Micro Economia

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ECONOMIA POLITICA

Sostenibilità.

Giustizia intergenerazionale e intragenerazione tra esseri facenti parte di un unico sistema vivente,
necessità di mettere in risalto gli scompensi tra classi e generazioni. Capacità di uno sviluppo di
soddisfare i bisogni di una comunità e generarne il benessere relativamente alla generazione
presente senza gravare sulle spalle della generazione successiva. Questo conferma il fatto che
l'economia sia una scienza sociale, applicata cioè alle persone ma che si serve di discipline quali la
statistica per ragionare. NB: è richiesto un ragionamento per ogni argomento.

E’ la parola chiave dell’AGENDA 2030, fortemente voluta da ONU ed EU: 17 obiettivi di sviluppo
sostenibile volti ad evitare il collasso del sistema terrestre, sviluppo che deve avvenire su tre piani:
economico (crescita e sviluppo), sociale (equità) ed ecologico (riproducibilità delle risorse).

Turismo

Il turismo è una risorsa ambivalente: da un lato è una risorsa che può contribuire alla crescita e al
raggiungimento di altri obiettivi culturalmente e socialmente rilevanti, ma dall’altro può generare
perdita delle identità locali e di degrado ambientale: (sfruttamento estremo di ciò che si ha a
disposizione as long as porta profitto, riflessione di Keynes). Studio dell'università di Syndey: il
turismo produce circa l'8% delle emissioni globali di Gas Serra, e si prevede crescerà del 4%.

Keynes lo aveva già previsto:

➔ La stessa regola autodistruttiva del calcolo finanziario governa ogni altro


aspetto della vita. Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non
hanno valore economico. Probabilmente saremmo capaci di fermare il sole e le
stelle perché non ci danno alcun dividendo.
Dal pov economico, è molto importante:

★ rappresenta il 10% del PIL mondiale


★ il 30% delle esportazioni di servizi
★ 1 posto di lavoro su 10 nel mondo
★ genera un indotto di 1,7 trilioni di dollari

Ha un grande impatto sulla sostenibilità, e la sostenibilità ha un grande impatto sul turismo


(influenza la domanda, le politiche governative, eccetera).

Un turismo sostenibile

★ protezione dell’ambiente e delle sue caratteristiche


★ tutela del patrimonio artistico, culturale e tradizionale dei luoghi di destinazione
★ adozione di un approccio che incentivi la crescita di progetti sostenibili, l’inclusione sociale,
la condivisione del benessere economico
★ creazione di opportunità di lavoro a condizioni adeguate e vantaggiose

Alcuni tipi di turismo più sostenibile, da incentivare, potrebbero essere quello esperienziale, quello
naturalistico, quello enogastronomico, eccetera.
Economia politica.

La forma mentis economica, in generale, aiuta per i problemi della modernità. L’EP, in particolare,
studia l’attività umana nella sfera dei rapporti economici e si divide in:

★ macroeconomia, economia a livello più globale e generale, quella dei cosiddetti aggregati;
★ microeconomia, analisi del comportamento di singole unità economiche; decisioni
individuali in merito a beni particolari, studiando simultaneamente i mercati di tutti i beni e
servizi e fornendo spiegazioni sul processo di produzione, consumo e scambio in un
momento dato. Studia anche i problemi particolari di una singola impresa, di un singolo
mercato: cosa produco, come (che tecnologia uso? Considerando che è una scelta che
influenza i costi e ricavi) e per chi?

Non soltanto predire come le persone reagiranno, ma saper valutare nel merito ogni possibile corso
d’azione.

Economista.

La visione dell’economista e dello studioso non è mai esterna e imparziale, e la teoria è spesso
incoerente sotto molti aspetti come nell’esclusione di fenomeni quali la disoccupazione. Spesso ci si
può collegare ad un’opinione politica piuttosto che ad un’altra: ci sono contraddizioni da esaminare.

Neoclassici (o marginalisti).

Corrente di pensiero economico nata iniziata negli anni ‘70 del 1800 che parte da un concetto di
equilibrio perfetto tra domanda e offerta, ritiene che il valore di un prodotto non sia dato solo dai
costi di produzione ma anche dalla sua utilità e si appoggiano molto all’utopia dell’homo economicus
(non diverso dall’homo homini lupus hobbsiano).

★ Alla contrapposizione delle classi sociali viene sostituita l’armonia degli interessi.
★ L’idea marxista di un sistema caratterizzato da sprechi di risorse viene sostituita da quella di
un sistema capace di soluzioni efficienti.

Fattori di crescita dell'economia secondo Samuelson.

Risorse umane, naturali, formazione di capitale e tecnologia. Ma dietro ogni ragionamento


economico c’è spesso un pensiero politico anche se non esplicitato: risorse umane e naturali
indicano un’idea di armonia.

Definizione di Robbins.

L’economia è la scienza del comportamento umano che sceglie tra finalità date e risorse date, e
studia cioè relazione tra finalità che si assumono date e mezzi scarsi applicabili ad usi
alternativi. E’ una definizione che da un lato è molto ampia (conflitto bellico potrebbe rientrarci),
dall’altro molto restrittiva (se abbiamo tante finalità e risorse date la disoccupazione non sarebbe un
fenomeno economico: vedrebbe i disoccupati come risorse in eccesso, ai neoclassici non piaceva
molto la disoccupazione). E’ una definizione che si ricollega ad una visione del mondo precedente
alla crisi del 1929, in un clima nel quale non c’era molto spazio per l’inclusività sociale e di classe, e le
classi dirigenti erano anche le più abbienti.
➔ R. si ricollega alle teorie neoclassiche e al principio del contributo produttivo dove non
esistono contrasti distributivi perché tutti i fattori contribuiscono al processo economico e
vengono remunerati secondo il proprio valore in un mercato di perfetta concorrenza e
l’economista è spettatore neutrale.
➔ Tutta questa teoria, sulla base della quale esiste il PIL, l’homo economicus razionale che
ragiona in virtù del proprio incentivo (non necessariamente sempre realistica come ipotesi,
non tutto deve essere incentrato su ciò, vedere l’esempio di un madre che investe sui propri
figli); ma è un’ipotesi di base che ha funzionato perfettamente fino a quando non si è
presentato il concetto di sostenibilità. Non tiene conto del mondo reale.

La libera concorrenza perfetta.

Se l’esperimento della libera concorrenza perfetta, anti interventista è vero, dice che il mercato
lasciato a se stesso con tutti homini economicus sarà perfettamente in grado di realizzare l'equilibrio,
il benessere, il reddito, l’occupazione.

E’ una teoria basata sull’idea di concorrenza perfetta ed una serie di condizioni utopiche ma
necessarie affinché esista un equilibrio:

★ assoluta trasparenza e libertà, perfetta conoscenza di chi compete sul mercato e perfetta
razionalità: ma siamo nell’utopia;
★ omogeneità assoluta dei prodotti: è materialmente impossibile che i prodotti presentino
qualità omogenea, uguale o simile tra loro;
★ libera fluttuazione dei prezzi e di risorse: per i neoclassici, se c’è disoccupazione il prezzo
dovrebbe essere libero di abbassarsi;
★ presenza di piccole unità economiche incapaci di generare variazioni.
Definizione di Caravale.

Definizione più performante, parla di uniformità e individuazione di leggi, di servizi e di distribuzione.


La domanda dipende solo dal prezzo o anche da altro? Chiedersi sempre l’origine reale dei
fenomeni. Parla anche di mezzi scarsi.

Statistica ufficiale e requisiti.

★ IMPARZIALITA’;
★ AFFIDABILITA’;
★ PERTINENZA;
★ EFFICIENZA;
★ RISERVATEZZA;
★ TRASPARENZA.

Differenza tra statistica e statistica ufficiale? La prima è una sintesi, è generica, ma va effettuata
correttamente. Bisogna tenere in conto di numerosi fattori: i campioni scelti, l’adesione alle leggi
(spesso persino per regolamenti europei; ONU ora finalmente comunica nelle statistiche ma non è
sempre stato così), effettuare ricerca di rilevanza, garantire la segretezza e la riservatezza.

SISTAN.

Sistema statistico internazionale, rete di soggetti pubblici o privati che forniscono informazione
statistica ufficiale e affidabile.

PIL
Elemento utilissimo perchè con un numero consente di confrontare tutti gli Stati; permette quindi un
confronto spaziale e anche temporale, cioè fare confronti cronologici. Parla di prodotto interno (nei
confini dello stato, residenti e cittadini o meno) e lordo. Commissionato dal Dipartimento del
Commercio degli USA a Samuel Kuznets.

Ha tre punti fondamentali:

★ consumi e investimenti (struttura produttiva);


★ valore aggiunto, la cosiddetta IVA: poniamo l’esistenza di diversi settori produttivi,
agricoltura, industria, servizi e consumi finali. Se l’agricoltore compra per 20 e rivende per
80, il valore aggiunto è 80-20, 60. Magari però non ha venduto alle famiglie, bensì ad un
industria: l’80 diventa il costo dell’industria, che continua a trasformare (tralasciamo i costi)
rivedendo a 150, e il valore aggiunto sarà 70. Poniamo ora che i servizi hanno acquistato il
prodotto per 150 ricavandone 400, il valore aggiunto sarà 250. Il totale dei valori aggiunti è
380.

COSTI RICAVI VALORE AGG

AGR 20 80 80-20=60

IND 80 150 150-80=70

SERV 150 400 400-150=250


➔ Il valore aggiunto non è altro che il reddito di ogni settore, e la somma dei redditi è la somma
dei valori aggiunti, che genera il PIL. Il PIL quindi rappresenta produzione e consumo,
prezzoxquantità, e la somma dei redditi e del valore aggiunto, e il reddito come
remunerazione dei diversi fattori della produzione: il PIL è il valore totale di mercato di tutti i
beni e servizi finali prodotti in un paese in un certo periodo di tempo.

I limiti del PIL.

★ tratta tutte le transazioni prezzoxquantità come positive, paradosso dell’incidente mortale:


aumenterebbe il PIL, darebbe lavoro per tutto ciò che ne consegue;
★ tiene conto solo delle transazioni in denaro e trascura quelle a titolo gratuito: molto spesso
indica una povertà maggiore di quella presente, non conteggia scambi e baratti;
★ non attribuisce i profitti di una multinazionale allo Stato dove questa ha sede, questo è
perché appunto “interno”;
★ il modello lineare per il quale più aumenta la produzione, più aumenta il consumo, più
aumenta il PIL, crea elementi di impatto sulle vite umane come sprechi, inquinamento
eccetera, e le cosiddette statistiche correttive che servono a valutare il benessere non
tengono in conto di questi fattori. Si tratta di elementi che impattano anche sulla nostra
propria vita, non solo su quella delle realtà meno sviluppate: esempio in Italia, perdita
coltivazioni>perdita economia e cultura; è l'indicatore principale della crescita economica,
ma lo è in base ad un modello economico lineare, generale che dimostrerebbe che
l'economia lasciata a se stessa sarebbe in grado di realizzare equilibrio e benessere per tutti:
l’homo economicus dovrebbe, attraverso il perseguimento del proprio benessere, anche
generare il benessere collettivo.
★ cresce anche grazie al prodotto di attività economiche che presentano esternalità sociali e
ambientali negative, processi di produzione e consumo che danneggiano i soggetti
economici o la comunità alla quale fanno parte e i suoi beni;
➔ l’aumento della produzione e del PIL cozza con l’aumento dell’inquinamento; la
produttività incide sul tempo libero; progresso tecnico che fa perdere i lavori,
soprattutto i più umili; il consumismo cozza con la deperibilità delle risorse; la
protezione dei confini limita la libertà di movimento e la possibilità di solidarietà.
Ogni schema politico ha dei costi da rintracciare e delle conseguenze da limitare.
Bisogna sempre pesare i costi.
➔ Kenyes sul Capitalismo: la convinzione che il più malvagio degli uomini farà
la più malvagia delle azioni per il benessere di tutti.

Il modello economico

Soprattutto nei modelli neoclassici: modello economico che funziona come una semplificazione della
realtà e che con ipotesi semplificatrici consente di prevedere il comportamento degli attori
economici. Se si tenta di capire da cosa dipenda la domanda di un dato bene, ci sono vari fattori da
analizzare; si ricorre ad ipotesi semplificatrici e si prevede il comportamento degli attori economici.
Facendo un modello economico si cerca di capire e interpretare il mercato.

Condizione necessaria: che succede alla domanda se, ceteris paribus, cioè fermo restando tutto il
resto, varia il prezzo? Tutti i modelli che ci vengono presentati: sono sempre tutti modelli semplificati
con l'ipotesi di ceteris paribus. E' una tesi di base: nell'analisi di domanda e prezzo, cioè quanto la
domanda varia in coincidenza di una variazione del bene, ipotizzo a priori che tutto il resto sia fermo,
la domanda dipende da molte cose ma noi ipotizziamo che ceteris paribus, cioè fermo restando tutto
il resto da cui dipende la domanda. E' una condizione di base necessaria e di base per tutti i modelli
quando si tenta di semplificare qualcosa.

Grafico di microeconomia riferito ad un'impresa: statica comparata; se da una parte c'è 10 quanto
c'è come domanda? Laddove 10 è dato come un fattore fisso. Elasticità della domanda: risposta
percentuale della domanda rispetto al prezzo, variazione percentuale della domanda rispetto la
variazione percentuale del prezzo.

Problemi dell’imprenditore

★ input: tutti i beni e i servizi utilizzati dalle imprese per i loro processi produttivi (terra o
risorse naturali, lavoro, capitale);
★ output: beni e servizi ottenuti dalla produzione che possono essere reinseriti in un processo
produttivo o consumati;
★ quanto produrre? Bisogna fare una scelta tra le seguenti:
➔ libero mercato, in cui i bisogni dei consumatori vengono segnalati attraverso i prezzi
(=indicatori di scarsità/mark-up) e ci si basa sulle scelte dei singoli imprenditori, e
data la tecnologia decido come massimizzare il mio profitto;
● mercati perfetti e imperfetti, secondo la teoria neoclassica, fino alla grande
crisi e a Keynes non si discuteva: idea della libera concorrenza perfetta, i
beni avevano un prezzo che era l'indice di scarsità. Era una teoria che va
calata nel suo tempo (1870), c'era rivoluzione industriale ma ancora non la si
sfruttava, e il prezzo dei beni era indice di scarsità, più il bene era scarso più
il prezzo era alto, ma non era una cosa osservata statisticamente, c'erano
influssi di filosofia e matematica e inoltre la teoria era influenzata
dell’effettiva scarsità di prodotti di allora.

➔ economia pianificata (la molla della produzione non è più il profitto bensì il piano,
spesso pluriennale, basato sulle esigenze della popolazione), scelte top-down;

★ per chi produrre? La distribuzione dei prodotti può essere analizzata da due diversi pov:
➔ teorico:
● teorie in termini di antagonismo come Ricardo e Marx;
● teorie in termini di armonia ed equità, come i neoclassici;
➔ realistico:
● basandosi sul rapporto tra i vari gruppi partecipanti al sistema e su problemi
di distribuzione in base al rendimento;

I tipi di mercato:

Differenziati in base alla numerosità di produttori o


consumatori.
★ Monopolio: un solo produttore (monopsonio: un solo acquirente e tanti produttori come
per le armi dove l'acquirente può essere solo lo Stato): il prezzo è più alto. Si tratta spesso di
mercati per legge, come per il monopolio che lo Stato ha sul tabacco. Il monopolista
cercherà di massimizzare il suo profitto manovrando la quantità o il prezzo e scegliendo la
soluzione più conveniente, dati la domanda del mercato e l’andamento dei suoi costi di
produzione.

Esempio del petrolio: 7 sorelle, 7 compagnie tra olandesi, americane e britanniche che
avevano fatto contratti e si muovevano in autonomia con compravendita del petrolio.
Quando ci fu la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere, nacquero i primi Paesi
produttori di petrolio. Ma ci sono delle barriere: chi non possiede il petrolio dovrà
riorganizzarsi. Un'innovazione tecnologica molto spesso porta ad un monopolio, che può
diventare un oligopolio se i produttori aumentano.

Il monopolista, parlando di ipotesi: nell'ipotesi in cui c'è scarsità di prodotti, necessaria come
ipotesi di partenza, io monopolista ho problemi, devo decidere quale tecnologia uso e devo
massimizzare il profitto alzando il prezzo: ho di fronte a me l'intera curva di domanda e devo
solo capire a che livello porre il mio prezzo, devo massimizzare la differenza tra ricavi e costi,
tanto so che qualunque prezzo faccio il mercato è mio e sarà liberato, ma se non lo libero il
prezzo andrà ridotto. Ha potere di mercato in quanto ha la possibilità di influenzare il prezzo
come funzione della quantità di produzione, cosa che non è permessa ai produttori in un
mercato concorrenziale.

★ Oligopolio: pochi produttori, grandi o piccoli, che si fanno concorrenza tra loro (le
compagnie aeree; coca cola e pepsi), per cui ci si studia a vicenda. Sviluppato grazie a Keynes
e altri: modelli più aderenti alla realtà, invece di fermarsi sull'aspetto teorico, ci si basa su
analisi di dati e di mercati effettivi (il termine reale in economia va usato con cautela perché
spesso riguarda il concetto di "cosa", res. Mercati reali potrebbero anche significare mercato
dei beni e non monetario). Si divide in:
➔ concentrato ha un solo prodotto;
➔ differenziato è quando nel caso degli alloggi turistici c'è una differenziazione del
prodotto che non consente una concorrenza perfetta. Se ci sono tanti produttori c'è
concorrenza.

★ Concorrenza perfetta: è realizzabile quando abbiamo infiniti produttori, infiniti consumatori


(ipotesi di base: perfetta informazione, assenza di costi per il passaggio da un produttore
all'altro, il prezzo come unica determinante che influenza la domanda, ma non è così.
Tendenzialmente, ci sono informazioni non complete, preferenze anche irrazionali di certi
prodotti e anche il fatto che anche il tempo speso nell’acquisto di un prodotto o di un altro
rappresenta un costo aggiuntivo), sono casi rari, l'homo economicus non è del tutto
razionale e non è detto (esempio del mercato):
➔ concorrenza perfetta con omologazione di prodotti;
➔ monopolistic competition: in quanto ogni consumatore può avere una preferenza
per un prodotto rispetto ad un altro, c’è un potere monopolistico che coesiste
con la concorrenza per la possibilità di sostituzione (Chamberlain).
Presenza di prodotti simili, ma non uguali, crea una fedeltà del consumatore verso il
prodotto della singola impresa; in altre parole, il consumatore considera i beni che
gli vengono offerti non perfettamente sostituibili tra loro.

Si basa su un’idea di scarsità dei beni: qualsiasi cosa si butterà sul mercato verrà assorbita,
Keynes ci si rende conto che le cose non sono così. Se viene meno la scarsità, il modello non
funziona (nella LCP non si realizza, è un'ipotesi, ma viene utilizzata come base per
ragionamenti e politiche economiche).

Formulazione di tipo matematico.

La matematica diventa la via di mezzo, il linguaggio per esprimere alcuni concetti (la matematica è
solo una parte dell'economia che è una scienza sociale, e che si serve di mate e statistica per analisi
di mercato e interpretazione dei dati). Ma Marshall dice: la
matematica deve essere solo un
mezzo per raggiungere una maggiore formulazione della teoria economica..
Vantaggi: Svantaggi:

★ linguaggio conciso ★ non comune a tutti


★ precisione estrema ★ rigetto da parte di alcuni teorici
★ molti strumenti ★ rischio di innamoramento da parte di
altri

La statistica.

La statistica è la tecnica che serve ad una conoscenza quantitativa dei fenomeni collettivi.

★ Descrittiva: rappresentazione di uno o più fenomeni reali di una popolazione;


★ Inferenziale: struttura probabilistica. Sulla base dell'osservazione, si applicano i risultati su
una scala più ampia, ma si corre il pericolo di dare informazioni sbagliate e generalizzarle.

Parole chiave:

★ Dimensione quantitativa, da quantità e concretezza ai dati (=evidenze del comportamento


degli attori o dei fenomeni economici);
★ Verifica del processo analizzato.
★ Frequenza, quante volte succede una cosa. Si tratta di un'informazione statistica descrittiva,
posso descrivere qualsiasi fenomeno.

Per una corretta indagine statistica:

★ Obiettivi: capire cosa si vuole rilevare e definirlo, deve essere chiaro e devo chiarire cosa
includere e cosa no.
★ Disegno di indagine.
➔ Indagine totale, come il censimento, sono molto costose;
➔ Indagini campionarie: richiedono una certa responsabilità, bisogna saper osservare
il fenomeno, bisogna capire quanti osservarvarne e fare attenzione al rapporto tra
fetta selezionata e popolazione di riferimento.
➔ Questionario: bisogna fare attenzione a ciò che si chiede, bisogna chiedere cose
assolutamente chiare e rispondere A o B, bisogna basarsi su informazioni condivise,
definire bene le classi e le fasce in modo che il dato venga sintetizzato in modo
sicuro. Anche dare un termine: si calcola in primis la percentuale di risposta, che se è
troppo bassa, soprattutto rispetto all’insieme di soggetti indagati dichiarati, invalida
l’indagine.
★ Indagini amministrative;
★ Fasi operative;
★ Rappresentazioni grafiche, importantissime: la scelta, per esempio, dell’unità di misura di un
diagramma cartesiano può influenzare l’aspetto finale del grafico stesso e di conseguenza far
apparire il fenomeno in modo del tutto diverso.
➔ Diagrammi per caratteri continui (poligono di frequenza);
➔ Diagrammi per caratteri discontinui (diagramma a segmenti);
➔ Istogrammi;
➔ Aereogrammi;
➔ Cartogrammi;

MICROECONOMIA

Misurazioni del cambiamento delle variabili economiche

La microeconomia si occupa di un mercato di un bene: riguarda le scelte del singolo imprenditore e


del singolo homo oeconomicus. Perché c'è una domanda differenziata e cosa la influenza? Che
domanda ho davanti e che offerta posso dare? Studiamo domanda, offerta e le loro determinanti. E'
importante capire cosa, come, per chi e quando produrre.

Mercato: incontro degli imprenditori e dei potenziali acquirenti. Nella macroeconomia si guardano
tutti i valori e tutti i mercati aggregati, come se ci si ponesse dall'alto.

➔ modelli economici. Per capire come la domanda dipende dal prezzo, ceteris paribus tutto il
resto, si analizzano le variabili economiche. Siamo nella teorizzazione, la ricerca scientifica
del passato, in particolare a partire da quella neoclassica.
➔ pratica. Ci si avvale di statistica e matematica per analizzare il comportamento umano sui
temi economici.

y=f(x)
y=f(x,z)

➔ funzione o relazione funzionale. Legame di collegamento sistematico tra due varianti di cui
una dipendente (y) e una indipendente (x), e il valore della prima dipende per un rapporto di
causa-effetto da quello della seconda.
★ la variabile dipendente cambia in base ai valori che l'altra può assumere ceteris
paribus tutti gli altri fattori.
★ se c’è un’altra variabile come z, potremmo dire che è, ad esempio, il reddito.

Esempio di come il consumo varia rispetto al reddito. y=ax+b


● X=reddito;
● Y=consumo;
● b=intercetta;
➢ costo fisso. Se per esempio è 10, se abbiamo reddito 0 noi comunque siamo costretti
a consumare 10 (e bisogna fare un debito): una parte del nostro consumo è
indipendente dal reddito.
★ variabile esogena: il suo valore è dato e fisso e non dipende in nessun modo
dalla variabile indipendente.
➢ parametro. Punto di intersezione sulle ordinate e valore che assume y quando x=o.
● a=parametro, coefficiente di inclinazione;
➢ a>0=funzione crescente, relazione diretta;
➢ a<0=funzione decrescente, relazione inversa;

➔ ogni punto delle due scale graduate, dei due assi, è un punto in cui x e y si incontrano, e
unendoli si ha una retta;
➔ relazione lineare: quando abbiamo x pari a 0, c'è comunque un punto di partenza positivo. b
è la variabile esogena, perché il suo valore è fisso e non dipende in nessun modo dalla
variabile indipendente.
➔ andamento: si avranno sempre rette con inclinazioni diverse.
➔ derivata: serve a capire l'andamento della funzione, se è crescente o decrescente: che
succede alla mia domanda se il prezzo è più alto o più basso? Non è che sale e scende,
perché si tratta di statica comparata: ho un punto, che succede all'altro?
Il mercato

➔ analisi statica. Studio di tratti ed esistenza di una sola situazione di equilibrio.


➔ analisi dinamica. Studio del sistema nel tempo-
➔ analisi di statica comparata. Confronto di due situazioni di equilibrio ma con parametri
diversi.
➢ variabili endogene: prezzo, domanda, offerta.
➢ variabili esogene: i parametri a e b, presunti, dati, costanti.

Funzione di domanda

Siamo ancora in un ragionamento neoclassico.

➔ bisogni infiniti e mezzi scarsi. Se accettiamo i mezzi scarsi come il vincolo di reddito ho una
barriera, è un'idea neoclassica comprensibile.
➢ massimizzare la propria utilità dati i mezzi scarsi? Massimizziamo il risultato dati i
mezzi, data la scarsità, presa come elemento fondante di tutte le teorie, e se viene
meno la scarsità l'equilibrio non funziona.
➔ prezzo principale determinante. Le preferenze delle persone si muovono lungo curve di
indifferenza, e le mie scelte dipendono dal prezzo, cioè la soddisfazione totale finale non
cambia, sono nella totale indifferenza. Se viene meno la scarsità, tutto ciò non ha senso,
crolla.

La nostra domanda dipende da vari fattori oggettivi.

➔ reddito;
➔ dimensioni mercato: cresce il mercato>cresce la domanda del bene.
➔ determinanti particolari (aspettative, disponibilità di beni succedanei);
➔ prezzi e disponibilità di beni sostitutivi/succedanei (relazione diretta). Può entrare in gioco la
percezione del consumatore o meno, ma qui siamo comunque dell'omogeneità e
dell'indifferenza, importa il prezzo: i sostitutivi spesso diventano più appetibili.
➢ prezzo bs aumenta, la domanda del nostro bene principale aumenta.
➢ prezzo bs diminuisce, la domanda del nostro bene principale diminuisce,
★ beni inferiori e superiori. Ho un reddito di 1000 euro, grazie al mio lavoro
passo a 2000 euro: compro la nutella o il pezzotto? la nutella, il pezzotto
diventa un bene inferiore. Secondo la teoria, aumentando il reddito il bene
inferiore crolla, anche se si trova in una situazione di omogeneità. Di fronte
ad un bene sostitutivo inferiore, con l'aumento di reddito la domanda di
beni inferiori diminuisce, e aumenta quella di beni normali e superiori.
➔ beni complementari (relazione inversa). Beni che servono per usare il bene, come la benzina.
➢ prezzo bc aumenta, la domanda del mio bene diminuisce.
➢ prezzo bc diminuisce, la domanda del mio bene aumenta.

Fattori soggettivi.

➔ gusti e preferenze;
➔ utilità marginale: c'è sempre la scarsità dietro; più un
bene è scarso, più il prezzo è alto; più è disponibile,
più basso è il suo valore.

★ Disoccupazione neoclassica. Per i neoclassici ci sono tanti micromercati che portano


all'equilibrio generale (lavoro, mercato reale eccetera), e se tutti sono basati sulla scarsità
vuol dire che si lascia fluttuare il prezzo tale che domanda e offerta raggiungeranno
l'equilibrio, e se non diventano uguali bisogna lasciar fluttuare il prezzo, secondo anche una
postura anti-interventista per quanto riguarda l’azione dello Stato.
➢ Disoccupazione volontaria. L'idea della scarsità dei beni e dei bisogni infiniti
(qualsiasi cosa prodotta verrà assorbita) viene estesa anche al mercato del lavoro. Se
si determina una situazione di disoccupazione significa che l’offerta di lavoro è
superiore alla domanda, dunque sempre per la legge della domanda e dell’offerta è
necessario che il prezzo del lavoro, ossia il salario, venga ridotto. Questa riduzione,
poiché rappresenta una diminuzione dei costi per gli imprenditori, induce questi ad
assumere un maggior numero di lavoratori e in questo modo la disoccupazione
scomparirebbe. C'è eccesso di offerta? Bisogna abbassare il prezzo. C'è eccesso di
disoccupazione? E' perchè non si vuole lavorare a quel prezzo.
➢ Keynes distrugge la microeconomia e ha dimostrato che non siamo in un mercato di
scarsità e di piena occupazione.

Accortezze per l’imprenditore.

➔ Prezzo minimo e quantità massima. Esiste un punto in cui se inizio a regalare al mio bene,
non riuscirei a sgomberare il mercato e comunque non riuscirei a farlo, esempio del pesce.
Esiste un prezzo minimo, una quantità massima oltre la quale non si può andare: il punto in
cui abbiamo una quantità massima vendibile, abbiamo ricavi totali, che sono
prezzoxquantità, che se il prezzo è 0 sono pari a 0.
➔ Prezzo massimo. importante per il monopolista, oltre al quale non si può andare, altrimenti
ci perdo, esempio delle sigarette: si arriva un prezzo per cui dato il reddito e il vincolo di
reddito non è possibile più acquistare il bene.
➔ Punto di pareggio: ricavi totali (prezzoxquantità) e costi totali uguali. Non è sostenibile, i
ricavi devono superare i costi. Decido in che mercato inserirmi, come e per chi produrre, che
costi fissi avere; devo decidere come ottenere il max profitto, massima distanza tra ricavi
totali e costi totali. Il punto di pareggio all’inizio è accettabile ma poi va superato.

Riflessioni grafici e matematiche

➔ Valori massimi: si decide come spendere i propri soldi dati determinati parametri.

x: penne, 5 euro

y: matite, 2 euro

Retta: vincolo di bilancio, 30 euro

Curva: curva di indifferenza (=luogo dei punti di combinazione tra due beni x e y alternativi e
non complementari, sostituibili tra loro, che mi danno la stessa soddisfazione)

★ Ipotesi di base: è la curva di indifferenza, diverse combinazioni danno la stessa


soddisfazione. Se non ho un vincolo di bilancio, starò dove c'è la soddisfazione
massima, cercherei cioè di soddisfare tutti i miei bisogni infiniti, ma è una
speculazione, non è detto che io voglia usare penne e matite all'infinito.
➢ Ma nell'ipotesi di scuola mi posiziono il più in alto possibile, dove la curva è
nel punto più alto e dove c’è tangenza, dove c’è meno vincolo di bilancio.

Quante penne posso comprare se compro solo penne? Devo dividere il mio vincolo di
bilancio per il prezzo del bene in questione=massimo acquistabile.

★ 30, prezzo penne è 5. Quante ne posso acquistare? Il massimo x è 6 a quel prezzo.


★ Penne 0. Quante matite posso comprare al massimo? 30: 2 è 15.

Se il prezzo delle penne, il bene x, mi diminuisce, ceteris paribus il mio reddito 30, le mie
preferenze, la mia indifferenza e il prezzo di y, 30: 2,5 è 12, quantità massima di penne>ho
uno spostamento, con x=0 y è lo stesso.

Se il vincolo di bilancio è 40 e i prezzi sono 20 e 10 quanti sono le quantità massime


acquistabili?

➔ Valori intermedi

Volontà di calibrare le quantità dei due beni.

➔ Perché la funzione di domanda ha un andamento decrescente?> la curva di domanda ha


relazione inversa col prezzo, e ne è funzione inversa, perché all’aumentare del prezzo
diminuisce la domanda.
➔ Fattori che determinano le varie posizioni e trasposizioni della curva di domanda
★ reddito medio consumatori tranne che per i beni inferiori;
★ prezzi e disponibilità di altri beni;
★ dimensioni del mercato;
★ gusti e preferenze.

A. Prezzo decrescente>domanda crescente. Se il prezzo da 10 passa a 9 potremo acquistare


più quantità di quei beni, dietro ci sono vincolo di bilancio, preferenze, curva di indifferenza
che verrà aspramente criticata.

E' innegabile che isolando gusti, dimensione mercato, reddito, vincolo di bilancio eccetera si
sia d'accordo con l’idea che la domanda dipenda dal prezzo, con uno spostamento lungo la
curva perché analizziamo solo la relazione funzionale per cui la domanda è data da b
parametro fisso.
➢ Se il prezzo è 0, c'è una domanda massima b, esempio del pesce. B è la quantità
massima perché è indipendente dal prezzo.

B. Prezzo crescente>domanda decrescente.

C. CP prezzo del bene cambiano i parametri finora ipotizzati fermi, cioè a e b=trasposizioni o
traslazioni della curva, non solo spostamenti lungo essa.
➢ reddito.
1. bene superiore>domanda aumenta;
2. bene inferiore>domanda diminuisce;
➢ preferenze>domanda più in basso.
➢ tecnologie>forse inizialmente c’è una piccola perdita per la sostituzione della
tecnologia (ma siamo nel mondo neoclassico, in una modellizzazione semplificata
iniziale che per quanto realistica è necessaria), poi in teoria dovrebbe aumentare la
produzione e dovrebbe esserci uno spostamento della curva verso destra.

Funzione di offerta (S=supply) > funzione crescente/proporzionale del prezzo, andamento


crescente, varia in base ad esso in modo diretto e lineare. Prezzo 0, nessuna offerta.

➔ Offerta: quantità totale che un produttore è disposto a mettere sul mercato ad un


determinato prezzo.
➔ Fattori influenti esogeni> si sposta la curva, provocano spostamenti.
★ progresso tecnologico. Potenzialmente, potrei offrire di più se si abbassano i costi.
★ prezzi di beni correlati;
★ politiche governative;
★ prezzo. Se le mie scelte dipendono solo dal prezzo, più guadagno più offro.
★ costi di produzione.
➢ costi fissi: indipendente, è una linea, è 100. E' visto dal pov totale: il costo
fisso indipendente dalla quantità prodotta è una linea orizzontale. Esempio:
il costo relativo al macchinario usato.
➢ costi variabili, proporzionali alla produzione in termini di quantità di lavoro o
di bene prodotto.
● aumentano i costi di produzione a parità di prezzo, posso
offrire di meno>la curva si sposta a sinistra.
● diminuiscono i costi di produzione a parità di prezzo, posso
offrire di più>la curva si sposta a destra.
➢ costo totale, somma dei primi due. Se il costo fisso è 100, parte per forza da
100.
➔ RT=PxQ
➔ Profitto=RT-CT

Equilibrio di mercato
➔ neoclassici:l'equilibrio è un punto verso il quale il mercato tende spontaneamente. Ipotesi di
scarsità, se c'è scarsità basta lasciar fluttuare i prezzi e automaticamente viene raggiunto.
➔ generica: in corrispondenza di quel prezzo per il quale D=S/O e non ci sono tensioni al
ribasso o al rialzo perché produttori (che massimizzano i profitti) e consumatori (che
massimizzano l’utilità) sono soddisfatti.

Costruzione funzione di domanda

D= a-bP
● il meno: a prezzi via via superiori abbiamo quantità minori domandate;
● a, b: termini già noti, variabili esogene e lineari perché non hanno né esponenti né frazioni.
➢ a=intercetta, non moltiplica il prezzo, esiste anche se il prezzo è 0: influisce sulla
domanda al di fuori del nostro modello (nell’offerta è S=aP, non c’è nessun
parametro esterno).
➢ b=tasso incrementale o di variazione, come varia la quantità domandata o offerta se
varia il prezzo? Moltiplica il prezzo.
➔ Trovare valore massimo di quantità domandata.
➢ Se P è a 0, qual è il punto di intercetta della domanda, cioè, la quantità massima
vendibile?

D=a-b(0) D=a-0 D=a

➔ Trovare il prezzo massimo a cui vendere il bene.


➢ Dobbiamo porre D=0.

0=a-bP bP=a isolo P dividendo per b P= a/b

★ CB tutto il resto, la funzione di domanda è il luogo dei punti di combinazione prezzo e


quantità.
➢ monopolista: di fronte a sé ha tutta la curva di domanda, è un price maker, può fare
il prezzo.
➢ concorrente perfetto ha di fronte a sé solo una parte microscopica della domanda
che non può influenzare da solo: è un price taker, da solo non può influenzare il
proprio prezzo.
➔ Trovare la domanda da una variazione di prezzo.
➢ a=60; b=3; secondo le operazioni sopra, D=60; P=20.

D= 60-3(20) D=0

D=60-3(19) D=60-57 D=3

Se varia il prezzo di 1, la domanda varia di 3>il prezzo è diminuito, la domanda è


aumentata di P.

Variazione percentuale e proporzioni

Quando si fanno delle statistiche e delle osservazioni come "Il 10% degli abitanti” si stanno
confrontando dati da diversi contesti. Si hanno:

➔ valori assoluti: importanti per avere contezza dell’aspetto e numerico/concreto;


➔ relativi: valori messi in paragone con altri. Sono i più importanti, non si possono confrontare
le emissioni dell’Italia con quelle della Repubblica di San Marino.
➔ percentuali: se per emissioni di CO2 per abitante/essere umano, non si può basare l'indagine
su milioni di persone.
➢ se volessimo capire se e come è variato l'inquinamento:

➢ numeratore: variazione assoluta da un anno all’altro. Termine assoluto perché


sottraggo il valore più piccolo a quello più grande, non ho mai numeri negativi.
➢ denominatore: valore iniziale, importantissimo. Non ha senso fare un confronto tra
dati, bisogna vedere da dove si parte (esempio di Giovannini), rende l’indagine più
veritiera e affidabile e consentirebbe confronti come quelli tra Italia e San Marino,
con popolazione nettamente minore.
➢ ottengo un numero puro che consente i confronti, rapportando a 100 una qualsiasi
quantità.
★ Problema dell'homo economicus e dell'imprenditore neoclassici: qualunque cosa sul
mercato verrà acquistata, bisogna sceglierla, dove posizionarsi: sono un price taker, e il mio
problema è quanto produrre dati i miei costi e dato il fatto che P me lo da il mercato e non lo
scelgo io, quindi devo massimizzare il profitto dati i miei costi, non si può ottenere la
massimizzazione del profitto e la minimizzazione dei costi, si può avere solo un'incognita
proprio matematicamente che lo indica.

Breve e lungo periodo>la dimensione temporale dipende dalle tecnologie e varia di settore in
settore.

➔ breve: non posso cambiare la tecnologia, è già data, così come la forza lavoro (es: non posso
licenziare nessuno, posso al massimo aumentare gli stipendi dei miei dipendenti per gli
straordinari) e l’impresa può modificare solo alcuni fattori in reazione a cambiamenti
esogeni.
➢ orario di lavoro;
➢ quantità impiegate.
➔ lungo: tempo necessario per consentire all’impresa di modificare gli input in reazione a
cambiamenti esogeni.
➢ forza lavoro;
➢ tecniche di produzione;
➢ rapporti con fornitori.

Obiettivo dell’impresa>analisi della funzione di produzione

Abbiamo due grandezze, costi e ricavi, e il profitto è la differenza. Dati i costi, il prezzo dato dal
mercato (secondo la modellizzazione neoclassica), la tecnologia, i fattori produttivi, e le regole del
mercato (Stato non interventista), devo massimizzare il mio profitto, trovando quella Q che rende
massima la differenza tra costi e ricavi (non posso massimizzare il profitto e minimizzare i costi, è
matematicamente impossibile, ci può essere una sola incognita).

➔ teorizzo ogni combinazione possibile dei fattori produttivi che mi danno la massima quantità
Q di prodotto sul mercato. Alla base ci sono:
➢ scarsità;
➢ marginalismo: siccome si viveva in un mondo di scarsità, l'ultima unità prodotta,
quella marginale, può avere un valore diverso dalla precedente;
➔ si da per scontato che il macchinario all'inizio mi fa abbassare i costi,
produco cioè a tassi crescenti e poi via via, l'ultima unità prodotta costerà un
po' di più, come se il macchinario faticasse a produrre, ed è un concetto più
applicabile alle persone. Stiamo parlando di produttività nell'immediato e
non di obsolescenza, qui è più l'usura, ma è comunque più applicabile alle
persone: sono semplificazioni vecchie, di un secolo fa, ma servono come
punto di partenza e ritornano ciclicamente.
Economie di scala

Diminuzione dei costi medi di produzione in relazione alla crescita della dimensione degli impianti
realizzate dalle grandi aziende per ragioni organizzative e tecnologiche. Si accorpano funzioni e
macchinari, si aumenta il volume di produzione (output) dell’azienda: il prezzo unitario (costo medio
di ogni unità prodotta, CT/Q) del prodotto si abbassa, perché si distribuiscono i costi su un maggior
numero di prodotti. Se la quantità prodotta raddoppia:

➔ se il costo medio aumenta, avremo diseconomie di scala;


➔ se il costo medio diminuisce, avremo economie di scala.

Esempio del settore petrolifero: avendo un'azienda molto grande, mi costa di meno pagare gli
straordinari a tre persone che pagare i contributi e avere più aziende diverse. Dimensione ottima
dell'azienda *audio Economia di scala: accorpare funzioni o avere una produzione e macchinari che
consentono di risparmiare a gradino, c'è un risparmio.
Analisi dei costi di breve periodo>grafico sopra è totale (connesso alla funzione di produzione
neoclassica), grafico sotto unitario/medio (tutto diviso quantità)

Costo totale di produzione.

C= CV+CF

➔ costo fisso: CF=F/Q


➢ prima (grafico sopra), a livello totale, è indipendente dalla quantità.
➢ dopo, essendo sempre uguale, esempio 100, dividendolo per 0 sarà tendente a
infinito, per questo la curva tende a toccare ma non la tocca l'asse verticale; nel
momento in cui si ha un costo fisso, più aumenta la quantità più a livello medio il
costo fisso si abbassa.
➔ costo medio variabile: CV/Q nella funzione di produzione di prima, c'è una crescita prima a
tassi decrescenti e poi a tassi crescenti. Con un macchinario o con delle persone ho un costo
medio variabile che inizialmente scende un pochino perchè all'inizio la produttività è più alta
ma poi va scemando nelle ore di lavoro, quindi il calcolo del costo variabile non è più una
linea come prima con l’offerta, è connessa alla produttività marginale, aggiuntiva: via via che
aggiungo ore di lavoro la produttività scende, e se scende questa il costo sale, produco di
meno o voglio essere pagato di più. Il costo fisso diviso per quantità prodotte scende, il costo
variabile medio inizialmente scende e poi un po' sale.
➔ costo medio (totale): C/Q, costo totale diviso quantità, c'è una curva più accentuata di
discesa che risente del costo fisso. Il medio è il totale diviso la quantità prodotta, allora il
costo medio totale risente del costo fisso medio e del costo medio variabile.
➢ costo medio intersecato nel punto di minimo? Deve per forza, la funzione va dal
basso verso l'alto. Nel punto di minimo la media comincia a risalire quando c'è un
punto di risalita dopo il minimo (esempio voti). Il marginale, l'ultimo, influisce sulla
media, l'ultima unità interseca i medi matematicamente nel punto più basso, di
minimo, e che determina la svolta. Cambia il tasso di variazione e cambia la derivata.
➔ costo marginale: ΔC/ΔQ costo dell'ultima unità prodotta, quanto mi è costata l’ultima
unità prodotta, nel mondo moderno dipende dai macchinari e dai settori, forse costa come
la precedente.
➢ costo marginale aggiuntivo. In un mondo di scarsità, poiché l'utilità aggiuntiva è più
bassa il costo aggiuntivo è più alto: devo pagare gli straordinari o il macchinario si
guasta.
➢ costo marginale interseca i costi medi nel punto di minimo? Deve per forza, la
funzione va dal basso verso l'alto. Nel punto di minimo la media comincia a risalire
quando c'è un punto di risalita dopo il minimo (esempio voti). Il marginale, l'ultimo,
influisce sulla media, l'ultima unità interseca i medi matematicamente nel punto più
basso, di minimo, e che determina la svolta. Cambia il tasso di variazione e cambia la
derivata.
➢ è la derivata che misura come variano i costi.

Domanda esempio di esame>rispondere sempre

➔ Illustrare la massimizzazione del profitto per l'imprenditore nel monopolio e spiegare se lo


stesso concetto è applicabile nell'oligopolio. Già è importante confrontare i due elementi.
➔ Illustrare la teoria del mark up spiegando a che mercato fa riferimento (oligopolio, teoria no
neoclassica);
➔ Quale ipotesi è compatibile col modello del monopolio tra prezzo deciso del mercato, libera
entrata e uscita dal mercato, curva di domanda di inclinazione negativa per l’impresa o
perfetta sostituibilità del prodotto?
Come si massimizza il profitto?

● Le proiezioni servono per le intersezioni e inclinazioni. Incrocio domanda e offerta.


● Siamo nella concorrenza perfetta, e l'imprenditore è price taker, decide la quantità ma non il
prezzo secondo l'atomizzazione del mercato, cioè ci sono talmente tanti venditori e
compratori che nessuno dei singoli può decidere qualcosa, decide solo se e quanto produrre
sulla base dei propri costi e gli acquirenti quanto comprare in base al proprio vincolo di
bilancio e altri fattori come le preferenze.
➔ equilibrio: è definito da prezzi e quantità ceteris paribus il resto. C'è un punto in cui
domanda e offerta si incrociano. Il prezzo è deciso dal mercato nel suo insieme, e se
avessimo un prezzo più alto ci sarebbero delle forze del mercato stesso che
porterebbero gli imprenditori ad aumentare un po' di più l'offerta potendo produrre
di più, ma aumentando la quantità offerta diminuisce l'utilità marginale, cioè la
gente vuole spendere di meno, il prezzo deve abbassarsi per forza di nuovo.
➢ prezzo troppo alto porta ad abbassare prezzo e quantità.
➢ prezzo troppo basso gli imprenditori offrono di meno e offrendo di meno l'utilità
marginale si alza e il prezzo ritorna come prima. Per questo i neoclassici dicevano
che esiste un equilibrio, un punto in cui il mercato lasciato libero di muoversi da solo
porta ad un incrocio tra domanda e offerta, questo può valere per un mercato in cui
tutto sommato i prezzi sono uguali e c'è omogeneità anche di qualità e tipologia di
beni. L'atomizzazione del mercato presuppone proprio un bene omogeneo che
posso sostituire senza problemi e senza gastos.
● Confronto del prezzo del grafico dell'equilibrio con il marginale e non i totali, perché stiamo
parlando del singolo bene.

1. Massimizzare la distanza tra ricavi totali e costi totali. Il nostro profitto π è la massima
distanza tra RT (prezzoxquantità; ogni singola unità a quanto l'ho venduta e a quale prezzo) e
CT (costi fissi+costi variabili).

π=RT-CT
2. Se il prezzo è deciso dal mercato, il prezzo marginale di ogni unità aggiuntiva è uguale al
precedente oppure no? Per la singola impresa è lo stesso, è dato indipendentemente da una
quantità. Quando c'è una linea retta parallela all'asse orizzontale, è indipendente, io price
taker ho sempre lo stesso prezzo. Il ricavo marginale sarà sempre lo stesso e coinciderà col
prezzo.
3. Il ricavo medio coincide col prezzo sempre, perché se il ricavo totale è prezzo singolo
unitario per quantità>prezzo, ricavo marginale e ricavo medio nella concorrenza perfetta
sono la stessa linea retta.
4. Dobbiamo realizzare massima distanza tra ricavo totale, linea verde grande, e costo totale.
Come si fa?
➢ artificio matematico della derivata prima: la distanza tra due linee è massima
quando sono parallele, come si trova la linea parallela? Lavoro sull'inclinazione, la
derivata prima, quando costo marginale=ricavo marginale.
➢ confronto riguardo l’ultima unità che vendo, il suo costo per me e a quanto lo
posso vendere perchè il prezzo non lo decido io. Il mercato mi dice che posso
venderla per 7 euro, mentre la mattina potevo venderla a 15, ma ora va smaltita e il
mercato sgomberato>mi fermo quando l'ultimo prezzo coincide con quanto mi è
costato produrlo, equilibrio tra ricavo marginale e costo marginale (l’ultimo quanto
mi è costato, è sempre diverso, devo trovare un punto di equilibrio), e
matematicamente significa uguaglianza tra le due derivate>vendo fino al punto di
pareggio, quando la mia ultima unità mi costa quanto riesco a venderla.
➔ non decido il prezzo, non posso, mi baso su quanto vendere e quanto
produrre.
➔ base scarsità>sarà un market clearing price, un prezzo che sgombera il
mercato senza l’intervento dello Stato.
5. Grafico e proiezioni.
1. QStar: trovando il punto di equilibrio tra costi e ricavi marginali, proiettano il punto sull'asse
orizzontale, troviamo la quantità da vendere che ci massimizzi il profitto.
2. RT: prezzo per quantità>L'area, base per altezza, dà i ricavi totali.
3. CT: costo medio per QStar.

RT=PxQ=15X20=300

CT=CMxQ=10X20=200

π=(15-10)x20 → 100

=300-200 → 100

Concorrenza perfetta prezzo, ricavo marginale e medio sono per definizione uguali e ci fanno trovare
la quantità di equilibrio che x ricavo medio dà il ricavo totale. Costo medio per qualità: costo totale, e
l'area residua è il profitto.

Cosa cambia nel monopolio?

Il prodotto è solo uno e non è sostituibile, il singolo imprenditore ha davanti a sé tutta la curva di
domanda.

Sopra: costi e ricavi unitari medi per singola unità e sotto i totali.
➔ Per i marginalisti: in base al prezzo decido la quantità. Se sono un monopolista sono un price
maker, ho davanti a me tutta la curva di domanda, c'è un punto di massima quantità
domandata e anche una quantità massima di domanda e un prezzo massimo, anche il
monopolista ha dei vincoli.
➔ Il ricavo è PxQ. Nel primo caso, con quantità = 0 c'è anche prezzo e ricavo 0, e i ricavi totali
partono dalle origini degli assi. Prezzo 0 x quantità massima = 0. Punto di ricavi totali 0 sta in
fondo, i ricavi totali dell'imprenditore hanno due punti, uno in cui il prezzo è 0 e uno in cui
quantità è 0 (siccome i RT sono PxQ, o uno o l’altro è 0), forma a cupola.
➔ Ricavi totali punto massimo. Quando io vendo e il bene è scarso via via che vendo devo
abbassare il prezzo, ho un prezzo che diminuisce e quantità che aumenta. All'inizio siccome il
bene è scarso, il mio RT quindi ha una quantità che aumenta c'è una risposta più che
proporzionale della domanda. Esempio: scendo con il prezzo dell’acqua un euro per volta, e
all’inizio siccome il bene è scarso, la risposta della persona che ha sete è più che
proporzionale. I miei RT rispondono a prezzo per quantità e dunque crescono, ma poi si
fermano quando la risposta della quantità domandata in aumento è pari alla variazione di
prezzo in diminuzione. Prezzoxquantità, uno sale uno scende.
➢ Con bene scarso abbiamo una risposta di ricavo totale che cresce a tassi decrescenti;
quando l'ultima unità, il ricavo marginale è 0, vuol dire che dall'ultima unità prodotta
e venduta ricavo lo stesso di prima, si ferma il ricavo totale, l'ultima unità la vendo a
20 e la penultima allo stesso prezzo, allora forse non conviene continuare ad
abbassare il prezzo.
➢ L'equilibrio del produttore monopolista sta sempre quando il ricavo marginale,
aggiuntivo è maggiore; se scende, non ha più senso perché tanto decido io quanto
produrre. Il ricavo marginale rischia di diventare negativo, il bene non è più scarso,
dovrei scendere col prezzo e non ha senso, devo massimizzare il profitto non i ricavi,
cioè la differenza tra ricavi e costi. Ma siccome c'è una strana funzione di produzione
che prima sale e poi sale più verticale, avendo quella, la distanza massima è quando
il bene è scarso, quando lavoro di meno, tengo il prezzo abbastanza alto e guadagno
di più. Essendo marginalisti, l'equilibrio sta in ricavi e costi marginali uguali.

Elasticità della domanda

➔ definizione: variazione percentuale della quantità domandata di un bene rispetto alla


variazione percentuale del suo prezzo, espresse entrambe in termini assoluti.
➔ La domanda dipende dal prezzo fermo restando tutto il resto (cp). Prendendo un esempio di
funzione di domanda D=40-2P (D=a-bP), sappiamo che in corrispondenza di una qualsiasi
variazione di prezzo costante, la domanda varia sempre di 2. Avremo 40, 8, 36; 40 è il valore
massimo della domanda se P è 0 e via via che il prezzo aumenta la domanda diminuisce di 2,
termine noto del problema.
➔ Elasticità: variazione percentuale del prezzo e variazione della quantità: quanto mi varia in
percentuale la quantità domandata rispetto alla variazione percentuale di prezzo?
➔ Scopo: un imprenditore ha bisogno di capire qual è la variazione relativa della domanda se
mi trovo in un determinato punto e mi chiedo che accadrebbe se aumentassi il mio prezzo,
che succederebbe alla clientela? Seguirebbe?
➢ Monopolio o concorrenza perfetta potrei decidere di alzare il prezzo, e ho bisogno di
sapere cosa succede se riesco a vendere, se aumentano i ricavi totali o meno, e se
posso variare di quanto posso farlo.
1. Quanto è variata la domanda rispetto all'inizio? Se la domanda è passata da 40 a 38 è due, è
il parametro b che moltiplica il prezzo, termine noto (40-2P, è 2), diviso la quantità iniziale.
Nella nostra equazione sarà 2/40 sopra la linea di frazione.
2. Sotto: delta P, la variazione è unitaria, di quanto varia il prezzo? In questo caso scelto da noi
1, delta P è variazione assoluta (da 20 a 19, da 5 a 4), sempre in termini assoluti, al numero
più grande si sottrae il piccolo. Ciò che importa è che nella divisione si prenda il numero
iniziale: se il prezzo è passato da 20 a 19, 1/20, da 5 a 4 1/5, da 4 a 5 1/4. Quando faccio una
variazione sotto metto il punto di partenza.
3. Holto il %, lo metterei avanti e viene semplificato: la variazione percentuale è la variazione
relativa (la variazione assoluta rispetto al punto iniziale) moltiplicata per cento. Un confronto
spaziale e temporale delle varie grandezze.

➔ termini matematici: il valore minimo dell'elasticità è 0, il valore massimo è infinito.


0<ε<∞ Lavoriamo con variazioni interne ed assolute, senza mai incontrare il segno -.
➔ 0:∞=0 ∞:0=∞

➔ ΔQ=0. Esempio gas: situazione di monopolio molto forte, in cui non possiamo sostituire il
bene che ci serve, l'aumento improvviso del prezzo costringe a pagare di più > non possiamo
ridurre la quantità domandata rispetto ad una variazione di prezzo perchè la nostra
domanda è rigida, l'elasticità è pari a 0 perchè c'è ΔQ=0 > non siamo in grado di ridurre la
quantità, il prezzo aumenterà ma la quantità non si può ridurre, non si possono gettare i
macchinari o retrocedere con le risorse nelle quali abbiamo investito. Non posso cambiare la
mia offerta, al massimo mi evolvo insieme alle situazioni.
➔ E(d)=∞. Elasticità della domanda che tende a infinito? Se il numero di sotto tende a 0 oppure
se il numero di sopra tende a 0. Quando ΔQ/Q tende a 0 o a infinito? Tende a infinito
quando la quantità è pari a 0.
➔ funzione orizzontale: prezzo nella concorrenza perfetta. Domanda, offerta e un dato del
problema, il concorrente perfetto è il price taker: se sono in concorrenza perfetta ho di
fronte a me domanda, offerta e un prezzo deciso dal mercato. Lo posso variare? No, perchè
l'elasticità è infinita. Questo vuol dire che se alzo il mio prezzo di vendita non vendo più
nulla, cioè, sto anche in una situazione di omogeneità dei prezzi. Imprenditore in libera
concorrenza: elasticità infinita e prezzo deciso dal mercato, laddove oso variare il prezzo non
vendo niente. Non mi conviene abbassare il prezzo.

➔ domanda elastica: valore è superiore a 1, tra 1 e infinito. 1 quando la variazione percentuale


della domanda è uguale a quella del prezzo, numeratore=denominatore. Se sono uguali,
l'elasticità della domanda è pari ad 1. Elastica: numeratore maggiore del denominatore.
➔ domanda inelastica/anelastica/non elastica: quando la risposta della domanda è minore
della variazione del prezzo, ΔQ/Q<ΔP/P, abbiamo un valore compreso tra 0 e 1. Numeratore
più piccolo del denominatore.
➔ domanda unitaria: numeratore=denominatore.

➔ funzione di domanda tendenzialmente verticale indica una domanda rigida, un bene


necessario e poco sostituibile;
➔ funzione di domanda tendenzialmente orizzontale come quella del concorrente perfetto è
perché il bene è molto sostituibile, tende a diminuire;
➔ funzione lineare con elasticità diversa. Prendo il punto di partenza come riferimento, e
questo è collegato all'idea che quando il bene è scarso la domanda risponde in un certo
modo perché legata all'utilità marginale; se il bene è abbondante risponde in modo riverso.
➢ Se prendevamo solo delta q e p era costante, ma prendendo il punto di partenza,
quando la quantità è 0 una variazione, seppur minima, di prezzo in discesa
determina una risposta della domanda più che proporzionale.
★ Più scende il prezzo più aumenta la risposta del delta q su q, più che
proporzionale rispetto alla variazione di prezzo che continua ad essere 2 su
1, c'è risposta proporzionale diversa.
➢ Quando il bene è abbondante, la risposta proporzionale della domanda è meno che
proporzionale, cioè tende a 0. E’ la risposta relativa della domanda che cambia, delta
q su q.

➢ Questo deve far riflettere su: quando parlo di domanda rigida sul bene di
monopolio, come gas petrolio che non tutti hanno, si tutela il monopolio proprio per
avere più libertà. E’ la scarsità relativa a dare potere di monopolio, e infatti il prezzo
del petrolio ha iniziato a risentire quando con l'aumento del prezzo si è iniziato a
guardare alle fonti alternative, che uccidono il potere di monopolio del petrolio e del
gas. Il potere di monopolio resiste nella scarsità, che rende la domanda più rigida.

Esercizio

Tipi di mercato
➔ oligopoli: differenziati (il prodotto è differenziato) e omogenei (prodotto perfettamente
sostituibile come il petrolio).
➢ l'oligopolio non collusivo: ovvero non si mettono d'accordo sul prezzo, quando è
collusivo ci si mette d'accordo sul prezzo, sarebbe vietato perchè sarebbe un
monopolio in incognito. Nell'oligopolio possono convivere grandi imprese price
maker e piccole imprese price taker.
➔ duopolio: (due produttori, uno dei due finisce per essere distrutto) che può essere collusivo.

Mercati imperfetti

★ Come la teoria economica affronta la questione del prezzo in mercati di oligopolio


imperfetti, quando vengono meno perfetta conoscenza, sostituibilità e atomizzazione?
➔ teoria neoclassica si parte dalla scarsità > qualsiasi quantità sarà assorbita dal mercato se il
prezzo è definito dall'incontro tra domanda e offerta (monopolista ha davanti tutta la curva
di domanda, il concorrente solo un frammento).
➢ punto di equilibrio > RMARG=CMARG. Il primo è la variazione del ricavo totale
rispetto alla variazione della quantità; il secondo è la variazione del costo totale
rispetto la variazione della quantità.
➢ secondo l'imprenditore neoclassico ci fermiamo nel punto in cui l'ultima unità
prodotta costa così come riesco a venderla, non ad un prezzo più basso.
➔ teoria criticata già 100 anni fa > critica alla teoria neoclassica dell’impresa.
➢ l'integrazione verticale, soprattutto nelle aziende petrolifere > un'azienda in grado
di fare tutto, estrazione, trasformazione eccetera.
➢ chi ha più potere di mercato ha più accesso al credito.
➢ collusione.
➢ concorrenza potenziale, oltre che effettiva. Mantenere un prezzo alto potrebbe
generare concorrenza maggiore (prezzo petrolio alto che ha reso conveniente la
ricerca di risorse alternative.
➢ le imprese non sono perfettamente capaci di conoscere la propria domanda una
volta sul mercato, non sanno quanto e se riusciranno a vendere tutto quello che
vogliono produrre.
★ focus non sul prezzo ma sulla quantità.
➔ invito di Keynes, Sraffa (si trasferisce a Cambridge dove fa ricerca sui mercati imperfetti):
passaggio dal ragionamento ipotetico all'osservazione reale e statistica, all’osservazione del
mondo economico: non esiste una sola teoria oligopolistica, ma diverse combinazioni e
possibilità. Ci furono vari esiti:
➢ Sraffa: no mercato totalmente indifferenziato. Prezzo non totalmente indipendente
dalle condizioni di produzione e vendita delle altre imprese;
➢ Labini: coesistenza tra oligopolio e piccole imprese;
➢ Robinson: le imperfezioni del mercato che rendono impossibile una totale
indifferenziazione > preferenze razionali o irrazionali, mode e incompletezza di
informazioni;
➢ Chamberlin: concorrenza monopolistica > ogni consumatore può preferire un
prodotto rispetto ad un altro > potere di monopolio di ogni venditore che coesiste
con la concorrenza per la possibilità di sostituzione.

Interdipendenza strategica nel mercato oligopolistico

➔ le imprese possono effettuare le proprie decisioni sulla base di quelle della concorrenza >
varietà di comportamenti e diversi modelli di oligopolio.
➢ Nella concorrenza perfetta si decide sulla base di domanda e offerta, cioè sulla base
del prezzo di equilibrio, determinare con i miei costi se posso inserirmi in quel
mercato e quanto posso vendere: questo è l'equilibrio per l'imprenditore
neoclassico. Il monopolista ha davanti a sé tutta la curva di domanda.
➢ Ora c'è una interdipendenza (prima l'imprenditore decide se inserire o meno),
nell'oligopolio reale le cose sono diverse: si parte dall'osservazione effettiva del
mercato e si guarda alla concorrenza effettiva a potenziale. C'è sempre un'impresa
leader, che spesso non abbassa i prezzi e non spazza via la piccola concorrenza
perché tutto sommato le conviene.
1. la scelta di una mia concorrente x determina il risultato finale del mercato >
bisogna studiare strategicamente le possibili mosse di tutti;
2. la scelta della mia impresa determinerà quella delle altre.
★ interazione strategica: elemento distintivo dell’oligopolio. Nel
monopolio e nella concorrenza perfetta, la scelta dipendeva
unicamente dalla sua scelta.
Mark up pricing (by Hall-Hitch)

Teoria del costo pieno >

➔ P è determinato dai costi di produzione corrispondenti ad un tasso normale di utilizzo della


capacità produttiva e da un margine che va ad aggiungersi.
➔ modo per formare il prezzo nell’oligopolio:
➢ di equilibrio però non tra domanda e offerta, ma un prezzo verso cui il mercato
tende a stabilizzarsi;
➢ vischioso, i produttori non si soffermano sulla quantità, stabiliscono loro il prezzo ma
in base ad altri criteri.
➔ neoclassici: CT=CF+CV;
➔ oligopolio:
➢ P non risponde più agli scarti tra D e Q;
➢ meno costrizione, non c’è convergenza verso PEQ;
➢ le condizioni di D e scarsità non bastano più a spiegare l’andamento del mercato e la
formulazione del prezzo.

P=Cp(1+K)
★ Cp= costo variabile moltiplicato dalla percentuale K. Costo primo e unitario.
➢ costo delle materie prime,energia etc;
➢ costo diretto del lavoro;
★ K= è una teoria fatta da due parti, K1+K2.
➔ il suo livello serve a prevenire l’entrata di concorrenti potenziali, dunque viene
fissato ad un livello poco inferiore rispetto a quello che si ipotizza essere il Cp degli
stessi.
➔ è il mark up, il margine lordo, la percentuale aggiunta al Cp per coprire i CF e poi
anche un margine di profitto normale. Il suo livello dipende da:
1. economie di scala;
2. grado di concentrazione;
3. differenziazione prodotti;
4. vantaggi dei costi assoluti delle imprese già operanti nel settore.
➢ K1= copre i costi fissi che non sono più sommati come nel modello neoclassico ma,
secondo gli studiosi dell'oligopolio, sono calcolati in termini di percentuale;
➢ K2= è il profitto normale, un costo/opportunità > ciò che decido di investire,
massimo profitto ottenibile se si utilizzassero i mezzi in altri modi.
★ prezzo di esclusione > sarebbe K2, tengo fuori i concorrenti potenziali (vedo i
guadagni di un mio concorrente potenziale, noto che non sono altissimi e ci
rinuncio a priori), fissando P ad un livello inferiore rispetto a quello che
assicurerebbe al concorrente profitto normale;
★ prezzo di eliminazione > abbasso il prezzo al di sotto del CVM dei
concorrenti esistenti per metterli in difficoltà.

➔ prezzo è di equilibrio o no?


➢ prima si, ed era anche un market clearing price, e con eccesso di offerta abbasso il
prezzo; se invece c'è tanta domanda si aumentava il prezzo.
➢ nuova teoria, si fanno delle teorizzazioni e si studiano i dati mercato per mercato. Si
dice che c'è equilibrio ma diverso:
★ influenzato da dimensione mercato, E(d) e capacità di assorbimento,
tecnologia, prezzi dei fattori variabili;
★ imagined demanded curve: entrando sul mercato avendo P e Q,
l'imprenditore che conosce il mercato ma non perfettamente come nella
concorrenza perfetta, non ha tutte le info e immagina che i concorrenti
abbiano certi comportamenti; immagina che ci sarà una funzione di
domanda e un'altra con andamento diverso, due funzioni con elasticità
diversa.
1. aumentando il prezzo: le altre imprese non la seguirebbero, per cui
l’impresa considerata perderebbe molti dei suoi clienti >
diminuzione di D più che proporzionale.
2. diminuendo il prezzo: sicuramente le altre imprese la seguirebbero,
per cui l’impresa considerata non riuscirebbe ad aumentare la sua
quota di mercato.

ΔQ/Q > ΔP/P RT diminuiscono ΔQ/Q < ΔP/P RT diminuiscono


➔ prezzo vischioso/stabile. Non conviene spostarlo di troppo e non è un prezzo adattabile alla
teoria neoclassica in quanto non sto parlando di quantità. E se provassi ad utilizzare la teoria
neoclassica, vi sarebbe una discontinuità.
➢ avrò sempre due punti di RMARG, che è ΔRT/ΔQ: uno in aumento e uno in
diminuzione. Avremo un punto di discontinuità, non sapremmo quale prendere, e
per questo la teoria neoclassica di equilibrio tra RMARG e CMARG non è realizzabile:
anche decidendo a priori il prezzo, comunque ci sarà discontinuità, cioè un RMARG
in aumento e uno in diminuzione.
★ Il CMARG cadrà sempre nel tratto discontinuo del RMARG.
➔ non convenienza delle guerre di prezzo. Basarsi piuttosto su altri fattori:
➢ fidelizzazione;
➢ qualità;
➢ incentivi;
➢ no collusione: ognuno guarda a sè e ai propri costi, ci si basa su fattori diversi dal
prezzo.

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