Emilio Pallavicini: differenze tra le versioni
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==Biografia== |
==Biografia== |
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===La carriera militare=== |
===La carriera militare=== |
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Nacque a [[Genova]] l'8 novembre [[1823]] da una nobile famiglia di rango marchionale. Fu allievo dell'[[Accademia militare di Torino]] e venne ammesso nel [[1842]] come ufficiale nell'[[Armata Sarda|esercito sardo]]. Nel [[1848]] |
Nacque a [[Genova]] l'8 novembre [[1823]] da una nobile famiglia di rango marchionale. Fu allievo dell'[[Accademia militare di Torino]] e venne ammesso nel [[1842]] come ufficiale nell'[[Armata Sarda|esercito sardo]]. Nel [[1848]] passò al corpo dei [[bersaglieri]], prese parte alla [[prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]] e poi alla ripresa dei combattimenti che portarono alla [[battaglia di Novara (1849)|disfatta di Novara]]. Nel 1849 prese parte alla [[Moti di Genova|repressione di Genova]], che era insorta dopo l'armistizio con l'[[Impero austriaco|Austria]]. Si distinse forzando le porte della città, insieme ad un altro ufficiale (il Grosso-Campana), e per quello fu insignito della [[Medaglia d'argento al valor militare|medaglia d'argento]]. Prese parte alla [[guerra di Crimea|campagna di Crimea]] con la 18ª compagnia. |
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Partecipò poi alla [[seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra di indipendenza]] |
Partecipò poi alla [[seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra di indipendenza]] con il grado di capitano. A [[Casale Monferrato]] (dove ottenne una menzione onorevole) comandò la vittoriosa resistenza congiunta della 18ª compagnia dei bersaglieri e di un corpo di garibaldini, che si erano opposti all'avanzata delle truppe austriache. Nella [[battaglia di San Martino]] venne ferito e, per i meriti acquisiti, gli fu conferito l'[[Ordine Militare di Savoia]] e la promozione al grado superiore. |
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Prese parte alla [[Campagna |
Prese parte alla [[Campagna piemontese in Italia centrale]] col 16º Battaglione. Per la conquista di [[Perugia]] venne promosso sul campo a tenente colonnello. All'assedio della [[fortezza di Civitella del Tronto]] (l'ultima fortezza presa al [[Francesco II delle Due Sicilie|Borbone]] il 20 marzo [[1861]]) fu decorato con medaglia d'oro per «il personale ardimento, il valore dimostrato a condurre una colonna d'assalto e i servizi resi nelle operazioni contro il [[brigantaggio]]». |
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Il 29 agosto [[1862]] guidò la colonna che all'[[Giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]] fermò la spedizione che [[Garibaldi]] aveva intrapreso dalla [[Sicilia]] per la conquista di [[Roma]], ordinando l'attacco durante il quale lo stesso Garibaldi fu ferito ad una gamba. Superata la blanda resistenza opposta da parte dei volontari garibaldini, Pallavicini si presentò a Garibaldi con rispetto ottenendone la resa e catturandolo prigioniero. |
Il 29 agosto [[1862]] guidò la colonna che all'[[Giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]] fermò la spedizione che [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] aveva intrapreso dalla [[Sicilia]] per la conquista di [[Roma]], ordinando l'attacco durante il quale lo stesso Garibaldi fu ferito ad una gamba. Superata la blanda resistenza opposta da parte dei volontari garibaldini, Pallavicini si presentò a Garibaldi con rispetto, ottenendone la resa e catturandolo prigioniero. |
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L'anno seguente col grado di generale prese il comando della Brigata "Como". Tra il [[1863]] ed il [[1864]] Pallavicini, con l'aiuto del brigante rinnegato [[Giuseppe Caruso (brigante)|Giuseppe Caruso]], riuscì a sgominare le bande guidate da [[Carmine Crocco]] (di cui riconobbe non solo l'astuzia e l'abilità bellica ma anche il carisma sul popolo e sugli altri briganti),<ref>A. Maffei count, Marc Monnier, ''Brigand life in Italy, vol.2'', Hurst and Blackett, 1865, p.249</ref> portando a numerosi arresti e fucilazioni nell'area del Vulture-Melfese. Tuttavia non riuscì mai a catturare il capobrigante, che riparò nello [[Stato Pontificio]] dove venne arrestato dalle autorità papali e consegnato al [[Regno d'Italia (1861-1946)|regno italiano]] solamente dopo la [[presa di Roma]]. |
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Nel [[1866]], nel corso della [[terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]], comandò l'avanguardia sul [[Po]] costituita da 10 battaglioni di bersaglieri. In seguito sostituì [[Giacomo Medici]] al corpo di Palermo e nel [[1870]], dopo [[Presa di Roma|Porta Pia]], comandò il corpo di [[Roma]]. |
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===La carriera politica=== |
===La carriera politica=== |
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Fu nominato senatore dal [[Umberto I di Savoia|Re]] il |
Fu nominato senatore dal [[Umberto I di Savoia|Re]] il 15 febbraio 1880, per i suoi meriti in campo militare; la sua carriera politica continuò, con la contemporanea nomina ad aiutante generale onorario del sovrano fino al 1882, per poi divenire [[primo aiutante di campo del re|primo aiutante di campo]] di re Umberto I nel 1890. Sette anni dopo, con una carriera cinquantennale nelle forze armate, si mise in congedo. Emilio Pallavicini morì infine a [[Roma]] il 15 novembre 1901, a 78 anni. |
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Versione attuale delle 10:02, 4 ott 2024
Emilio Pallavicini di Priola | |
---|---|
Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 21 febbraio 1880 – 15 novembre 1901 |
Legislatura | dalla XIII (nomina 15 febbraio 1880) alla XXI |
Tipo nomina | Categoria: 14 |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Professione | generale |
Emilio Pallavicini di Priola | |
---|---|
Nascita | Genova, 8 novembre 1823 |
Morte | Roma, 15 novembre 1901 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sardegna Italia |
Forza armata | Regia Armata Sarda Regio esercito |
Arma | Esercito |
Corpo | Fanteria |
Specialità | Bersaglieri |
Anni di servizio | 1842 - 1897 |
Grado | Tenente generale |
Ferite | durante la Battaglia di San Martino |
Guerre | Prima guerra d'indipendenza italiana Guerra di Crimea Seconda guerra d'indipendenza italiana Terza guerra d'indipendenza italiana Brigantaggio postunitario |
Battaglie | Battaglia di Novara Moti di Genova Battaglia di San Martino Giornata dell'Aspromonte Presa di Roma |
Studi militari | Accademia militare di Torino |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Il marchese Emilio Pallavicini di Priola, o Pallavicino (Genova, 8 novembre 1823 – Roma, 15 novembre 1901), è stato un generale e politico italiano. Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Ebbe una lunga carriera nel Regio Esercito, partecipando a tutte le campagne dal 1848 in avanti. È particolarmente noto per aver fermato Garibaldi sull'Aspromonte il 29 agosto 1862 e per aver soffocato diverse rivolte brigantesche, soprattutto nelle zone del Vulture-Melfese contro le bande guidate da Carmine Crocco con metodi spesso eccedenti le dovute garanzie giuridiche.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]La carriera militare
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Genova l'8 novembre 1823 da una nobile famiglia di rango marchionale. Fu allievo dell'Accademia militare di Torino e venne ammesso nel 1842 come ufficiale nell'esercito sardo. Nel 1848 passò al corpo dei bersaglieri, prese parte alla prima guerra di indipendenza e poi alla ripresa dei combattimenti che portarono alla disfatta di Novara. Nel 1849 prese parte alla repressione di Genova, che era insorta dopo l'armistizio con l'Austria. Si distinse forzando le porte della città, insieme ad un altro ufficiale (il Grosso-Campana), e per quello fu insignito della medaglia d'argento. Prese parte alla campagna di Crimea con la 18ª compagnia.
Partecipò poi alla seconda guerra di indipendenza con il grado di capitano. A Casale Monferrato (dove ottenne una menzione onorevole) comandò la vittoriosa resistenza congiunta della 18ª compagnia dei bersaglieri e di un corpo di garibaldini, che si erano opposti all'avanzata delle truppe austriache. Nella battaglia di San Martino venne ferito e, per i meriti acquisiti, gli fu conferito l'Ordine Militare di Savoia e la promozione al grado superiore.
Prese parte alla Campagna piemontese in Italia centrale col 16º Battaglione. Per la conquista di Perugia venne promosso sul campo a tenente colonnello. All'assedio della fortezza di Civitella del Tronto (l'ultima fortezza presa al Borbone il 20 marzo 1861) fu decorato con medaglia d'oro per «il personale ardimento, il valore dimostrato a condurre una colonna d'assalto e i servizi resi nelle operazioni contro il brigantaggio».
Il 29 agosto 1862 guidò la colonna che all'Aspromonte fermò la spedizione che Garibaldi aveva intrapreso dalla Sicilia per la conquista di Roma, ordinando l'attacco durante il quale lo stesso Garibaldi fu ferito ad una gamba. Superata la blanda resistenza opposta da parte dei volontari garibaldini, Pallavicini si presentò a Garibaldi con rispetto, ottenendone la resa e catturandolo prigioniero.
L'anno seguente col grado di generale prese il comando della Brigata "Como". Tra il 1863 ed il 1864 Pallavicini, con l'aiuto del brigante rinnegato Giuseppe Caruso, riuscì a sgominare le bande guidate da Carmine Crocco (di cui riconobbe non solo l'astuzia e l'abilità bellica ma anche il carisma sul popolo e sugli altri briganti),[1] portando a numerosi arresti e fucilazioni nell'area del Vulture-Melfese. Tuttavia non riuscì mai a catturare il capobrigante, che riparò nello Stato Pontificio dove venne arrestato dalle autorità papali e consegnato al regno italiano solamente dopo la presa di Roma.
Nel 1866, nel corso della terza guerra di indipendenza, comandò l'avanguardia sul Po costituita da 10 battaglioni di bersaglieri. In seguito sostituì Giacomo Medici al corpo di Palermo e nel 1870, dopo Porta Pia, comandò il corpo di Roma.
La carriera politica
[modifica | modifica wikitesto]Fu nominato senatore dal Re il 15 febbraio 1880, per i suoi meriti in campo militare; la sua carriera politica continuò, con la contemporanea nomina ad aiutante generale onorario del sovrano fino al 1882, per poi divenire primo aiutante di campo di re Umberto I nel 1890. Sette anni dopo, con una carriera cinquantennale nelle forze armate, si mise in congedo. Emilio Pallavicini morì infine a Roma il 15 novembre 1901, a 78 anni.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze italiane
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ A. Maffei count, Marc Monnier, Brigand life in Italy, vol.2, Hurst and Blackett, 1865, p.249
- ^ a b c d e f g h i j k l m Emilio Pallavicini, su Patrimonio dell'Archivio storico Senato della Repubblica - senato.it.
- ^ a b c Onorificenze di Emilio Pallavicini, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica Italiana.
- ^ Onorificenze di Emilio Pallavicini, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica Italiana.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Emilio Pallavicini
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pallavicini di Priola, Emilio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Carmine Pinto, PALLAVICINI di PRIOLA, Emilio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 80, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014.
- PALLAVICINI DI PRIOLA Emilio, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 304866129 · ISNI (EN) 0000 0004 1020 6635 · SBN CSAV043171 · CERL cnp02053054 · LCCN (EN) nb2013012805 · GND (DE) 1023077086 |
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- Senatori della XIII legislatura del Regno d'Italia
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