Rhyton: differenze tra le versioni

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La parola si pensa derivi dal greco ''rhein'', "scorrere",<ref>{{LSJ|articolo=ῤυτὀν|id=r(uto%2Fs3}}</ref> che a sua volta deriva dall'[[Lingua protoindoeuropea|indoeuropeo]] ''*sreu-'', "flusso",<ref>{{Cita|Pokorny 1959|p. 1003.}}</ref> e significherebbe perciò "che versa". Molti vasi considerati rhyta erano caratterizzati da un'ampia apertura superiore e un foro attraverso un restringimento conico inferiore da cui il liquido scorreva. Si attingeva vino o acqua da un contenitore di immagazzinamento dopo avere chiuso il foro con un dito e si stappava poi lasciando il fluido scorrere in bocca (o per terra nel caso della [[libagione]]) allo stesso modo in cui oggi si può bere da un [[otre]].
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Smith<ref>{{SmithDGRA|articolo=Rhyton|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=R.rhyton-cn&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0063}}</ref> mette in evidenza che questo uso viene attestato nei dipinti classici e accetta l'etimologia di [[Ateneo di Naucrati|Ateneo]] per cui esso fu denominato ''apo tes rhyseos'', "dalla corrente". Smith categorizzò anche il nome come una recente forma (in periodi classici) di un vaso precedentemente chiamato ''keras'', "corno", nel senso di [[corno potorio]]. La parola ''rhyton'' non è presente in ciò che è conosciuto della più vecchia forma di greco, [[dialetto miceneo|greco miceneo]], scritto in [[Lineare B]], ma il rhyton a testa di toro, di cui molti esemplari sopravvivono, viene menzionato nell'inventario dei vasi a [[Cnosso]], per es. nella tavoletta 231 (K872), come ''ke-ra-a'', mostrato con l'ideogramma del toro. La parola è resa come un aggettivo, ''*kera(h)a'', con l'intervocalica ''h'' micenea.<ref>{{Cita|Ventris e Chadwick 1973|pp. 330, 552.}}</ref>
Smith<ref>{{SmithDGRA|articolo=Rhyton|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=R.rhyton-cn&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0063}}</ref> mise in evidenza che questo uso era attestato nei dipinti classici ed accettò l'etimologia di [[Ateneo di Naucrati|Ateneo]] per cui esso fu denominato ''apo tes rhyseos'', "dalla corrente". Smith individuò il nome come una forma recente di un vaso precedentemente chiamato ''keras'', "corno", nel senso di [[corno potorio]]. La parola ''rhyton'' non è presente nel [[dialetto miceneo|greco miceneo]], scritto in [[Lineare B]], ma un rhyton a testa di toro viene menzionato nell'inventario dei vasi a [[Cnosso]]<ref>Per esempio nella tavoletta 231 (K872)</ref>, come ''ke-ra-a'', mostrato con l'ideogramma del toro. La parola è resa come un aggettivo, ''*kera(h)a'', con l'intervocalica ''h'' micenea.<ref>{{Cita|Ventris e Chadwick 1973|pp. 330, 552.}}</ref>. Molti esemplari cretesi sono sopravvissuti.


==Vasta provenienza==
==Vasta provenienza==

Versione delle 23:52, 18 ago 2022

Rhyton d'oro del periodo achemenide. Scavato a Ecbatana. Si trova al Museo Nazionale dell'Iran.

Il rhytòn (plurale rhytà) è un contenitore dal quale i liquidi erano destinati ad essere bevuti, o anche versati in alcune cerimonie come la libagione. I rhytà erano molto comuni nell'antica Persia, dove erano chiamati Takuk (تکوک). La parola occidentale rhytòn è la traslitterazione dell'antico greco ῥυτόν.

Dopo la vittoria greca sugli invasori persiani nel 479 a.C. molti beni di lusso inclusi numerosi rhytà furono portati ad Atene come bottino e furono immediatamente imitati dagli artisti greci.[1]

Nome e funzione

Rhyton a testa di cinghiale proveniente da Ugarit.

La parola si pensa derivi dal greco rhein, "scorrere",[2] che a sua volta deriva dall'indoeuropeo *sreu-, "flusso",[3] e significherebbe perciò "che versa". Molti vasi considerati rhyta erano caratterizzati da un'ampia apertura superiore e un foro attraverso un restringimento conico inferiore da cui il liquido scorreva. Si attingeva vino o acqua da un contenitore di immagazzinamento dopo avere chiuso il foro con un dito e si stappava poi lasciando il fluido scorrere in bocca (o per terra nel caso della libagione) allo stesso modo in cui oggi si può bere da un otre.

Smith[4] mise in evidenza che questo uso era attestato nei dipinti classici ed accettò l'etimologia di Ateneo per cui esso fu denominato apo tes rhyseos, "dalla corrente". Smith individuò il nome come una forma recente di un vaso precedentemente chiamato keras, "corno", nel senso di corno potorio. La parola rhyton non è presente nel greco miceneo, scritto in Lineare B, ma un rhyton a testa di toro viene menzionato nell'inventario dei vasi a Cnosso[5], come ke-ra-a, mostrato con l'ideogramma del toro. La parola è resa come un aggettivo, *kera(h)a, con l'intervocalica h micenea.[6]. Molti esemplari cretesi sono sopravvissuti.

Vasta provenienza

Corno, forse usato per bere, al Museo archeologico di Iraklio, Creta.
Rhyta in steatite minoici al Museo Archeologico di Iraklio.
Rhyton a protoma di capro, IV secolo a.C., Tesoro di Panagjurište.
Rhyton a forma di testa d'asino.

Non si può supporre che ogni corno per bere o vaso per libagione fosse forato in basso, specialmente nella fase preistorica della forma. La funzione di attingitoio sarebbe venuta prima. Una volta che i fori ad una delle estremità iniziarono ad apparire, comunque, ispirarono interpretazioni zoomorfe e decorazioni plastiche nella forma di teste di animali, con il fluido che scorreva dal beccuccio come da un muso bovino, equino, di cervo e anche canino.

I rhyta si trovano tra i resti di civiltà che parlano differenti lingue e gruppi di lingue, appartenenti o prossime al Vicino e Medio Oriente, come la Persia dal secondo millennio a.C. in avanti. Essi sono spesso conformati come teste animali o a forma di corno e possono essere molto decorati, con metalli e pietre preziose. Nella Creta minoica, le teste di toro d'oro e d'argento con aperture rotonde per il vino (che permettono al vino di scorrere dalla bocca del toro) sembravano essere particolarmente comuni, e molte sono state recuperate dai grandi palazzi (Museo archeologico di Iraklio).

Non tutti i rhyta erano così costosi; molti erano tazze in ceramica di forma conica e decorate in modo semplice.

Rhyta realizzati in lamina d'oro sbalzato di particolare bellezza sono stati reperiti in Bulgaria negli ultimi decenni. In particolare, il Tesoro di Panagjurište (o Panagyurishte, scoperto nel 1949 a 2 km a sud dell'omonima città), conservato presso il Museo di Storia nazionale di Sofia, è stato esposto durante l'estate del 2011 a Burgas. I reperti sono stati datati tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C. e provengono dalle regioni in quel tempo abitate dagli Odrisi e dai Geti. Fu sepolto probabilmente per evitare che fosse trafugato dagli invasori Macedoni o Celti. Si ritiene che possa essere appartenuto al re tracio Seute III.

Simbolismo greco

La ceramica ateniese classica, come i vasi a figure rosse, era decorata con temi tipicamente tratti dalla mitologia. Un tema standard della raffigurazione erano i satiri, i quali simboleggiavano trivialità, con rhyta ed otri. I rhyta a forma di corno si trovano frequentemente rappresentati nelle composizioni unitamente agli organi maschili eretti dei satiri, ma questo tema vistosamente sessuale e talvolta umoristico sembra essere stato uno sviluppo tardo, in linea con il gusto ateniese, quale viene espresso nelle commedie di Aristofane. I rhyta decorati e preziosi delle più antiche grandi civiltà sono grandiosi piuttosto che licenziosi.

La connessione dei satiri con il vino e i rhyta è stata fatta precedentemente. Nella poesia epica di Nonno, Dionysiaca, egli descrive i satiri nella scoperta per la prima volta della fabbricazione del vino:

"... il succo rosso del frutto ribolle fuori con schiuma bianca. Essi lo raccolgono con corni di bue, invece che in tazze (non ancora state viste), cosicché, dopo, la tazza per miscelare il vino prese questo nome divino di 'corno per vino'."[7]

Karl Kerenyi, nel citare questo passaggio,[8] sottolinea: "Al centro di questo mito riccamente elaborato, in cui anche il poeta richiama il rhyta, non è facile separare gli elementi cretesi da quelli originatisi in Asia Minore."

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ Janine Bakker, Persian influence on Greece, su History of Iran, Iran Chamber Society. URL consultato il 15 giugno 2012.
  2. ^ (EN) Henry Liddell e Robert Scott, ῤυτὀν, in A Greek-English Lexicon, 1940.
  3. ^ Pokorny 1959, p. 1003.
  4. ^ (EN) William Smith (a cura di), Rhyton, in A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, 1890.
  5. ^ Per esempio nella tavoletta 231 (K872)
  6. ^ Ventris e Chadwick 1973, pp. 330, 552.
  7. ^ Dionysiaca XII 361-362.
  8. ^ Kerenyi 1996, pp. 58-60.

Bibliografia

  • (DE) Julius Pokorny, sreu, in Indogermanisches etymologisches Wörterbuch, Bern, Francke, 1959.
  • (EN) Michael Ventris e John Chadwick, Documents in Mycenaean Greek, 2ª ed., Cambridge, University Press, 1973.
  • (EN) Karl Kerenyi, Dionysos: Archetypal Image of Indestructible Life, Princeton, NJ, Princeton University Press, 1996.

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