioni (volontarie) sugli orientamenti e gli impegni sociali di
un’impresa, le attività svolte per soddisfare esigenze sociali e i risultati ottenuti.
• esso trae origine dal carattere sociale di un’azienda e dalla sua responsabilità sociale
che le impone di tenere un comportamento il più possibile attento al rispetto ed al
soddisfacimento dei valori umani.
• bilancio ambientale per aziende che hanno un forte impatto ambientale, ad esempio
per aziende produttrici di prodotti inquinanti;
• il bilancio ambientale concentra la sua attenzione su un particolare aspetto sociale
dell’attività d’impresa: le ricadute sull’ambiente naturale. Inquinamento e degrado ambientale,
infatti, sono output indesiderati della produzione realizzata.
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• al bilancio ambientale è affidato il compito di informare il pubblico sull’inquinamento prodotto
dall’impresa, sulle politiche ambientali perseguite per ridurre le emissioni e sulle azioni intraprese per
portare avanti tale politica, sugli obiettivi raggiunti in tema di tutela del patrimonio naturale
(informazioni volontarie)

Il sistema di bilanci fornisce informazioni ai stakeholder relativi a quello che è lo sviluppo


economico perseguito dall'azienda.

Noi studiamo il BILANCIO DI ESERCIZIO.

BILANCIO D’ESERCIZIO

Il bilancio d’esercizio è uno strumento di conoscenza della situazione patrimoniale, finanziaria e


reddituale delle società:

• Situazione PATRIMONIALE attiene alla capacità dell'azienda (i beni) di far fronte a impegni
di breve e/o di lungo periodo attraverso quelli che sono le disponibilità dell'azienda
stessa; si fa riferimento ad attività e passività. Ingloba molto volgarmente anche a quanti
soldi i ci sono sul conto.

• Situazione FINANZIARIA dell'azienda riguarda l’uscita e l’entrata monetaria;

• Situazione ECONOMIA (o REDDITUALE) è l'equilibrio che riguarda i costi e i ricavi.

*ESISTE UNA GROSSA DIFFERENZA TRA LA SITUAZIONE FINANZIARIA E QUELLA ECONOMICA.

Il COSTO è la transazione dell'acquisto di un bene o servizio, e potrebbe corrispondere ad


un'uscita monetaria.

Quindi ci sono casi in cui si acquistano beni o servizi che non si pagano al momento della
transazione; questo accordo si chiama DILAZIONE DI PAGAMENTO, ovvero il pagamento è
posticipato alla transazione di acquisto.

Stesso discorso per il RICAVO.

COSTI & RICAVI, USCITE & ENTRATE MONETARIE sono un problema per l'azienda. Bisogna far
attenzione a che esista un equilibrio tra la situazione economica (costi e ricavi) e la situazione
finanziaria (entrate ed uscite).

Il bilancio di esercizio è costituito da tre documenti (sono obbligatori):

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• lo stato patrimoniale attiene ad un equilibrio tra attività (investimenti) e passività
(finanziamenti); fotografato in un istante preciso che per convenzione è il 31 dicembre, che
segna il termine del periodo amministrativo.

• il conto economico o situazione reddituale, è il risultato economico ovvero l'equilibrio tra


costi e ricavi: molto volgarmente ingloba il concetto di mensilità, quali sono i ricavi. Nel
campo di una società ci si riferisce al fatturato di una società. Non è una fotografia ma
tutto ciò che è accaduto dal 1° gennaio al 31 dicembre.

• Il rendiconto finanziario, che presenta le variazioni, positive o negative, delle


disponibilità liquide avvenute in un determinato esercizio; tra il 31 dicembre di
un anno e il 31 dicembre dell’anno prima. Voglio capire come si generano le
variazioni, ovvero voglio ricostruire tutte le variazioni che hanno prodotto quella
variazione di liquidità. È un documento che chiude l’aspetto della relazione
economico-finanziaria dell’impresa. Posso farlo in due modi. Modo diretto, rilevo
tutte le variazioni nel mio conto corrente. Ovvero prendo tutti gli estratti conto e
faccio tutti i calcoli di entrate e uscite per giustificare la variazione di liquidità
rispetto l’anno prima.
Oppure lo faccio attraverso il bilancio, ovvero conto economico e stato patrimoniale.
Questo è il modo con cui noi ricostruiamo la variazione di liquidità fra 1° gennaio e 31
Dicembre. #vedi slide, a partire da art 2425 ter#. Il rendiconto finanziario mi spiega i
flussi finanziari, ovvero DA DOVE SONO NATE LE VARIAZIONI FINANZIARIE CHE HANNO
PORTATO ALLA DIFFERENZA FRA LE LIQUIDITA’ FRA ANNO IN CORSO E QUELLO
PRECEDENTE. Questa è la differenza con lo stato patrimoniale. Il lettore capisce da qui
da dove si è generata la variazione della liquidità, i cui flussi finanziari possono derivare
da attività operativa, di investimento, disinvestimento o finanziamento.
I flussi finanziari rappresentano un aumento o diminuzione delle disponibilità liquide.
La somma algebrica dei flussi finanziari di ciascuna categoria rappresenta la variazione
netta (incremento o decremento) delle disponibilità liquide avvenuta nel corso
dell’esercizio.
Le disponibilità liquide sono rappresentate dai depositi bancari e postali, dagli assegni
e dal denaro e valori in cassa anche in valuta estera.
Vedi le definizioni di attività operativa, investimento e finanziamento ( slide)
vedi metodi diretto e indiretto.
Le plusvalenze vanno considerate una volta sola , specie nelle operazioni di
investimento e finanziamento.

• la nota integrativa contiene informazioni aggiuntive. E’ un documento a se stante, ed ha il


compito di andare a integrare, raccontare alcune scelte, modifiche, che sono state fatte
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all’interno del bilancio. Fornisce una serie di informazioni senza le quali non si
comprenderebbero i 3 prospetti di documento precedenti. È una parte fondamentale che
serve a capire come si legge un bilancio. #vedi slide , art 2426 criteri di valutazione#

Inoltre, viene rilasciato un altro documento “informazioni sulla gestione” che riguarda lo sviluppo
dell’azienda.

Il bilancio viene redatto al termine di ogni esercizio. Un esercizio va dal 1° gennaio al 31 dicembre.
I bilanci si redigono da gennaio ad aprile dell’esercizio successivo, e devono essere depositati
entro il 31 luglio. È presentato agli azionisti fra la fine di aprile e gli inizi di maggio.

IL SISTEMA DEI BILANCI


• bilancio di esercizio, bilancio sociale e bilancio ambientale vengono a comporre il sistema dei
bilanci al quale è attribuito il compito di informare come l’impresa opera nell’interesse di tutta la
collettività (corporate social responsibility).
• il sistema dei bilanci ragguaglia sulla sostenibilità dello sviluppo economico perseguito
dall’impresa: uno sviluppo che tenga conto dei bisogni delle attuali generazioni evitando di
pregiudicare la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro.

il bilancio d’esercizio come quadro fedele


• il principio generale che ispira le singole norme e vincola il
redattore del bilancio nella sua interpretazione, è la clausola del
quadro fedele (true and fair view), la quale indica come obiettivo
della redazione del bilancio la rappresentazione veritiera e
corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale
della società.
• a tale clausola sono ispirate :
✓ la richiesta di informazioni complementari (art. 2423 c.c., comma 3);
✓ l’obbligo di deroga (art. 2423 c.c., comma 4);
✓ la richiesta di redazione della nota integrativa e del rendiconto finanziario
quali componenti inscindibili del bilancio (art. 2423 c.c., comma 1; art. 2425
ter c.c., art. 2427 c.c.);
✓ schemi di bilancio per lo stato patrimoniale ed il conto economico (artt.
2424, 2425 c.c.) rigidi;
✓ la disciplina ampia ed organica dei criteri di valutazione (art. 2426 c.c.).

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Art 2423
Integrare con slide 16

“Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal
conto economico e dalla nota integrativa.”

Il bilancio deve essere:


• CHIARO: deve essere trasparente e comprensibile, ovvero si devono capire senza
ambiguità la natura, il contenuto delle varie voci ed anche i criteri per determinarne il
valore; l’amministratore deve rispettare gli schemi di bilancio predisposti.

• VERITIERO: chi redige il bilancio deve farlo con coscienza, rappresentando la situazione
reale dell'azienda. Un ente atto al controllo, la finanza, deve arrivare allo stesso risultato
dei valori contenuti nel bilancio, pena una sanzione; potrebbero esserci verità tuttavia
soggettive a partire da metodi di stima soggettivi.

• CORRETTO: dal punto di vista tecnico la redazione del bilancio deve seguire le norme del
codice civile e la prassi contabile formulate dall’organismo contabili. Dal punto di vista
comportamentale, chi redige un bilancio deve comprendere le norme che lo
caratterizzano, agendo in buona fede ed in modo leale.

Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una
rappresentazione chiara, veritiera e corretta, si devono fornire delle informazioni
complementari necessarie allo scopo.

Non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e


informativa quando la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione
veritiera e corretta. Rimangono fermi gli obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture
contabili. Le società illustrano nella nota integrativa i criteri con i quali hanno dato attuazione alla
presente disposizione.

Eventuali variazioni del bilancio (aumenti o riduzioni del capitale sociale, distribuzioni di riserve,
copertura di perdite, attribuzioni dell’utile a riserva, fenomeni di rivalutazione monetaria o
economica) possono comportare delle variazioni nel risultato, e fornire delle informazioni che non
sono veritiere e corrette. La nota integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l'influenza
sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico.

La redazione del bilancio può non essere effettuata quando sussistono le seguenti condizioni:

• si tratta di un caso eccezionale, non normalmente previsto dal codice civile;

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• quando è necessario rappresentare la redazione in maniera veritiera e corretta (il redattore
in coscienza non si sente che la rappresentazione secondo principio genera una situazione
comprensibile, ed è obbligato a derogare).

Ogni qual volta si deroga è obbligatorio motivarne la scelta, specificando l’effetto che si avrebbe
avuto sul bilancio ed il risultato d’esercizio se la deroga non fosse stata effettuata (prima e dopo la
deroga).

Qualora la deroga che si apporta abbia generato un utile, questo utile non può essere distribuito
tra i soci, ma verrà accantonato nella RISERVA DEGLI UTILI NON DISTRIBUIBILI, fin quando la
motivazione per la quale è stata fatta l’operazione non decade.
Art 2423bis
Principi di redazione del bilancio

Integrare con file 16

Nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi:

• PRUDENZA: se si presume di avere dei ricavi, ma materialmente mai avuti, non devono
essere iscritti in bilancio; nel caso si prevedono delle perdite, anche se non avute
vengono scritte nel bilancio; quindi, si è prudenti segnalando delle intuizioni in termini
di perdite e non in termini di guadagno; il legislatore prevede quindi di non registrare gli
utili attesi diversamente dalle perdite, da acclarare anche se solo probabili .
Ai fini dell’individuazione delle perdite (anche presunte) da inserire in bilancio è necessario prendere in
considerazione quegli accadimenti che manifesteranno i loro effetti anche nella gestione futura, purché tali fatti
siano già in essere alla data di chiusura dell’esercizio.

• PROSPETTIVA DELLA CONTINUAZIONE DELL'ATTIVITÀ: la redazione del bilancio


presuppone lo scopo di chi lo dirige di continuare l’attività stessa, perché coesistono
una serie di investimenti che sono pluriennali;

• si devono tener presente in un esercizio di eventuali rischi o perdite avvenuti durante


un esercizio precedente;

• gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati
separatamente;

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Art 2423bis (continuo)
PRUDENZA

Chi redige il bilancio deve assumere un comportamento di prudenza, ovvero deve evitare
di fare assunzioni arbitrarie, quando decide come valutare le voci, e come attribuire i vari
valori alle diverse voci.

Gli utili attesi, ma non ancora realizzati, non devono essere iscritti nel bilancio. Le perdite
ipotizzate, ma non ancora verificate, devono essere iscritti nel bilancio.

CONTINUAZIONE DELL’ATTIVITA’

Il redattore deve utilizzare un criterio di analisi di funzionamento, ovvero deve analizzare le


voci avente lo scopo di far sì che la vita aziendale abbia una continuazione. NON deve fare
analisi nell’ottica del fallimento, della chiusura, del liquidamento. Il criterio per la
continuazione dell’attività deve essere fatto dunque considerando la prospettiva che serve
per svolgere l’attività. Il criterio è dunque quello del funzionamento e non della liquidità.

Se si prospetta il fallimento in questo caso non si redigeranno i criteri di funzionamento ma


bensì i criteri di liquidazione. I criteri di liquidazione vengono utilizzati solo nel caso in cui
l’impresa cessa di svolgere la propria attività

#integrare slide mancante da slide nuove#

COMPETENZA ECONOMICA

È importante definire, in maniera definita e chiara, quelli che sono i costi e i ricavi di un
esercizio durante l’anno indipendentemente dalla manifestazione finanziaria effettiva.

• Si tiene conto del principio di competenza economico e non finanziario. Non si tiene
conto dell’effettiva percezione di flusso entrate/uscite, ma di costo/ ricavo che
vanno assegnati all’esercizio in cui le operazioni generatrici degli stessi si realizzano,
indipendentemente dalla loro manifestazione numeraria o finanziaria.

CONTINUITA’ DI APPLICAZIONE E VALUTAZIONE SEPARATA

La continuità d’applicazione afferma che i criteri di valutazione non possono essere modificati
da un esercizio ed un altro, tranne in casi eccezionali, e quando ciò avviene bisogna annotare
nella Nota Integrativa eventuali modifiche apportate, le motivazioni e le conseguenze delle
modifiche (utili e perdite).

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Tutte le modifiche influenzano il risultato della funzione. Un dato non aggiornato, o un calcolo
sbagliato, cambia l’analisi, l’interpretazione dei dati che si può avere di un’azienda.

Il legislatore cerca di vincolare il comportamento in modo tale che la redazione dei bilanci
avvenga in maniera standard anche per motivi di confronto, per evitare eventuali omissioni
fraudolente.

Inoltre è vietata l’aggregazione delle voci (DIVIETO DI COMPENSAZIONE TRA ATTIVI E PASSIVI),
bensì è richiesta una valutazione separata degli elementi eterogenei, per non perdere delle
informazioni. E’ possibile compensare solo per voci specifiche.

I criteri di valutazione inoltre non possono essere modificati da un esercizio a un altro. Se per un oggetto
ipotizzo un determinato ammortamento annuale non posso di anno in anno variare il criterio di valutazione
e se anziché considerare il costo storico voglio considerare il prezzo attuale a parità di tutto ciò che accade
la modifica del criterio produrrebbe di per sé un utile. A fronte di questo rischio il legislatore impone
l’impossibilità di cambiare criterio da un esercizio a un altro. Ciò serve naturalmente per evitare di falsare i
bilanci. Ci sono tuttavia deroghe a casi eccezionali, con nota integrativa che motivi la deroga. Si nota come
qualvolta ci sono deroghe, la nota integrativa deve contenere le informazioni di ciò che è accaduto.
2423 TER SP E CE

Quinto comma: il confronto fra le voci mostra la variazione fra un anno e un altro quando
le voci sono comparabili

Sesto comma: si deve avere la perfetta fotografia per il partito di avere e il partito di dare.

OBBLIGATORIETA’ DEGLI SCHEMI DI BILANCI

Il legislatore specifica che lo schema del bilancio è obbligatorio, e che non può essere
modificato fino ad un certo livello.

Per lo stato patrimoniale si usa una struttura a SEZIONI CONTRAPPOSTE, ovvero vengono
confrontate le due parti dello stato patrimoniale: attivi e passivi.

Per il conto economico, che è in forma SCALARE, si parte da una macro-voce “Valore della
produzione” (ricavi e perdite dalle prestazioni), dal quale vengono sottratte tutte le voci di
costi, fino ad arrivare al risultato dell’Esercizio.

Il bilancio viene redatto (per entrambi i documenti) in uno schema che è fissato, costituito
da macro-classi, che a loro volta sono costituite da classi più piccole e che a loro volta sono
costituite dalle singole voci dei singoli costi, dei singoli ricavi, finanziamento, investimento.

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Stato patrimoniale: schema di sintesi

È uno schema contrapposto.

Nell’attivo sono contenuti tutti gli investimenti che l’impresa ha effettuato.

Nel passivo sono contenuti tutte le fonti di finanziamento.

Il criterio che si utilizza per la classificazione delle voci all’interno dell’attivo dello stato
patrimoniale è un criterio misto.

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Le macro-voci sono classificate con il criterio della destinazione, ed all’interno ci sono delle
voci classificate per liquidità.

le quote societarie rientrano nelle immobilizzazioni finanziarie.

RAPPRESENTA L’INSIEME DEGLI INVESTIMENTI DELL’AZIENDA.


A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
Sono crediti che l’impresa ha da parte dei soci che non hanno versato tutta la
quota.

B) Immobilizzazioni
Sono degli investimenti che l’impresa ha fatto a lungo periodo. Non si
rinnovano a differenza dell’attivo circolante. Si può investire:
• materiali (impianti, capannoni, terreni);

• immateriali (brevetti, marchi, ricerca e sviluppo);

• finanziariamente (partecipazione in altre imprese, acquisto quote di un’altra


società). Sono destinati a durare nel tempo oltre i 12 mesi. Strategicamente
chi acquista una quota azionaria lo fa per conservarla e farla maturare nel
tempo.

C) Attivo Circolante
Riguarda investimenti che sono destinati a tornare in forma liquida nel breve
periodo. (investimenti di breve periodo). Si rinnova, circola nei 12 mesi. Ad
esempio, le rimanenze di beni di un’azienda non sono sempre le stesse, bensì
si rinnovano. Il capitale circolante può essere:1) le rimanenze (materie prime,
semilavorati, prodotti finiti). 2) crediti. 3) attività finanziarie. Hanno orizzonte
entro i 12 mesi. 4) disponibilità liquide.
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D) Ratei e risconti

 ratei attivi sono i proventi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi


successivi (affitto capannone a terzi con pagamento posticipato al prossimo
esercizio, il provento si è già verificato poiché la società ha già dato in
dotazione il bene (affitto capannone) che verrà poi incassato
successivamente);

 Nel RATEO ATTIVO si tiene conto di entrate monetarie in esercizi futuri, ma i


ricavi sono iscritti nel bilancio dell’esercizio presente

 risconti attivi sono i costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma di


competenza di esercizi successivi (polizza assicurativa stipulata a giugno);

supponiamo che la società ha preso da qualcuno di noi un immobile con


obbligo di pagare trimestralmente anticipatamente. La società il 1 dicembre
paga dicembre gennaio e febbraio. Chiudendo il bilancio la società afferma di
aver anticipato gennaio e febbraio non di competenza però dell’esercizio di
quest’anno. Parliamo di un costo sostenuto entro la chiusura di un esercizio
ma di competenza di un esercizio successivo. È come se avessi un credito di
cui non ho ancora goduto. Ricordiamo non c’è un criterio di competenza
finanziaria ma economico, dove costi e ricavi o sono dell’esercizio o non
sono dell’esercizio

 Nel RISCONTO ATTIVO si tiene conto di costi che verranno iscritti nel
bilancio in esercizi futuri, ma l’uscita monetaria già è avvenuta.

>> NEL DETTAGLIO - ATTIVO

CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI

Accoglie i crediti della società nei confronti degli azionisti e dei sottoscrittori di
capitale per i versamenti non ancora effettuati.

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Qualora non avessero versato parte di queste quote esiste questa voce, quindi
questa voce non compare in tutti i bilanci, ma solo in quelli i cui soci non hanno
versato tutto.

LE IMMOBILIZZAZIONI

Sono tutti gli elementi attivi del patrimonio, ovvero è il valore di tutti gli
investimenti di lungo periodo che l’impresa ha, e permangono in azienda per un
periodo superiore all’esercizio.

Le voci devono essere iscritte al netto delle rettifiche di valore, che per le
immobilizzazioni sono tipiche e principalmente costituite dai fondi di
ammortamento e dai fondi di svalutazioni.

AMMORTAMENTO: il processo di ammortamento è un processo contabile. Si


spalma il costo del bene acquistato su più esercizi, ciò perché si presuppone
che il bene acquistato cederà valore per più esercizi.

Acquistato un bene, non viene iscritto nel bilancio il totale del costo del bene,
ma si iscriverà una quota corrispondente al singolo anno, per il totale degli
anni per i quali il bene cederà valore (il pagamento non c’entra niente).

Ciò avviene per le immobilizzazioni materiali, immateriali, e finanziarie.

1) Immobilizzazioni immateriali (non tangibili): sono costi sostenuti dall’impresa per


beni o servizi per durata pluriennali (per più esercizi) (cede valore per un periodo
superiore all’esercizio).

Le immobilizzazioni immateriali comprendono:

Costi sostenuti per gli impianti e per l’ampliamento


dell’attività, sono spese relative al periodo iniziale della vita di
una azienda in cui vengono predisposte le strutture necessarie
al fine di raggiungere gli obiettivi strategici aziendali; si trattano
quindi di costi relativi ad imprese da poco costituite, la cui
attività di produzione o non ha avuto inizio o non ha prodotto
apprezzabili ricavi, ovvero sono costi che non riguardano un
singolo esercizio, ma sono costi che vengono sostenuti perché
l’intera impresa ne tragga un valore per un periodo superiore
all’anno.

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Costi di ricerca e sviluppo, e pubblicità, sono costi che vengono sostenuti per
l’innovazione, innovazione che si presuma duri per un periodo superiore a
quello di esercizio, e quindi rientra a far parte delle immobilizzazioni
materiali, altrimenti vanno inseriti nel conto economico.

Diritti di brevetto industriali, diritto di utilizzazione di opere per l’ingegno. I


diritti di brevetto industriale sono un insieme di studi ed esperienze, da
proteggere, aventi contenuto inventivo ed applicazione industriale, che
conducono all'ottenimento di un prodotto, una macchina, un processo di
lavorazione industriale purché essa dia immediati risultati industriali. Il diritto
di utilizzare questa conoscenza produrrà effetto negli anni in cui utilizzo la
conoscenza.

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I diritti di utilizzazione delle opere di ingegno sono diritti a pubblicare e ad
utilizzare economicamente in ogni forma o modo, per un determinato
periodo di tempo, le opere dell'ingegno di carattere creativo appartenenti alla
scienza, alla letteratura, alla musica, ed altri in qualunque ne sia il modo o la
forma di espressione.

Le concessioni sono atti emessi esclusivamente dalla Pubblica


Amministrazione che permettono a privati o enti pubblici di sfruttare beni
pubblici per un periodo pluriennale (per es. sfruttamento di cave e miniere,
occupazioni di suoli demaniali, ecc.) o di gestire servizi pubblici in condizioni
regolamentate (per es. telecomunicazioni, trasporti pubblici, autostrade,
acquedotti, parcheggi pubblici ecc.).

Le licenze sono cessioni da parte dell'autore o del detentore di un diritto ad


altro soggetto. Ad esempio, per conto di coca cola ottengo la licenza di
imbottigliare coca cola sotto corrispettivo per ogni prodotto venduto. Anche
questa è una immobilizzazione immateriale che si può ammortizzare in tot
anni.

I marchi sono il segno distintivo del prodotto (o servizio) fabbricato da una


certa impresa o della merce commercializzata dalla medesima; è possibile
trasferire un marchio senza cedere l'azienda o ramo di essa. Il simbolino ® sta
ad indicare un marchio registrato.

Non tutti i costi sono inseribili come investimento dell’attivo. Ad esempio, un canone non va
inserito tra i costi di investimento, ma è considerato un costo del conto economico. Un
investimento può essere la registrazione del marchio del brevetto. Un canone (qualsiasi)
annuo va inserito tra i costi del conto economico. Un canone che ha durata pluriennale, ma
che risulti essere anche un investimento, va inserito nell’investimento dell’attivo.

Avviamento
Riguarda una serie di condizioni di vantaggio che un’impresa già avviata ha rispetto
un’impresa che parte da zero. Un’azienda già avviata ha dei vantaggi:

• I clienti conoscono già l’azienda, anche nel caso di cambio gestione;


• I fornitori già conoscono l’azienda;
• Le banche sanno la storia dell’azienda, storia dell’andamento economico.

Ad un’impresa già avviata è riconosciuto un maggior valore rispetto ad una stessa


azienda, ma nuova. Il valore dell’avviamento è immateriale. Indica la potenzialità di
ricavo di una impresa che è, appunto, già avviata nel mondo del mercato

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Dal punto di vista contabile, l’avviamento può essere calcolato come la differenza tra il
capitale economico (capacità di produrre reddito nel futuro) e il capitale contabile
(ossia il patrimonio netto CN).

L’avviamento, o acquisto di un’impresa, è quindi un costo sostenuto come


investimento, ed è iscritto tra le immobilizzazioni immateriali solo quando sia stata
pagata una somma di acquisto dell’azienda.

L’avviamento NON è il costo che bisogna sostenere per far partire un’azienda,
l’avviamento è l’insieme delle condizioni di vantaggio che un’azienda già avviata ha
rispetto ad una che non è avviata, e questa voce compare solo dopo l’acquisto di
un’impresa già avviata.

#Definizione slide:

 avviamento – (quando un imprenditore vuole comprare un’azienda già avviata


deve pagarla di più di quanto pagherebbe se la crea da zero) il maggior valore
riconosciuto ad un’azienda già funzionante rispetto a quello che potrebbe essere
attribuito ad un’azienda identica ma nuova, dovuto alla maggiore redditività del
complesso produttivo già avviato: è evidente, infatti, come un’azienda già
avviata sia in grado di produrre redditi maggiori avendo già una propria
clientela, propri fornitori, condizioni tali da consentire di ottenere risultati
migliori rispetto ad un’impresa che si va ad immettere sul mercato e che deve
crearsi quindi il proprio spazio. Da un punto di vista meramente contabile
l’avviamento può essere calcolato come differenza tra il capitale economico
(calcolato in funzione della capacità dell’azienda di produrre reddito nel futuro)
e il capitale contabile (ossia il patrimonio netto). L’avviamento risulta iscritto tra
le immobilizzazioni immateriali solo quando sia stata pagata una somma a tale
titolo nell’acquisto dell’azienda;

Immobilizzazioni in corso e acconti

In questa voce sono comprese tutte quelle voci che ancora non sono state effettivamente
realizzate, ma che in qualche modo sono anticipate per la realizzazione o acquisizione di
un’immobilizzazione immateriale che non si è concluso. Nel bilancio verrà iscritto solo il
valore corrispondente alla parte dell’immobilizzazione ottenute.

Immobilizzazioni altro (purché rientri nelle immobilizzazioni immateriali)

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Il legislatore ha previsto questa voce residuale che può accogliere altre tipologie di beni
immateriali che potrebbero assumere una notevole importanza nella normale gestione
aziendale.
2) Immobilizzazioni materiali (fisiche):

Il valore di tutti i beni strumentali (impianti, terreni, macchinari) che hanno una
durata pluriennali.

Immobilizzazioni terreni e fabbricati

Contiene il valore di tutti i beni immobili. Ciò permette di verificare se l’azienda sta
in una zona di proprietà, o no.
Al valore corrispondente ai terreni, bisogna specificare la destinazione d’uso;
mentre al fabbricato bisogno specificare la tipologia.

Immobilizzazioni impianti e macchinari

Vengono iscritti sul bilancio il valore degli impianti e dei macchinari di proprietà
nell’azienda.

Immobilizzazioni industriali e commerciali

Si comprendono i mezzi tecnici, diversi dagli impianti, utilizzati per lo svolgimento di


attività industriali o commerciali.

Immobilizzazioni altri

Accoglie casi specifici che riguardano investimenti pluriennali di tipo materiali.

Immobilizzazioni in corso e acconti

In questa voce sono comprese tutte quelle voci che ancora non sono state
effettivamente realizzate, ma che in qualche modo sono anticipate per la
realizzazione o acquisizione di un’immobilizzazione materiale.

Concetto di ammortamento
I beni una volta comprati sono soggetti a utilizzo e usura e quindi cedono il loro valore
progressivamente nel tempo. se compro un auto a 10 k, potrei ipotizzare annualmente un
ammortamento di 1 k, fino a che non avrà valore 0 ammortizzata a 10 anni. Ammortizzata a 5 anni
avrà valore 5 k. A bilancio trovo sempre il valore netto ad ammortamento. L’ammortamento finisce

18
nei costi, significa che quando utilizzo un auto con ammortamento annuo di 1 k, questo k
rappresenta un costo imputato all’esercizio per aver utilizzato quell’auto. Un bene ripartisce il
proprio costo nei singoli esercizi in funzione del bene che cede la sua utilità nei singoli esercizi. Il
bene non brucia tutto il valore nel primo anno. Nel caso precedente il costo del bene nel singolo
anno di 1 k. Ogni ammortamento il bene assume un nuovo valore residuo o valore contabile al
netto dell’ammortamento.
Quando una tecnologia diventa obsoleta oltre all’ammortamento si parla anche di svalutazione, in
quanto non più funzionale ( criterio di funzionamento) all’esercizio dell’impresa.

L'esigibilità di un'immobilizzazione
si riferisce alla possibilità di convertire un'attività fisica dell'azienda, come ad
esempio una macchina, in liquidità. In altre parole, l'esigibilità indica la capacità di
vendere l'immobilizzazione in modo rapido e a un prezzo ragionevole.
L'esigibilità di un'immobilizzazione dipende da diversi fattori, come ad esempio la
domanda di mercato per il prodotto o il servizio che l'immobilizzazione produce, la
condizione fisica dell'immobilizzazione e la sua obsolescenza tecnologica.
In generale, le immobilizzazioni possono essere considerate più o meno esigibili in
base al loro grado di liquidità. Ad esempio, un immobile potrebbe essere
considerato meno esigibile rispetto a una macchina perché richiede più tempo e
risorse per essere venduto. D'altra parte, una macchina che produce un prodotto
obsoleto potrebbe essere meno esigibile rispetto a una macchina che produce un
prodotto in alta domanda.
L'esigibilità delle immobilizzazioni è un aspetto importante da considerare
nell'analisi finanziaria dell'azienda, in quanto influisce sulla sua capacità di far fronte
ai propri obblighi finanziari e sulla valutazione del valore dell'azienda stessa.

3) Immobilizzazioni finanziarie:
sono tutti gli investimenti di natura finanziaria anch’essi con durata pluriennale
(essendo immobilizzazioni, concetto di immobilizzazione).

Un’impresa può decidere di investire il suo capitale, anziché in brevetti o un terreno,


ma in partecipazioni (azionarie, quote di altre società).

Le partecipazioni assumono varie caratteristiche dal tipo di impresa a cui si fa


riferimento. Se l’impresa è:

 CONTROLLATA
Un’impresa è controllata se un’altra società detiene un numero sufficiente di voti
da influenzare la vita dell’impresa, oppure quando l’altra società mantiene
un’influenza dominante in forza di vincoli contrattuali, cioè pur non detenendo la
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maggioranza dei voti è contrattualmente stabilito che le decisioni vengono prese
in maniera congiunta.
Nel linguaggio comune significa che la % di azioni di una società da la possibilità
di decidere, di controllarla. Una società controllata specchia le decisioni di chi la
controlla, fa delle cose non spontaneamente ma di riflesso di chi le impone. Se
una società controllata mi fa un prestito non lo fa per convenienza ma perché
qualcuno la controlla e la impone di fare quel prestito.
Con il numero di azioni che ho riesco a influenzare significativamente le scelte di
una società.

 COLLEGATE
Quando l’altra impresa è in grado di esercitare un’influenza notevole (non
dominante, non decide) avendo il 10% dei voti della società quotata in borsa
oppure il 20% dei voti della società non quotata in borsa.
Ho una partecipazione azionaria che non mi consente di dominare ma di
influenzare.
 CONTROLLANTI
Una società si considera controllante quando controlla un’altra società. (opposto
di quella controllata)

È un impresa che mi controlla , ovvero una società ha un tal numero di azioni


mie da controllarmi.

CONTROLLO DELLE CONTROLLANTI

Ho una partecipazione in una impresa controllata dalla stessa società che


controlla me.

Oltre le partecipazioni devono essere iscritti anche i crediti (opposto del debito)
destinati ad essere durevolmente presenti nell’attivo dello stato patrimoniale. I
crediti li possiamo trovare anche nell’attivo circolante in funzione della durata.

Esistono due tipi di credito, crediti di prestito e crediti di regolamento.

Si ha il credito di prestito quando i flussi contrapposti sono entrambi


monetari (sono crediti che possiamo trovare sia nelle immobilizzazioni, sia
nell’attivo circolante, in funzione della durata).

Si ha il credito di regolamento quando non si è avuto ancora il flusso di


ricchezza monetaria in corrispondenza di un flusso di ricchezza reale. (sono
quindi di natura commerciale, e vanno iscritti nell’attivo circolante)

C’è anche la voce ALTRI TITOLI, ed in questa voce vanno indicati tutti i titoli
differenti da quelli precedenti, che l’impresa ha (titoli di stato, obbligazioni).
20
L’obbligazione è un titolo di credito emesso da una società o da un ente
pubblico, che attribuisce al possessore il diritto di rimborso del capitale più un
interesse. L’azienda, qualora non abbia più soldi liquidi, emette dei titoli in cui
ogni persona che sottoscrive l’obbligazione è tenuta a versare una quota
iniziale, e alla fine del periodo obbligazionale, che di norma dura 5 anni, gli
verrà corrisposto un capitale più un indennizzo.

In questo modo l’azienda ottiene liquidi istantanei, che dovrà restituire dopo
un certo periodo di tempo versando anche un interesse.

Azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale complessivo,


rientrano in questa voce le azioni proprie che le società ha acquistato nel
rispetto dei vincoli civilistici e che sono destinate ad una duratura presente
nel bilancio. Le azioni proprie sono azioni che vengono acquistate in proprio
dalla società emittente (un’azienda compra le obbligazioni).

ATTIVO CIRCOLANTE

Ci sono quei beni a breve ciclo di realizzo, che esauriscono la loro utilità nell’arco di
un anno, ovvero il redattore ritiene che ritornino in forma liquida, cioè che si
tramutano in soldi fisici, nell’arco di un anno solare.

21
Nell’attivo circolante abbiamo:

• RIMANENZE
Sono investimenti in beni materiali (giacenze) che l’azienda presuppone che
ritornano in forma liquida nell’arco dell’anno. L’inventario delle giacenze
viene fatto il 31/12 e viene iscritto nel bilancio il VALORE dei beni.

Possiamo avere rimanenze di:


o Materie prime e di consumo;

o Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;

o Prodotti finiti e merci


(sono beni non destinati ad una trasformazione, ma beni che vengono
acquistati per poi essere rivenduti);

o Lavori in corso su ordinazione (lavori non completati che facevano


parte di un’ordinazione, di solito di una gara d’appalto precedente.
Imprese che lavorano su ordine di un cliente).

o Acconti (anticipi versati per l’acquisto di materiali vari. La fine


dell’esercizio è il 31/12, ma l’azienda deve ripartire il 01/01, e non può
partire se non ha a disposizioni ciò che gli serve).

• CREDITI
Crediti di prestito e regolamento
Di regolamento, ovvero se vendo un bene ho nei confronti di chi acquista un
credito per la vendita di un determinato bene, nasce da una operazione di
compravendita per la quale nasce un credito a valle della erogazione della
compravendita. Si indicano non nelle immobilizzazioni finanziari bensì
nell’attivo patrimoniale.
Nelle immobilizzazioni finanziarie abbiamo quelli di prestito. Ovvero un prestito
col fine di avere la restituzione del credito tout court.
Nell’attivo circolante abbiamo quelli di regolamento.
Il legislatore vuole sapere a chi sono stati erogati questi crediti. si ha un credito di prestito
quando i flussi di ricchezza contrapposti in sede di scambio siano ambedue monetari.

Se il credito si presuppone restituito nell’arco dell’anno commerciale (nel


breve periodo), sarà inserito nel bilancio nella voce Crediti - Attivo Circolante.
Tra i crediti troviamo quelli:
o verso clienti o verso imprese controllate o verso imprese controllanti
22
 crediti tributari (si vanta un credito nei
confronti dello stato, si è pagato più tasse del
dovuto)
 imposte anticipate o verso altri

• ATTIVITÀ FINANZIARIE CHE NON COSTITUISCONO IMMOBILIZZAZIONE.


Sono tutte quelle partecipazioni, acquisti di titoli e azioni come le
immobilizzazioni finanziarie, ma sono titoli entro i 12 mesi (anno solare).
Sono investimenti non durevoli. Per queste non vi è natura strategica bensì
speculativa. Ad esempio, acquisire azioni per opportunità di breve periodo.
Troviamo:
o Partecipazioni in imprese controllate
o Partecipazioni in imprese collegate
o Partecipazioni in imprese controllanti
o Altri partecipazioni
o Azioni proprie
o Altri titoli
 DISPONIBILITÀ LIQUIDE
Sono le diponibilità effettive che un’impresa possiede su depositi bancari al
31/12 di ciascun anno, in cassa come liquidità, in cassa in termini di assegni o
altri valori, con le quali fa fronte ogni mese alcuni pagamenti che non può
derogare (stipendi operai, energia elettrica, ecc.).
Troviamo:

o Depositi bancari e postali

o Assegni

o Denaro e valori in cassa 


RATEI E RISCONTI Scritto su.

PASSIVO
RAPPRESENTA LE FONTI DEI FINANZIAMENTI DELL’AZIENDA PER FARE GLI
INVESTIMENTI NELL’ATTIVO.

A) Patrimonio netto

È costituito dal capitale che hanno versato i soci, dalle riserve, ed è la fonte
principale di finanziamento dell’azienda. La parte principale è detta capitale
sociale.
23
È detto capitale di rischio. Il capitale sociale potrebbe essere tutto versato o
in percentuale, con quello non versato comunque impegnato ad essere
integrato, versamenti ancora dovuti.

B) Fondi per rischi ed oneri

Sono fondi che l’impresa è obbligata ad avere sempre a disposizione.

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato (TFR)

L’azienda accantona dei piccoli fondi per ogni lavoratore dipendente che
corrisponderà al lavoratore dipendente alla fine del rapporto di lavoro. La
società accantona tali fondi in quanto maturati dai dipendenti per la loro
attività professionale nel corso del tempo.

D) DEBITI, CON SEPARATA INDICAZIONE

I debiti rappresentano la principale fonte di finanziamento. È il capitale di


terzi

E) RATEI E RISCONTI PASSIVI

 ratei passivi sono i costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi


successivi (pagamento posticipato di 6 mesi degli interessi maturati al
mutuo);

è come un debito che ho. Ho goduto senza aver pagato, devo indicare nel
bilancio che c’è un rateo passivo, di un costo legato a un esercizio da pagare in
quello successivo

 Nel RATEO PASSIVO si tiene conto di uscite monetarie in esercizi futuri, ma i


costi sono iscritti nel bilancio dell’esercizio presente.

 risconti passivi sono i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio ma di


competenza di esercizi successivi (affitto capannone a terzi con pagamento
anticipato di 12 rate stipulato a giugno). Ovvero qualcuno mi paga
anticipatamente

 Nel RISCONTO PASSIVO si tiene conto di ricavi che verranno iscritti nel
bilancio in esercizi futuri, ma l’incasso è già avvenuto.

24
Il rapporto attivo-passivo descrive il rapporto giuridico patrimoniale. La società gode del
patrimonio netto in virtù dei conferimenti dei soci ma deve a quest’ultimi dei crediti.

>>NEL DETTAGLIO - PASSIVO

• PATRIMONIO NETTO

È costituito dal capitale che hanno versato i soci, dalle riserve, ed è la fonte
principale di finanziamento dell’azienda

Esso si divide in:

o Capitale, senza il quale un’impresa non può nascere. Al momento della


creazione dell’impresa deve essere sottoscritto il capitale che intendono
mettere all’interno dell’azienda, e rappresenta il punto di partenza.

Riserve: sono dei salvadanai societari


Riserva legale
Degli utili che la società consegue ogni anno, l’amministratore deve
prendere almeno 1/20 di questi utili e depositarli in un salvadanaio detto
riserva legale fino a raggiungimento del 20 % del capitale sociale. La
riserva è un meccanismo di tutela a favore dei portatori di interessi
quando c’è ricchezza, si produce utile. La riserva legale è un modo fra i
quali per superare le perdite. È un elemento di solidità patrimoniale per
l’impresa
o Riserva di sovrapprezzo delle azioni, quando il costo delle azioni
aumentano rispetto al valore nominale, la differenza va iscritto in questa
riserva. Se ad esempio emettiamo azioni da 1 euro, abbiamo ad esempio
100 azioni da 1 euro. Supponiamo che le azioni anziché emesse a 1 euro
vengano emesse a 1 euro ma vendute a 1,20 per una serie di condizioni
per cui la società ha acquisito maggior valore. La differenza viene inscritta
in tale riserva.

o Riserve di rivalutazione, la differenza tra la rivalutazione di un bene e la


valutazione precedente dello stesso bene, va inserito in questa voce nel
bilancio. Il legislatore non prevede che tale rivalutazione venga fatta a
piacere. Per il solo fatto di rivalutare avrei un utile superiore, questo il
25
legislatore lo vincola a casi particolari quando esistono leggi dello stato
che prevedano possano essere fatte queste rivalutazioni. Il legislatore è
cauto riguardo a tale aspetto, poiché attraverso le rivalutazioni
potrebbero commettersi illeciti. Tutto ciò che deriva dalle rivalutazioni
non si può ridistribuire ma va messo in un salvadanaio, che rappresenta la
contropartita dette rivalutazioni previste da specifici interventi legislativi.

In relazioni alle rivalutazioni il dato storico resta molto più rilevante rispetto a quello
rivalutato, poiché paragoniamo un dato oggettivo da uno che potrebbe essere
sovrastimato.

o Riserva legale, fondo obbligatorio per problematiche di natura legale.


Degli utili che la società consegue ogni anno, l’amministratore deve
prendere almeno 1/20 di questi utili e depositarli in un salvadanaio detto
riserva legale fino a raggiungimento del 20 % del capitale sociale. La
riserva è un meccanismo di tutela a favore dei portatori di interessi
quando c’è ricchezza, si produce utile. La riserva legale è un modo fra i
quali per superare le perdite. È un elemento di solidità patrimoniale per
l’impresa.

Riserva per operazioni di copertura di flussi finanziari attesi

o Riserva per azioni proprie in portafoglio, fondo obbligatorio che contiene


al suo interno una quota degli utili non distribuibili, che serve per
l’acquisizione di azioni proprie in portafoglio che bisogna mantenere fino
a quando le azioni non sono vendute o annullate. È un azione che a lungo
termine prevede la riduzioni del capitale sociale allo scopo di avere
liquidità. Il legislatore prevede che per alcuni periodi brevi la società possa
avere delle proprie azioni. Parliamo di una riserva negativa pari alle azioni
che la società detiene nell’attivo nel proprio portafoglio. È una scrittura di
compensazione.

o Riserva statutaria, costituisce una riserva per eventuali obblighi previsti


per gli statuti societari.
Non è imposta come la legale ma dallo statuto societario quando
costituiamo la società.

o Altre riserve.

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L’utile / perdita è l’elemento che porta a pareggio il bilancio. Si chiama
bilancio poiché il totale dell’attivo e passivo sono uguali. La differenza fra
attivo e passivo è un utile se l’attivo > passivo. Perdita se passivo > attivo.
Quindi se c’è utile si inserisce nel passivo per avere il pareggio. Se invece
c’è passivo> attivo, si sottrae al passivo le entità della perdita per avere
l’uguaglianza fra attivo e passivo.
L’utile che si genera è della società come il capitale sociale. È la società
che sceglie come investire questo patrimonio netto, se conservarlo o
distribuirlo ai soci.
o Utile (o perdite) portati a nuovo, è un utile dell’esercizio precedente non
destinato che ritorna nel capitale netto ma dell’esercizio successivo.

o Utile (o perdite) di esercizio è la differenza tra i ricavi e i costi.

• FONDI PER RISCHI ED ONERI

Sono fondi che vengono conservati per motivazioni specifiche.


Articolo 2430 afferma che in alcune situazioni precise in presenza di rischi di natura
determinata ed esistenza certa di cui l’elemento incerto è l’entità e data di
sopravvenienza , allora posso creare un fondo. A tal scopo si cerca di costituire
gradualmente un salvadanaio rischi.
Tra i vari alcune tipologie sono:
o Per trattamento di quiescenza e obblighi simili
Fondi per la fine di altri tipi di rapporti (contratti di agenzia, cessazioni di
attività di altro genere, NON E’ IL TFR);
27
- accantonamenti operati dall’impresa a favore delle maestranze su base
integrativa o volontaria, e quindi non riguardanti il trattamento di fine
rapporto obbligatorio per legge;

o Per imposte, anche differite


passività per imposte probabili ma indeterminate nell’ammontare o nella
data di sopravvenienza.
da non confondere con l’accantonamento per imposte sui redditi di
competenza, imposte che sono da considerarsi debiti di natura certa, cui non si
correla alcun tipo di indeterminatezza, e che vanno classificate alla voce debiti
tributari;
strumenti finanziari derivati passivi
altri fondi

• TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO


o anche TFR, si intende una porzione di retribuzione al lavoratore subordinato
differita alla cessazione del rapporto di lavoro, effettuata da parte del datore
di lavoro.

ARTICOLO 2120

“In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto a un
trattamento di fine rapporto. Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota
pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. La
quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di
mese uguali o superiori a 15 giorni.

Salvo diversa previsione dei contratti collettivi la retribuzione annua, ai fini del comma precedente,
comprende tutte le somme, compreso l’equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza
del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso
spese. Omissis”

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D) DEBITI

In questa sezione abbiamo tutti i debiti che l'impresa ha verso tutti i soggetti, con i quali l'impresa può
avere differenti rapporti.

I debiti si distinguono in debiti a lungo e (oltre i 12 mesi) e a breve (entro i 12 mesi) termine.

Tra i debiti troviamo:

 Le OBBLIGAZIONI sono un vincolo giuridico, con le quali la società che li emette si impegna a
restituire ad una determinata scadenza la somma con cui sono state acquistate

Ci sono due aspetti di questo rapporto:

o Aspetto relativo alla DURATA à


La durata normalmente è superiore ai 12 mesi, ovvero obbligazioni a lungo termine.
Solo tra le obbligazioni dello stato possiamo trovare quelle a breve termine. Noi ci
occuperemo normalmente di obbligazioni di Medio-Lungo Periodo.

o Aspetto relativo al valore di emissione e valore di rimborso Queste due voci non
sempre coincidono.
Una società può emettere un titolo ad un valore inferiore al suo valore reale, ed alla
scadenza del contratto restituirà a chi ha comprato l’obbligazione un valore superiore
dell'importo con il quale è stato acquistato.

Quindi abbiamo un duplice vantaggio: I° VANTAGGIO per colui che emana l’obbligazione in
termini di differenziale tra il prezzo di sottoscrizione e di rimborso; II° VANTAGGIO per il
sottoscrittore, ed è quello di ricevere un interesse che il prestito obbligazionale produce
annualmente (può essere anche semestrale) per il capitale prestato.

Tale interesse non è assicurato, infatti bisogna tener conto del RISCHIO che si corre affidando
all'indebitamento dell'impresa, degli andamenti dei tassi di interesse sul mercato, così come
dei tassi di riferimento emessi dalla B.C.E. (banca centrale Europea).
Le obbligazioni possono
essere::
 a tasso fisso

 a tasso variabile


il momento del rimborso.
Obbligazioni che prevedono solo un differenziale tra il momento della sottoscrizione e
• OBBLIGAZIONE CONVERTIBILE

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Sono obbligazioni che ad una determinata data il sottoscrittore può decidere se chiedere il
rimborso in denaro, o il rimborso in azioni della stessa azienda.

Il sottoscrittore si assume il rischio dell'oscillazione del mercato del prestito obbligazionale tra
la data di acquisto dell'azione ed il momento del rimborso.
Se il valore dell'azione cresce in questo intervallo di tempo, si avrà un vantaggio; nel caso
dovesse decrescere, si avrà uno svantaggio, in quanto al momento del rimborso si otterrà un
valore minore del somma ceduta inizialmente.

• DEBITI VERSO SOCI PER FINANZIAMENTI

I soci diventano tali, con il consenso del consiglio di amministrazione, perché partecipano al
capitale di rischio dell'impresa. Un socio diventa tale in quanto azionista, e rischia
sottoscrivendo un'azione.

Il capitale sociale si trova nel capitale netto dell'impresa.

• DEBITI VERSO BANCHE e VERSO ALTRI FINANZIATORI

Le situazioni più ricorrenti sono quelle in cui l'impresa riceve denaro da Banche o da altri
Finanziatori.
I debiti verso banche possono anch'essi essere di breve termine e di lungo termine.

• ACCONTI

Un acconto è un pagamento che si riceve prima dell'erogazione del servizio, quindi è un debito
che si terminerà all'atto dell'erogazione del servizio.

• DEBITI VERSO FORNITORI

Un'impresa ha CREDITI verso i CLIENTE, ed ha DEBITI verso i FORNITORI.

La vita economica dell'impresa è caratterizzata dalla gestione economica e la gestione


finanziaria. Le due gestioni non sono mai coincidenti, e tale sfasamento si allinea solo all'atto di
chiusura dell'anno di esercizio, ove nel bilancio vengono inseriti tutti i costi e ricavi, con le
relative entrate ed uscite. Nella vita dell'impresa, la distinzione tra l'aspetto finanziario e quello
economico dà luogo ai Debiti verso Fornitori e Crediti verso Clienti.
• DEBITI RAPPRESENTATI DA TITOLI DI CREDITO

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Sono costituiti essenzialmente dalle cambiali passive o documenti similari rilasciate per
rapporti commerciali e dalle cambiali finanziarie (Commercial Paper). Il valore da riportare in
bilancio è quello «facciale».

• DEBITI VERSO IMPRESE CONTROLLATE, COLLEGATE E CONTROLLANTI

Un'impresa che ha un debito verso:


o Un'impresa controllata, ha un potere di tipo contrattuale anche su i prestiti, e che
quindi l'impresa controllante può imporre un tipo di prestito definendo le relative
regole (ad esempio le modalità di restituzione).

o Un’impresa collegata, può imporre il suo potere contrattuale dipendentemente dal


potere che esercitano sull'impresa dalla quale vogliono richiedere un prestito di
denaro.

• DEBITI TRIBUTARI

Sono debiti certi verso il fisco. Sono certi perché, quando non c’è la certezza, le passività per
imposte tributarie devono essere iscritte alla voce “per imposte” dei fondi per rischi ed oneri.

• DEBITI VERSO ISTITUTI DI PREVIDENZA E DI SICUREZZA SOCIALE

Comprende i debiti verso gli istituti di previdenza sociale e assistenziali (es. Inps).

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E) RATEI E RISCONTI

• RATEO ATTIVO

È un provento di competenza dell’esercizio esigibile nell’esercizio successivo.

Nel RATEO ATTIVO si tiene conto di entrate monetarie in esercizi futuri, ma i RICAVI
sono ISCRITTI nel bilancio dell’esercizio PRESENTE.

• RISCONTO ATTIVO

Costo sostenuto entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi.

Nel RISCONTO ATTIVO si tiene conto di COSTI ISCRITTI nel bilancio in esercizi FUTURI,
ma il PAGAMENTO è stato già EFFETTUATO.

• RATEO PASSIVO

I costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi.

Nel RATEO PASSIVO si tiene conto di uscite monetarie in esercizi futuri, ma i COSTI
sono ISCRITTI nel bilancio dell’esercizio PRESENTE.

• RISCONTO PASSIVO

Proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio, ma di competenza di esercizi successivi.

Nel RISCONTO PASSIVO si tiene conto di RICAVI ISCRITTI nel bilancio in esercizi FUTURI,
ma l’INCASSO è già EFFETTUATO.

…E) …CON SEPARATA INDICAZIONE DELL’AGGIO SU PRESTITI


È una differenza positiva tra il prezzo di emissione di un debito e il suo valore nominale.

Si dirà DISAGGIO, se la differenza è negativa.

32
In fondo allo stato patrimoniale ci sono dei conti che si chiamano CONTI D’ORDINE.

I conti d’ordine NON incidono sul risultato economico dell’esercizio, ma sono informazioni
obbligatorie, e sono importanti per chi legge lo stato patrimoniale.

Hanno lo scopo di evidenziare determinate situazioni della società da cui derivano impegni, rischi o
responsabilità.

Lo stato patrimoniale è la situazione appunto patrimoniale di un'azienda al 31/12 di ciascun anno.

33
CONTO ECONOMICO
Il conto economico è un documento di bilancio che riguarda ciò che è successo , gli accadimenti, in un
anno solare, dal 01/01 al 31/12, in termini di costi e di ricavi, e consente di determinare il reddito
d'esercizio ed altri risultati reddituali intermedi. Mentre lo stato patrimoniale contrappone attività e
passività il conto presenta un’unica sezione da cui in momenti separati si sottraggono ai valori positivi
della gestione i valori negativi.

Il legame del conto economico col passivo, è che nel conto economico ci sono le quote annuali, mentre
nel passivo contiene l’intero fondo.

Nel caso dell’acquisto di un bene, abbiamo un legame tra il conto economico, l’attivo ed il
passivo:

nell’attivo va inserito il valore del bene nel passivo va inserito il totale dei

fondi annuali di ammortamento del bene

nel conto economico va inserito ciò che avviene nell’anno solare (nell’esercizio), ovvero in
questo caso l’ammortamento annuale.

Le voci del conto economico sono le voci di ricavo, espressi in euro, quindi sono tutte voci
positive. Alcune voci dei bilanci possono essere scritte con un segno meno davanti, ma il meno
non ha valore matematico, ma è usato per specificare che sono voci di costi, quindi di uscite.

L’unica voce che può avere segno negativo con valore matematico è la variazione delle
rimanenze.

Il REDDITO D'ESERCIZIO

è la variazione che subisce il valor del capitale netto per effetto di operazioni di gestione svolte
dall'impresa.

REDDITO e CAPITALE sono due modi per rappresentare lo stesso fenomeno. Si distingue il reddito dal
capitale in quanto, il REDDITO esprime la VISIONE DINAMICA degli investimenti dell'impresa, mentre il
CAPITALE rappresenta la VISIONE STATICA.

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Il conto economico può essere schematizzato sinteticamente:

CONTO ECONOMICO
A) Valore della produzione
B) Costi della produzione
Differenza tra valori e costi della produzione (A – B)
C) Proventi ed oneri finanziari
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie
E) Proventi ed oneri straordinari
Risultato prima delle imposte (A – B ± C ± D ± E)
Imposte sul reddito
Utile (perdita) dell’esercizio (A – B ± C ± D ± E – imposte)

Un’impresa è divisa in varie gestioni.

Troviamo la gestione ordinaria (caratteristica, tipica)

comprende le attività per le quali l'impresa nasce, sono quelle serie di operazioni che si manifestano in via
continuativa nello svolgimento della gestione. Della gestione ordinaria fa parte:

• Il VALORE DELLA PRODUZIONE ed i COSTI DI PRODUZIONE


L'impresa nasce per produrre e vendere prodotti, ed il risultato di questa gestione è sintetizzato dalla
differenza dei valori di produzione e costi di produzione (A-B).

Il risultato a prescindere dall’impatto finanziario, positivo o negativo che sia, fanno parte della gestione caratteristica o
tipica.
Normalmente la gestione finanziaria rappresenta un costo per le imprese, un costo che varia. Tale impatto potrebbe
essere anche tale da pregiudicare il risultato che deriva da A-B.
la gestione caratteristica di una società di mozzarelle, ad esempio, è la loro vendita di mozzarelle. Se tale azienda affitta
un capannone, i proventi derivanti dall’affitto non rientrano di certo nella gestione caratteristica.
Tale gestione è definita anche reddito operativo

Nella gestione finanziaria troviamo:

• I PROVENTI ed ONERI FINANZIARI, RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA' FINANZIARIE. L’impresa avrà dei costi di
natura finanziaria ed avrà dei ricavi di natura finanziaria.
• Risultato prima delle imposte
• Imposte sul reddito
• Utile (perdita) dell’esercizio: è lo stesso utile che abbiamo incontrato nello stato patrimoniale.

Della gestione accessoria (extra-caratteristica o atipica)

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fanno parte le componenti positive e negative derivanti da operazioni mobiliari ed immobiliari (es. ricavo dalla
vendita di una macchina di produzione).

La gestione straordinaria è costituita:

• PROVENTI ed ONERI STRAORDINARI

Fanno parte le plusvalenze di immobili di società che hanno finalità diverse dalla vendita di immobili. Se ad
esempio un caseificio fa plusvalenza nella vendita di un capannone, che non rientra nell’ordinaria attività della
società, il provento è definito straordinario.

la gestione tributaria è l'imposizione fiscale sul reddito dell'impresa.

L’utile netto della società deriverà dunque dal risultato delle varie gestioni

# vedi definizioni slide “La gestione dell’impresa (1) (3) “

CONTO ECONOMICO
Prima di parlare del conto economico, annotiamo che nel bilancio il TOTALE ATTIVO e il TOTALE PASSIVO
coincidono perché, dal punto di vista logico, tutto ciò che si è investito ha trovato vita da qualche fondo. Quindi
il totale di tutti gli attivi (degli investimenti) è uguale al totale di tutti i passivi (dei finanziamenti).

L’articolo di riferimento è il 2425 del cc.

Il conto economico accoglie tutte le voci relative ai costi e ai ricavi, è scritto in forma scalare, per cui dalla prima
voce, ovvero dal valore di produzione, andremo a sottrarre tutte le voci di costo relative alla gestione
caratteristica, finanziaria, straordinaria, per ottenere l’ultima voce che riguarda l’utile o la perdita, cioè il
risultato d’esercizio dell’impresa.

La produzione venduta rappresenta essenzialmente il ricavo delle vendite e prestazioni


dell'attività. Altri eventuali ricavi fanno parte di attività accessorie.

I ricavi devono essere indicati al netto di sconti, abbuoni, premi, ed anche dalle imposte
connesse alla vendita (es. IVA). In questo caso abbiamo un esempio di COMPENSO DI
PARTITE, il legislatore ha consentito in questo caso il compenso perché le informazioni
dettagliate possono rendere poco chiaro il conto economico.
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2) VARIAZIONI delle RIMANENZE DI PRODOTTI IN CORSO DI LAVORAZIONE, SEMILAVORATI e FINITI

La voce include le variazioni positive (rimanenze finali maggiori di quelle iniziali) o


negative (rimanenze finali minori di quelle iniziali) delle rimanenze di prodotti in corso
di lavorazione, semilavorati e finiti. La variazioni delle rimanenze fra due esercizi è
comunque qualcosa di generato. È un valore per l’impresa a fronte del quale l’impresa
ha sostenuto dei costi. Va catalogato dunque nei valori di esercizio precedente.

La voce include le variazioni positive (rimanenze finali maggiori di quelle iniziali) o


negative (rimanenze finali minori di quelle iniziali) di lavori in corso su ordinazione. Nel
conto economico si riporta il valore del bene allo stato del semilavorato. Se programmo
di vendere un bene a 100 k che si trova al 80 %, nel conto economico segnerò 80 k a
fronte di tutti i costi di produzione e logistici sostenuti per produrre il bene.
4) INCREMENTI delle IMMOBILIZZAZIONI per LAVORI INTERNI

La voce include tutti i costi capitalizzati che danno luogo a iscrizioni all’attivo dello stato
patrimoniale nelle voci delle classi “BI - Immobilizzazioni immateriali” e “BM -
Immobilizzazioni materiali”.

Si tratta di costi interni, investimenti (ad es. costi di personale, ammortamenti, ecc.), o di
costi esterni (ad es. acquisti di materie e materiali vari), sostenuti dall’impresa per la
realizzazione interna di immobilizzazioni. È il caso, ad esempio, di un impianto costruito
con proprio personale. Questo incremento delle immobilizzazioni è la generazione
nell’esercizio.

5) ALTRI RICAVI e PROVENTI

In questa voce si raggruppano tutti quei componenti positivi del reddito non
appartenenti alle prime 4 classi né all'attività ordinaria dell'impresa.

Non è una voce residuale.

Sono ricavi delle gestioni atipiche accessorie, dei proventi patrimoniali e di ogni altro
componente positivo di reddito talvolta anche straordinario. Non si fa riferimento alle
operazioni finanziarie.

Esempi sono: proventi per royalties (con il termine royalty si indica il pagamento di un
compenso al titolare di un brevetto o una proprietà intellettuale, con lo scopo di poter

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sfruttare quel bene per fini commerciali), brevetti marchi, proventi immobiliari, ricavi
dalla mensa aziendale, ecc. altri esempi sono plusvalenze di natura non finanziaria
come alienazioni di cespiti, espropri di beni, operazioni sociali straordinarie,
riconversione produttiva ecc. ( vedi slide A5, altri ricavi e proventi)

Ci possono essere una serie di ricavi per la gestione delle immobilizzazioni.

La plusvalenza è la variazione fra il valore del bene con cui è registrato allo stato patrimoniale e il valore di
realizzo.

Sopravvenienze o insussistenze attive (Slide A5)

Si verifica quando ho programmato per una perdita, il cui ammontare però ritorna attivamente nel bilancio.

Ricavi o proventi diversi, di natura non finanziaria (Slide A5)

Es rimborsi spese, contratti di compravendite non andate più a buon fine con caparra mantenuta. Cliente che
paga in ritardo con penalità, la penalità è appunto un ricavo ulteriore.

Contributi in conto esercizio (slide A5)

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riguardano i costi relativi alla trasformazione dell’INPUT in OUTPUT.

Un esempio banale di trasformazione di input in output è quello che avviene per le materie prime,
ma ci sono anche una serie di voci che riguardano una serie di attività necessarie alla produzione, e
che quindi vanno inseriti in questa voce.

1) COSTI per MATERIE PRIME e SUSSIDIARIE, di CONSUMO e MERCI


In questa voce vanno indicati i costi per sostenere l’APPROVVIGIONAMENTO, ovvero l’acquisto:

materie che non fanno parte del prodotto finito, ma che sono appunto sussidiarie
alla produzione, cioè necessarie alla produzione;

sono beni di scambio con altre merci (e si parla in questo caso di baratto), oppure
contro denaro. La merce può essere di natura concreta (consistere cioè in oggetti
materiali), ma può anche consistere in beni non materiali, cioè in servizi;

In questa voce vanno indicati tutti i costi sostenuti per l’APPROVVIGIONAMENTO dei SERVIZI. Un
esempio potrebbe essere l’energia elettricamente, l’acqua, il gas, telefono.

3) COSTI per GODIMENTO DI BENI DI TERZI


Sono costi che l’impresa sostiene per utilizzare beni non di proprietà.

costi di licenze per software che non sono di proprietà dell’azienda; noleggi
a lungo periodo (per aziende di trasporto).

In questa voce vanno indicati tutti i costi che l’impresa sostiene per il personale impiegato nelle

l’impresa deve sostenere e versare agli enti preposti una somma di denaro
affinché il lavoratore al termine del suo periodo lavorativo possa disporre di
una pensione. Ogni lavoratore all’imprenditore costa il suo stipendio + gli
oneri sociali che equivalgono quasi ad un altro stipendio;

o Trattamento di fine rapporto:


è una forma di retribuzione del personale che matura proporzionalmente
alla durata del rapporto stesso, e sono solo aliquote ANNUALI. (La somma

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corrispondente a tutte le aliquote annuali si trovano nel passivo dello stato
patrimoniale); costo di esercizio accantonato anno dopo anno.

o Trattamento di quiescenza (o di fine rapporto):


Riguarda eventuali interruzioni di collaborazioni di vario genere;

o Altre voci.

5) COSTI di AMMORTAMENTI e SVALUTAZIONI


L’ammortamento è un processo contabile relativo al costo del prodotto e non c’entra nulla
con la modalità di pagamento o con le rate. È un processo contabile che consiste nello
spalmare il costo del prodotto su più anni indipendentemente da quando lo si paga.
Se compro una macchina a 100 e la ammortizzo in 10 anni, il primo anno uso il 10 % del
valore. Nei costi devo quindi non mettere 100 ma la quota di ammortamento e dunque 10.

L’AMMORTAMENTO è una procedura tecno-contabile in base alla quale il valore dei beni
(materiali ed immateriali), ad utilità pluriennale, viene trasferito in quote nel conto economico.

Le SVALUTAZIONI costituiscono componenti negativi di reddito sostenuti a seguito di perdita


duratura di valore delle:

• immobilizzazioni immateriali e materiali;


• attività iscritte nell’attivo circolante e costituite da crediti e disponibilità liquide.
Rappresentano un costo secco che si abbatte sul conto economico.

L’ammortamento consiste nell’andare a suddividere in quote il costo di una immobilizzazione, sia essa
immateriale o materiale, di durata pluriennale. Quindi il costo NON viene iscritto per intero nel conto

economico, bensì suddiviso in quote corrispondenti al numero di anni in cui questo bene cederà la sua
utilità (numero di anni stabilito dal legislatore). Dividere il valore del bene acquistato con il numero di anni
pari all’ammortamento deciso dal legislatore. Nell’ATTIVO è iscritto il valore netto del bene meno
l’ammortamento dell’esercizio attuale, quindi, ad esempio, nel secondo esercizio (secondo anno solare) si
avrà il valore del bene meno due volte l’ammortamento.

N.B. solo per beni pluriennali, non centra nulla con le rate.

Le svalutazioni nascono quando il valore di immobilizzazioni immateriali o materiali, o crediti dell’attivo


circolante, si modifica in negativo, ovvero perdono parte del valore. Questo cambiamento di valore deve
essere segnalato a chi calcola le imposte da pagare, ed inoltre si devono sostenere dei costi relativi proprio
alla perdita di valore.
Esistono rigorose regole sulle svalutazioni per evitare frodi.

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6) VARIAZIONE delle RIMANENZE DI MATERIE PRIME, SUSSIDIARIE e di COMMERCIO
In questa voce troviamo la differenza tra le merci iniziali, ovvero quelle del 1°gennaio, e le merci
finali, ovvero quelle del 31 dicembre dello stesso esercizio. Se ho comprato quelle materie prime e
non le ho utilizzate il non averle utilizzate non è un costo perché non abbiamo ottenuto ricavi.
Devo segnare la variazione positiva (ho più materie prime) con segno opposto rispetto ai costi (se
spendo 100 e conservo 10 ottengo 100-10 nella tabella costi). La variazione può essere in aumento
(non costo da sottrarre ai costi) o diminuzione (costo da aggiungere ai costi dell’esercizio)

Abbiamo trovato la voce rimanenze già nell’attivo circolante. La rimanenza è un controllo dei
beni rimasti in magazzino al giorno 31/12, scrivendo nell’inventario la quantità rimasta
espresso in valore economico e non in numero di pezzi.
Nel calcolo del risultato d’esercizio interessa sapere la differenza, espresso sempre in valore
economico e non in numeri di pezzi, delle rimanenze del 1° gennaio con quelli del 31/12
dello stesso esercizio. Ovviamente le rimanenze del 1°gennaio risulteranno essere quelle del
31/12 dell’anno precedente.
In questo calcolo troviamo tutte le differenze tra materie prime, sussidiarie e di commercio.

È l’unica voce del bilancio che può avere segno negativo con valore matematico

Le voci del conto economico sono le voci di ricavo,


quindi sono tutte voci positive, espressi in euro. Alcune voci dei bilanci possono
essere scritte con segno NEGATIVO, ma il meno non ha valore matematico, ma è
usato per specificare che sono voci di costi, quindi di uscite.

7) ACCANTONAMENTI PER RISCHI


La voce accoglie dei fondi giudicati necessari per affrontare alcuni rischi futuri. La quota
accantonata è un costo.

Esistono accantonamenti nel passivo, che riguardano la somma di tutti gli accantonamenti,
mentre nel conto economico troviamo solo gli accantonamenti dell’esercizio attuale, che in
questo caso servono per affrontare problemi che possono generarsi in futuro.

8) ONERI DIVERSI DI GESTIONE


Costituiscono componenti negativi di reddito non iscrivibili nelle voci precedenti
Fa da contrapposizione a altri ricavi e proventi.
Data la sua natura residuale questa voce accoglie valori di diverso genere. In essa sono
riconducibili sia valori derivanti dalla gestione tipica dell’impresa, sia valori derivanti dalla
gestione atipica e talvolta straordinaria.
Come la voce A.5, ovvero altri ricavi o proventi, qui abbiamo la voce opposta, ovvero oneri
(costi) diversi di gestione, non tipici della gestione di un’impresa.
Se all’improvviso lo stato dice di pagare x per multa , i costi rientrano in questa sezione in
quanto onere diverso di gestione.

- Totali costi della produzione

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Questa voce dà un’idea delle caratteristiche di un’impresa. La variazione dei valori della produzione e dei
costi della produzione, nel conto economico, dà il risultato di ciò che si chiama gestione caratteristica.

Questa voce si avvicina molto all’utile o perdita operativa. L’elemento che ci crea questa differenza sono le
voci A.5 (Altri ricavi o proventi) e la voce B.14B.8 (Oneri diversi di gestione), perché questi due punti fanno
parte della gestione atipica dell’impresa.

Un PROVENTO è un ricavo di natura finanziaria.


Un esempio di provento deriva dalle partecipazioni in altre società, cioè dalla
detenzione di quote di una società. I proventi vengono corrisposti annualmente a chi
ha semplicemente in possesso quote di partecipazione di una società, quote che
hanno comportato inizialmente un versamento di capitale.

La principale categoria di proventi sono i dividendi che vengono percepiti dalla

Il DIVIDENDO è una quota che corrisponde ad una percentuale dell’utile (se


l’impresa ha fatto utile) che viene corrisposta ai soci che detengono alcune

Un ONERE è un costo di natura finanziaria.


Un esempio di onere è ciò che bisogna corrispondere alla banca dopo un prestito,
cioè l’interesse pattuito sulla cifra del prestito.

La voce è dedicata ad accogliere i componenti positivi, perché proventi e cioè ricavi, di reddito di
natura finanziaria diversi da quelli da partecipazione.

Ad es. proventi derivanti da titoli iscritti nelle immobilizzazioni o nell’attivo.

I proventi derivanti dalle immobilizzazioni si trovano ancora nelle immobilizzazioni, mentre i


proventi derivanti corrispondenti agli investimenti, ovvero quelli iscritti nell’attivo, lo
troviamo nella voce altri proventi finanziari.

Questa voce accoglie i componenti negativi (oneri ed interessi) di competenza dell’esercizio che
Costituiscono i proventi e gli oneri derivanti da modifiche di valore delle attività finanziarie.

In questa voce sono presenti rivalutazioni e svalutazioni per attività


finanziarie e NON per ammortamenti e svalutazioni relative alle
immobilizzazioni.

Es è la banca che a fronte di prestito addebita mensilmente un onere finanziario. Poiché le


imprese hanno bisogno di danaro la banca è ben lieta di ottenere proventi finanziari dal
prestito di danaro a terzi.

Fanno parte della sezione anche utili e perdite sui cambi monetari. Le valute possono subire
variazioni. Ad oggi abbiamo 1 £ = 1.10$. se le valutazioni variano si produrranno

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naturalmente utili e perdite. Il tasso si cambio si considera o al momento dell’operazione o
al 31/12.

Esse sono costituite da rivalutazioni e svalutazioni:

1) LE RIVALUTAZIONI
Costituiscono componenti positivi di reddito:
• Rivalutazione di titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni:
In questa voce ci sono le svalutazioni che riguardano attività finanziarie che NON
costituiscono immobilizzazioni; sono rarissime e legate a precise norme di legge che
prevedono che l’impresa possa effettuare rivalutazioni finanziarie. Il caso più frequente è
quando precedentemente ho svalutato e poi sono venute meno tali condizioni e posso
fare un ripristino.

• Incrementi di valore rispetto agli esercizi precedenti delle partecipazioni valutate con il
metodo del patrimonio netto:
La voce A dell’attivo, ovvero crediti verso soci per pagamenti ancora dovuti, è la
voce che accoglie le quote che i soci dovrebbero dare all’impresa perché non
l’avevano versata in toto. Tra un esercizio ed un altro è possibile che si modifichi il
valore dell’intera azienda con la conseguente modifica del versamento dovuto. È
necessario svalutare qualora i soci non sono in grado di adempiere all’obbligazione,
quindi si ha una rivalutazione delle partecipazioni;

• Ripristini della perdita duratura di valori delle immobilizzazioni finanziarie (quelli di


natura materiale e immateriale vanno inseriti negli ammortamenti e svalutazioni, della
voce C. Costi della produzione sempre del Conto Economico).

2) LE SVALUTAZIONI
Sono svalutazioni di natura finanziaria. Costituiscono componenti negativi di reddito:
• Svalutazioni di titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni;

• Decrementi di valore rispetto all’esercizio precedente delle partecipazioni valutate con il


metodo del patrimonio netto;

• Svalutazioni delle immobilizzazioni finanziarie per perdita duratura di valore (le


immobilizzazioni di di natura materiale e immateriali vanno inseriti negli ammortamenti
e svalutazioni, della voce C. Costi della produzione sempre del Conto Economico);.

• Svalutazioni di strumenti finanziari derivati

Per il principio di prudenza a favore di chi legge il bilancio sono molto frequenti.

Ogni modifica del valore delle attività finanziarie, rivalutazioni e svalutazioni, sono causati da motivi
ben definiti, e la modifica del criterio di valutazione è possibile solo in casi specifici, e qualora questo

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avvenga, va segnalato nella nota integrativa. Una delle principali motivazioni è la SVALUTAZIONE
MONETARIA che ogni anno si potrebbe avere.

La differenza fra rivalutazioni e svalutazioni costituisce il totale delle rettifiche.


L’iscrizione di ricavi. Proventi costi e oneri sono legiferati ai sensi del 2425 bis. ( accenno, non legato a dopo)
Questa macro voce fa riferimento alla gestione straordinaria dell’impresa, ovvero quella la gestione al
difuori di quella meramente caratteristica dell’impesa, ma che comunque quasi tutte le aziende hanno
perché crea un reddito, cioè crea ricavi e costi, e va inserita nella redazione del bilancio.

In questa voce sono accolti proventi ed oneri la cui fonte è estranea all’attività ordinaria per cui è nata
l’azienda.

Questa voce può pertanto accogliere o proventi ed oneri che non vanno nelle altre voci bilancio, e può
attenersi a settori che sono diversi dalle attività tipiche dell’azienda. Può riguardare business diversi da quelli
per cui è nata l’azienda e che vanno quindi a caratterizzare l’attività straordinaria.

Anche per la gestione straordinaria va utilizzato il criterio di competenza (è importante definire, in maniera
definita e chiara, quelli che sono i costi e i ricavi di un esercizio durante l’anno indipendentemente dal
momento storico in cui la manifestazione finanziaria, monetaria, si è verificata).

Qualora rileviamo che ci siano componenti di reddito, quindi di costo o di ricavo, che non sono più di
competenza dell’esercizio ma che riguardano quello precedente vanno inseriti nella voce “proventi
(ricavo) ed oneri (costi) straordinari” del conto economico.

In questa voce vanno inseriti eventuali:

• Errori di calcolo o di omissioni di esercizi precedenti;  Valutazioni non corrette di


esercizi precedenti;  Errori di interpretazione di fatti di gestione.

Introduciamo inoltre i concetti di plusvalenze e di minusvalenze (non c’entrano nulla con le svalutazioni).
Riguardano l’alienazione di beni (vendita o eliminazione dall’inventario).

Quando un bene esce fuori dall’azienda, si possono generare delle plusvalenze o minusvalenze, in funzione
del valore che il bene ha quando viene alienato e dal valore che il bene ha nel bilancio.

• La PLUSVALENZA si ha quando un bene è stato venduto ad un prezzo maggiore del


valore iscritto nel bilancio.
• La MINUSVALENZA si ha quando un bene è stato venduto ad un prezzo inferiore del
valore iscritto del bilancio.

Nel caso che una plusvalenza, o una minusvalenza, sono originati nell’ambito del normale ciclo di
utilizzo, cioè i beni strumentali immobilizzati hanno esaurito la loro utilità in un’impresa, i valori

devono essere iscritti nelle voci “Altri ricavi e proventi” del Valore della produzione e in “Oneri
diversi di gestione” dei Costi di produzione.

Se i valori sono originati dalla gestione straordinaria (es ristrutturazione aziendali) devono essere iscritti
nella voce E. “Proventi ed Oneri Straordinari” del Conto Economico.

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La gestione tributaria, ovvero la valutazione delle imposte sul reddito. Noi utilizziamo solitamente il
termine tassa, ma questo termine non è propriamente un termine economico. Al termine tassa
sostituiamo il termine “imposta”, e nel nostro caso facciamo riferimento ad imposte sul reddito che
l’impresa ha creato. Le imposte si vanno chiaramente a sottrarre all’utile.

ART 2426 – CRITERI DI VALUTAZIONE


Questo articolo ci racconta quali sono i criteri di valutazione delle varie voci, che molte volte non
possono essere modificati.

Nei suoi 12 punti si racconta uno ad uno quali sono i criteri che devono essere utilizzati per
iscrivere nel bilancio le voci specifiche.

1) VALUTAZIONE AL COSTO DI ACQUISTO E DI PRODUZIONE

Nei costi delle immobilizzazioni devono essere iscritti i costi di acquisto o di produzione dei
beni e servizi utili per l’azienda.

VALUTAZIONE AL COSTO DI ACQUISTO:


In questa voce, oltre ad iscrivere gli ovvi costi di acquisto, devono essere iscritti
anche:
• I COSTI ACCESSORI
(spese legali e fiscali all’atto dell’acquisto, gli oneri doganali, spese di
imballaggio, di trasporto, di assicurazione, di installazione, di collaudo, ecc.)

Nel caso in cui la progettazione di un bene acquistato è prolungato nel tempo, con
anche richiesta di un acconto, la valutazione di queste voci va fatta diversamente
(tenendo conto di eventuali acconti, di eventuali lavori in corso di ordinazione).

VALUTAZIONE AL COSTO DI PRODUZIONE


I costi di produzione comprendono:
• I COSTI DIRETTI sono essenzialmente materiali e di
manodopera diretta;
Es. materie prime, operatore che esegue l’operazione.

• I COSTI INDIRETTI sono le spese generali di produzioni


Es. la manodopera indiretta, la manutenzione e riparazione, i materiali di
consumo e l’ammortamento (cioè l’impiego di un operaio o di un
macchinario non su un settore specifico, ma impiegato su più settori).

NON sono comprese le spese di generali amministrative, le spese di


vendita o quelle di ricerca e sviluppo.

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• GLI ONERI FINANZIARI PER LA FABBRICAZIONE E PER LE
RIMANENZE Le rimanenze solo per:
o Prodotti che necessitano un processo temporale successivo alla produzione
vera e propria (stagionatura, invecchiamenti);

o La valutazione dei lavori in corso su ordinazione di lunga durata;

Gli oneri finanziari devono essere di medio-lungo termine, se no non farebbero


parte delle immobilizzazioni XD.

NON fanno parte gli oneri finanziari che sono legati all’acquisto del bene,
che invece vanno iscritti nella voce “ONERI FINANZIARI” del CONTO
ECONOMICO.

2) AMMORTAMENTO

L’ammortamento, che è quel processo contabile che consiste nel ripartire il costo di una
immobilizzazione su più anni corrispondenti alla vita utile del bene, è un’attività e viene
fatta sistematicamente non solo quando bisogna redigere il bilancio ufficiale, ma anche per
redigere bilanci interni, ad esempio per capire l’andamento di un preciso settore, e che
quindi vengono compilati anche durante l’anno.

Il concetto di vita utile delle immobilizzazioni non tiene conto solo della durata
fisica delle risorse, ma anche di tutti gli altri elementi che influiscono sulla durata
economica, come ad esempio la superata tecnologia di un macchinario. La vita
utile quindi non fa riferimento a quanto può durare un bene, perché potrebbe
durare anche tantissimo tempo, più del dovuto, ma fa riferimento alla durata
economica, ovvero la perdita di valore dopo un certo periodo di tempo per
invecchiamento e minore efficienza rispetto ai standard attuali, quindi il prodotto
viene sostituito quelli più nuovi ed efficienti.

I piani di ammortamento, sono piani che contengono gli anni e le quote annuali del
processo, appunto, di ammortamento. I piani vengono riadeguati quando viene accertata
una vita utile residua diversa da quella originariamente stimata, indicandone la
motivazione nella nota integrativa.

Sono esclusi dall’ammortamento i cespiti (risorse)di durata illimitata quali,


tipicamente, i terreni.

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3) SVALUTAZIONE DELLE IMMOBILIZZAZIONI
IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI ED IMMATERIALI
Occorre tenere in considerazione il fatto che quando si utilizza un bene, esso cede valore
col tempo e nell’attivo dello stato patrimoniale si vanno a sottrarre gli ammortamenti al
valore di acquisto del bene.

Un bene, un’immobilizzazione materiale o immateriale, può perdere valore per


obsolescenza, per invecchiamento, ovvero per l’avanzamento della tecnologia che rende
i beni meno attuali ed a confronto meno efficienti.

Le cause di svalutazioni per le immobilizzazioni ammortizzabili, cioè immobilizzazioni


materiali ed immateriali, possono essere:
o Danneggiamenti o
Obsolescenza
o Manifestazioni di errori di
progettazione o Cambiamenti
tecnologici

Ed un bene viene valutato tenendo conto di questi fattori.

Nel caso in cui questi fattori non si verificano, il valore del bene è ripristinato tenendo
conto solo degli ammortamenti che si hanno esercizio per esercizio.

Se un bene danneggiato viene ripristinato, quindi la causa di danneggiamento è stata


rimossa, viene rimossa anche la causa della svalutazione. Tale situazione capita
raramente perché una perdita di valore duratura in genere deriva da fatti gravi e
difficilmente reversibili.

IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE
Poiché le immobilizzazioni finanziarie riguardano le partecipazioni, non hanno problemi
di obsolescenza tecnologica (di invecchiamento) o di rivendibilità.

Le svalutazioni delle immobilizzazioni finanziarie si hanno in caso di perdita di


redditività, di dissenso o d’insolvenza (pagamento non avvenuto) dell’ente emittente
della partecipazione; per cui il possessore di una partecipazione di un’azienda coinvolta
in una di queste difficoltà, se vorrebbe rivendere la quota acquistata, riceverà un valore
diverso, inferiore in questo caso, da quello pagato. Abbiamo quindi una svalutazione di
un immobile finanziario (fattore ben diverso dalla svalutazione che avviene per
obsolescenza tecnologica).

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Nel caso delle svalutazioni delle immobilizzazioni finanziarie il legislatore non suggerisce
un criterio di svalutazione della valutazione, ma suggerisce di verificare la situazione di
mercato per capire quanto valore ha perso una specifica immobilizzazione finanziaria
(partecipazione) facendo un’indagine finanziaria.
4) VALUTAZIONI DELLE PARTECIPAZIONI
I criteri di valutazione delle partecipazioni, previste dal codice civile, sono differenti nelle
ipotesi di attivo circolante e di immobilizzazioni finanziarie:

o le PARTECIPAZIONI che costituiscono l’ATTIVO CIRCOLANTE vanno


valutate al costo (di acquisto);

o le PARTECIPAZIONI che costituiscono IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE


• per imprese non collegate né controllate vanno valutate al costo (di
acquisto);

• per imprese collegate e controllate possono essere valutate al


patrimonio netto, o al costo (di acquisto).

Quindi il criterio del costo (di acquisto) caratterizza tutte le partecipazioni, mentre il
criterio del patrimonio netto è adottabile per le partecipazioni che costituiscono
immobilizzazioni finanziare per imprese collegate e controllate.

Secondo il criterio del costo:

o l’iscrizione iniziale avviene al costo di acquisto, cioè a quanto è stata


acquistata tecnicamente la partecipazione;

o I successivi incrementi di valore della partecipazione non vengono


rilevate nei bilanci delle società partecipanti, mentre vengono rilevate le
perdite (criterio della prudenza).

Secondo il criterio del patrimonio netto:

o L’importo equivale ad una frazione del patrimonio netto, che è la prima


voce del passivo, dell’impresa di cui si detiene la partecipazione.

o il valore della frazione del patrimonio netto, ai fini della valutazione, deve
essere rettificato con la detrazione dei dividendi.

o se in un esercizio si ottiene per la partecipazione un valore maggiore


rispetto a quello dell’esercizio precedente, tale plusvalenza deve essere
iscritta in una riserva non distribuibile del patrimonio netto
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5) ONERI PLURIENNALI
La domanda è: come si iscrivono gli oneri pluriennali?:

Le norme che regolano l’iscrizione in bilancio degli oneri pluriennali ci dicono che i costi di
impianto e ampliamento, i costi di ricerca e i costi pubblicità, sono quei costi, ovvero quegli
oneri, che hanno natura pluriennale. Infatti li troviamo nelle immobilizzazioni e non nel
conto economico. (alcuni costi li iscriviamo nell’attivo dello stato patrimoniale perché
abbiamo ritenuto questi costi corrispondano a degli investimenti pluriennali)

In particolare sono oneri pluriennali:

• i costi di impianto ed ampliamento


• i costi di ricerca e sviluppo
• e i costi di ricerca

gli oneri devono essere ammortizzati entro un periodo non superiore a cinque anni:

teoricamente gli oneri pluriennali vanno ammortizzati in maniera sistematica nel


periodo in cui se ne trae beneficio, ma poiché questa durata è indefinibile o
indeterminabile, per ragioni di prudenza è richiesto che il periodo di
ammortamento non superi i cinque anni;

Per iscrivere questa voce c’è bisogno di una particolare autorizzazione da parte del collegio
sindacale.

COSTI DI IMPIANTO E DI AMPLIAMENTO


I costi di impianto e ampliamento sono oneri pluriennali e possono essere considerati capitalizzabili, ovvero
sono costi che cedono la propria utilità non solo nell’esercizio di competenza, ma anche negli esercizi
successivi.

Il costo capitalizzato diventa un’immobilizzazione immateriale che parteciperà alla formazione del reddito
degli esercizi successivi attraverso il calcolo delle quote di ammortamento.

I costi che fanno parte di impianto ed ampliamento sono:

1. Ricerca ed acquisizione di fondi di finanziamento;


2. Ricerca ed acquisizione di fondi di approvvigionamento;
3. Ricerca di mercato;
4. Azioni promozionali e pubblicitarie.

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Costi sostenuti per gli impianti e per l’ampliamento dell’attività, sono spese relative al periodo iniziale della
vita di una azienda, o di un nuovo settore di essa, in cui vengono predisposte le strutture necessarie al fine
di raggiungere gli obiettivi strategici aziendali; si tratta quindi di costi relativi ad imprese, o parte di essa, da
poco costituite, la cui attività di produzione o non ha avuto inizio o non ha prodotto apprezzabili ricavi.
Sono costi che non riguardano un singolo esercizio, ma sono costi che vengono sostenuti perché l’intera
impresa ne tragga un valore per un periodo superiore all’anno.

I costi di impianto e ampliamento fanno scrupolosamente parte di costi di PRIMO impianto e


ampliamento, e non di costi a cui corrispondono ricavi da un’impresa già partita. In questo caso i
costi di impianto ed ampliamento andrebbero iscritti nel conto economico.

CAPITALIZZAZIONE DEI COSTI DI RICERCA E SVILUPPO, E DI PUBBLICITÀ


I costi di ricerca e sviluppo possono essere capitalizzabili se sussistono queste condizioni:

5. Il progetto di sviluppo deve essere finalizzato chiaramente affinché il processo produttivo


possa attuarsi;
6. Deve sussistere l’attuabilità tecnica;
7. Vi deve essere una ragionevole attesa di mercati futuri per i processi e i prodotti del
progetto sviluppato.

I costi di pubblicità possono essere capitalizzabili solo se relativi al lancio di un nuovo prodotto e quando
l’importo è una tantum e non un importo ripetitivo. Quindi questi costi sono investimenti pluriennali che
non finanziano il marketing o le pubblicità sistematiche che l’azienda sostiene.

AVVIAMENTO
Riguarda una serie di condizioni di vantaggio che un’impresa già avviata ha rispetto un’impresa che parte
da zero. Un’azienda già avviata ha dei vantaggi:

• I clienti conoscono già l’azienda, anche nel caso di cambio gestione;


• I fornitori già conoscono l’azienda;
• Le banche conoscono la storia dell’azienda, storia dell’andamento economico.

Ad un’impresa già avviata è riconosciuto un maggior valore rispetto ad una stessa azienda,
ma nuova.

Dal punto di vista contabile, l’avviamento può essere calcolato come la differenza tra il prezzo di
acquisizione dell’impresa e il capitale contabile (ossia il patrimonio netto iscritto nel bilancio).

L’avviamento, acquisto di un’impresa, quindi costo sostenuto come investimento, è iscritto tra le
immobilizzazioni immateriali solo quando sia stata pagata una somma di acquisto
dell’azienda.

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L’avviamento NON è il costo che bisogna sostenere per far partire un’azienda, l’avviamento
è l’insieme delle condizioni di vantaggio che un’azienda già avviata ha rispetto ad una che non è avviata, e
questa voce compare solo dopo l’acquisto di un’impresa già avviata.

L’avviamento rappresenta il riconoscimento dell'esistenza di elementi immateriali non


iscritti in bilancio, che possono migliorare le prospettive di redditività dell'impresa. Esso può scaturire da
operazioni straordinarie di impresa come fusioni, conferimenti, acquisto di
azienda, acquisto di partecipazioni.

L’avviamento è il maggior valore che un’impresa già avviata ha rispetto ad un’impresa che parte da zero.
Questa voce è iscritta nei bilanci di imprese già rilevate e non di imprese, ovviamente, che partono da zero.

Affinché si parli di avviamento, questo deve essere sostenuto a titolo oneroso (Il contratto a titolo oneroso
è un accordo nel quale al sacrificio patrimoniale che una parte compie eseguendo la prestazione,
corrisponde un vantaggio patrimoniale che la stessa parte consegue ricevendo la prestazione della
controparte) ed è capitalizzabile.

Occorre un’autorizzazione particolare dal collegio sindacale affinché questa voce si possa iscrivere in
bilancio. Deve essere iscritto nel bilancio insieme al piano di ammortamento (che è quel periodo di tempo
lungo il quale viene spalmato il costo relativo ad un investimento di lungo periodo) il cui periodo non può
essere superiore ai 5 anni.

AGGI E DISAGGI SU PRESTITI


Li troviamo nel passivo e nell’attivo ammortizzato.

Sono per l’impresa oneri finanziari.

Vanno iscritti con il valore nominale.

Le obbligazioni hanno un valore nominale.


Se l'azienda che le emette, le vende a un prezzo superiore al loro valore nominale, si ritrova ad avere un
guadagno, che è appunto l'aggio.
Se invece ha fretta di collocare le obbligazioni, le vende a un prezzo inferiore al loro valore nominale, ed in
questo caso la differenza tra il valore nominale e il prezzo di vendita si ha il disaggio.

VOCI DELL’ATTIVO CIRCOLANTE

Fanno parte dell’attivo circolante quegl’investimenti che sono destinati a cedere la loro utilità entro l’anno,
infatti vengono chiamati investimenti di breve periodo. Se fossero stati di lungo periodo li avremmo trovati
nelle immobilizzazioni.
51
VALUTAZIONE DEI BENI DELL’ATTIVO CIRCOLANTE

Le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni vanni valutati al costo di
acquisto o di produzione (come le immobilizzazioni).

Per i semilavorati e i prodotti in corso di lavorazione si utilizza il valore netto di utilizzo. Il valore netto di
utilizzo è il prezzo prevedibile, stimato, di vendita se il pezzo fosse finito meno i restanti costi di produzione.
Serve per dare valore ad un pezzo non finito, ma che non ha comunque il valore della materia prima.

Le materie prime vanno iscritte al costo di sostituzione, ovvero al costo con il quale le materie prime
possono essere acquistate nelle normali condizioni operative.

Una voce caratteristica dell’attivo circolante è la valutazione delle rimanenze.

Esistono 3 metodi (+1) di valutazione:

• Valutazione al costo facendo la media ponderata;


• First In – First Out (FIFO) valutazione del costo facendo riferimento al primo prodotto entrato
• Last In – Last Out (LIFO) valutazione del costo facendo riferimento all’ultimo prodotto entrato

A secondo del metodo che si utilizza per calcolare il valore delle rimanenze (il che, una volta scelto il
metodo, non può essere cambiato), il risultato dell’esercizio può varia.

ESEMPIO DI VARIAZIONE DI RISULTATO


TRACCIA

Consideriamo un’impresa che ad inizio esercizio ha, ovviamente, le rimanenze del fine esercizio
precedente che ammontano a 100pz valutati a 10€ cad.
Durante l’anno vengono effettuati nuovi acquisti, nello specifico:

a gennaio  180pz a 13€ = 2340€ a


giugno  300pz a 14€ = 4200€ a
dicembre  90pz a 16€ = 1440€

In totale sono stati acquistati 570 pezzi a 7980€. Inoltre si hanno 1020€ di spese generali. Il ricavo
dalle vendite è 8300€ e con la rimanenza di 120pz. Calcolare il valore totale delle rimanenze finali e
l’eventuale ricavo o perdita.

1° METODO “LIFO a scatti annuali”

Con questo metodo, le rimanenze finali sono formate dalle giacenze di inizio esercizio (100pz) che sono
valutate al costo unitario medio dell’esercizio precedente (10€), e dalle giacenze di fine esercizio (20pz) che
sono valutate al costo medio ponderato (14€).

52
Il costo medio ponderato è dato dal rapporto tra gli acquisti delle merci ed il numero di pezzi acquistati.

Costo medio ponderato = 7980€ / 570pz = 14€ a pezzo

Le rimanenze sono 100+20, quindi avranno un valore pari a:

Valore rimanenze finali = (pz Ri · valore iniziale) + (pz Rf · costo medio ponderato)

= (100pz · 10€) + (20pz · 14€) = 1000€ + 280€ = 1280€

Il ricavo (o la perdita) equivale a:

(Ricavi dalle Vendite + Valore Rimanenze Finali) – Spese Generali =

(8300 + 1280) - 10000 = 9580 – 10000 = - 420 €

Con questo metodo abbiamo avuto una perdita di 420€

2° METODO “COSTO MEDIO PONDERATO”


Valutazione delle rimanenze finali (comprensive di rimanenze di inizio esercizio e di fine esercizio) al costo
medio ponderato.

Le rimanenze sono 120, quindi avranno un valore pari a:

Valore rimanenze finali = (pz Ri + pz Rf )· costo medio ponderato

= (100pz + 20pz) · 14€ = 120€ · 14€ = 1680€

Il ricavo (o la perdita) equivale a:

(Ricavi dalle Vendite + Valore Rimanenze Finali) – Spese Generali =

(8300 + 1680) - 10000 = 9580 – 10000 = - 20 €

53
Con questo metodo abbiamo avuto una perdita di 20€

3° METODO“FIFO a scatti annuali”


Le rimanenze finali vanno valutate scalando man mano dall’ultimo acquisto.

Le rimanenze della traccia sono 120. Gli ultimi acquisti effettuati sono a Dicembre con 90 pezzi, ed a Giugno
con 300 pezzi. Quindi i 120 pezzi devono essere valutati con i valori di Dicembre e di Giugno.
Dicembre 90pz · 16€ = 1440 €

Giugno 30pz · 14€ = 420 €

Abbiamo quindi raggiunto i 120 pezzi il cui valore:

1440€+420€ = 1860€

Il ricavo (o la perdita) equivale a:

(Ricavi dalle Vendite + Valore Rimanenze Finali) – Spese Generali =

(8300 + 1860) - 10000 = 10160 – 10000 = 160 €

54
Con questo metodo abbiamo avuto un utile di 160€

4° METODO“Costo medio ponderato progressivo (o continuo)”


La valutazione tiene conto delle rimanenze e degli acquisti effettuati, e viene chiamato progressivo (o
continuo) proprio perché la media ponderata viene effettuata ad ogni nuova transazione di vendita e
acquisto.

Le rimanenze vengono valutate come rapporto tra la somma dei valori complessivi (rimanenze ed acquisti)
e il numero totale dei pezzi (delle rimanenze e degli acquisti). Questo calcolo viene effettuato ad ogni
transazione.

55
Si può notare che la media ponderata viene effettuata ad ogni nuovo acquisto.

I pezzi vengono “venduti”, ovvero vengono scaricati dall’inventario del magazzino, al valore della media
ponderata. I pezzi rimasti non venduti formano le rimanenze che avranno il valore dell’ultima media
ponderata.

In questo caso abbiamo un valore delle rimanenze pari a 1848€.

Il ricavo (o la perdita) equivale a:

(Ricavi dalle Vendite + Valore Rimanenze Finali) – Spese Generali =

(8300 + 1848) - 10000 = 10148 – 10000 = 140 €

5° METODO“LIFO continuo”
Anche questo metodo avviene ad ogni transazione di scarico e carico prodotti. Il valore delle rimanenze
finali di una transazione corrisponde al valore dell’ultimo acquisto sommato, nel caso ci fossero, con le
ultime rimanenze valutate al costo delle rimanenze iniziali.

56
90sono gli acquisti effettuati a Dicembre e che ancora devono essere venduti. Sono stati
acquistati a 16€.

30invece sono le rimanenze rimaste dell’ultima transazione di vendita, valutate al prezzo di


valutazione delle rimanenze
inziali, ovvero a 10€.

Il ricavo (o la perdita) equivale a:

(Ricavi dalle Vendite + Valore Rimanenze Finali) – Spese Generali =

(8300 + 1740) – 10.00 = 10040 – 10000 = 40 €

VALUTAZIONE DEI LAVORI IN CORSO SU ORDINAZIONE


Questa voce comprende la valutazione di quei particolari prodotti che hanno una fase di produzione e di
progettazione molto lunga. Questi prodotti vengono realizzati solo su commissione, su ordinazione, e la loro
produzione impiega più di un esercizio.

Parliamo di produzione di navi, treni ponti, ecc.

57
Un metodo di valutazione di questo tipo di lavoro è quello della percentuale di avanzamento, ovvero ad
ogni avanzamento di lavoro (in percentuale) si attribuirà una quota del ricavo complessivo.

VALUTAZIONE A VALORE COSTANTE


Le materie prime, sussidiarie e di consumo possono essere valutate ad un valore costante, invariato da un
esercizio ad un altro, se si verificano le seguenti condizioni:

8. Siano costantemente rinnovate


9. Siano complessivamente di importo non rilevante
10. Non subiscano variazioni nella loro entità, valore e composizione.

Ripetizione

Il bilancio è un documento obbligatorio che evidenzia e racconta la gestione economica


delle aziende. Noi consideriamo il bilancio di esercizio che è costituito da 3 documenti:


Stato patrimoniale
È una raccolta di informazioni, ed a sua volta è organizzato in due parti in forma

speculare:
o dall’attivo
raccolta di informazioni relative all’investimento
o dal passivo
raccolta di informazioni relative alle fonti finanziamento che
possono essere propri dell’azienda (patrimonio netto) o di terzi
(debiti).


Conto economico
È un documento di durata annuale, scritto in forma scalare. Al suo interno è
costituito dalle voci di ricavo delle vendite e delle prestazioni, a cui vengono
sottratti tutti i costi che possono essere di produzione, di gestione finanziaria
(proventi ed oneri finanziari), di gestione straordinaria (proventi ed oneri
straordinari), oneri dovuti alla gestione tributaria (imposte sul reddito).
Il valore della sottrazione dà il risultato d’esercizio che può essere un utile o una
perdita nel caso in cui il valore è positivo o negativo.

58
 Nota integrativa
L’articolo di riferimento è il 2427 diviso in 22 punti. La nota integrativa ha il
compito di integrareinformazioni
le contenute nel bilancio affinché il
risultato sia chiaro, veritiero e corretto. La nota integrativa deve contenere
tutte le spiegazioni su eventuali modifiche effettuate nel bilancio.

L’articolo 2427 richiede che siano riportate in nota


tiva
integra
tutte le
informazioni circa:

1. La deroga ai criteri di valutazione


:
Il redattore del bilancio è obbligato ad evidenziare la motivazione della
modifica dei criteri di valutazione;

2. La deroga al principio di continuità


:
In nota integrativa deve essere
motivata la deroga al principio di
continuità che è quel presupposto per il funzionamento dell’impresa ad
un esercizio successivo;

3. La non comparabilità
delle voci di bilancio tra esercizi differenti;

4. il perché una
voceè stataintrodotta più volte
nel bilancio;

5. Le modifiche ai piani di ammortamento


:
Qualora si effettuano modifiche agli anni di ammortamento, deve
essere
specificata la motivazione di tale cambiamento perché si hanno delle
modifichesulle quote di ammortamento e sul valore del bene
immobilizzato;

6. La differenzatracosto delle partecipazioni


e ilrelativopatrimonio netto

7. L’ammortamento dell’avviamento
:
qualora avvenga per un periodo superiore ai 5 anni;

8. L’esistenza di
valutazion
i delle rimanenze finali
(FIFO/LIFO/media
ponderata)chemodificano il risultato d’esercizio
.

Diverse pagine precedenti sono state saltate. ( per lo studio della parte precedente e questa successiva
aiutati con le slide del professore)
59
ANALISI DI BILANCIO
L’analisi di bilancio valuta ed interpreta tutti i dati scritti in bilancio. Quindi i dati scritti in bilancio devono
essere analizzati ed interpretati affinché si possa fare qualche considerazione sulla situazione economica,
finanziaria e patrimoniale dell’azienda. Bisogna approfondire le fonti e gli impieghi e naturalmente attività e
passività.

Occorre acquisire una serie di competenze che ci consentono di fare delle considerazioni generali su quello
che è l’andamento di un’azienda.

Per poter valutare l’andamento di un’azienda, in positivo o in negativo, bisogna confrontare i bilanci di più
esercizi della stessa impresa, o confrontare il bilancio di un’azienda con quello di un’azienda concorrente
che abbia una struttura di costi e ricavi più o meno simile.

Definiamo le tre corrispondenti analisi:

1. L’analisi reddituale (o economica)


È il confronto tra i costi e i ricavi di un’azienda, quindi è una valutazione relativa al
reddito.
La differenza tra ricavi e costi ci da informazioni circa la capacità dell’azienda di far
fronte al capitale fornito dai soci senza alterare l’equilibrio finanziario.

2. L’analisi finanziaria
Capacità di far fronte agli investimenti effettuati andando ad utilizzare il capitale
proprio o il capitale di terzi senza pregiudicare gli altri equilibri.

Quindi la situazione reddituale attiene a ricavi e costi, mentre la situazione finanziaria attiene alla capacità
di un’azienda di far fronte ai propri investimenti attraverso le fonti di finanziamento che ha deciso di
utilizzare (capitale proprio o capitale di terzi).

Quando andiamo ad analizzare nel dettaglio la situazione monetaria, notiamo le voci di “ricavi e costi” e la
voce delle “entrate e uscite”. Queste due voci possono essere non coincidenti, seppur un’entrata equivale
ad un ricavo ed un’uscita equivale ad un costo, perché potrebbe coesistere una dilazione di pagamento,
ovvero una dilazione di tempo tra il momento in cui si sostiene il costo o il ricavo ed il momento in cui si ha
effettivamente l’uscita o l’entrata di denaro.

Un’analisi monetaria tiene conto delle entrate e delle uscite, incurante del momento in cui si è sostenuto il
costo o il ricavo. (va direttamente al sodo)

Un’analisi reddituale, invece, tiene conto dei ricavi e dei costi indipendentemente da quando si ha l’effettiva
entrata o uscita monetaria.

3. L’analisi patrimoniale
È un mix delle due tipologie di analisi (reddituale e finanziaria). L’analisi patrimoniale
attiene all’equilibrio patrimoniale inteso come risultato finale tra
60
“ricavi e costi” ed “entrate e uscite”

L’analisi può essere fatta da un analista interno, o da un analista esterno.

• Un’analista esterno può basare le sue elaborazioni solo sui dati ricavati dal bilancio, e potrà dare dei
consigli di gestione anche non conoscendo, non vivendo, l’azienda.

• Un’analista interno ha invece una serie di informazioni generali di quello che potrebbe essere la
strategia dell’azienda, informazioni relative ad investimenti futuri, ed altri fattori che potrebbero
essere rilevanti per l’analisi aziendale. Quindi un’analista interno ha delle informazioni in più
rispetto ad un’analista esterno. La persona incaricata a far l’analista interno deve ricoprire un
settore importante dell’aziende , dovrà far parte del settore amministrativo o di quello contabile,
ovvero la persona per diventare analista interno deve avere delle competenze tali da essere
consapevole di ciò che fa e deve saper consigliare in buona fede.

Analisi statiche o dinamiche

• Le analisi sono statiche quando fanno riferimento ad un determinato periodo di tempo. Viene
utilizzata per la valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria.

• Sono dinamiche quando vogliono individuare delle tendenze, dei trend, dell’analisi. Viene utilizzata
per analizzare la gestione aziendale nel suo complesso.

Analisi storiche e prospettiche

• Le analisi storiche riguardano ovviamente esercizi già trascorsi, ed ha come obiettivo la valutazione
del lavoro di gestione con passar degli esercizi.

• Le analisi prospettiche sono analisi riferite al futuro (analisi previsionali), per capire se si possono
mantenere degli equilibri finanziari.

61
Le varie tipologie di analisi di bilancio precedenti non sono state menzionate

L’analisi di bilancio può essere fatta in tre modi:

• strutturale
• per indici
• per flussi

Nell’analisi strutturale si confrontano le voci del bilancio con bilanci di anni precedenti o con bilancio di
imprese diversi ma che ovviamente stanno nello stesso settore.

L’analisi per indici è un’analisi di tipo numerica che si effettua confrontando tra di loro alcuni indici
fondamentali (che vengono opportunamente calcolati con i dati di bilancio).

L’analisi per flussi esamina la dinamica delle operazioni aziendali che hanno creato variazioni fra due stati
patrimoniali in epoche diverse.

Un bilancio redatto è un bilancio scritto in forma civilistica, ovvero costituito da tre documenti: stato
patrimoniale, conto economico e nota integrativa.

Lo Stato Patrimoniale è uno dei documenti che costituiscono il bilancio di esercizio ed evidenzia la
situazione delle attività e delle passività dell’impresa alla data di chiusura dell’esercizio. Lo stato
patrimoniale, quindi, è a sua volta diviso in: attivo e passivo.

Prima di effettuare l’analisi di bilancio, lo stato patrimoniale deve essere riclassificato, perché non
compilato con un unico criterio di classificazione. Poiché le sue voci sono classificate da vari criteri, il tutto
viene riclassificato secondo il criterio di liquidità. Dalle meno liquide alle più liquide.

Tutte le aziende sono tenute a redigere il bilancio in forma civilistica, tale bilancio viene poi riclassificato
secondo il criterio di liquidità dagli analisti.

Si riclassifica per crediti verso soci, immobilizzazioni finanziarie e attivo circolante.

Alcune voci dell’attivo non sono tali da capire se il credito a lungo o breve e devo capirne la natura effettiva.
Una volta capito posso classificare l’attivo partendo dai crediti a lungo termine fino alla liquidità.

51
Con la riclassificazione, l’ATTIVO dello stato patrimoniale viene classificato in due macro voci:

• AF Attivo Fisso (attività fisse) vanno inseriti gli investimenti destinati a ritornare in forma
liquida oltre l’esercizio.
 le immobilizzazioni materiali, immateriali;
 i crediti delle immobilizzazioni finanziarie esigibili oltre l’anno;
 i crediti dell’attivo circolante esigibili oltre l’anno;
 ratei e risconti dell’attivo oltre l’anno se specificato;
 Altri titoli;
 Azioni Proprie.

• AC Attivo Corrente (Capitale Circolante Lordo) (attività correnti o circolanti) gli


investimenti ritornano in forma liquida entro l’esercizio.
 le rimanenze; RD
 le disponibilità liquide immediate; LI
 liquidità differite ; LD
 i crediti delle immbolizzazioni esigibili entro l’anno;

 i crediti dell’attivo circolante esigibili entro l’anno;

 ratei e risconti dell’attivo.

L’attivo corrente (attività correnti o attività circolanti) (AC) viene denominato anche capitale circolante
lordo (CCL).

L’AC, che abbiamo detto è costituito dalle voci dell’attivo dello stato patrimoniale esigibili entro l’anno, è
costituito da tre documenti:

• RD Rimanenze disponibili, rimanenze dell’attivo circolante (C.I);

• LI Liquidità immediate, disponibilità liquide dell’attivo circolante (C.IV);

• LD Liquidità differite, crediti esigibilità entro l’anno che caratterizzano l’attivo circolante:

A + B III entro i 12 mesi + C II entro i 12 mesi + C III + D (ratei e risconti no pluriennali)


(Non ricordare le “lettere”, imparate a memoria tutte le diciture, perché all’esame scritto possono
darvi un bilancio con scritto solo le voci).

Ricapitolando: l’attivo dello stato patrimoniale scritto in forma civilistica, è riclassificato secondo il criterio
di liquidità, ed otteniamo così due voci:

l’Attivo Fisso (AF) e l’Attivo Corrente (AC).

52
Nell’Attivo Fisso sono contenute tutte quelle voci dell’attivo dello stato patrimoniale che ritornano in
forma liquida oltre l’esercizio, mentre nell’Attivo Corrente sono contenute tutte quelle voci dello stato
patrimoniale che ritornano in forma liquida entro l’esercizio.

Inoltre l’Attivo Corrente è suddiviso in tre macro voci:

- Rimanenze che contiene le rimanenze dell’attivo circolante


- Liquidità immediate rappresentano le disponibilità liquide dell’attivo circolante
- Liquidità differite rappresentano i crediti esigibili entro l’anno che fanno parte dell’attivo
circolante.

Il PASSIVO dello stato patrimoniale va riclassificato attraverso un criterio di esigibilità

Come sappiamo, il passivo ci da informazioni sulle fonti di finanziamento, ovvero sulle


modalità con le quali abbiamo ottenuto il capitale utile per le attività dell’azienda.

Il criterio classico divide il passivo in:

- Capitale proprio;
capitale apportato dagli azionisti.

- Capitale di terzi (CT). capitale apportato da finanziamenti bancari, finanziamenti da fornitori e da


qualsiasi altra fonte dalla quale abbiamo contatto un debito.

Con la riclassificazione il passivo si divide in tre macro voci:

• CN Capitale Netto
Corrisponde alla prima voce del passivo dello stato patrimoniale (capitale investito), ovvero
patrimonio netto;

• PF Passività Fisse (o consolidate) o Debiti del passivo esigibili oltre l’anno;

o Fondi per Rischi ed Oneri;

o Trattamento di fine rapporto;


È una forma di retribuzione del personale che matura proporzionalmente alla
durata del rapporto stesso, e sono solo aliquote ANNUALI.
Nelle passività fisse si trascurano eventuali retribuzioni entro l’anno, ovvero
faranno parte delle passività fisse.

o Ratei e Risconti oltre l’anno se specificato.

53
• PC Passività Correnti
o Debiti del passivo esigibili entro l’anno;

o Rate e Risconti;

PC + PF = CT Capitale di Terzi

L’obiettivo della riclassificazione è quello di ottenere:

- Un attivo formato da due voci:

o AF (attivo fisso); o AC (attivo corrente);

- Un passivo formato da tre voci:

o CN (Capitale Netto
o Patrimonio Netto); 
 Fonti ESTERNE di finanziamento
Fonte INTERNA di
finanziamento o PF
(Passività Fisse); o PC (Passività Correnti).

PC + PF = CT Capitale di Terzi.

Come sappiamo, la somma dell’attivo è uguale alla somma del passivo. Questo perché
l’insieme dei finanziamenti è uguale all’insieme delle fonti di finanziamento. I finanziamenti
vengono impiegati in investimenti, per questo motivo corrispondono.

Nella riclassificazione chiameremo:

• CA Capitale Acquisito il totale CA = CN + PF + PC = CN + CT della somma del passivo;

• CI Capitale Investito CI = AF + AC
il totale della somma dell’attivo.

CA = CI

54
ATTIVO
Riclassificazione Attività Fisse (oltre l’esercizio):

• A *Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

• B.I Immobilizzazioni Immateriali

• B.II Immobilizzazioni Materiali

• B.III *Immobilizzazioni Finanziarie

• C.II *Crediti

• D *Ratei e Risconti Attivi

Riclassificazione Attività Correnti (entro l’esercizio):

• A Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

• B.III *Immobilizzazioni Finanziarie

• C.I Attivo Circolante: Rimanenze

• C.II *Crediti

• C.III Attività finanziare non immobilizzabili

• C.IV Disponibilità liquide

55
• D Ratei e Risconti Attivi

PASSIVO
Il Capitale Netto

• A Totale Patrimonio Netto

Riclassificazione Passività Fisse (oltre l’esercizio):

• B Fondi per Rischi ed Oneri

• C Trattamento di Fine Rapporto (TFR)

• D *Debiti

• E *Ratei e Risconti Attivi

Riclassificazione Passività Correnti (entro l’esercizio):

• D *Debiti

• E Ratei e Risconti

56
INDICI DI COMPOSIZIONE DI FONTI E IMPIEGHI

Gli indici di composizione delle fonti ci danno un’idea, con riferimento al passivo, di come sono costituti i
finanziamenti.

Praticamente stabiliscono quanto pesano in % il:

o CN
o CT = (PF + PC) o PF o PC o Capitale Permanente = (CN + PF)

rispetto al CA (Capitale Acquisito, ovvero al totale del passivo)

Stesso discorso per gli indici di composizione degli impieghi, che ci danno un’idea, con riferimento
all’attivo, di come sono costituiti gli investimenti.

Praticamente stabiliscono quanto pesano in % le:

o AF

o AC = (RD + LD + LI)

o RD (rimanenze disponibili dell’Attivo Circolante C.I)

o LD (liquidità differite dell’Attivo Circolante C.II crediti entro l’anno)


A + B III entro i 12 mesi + C II entro i 12 mesi + C III + D (ratei e risconti no pluriennali)

o LI (liquidità Immediate dell’Attivo Circolante C.IV)

rispetto al CI (Capitale Investito, ovvero il totale dell’attivo)

57
MARGINI DI BILANCIO

I margini di bilancio sono particolari indici che esprimono due concetti, la solidità patrimoniale e la
solvibilità finanziaria.

 Margine di Struttura (MS) indica:


la solidità patrimoniale, ovvero alla capacità dell’impresa di far fronte agli investimenti di lungo
periodo (AF) con il solo ausilio del patrimonio netto.

Un’azienda si definisce solida dal punto di vista patrimoniale se riesce a coprire tutte le
attività fisse (investimenti di lungo periodo) con il solo patrimonio netto, senza necessitare
di tutte le altre voci che riguardano i debiti. Se rispetta questi canoni, l’azienda si definisce
solida e non ha bisogno di finanziamenti da fornitori e altri.

MS = CN - AF

Se il valore MS < 0 significa che non riesce a coprire l’attivo, ovvero con il patrimonio netto non si
riesce a coprire tutti gli investimenti di lungo periodo.

Caso favorevole è quando MS > 0.

Se il margine di struttura è negativo, quindi la nostra azienda ha qualche difficoltà dal punto di vista
della solidità patrimoniale, utilizzerà, per gli investimenti di lungo periodo, quelli che sono le fonti a
breve periodo.

 La solvibilità finanziaria attiene alla capacità dell’impresa di gestire gli investimenti di breve periodo
(AC). Esistono due modi per calcolarla:

o Margine di Tesoreria (MT):


è un indice che caratterizza la solvibilità finanziaria, ovvero indica la capacità dell’azienda di
far fronte agli esborsi che dovrà sostenere nel breve periodo utilizzando esclusivamente le
liquidità.

MT = LD + LI – PC

58
Il margine di tesoreria rappresenta la capacità dell’impresa di far fronte alle Passività
Correnti (PC = finanziamenti di breve periodo) con le sole liquidità.

Se MT < 0 indica che l’azienda utilizzando semplicemente le liquidità non riesce a for
fronte alle spese che dovrà sostenere nel breve periodo, e si dovranno utilizzare le
“rimanenze”, e quindi parleremo di Capitale Circolante Netto. Caso favorevole è quando
MT > 0.

o Capitale Circolante Netto (CCN):


è un indice di solvibilità finanziaria, e rappresenta la capacità di un’azienda di far fronte ad
esborsi di breve periodo (Passività Correnti, PC, finanziamenti di breve periodo), utilizzando
il capitale che l’azienda avrà a disposizione nel breve periodo, ovvero dell’attivo corrente.

CCN = AC – PC = CN + PF - AF

La differenza con il Margine di Tesoreria (MT) è che in questo caso vengono utilizzati anche
le rimanenze, quindi sia ha un range maggiore.

Se il CCN < 0 significa che entro l’anno si avrà un esborso tale che non si potrà coprire
solamente con i crediti a breve durata e con le rimanenze, si dovrà quindi utilizzare
direttamente il Capitale.

Quando il CCN > 0 vuol dire che l’azienda riuscirà entro la fine dell’anno a coprire i debiti
di breve periodo (le passività correnti) con le attività correnti.

59
RELAZIONI TRA I MARGINI
Analizziamo le relazioni che esistono tra il MT (Margine di Tesoreria) e il CCN ( Capitale Circolante Netto).
Se MT > 0 e CCN > 0 Solvibilità Buona, perché c’è una buona struttura di base con una ridotta entità delle
rimanenze ed una buona capacità di credito.
Questi due indici non ci dicono nulla sulla solidità.
Situazione Critica.
Se MT < 0 e CCN < 0
L’azienda ha problemi di liquidità e non riuscirà a pagare i debiti, perché con MT
negativo l’azienda non ce la farà a pagare i debiti entro l’anno con le sole liquidità
differite (LD crediti entro l’anno) e con le liquidità immediate (LI Disponibilità
liquide).

Con il CCN negativo quindi nemmeno con l’ausilio delle rimanenze si riesce a far
fronte ai debiti entro l’esercizio (PC passività correnti).
È la tipica situazione di un’azienda con un risultato economico positivo ma con una
situazione finanziaria negativa.

MT non può essere mai positivo se CCN è negativo (CCN < 0, MT 0).
Mentre se MT è positivo anche il CCN è sempre positivo (MT > 0, CCN >0)

I due indici non ci dicono nulla sulla solidità perché entrambi fanno riferimento alla solvibilità, consideriamo
quindi il MS (Margine Strutturale) per far riferimento anche alla solidità.

Se MS > 0 e MT > 0 Situazione Ottimale, perché essendo già positivo il MT possiamo far fronte agli
esborsi entro l’esercizio con l’ausilio delle sole liquidità immediate (LI Disponibilità
liquide) e delle liquidità differite (LD Crediti esigibili entro l’esericizio), di
conseguenza anche il CCN è positivo. Inoltre essendo MS positivo l’azienda potrà far
fronte ad investimenti di lungo periodo (AF attività oltre l’esercizio)

Se MS < 0 e MT < 0
Situazione Critica. La solidità patrimoniale non è buona perché non si riesce a far
fronte agli investimenti di lungo periodo con il solo capitale netto CN (ricordiamo
che MS = CN – AF) quindi si dovrà utilizzare il CT (Capitale di terzi) ovvero finanziarsi
con i debiti, cosa che sarebbe consigliabile per investimenti di breve periodo.

Essendo anche il MT negativo non si riuscirà a far fronte ai debiti di breve durata
(PC Passività Correnti) con le sole liquidità immediate (LI Disponibilità liquide) e
delle liquidità differite (LD Crediti esigibili entro l’esericizio).

60
Se MS > 0 e MT <0 Scarsa Solvibilità. Con MS positivo si riescono a coprire gli investimenti di lungo
periodo essendo il capitale netto (CN) maggiore delle Attività Fisse (AF).

Abbiamo però che il MT è negativo, quindi non si riuscirà a far fronte a


finanziamenti di breve periodo (PC) con il solo ausilio delle liquidità immediate (LI
Disponibilità liquide) e delle liquidità differite (LD Crediti esigibili entro l’esericizio).

Se MS < 0 e MT > 0
Scarsa Solidità. Con MS negativo l’azienda non potrà far fronte ad investimenti di
lungo periodo (AF) essendo il capitale netto (CN) in valore minore delle attività fisse,
quindi bassa capacità di investimenti. Comincerà quindi ad utilizzare anche gli
investimenti di breve periodo (AC).

Abbiamo però MT positivo, l’azienda riuscirà a far fronte a finanziamenti di breve


periodo (PC) con il solo ausilio delle liquidità immediate (LI – Disponibilità Liquide) e
delle liquidità differite (LD – Crediti esigibili entro l’esercizio).

/------------/
Situazione positiva. Si riesce a far fronte ai finanziamenti di breve periodo (PC) grazie
Se CCN > 0 e MS > 0
ad un Capitale Circolante Netto (CCN) maggiore di zero che utilizza le liquidità
immediate (LI), le liquidità differite (LD) e le Rimanenze Disponibili (RD).

L’azienda può far fronte ad investimenti di lungo periodo poiché il CN è maggiore


degli investimenti di lungo periodo (AF).

Situazione Critica. Questa è la peggiore delle ipotesi perché non si riuscirà a far
Se CCN < 0 e MS < 0
fronte ai debiti di breve durata né agli investimenti lunga durata.

Scarsa Solidità, con il solo vantaggio di riuscir a far fronte a debiti di breve periodo.
Se CCN > 0 e MS < 0

Se CCN <0 e MS > 0


Scarsa Solvibilità, con il solo vantaggio di riuscir a far fronte a investimenti di lunga
durata.

Occorre riclassificare il bilancio per poter fare l’analisi di bilancio, perché il bilancio scritto in forma
civilistica presenta diversi criteri di classificazione delle voci, pertanto utilizziamo una riclassificazione
che segue il criterio della liquidità.

Con la riclassificazione abbiamo un attivo diviso in due voci.

61

In particolare riclassifichiamo:
o
AF - oAttività Fisse: le immobilizzazioni materiali, immateriali; i crediti
o delle immobilizzazioni finanziarie esigibili oltre l’anno; i crediti
o dell’attivo circolante esigibili oltre l’anno; ratei e risconti
o dell’attivo oltre l’anno se specificato;
o Altri titoli;
Azioni Proprie.

AC –oAttivi Correnti:
o le rimanenze; le disponibilità liquide; i crediti delle
o immbolizzazioni esigibili entro l’anno; i crediti
o dell’attivo circolante esigibili entro l’anno; ratei e
o risconti dell’attivo.

Con la riclassificazione il passivo si divide in tre macro voci:

 CN Capitale Netto
Corrisponde alla prima voce del passivo dello stato patrimoniale (capitale investito),
ovvero patrimonio netto;

 PF Passività Fisse (o consolidate)


o Debiti del passivo esigibili oltre l’anno;
o Fondi per rischi ed oneri;
o Trattamento di fine rapporto;
È una forma di retribuzione del personale che matura proporzionalmente alla durata
del rapporto stesso, e sono solo aliquote ANNUALI. Ratei e Risconti oltre l’anno se
o specificato.

 PC Passività Correnti
o Debiti del passivo esigibili entro l’anno; Rate
o e Risconti.

Abbiamo parlato dei margini (di tesoreria MT, di struttura MS e del capitale circolante netto CCN) che
sono indici che indicano la situazione patrimoniale e della situazione finanziaria. Nel caso della
situazione patrimoniale si parlerà di solidità patrimoniale nel caso in cui si ha un margine di struttura
positivo, ovvero riusciamo a coprire gli investimenti di lungo periodo (AF – attività fisse) con il capitale
netto (CN) a disposizione. Mentre si parla di solvibilità finanziaria nel caso in cui o si ha un margine di
tesoreria positivo, ovvero riusciamo a coprire i finanziamenti di breve periodo o con le sole liquidità
immediate e differite, o si ha un Capitale Circolante Netto (CCN) positivo, ovvero riusciamo a coprire i
finanziamenti di breve periodo aggiungendo alle liquidità anche le rimanenze.

INDICI DI LIQUIDITÀ
Sono rapporti tra voci dell’attivo e voci del passivo. Individuiamo tre indici:

 Indice di Disponibilità;
 Indice di Liquidità;
 Quick Ratio, o indice di liquidità immediata.
62
INDICE DI DISPONIBILITÀ (coll. CCN)

È la capacità di un’azienda di far fronte alle passività correnti (PC – debiti di breve durata) con le attività correnti
(AC – investimenti di breve durata, e sono quegl’investimenti che sono destinati a tornare in forma liquida entro

l’esercizio). Quando Ind.Disp > 1 l’impresa sarà capace di far fronte alle passività correnti, ed il Capitale
Circolante
Netto sarà positivo (CCN = LD + LI + RD – PC) perché le attività correnti saranno maggiori delle passività
correnti.

INDICE DI LIQUIDITÀ (coll. MT)

Ci dà informazioni sulla solvibilità, ovvero sulla capacità dell’impresa di far fronte a debiti di breve durata
(PC) attraverso le liquidità immediate LI (liquidi disponibili in cassa) e le liquidità differite LD (crediti che
torneranno in forma liquida entro l’esercizio).

Se Ind.Liq > 1 l’impresa sarà capace di far fronte alle passività correnti, ed il Margine di Tesoreria (MT)
sarà anch’esso positivo (MT = LD + LI – PC) perché il valore della somma delle liquidità immediate e differite
sarà maggiore delle passività correnti.

Se Ind.Liq < 1 e Ind.Disp > 1 significa che si dovranno utilizzare le liquidità ottenute dalle rimanenze
per poter coprire i debiti di breve durata.

QUICK RATIO

È un indice che ci da l’idea della disponibilità immediata. Fa capire se i debiti di breve durata (PC) possono
essere coperti con quello che si ha già in cassa, ovvero attraverso la Liquidità Immediata (LI – disponibilità
liquide) senza fare affidamento né sui crediti di breve durata (LD – liquidità differite) né sulle rimanenze
disponibili (RD).

63
Se Quick.Ratio > 1 significa che ciò è possibile.

Quindi il Quick Ratio è l’unico indie che dà informazioni sulla capacità dell’azienda di far fronte ai debiti di
breve durata con l’ausilio delle sole liquidità immediate, senza dover aspettare il rientro di crediti o
addirittura la vendita delle rimanenze.

RELAZIONI TRA MARGINI ED INDICI

Esiste una relazione tra margini di bilancio ed indici di liquidità. Per cui conoscendo gli indici, indirettamente
si ha una idea anche dei margini.

Quindi quando un margine è positivo, il rispettivo indice è maggiore di uno. Se almeno uno dei margini (o
uno degli indici) è favorevole ciò condiziona che l’azienda riesce a coprire i debiti di breve periodo (PC) con
le voci dell’attivo circolante senza far uso delle immobilizzazioni (investimenti di lungo periodo).

INDICI DI INDEBITAMENTO E DI INDIPENDENZA FINANZIARIA


Sono indici che mettono in relazione solo le voci del passivo. Ci danno informazioni circa la capacità
dell’azienda di far fronte ad investimenti utilizzando solo il proprio capitale piuttosto del capitale di terzi.

 L’indice di indebitamento ci dà informazioni su quanto è indebitata un’impresa.

Maggiore è il numeratore (CT) e maggiore è l’indebitamento.

64
 L’indice di indipendenza finanziaria ci dà informazioni sulla capacità dell’azienda di far fronte ad
investimenti utilizzando unicamente il capitale proprio.

CICLO ECONOMICO

È un intervallo di tempo, per tale motivo si calcola in giorni, ed è l’intervallo di tempo che intercorre tra
l’atto di acquisto e l’atto di vendita (indipendentemente dall’uscita/entrata monetaria)

65
Periodo di Giac. Materie Prime + Periodo di Produzione + Periodo di Giac. Prodotti Finiti

CICLO MONETARIO

È sempre un intervallo di tempo il quale è compreso tra l’uscita monetaria (momento in cui esce il denaro
per acquisto fattori produttivi (materie prime, servizi)) e l’entrata monetaria (momento in cui entra il
denaro in cassa all’azienda dovuto alla vendita dei fattori produttivi).

La durata in giorni del ciclo monetario è la somma algebrica dei seguenti elementi:

Periodo di giacenza delle materie prime in magazzino

+ Periodo di produzione

+ Periodo di giacenza media dei prodotti finiti in magazzino

+ Periodo di giacenza media dei crediti verso clienti

Periodo di giacenza dei debiti verso fornitori*

* Il periodo di giacenza dei debiti verso fornitori va sottratto perché più tardi avviene il pagamento (ovvero
più tardi avviene l’acquisto dei fattori produttivi) minore sarà la durata del ciclo monetario. Viene spostato
in avanti quel momento che è l’uscita monetaria (Pagamento degli Acquisiti). Si può avere addirittura il
caso in cui il pagamento viene effettuato dopo l’incasso delle vendite, ci troviamo quindi nella situazione in
cui il Ciclo Monetario assume valore in giorni negativo ed è un fattore del tutto positivo.

66
È importante individuare questi due cicli perché il momento dell’acquisto può non
corrispondere al momento dell’uscita monetaria, come il momento della vendita può non
corrispondere al momento dell’entrata monetaria.
Il ciclo economico è quindi l’intervallo di tempo tra l’atto di acquisto dei fattori produttivi e
l’atto di vendita. Rispetto al monetario acquisto dei beni ma non li pago, beni che poi
attraverso il ciclo tecnico rivendo senza avere il pagamento.
Il ciclo monetario è invece l’intervallo di tempo tra l’uscita monetaria e l’entrata monetaria.
Per il ciclo monetario devo dire che e composto da tecnico ed economico e due termini in
più. A inizio produzione ho i fattori produttivi a inizio ciclo tecnico( periodo di produzione). A
fine prodizione ho prodotto finito. Poi ho il ciclo economico che si dsovrpannone al tecnico.
Esso lo comprende e in piui gp altri due periodi da acquisto di materie prime con periodo di
giacenza ovvero stanno ferme pre prodizione e sevondo periodo giacenza prod finiti, ovvrto
das quando lo stocco in magazzino e poi lo venfo ( vedi side cicli aziendali). Sono cicli positivi.
Devo fare prima il ciclo tecnico o con periodo poi sggiungo economico e ingine il monetario.
( dal segmento minore al maggiore, consiglio per disegno esame). Fino a quando pago il
fornitore dopo acquistate materie prime prende il nome di periodo giacenza debiti
v/fornitori. Il ciclo monetario parte da qui e termina incassato il denaro. Dalla vendita dei
prodotti all’incasso della vendita bo periodo giacenza crediti. Il ciclo monetario non può essere
intrinsecamente positivo come il tecnico ed economico poiché somma di vari periodi – periodo
giacenza v fornitori che può protrarsi fino al periodo giacenza crediti v clienti. Dopo questo grafico
devo dire da che periodi sono composti ciclo tecnico, economico e monetario. Poiché i primi due sono
intrensicamente positivi il ciclo monetario può essere negativi perch+ se il periodo di giacenza v
forniyoti è maggiore di tutta la somma successiva (vedi slide somma e differenza) significas che ho
acquistato materie prime , stoccate vendute incassato e alla fine pagato fornitori vuol dire che ho
pagato i fornitori con incasso. Se il ciclo monetario quindi è negativo ho ottenuto un vantaggio poiché
prima ho incassato e poi ho pagato i fornitori. Se fosse stato positivo avrei dovuto pagare prima i
fornitori e poi avrei ottenuto guadagnato. Quando è negativo potendo pagare dopo potrei investire il
denaro.
(spiegazione prof per domanda esame)

Nel caso in cui non viene concesso una dilazione di pagamento, il momento relativo
all’acquisto/vendita dei fattori produttivi coincide con il momento relativo all’esborso/incasso
monetario. Solo in questo caso il ciclo economico coincide con il ciclo monetario (ciò avviene per
tutte le attività commerciali).

Un ciclo monetario negativo è un fattore positivo perché l’entrata monetaria è avvenuta prima
dell’uscita monetaria.

Il ciclo economico è sempre positivo, per consegnare un prodotto bisogna prima produrlo
acquistando i fattori produttivi occorrenti.

Calcolo: PERIODO DI GIACENZA MEDIA DELLE MATERIE PRIME


Calcolo: PERIODO DI GIACENZA MEDIA DEBITI VERSO FORNITORI

Calcolo: PERIODO DI PRODUZIONE

Calcolo: PERIODO DI GIACENZA MEDIA PRODOTTI FINITI

Calcolo: PERIODO DI GIACENZA MEDIA CREDITI VERSO CLIENTI

67

Sia il ciclo economico che il ciclo monetario si esprimono in giorni.

Il ciclo economico, poiché non tiene conto dei debiti e dei crediti, si calcola semplicemente sommando i tre
periodo di giacenza (Materie Prime, Produzione SL, Prodotti Finiti).

Il ciclo monetario è la somma algebrica di tutti i 5 indici (Periodo di giacenza materie prime, periodo di
produzione SL, periodo di giacenza di prodotti finiti, periodo di giacenza dei crediti verso clienti, periodo di
giacenza debiti verso fornitori).

INDICI DI ROTAZIONE
Sono dati dall’inverso dei periodo di giacenza.

Non è espresso in giorni per cui non c’è il 365.

Indicano quante volte in un anno “ruotano” i debiti e i crediti, e le giacenze di materie prime, semilavorati e
prodotti finiti.

Prendo le rispettive giacenza, lo inverto e moltiplico x 365


ROTAZIONE MATERIE PRIME

ROTAZIONE DEBITI VERSO FORNITORI

ROTAZIONE DELLA PRODUZIONE

ROTAZIONE DEI PRODOTTI FINITI

ROTAZIONE DEI CREDITI VERSO CLIENTI

68

INDICI DI REDDITIVITÀ
Esprimono la redditività di alcune gestioni dell’impresa. Indicano il rendimento (output/input).

Sono 5 indici, ma in realtà ne sono 4 perché l’indice di onerosità (ROD) è stato accorpato in questo elenco.

I restanti 4 indici sono:

 Indice di redditività delle vendite (ROS);


 Indice di redditività del capitale investito (ROA);
 Indice di redditività globale (ROE);
 Indice di redditività operativa (ROI).

Inoltre comprendiamo tra gli indici di redditività altri due indici:

69
 Indice di rotazione del capitale investito;
 Indice di rotazione del capitale investito operativo.

INDICE DI ROTAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO

Ci dà informazioni di quando le vendite riescono a coprire il capitale investito, quante volte il capitale
investito è coperto dalle vendite. Indica la capacità di un’azienda di fare fatturato, ovvero di vendere.

INDICE DI REDDITIVITÀ DALLE VENDITE (ROS) %

A = Valore della produzione

B = Costi della produzione

A5 = Altri Ricavi e Proventi

B14 = Oneri diversi di gestione

Da informazioni circa la gestione caratteristica dell’azienda, ovvero di quella gestione al netto di eventuali
ricavi o oneri atipici.

Il ROS assume valori minori di 1, perché al numeratore c’è lo stesso valore del denominatore ma sottratto
da altre voci del conto economico.

Al numero ho margine operativo netto e sotto ricavi di vendite. Indice utile al reparto commerciale per
capire se le attività lavorano bene con le vendite dei prodotti. Se assume valori alti si sta vendendo bene. È
sempre < 100 % tranne se non ha costi nulli.

(quanto guadagno dalle vendite)


INDICE DI REDDITIVITÀ OPERATIVA (ROI) % (quanto guadagno da ciò che produco)

B3 = Immob. Finanziarie

C2n = Crediti verso imprese Controllate, Collegate e Controllanti

C3 = Attività Finanziarie non Immobilizzate

C4 = Disponibilità Liquide

Il ROI misura la capacità di un’impresa di produrre reddito unicamente attraverso la gestione caratteristica.

Il capitale investito operativo è quel capitale depurato dalle voci della gestione finanziaria perché non
riguardano la gestione caratteristica.

Il ROI può essere calcolato anche come prodotto di due indici, tra l’Indice di Redditività dalle Vendite (ROS) e
l’Indice di Rotazione del Capitale Investito Operativo di seguito calcolato.

Il ROI dice se l’azienda produce utile con le attività principali (ovvero il core). Può servire a ceo o a manager.

Se adotto politica sui margini lo faccio per beni di lusso, vendo poco e guadagno molto. Se adotto politiche
sulle qualità lavoro su scala, ho tante quantità e genero poco per ciascuna quantità.

INDICE DI ROTAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO OPERATIVO

INDICE DI REDDITIVITÀ GLOBALE (ROE) %

Il ROE indica il risultato di gestione, esprime la redditività del capitale apportato in azienda dagli azionisti.

È l’indice di riferimento di azionisti, di futuri azionisti e di finanziatori.

Liquidità a partire dall’utile netto.

Indice utilizzato in via previsionale per stimare il potenziale che un’azienda ha per fare soldi. Indice più
importante.

ROE PER FATTORI

La scomposizione del ROE per fattori sta ad indicare che la redditività globale dell’impresa dipende :

71
o Dal ROI, indice di redditività operativa;
o Dall’inverso dell’indipendenza finanziaria
o Rapporto tra il Reddito Netto (RN) e il Reddito Operativo (RO)

Vedi slide per scomposizione ROE in fattori.

Nella slide l’incidenza gestione extraoperative è rn/mon. ROI’ lo indico come MON/CI , mentre
1/indipendenza lo indico come CI/CN

ROA Indice di redditività del capitale investito totale

È l’indice di redditività del capitale investito totale.

Tiene conto della redditività atipica e della gestione finanziaria. Dice globalmente come va all’azienda.
Indice utile per chi sta al vertice.

COSTO MEDIO DEL DENARO PRESO IN PRESTITO (ROD)

Tra gli indici di redditività esiste un indice che non è un vero e proprio indice di redditività, ma un indice
di onerosità, ovvero un indice che ci permette di calcolare il tasso di interesse e rappresenta la costosità
del capitale di terzi.

Poiché i debiti verso fornitori non generano oneri finanziari, tale voce (D6, NON è D6 MA D7) va sottratta dal
totale dei debiti del passivo.

Il ROD rappresenta il tasso di interesse del capitale di un finanziatore che l’impresa gestisce.

Indica quanto sono indebitato con terzi. Non interessa a qualche reparto in particolare. Capisco dal ROD se
posso chiedere soldi in prestito.

72
LEVA FINANZIARIA
La leva finanziaria è uno strumento che consente di comprendere quando è opportuno indebitarsi.

È una relazione che lega matematicamente il ROE con il rapporto di indebitamento . Nella formula della
leva finanziaria compaiono anche le voci di ROI (redditività della gestione caratteristica) e ROD (indicatore
della costosità del capitale).

Per la dimostrazione della formula della leva finanziaria si utilizzano delle ipotesi espresse passo-passo alle
fasi per l’ottenimento della formula finale.

Dimostrazione:

• Calcolo del Reddito Netto (RN), ultima voce del Conto Economico

TF è l’aliquota fiscale espresso in percentuale, per questo motivo il reddito netto è dato dalla
differenza tra il reddito operativo e gli oneri finanziari, a meno dell’aliquota fiscale (TF).

• Ipotizzando che non ci siano Proventi ed Oneri create dalla gestione straordinaria otteniamo:

• Supponiamo inoltre che anche non ci siano Proventi di tipo Finanziario:

• Ipotizziamo ancora che l’azienda si occupi solo dell’attività per cui è nata, quindi un’azienda con
solo gestione caratteristica senza alcun reddito atipico, avremo allora:

Quindi il Reddito Netto si calcola come:

73
Risultato prima Imposte sul
delle imposte reddito

La formula della leva finanziaria è il punto di partenza che si fa per andare a trovare la relazione che lega il
ROE con l’indebitamento (e non con il ROI o il ROD, compariranno nella formula ma sono solo casi).

• Sappiamo che il ROE è dato da:

• Sappiamo inoltre che il ROI è dato da:

*Nella dimostrazione la moltiplicazione per 100 va trascurato.

Nell’ipotesi che la gestione caratteristica è l’unica gestione dell’azienda, il “Capitale Investito Operativo”
coincide con il “Capitale Investito CI” perché non c’è altro tipo di gestione, quindi il ROI sarà dato da:

• Spesso il ROD viene calcolato come rapporto tra gli oneri finanziari ed il capitale di terzi:

In questo modo il ROD viene sottostimato perché al denominatore vengono considerati anche i
fondi per rischi ed oneri ed il TFR che non producono alcun onere finanziario. È una formula
utilizzata per semplicità d’analisi della leva finanziaria.

74
Sostituiamo il tutto nella forma della leva finanziaria:

[ ]

y = b + a x
Ordinata all’origine
Osservando la formula, assomiglia molto all’equazione di una retta:

Quindi la leva finanziaria dimostra semplicemente come varia la redditività globale (ROE) al variare
dell’indebitamento fissati i valori ROI e ROD.

equivale alla nostra x dell’equazione della retta, e (ROI – ROD) equivale alla nostra a dell’equazione della
retta, ovvero al coefficiente angolare e a seconda del numero, se è negativo o positivo, la retta assumerà
una certa inclinazione. L’inclinazione della retta indica se la redditività globale (ROE) cresce o decresce al
variare della nostra variabile indipendente .

Per tale motivo andiamo ad individuare quelli che sono i due effetti di leva:

• ROI > ROD

Effetto di leva positivo.

Il coefficiente angolare è positivo, quindi una retta crescente.

Al crescere di cresce il ROE.


Il manager si trova in una situazione che gli conviene indebitarsi.

75
• ROI < ROD

Effetto di leva negativo.

Il coefficiente angolare è negativo, quindi una retta decrescente, Al crescere di decresce il ROE,
quindi non conviene indebitarsi.

Nel caso favorevole, cioè dell’effetto leva positivo, all’aumentare dell’indebitamento aumenta il ROE. Però
concettualmente, se ci si indebita all’infinito aumenta il ROE infinitamente.

Indebitandosi sempre più, la banca ove si richiede il prestito comincerà ad aumentare il tasso di interesse
(ROD) perché il rischio aumenta.

Con l’aumentare del ROD, diminuisce la pendenza della retta. Quando il ROD assumerà un valore maggiore
del ROI, la retta comincerà a scendere.

76
In definitiva la leva finanziaria è una relazione che suggerisce al manager quando conviene indebitarsi,
tenendo conto dell’ipotesi che il ROI e il ROD assumano determinati valori.

Ricapitolando:

CONVIENE INDEBITARSI  ROI > ROD perché il ROE cresce

NON CONVIENE INDEBITARSI  ROI < ROD perché il ROE decresce

NON E’ POSSIBILE INDEBITARSI ALL’INFINITO perché il ROD aumenta all’aumentare della richiesta del valore
di prestito, modificando quindi l’effetto di leva.

La leva finanziaria spiega come varia il ROE al variare dell’indebitamento.

Il ROI riguarda la redditività della gestione caratteristica dell’azienda.

Il ROD riguarda il costo medio del denaro preso in prestito.

L’effetto di leva è originato dallo spostamento tra il tasso di redditività del capitale investito (ROI) e il costo
del capitale in prestito (ROD).

La differenza tra questi due valori determina l’effetto della leva finanziaria, ovvero la sua pendenza.

L’effetto di leva positivo si ha quando il ROI è maggiore del ROD. L’effetto


negativo si ha quando il ROI è minore del ROD.

Quindi nel caso in cui ROI > ROD, conviene indebitarsi, però non infinitamente perché il ROD si modificherà
col variare della somma richiesta. Il ROE per questo motivo avrà una andamento crescente sino ad un certo
punto, dopo il quale comincerà a decrescere e non converrà più indebitarsi.

77
La vera rappresentazione grafica è quella che nasce da un ROD a gradini (quindi un ROD non costante, ma
costante in determinati range) e da un ROE che assume diverse pendenze perché varierà lo scostamento tra
ROI e ROD.

PUNTO DI PAREGGIO (Break Even Point)

In Punto di Pareggio (BEP) è quella quantità prodotta e venduta tale per cui i ricavi eguagliano i costi, ed il
profitto è nullo. È quando costi=ricavi. È il volume di vendita per cui i costi di produzione eguagliano i ricavi

Quindi è quella quantità, valutata in unità di pezzi, tali per cui il profitto è zero.

Il profitto è la differenza tra l’insieme dei ricavi e dei costi.

Bisogna comprendere qual è quella quantità da produrre e da vendere per cui non ci siano né profitti né
perdite. Da quel punto in poi, da quella quantità in poi, si inizierà ad avere una situazione positiva, profitto;
mentre al disotto di quella quantità si ha una situazione negativa, ovvero di perdita, perché i costi sono più
dei ricavi.

PROFITTO = RICAVI – COSTI

I RICAVI si ottengono vendendo i prodotti. Più si vende e più si ricava (non confondere il ricavo col profitto)

Ricavi = Prezzi * Quantità

I COSTI possono essere fissi o variabili.

• I Costi Fissi non dipendono dalle quantità (i salari, gli ammortamenti); non variano al variare della
quantità venduta. Esempio è l’ammortamento, costo macchinario o canoni di fitto

• I Costi Variabili dipendono dalle quantità prodotte o vendute (materie prime, energie). Sono i costi
di utenze (elettricità che varia), materie prime.

78
Dove:

G = Profitti
p = prezzo di vendita unitario £/u
q = quantità CF = costi fissi £

cv = costi variabili unitari £/u

Poiché il BEP, ovvero il punto di pareggio, è quella quantità per cui il profitto è zero, per determinarlo
impostiamo nella formula che G vale zero e consideriamo come incognita la q, quindi abbiamo:

(BEP) = q

Il valore che assumerà q sarà la minima quantità da produrre e da vendere che consente di coprire con i
ricavi tutti i costi non ottenendo alcun profitto.

Se si produce q+1, il profitto sarà dato proprio dal ricavo di quell’unica quantità venduta oltre la quantità di
pareggio. Caso contrario con q-1, ovvero si avrà una perdita pari al prezzo di quell’unità che manca per
arrivare al punto di pareggio.

Il valore:

è chiamato Margine di Contribuzione (mc) ed è una grandezza che misura il contributo che un prodotto
fornisce all'impresa per realizzare la copertura dei costi fissi.

Margine di sicurezza: quanto posso ridurre la produzione senza andare in perdita. Cuscinetto fra produzione
e punto di pareggio

79
Come vediamo dal grafico:

alle ascisse abbiamo unità (u), sulle ordinate abbiamo £.

Grafico monoprodotto perché sulla x abbiamo una sola quantità di prodotto.

- I costi fissi CF non dipendono dalle quantità prodotte

- I costi variabili CV dipendono dalle quantità prodotte (CV = cv*q)

- I costi variabili unitari cv determina il coefficiente angolare dei costi variabili

- La retta dei Costi è data dalla somma di CV+CF, ovvero è una retta che stesso coefficiente angolare
di CV ma parte dal valore dell’ordinata pari al valore di CV.

- La retta dei Ricavi dipende dalle quantità prodotte (Ricavi = G = p*q)

Situazione favorevole è che la posizione del BEP sia più vicina all’origine degli assi, e ciò è possibile in più
casi ottenibili anche contemporaneamente:

come aumento l’area dei profitti?

• aumentando il prezzo di vendita dei prodotti la retta dei ricavi aumenta la sua pendenza; la retta
verde sale.
• diminuendo i costi fissi e/o costi variabile, la retta dei costi fissi si abbassa e/o la retta dei costi
variabili assumerà una pendenza minore. La rossa scende.

LEVA OPERATIVA (LO)


La leva operativa (LO) fornisce informazioni circa la Δ% REDDITO OPERATIVO rispetto %q.

80
A seconda di come varia il reddito operativo (RO) rispetto alla variazione delle vendite si avrà una leva
operativa che può essere grande o piccola:

• Una leva operativa elevata si ha con una variazione di reddito grande rispetto alla variazione delle
vendite;
• Una leva operativa piccola si ha con una variazione di reddito piccola rispetto alla variazione delle
vendite.

Nel caso di leva operativa elevata, LO > 1 oppure LO < -1:


Δ VENDITE (positiva o negativa)  Δ% REDDITO OPERATIVO MOLTO elevata (positivamente o negativamente)

È un caso di leva operativa molto rischioso perché risulta essere:

- molto redditizia nel caso di una variazione positiva delle quantità prodotte vendute;

- molto svantaggiosa nel caso di una variazione negativa delle quantità prodotte vendute.

Nel caso di leva operativa piccola, -1 < LO < 1:

Δ VENDITE (positiva o negativa)  Δ% REDDITO OPERATIVO poco elevata (positivamente o negativamente)

È una situazione di leva operativa poco rischiosa perché risulta essere:

- poco redditizia nel caso di una variazione positiva delle quantità prodotte vendute;

- poco svantaggiosa nel caso di una variazione negativa delle quantità prodotte vendute.

Quindi le leva operativa è strettamente legata al concetto di rischiosità dell’azienda ed in particolare ci


informa su come varia il reddito al variare delle vendite.

Ciò che accomuna una LO elevata e piccola è che per entrambi i casi si ha un aumento del reddito in caso di
aumento delle vendite, mentre si ha una diminuzione di reddito se le vendite diminuiscono.

Il valore che assume la leva operativa è dipendente dai Costi Fissi.

La variazione percentuale serve per andare a valutare l’incremento o il decremento del reddito e della
quantità di prodotti venduti.

81
Poiché sappiamo che il

ricordando che mc è il margine di contribuzione, otteniamo:

Maggiore sono i CF la Leva Operativa diventa più grande; quindi, si avrà una situazione più redditiva ma
più rischiosa.

I costi fissi elevati ci forniscono una situazione che è al tempo più redditiva, più rischiosa, ed un valore di
BEP svantaggioso ovvero elevato.

Il legame tra Il BEP e la Leva Operativa è la dipendenza con i CF.

AZIENDA RIGIDA e FLESSIBILE

Un’azienda è definita RIGIDA se ha elevati CF.


Si ricordi che i CF non dipendono dalle quantità prodotte ma sono costi che bisogna far fronte anche se non
si produce.

Elevati costi fissi determina:

- BEP elevato

- Leva Operativa elevata azienda molto redditizia ma con alto rischio in caso di contrazione delle
vendite.

Un’azienda è definita FLESSIBILE se ha bassi CF.

Bassi costi fissi determina:

- BEP basso
- Leva Operativa bassa
Azienda poco redditizia ma con basso rischio in caso di contrazione delle vendite.

82
In questo grafico è possibile notare che una diversa posizione del punto di pareggio:

• Basso BEP  Bassi CF


• Alto BEP  Alti CF

*a parità di pendenza dei costi variabili

LEGAME TRA LEVA OPERATIVA & LEVA FINANZIARIA

ROI > ROD  ROE aumenta all’aumentare di


(REDDITIVITA’ OPERATIVA) (COSTO DEL CAPITALE IN PRESTITO) (REDDITIVITA’ IMPRESA) (INDEBITAMENTO)

Si è poi osservato che all’aumentare dell’indebitamento oltre certi range aumenta anche il ROD, quindi il
ROE, ovvero la leva finanziaria, sarà positivo solo entro certi range di indebitamento.

Un’impresa fortemente indebitata dovrà pagare oneri finanziari molto elevati (ROD), e tali oneri sono
indipendenti dal volume di produzione venduti quindi rappresentano un CF.

Un’azienda che è maggiormente indebitata è un’azienda che sostiene più altri oneri finanziari, quindi più alti
costi fissi.

Un’azienda con alti costi fissi avrà una situazione:

• Vantaggioso per quanto riguarda l’effetto di leva finanziaria, perché sarà positivo perché al crescere
dell’indebitamento, cresce il ROE, ovvero cresce la redditività dell’impresa;
ROI>ROD
• Svantaggiosa per quanto riguarda il BEP, o Punto di Pareggio, perché sarà raggiunto con più grandi
quantità di prodotti venduti;
EFFETTO LEVA NEGATIVO
ROD>ROI

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• di duplice carattere per la leva operativa, ovvero alti CF determinano un vantaggio di redditività in
caso di variazione in percentuale di vendite positiva, mentre si avrà uno svantaggio, un rischio, in
caso di contrazione delle vendite, con perdite più che proporzionali. Tipica azienda RIGIDA.

ROI=ROD

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