Angustidontus seriatus: differenze tra le versioni
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L''''angustidonto''' ('''''Angustidontus seriatus''''') è un [[crostaceo]] estinto, vissuto nel [[Devoniano superiore]] ([[Famenniano]], circa 350 milioni di anni fa). I suoi resti sono stati ritrovati in [[Europa]] e in [[Nordamerica]]. |
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Gran parte dei fossili attribuiti a questo animale sono costituiti da frammenti di appendici spinose, delle dimensioni di pochi centimetri. Resti più completi nel [[2006]] hanno rivelato l'aspetto dell'intero animale: lungo al massimo una trentina di centimetri, ''Angustidontus'' possedeva un corpo vagamente simile a quello delle attuali canocchie (''[[Squilla mantis]]''), con un [[addome]] allungato e relativamente piatto, costituito da molteplici segmenti. Nella parte anteriore del corpo erano presenti un paio di strutture predatorie (le appendici citate poco prima), dotate di una quarantina di spine sottili e allungate (da qui il nome ''Angustidontus''). Queste strutture, di grandi dimensioni in rapporto alla grandezza dell'intero animale, erano posizionate sotto il corpo ed esercitavano un movimento all'ingiù. |
Gran parte dei fossili attribuiti a questo animale sono costituiti da frammenti di appendici spinose, delle dimensioni di pochi centimetri. Resti più completi nel [[2006]] hanno rivelato l'aspetto dell'intero animale: lungo al massimo una trentina di centimetri, ''Angustidontus'' possedeva un corpo vagamente simile a quello delle attuali canocchie (''[[Squilla mantis]]''), con un [[addome]] allungato e relativamente piatto, costituito da molteplici segmenti. Nella parte anteriore del corpo erano presenti un paio di strutture predatorie (le appendici citate poco prima), dotate di una quarantina di spine sottili e allungate (da qui il nome ''Angustidontus''). Queste strutture, di grandi dimensioni in rapporto alla grandezza dell'intero animale, erano posizionate sotto il corpo ed esercitavano un movimento all'ingiù. |
Versione delle 18:58, 4 mag 2013
Angustidontus | |
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Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Phylum | Arthropoda |
Subphylum | Crustacea |
Classe | Malacostraca |
Genere | Angustidontus |
Specie | A. seriatus |
L'angustidonto (Angustidontus seriatus) è un crostaceo estinto, vissuto nel Devoniano superiore (Famenniano, circa 350 milioni di anni fa). I suoi resti sono stati ritrovati in Europa e in Nordamerica.
Descrizione
Gran parte dei fossili attribuiti a questo animale sono costituiti da frammenti di appendici spinose, delle dimensioni di pochi centimetri. Resti più completi nel 2006 hanno rivelato l'aspetto dell'intero animale: lungo al massimo una trentina di centimetri, Angustidontus possedeva un corpo vagamente simile a quello delle attuali canocchie (Squilla mantis), con un addome allungato e relativamente piatto, costituito da molteplici segmenti. Nella parte anteriore del corpo erano presenti un paio di strutture predatorie (le appendici citate poco prima), dotate di una quarantina di spine sottili e allungate (da qui il nome Angustidontus). Queste strutture, di grandi dimensioni in rapporto alla grandezza dell'intero animale, erano posizionate sotto il corpo ed esercitavano un movimento all'ingiù.
Classificazione
Descritto per la prima volta nel 1936 da Cooper, questo animale è stato per lungo tempo conosciuto solo per frammenti fossili delle lunghe appendici. La classificazione, quindi, non poteva essere chiara. Alcuni studiosi avvicinarono gli enigmatici resti agli euripteridi (in particolare a Megalograptus), altri agli archeostomatopodi. Con la scoperta di resti più completi provenienti dal Nevada e dalla Polonia, è stato possibile ipotizzare le relazioni di questo animale: è probabile che Angustidontus fosse un crostaceo affine agli eocaridi, o forse ai peracaridi, in particolare al genere Palaeopalaemon. Una forma simile, altrettanto enigmatica, è Pseudoangustidontus duplospineus dell'Ordoviciano inferiore del Marocco.
Bibliografia
- Rolfe W.D.I. & Dzik, J. 2006. Angustidontus, a Late Devonian pelagic predatory crustacean. Transactions of the Royal Ssociety of Edinburgh : Earth Sciences 97, 75-96.