Sati (buddismo): differenze tra le versioni
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{{quote|[Sati] dovrebbe essere inteso come ciò che consente la consapevolezza della gamma completa e della portata del dhamma; sati è una consapevolezza delle cose in relazione alle cose, e quindi una consapevolezza del loro valore relativo. Applicato alla satipaţţhāna, presumibilmente ciò significa che è il sati che fa sì che il praticante dello [[yoga]] "ricordi" che ogni sentimento che possa sperimentare esista in relazione a una varietà o un mondo di sentimenti che possono essere abili o sconvenienti, con guasti o impeccabili, relativamente inferiore o raffinato, oscuro o puro.<ref> Gethin, Rupert M.L. (1992), ''The Buddhist Path to Awakening: A Study of the Bodhi-Pakkhiȳa Dhammā''. BRILL's Indological Library, 7. Leiden and New York: BRILL</ref>}} |
{{quote|[Sati] dovrebbe essere inteso come ciò che consente la consapevolezza della gamma completa e della portata del dhamma; sati è una consapevolezza delle cose in relazione alle cose, e quindi una consapevolezza del loro valore relativo. Applicato alla satipaţţhāna, presumibilmente ciò significa che è il sati che fa sì che il praticante dello [[yoga]] "ricordi" che ogni sentimento che possa sperimentare esista in relazione a una varietà o un mondo di sentimenti che possono essere abili o sconvenienti, con guasti o impeccabili, relativamente inferiore o raffinato, oscuro o puro.<ref> Gethin, Rupert M.L. (1992), ''The Buddhist Path to Awakening: A Study of the Bodhi-Pakkhiȳa Dhammā''. BRILL's Indological Library, 7. Leiden and New York: BRILL</ref>}} |
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Sharf osserva inoltre che questo ha poco a che fare con la "nuda attenzione", la popolare interpretazione contemporanea di sati, "poiché comporta, tra le altre cose, la giusta discriminazione della valenza morale dei fenomeni in cui si presentano".<ref>Robert Sharf, ''Mindfulness and Mindlessness in Early Chan'', Philosophy Est & West, volume 64, 4, pp= 933–964, |
Sharf osserva inoltre che questo ha poco a che fare con la "nuda attenzione", la popolare interpretazione contemporanea di sati, "poiché comporta, tra le altre cose, la giusta discriminazione della valenza morale dei fenomeni in cui si presentano".<ref>Robert Sharf, ''Mindfulness and Mindlessness in Early Chan'', Philosophy Est & West, volume 64, 4, pp= 933–964, |
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[http://buddhiststudies.berkeley.edu/people/faculty/sharf/documents/Sharf_Mindfulness%20and%20Mindlessness.pdf testo], p. 943</ref> Secondo [[Paul Williams]], riferendosi a quanto sostenuto da [[Erich Frauwallner]], la consapevolezza ha fornito la via alla liberazione, "osservando costantemente l'esperienza sensoriale per impedire l'insorgere di desideri che avrebbero potuto sperimentare l'esperienza futura in rinascita".<ref>Paul Williams, Anthony Tribe, Buddhist Thought, 2000, Routledge, p. 46</ref><ref>Frauwallner, E. (1973), ''History of Indian Philosophy'', trans. V.M. Bedekar, Delhi: Motilal Banarsidass. Two volumes., pp.150</ref> |
[http://buddhiststudies.berkeley.edu/people/faculty/sharf/documents/Sharf_Mindfulness%20and%20Mindlessness.pdf testo], p. 943</ref> Secondo [[Paul Williams (storico delle religioni)|Paul Williams]], riferendosi a quanto sostenuto da [[Erich Frauwallner]], la consapevolezza ha fornito la via alla liberazione, "osservando costantemente l'esperienza sensoriale per impedire l'insorgere di desideri che avrebbero potuto sperimentare l'esperienza futura in rinascita".<ref>Paul Williams, Anthony Tribe, Buddhist Thought, 2000, Routledge, p. 46</ref><ref>Frauwallner, E. (1973), ''History of Indian Philosophy'', trans. V.M. Bedekar, Delhi: Motilal Banarsidass. Two volumes., pp.150</ref> |
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Versione delle 10:08, 12 lug 2017
Nel buddhismo, la parola Sati (in pāli; sanscrito: smṛti, sino-giapponese 念, pronuncia cinese nian, giapponese on'yomi nen/nem, in inglese reso con la parola mindfulness) significa "consapevolezza, attenzione, studio attento", ed è una facoltà spirituale o psicologica (indriya) che costituisce una parte essenziale della pratica buddista. È il primo dei Sette Fattori dell'illuminazione. La "retta consapevolezza" (pali: sammā-sati, sanscrito samyak-smṛti) è il settimo elemento del Nobile Ottuplice Sentiero, che costituisce l'ultima delle Quattro Nobili Verità esposte dal Buddha.[1] La meditazione buddhista incentrata sul sati è la vipassana.
Secondo Robert Sharf, il significato di questi termini è stato oggetto di ampio dibattito e discussione. Smṛti originariamente significava "ricordare", "tenere a mente", come nella tradizione vedica di ricordare testi sacri. Il termine sati significa anche "da ricordare". Nel Satipaţţhāna-sutta il termine sati significa "ricordare i dharma", per cui si può vedere la vera natura dei fenomeni.[2] Secondo Rupert Gethin:
«[Sati] dovrebbe essere inteso come ciò che consente la consapevolezza della gamma completa e della portata del dhamma; sati è una consapevolezza delle cose in relazione alle cose, e quindi una consapevolezza del loro valore relativo. Applicato alla satipaţţhāna, presumibilmente ciò significa che è il sati che fa sì che il praticante dello yoga "ricordi" che ogni sentimento che possa sperimentare esista in relazione a una varietà o un mondo di sentimenti che possono essere abili o sconvenienti, con guasti o impeccabili, relativamente inferiore o raffinato, oscuro o puro.[3]»
Sharf osserva inoltre che questo ha poco a che fare con la "nuda attenzione", la popolare interpretazione contemporanea di sati, "poiché comporta, tra le altre cose, la giusta discriminazione della valenza morale dei fenomeni in cui si presentano".[4] Secondo Paul Williams, riferendosi a quanto sostenuto da Erich Frauwallner, la consapevolezza ha fornito la via alla liberazione, "osservando costantemente l'esperienza sensoriale per impedire l'insorgere di desideri che avrebbero potuto sperimentare l'esperienza futura in rinascita".[5][6]
Note
- ^ Sati, in The Pali Text Society's Pali-English Dictionary, Digital Dictionaries of South Asia, University of Chicago.
- ^ Mindfulness and Mindlessness in Early Chan (PDF), in Philosophy East and West, vol. 64, n. 4.
- ^ Gethin, Rupert M.L. (1992), The Buddhist Path to Awakening: A Study of the Bodhi-Pakkhiȳa Dhammā. BRILL's Indological Library, 7. Leiden and New York: BRILL
- ^ Robert Sharf, Mindfulness and Mindlessness in Early Chan, Philosophy Est & West, volume 64, 4, pp= 933–964, testo, p. 943
- ^ Paul Williams, Anthony Tribe, Buddhist Thought, 2000, Routledge, p. 46
- ^ Frauwallner, E. (1973), History of Indian Philosophy, trans. V.M. Bedekar, Delhi: Motilal Banarsidass. Two volumes., pp.150