Montale

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Avanguardie storiche

Più che fenomeno letterario è artistico, come dadaismo/futurismo.


Un avanguardia è una scuola/modo di concepire l’arte che cancella e spezza i legami con il passato (in particolare dal
surrealismo in poi) in modo violento. (rifiuto totale dell’arte classica)
Futurismounica avanguardia anche letteraria (marinetti bruciava le biblioteche + linguaggio dispregiativo), cerca di
unire tutte le arti (connubio di arti come forma espressiva) + serate futuriste, luoghi moderni come ferrovie dismesse,
fabbriche, raffinerie. + mito velocità, dinamismo, guerra (marinetti + mussolini + d’annunzio = guerra come unica igiene
del mondo)
MANIFESTO FUTURISTA
Iniziò come concetto generale, avrà poi varie declinazioni.
Pubblicato il 20/02/1909 su “le figarò”, perché il centro del futurismo è parigi, in particolare la sorbona (contro
avanguardie, c’era anche ungaretti).
Affronta temi come la letteratura, dinamismo, militarismo e patriottismo, profonda misogenia.
Rivendica inoltre il fatto di essere italiano perché il nostro paese è il più passatista, ancorato al passato, fatta di rigattieri
(vendono cose vecchie), i musei sono cimiteri (sono dipinti vecchi).
Il futurismo tuttavia durò poco, in quanto fenomeno di nicchia. Erano capiti da poca gente (periodo iniziale di
stordimento, il popolo non comprende e di questo sono felici perché non hanno creato un’arte popolare) l’artista
vero non deve essere popolare, non deve essere intellegibile da tutti.
CALLIGRAMMA unione di parole e disegno (2 arti).
Guglielmo Apollinaire molto famoso poiché scardina l’espressione classica. Palombaro che scende sott’acqua e
incontra delle creature.

p.672 (vedi titolo)

ZANG TUMB TUMB


Descrive una guerra, siamo tra fine secolo e inizio 1 guerra mondiale  periodo fertile artisticamente (Arte
fondamentale). In momenti di crisi la letteratura è fertile ì(esprime in forme alternative il disagio), l’arte ha seguito uno
sfaldamento, le avanguardie sono un punto solido nel tempo.

Crepuscolari
Nome dato da Borgese per i tomi dismessi, fortemente malinconici e antiprosastici (scompare la liricità). Esponenti:
marino moretti e guido gozzano)
Temi traducono in poesia i temi di svevo/pirandello, noia della vita borghese.
MARINO MORETTI
CESENA
Riprende pascoli con i poemetti, prende spunto da pascoli, d’annunzio e carducci ma rifiuta la figura del poeta
vate  rimangono in maniera de sublimata, li spoglia del contenuto recuperando solo la KOINE pascoli-
d’annunziana.
Si trova a casa della sorella a cesena, che si è sposata da poco, rappresenta la tipica famiglia borghese (no
amore, solo sopportazione).
Non c’è nulla di poetico, solo la rima sembra una cantilena.
È triste per la condizione della sorella che si sforza ad essere felice.
Figure retoriche presenti ma nascoste, insite sulla vita borghese e la sua noia.
GUIDO GOZZANO
Tematiche simili ai crepuscolari ma con uso di autoironia(caratteristica solo sua, chiave di lettura ironica).
Nasce a torino nel 1883. Scrive una raccolta “laus matris” (riprende le laudi di d’annunzio).
Produzione principale “i colloqui”, tono prosastico e rinuncia alla liricità.
LA SIGNORINA FELICITA
Poesia autobiografica, protagonista avvocato e signora felicita (gozzano era laureato in giurisprudenza)
s’incontrano nella villa di vacanze dell’avvocato per curarsi la tubercolosi.
Tema amore uomo-donna (donna borghese, brutta). L’uomo finge di innamorarsi per vagheggiare in una vita
borghese.
Descrizione di felicita è una novità toni antistilnovistici.
Donna 1900 letteraria figura varia, eterogenea psicologicamente e mentalmente (diversamente da manzoni)
La poesia inizia col ricordo  felicita donna anti dannunziana, (D’annunzio descrive nelle vergini delle rocce una
villa in fatiscenza, gozzano lo riprende giocando, non va a cercare una donna supero mistica ma un amore
quotidiano).
Ci sono elementi che fanno pensare a una poesia ma in realtà è in prosa.
Piena di immagini che riprendono il passato (cose che il tempo ha rovinato), l’interno della casa è pieno di
oggetti banali, che hanno tutti nella vita.
Usa un discorso diretto frammentato (discorsi non finiti, sospensione), riprende pascoli con Italy.
Autoironia avvocato incapace, malato immaginario.
De sublimazione continua occhi come piatti (segno stilnovistico associato a un oggetto banale)
Vita borghese gira attorno al cibo, siesta, partita a carte. Il poeta preferisce stare in cucina tra gli odori
consolatori piuttosto che tra i giochi.
Scena 4 si spostano nel solaio (soffrite dove riposa il rifiuto secolare, dove c’è la roba vecchia) dove c’è la
dichiarazione d’amore.
La fama finisce nei solai dopo la morte. usa termini specifici come pascoli ma lo ribalta.
Avvocato conta le stelle, fa il finto romantico
Felicita discorso borghese: roma è un mistero senza un fine bello.
Gozzano sa di non star dicendo il vero, il mestiere del poeta è vergognoso, non vivono di vita ma di pensiero, è
meglio fare il commerciante (autoironia)

Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto, da genitori lucchesi. Studiò a Parigi, dove conobbe le
avanguardie. È considerato poeta della guerra, più precisamente della prima guerra mondiale. Si arruolò
volontariamente nell’esercito nel 1915, e si trovò a combattere nel Carso.
La sua prima raccolta è il “Porto sepolto” (1916), successivamente “Allegria naufragi”, e poi “Allegria” nel 1931 (amplia
quella precedente e cambia nome).
Scrisse in trincea, di questa cosa se ne accorse Ettore serra, critico letterario, giornalista, che notò la poesia
rivoluzionaria e chiese di portare con sé queste poesie, che poi vennero editate. Ungaretti fu purtroppo coinvolto in una
serie di lutti: quella di suo fratello e del figlio Antonietto, nel 1933 infatti scrisse “Sentimento del tempo”, e nel 1947 “Il
dolore”.
Nel corso della sua vita si avvicinò al fascismo, ma successivamente si allontanò conoscendo la parte rivoltosa. Fu
candidato al premio Nobel, ma essendo un ex-fascista non lo vinse.
Nel “Porto sepolto” troviamo le poesie del fronte dove racconta che ad Alessandria sotto al porto ci fosse un altro porto
alessandrino. Il titolo fu condizionato da questa leggenda, diceria. Il porto sepolto, è una metafora della nostra anima in
cui deve scendere il poeta per tirare fuori i suoi versi. La sua poesia attinge all’anima, ai sentimenti.
Ungaretti volle discostarsi da questa immagine da poeta di guerra per questo motivo il titolo fu cambiato in “Allegria di
naufragi” (ossimoro)  Naufragi: guerra ma anche momenti dolorosi, esperienze negative; ma Allegria poiché siamo
qui, riusciamo ad essere felici per la vita anche nei momenti no.
L’ultimo titolo è “Allegria”, con la quale toglie ogni rapporto con l’esperienza bellica  tanto dolore ma c’è comunque
la felicità, un senso di attaccamento alla vita nonostante tutto. Morì nel 1970.
STILE
Sentimento del tempo: condizionato da Bersong: tempo come durata, si può percepire con i sentimenti. Il suo stile è
un’evoluzione:
Le prime poesie sono scarne, asciutte, epigrammatiche, brevi, fulmine (Vociani: poesia del frammento, poesia
sostenuta dalla rivista la voce, brevi illuminazioni di verità);
Seconda fase denominata poeta professore: forme metriche più tradizionali, poesie lunghe e strutturate.
TECNICA
Vuole sfoltire la poesia da ciò che è inutile, deve rimanere un’analogia senza fini (come nei futuristi, però rifiuta l’idea di
una poesia senza sentimenti). Verbo spesso all’infinito.
Versi Ungarettiani: versi formati da una sola parola. Le parole adottate sono usuali, comuni, e riesce così a dare un
significato diverso con questa tecnica dell’isolamento. (Sottrai le parole dall’uso che ne fa la tribù per dare loro
verginità: lo disse un parigino, Maurmet).

LA NOIA, DALL’ “ALLEGRIA”


Ungaretti sceglie come argomento centrale della poesia la condizione esistenziale della noia; questa nasce dall'idea
della solitudine che c'è intorno, nell'ombra dei fili dei tram che attraversano uno spazio vuoto e si stagliano sull'umido
asfalto. L'immagine della noia per il poeta, si concretizza nella figura dei brumisti, vetturini di piazza, che vacillano nel
sonno. Titolo leopardiano. Il tema è affrontato in maniera più simbolica. Non utilizza parole difficili. Parla di una notte
che passerà (il dolore interiore passerà). Lo spazio diventa parte integrante della poesia stessa. Elimina gli elementi
romantici, tentennamento (solitudine, noia).

PORTO SEPOLTO
Poesia scritta in trincea, senza titolo non si comprende il significato della poesia. Scritta a Mariano, data e luogo
caratteristica delle poesie di ungaretti. È una poesia breve con versicoli, non c’è punteggiatura, avverbi o aggettivi. La
sua condizione probabilmente influenza la poesia, e la voce, apprezza molto Ungaretti. Il titolo rimanda ad un porto
sepolto sotto l’acqua (la vita), il porto è un po’ la nostra anima. Sente il bisogno di scrivere i suoi conti ed essi diventano
patrimonio di tutti gli uomini la vita diventa patrimonio comune.
C’è gioco tra “questo è quello“ ripreso da Leopardi nell’infinito. Il testo è un richiamo alla funzione del poeta che è
quella di riportare alla luce ciò che è nascosto, ciò che non si vede, ciò che è rimasto sepolto dalla dimenticanza e dal
tempo. Il poeta ha quasi la funzione di un palombaro che si inabissa per compiere un processo culturale e psicologico;
infatti egli sprofonda al disotto della superficie della vita e ed è proprio lì che prende la forza per il suo canto e riporta
con le sue parole alla luce quello che è rimasto nascosto.
L'uso del pronome "Vi" sta a significare che il poeta viaggia verso il "SUO" porto sepolto, un luogo familiare, e vi si
immerge; esce di nuovo alla luce con i propri versi; e li dona al mondo, disperdendoli. Il porto è un luogo reale, ma è
anche un luogo privo di dimensioni, perciò la poesia resta alla fine un qualche cosa di inafferrabile e lo stesso termine
porto sepolto resta un paradosso espressivo. Per Ungaretti la Poesia delle cose è nascosta ed il poeta deve scoprirla per
poi restituirla a tutti, ma rimarrà sempre qualcosa di segreto nella poesia (inesauribile segreto!!!), perché è questo che la
rende tale. La poesia è ciò che può sopravvivere nel difficile momento della guerra, della sofferenza, della distruzione. Il
messaggio che il poeta ci vuole dare è quello di un nulla, di un segreto sconfinato che, per ciò stesso, è un segreto
inesauribile.

COMMIATO
Scritta per Ettore Serra, amico di fronte che editò le sue poesie. La poesia parte dalla nostra vita e fa parte di un mondo
siamo tutti uguali. Nasce da noi ma è destinata a tutti. Attraverso la parola Ungaretti spiega la sua vita, con parole che
devono essere fiorite (esteticamente importante a modo suo). Dentro di noi abbiamo un magma di emozioni (delirante
fermento) e sentimenti e se riesci a capirti, e a tirare fuori quello che hai dentro con la parola sei fortunato, se la parola è
fiorita ancora di più.

IN MEMORIA
Fa un omaggio ad un suo amico di Parigi, non di fronte, origine nomade. La poesia parla della morte di un caro amico di
Ungaretti, Mohammed Sceab, con il quale Ungaretti aveva condiviso una parte della sua vita negli anni giovanili ad
Alessandria d'Egitto e in seguito a Parigi in Francia. Nella poesia emergono i due destini a confronto: il destino tragico
di Mohammed e il destino, sempre sofferente, ma con un diverso epilogo del poeta. Entrambi i personaggi si ritrovano
senza patria, senza radici, sono apolidi. Mohamed diventa Marcel francesizza il nome perché non vuole vivere le sue
tradizioni ma non si sente nemmeno francese realmente, è sradicato, suicida. È diverso però l'esito: Ungaretti, come si
coglie nel finale, si salva grazie alla poesia, cioè nel canto, in cui trova una risposta alle sue sofferenze, perché ha la
funzione di conservare nella memoria gli avvenimenti e le persone, mantenendo in vita il loro significato. Invece per
l'amico la poesia non è intervenuta a costituire un elemento di aiuto e di risposta ai propri bisogni ed alle proprie ansie.
Attraverso la scrittura l'uomo, pur essendo senza radici, riesce a sublimare i valori dello sradicamento, della mancanza
di una patria e della vita in solitudine in un paese straniero dove è difficile ambientarsi. Il cimitero dove è stato sepolto
(in modo quasi anonimo) è un sobborgo dimenticato, e nessuno andrà più a trovarlo (ricorda a zacinto di foscolo, mito
della sepoltura lacrimata). Poesia programmatica, che per lui è consolazione e sfogo. (leopardi invece la usa come
forma e pensiero)

VEGLIA
Ungaretti si trova dentro la trincea, il 23 dicembre. Il titolo rimanda alla veglia natalizia. Ha trascorso un'intera nottata
(una nottataccia) a fianco a un compagno massacrato con la bocca deformata rivolta verso la luna piena e con le dita
delle sue mani rigide e gonfie per la morte, che lasciano un profondo senso di sgomento in lui e, ammutolito, non può
fare altro che restargli accanto anti igienico + trauma post guerra. In questo momento il poeta ha sentito l'esigenza di
scrivere lettere d'amore (per il bisogno di dichiarare affetto ai suoi cari) e qui, di fronte alla tragedia della morte, rivela
che non si era mai sentito così tanto attaccato alla vita (segno della protesta contro la guerra). Utilizza parole non
poetiche, ad esempio massacrato, recuperando l’espressionismo, dove c’era alienazione del soggetto (ad esempio
Munch con l’urlo). Dice che non riesce ad esprimere il dolore che prova ed è pietrificato. Nel finale non usa più il
participio passato bensì il presente: di fronte alla morte ha scritto lettere di amore, voglia di vivere, flusso vitale nel
dolore.
SONO UNA CREATURA -1916-
Anno di trincea. Il titolo è una similitudine tra di lui e paesaggio carsico. Ricorda la pietra che sembra la siepe di
Leopardi. Uso ripetuto di suoni duri, anafore e Climax. Potrebbe sembrare semplice la sua poesia per via del linguaggio,
ma realtà non lo è. Come il pianto e lui ma non lo vede ma scava dentro, l’acqua scava la pietra carsica, ma non la si
vede. La morte, come Leopardi, è vista come una liberazione. Va dal particolare all’universale: la morte c’è per tutti.

SAN MARTINO DEL CARSO


Città friulana distrutta dalle truppe tedesche. La prima immagine è l’analogia tra la casa distrutta e i corpi in brandelli.
Recupera Foscolo: “mi corrispondevano” recupera il legame tra vivi e morti, la corrispondenza dei sensi. Il cuore diventa
un cimitero, ed è l’unico organo a rimanere in vita (trattiene tutto, il cervello no perché dimentica). La poesia ha
andamento circolare: descrive all’inizio San Martino poi alla fine torna parlando del cuore come paese

FIUMI
Poesia che scrive durante la notte. “Vero momento nel quale la poesia insieme a me prende coscienza di sé”: ha capito
che vuole fare il poeta e che poesia vuole fare. Utilizza 3 fiumi per descrivere i momenti della sua vita. La poesia è stata
scritta a Isonzo, dove si è lavato dopo la guerra: questo è per lui come un nuovo battesimo dove sei ricordato di amare
la vita. C’è una sorta di carta d’identità del poeta e della sua poetica:
-Fiume Isonzo: La natura viene personificata come se facesse parte e fosse vittima della guerra e l'uomo diventa
parte della natura, ma non in modo estetizzante, bensì per indicare che ci sente pietra, vuoto. Il primo fiume di
ricorda che la sua vita è precaria, è il fiume della consapevolezza. L’acqua che lo avvolge gli regala la rara felicità:
nasce in questo momento con l’acqua, per questo motivo si parla di battesimo. Vari riferimenti: Urna d’acqua:
immagine religiosa che ricorda o la morte o il battesimo. Reliquia: altro riferimento per dire che, anche se vivo si
sente morto. Acrobata sull'acqua: riferimento Gesù, ma che rimanda anche all'insicurezza. Riferimento alla
preghiera musulmana dei beduini;
-Fiume Nilo: Fiume dei giorni felici della giovinezza (Leopardi);
-Fiume Senna: Le esperienze fatte a Parigi non erano limpide, ma lì a capito che voleva fare poesia. ”La mia vita mi
appare una carolla di tenebre”: la carolla (vita), che dovrebbe essere fiorita, è diventata buia, ma proprio in questo
forse si riconosce il valore della vita.
Messaggio del “Porto sepolto”: l’importanza della vita nei momenti tristi, che ci devono ricordare quelli belli.

GIROVAGO
Maggio 1918. Questa poesia fu scritta in guerra ma non parla della guerra: bensì parla dell’incapacità di trovare una
propria dimensione. Si è stancato della città in cui si trova (Leopardi, la noia) (Orazio, viaggiare altrove non aiuta).
Sintassi con gerundi ed infiniti. Si appaga subito di quello che trova e si annoia subito. L'augurio che fa è quello di
trovarsi in un posto in cui si possa godere della vita incontaminata, vergine: quando si è appena nati. Non cerca un
paese fisico ma innocente. Cerca quindi un luogo in cui tra gli uomini ci sia la solidarietà e sentirsi protetti come in un
nido, ma non c’è riuscito proprio per questo gira per trovarlo.

NATALE
Ungaretti si trova Napoli, durante una pausa dalla guerra, non ha ancora un luogo dove andare. Parla del caos del
Natale, ma lui non vuole partecipare. "Stanchezza", "non ho voglia": parole particolari e concrete. A Napoli si sente
soltanto il caldo buono, e per antitesi si ricorda della sua vita in trincea dove il caldo buono e non esiste, non riesce a
staccarsi dalla trincea . Ha bisogno di innocenza, senza caos (capriole).

SOLDATI
La poesia Soldati è stata scritta dal poeta Giuseppe Ungaretti nel luglio del 1918 quando era un soldato di trincea e il
suo titolo originario era Militari. È l'unica del gruppo proveniente non dalla sezione Il Porto Sepolto, ma da quella
intitolata Girovago, sempre all'interno del libro L'allegria. È tra i componimenti più brevi di Ungaretti, dove le parole
valgono non in sé, ma per le immagini che evocano, per la loro forza allusiva. Nelle poche, ma intensissime parole di
questa brevissima lirica, è espressa la drammatica provvisorietà del vivere dei soldati in trincea. La poesia fa un
paragone tra le foglie in autunno ed i soldati in guerra: le foglie sono così deboli nella stagione autunnale che basta un
lieve soffio di vento per farle cadere, mentre ai soldati basta un colpo di fucile per essere uccisi. In entrambi i casi le due
vite sono attaccate a un filo rendendo meglio il concetto di precarietà della condizione umana durante la guerra.

MATTINA
La poesia "Mattina" è stata scritta dal poeta Giuseppe Ungaretti e viene ricordata sotto il nome "M'illumino d'immenso"
proprio perché è l'unica frase del testo della poesia. Fu scritta il 26 gennaio 1917 a Santa Maria la Longa e il suo titolo
originario era Cielo e mare; e fa parte della raccolta L'allegria, nella sezione Naufragi. È la più breve poesia di Ungaretti
e sicuramente quella con il significato più profondo ed interpretativo. I temi affrontati sono la tensione verso la luce,
l'aspirazione all'armonia e la fusione con l'infinito. In questa poesia Giuseppe Ungaretti si mette nei panni di un soldato
che esce dalla trincea e si fonde con l'universo quindi c'è un sentimento di libertà. Questo primitivo titolo aiuta ad
attribuire il giusto significato al testo: Ungaretti si alza di mattina, in riva al mare; qui il poeta s'illumina perché assiste al
sorgere del sole, la cui luce si riflette sul mare. L'idea di immenso scaturisce invece dall'impressione che cielo e mare,
nella luce del mattino, si fondono in un'unica, infinita chiarita. Fa parte dell'ermetismo e con questa poesia Ungaretti ha
voluto esprimere tutto l'entusiasmo del nuovo giorno, la sua gioia nel vedere il mondo al mattino. Ciò che produce la
sensazione di magia non può essere spiegato, altrimenti perderebbe il suo fascino e secondo molti esperti in letteratura
questa poesia è più vera e piena di significati che alcuni romanzi. Bisogna tenere conto che a quanto pare l'ispirazione
per questa poesia Ungaretti l'ebbe durante il servizio militare, quando un mattino scorse dalla sua postazione nei pressi
di Trieste in montagna il sole riflesso nel mare adriatico che diventa così un annuncio di speranza, e volge il pensiero
dalle brutture della guerra alle bellezze del creato. Egli ha voluto così esprimere con due parole la gioia di immergersi
nella bellezza del creato dopo il frangente doloroso della guerra, quando tornò dal fronte con i suoi amici martoriati.

Ermetismo
si sviluppa in Italia negli anni 30 (il fascismo avrà delle implicazioni su esso).
Sono un gruppo di poeti, nome dato da Francesco Flora in un saggio “la poetica ermetica(=sigillato), riferendosi a
Ermete Trismegisto, figura mitica legata ai geroglifici mago- spiritualista che scrive libri oscuri.
Per noi è una poesia chiusa con significati oscuri.
Il fascismo incide in quanto non permette una libera espressione sul presente e i poeti per reazione si rinchiudono
(mancata espressione voluta), mussolini non approva perché pensa che sia fatta contro di lui.
Gli ermetici scrivono poesie complicate nella forma, piene di analogie, anastrofi, lessi ricercato, temi astratti, metrica
tradizionale (sonetti, enedecasillabi e settenari)  piace ai vociani, e la rivista “solaria” appoggia questa poetica come
poesia degna.
Lo scopo di questi poeti era di fare poesia come segno di superiorità letteraria, non c’era scopo didascalico o
comunicativo.
Stile: ritorno all’ordine dopo le avanguardie con temi oscuri e individuali (situazioni comprensibili sono al poeta) no
simbolismo.

Quasimodo
Nato a ragusa nel 1901, si trasferisce a milano dove lavora come giornalista. Il primo periodo di produzione di
quasimodo si può considerare ermetico, il secondo neorealista. È uno dei più grandi traduttori dei lirici greci con
diploma tecnico. Nel 1960 vince il premio nobel e nel 1968 muore.
Raccolte  “acque e terre”, “oboe sommerso” e “erato e apollion” (classicità greca).

ED È SUBITO SERA, DA “ACQUE E TERRE”


È una poesia ermetica ma interpretabile, parla della vita, ognuno sta solo sul cuore della terra (cuore: qualcosa che
pulsa, vitalità) ossimoro. Tutti ci sentiamo soli.
In tre versi crea tre immagini illuminanti che rappresentano: la solitudine dell'uomo, la felicità radiosa della giovinezza
che illumina la vita per un attimo, lo scendere improvviso e irrimediabile della sera, cioè della morte.

ALLE FRONDE DEI SALICI, DA “GIORNO DOPO GIORNO” -1947- FINE GUERRA
Fa parte del periodo neorealistico (soprattutto fenomeno cinematografico, esponente principale fu vittorio de sica che
descrive un popolo felice e carico positivamente d’impegno, al contrario dell’ermetismo).
Parlare serve per demolire il fenomeno e istruire il popolo esempio di come i poeti abbandonano l’ermetismo.
Il poeta dichiara l'impossibilità da parte dei poeti di poter continuare a comporre poesie durante il terribile periodo del
nazismo e della guerra  Oppressi dalla dominazione tedesca, con i morti abbandonati nelle strade, i lamenti dei
bimbi, i giovani giustiziati e lo strazio delle mamme a cui è stato ucciso un figlio, in un simile dramma il poeta non può
che rivendicare il valore del silenzio facendo la scelta di appendere le cetre, strumento simbolo della poesia, ai rami dei
salici, alberi simbolo del pianto e della sofferenza.
È una poesia basata sul salmo 136 sull’esilio da babilonia degli ebrei cosi come ungaretti con i canti, il sapr fare poesia
con la musica.
Tra i diversi significati simbolici che troviamo in Alle fronde dei salici, c'è quello del "piede straniero", inteso come i
soldati tedeschi che freddamente calpestano i sentimenti (il cuore) di tutto il popolo. Quasimodo inserisce dei
riferimenti alla religione, usando altri significati simbolici come la "madre (Maria) che va incontro al figlio crocifisso
(Gesù), oppure quando usa "l'agnello" come animale per rappresentare i lamenti dei bambini.
Umberto Saba
Nasce a Trieste (città emarginata) da madre ebrea mentre il padre lo lasciò poco prima che nascesse. Lo incontrerà
successivamente a vent’anni. La madre era molto fredda ed anaffettiva per questo aveva deciso di ereditare il cognome
dalla sua tata, Peppa Sabaz, che lui vede come madre. A tre anni la madre deciso di licenziarla poiché si rese conto che
stava prendendo il suo posto. 2 grandi traumi:
- Abbandono del padre;
- Abbandono della tata.
Studiò da autodidatta, non ha diploma, e provò ad inserirsi in un circolo a Firenze, ma rimase sempre escluso. Si sposò
con Lina, conosciuta durante un congedo dalla guerra per le nevrosi di cui soffriva, ma questo fu un matrimonio con
tradimenti e molti litigi.
Aprì a Trieste una libreria “antica e moderna” che era anche casa editrice e riuscì a pubblicare la raccolta “il canzoniere”,
omaggio Petrarca, e ne fece un po’ diversioni, dal 1921 al 1961. Dopo la guerra entrò in terapia da un alunno di Freud,
Weiss. A causa delle leggi razziali fu costretto a vendere la libreria e scappare in giro per l’italia. Morì in casa di cura nel
1957. Saba non ha avuto un riconoscimento poiché le nuove avanguardie erano novità, Saba invece richiama la
classicità in quanto recupera il sonetto, la forma, musicalità, comprensibilità, chiarezza, in più c’è un forte biografismo
(parlare di sé stessi). Per queste ragioni fu accusato di poesie troppo semplice. Ritornando nel forte biografismo, nel
canzoniere possiamo trovare tre capitoli riguardanti gli stati della sua vita:
- Tempo dell’esperienza: età infantile, adolescenza, guerra, matrimonio e figlia Linuzza;
- Tempo della conoscenza: con la ragione si può guardare il passato. Analizza i suoi traumi;
- Tempo sapienza: vecchiaia, considerazioni ampie.
Come si può notare c’è ordine cronologico come in Petrarca. Saba è stato recuperato soprattutto da Pasolini, che nel
1953 editò un saggio su Saba, dove disse che è un poeta complesso con significati dolorosi e non banali, in più c'è una
forte triestinità (come Svevo si distacca dalle mode), diventò poi un pregio non seguire le nuove mode. Fece due saggi:
Nel 1911 “quello che resta da fare i poeti”: devono fare poesia onesta che non nasconda le debolezze dell’essere umano,
una poesia autentica e comprensibile. La “voce” lo rifiuta;
Nel 1946 “poesia, filosofia, psicoanalisi”: le arti e le nevrosi hanno origine nel subconscio: porta creativa. Togliere la
nevrosi allora porta a togliere l’arte e l’originalità, per questo motivo smise di curarsi e si dedicò all’oppio.
Scrisse anche “storia e cronistoria del canzoniere”, un testo dove spiega tutti i significati della sua poesia per non farsi
che fosse fraintese e quindi poi criticata.

AMAI
Endecasillabi, eccetto il terzo verso  metrica classica. Amore-fibre-cuore: rima che non si doveva più usare poiché è
troppo scontata. Saba va al “fondo” a prendere le sue verità (per Ungaretti era il porto sepolto). Ha bisogno di persone
che lo ascolti. Ci sono parole semplici.
Il discorso riguarda il cuore ed esprime un impegno soprattutto morale, in quanto il dolore rende amica anche la verità
più dura; per Saba non c'è amore senza dolore, tanto che il "doloroso amore" costituisce l’essenza della vita. Ma la vita è
anche una fonte insostituibile di gioia e di consolazione, come risulta dai due versi conclusivi, che si riferiscono
direttamente al lettore ("Amo te che mi ascolti"), per renderlo partecipe di un’esperienza che resta comunque preziosa.

ULISSE
Riutilizza la figura di Ulisse, molto amato poiché lui è il viaggiatore. Il viaggio diventa metafora della vita, ed Ulisse è
l’uomo del viaggio per eccellenza. Il viaggio è la vita, nella quale ci si perde e coglie le sfumature, anche quelle negative,
mentre Itaca diventa la morte. Immagine simbolica per tutto il novecento Ulisse è stata composta tra il 1945 e il 1946 e
pubblicata nel 1948. Con essa, Saba si ricollega al tema del viaggio, la lirica può essere divisa in due parti, che si
riconoscono anche dall'utilizzo dei tempi verbali. Il passato per la prima parte; il presente per la seconda.
Nella prima parte il poeta paragona le sue avventure giovanili a quelle di Ulisse, eroe mitologico protagonista
dell'Odissea che però non viene mai nominato apertamente.
Nella seconda parte, introdotta dall'avverbio "oggi" al verso 9, il poeta è ormai vecchio e non si accontenta più di
raggiungere il porto ma vorrebbe viaggiare ancora. Vorrebbe spingersi al largo proprio come fa l'Ulisse dantesco che
parte per l'ultimo viaggio senza fare più ritorno. Il tema dominante della poesia è quello del viaggio come metafora
della vita. Gli isolotti verde smeraldo: sono i pericoli della vita. L'arrivo al porto rappresenta una quiete che però non
interessa al poeta. Egli invece vorrebbe spingersi a conoscere nuove sponde. Si ricollega quindi sia alla tradizionale
visione dell'Ulisse omerico, che ritorna ad Itaca alla fine del travagliato viaggio di ritorno a casa, sia all'Ulisse dantesco
che decide di sfidare gli dei per oltrepassare le colonne d'Ercole senza fare mai più ritorno.
Nel complesso la lirica Ulisse è l'espressione dello spirito vitale del poeta Umberto Saba che, sebbene sia ormai
anziano, continua a provare un grande amore per la vita, nonostante tutte le sofferenze che ha vissuto nel corso della
sua esistenza.
Altra raccolta, TRIESTE E UNA DONNA (moglie):
CITTÀ VECCHIA
Si riferisce alla zona del porto, zona più degradata della città di Trieste. Uomini e merci sono visti come lo scarto. In
compagnia degli ultimi sente che è il suo pensiero si fa più puro: da voce a chi non ne ha. Nel mondo umile, che anima i
vicoli stretti e bui, Saba ritrova l'essenza dell'umanità e la consapevolezza che chiunque, anche il più derelitto degli
uomini, è partecipe del mistero della vita (Dio s'agita in tutte le creature, come nel poeta stesso) che accomuna tutti gli
esseri viventi. Grazie a tale scoperta, il poeta può sentirsi vicino e uguale a questa umanità, provando di conseguenza
un personale senso di liberazione.

TRIESTE
È una scontrosa grazia: a due facce, difatti è una città portuale, aperta, disinibita e sempre giovane di vita nuova e
fresca, ma allo stesso tempo è una città riservata e diffidente, graziosa e scontrosa. Dall’angolo in cui si trova controlla
tutta la città. Nell’ultima strofa: ama così tanto Trieste che si vede come la città.

PADRE ASSASSINO
Etichetta data dalla madre. Racconta di quando lo incontrò per la prima volta vent’anni, e capì perché la relazione tra i
suoi genitori non ha funzionato: la madre era pesante, il padre era leggero. Saba lo capì e lo perdonò. Sua figlia aveva
bisogno di un padre forte, ma causa dei suoi traumi Saba è debole, si sente un bambino (Serve forza e fiducia per essere
padre, e lui non li ha).

MIA MOGLIE
Prima poesia e la letteratura per la propria moglie. Lui la paragona a diversi animali domestici:
Bianca pollastra: perché brontola; Giovenca: gravidanza; Cagna: fedeltà; Pavida coniglia: timida; Rondine che torna:
primavera, ogni tanto va via ma poi ritorna; Provvida formica: accudimento.
Ha una sua idea di femminilità altamente anti-d’annunziana e stilnovista, descrive una donna vera e comune.

LA CAPRA
Poesia complessa. Parla del dolore che affligge tutti gli animali e gli uomini. La situazione è apparentemente irreale:
finge un dialogo con la capra. L’argomento è molto simile al pastore di Leopardi: La capra si lamentava e si sentiva a
disagio, è sazia materialmente ma non emotivamente. Il belato diventa una voce, come se fosse un essere umano. C’è
riferimento al dolore che hanno anche gli ebrei: hanno dovuto lottare per ottenere una patria. Il muso della capra
ricorda il profilo degli ebrei e il loro dolore per la cattività babilonese.

Scrisse solo un romanzo “Ernesto”, dove parla indirettamente di se stesso e del suo inizio della sessualità con un uomo
che lavorava con lui. Chiede alla figlia di non farlo mai editare, ma poi la lo farà lo stesso.

Eugenio Montale
Nasce a genova nel 1896. Nel 1915 si diploma come ragioniere ma poi si concentrerà sulla letteratura e si formerà da
autodidatta. Importanti saranno le sue vacanze a monterosso (5 terre) che influenzeranno la sua poetica.
1° raccolta ossi di seppia, raccolta difficile da integrare in una corrente. Corrente simbolista (pasocli, d’annunzio,
simbolisti francesi). Molto importante anche dante per le immagini infernali e il lessico e successivamente la figura della
donna angelo per la seconda raccolta.
Elio autore inglese che scrive una raccolta di poesie “ terra desolata” che montale tradurrà dall’inglese. Usa una
tecnica particolare: CORRELATIVO OGGETTIVO, una metafora con sentimento e oggetto concreto (es. il male di vivere
(sentimento) era un rivo strozzato (oggetto) ), montale la userà molto.
Da gozzano riprende la poesia prosastica e breve con l’ironia (koine pasocliana-d’annunziana usata in modo
antifrastico), in questo modo unisce aulico e prosastico.
Camillo sorbanoautore genovese, tematiche simili a montale.
Leopardi riprende la noia come male di vivere
Schopenauer e bergson importanti per la sua poetica.

Ossi di seppia
In realtà il titolo doveva essere “rottami”. Indica qualcosa di morto e arido che galleggia ancora sul mare mare e osso
sono correlativi (mare= vitalità, osso= essere umano che galleggia sul mare della vita per trovare un VARCO)
Male di vivere ricerca di una felicità/verità che però non cerca nella religione perché è agnostico.
Varco passaggio per trovare la felicità. La vita è vista come una rete o un muro, un limite che cerchiamo di superare
attraverso un varco oer arrivare alla felicità.
Paesaggio lirico è correlativo del male di vivere perché è arido, ricco di muretti con cocci di bottiglia emblema del
male di vivere.
Divina indifferenza distacco rispetto alla propria frustrazione (come schopenauer).

SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO


Sembra una narrazione, una suoni duri e apri coerenti con la tematica  antiliricità, linguaggio aspro che rende il
messaggio.
Correlativo oggettivo + lessico espressionista:
- Rivo strozzato  vita dell’uomo
- Cavallo stramazzato continuamente bloccato
2° strofa divina indifferenza:
- Indifferenza: Atteggiamento umano per schopenauer per arrivare al nirvana
- Per montale non è umano perché divino
- Riferimento a epicuro (gli dei sono al di fuori della nostra vita) indifferenza, lui agnostico
Statua nella sofferenza del meriggio riprende de chirico con pittura metafisica.

I LIMONI
Prima della poesia c’è l’epigrafe “in limine” (sulla soglia).
Invita un lui a trovare una maglia rotta nella rete, ovvero a cercare una felicità che risulta difficile a montale e quindi si
rifersice al lettore.
È una poesia programmatica (estende la sua poesia a più tematiche).
Dice che i poeti laureati si muovono solo in boschi con piante dell’alcyone di d’annunzio (lo cita per far vedere che è
diverso da lui, preferisce una poetica più dismessa).
Descrive il paesaggio di monterosso, dove si possono trovare le piante di limoni, pianta umile con giallo vivo: diventa
emblema il giallo dei limoni apre un varco per poco e questa paura crea inquietudine.
Tra i limoni tacciono le passioni, c’è pace, le cose sembrano tradire il segreto  una natura che quasi fa presagire una
verità.
In questa poesia Montale contrappone alle piante rare e letterarie dei poeti ufficiali i limoni Simbolo di una realtà
quotidiana e consueta. Il loro profumo e il silenzio estivo sembrano promettere il miracoloso rivelarsi del senso segreto
della realtà: ma il miracolo non si compie e le uniche divinità che sembrano manifestarsi sono le ombre degli uomini.
D'inverno, nelle città, i limoni riappariranno però con i loro colori e il loro odore, a ricordare il clima solare e Sospeso
dell'estate nella vita troviamo dei portoni chiusi male e se guardiamo dentro troviamo i limoni, anche nelle città
rumorose la gioia e la felicità si rivelano da difficoltà dove si pensa esserci tutto tranne che gioia il giallo bisogna
cercarlo, anche nelle piccole cose.

NON CHIEDERCI LA PAROLA


Scritta in piena dittatura fascista, grande insicurezza e cima di guerra.  montale firmerà manifesto antifascista.
Il titolo l’incapacità da parte dei poeti di esprimere la verità (riescono a scrivere solo ciò che non vogliono e che non
sono poeta in negativo, evidenzia la frustrazione). Le parole dei poeti ora non possono illuminare la vita che è un
polveroso prato (correlativo ogg).
In tutto domina il caos rispetto a ungaretti che scende nell’animo risalendo con i suoi versi consolatori, si scende e si
risale con una verità. Per montale non è cosi, per lui non si può.
Nella seconda strofa si rivolge a tutti gli uomini che non si fanno domande sul senso di vivere (hanno sempre la verità in
tasca)  se le risposte non solo basate sulla religione sono ancora più difficili da dare (beata ignoranza).
Montale non appoggia il positivismo e vede il fascismo come la catastrofe.

FORSE UN MATTINO ANDANDO (il titolo è sempre il primo verso)


Riprende schopenauer  fenomenologia è inganno per il nostro cervello per adattarsi alla quotidianità.
Montale ha il dubbio che ciò che vediamo non è la realtà vera e propria. Forse un giorno, quasi per miracolo, l'aria sarà
particolarmente limpida e l'io lirico riuscirà a vedere cosa si cela dietro allo "schermo" (riferimento al cinema, termine
nuovo all'epoca) che vediamo costantemente, dietro a questo inganno che tutti viviamo.
Ma anche se dovesse comprendere tutto ciò, sarebbe impossibile trasmetterlo agli altri, come un segreto che
dovrebbero conoscere tutti ma che non può essere scoperto.
Non vi è alcun paesaggio, a differenza di tutti gli altri componimenti. Dietro all'uomo c'è il nulla, fa paura.
 TEOFIANIA in negativo, miracolo che dice una verità che non ci piace perché non c’è nulla.
 Per montale si parla di INTELLETTUALE SNOB, parla di STORICISMO SNOB (sopportare e andare avanti per
superiorità intellettuale).
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
Meriggio momento privilegiato della giornata del superuomo che si fonda con la natura (d’annunzio). Per montale
invece toglie le forze per il caldo (usa d’annunzio in modo antifrastico).
Si dichiara pallido, come se il sole non l’abbia colpito (Sole=vitalità)
L'esistenza è delineata da un confine che non ci permette di andare oltre neanche se vogliamo. L'orto simboleggia la
vita, ha dei confini insuperabili. L'uomo è paragonato ad una formica, ovvero qualcuno che ripete sempre le stesse
cose. Prima guarda le formiche poi il mare mare come simbolo di vitalità, infinito. (schiumetta del mare correlativo)
Il paesaggio è infinito e aspro, non prova piacere nel poeta, c'è il sole che brucia rovente, il mare che non può essere
attraversato. Vi è un rovesciamento del tema del "locus amoenus" e la natura rispecchia lo spirito vuoto del poeta. La
vita è sofferenza e noi siamo bloccati nelle apparenze.

GLORIA DEL DISTESO MEZZOGIORNO


Sembra un inno alla vita e solarità, ma è tutto il contrario. Descrizione di un disteso mezzogiorno, immagini in
contrasto sole (vita) in alto ma vicino a lui c’è un fiume secco (Aridità).
Montale, contemplando una natura riarsa e resa quasi inospitale dall’eccessiva calura estiva, presenta il piacere del
momento del tramonto, quando l’accecante luce e la vampa di calore dei raggi del sole perderanno intensità ed egli
potrà assistervi in silenziosa lontananza, di là di un muretto a secco  immagina che al di la del muretto faccia meno
caldo (tramonto pallido), ricorda la siepe di leopardi, la sera che da pace si manifesta dopo il muretto.
Immagine del martin pescatore che si appoggia nel fiume secco su resti animali ci si deve adattare a quello che c’è.
La gioia è nell’attesa della sera, non al momento stesso (pensiero leopardiano).

CASA SUL MARE


Una delle ultime poesie di montale, dedicata a Paola Nicoli (stessa donna della premessa).
Riprende il tema dl viaggio come metafora della vita viaggio colto alla fine (dove finisce la vita e diventa solo
esistenza finisce nelle cure meschine, sottraggono vitalità).
Titolo casa a monterosso d’infanzia (periodo della fanciullezza che è finito).
La poesia si apre con l'immagine del viaggio della vita il cui trascorrere lento è simboleggiato dai giri di ruota della
pompa. Nella seconda strofa, viene presentata l'ultima tappa di questo viaggio, ossia una spiaggia, bagnata dai flussi
del mare, oltre la quale è raro che si avvisti la Corsica, è difficile vedere qualcosa a parte il mare.
Tema del ricordo molto presente nebbia di memorie, ricorda le persone che però l’hanno dimenticato il ricordo per
funzione deve essere bi funzionale, entrambi devono ricordarsi sennò è un ricordo vacuo).
Emerge nella quarta strofa l'idea che la salvezza non sia per tutti gli uomini e il poeta esprime la certezza che, se tutti
hanno almeno una possibilità, lui ne è privo.
Infinitarsi  termine dantesco, passare oltre un tempo contingente  vorrebbe dirgli che c’è un dopo, ma montale non
ci crede ma se gli altri ci credono allora può farlo (se hanno voglia e forza di crederci possono infinitarsi). Dice che
qualcuno riesce a vivere la vita come vuole senza ricorrere alla religione se vivi la vita che hai desiderato, riesci a dare
un senso alla vita (appagamento, vivi in un perenne varco).
Prima di cedere però vorrebbe segnare una via di fuga che può essere un dopo (infinita) o una realizzazione (perenne
varco).
Per montale si parla di senilità morale, mentre lui ritorna all’inizio (marea che va e viene noia) forse nella mente di paola
è già passato, quello che desiderava per paola si sta concretizzando.

CIGOLA
Parla dell’incapacità di trattare tutti i ricordi.
Primo verso carrucola che scende nel pozzo nero (carrucola=andare a prendere i ricordi + cigola per evidenziare
l’incapacità di farlo, e se non si riesce si perde per sempre, pozzo= memorie, interiorità).
Lui ricorda il viso di una donna (volto riflesso sull’acqua del pozzo quando tira su la carrucola) la tentazione è baciarla
ma appartiene a un altro (qualcun altro ora può baciarla oppure è cambiata col tempo)  l’immagine torna nel fondo e
si crea una distanza incolmabile  il tempo che corrode e arrugginisce.

RIVIERE
È la poesia più antica degli ossi di seppia, voleva metterla per prima ma è l’ultima (paradosso). Si risente molto il
panismo dell’Alcyone nei contenuti + forte desiderio di riavere lo spirito dell’infanzia (imperativo categorico a se stesso,
lasciare il male di vivere e vivere meglio).
Nella prima parte montale descrive la riviera con una visibile importa d’annunziana.  quando ritorna alle riviere si
sente rinato e forte ma forse è solo un inganno.
Ha un’anima nuova che porta serenità e saggezza se non si cerca il bello della vita non si è saggi, serve un occhio
positivo.
La speranza è che un giorno si possano ascoltare voci d’oro (ovvero le bellezze della vita) e che l’anima non sia più
divisa.
L’elegia in questo modo diventa inno (da lamento funebre a qualcosa di positivo).
Rima: potere (idea volontà), sentire (provare sentimenti), rifiorire (rinascita) il cambiamento che vuole negli ossi.

ARSENIO -1928-
Messa negli ossi, parla di un uomo che sente scoppiare una tempesta l’istinto è di andare verso il mare e fondersi con
la tempesta (=appropriarsi di qualcosa che sconvolge). Ottiene solo una perdita la tempesta lo porta indietro (giunco
attaccato alla terra che trema di vita ma non riesce a vivere e rimane attaccato alla ghiacciata moltitudine di morti).
morti=persone, lui compreso. Ghiacciata moltitudine=ricorda il lago cocito di dante.
 È importante per la premessa alla fine degli ossi che non si è mai avverata.

OCCASIONI premessa degli ossi


C’è un tu che vive una vita contraria al poeta che s’affaccia alla finestra (come beatrice di dante), in questo caso il tu si
riferisce a irma brandeis.

Nel 1927 da genova si trasferisce a firenze dopo il successo degli ossi di seppia e inizia a lavorare in case editrici. Entra
nel gabinetto viessò e diventa caporedattore della rivista solaria (al posto della voce).
Durante questo periodo convive con Drusilla Tanzi che poi diventerà sua moglie  le dedicherà un ciclo di poesie dopo
la sua morte per un tumore + dolore dei tradimenti). Nelle poesie viene chiamata mosca (per la sua forte miopia).
Tra le amanti principali c’è Irma Brandeis, americana che studia letteratura, appassionata di Dante. Legge gli ossi di
seppia e ne rimane colpita, incontra montale e s’innamorano (amore intellettuale) drusilla tenta il suicidio 2 volte (la
seconda volta quando montale voleva scappare in america con lei per le leggi razziali).
Alla fine rimarrà in italia ma per tutta la vita si scriveranno lettere, dopo la morte di montale irma poerta le lettere al
gabinetto che le pubblicherà dopo la morte di irma.
Irma nelle poesie si chiama CLIZIA (donna che s’innamorò di apollo e lui per essere riconoscente dell’amore la
trasforma in girasole (eliotropo) in modo che possa sempre guardare il sole (Apollo= dio sole)).  anche dopo la guerra
rimane lucida e pensa che l’uomo con la ragione possa superare anche la seconda guerra mondiale. Crede
nell’umanesimo (simile a beatrice in dante) e nella razionalità della mente umana(nell’uomo sono conservate le abilità
per salvare l’umanità).
Secondo la rivista solaria la letteratura è l’ultimo baluardo per salvare l’uomo, l’uomo salverà la cultura (letterari
come elite che si oppone al male della storia)  irma incarna questi ideali.
Altre donne che fanno parte di altre poesie dora markus, annetta, liuba, gerti.

Occasioni
Pubblicate nel 1939, 14 anni dopo gli ossi (passano 14 anni tra le due raccolte, montale molto perfezionista)
La seconda raccolta poetica di Montale esce nel 1939. Il titolo sembra alludere alle esperienze dell'autore ma in realtà
queste sono implicite. La poetica degli oggetti viene portata alle estreme conseguenze. Rispetto al primo libro della
"sillaba storta e secca come un ramo", nelle Occasioni si registra un innalzamento stilistico, il registro diventa elevato e
monolinguistico. In questo periodo Montale si inserisce nel gruppo degli intellettuali che facevano capo alla rivista
"Solaria" e ne consegue una concezione elitaria della cultura e degli intellettuali.
Nelle Occasioni troviamo la creazione di un'immagine sublimata di donna - angelo, di una nuova Beatrice, dotata di
virtù miracolose (chiaroveggenza, intelligenza) e capace di indicare una via di salvezza dall'inferno quotidiano. Altre
immagini di donne compaiono nelle Occasioni, come Dora Markus oppure Arletta stessa. Queste donne sono dei doppi
del poeta stesso, proiezioni della sua inquietudine esistenziale.
Sono presenti concetti più ermetici e oscuri (montale lo rifiuta chiamato così) ma sono sempre simbolici (se si capiscono
i simboli, si ha la chiave di lettura). È presente anche qua i correlativo oggettivo anche senza esplicitare le emozioni
legate agli oggetti

LA CASA DEI DOGANIERI


Qua la donna è annetta, amante giovanile di montale. Poi lei si trasferisce a roma ma si perdono di vista e montale
pensa che sia morta (si capisce nell’incipit della poesia).
Tu non ricordi se non ricorda la storia è come se il ricordo fosse morto per l’altra persona.
L’incipit ricorda “a silvia” (anche lei già morta).
Nella testa ha tanti pensieri ed è irrequieto  come silvia, quieta e pensosa. Non sa se potrà avverarli.
La casa a strapiombo può crollare da un momento all’altro, simbolo della precarietà della vita
La casa dei doganieri, che diventa l'occasione di un ricordo doloroso, perché l'edificio è abbandonato /desolato.
Questa desolazione, dovuta all'abbandono e all'assenza della donna, determina per il poeta un'irrimediabile perdita di
orientamento, collegata da oggetti come: bussola, banderuola, calcolo dei dati che non torna. Il poeta cerca
disperatamente di resistere al risolvimento della memoria (perdita della memoria), ma poi si attende perché è solo lui,
manca il soccorso della donna. Questo emblema di salvezza lui spera di trovarlo nell'orizzonte e soprattutto nella luce
rara della petroliera. Poi dice "il varco è qui?", quindi la ricerca del varco corrisponde alla saivezza. La luce della
petroliera è impedita dalle onde, quindi il varco non è li e la poesia si conclude con la desolazione e con la constatazione
dell'assenza della donna "tu non ricordi ed io non so più chi di noi sia rimasto e chi se ne sia andato" (Chi vivo e chi
morto).
Critici non si sa sia lei ad essere morta o montale forse lei è ancora viva altrove e lui è morto tra la gente.

DORA MARKUS
Amica di montale di origine ebrea.
Poesia divisa in due parti che sono separate stilisticamente:
- 1° più simile agli ossi (descrive l’incontro al porto di ravenna), scritta nel 1926
- 2° più simbolica (descrive dora che torna nella carinzia durante la guerra), scritta nel 1939.
Prima parte stile narrativo uomini che aggiustano le reti (sembrano fermi, fanno sempre la stessa cosa)
Seconda parte primavera inerte, non ha più memoria (non si sa più nella di dora).
Triglia moribonda  associata alle parole di dora, presagisce qualcosa che uccide la gioia di dora. Sembra un uccello
che vola e sbatte senza accorgersene non si accorge che c’è qualcosa di brutto perché è felice.
Montale non capisce come possa vivere nell’indifferenza, senza farsi domanda indifferenza come antidoto per non
soffrire (come in male di vivere).
Nella poesia parla di un amuleto usato per difendere la felicità, montale immagina che dora s’aggrappi a questo. La
immagina in un lago bellissimo dopo si sentono i gemiti d’oca(riferimento al passo d’oca di nazisti).
Passato glorioso impero asburgico, dora in casa ha ritratti di antenati che ne facevano parte. La storia può travolgere
anche la gloria individuale.
Richiama l’armonica strumento fatto suonare nei lager dai deportati per le serate dei nazisti.
Alloro è la pianta di apollo e dell’incoronazione poetica, richiama l’umanesimo (valori di clizia), valori che cercano di
resistere anche se la pianta non ha più valore.
Ravenna è lontana il periodo felice è finito7
Nella conclusione montale si chiede cosa vogliano i nazisti dagli ebrei in quanto non possono non essere quello che
sono (i nazisti vogliono estirpare una razza).

NON RECIDERE, FORBICE, QUEL VOLTO


Fa parte delle poesie che trattano il tema del ricordo, anzi dell'impossibilità angosciante di conservare il ricordo del
volto della donna amata, che, in questo caso, è Irma Brandeis.
Il viso della donna sembra protendersi ancora in ascolto verso le parole del poeta, ma la nebbia dell'oblio è destinata ad
avvolgerlo, anche se è "grande", perché domina nella mente del poeta. A fare da correlativi oggettivi a questa dolorosa
esperienza della perdita della memoria sono tre immagini: la forbice, che è pregata di non tagliare via il volto della
donna, il freddo che giunge improvvisamente e il guscio della cicala che viene fatto cadere dall'albero colpito da un
colpo di accetta. La nebbia è una tipica immagine per indicare i ricordi che svaniscono.
Al di là dell'esperienza individuale del poeta, la forbice che elimina impietosa il ricordo rappresento la precarietà della
condizione umana e la tristezza degli uomini che non riescono ad accedere ai propri ricordi per sfuggire all'insensatezza
della loro condizione presente.
La bufera ed altro
Pubblicato nel 1956, anno della guerra atomica cambia il profilo ma non il vento di guerra.
Nel 1948 entra nel “corriere della sera”, rinuncia alla poesia e scrive testi (farfalla di dinard) e traduzioni. La grande
poesia di montale finisce con le occasioni.
Montale si schiera dalla parte dei liberali, “rifiutando l’una e l’altra chiesa” (comunismo e democrazia). Irma scompare
dalle poesie anche se in “primavera hitleriana” torna come portatrice di valori cristiani.
In questa raccolta c’è un’altra donna: Maria Luisa Spaziani, detta “volpe”, amante di Montale ma è una donna più
carnale e sensuale.
C’è un forte spirito pascoliano recupera il tema dell’infanzia e del dialogo con le persone morte (soprattutto la
madre).
Montale s’immagina prigioniero in attesa di sapere la causa della sua morte  metafora di una condizione umana
durante la guerra fredda.
Usa un linguaggio complesso e plurilinguismo.
PRIMAVERA HITLERIANA
La primavera hitleriana è una poesia composta da Montale tra 1939 e 1946, ma si riferisce a un evento storico
precedente: la visita di Hitler e Mussolini a Firenze del 1938 (sembra una situazione festosa, ma in realtà fu il momento
dell’accordo mortale).
Inizio poesia epigrafe, verso attribuito a dante che descrive clizia (girasole). Riferimenti all’inferno e a clizia che torna
nella seconda parte della poesia con i simboli (non più dell’umanesimo ma rappresenta la religione, l’unica che può
salvare dalla guerra, le altre cose sono misteri).  montale non ha la forza di pregare e chiede a clizia di farlo per tutti.
La lirica inizia con la descrizione di una "nevicata di farfalle bianche sull'Arno" in primavera che turbinano intorno ai
fanali, come veri e propri fiocchi di neve, assumendo i tratti di uno sconvolgimento climatico, quasi ad annunciare lo
sconvolgimento della guerra, che sarebbe cominciata due anni più tardi. (primavera piagata si rifiuta di sbocciare
come presagio del disastro di hitler). Nei versi successivi appare il "messo infernale", Hitler, in una processione di croci e
uncini, dove i fascisti, mai nominati, gridano il loro saluto "alalà". Ciò che rende grottesca la processione è l'aspetto di
sagra paesana che si tramuta in un'immagine di distruzione e morte, tacitamente assecondata dagli uomini ("larve sulle
golene", "nessuno è incolpevole") che accettano il dominio di Hitler.  vetrine chiuse con esposti i simboli della guerra
(cannoni giocattoli + fiori su capretti uccisi) tutti sono carnefici e non innocenti anche se ignorano il sangue, la storia
non ammette ignoranza.
Dal verso 20 inizia la seconda parte della poesia, in cui il soggetto diventa Montale stesso. I primi versi sono fortemente
allusivi ed ermetici e si riferiscono al destino personale del poeta, che rievoca immagini e ricordi di Clizia, non ancora
esplicitamente nominata.
Elementi religiosi: candele (incontro con clizia in san giovanni quando torna dall’america per i nazisti a cosa è servito
tutto ciò se sta arrivando comunque il nazismo?), battesimo, angeli di tobia.
Negli ultimi versi (vv. 30-43) compare la figura della donna, Clizia, unica possibile salvezza per il poeta e per l'umanità:
La donna assume i tratti di donna angelica e salvifica (come beatrice, emblema della teologia), unica che riesca a
conservare dentro di sé una luce, simbolo dell'amore, che si dissolverà soltanto una volta che tornerà a splendere l'altra
luce più alta, cioè l'amore divino. La poesia nasce da uno spunto storico (la visita di Hitler e l'imminente scoppio della
guerra), ma si evolve in una riflessione sulla durezza dell'esistenza e sulla possibilità di salvezza, incarnata
simbolicamente in Clizia.
Montale si augura che i rintocchi si possano forndere con i suoni di pace del cielo i suoni della guerra devono essere
sconfitti da quelli del cielo.
Campi aridi del sud campi aridi della terra che ha perso l’uma nita. Clizia viene dal nord come un angelo (sud antitesi
del nord e al cielo).

PICCOLO TESTAMENTO
Si difende da eventuali accuse di disimpegno. Scritta nel 1953, periodo di neorealismo dove la aprola d’ordine era
impegno intellettuale.
Difende la poesia non c’è ne propensione per il partiro della chiesa, ne per il comunismo. Non fa parte di nessuna
ideologia diversamente dagli altri poeti che erano maggior parte comunisti. Entrerà nel partito liberale ma è contento
di aver lasciato una speranza senza schierarsi (lasciare traccia senza ideologizzarsi).

Satura
Ultima periodo di produzione di Montale. Raccolta scritta nel 1971, dopo 10 anni di silenzio poetico cambia il
contesto poetico e ne risente, rappresenta la crisi della poesia durante il boom economico.
Parla di trionfo della spazzatura su cui il poeta si muove come un topo  valori e disvalori consolidati sono quelli del
denaro e del consumo (prodotti consumati velocemente) in cui il poeta e la letteratura non possono rientrare (hanno
bisogno di tempo).
Montale ha visto un’altra epoca in cui la poesia era vista meglio, ora fa fatica a trovare un senso.
- Ossi di seppia: male di vivere + varco
- Occasioni: clizia + valori
- Satura: solo grande disorientamento
Stile: tono prosastico e plurilinguismo. Uso di linguaggio settoriale (informatico, consumistico, gastronomico +
linguaggio poetico) linguaggio antipoetico legato a quello poetico, non va alla ricerca di un linguaggio colto.
Titolo: ricorda la satira latina (plurilinguismo + tono discorsivo), genera ironia e autoironia verso un mondo che ha
persona il senso. Tema del senso già presente negli ossi ma ora è auto ironizzato.
Senza senso: ignoto burattinaio di una commedia su cui è inutile chiedere il senso.
Idea di saturazione della poesia stessa: impossibilità di scrivere poesie perché non ci sono più spunti. Co sono altri valori
come il consumo.
XENIA
Sezione di satura dedicata alla moglie (mosca) morta, scritte post-morte.
Drusilla era mezza cieca ma vedeva meglio di montale  la vita è solo quella che si vede, è fatta di azioni quotidiane.
Passare la vita a cercare altro è folle (ansia di cercare una vita più vera è una perdita di tempo  senso di concretezza).
Ha una luce diversa dalle altre donne, luce della concretezza e rassegnazione (non in modo negativo, ma nel senso che
vive quello che c’è).
Titolo: bigliettini come ex-voto ai morti o come segnaposto scherzoso alle cene  per intendere che scrive pensieri
brevi per la moglie morta.
XENIA 1
Parola chiave: deutorisaria  2° parte isaia del vecchio testamento sugli ebreo esiliati + tono di attesa e salvezza.
Montale al buio mentre legge antitesi, al buio non reisci a leggere.  leggere un libro che parla di speranza. Attesa di
vita dopo la morte  nell’ultimo periodo della sua vita montale cerca di avvicinarsi alla religione.
Occhiali simbolo di chiaroveggenza, senza non riesce a vedere i morti. Sua moglie forse vedeva meglio di lui per via
degli occhiali. (è un dialogo muto non si riescono a vedere reciprocamente)  mosca non è più di conforto.

HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO


Sembra parlare di un grande amore (anche se drusilla tentò il suicidio per i tradimenti).
Parla di un amore coniugale sono stati tanto tempo insieme e dopo la sua morte sente un vuoto.
Viaggio lungo e breve si sente la mancanza, non è mai abbastanza il tempo insieme (brevità tempo).
Rapporto contrastante con la moglie> lui viveva nelle idee, la moglie nella pratica (pensava a tutto lei), senza di lei
non ha più senso nulla azioni di chi pensa che la realtà sia quello che si vede, le riconosce di aver capito meglio il
senso della vita che è la vita stessa.

LA STORIA
L’uomo dopo la guerra mondiale non ha capito nulla perché era sul baratro di un’altra guerra, la guerra fredda.
La storia non è più magistra vitae, non c’è storicismo (sia idealistico, stampo hegeliano, susseguirsi di tesi, antitesi e
sintesi che marxista, guidata dall’economia) o critica al progresso storico ed umano.
Non ci sono eventi correlati, come una catena spesso interrotta, anelli concatenati l’uno con l’altro ma che si aprono e
c’è un varco. Non contiene il prima e il dopo. La storia non è prodotta dalle idee, da chi la pensa (hegel), neppure il
popolo ignorante fa la storia. Procede tramite caos e caso, non c’è una razio. Non è possibile organizzarsi (machiavelli)
perché la storia non ti preavvisa. Non è immanente, è qualcosa al di sopra di noi, non c’è un disegno provvidenziale, Dio
ne ci punirà ne ci premierà per la storia.

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