Avella Disegno e Rilievo

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IL DISEGNO è uno strumento che ci permette di conoscere la nostra realtà,

di rappresentarla e di progettarle eventuali trasformazioni. Il tutto nasce da


un idea "un immagine si proetta nella nostra mente, abbiamo idee
perchè abbiamo immagini" (voltaire). Queste idee vengono rappresentate
da schizzi. Importante è la scelta della matita per la rappresentazione.

GEOMETRIA
PROIETTIVA le operazioni della geometria proiettiva sono:
– concetti geometrici per la rappresentazione
– ne pone le basi scientifiche di proiezione e sezione
– amplia i concetti della geometria euclidea

Sui principi teorici della geometria proiettiva si basa la geometria


descrittiva.
Enti fondamentali sono:
– punto: entità minima privo di dimensioni
– retta: insieme infinito di punti, lunghezza infinita, priva di spessore,
definisce nello spazio una direzione (caratteristica comune ad un
fascio di rette)
– piano: insieme di punti che lo costituiscono, definisce una
giacitura/inclinazione che esso assume rispetto alla terna cartesiana,
si divide in punteggiato e rigato queste sono le operazioni
fondamentali per la geometria proiettiva

Le operazioni della geometria proiettiva sono:

– PROIEZIONE dato un centro di proiezione S ed un punto P si definisce


proiezione la costruzione di una retta passante per il centro di
proiezione S ed il punto P. La retta r si chiama raggio proiettante. La
sezione è l'intersezione del raggio proiettante con un piano Y da cui si
ottiene il punto di intersezione P'.
– SEZIONE intersezione del raggio proiettante con un piano Y da cui si
ottiene il punto di intersezione P' ovvero l'immagine del punto P su un
piano.
ricorda: su proiezioni e sezioni si basano i metodi di rappresentazione di oggetti
3D della geometria descrittiva. Nelle proiezioni la posizione del centro può
determinare diversi risultati
Ogni operazione di proiezione e sezione stabilisce una corrispondenza
biunivoca tra il punto e la sua immagine.
Le sue proprietà sono:
– appartenenza
– allineamento
– incidenza

RETTA IMPROPRIA
La retta impropria è la costruzione della retta r e di un punto P esterna ad
essa, e per P si fa passare la retta s che interseca la r nel punto A. Si fa
ruotare s a P e il punto di intersezione tra le due rette si porterà da A ad A',
A'', quando le due rette r,s saranno in posizione parallela tra di loro vedremo
che A si sarà portato all'infinito.

Secondo la GEOMETRIA EUCLIDEA


– Due rette parallele non hanno punti in comune
– Piani paralleli non hanno punti in comune
– il punto è privo di dimensione
– la retta è un insieme di punti allineati, ha la lunghezza infinita ed è
priva di spessori
Secondo la GEOMETRIA PROIETTIVA
– due rette parallele hanno in comune una retta impropria che ne
rappresenta la direzione
– piani paralleli hanno in comune una retta impropria
– la retta è un insieme di punti allineati, ha lunghezza infinita ed è priva
di spessori
La giacitura è l'inclinazione rispetto allo spazio tridimensionale

POSTULATI
Due rette in un piano hanno sempre un punto in comune (proprio se
incidenti, improprio se parallele)
Due piani nello spazio hanno sempre due rette in comune (proprio se
incidenti, improprio se parallele)

NOMENCLATURA:
– punti: lettere maiuscole A,B,C
– rette: lettere minuscole r
– piani: lettere greche
elementi impropro P infinito
elemento proiettato P'
elemento ribaltato P*
PROIEZIONI
Ci sono diversi metodi a seconda che il centro di proiezione è un punto
prorpio o improprio;
– Punto proprio: quando S è un punto proprio tutti i raggi proiettanti
convergono in esso, proiezioni coniche centrali.
– Punto improprio: Quando S è punto improprio i raggi sono paralleli
ed hanno in comune un punto improprio, si dice proiezione cilindrica
parallela.
Se il centro di proiezione è a distanza finita ho la proiezione centrale, quindi
ho la prospettiva.
Se il centro di proiezione è a distanza infinita ho le proiezioni ortogonali,
quotate, assonometriche

METODI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA GEOMETRIA DESCRITTIVA

Tra i metodi di questa geometria quello più usato è quello della doppia
proiezione ortogonale o metodo di MONGE, consente di ricavare
direttamente dalla rappresentazione le misure dell'aspetto reale, conserva
inoltre le condizioni di parallelismo, es. Una figura disposta parallelamente
al piano di un quadro viene proiettata su questo senza subire nessuna
deformazione.

DEFINIZIONE della DOPPIA PROIEZIONE ORTOGONALE O MONGE:


Consiste nel posizionare un oggetto nello spazio e nel proiettarlo una volta
sul PO, e una volta sul PL, dai due centri di proiezione posti all'infinito in
direzione ortogonale ai piani di direzione.

PRIMA PROIEZIONE o PIANTA


quella che ho sul PO, sul 1° piano di proiezione P'
SECONDA PROIEZIONE o ALZATO
quella che ho sul PV, o laterale, sul 2° piano di proiezione P''
TERZO PIANO DI PROIEZIONE
Viene introdotto per completare la rappresentazione di pianta:
– PV illimatato e perpendicolare agli altri due
– I tre piano sono ortogonali ed illimitati e dividono lo spazio in 8
TRIEDRI, noi lavoriamo sul 1°TRIEDRO detto TRIEDRO
fondamentale.(apertura: rotazione di 90°)
LT: retta di intersezione tra due piani perpendicolari tra loro, PV e PO
QUOTA: distanza tra il punto P e il primo piano di proiezione
AGGETTO: distanza tra il punto P e il secondo piano di proiezione
RETTA DI RICHIAMO: la prima e la seconda proiezione del punto P
giacciono su questa retta perpendicolare alla Linea di Terra
Diedro: spazio che si crea tra il PV e PO
Angolo Diedro: spazio limitato da due semipiani
Ribaltamento: i piani PV e PO sono tra loro perpendicolare e quindi non
sono complanari, bisogna passare dallo spazio tridimensionale ad un
supporto bidimensionale
Si utilizza il ribaltamento:
– il PV ribalta ruotando di 90°, in modo da diventare, complanare al PO
(da perpendicolari diventano complanari)
Con il PV si andrà a ribaltare anche la seconda immagine del punto (alzata)
perchè segue il piano di appartenenza.

PROIEZIONI ORTOGONALI DI FIGURE PIANE


I piani possono occupare qualsiasi posizione nello spazio (hanno una
giacitura, inclinazione, rispetto al piano) possiamo distinguerli in:
– Parallele (proiettanti in due direzioni / proiettante = perpendicolare)
– Perpendicolare (proiettanti in una direzione / un piano può essere
perpendicolare ad un piano del triedro e non agli altri due)
– Generici se non hanno alcuna relazione di parallelismo o
perpendicolarità con i piani di proiezione

FIGURA PIANA
Per figura piana si intende una parte di piano delimitata da una linea chiusa,
poichè questo contorno è riconducibile ad un insieme di punti, si può
ottenere una proiezione ortogonale della figura proiettando sul quadro
alcuni suoi punti principali, cioè i vertici che definiscono la figura piana.

1) Se la figura piana è parallela al piano la sua proiezione ortogonale è


sempre uguale ad essa, cioè viene proiettata nella sua vera forma e
grandezza.
2) Se la figura piana è ortogonale al piano la proiezione ortogonale è
sempre un segmento.
3) Se la figura piana è inclinata rispetto al piano la sua proiezione
ortogonale è sempre deformata rispetto alla figura reale.
4)
Nota Bene: è importante indicare i centri di proiezione all'infinito, impropri, che
indicano la direzione dei fasci di rette parallele che hanno in comune il punto
improprio. Es: S' infinito.. S'' infinito.. S''' infinito..
La doppia freccia indica la direzione, quella singola il verso
PROIEZIONE ORTOGONALE DEI SOLIDI
I solidi geometrici sono figure a 3 dimensioni (X,Y,Z), costituiti da alcuni
elementi principali:
– facce: poligoni che delimitano il solido
– spigoli: i lati del poligono o l'incontro di due facce
– vertici: vertici dei poligoni stessi o l'incontro di almeno 3 spigoli (si
indicano con la lettera maiuscola)

Qualsiasi solido geometrico limitato da superfici piane poligonali


prende il nome di POLIEDRO (dal greco poliedras, che ha molte basi)

I POLIEDRI si distinguono in:


– Regolari o Solidi Platonici: che hanno facce uguali e costituite da
poligoni regolari uguali tra loro
– Irregolari / semiregolari o solidi Alchimedei: formati da 2 o 3 figure
regolari ripetute molte volte, i cui lati hanno tutti la stessa lunghezza
(sono formati da 2 o 3 figure per faccia, es: il cubo costituito da
quadrati o triangoli)

I POLIEDRI REGOLARI sono 5:


– TETRAEDRO: 4 facce, 4 vertici, 6 spigoli e doj frittur
– ESAEDRO o CUBO: 6 facce, 8 vertici, 12 spigoli
– OTTAEDRO: formato da triangoli equilateri: 8 facce, 6 vertici, 12
spigoli
– DODECAEDRO: formato da pentagoni regolari: 12 facce, 20 vertici
– ICOSAEDRO: formato da triangoli regolari: 20 facce
Ogni poliedro regolare ha un centro dal quale sono equidistanti vertici
e facce.
Si definisce asse di un solido il segmento che unisce il centro della
base con il vertice opposto, oppure, i centri di due basi opposti

N.B. Esiste una convenzione che da precedenza allo spigolo rispetto


all'asse, quando asse e spigolo coincidono; quando invece non coincidono,
vengono rappresentati entrambi (asse: tratto/punto __.__.__)
Un solido con asse perpendicolare alla base si dice retto
PIRAMIDE
Si definisce piramide un poliedro o un solido limitato da un poligono di
base e da tanti triangoli quanti sono i lati del poligono di base, che
convergono tutti in un unico punto, detto vertice della piramide:
– una delle facce è la base; le altre sono delle figure aventi per basi il
lato della figura di base e come vertice il vertice della piramide
– la piramide è regolare quando la sua base è un poligono regolare e i
triangoli, cioè le facce sono uguali tra loro
– quando l'asse cade nel centro del pèoligono di base la piramide è retta
– quando l'asse non cade nel centro del poligono di base, la piramide si
dice obbliqua (cioè quando l'asse non è perpendicolare ala figura di
base)
– la piramide prende il nome della figura di base (P. pentagonale,
esagonale, etc..)

PRISMA
Si definisce prisma un poliedro limitato da poligoni uguali giacenti su piani
paralleli (basi) e tanti parallelogrammi quanti sono i lati della base (facce).
Il prisma è regolare se la base è un poligono regolare; è retto quando ha
gli spigoli laterali perpendicolari alle basi, altrimenti è obbliquo.
Un prisma quadrangolare, che ha per base un parallelogramma si chiama
parallelepipedo. In esso le facce opposte sono uguali.

RAPPRESENTARE UN SOLIDO
Il solido viene sempre proiettato attraverso la proiezione dei suoi spigoli e
dei suoi vertici.
Nel solido ci sono parti in vista e parti nascoste, i poliedri si considerano
infatti opachi e quindi si rappresentano in vista diretta, quelle nascoste
vengono rappresentate con il tratteggio ----.
– la proiezione dello spigolo è fondamentale per capire di quale solido si
parla
– se il poligono viene posrto con facce non parallele ai piani di
proiezione, durante la proiezione essi si deformano (non si proiettano
nella vera forma e grandezza)
– se il solido è regolare le facce sono perpendicolari al piano di
proiezione
– se l'asse di un prisma o un cilindro è parallelo al piano di proiezione,
l'immagine su quel piano avrà un perimetro rettangolare
– se l'asse di una piramide o di un cono è parallelo al piano di proiezione
l'immagine su quel piano avrà un perimetro triangolare
N.B. prisma, cilindro = rettangolare
cono, piramide = hanno il vertice triangolare
NORMATIVA E CONVENZIONE
Il disegno Tecnico è un linguaggio convenzionale che ha la funzione di
trasferire e diffondere informazioni attraverso la rappresentazione grafica.
Il disegno Tecnico segue delle regole codificate: le norme, stabilite da enti
nazionali e internazionali, di normazione come enti normatori:
– ISO = organizzazione internazionale di normazione a livello
mondiale
– CEN = commisione europea per la normalizzazione/normazione a
livello europeo
– UNI = ente nazionale di certificazione italiana che si occupa di
tradurre le norme mondiali ed europee a livello mondiale
Queste organizzazioni traducono le norme dettate a livello mondiale, basate
su convenzioni normalizzate stabilite sia a livello nazionale che
internazionale.

NORME
– norme UNI ISO: sono la versione italiana, inglese, o francese delle
norme elaborate dall'ISO
– norme UNI EU: versione italiana delle euronorme elaborate dalla
CECA (comunità europea del carbone e dell'acciaio)
– norme UNI EN: versione italiana delle norme europee approvate dal
CEN

PRINCIPALI NORME PER IL DISEGNO TECNICO


Argomenti delle norme:
1) FOGLI – dimensionamento dei fogli A0 - A1 - A2 - A3 - A4
2) TIPI DI LINEE
3) SCALE DI RAPPRESENTAZIONE
4) RIQUADRO ISCRIZIONI
5) SCRITTE
6) QUOTATURA
7) METODI DI RAPPRESENTAZIONE
8) CONVENZIONI PARTICOLARI
9) SEZIONI
/-----------/
1) dimensionamento dei fogli: la norma UNI detta la tipologia dei fogli
che sono standerlizzati in base alle dimensioni, ciò consente:
- un omogenità
- una più semplice gestione per le operazioni di archiviazione
- definire la dimensione su cui inserire il progetto
- di facilitare la manipolazione degli elaborati da contenere
- di effettuare operazione di consultazione
le dimensione dei fogli sono standard e si basano su una
conformazione geometrica:
- base e altezza sono definiti da una propozione
N.B. Gli elaborati di un progetto vengono stampati su un A0 che
successivamente vengoni piegati in tanti A4, nell'ultimo foglio
vengono inserite tutte le informazioni tecniche (in basso a destra),
vengono chiusi in modo tale che l'ultimo foglio, quello illustrativo, sia
sempre visibile e consultabile.
2) Tipi di linee: la norma UNI ISO 128-20 stabilisce i tipi di linee differenti
in basi ai vari elementi del disegno, la norma UNI 3968 (tipi e
grossezze della linea) definisce i campi di applicazione delle linee. Per
il disegno tecnico si utilizzano due tipi di linee: FINI e GROSSE con
diverse finalità (ogni spessore dà un tipo di informazione). Il rapporto
tra gli spessori delle linee è 1:2; es. 0.25-->0.125 – 0.50-->0.25. La
grossezza delle linee inoltre va scelta in base alla scala di
rappresentazione (è espressa in mm). Es. Se sto in una scala di
rappresentazione molto piccolo, ovviamente, non posso utilizzare lo
stesso tipo di linea di una scala più grande, perchè le linee andrebbero
a coincidere e a sovrapporsi (es. 1:50 --> 1:20).
- linea GROSSA CONTINUA: spigoli e contorni in vista (parti
sezionate)
- linea CONTINUA FINE e REGOLARE: linee di misura, di richiamo,
zone in vista (cioè ciò che non è sezionato)
Le linee vengono distinte anche in:
- linee di contorno: definiscono le parti che costituiscono l'oggetto (in
base a se sono in vista o nascoste, vengono trattate in modo diverso)
- linee di completamento: relative alle quote, assi di simmetria,
campitura etc.. (ciòè tutte quelle linee che completano l'oggetto)
In sintesi nel disegno si utilizzano:
- linea continua grossa: ___ contorni sezionati
- linea continua fine: ___ contorni e spigoli in proiezioni ossia in vista
- linea tratteggiata: --- contorni e spigoli al di sopra dal piano di
sezione
- linea tratto punto: -.-.- traccia piani di sezione
- linea puntinata: volte di copertura

CAMPITURA
Si utilizzano per differenziare i vari materiali che ci andiamo a
sezionare. Solitamente viene utilizzato un tipo di tratteggio a 45°,
soprattutto per distinguere un pilastro dalla muratura.
PROIEZIONE ORTOGONALE
Il metodo delle proiezione ortogonali consiste nel proiettare ortogonalmente
da distanza infinita (centro improprio) su un piano di proiezione
(ortogonalmente su un piano sul quale vado a proiettare) o su più piani di
proiezione (e quindi cambieranno le direzioni) ribalta sul disegno (tra loro
complanari, per il ribaltamento, l'oggetto da rappresentare disposto con
facce o assi paralleli ai piani e/o agli assi coordinati di riferimento)
"Per prima cosa poniamo l'oggetto nello spazio in base alle coordinate
e lo posizioniamo in modo da avere l'oggetto parallelo ai piani di
proiezione"
SEZIONE
La norma UNI 3971 fornisce la definizione di sezione: sezione è la
rappresentazione secondo il metodo delle proiezioni ortogonali (perchè si
va sempre a proiettare) di una delle due parti in cui viene diviso l'oggetto da
un taglio ideale eseguito secondo uno o più piani.
Per astrazione si elimina la parte che si trova tra il centro di proiezione e il
piano di sezione, la parte sezionata avrà direzione del piano secante.
I piani di sezione vengono riconsciuti dal tratteggio, specificando con
frecce il senso di proiezione, con lettere maiuscole A vicino al senso di
freccia.

PIANTA
La pianta serve ad esprimere spazi architettonici orrizzontali. La
posizione del PO solitamente viene effettuata a circa m1.20 da terra, per
poter riuscire ad effettuarsi la sezione significativa, se invece si hanno delle
finestre ad una quota più alta, si possono modificare le quote,
aumentandole in modo da sezionare tutte le bucatura.
Tipi di pianta:
– pianta delle coperture
– pianta piano tipo (di solito sono articolati allo stesso modo)
– pianta piano terra (diverso perchè c'è l'ingresso)
– pianta del sito urbano o planimetria, per comprendere come è
inserito l'edificio nel contesto urbano, redatto attraverso la scala
di rappresentazione.

PROSPETTO E SEZIONE VERTICALE


Il prosetto: se l'oggetto è tagliato da un piano di sezione verticale parallelo
a PV oppure a PL si ha una sezione verticale. Le sezioni verticali si
distinguono in Longitudinale e Trasversale e vengono sezionate in base
alla visione delle parti più significative (scale, bucature, ascensori).
Il prospetto è una sezione verticale ma il piano di sezione non è secante
all'oggetto, ma estremo ad esso.
SCALE DI RAPPRESENTAZIONE
La scala di rappresentazione o scala dimensionale è il rapporto che
intercorre tra la dimensione dell'oggetto sul disegno ed il valore reale della
stessa dimensione. La scelta della scala di rappresentazione dipende:
– da ciò che si deve disegnare
– dalla complessità dell'oggetto
– dall'informazione che deve fornire
La scala deve sempre essere indicata sul disegno, l'unico disegno che può
esserne privo è lo schizzo. Le scale possono essere:
– numeriche: rapporto tra due termini, es. 1:10, il primo indica l'unità di
misura del disegno, mentre il secondo indica quante volte tale misura
corrisponde nella realtà
– grafiche: si costituiscono tracciando nella parte inferiore del disegno
una retta sulla quale si riportano tante suddivisioni uguali, ognuna
corrisponde all'unità di misura, mentre per i sottomultipli si riporta nella
prima unità suddividendole di norma in 10 parti
N.B. Lo scopo della rappresentazione è quello di poter risalire, attraverso un
unità di misura alle dimensioni reali dell'oggetto.

SCRITTE
la norma UNI 7559 stabilisce alcune regole riguardanti i caratteri e la spaziatura
Scelte secondo dei criteri: devono essere distinguibili, la loro h deve essere
determinata tenendo conto che la riproduzione successiva può essere
eseguita su formati ridotti rispetto al documento originale.
Possono essere usate altezze diverse, es. caratteri più grandi in grassetto
per i disegni contenuti nelle tavole, caratteri piccoli con h non inferiore a
mm 3 per le quote riferite ai dettagli.
Le scritte non disposte nel senso di lettura del disegno (verso l'alto e a sx
della tavola), quando in un elaborato ci sono più disegni, le scritte che si
riferiscono a ciascuno di essi vanno messe in basso a dx.
Quando le scritte sono numerose o si ripetono più volte, si fa ricorso a
numeri di posizione.
NUMERI DI POSIZIONE
I numeri di posizione:
– devono avere h doppia rispetto a quelle delle quote
– devono essere progressive
– devono essere poste all'esterno dell'elemento considerato, spesso
questi numeri vengono inscritti in un cerchio, in tal cosa tutti i cerchi
devono avere la stessa dimensione
QUOTATURA
La quotatura consente la definizione geometrico-dimensionale dell'oggetto
rappresentato fondamentalmente per la sua eseguibilità.
I disegni vanno sempre quotati anche se sono sempre in scala in modo da
evitare: errori di lettura tramite uno strumento di misura.
La quota: è l'insieme di aclune linee di misura con gli opportuni riferimenti e
del valore numerico che definisce quantitativamente una dimensione di un
disegno.
La quotatura è il complesso di informazioni grafiche ed necessarie a
definire quantitativamente gli elementi di un disegno e il loro
posizionamento:
– consente la definizione geometrico-dimensionale dell'oggetto
rappresentato
L'unità di misura deve far riferimento alla scaladi rappresentazione del
disegno rappresentato, nel caso di disegni architettonici: per elementi di
grandi dimensioni, interi fabbricati le misure devono essere approssimate al
cm ovvero riportate in cifre decimali.
Per il disegno meccanico: diametro di ferri di armatura, carpenteria
metallica, lattoneria, armatura in c.a. si usa il mm.
Caratteristiche delle quote:
– linea di quota: estensione oggetto
– linea di estensione: elemento quotato
– testo di quota: valore numerico
– indicatore terminale: frecce eventuali alternative
– direttrice: linea che parte da una annotazione e/o arriva all'elemento di
riferimento
Regole
– disporre le linee fuori dal disegno
– mantenere una distanza inferiore tra le linee
– la linea di misura deve essere parallela alla linea di riferimento
– scrivere il testo di quota al centro della linea
SCALA
Le scale sono elementi edilizi che permettono il collegamento fra piani
posti a quote diverse (che devono comunque essere serviti perche sono di
accesso).
La scala è formata da una serie di gradini che sono costituiti da un
elemento orrizzontale:
– la pedata: è la misura in proiezione orizzontale tra i gradini successivi
– l'alzata: altezza del gradino
Grazie alle dimensioni di PEDATA e ALZATA, in particolare il dislivello,
viene progettata una rampa. La larghezza è la misura effettiva di un gradino
e lo spigolo è la parte che unisce alzata e pedata.
Lo spazio in cui si trova la scala è il vano scala: nucleo di collegamenti
verticali assieme a quello dell'ascensore, detto vano di corsa.
L'anima (o tromba o pozzo) è lo spazio tra la rampa ed i pianerottoli (che
può contenere il vano di corsa).
Gli elementi che costituiscono la scala sono:
– gradini: caratterizzato da alzata, pedata, altezza e spigolo
– rampa: l'insieme dei gradini (max 15, dopo di chè è necessario
inserire un pianerottolo, che può essere o di arrivo o di sosta)
– pianerottolo: spazio che si trova all'estremità della rampa
– parapetto: chiude la scala verso la parte libera eventuale (ossia
l'anima della scala) di altezza max di cm30 sormontato dal corrimano.
In base all'inclinazione e alla pendenza le scale si dividono in:
– leggere
– normali
– pesanti
Le scale con pendenza <30° si dicono PIANE, mentre quelle con pendenza
>30° si dicono RIPIDE.

LARGHEZZA DELLA SCALA


Va dimensionata in base alla funzione e al numero di persone che può
contenere.

DIMENSIONE PIANEROTTOLO
Deve avere larghezza almeno pari a quella della scala, il pianerottolo di
arrivo è generalmente più ampio della larghezza delle rampe per meglio
disimpegnare gli accessi alle abitazioni e all'ascensore.
La normativa per i disabili prevede che il pianerottolo non deve avere
dimensioni inferiori a 1.50x1.50 m.
LO SFALSAMENTO
Quando i gradini non sono allineati oppure il corrimano è discontinuo.
Per realizzare correttamente una scala a più rampe occorre progettare lo
sfalsamento, che è la distanza tra l'ultima alzata della pianta di arrivo e la
prima alzata di quella di partenza.

PRINCIPALI TIPOLOGIE DI SCALE


Esse sono:
– scale dritte: può essere interrotta da uno o più pianerottoli a seconda
della lunghezza
– scale ad anima: caratterizzata da 2 rampe parallele separate da un
elemento portante centrale
– scale a pozzo: formata da 2 o più rampe che si sviluppano intorno ad
uno spazio libero (pozzo)
– scale a chiocciola: caratterizzata da una successione di gradini di
forma triangolare/trapezioidale vincolati ad un elemento portante
centrale
– scale elicoidali: caratterizzate da rampe ad andamento curvilinea
(circolare o ellittico) che si sviluppano attorno ad uno spazio centrale
libero
IL RILIEVO

"Una città, una campagna, da lontano rappresentano una città ed una


campagna ma quando ci avviciniamo sono alberi, tegole, foglie e così
all'infinito" Questo concetto introduce la scalarità del rilievo.
Si và ad indagare l'oggetto facendo un passaggio di scala.
Il rilievo è un modello della realtà perchè presuppone un'interpretazione
critica dell'oggetto. (la fotografia è una copia, perchè rappresenta
fedelmente la realtà)

Definizione rilievo:
Insieme delle osservazioni con cui si tende a rilevare e rappresentare un
fenomeno.
Definizione rilevare:
Raccogliere i dati inseriti ad un fenomeno per dare una dimensione, ovvero
una rappresentazione completa.(N.B. Dunque discretizzare e misura sono alla base del rilievo)

Le fasi del rilievo:


Rilevare un'opera architettonica significa penetrare nella sua complessa
realtà, analizzarne tutti gli aspetti, cioè bisogna discretizzare l'oggetto, cioè
rendere discontinuo ciò che la realtà offre continuo, scomporre l'oggetto
secondo varie dimensioni di indagini.
L'operazione del rilevamento si sviluppa pertanto in varie fasi:
1) conoscenza dell'opera da rilevare e scelta delle tecniche del rilievo
2) rilevamento
3) rappresentazione grafica

Opera architettonica:
Sistema complesso, la cui conoscenza si realizza soltanto in presenza di un
metodo analitico-conoscitivo (ossia, il metodo di rilievo attraverso cui
discretizziamo l'oggetto, siano in grado di descriverlo attraverso le sue
componenti.

Rilievo dell'architettura:
Metodo analitico-conoscitivo è un importantissimo strumento di
conoscenza, attraverso il quale siano in grado di conoscere l'organismo
architettonico, rappresentarlo attraverso un linguaggio grafico.
Ogni rilievo vede l'interpretazione di 3 fasi:
1) una logica intellettuale: conoscenza e interpretazione critica
dell'oggetto
2) una logica operativa: specifiche procedere e metodologia del rilievo
(metodi e strumenti)
3) una logica grafica: il linguaggio grafico, attraverso cui vado a
restituire il rilievo
In definitivo, lo scopo del rilievo è:
– critica: perchè è attreversato da un interpretazione critica dell'oggetto
– scientifica: trasmissibile e verificabile (cioè, che si può trasmettere a
tutti e che tutti possano verificarlo)

Distinguiamo 3 distinte tipologie del rilievo, attraverso cui acquisiamo


il dado geometrico-dimensionale:
1) rilievo diretto (longimetrico): le misure vengono prese direttamente
sull'oggetto
2) rilievo indiretto strumentale (topografico): il rilievo è utilizzato per i
rilievi urbani e per definire l'andamento planimetrico, quando l'oggetto
non è accessibile e si utilizzano strumenti topografici
3) rilievo indiretto (fotogrammetrico): le misure vengono prelevate con
strumenti più o meno all'avanguardia, si utilizza per il rilievo dei
prospetti e vengono utilizzare delle macchine fotografiche e dei
software restitutori (raddrizzamento che consentono di rappresentare
l'oggetto in scala, ricava le informazioni dimensionali della foto), non
rileva nessuna misura
La scelta del metodo da utilizzare dipende da due parametri:
1) da tipo di informazione che devo acquisire ( e quindi anche dalle
dimensioni dell'oggetto)
2) dalla finalità del rilievo

Alla base del rilievo indiretto c'è l'ordinatura teorica del rilievo diretto.

Gli strumenti fondamentali del rilievo diretto sono:


1) Filo a piombo o piombino: è uno strumento utilizzato per stabilire la
direzione verticale rispetto ad un punto. Costituito da un filo flessibile, e
ad una estremità una massa (di acciaio o ottone) puntata verso il
basso tenendo il filo per l'altra estremità, questo peso tende a cadere
verso il basso.
2) Livella sferica: utilizzara per verificare gli allineamenti orrizzontali, ha
la forma di calotta sfrerica di vetro, anch'essa riempita di liquido mobile
(alcol) la bolla d'aria è presente del contenitore e tende a portarsi al
centro di un cerchio inciso in sommità quando il piano sul quale è
appogiato risulta orrizzontale (quando la bolla d'aria sta al centro il
piano è perfettamente orrizzontale)
3) Livella torica: utilizzata per verificare gli allineamenti orrizzontali, è
costituita da un contenitore di vetro contenente un liquido mobile
(alcol), montata su un supporto e essendo presente una bolla d'aria
del contenitore questa tende a posizionarsi al centro quando la retta
risulta orrizzontale.
4) Tacheometro: strumento o cannocchiale per misurare in modo rapido
angoli, dislivelli, distanza
5) Teodolite: strumento per misurare angoli orrizontali e verticali in scala

Strumenti per misurare le distanze, Longimetri:


1) metro, doppio metro ripiegabile: sono strumenti fondamentali per il
rilievo, generalmente sono in legno o plastica, la precisione su questo
tipo di strumento arriva al mm ed è utilizzato per il rilievo del dettaglio o
dell'altezza
2) triplo metro: costituito da un'asta lunga m 3.00, smontabile in 3 parti
per agevolarne il trasporto, più preciso del doppio metro ed è molto
utile per il rilievo dell'altezza
3) catene metriche: di uso meno comune, sono costituite da una serie di
aste metaliche con estremità piegata ad occhiello in modo da poterne
legare varie per coprire la distanza da misurare
L'attività del rilievo si compone in due fasi:

– Fase di campagna: ossia dell'acquisizione dei dati, in cui si effettua il


prelievo delle misure.
La fase di campagna a sua realtà si articola in varie fasi:
a) guardare l'architettura e progettare il rilievo:
- rilievo fotografico e rilievo a vista (schizzi geometrici e proprozionati)
- analisi delle parti
- progetto di rilevo (cosa rilevare, come rilevare)
- tempi, strumenti, accessibilità
- definire il programma di lavoro
b) eidotipi: schizzi che riproducono dimensioni e proposizioni, è uno
schizzo a mano libera e si caratterizza da un generico schizzo, perchè
è uno schizzo di studio, cioè, riproduce la realtà attraverso lo schema
delle proiezioni ortogonali, esso non necessita una scala di
rappresentazione ma va disegnato in maniera proprozionata (che
serve ad annotare i dati dimensionali)
c) prelievo delle misure: rilievo delle piante e alzate
d) eventuale integrazione con altre tecniche di rilievo (per punti
non accessibili)

– Fase di restituzione: ossia la traduzione del rilevato in segni grafici, in


cui si effettua la rappresentazione
Operazione preliminare:
1) verifica e studio documentazione esistente:
- procurarsi una planimetria per impostare gli eidotipi in pianta
- individuare una scala presumibile dello schizzo in base alle
dimensioni dell'oggetto architettonico
- valutare le dimensioni principale e la complessità dell'oggetto
- scegliere la quota a cui si va a rappresentare la pianta
- annotare tutte le operazione effettuate sul luog e tutte le
informazioni dimensionali e costruttive (cioè, tutto che ci può
aiutare per poi comprendere meglio l'oggetto)

Prima di iniziare il disegno vanno riportati sul foglio i seguenti dati:


1) indicazione dell'opera
2) sua ubicazione (posizione topografica)
3) numero progressivo del disegno
4) data del rilievo
5) nome del rilevatore
Per effettuare il rilievo archietettonico c'è bisogno di una squadra di
almeno due persone:
– misuratore (che esegue le misure)
– disegnatore (che esegue lo schizzo su cui annota le misure)
Per le misure delle lunghezze ci si avvale del metodo delle misure parziali e
delle misure progressive.
Le misure progressive: con questo metodo per ogni parte da misurare
viene letta la distanza sulla rullina da un punto 0 detto origine.
Le misure parziali: con il metodo delle misure parziali si misura la distanza
tra i due punti, comporta la misura di ogni singola parte – tuttavia va sempre
rilevata la misura totale, per controllare l'errore.

RILIEVO PLANIMETRICO
Esistono due metodi per il rilievo planimetrico:
– metodo per ascisse e ordinate: si utilizza per il rilievo di lunghezze
discontinue (cioè sporgenze e rientranze) detto anche metodo delle
coordinate ortogonali (ascisse e ordinate). Viene tracciato una retta
esterna parallela al lato da rilevare, su quetsa retta considerata come
asse delle ascisse, si proiettano perpendicolarmente i punti da rilevare,
si misurano poi le distanze tra i punti proiettati (ascisse) e le distanze
tra i punti della facciata e la loro posizione sulla linea di appoggio
(ordinata)
– metodo della trilaterazione: il rilievo per trilaterazione si basa sul
principio dell'indeformabilità del triangolo, dati i tre lati del triangolo
esso non può assumere nessun'altra configurazione, cioè
indeformabile.
Sull'asse di riferimento (asse di appoggio) ci sono:
– punti fissi stabili: materialemente individuabili (es. paletti infissi nel
suolo)
– punti fissi provvisori: individuati provvisoriamente e tracciati con
gesso
Il triangolo è l'unica figura geometrica indeformabile, se non modificando la
misura dei suoi lati.

Fase di restituzione
Nella fase di restituzione si tratterrà di riportare in scala opportuna il
segmento AB, e con un compasso tracciare nei due estremi AB due
circonferenze di raggio pari alle distanze del punto da rilevare dai punti fissi,
l'intersezione darà la posizione del punto C cercato.
Rilievo ambiente singolo
– rilevare le misure perimetrali e le diagonali restituendo le misure in
riferimento ad uno dei lati individuato come asse di appoggio AB
– se non è possibile rilevare le diagonali si divide l'ambiente in triangoli
minori. Il triangolo al centro è stato relazionato alle pareti mediante
trilaterazione

Spazi aperti o chiusi con molti ambienti


La suddivisione in triangoli della superficie da rilevare non è sufficiente a
garantire un rilievo diretto, in quanto qualora si verificasse un errore esso
verrebbe trasportato attraverso la retta di triangoli per tutto il rilievo.
È necessario quindi riferire al rilievo ad un asse principale di appoggio
interno che mette in collegamento il primo e l'ultimo ambiente, su questo
asse si individuano i punti fissi da cui prenderà ovvio il rilievo.
N.B.
– scegliere sempre la distanza più breve
– preferire punti indendificabili con chiarezza (spigoli di muri, angoli etc..)
– preferire angoli acuti a quelli ottusi e i triangoli equilateri
– scegliere i punti facili da misurare, i punti da rilevare dovranno essere
visibili da due punti fissi
– eseguire le misure alla stessa quota rispetto al piano di terra
– se ci sono dislivelli, tracciare un orrizzontale di riferimento
– preferire gli spigoli ben conservati a quelli rotti

Rilievo degli alzati


Per collegare il rilievo per più ambienti sovrapposti in verticale bisogna
costruire un riferimento esterno all'edificio al quale relazionare le quote dei
singoli ambienti. Per ricavarne le quote collochiamo da punto accessibile
più alto dell'edificio un filo a piombo.
Strumenti per il rilievo di misure altimetriche
– asta telescopica
– distanziometro laser
– filo a pombo

Rilievo delle altezze


Prima di rilevare le altezza bisogna effettuare lo schizzo delle sezioni
trasversali e longitudinali facendo si che la sezione intercetti porte, finestre,
scale... per gartantire informazioni sullo spazio interno.
Rilievo dei prospetti
Bisogna effettuare uno schizzo uguale all'oggetto di studio da
rappresentazione del prospetto consiste nel disegnare:
– il contorno, verificando il rapporto h/l
– la scansione delle parti fondamentali
– le delimitazioni pieni/vuoti; gli elementi decorativi

Rilievo fotografico
La fotografia è importante per il rilievo, in quanto è possibile derivare dalle
immagini fotografiche, informazioni utili per la metrica degli elementi.
– ciò è possibile quando la fotografia viene scattata ponendo il piano
della pellicola in modo parallelo all'elemento d'interasse
– cercando di far si che l'asse della macchina fotografica risulta
orizzontale

Rilievo delle volte semplici e composte


Si può utilizzare il metodo della trilaterazione oppure per ascisse e ordinate,
cioè rilevando il profilo per punti.
Le misure da rilevare sono:
– la quota di imposta
– l'altezza in chiave
– la luce

Rilievo volte semplici (volta a vela)


Il rilievo può essere operato per ascisse e ordinate, a partire dal rilievo delle
altezze e dei punti individuati in pianta sulla diagonale e sulla mezzeria.

Volte a botte
Il rilievo può essere operato per ascisse e ordinate a partire dal rilievo delle
altezze dei punti individuati in pianta sulla mezzeria.

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