Sukuma: differenze tra le versioni

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I '''Sukuma''' (noti anche come '''Zukuma''' o '''Wasukuma'''; in [[lingua sukuma]] '''Basukuma''', '''Msukuma''' al singolare) sono un gruppo [[etnia|etno]]-linguistico [[bantu]]. Con una numerosità stimata intorno ai 3,2 milioni, sono uno dei maggiori gruppi etnici della [[Tanzania]], di cui rappresentano circa il 10% della popolazione.
I '''Sukuma''' (noti anche come '''Zukuma''' o '''Wasukuma'''; in [[lingua sukuma]] '''Basukuma''', '''Msukuma''' al singolare) sono un gruppo [[etnia|etno]]-linguistico [[bantu (etnologia)|bantu]]. Con una numerosità stimata intorno ai 3,2 milioni, sono uno dei maggiori gruppi etnici della [[Tanzania]], di cui rappresentano circa il 10% della popolazione.


La regione d'origine dei Sukuma, chiamata [[Usukuma]], è l'area a sudest del [[Lago Vittoria]], nella parte della Tanzania più settentrionale e più vicina all'[[equatore]].
La regione d'origine dei Sukuma, chiamata [[Usukuma]], è l'area a sudest del [[Lago Vittoria]], nella parte della Tanzania più settentrionale e più vicina all'[[equatore]].


I Sukuma appartengono a un gruppo di etnie fortemente correlate, che include anche [[Kimbu]], [[Konongo]], [[Nyamwesi]] e [[Sumbwa]]. Questi gruppi si riferiscono a sé stessi genericamente come "Nyamwesi" ("Wanyamwesi"); i nomi specifici hanno lo scopo di distinguere i vari gruppi. "Sukuma", in particolare, significa "del nord". A loro volta, i Sukuma sono suddivisi in due sottogruppi noti come '''Kinakio''' (situati nella parte settentrionale di Usukuma) e '''Kisomao''' (a sud).<ref name="Zukuma">[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html ''Sukuma (Basukuma, Wasukuma, Zukuma), Tanzania'']</ref>
I Sukuma appartengono a un gruppo di etnie fortemente correlate, che include anche [[Kimbu]], [[Konongo]], [[Nyamwesi]] e [[Sumbwa]]. Questi gruppi si riferiscono a sé stessi genericamente come "Nyamwesi" ("Wanyamwesi"); i nomi specifici hanno lo scopo di distinguere i vari gruppi. "Sukuma", in particolare, significa "del nord". A loro volta, i Sukuma sono suddivisi in due sottogruppi noti come '''Kinakio''' (situati nella parte settentrionale di Usukuma) e '''Kisomao''' (a sud).<ref name="Zukuma">{{collegamento interrotto|1=[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html ''Sukuma (Basukuma, Wasukuma, Zukuma), Tanzania''] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>


La [[lingua sukuma]] o ''nsukuma'' è una [[lingue bantu|lingua bantu]], classificata dai linguisti nel gruppo [[lingue sukuma-nyamwesi|sukuma-nyamwesi]]; la maggior parte dei Sukuma parla anche [[kiswahili|swahili]].
La [[lingua sukuma]] o ''nsukuma'' è una [[lingue bantu|lingua bantu]], classificata dai linguisti nel gruppo [[lingue sukuma-nyamwesi|sukuma-nyamwesi]]; la maggior parte dei Sukuma parla anche [[kiswahili|swahili]].
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==Distribuzione geografica==
==Distribuzione geografica==
{{Vedi anche|Usukuma}}
{{Vedi anche|Usukuma}}
La maggior parte dei Sukuma si trova nell'area nota per questo motivo come Usukuma o più raramente ''Sukumaland'' ("terra dei Sukuma"), ovvero la zona pianeggiante a sudest del Lago Vittoria. Il principale insediamento dell'area è la città di [[Mwanza]], una delle più popolose e in più rapida crescita dalla Tanzania. La maggior parte dei Sukuma, tuttavia, vive nelle zone rurali circostanti, perlopiù in piccoli villaggi. L'altitudine media è compresa fra i 900 e i 1200 m s.l.m., e l'ambiente è principalmente costituito da [[savana]] e pianura [[deserto|semi-desertica]]. La vicinanza all'[[equatore]] combinata con l'altitudine danno origine a un clima relativamente caldo ma senza forti [[escursione termica|escursioni]]; raramente la temperatura scende sotto i 10 gradi (nelle notti invernali), o supera i 30 gradi (d'estate). Politicamente, Usukuma è suddivisa in nove [[distretti della Tanzania|distretti]], suddivisi fra la [[Regione di Mwanza]] e quella di [[Regione di Shinyanga|Shinyanga]].<ref name="Zukuma" />
La maggior parte dei Sukuma si trova nell'area nota per questo motivo come Usukuma o più raramente ''Sukumaland'' ("terra dei Sukuma"), ovvero la zona pianeggiante a sudest del Lago Vittoria. Il principale insediamento dell'area è la città di [[Mwanza]], una delle più popolose e in più rapida crescita dalla Tanzania. La maggior parte dei Sukuma, tuttavia, vive nelle zone rurali circostanti, perlopiù in piccoli villaggi. L'altitudine media è compresa fra i 900 e i 1200 m s.l.m., e l'ambiente è principalmente costituito da [[savana]] e pianura [[deserto|semi-desertica]]. La vicinanza all'[[equatore]] combinata con l'altitudine danno origine a un clima relativamente caldo ma senza forti [[escursione termica|escursioni]]; raramente la temperatura scende sotto i 10 gradi (nelle notti invernali), o supera i 30 gradi (d'estate). Politicamente, Usukuma è suddivisa in nove [[distretti della Tanzania|distretti]], suddivisi fra la [[regione di Mwanza]] e quella di [[Regione di Shinyanga|Shinyanga]].<ref name="Zukuma" />


==Storia==
==Storia==
Si ritiene che i Sukuma e gli altri gruppi Manyamwesi appartengano allo stesso gruppo delle popolazioni bantu dell'[[Uganda]] occidentale, da cui si sarebbero separati intorno al [[XII secolo a.C.]], spostandosi nell'odierna Tanzania.<ref>[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html]</ref> Non è noto in quale epoca i Sukuma si siano divisi dagli altri Nyamwesi, che sono collocati più a sud; secondo la [[tradizione orale]], i Sukuma migrarono verso nord per sfuggire alle razzie di un altro popolo noto come [[Mirambo]]. Da un punto di vista storico, è noto che a partire dal [[XVI secolo]] iniziò a consolidarsi in Usukuma una struttura politica costituita da piccoli regni (''chiefdoms'').<ref name="MuseumCulture">''[http://philip.greenspun.com/sukuma/intro.html Sukuma Culture and Tanzania]'', presso [http://philip.greenspun.com/sukuma/ Sukuma Museum]</ref> In epoca precoloniale, i Sukuma commerciavano tra l'altro con il regno di [[Baganda]] e con gli altri gruppi Manyamwezi (in particolare con la città di [[Tabora]]). Un rapporto di collaborazione particolarmente forte venne stabilito dai Sukuma con i loro vicini [[Tatoga]], a cui fornivano prodotti agricoli in cambio di bestiame e del servigio dei loro rinomati [[divinazione|indovini]]. I rapporti fra le due etnie erano talmente buoni che nella [[mitologia]] Sukuma venne elaborata l'idea che i Tatoga avessero guidato i Sukuma nel loro originario esodo verso nord; coerentemente, i capi dei Sukuma vantavano tradizionalmente una discendenza diretta dai Tatoga. Con i [[Masai]], invece, i rapporti erano principalmente ostili, e centrati sulla competizione per il bestiame. Nel [[XIX secolo]], i Sukuma commerciavano anche gli [[Arabi]] che controllavano la costa e [[Zanzibar]].<ref name="MuseumCulture"/>
Si ritiene che i Sukuma e gli altri gruppi Manyamwesi appartengano allo stesso gruppo delle popolazioni bantu dell'[[Uganda]] occidentale, da cui si sarebbero separati intorno al [[XII secolo a.C.]], spostandosi nell'odierna Tanzania.<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> Non è noto in quale epoca i Sukuma si siano divisi dagli altri Nyamwesi, che sono collocati più a sud; secondo la [[tradizione orale]], i Sukuma migrarono verso nord per sfuggire alle razzie di un altro popolo noto come [[Mirambo]]. Da un punto di vista storico, è noto che a partire dal [[XVI secolo]] iniziò a consolidarsi in Usukuma una struttura politica costituita da piccoli regni (''chiefdoms'').<ref name="MuseumCulture">''[http://philip.greenspun.com/sukuma/intro.html Sukuma Culture and Tanzania] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080915202841/http://philip.greenspun.com/sukuma/intro.html |data=15 settembre 2008 }}'', presso [http://philip.greenspun.com/sukuma/ Sukuma Museum] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080621061238/http://philip.greenspun.com/sukuma/ |data=21 giugno 2008 }}</ref> In epoca precoloniale, i Sukuma commerciavano tra l'altro con il regno di [[Baganda]] e con gli altri gruppi Manyamwezi (in particolare con la città di [[Tabora]]). Un rapporto di collaborazione particolarmente forte venne stabilito dai Sukuma con i loro vicini [[Tatoga]], a cui fornivano prodotti agricoli in cambio di bestiame e del servigio dei loro rinomati [[divinazione|indovini]]. I rapporti fra le due etnie erano talmente buoni che nella [[mitologia]] Sukuma venne elaborata l'idea che i Tatoga avessero guidato i Sukuma nel loro originario esodo verso nord; coerentemente, i capi dei Sukuma vantavano tradizionalmente una discendenza diretta dai Tatoga. Con i [[Masai]], invece, i rapporti erano principalmente ostili, e centrati sulla competizione per il bestiame. Nel [[XIX secolo]], i Sukuma commerciavano anche gli [[Arabi]] che controllavano la costa e [[Zanzibar]].<ref name="MuseumCulture"/>


Il primo [[Europa|europeo]] a entrare in contatto con i Sukuma fu [[John Hanning Speke]] durante il suo viaggio verso il Vittoria ([[1857]]). [[David Livingstone]] giunse in Usukuma negli [[anni 1870]] e in seguito giunsero i missionari [[anglicanesimo|anglicani]] [[Regno Unito|britannici]] e [[cattolicesimo|cattolici]] [[francia|francesi]]. Quando una grave [[carestia]] colpì la zona del Lago Vittoria alla fine del [[XIX secolo]], gli anziani sukuma attribuirono questa sventura all'influenza funesta del [[Cristianesimo]].
Il primo [[Europa|europeo]] a entrare in contatto con i Sukuma fu [[John Hanning Speke]] durante il suo viaggio verso il Vittoria ([[1857]]). [[David Livingstone]] giunse in Usukuma negli [[anni 1870]] e in seguito giunsero i missionari [[anglicanesimo|anglicani]] [[Regno Unito|britannici]] e [[cattolicesimo|cattolici]] [[francia|francesi]]. Quando una grave [[carestia]] colpì la zona del Lago Vittoria alla fine del [[XIX secolo]], gli anziani sukuma attribuirono questa sventura all'influenza funesta del [[Cristianesimo]].


Negli [[anni 1880]] [[Karl Peters]], futuro amministratore della [[Compagnia dell'Africa Orientale Tedesca]], prese contatti con i capi tribù dell'entroterra dell'odierna Tanzania, allo scopo di gettare le basi diplomatiche per la creazione di una colonia tedesca. La [[Conferenza di Berlino (1884)|Conferenza di Berlino]] del 1884-1885 assegnò definitivamente alla [[Germania]] il controllo di Usukuma e delle regioni circostanti. Da quel momento, i Sukuma furono prima sotto il governo tedesco e poi sotto quello britannico, fino all'indipendenza della Tanzania nei primi [[anni 1960|anni sessanta]].
Negli [[anni 1880]] [[Karl Peters]], futuro amministratore della [[Compagnia dell'Africa Orientale Tedesca]], prese contatti con i capi tribù dell'entroterra dell'odierna Tanzania, allo scopo di gettare le basi diplomatiche per la creazione di una colonia tedesca. La [[Conferenza di Berlino (1884)|Conferenza di Berlino del 1884-1885]] assegnò definitivamente alla [[Germania]] il controllo di Usukuma e delle regioni circostanti. Da quel momento, i Sukuma furono prima sotto il governo tedesco e poi sotto quello britannico, fino all'indipendenza della Tanzania nei primi [[anni 1960|anni sessanta]].


==Cultura==
==Cultura==
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===Religione===
===Religione===
====Religione tradizionale====
====Religione tradizionale====
La religione tradizionale sukuma sopravvive soprattutto nelle campagne, anche se in molti casi è stata soppiantata dall'[[islam]] (penetrato nella regione al tempo dei commerci con Zanzibar) o dal [[Cristianesimo]] (portato dai missionari europei e dal governo coloniale). Come altre culture africane, i Sukuma onorano tanto un dio supremo, creatore dell'universo, che gli [[culto degli antenati|spiriti dei propri antenati]] illustri. Presso i Sukuma è usuale che vengano rivolte preghiere direttamente al dio creatore, che in altre religioni africane viene considerato troppo lontano dagli uomini per interessarsi della loro sorte. Il dio dei Sukuma viene identificato con diversi nomi (''Lyuba'', ''Liwelelo'', ''Lubangwe'' o ''Seba''), molti dei quali alludono a un paragone fra dio e il sole. La preghiera è un rito che viene svolto collettivamente dalla famiglia, nell'ambiente domestico.
La religione tradizionale sukuma sopravvive soprattutto nelle campagne, anche se in molti casi è stata soppiantata dall'[[islam]] (penetrato nella regione al tempo dei commerci con Zanzibar) o dal [[Cristianesimo]] (portato dai missionari europei e dal governo coloniale). Come altre culture africane, i Sukuma onorano tanto un dio supremo, creatore dell'universo, che gli [[culto degli antenati|spiriti dei propri antenati]] illustri. Presso i Sukuma è usuale che vengano rivolte preghiere direttamente al dio creatore, che in altre religioni africane viene considerato troppo lontano dagli uomini per interessarsi della loro sorte. Il dio dei Sukuma viene identificato con diversi nomi (''Lyuba'', ''Liwelelo'', ''Lubangwe'' o ''Seba''), molti dei quali alludono a un paragone fra dio e il sole. La preghiera è un rito che viene svolto collettivamente dalla famiglia, nell'ambiente domestico.


Il culto degli antenati ha una ritualità distinta; ci sono preghiere specifiche e si fanno particolari [[offerta propiziatoria|offerte]], per esempio di ''lwanga'' (una [[birra di miglio]] che simboleggia la preservazione della tecnica [[distilleria|distillatoria]] degli antenati) e [[sterco]] di [[Bos taurus|vacca]] (che simboleggia la ricchezza della famiglia che possiede molti capi di bestiame).
Il culto degli antenati ha una ritualità distinta; ci sono preghiere specifiche e si fanno particolari [[offerta propiziatoria|offerte]], per esempio di ''lwanga'' (una [[birra di miglio]] che simboleggia la preservazione della tecnica [[distilleria|distillatoria]] degli antenati) e [[sterco]] di [[Bos taurus|vacca]] (che simboleggia la ricchezza della famiglia che possiede molti capi di bestiame).
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Gli intermediari fra gli uomini e i poteri magici e soprannaturali di dio e degli antenati sono una casta di guaritori noti come ''nfumu''; questi vengono consultati, per esempio, quando un bambino è malato. I rimedi dei nfumu riguardano in genere specifiche offerte da rivolgersi agli antenati, o l'uso di determinati [[amuleto|amuleti]]. Uno degli amuleti più importanti è il ''lupingu'', una collana di [[perlina|perline]] con un pendaglio centrale realizzato da un guscio di [[conchiglia]].<ref name="MuseumCulture"/>
Gli intermediari fra gli uomini e i poteri magici e soprannaturali di dio e degli antenati sono una casta di guaritori noti come ''nfumu''; questi vengono consultati, per esempio, quando un bambino è malato. I rimedi dei nfumu riguardano in genere specifiche offerte da rivolgersi agli antenati, o l'uso di determinati [[amuleto|amuleti]]. Uno degli amuleti più importanti è il ''lupingu'', una collana di [[perlina|perline]] con un pendaglio centrale realizzato da un guscio di [[conchiglia]].<ref name="MuseumCulture"/>


In seguito alle profonde modifiche avvenute nella società tanzaniana in tempi recenti, e in particolare all'abbandono del [[socialismo africano|socialismo]] [[agricoltura|agricolo]] dell'[[ujamaa]], molti Sukuma si sono trasferiti in città, mescolandosi con altri gruppi etnici, linguistici e culturali. Di conseguenza, la cultura tradizionale sukuma viene oggi percepita come un'eredità in pericolo e che va difesa.
In seguito alle profonde modifiche avvenute nella società tanzaniana in tempi recenti, e in particolare all'abbandono del [[socialismo africano|socialismo]] [[agricoltura|agricolo]] dell'[[ujamaa]], molti Sukuma si sono trasferiti in città, mescolandosi con altri gruppi etnici, linguistici e culturali. Di conseguenza, la cultura tradizionale sukuma viene oggi percepita come un'eredità in pericolo e che va difesa.


====Islam e cristianesimo====
====Islam e cristianesimo====
L'[[Islam]] iniziò a diffondersi presso i Sukuma alla metà del [[XVIII secolo]], quando iniziarono gli scambi commerciali con le città arabe della costa. Oggi è presente soprattutto nelle comunità sukuma dei centri urbani; a Mwanza, per esempio, ci sono molte [[moschea|moschee]], con grandi comunità di fedeli sia sukuma che di altre etnie. Piccole moschee si trovano tuttavia anche in molti villaggi rurali.
L'[[Islam]] iniziò a diffondersi presso i Sukuma alla metà del [[XVIII secolo]], quando iniziarono gli scambi commerciali con le città arabe della costa. Oggi è presente soprattutto nelle comunità sukuma dei centri urbani; a Mwanza, per esempio, ci sono molte [[moschea|moschee]], con grandi comunità di fedeli sia sukuma che di altre etnie. Piccole moschee si trovano tuttavia anche in molti villaggi rurali.


Il cristianesimo fu portato originariamente a Usukuma dai missionari, sia cattolici che protestanti. Presso le missioni furono create anche [[scuola|scuole]] elementari, che contribuirono ad attrarre i Sukuma nelle comunità cristiane. Tanto i missionari protestanti quanto quelli cattolici chiedevano ai convertiti di abbandonare tutte le credenze e i simboli della loro religione tradizionale; i protestanti furono in questo senso generalmente più restrittivi, vietando anche altre pratiche tradizionali (per esempio la [[danza]]) nonché l'uso di [[alcool]] e [[tabacco]].<ref name="MuseumCulture"/>
Il cristianesimo fu portato originariamente a Usukuma dai missionari, sia cattolici che protestanti. Presso le missioni furono create anche [[scuola|scuole]] elementari, che contribuirono ad attrarre i Sukuma nelle comunità cristiane. Tanto i missionari protestanti quanto quelli cattolici chiedevano ai convertiti di abbandonare tutte le credenze e i simboli della loro religione tradizionale; i protestanti furono in questo senso generalmente più restrittivi, vietando anche altre pratiche tradizionali (per esempio la [[danza]]) nonché l'uso di [[Bevanda alcolica|alcool]] e [[tabacco]].<ref name="MuseumCulture"/>


Oggi, molti Sukuma convertiti al cristianesimo mantengono elementi rituali della tradizione religiosa locale, unendoli [[sincretismo|sincreticamente]] a quelli cristiani; un esempio importante in questo senso è quello della [[Chiesa cattolica di Bujora]], situata a [[Kisesa]] (circa 15 km da [[Mwanza]] sulla strada per [[Musoma]]). La chiesa fu fondata nel 1952 dal missionario [[canada|canadese]] Padre Klement, per volere dell'allora [[vescovo di Mwanza]], [[Josef Blomjous]]. Blomjous suggerì a Klement di adottare un approccio misto all'[[evangelizzazione]], utilizzando elementi della cultura tradizionale sukuma come mezzi per insegnare i principi cristiani. Per approfondire la cultura locale, Klement fondò una società etnografica denominata "Chama cha St.Sesilia", a cui si devono importanti studi sui Sukuma e la fondazione del Museo di Bujura. La danza e la musica sukuma furono integrate nelle cerimonie religiose, e i simboli tradizionali del potere degli antenati o dei capi sukuma sono esposti all'interno della chiesa per rappresentare il potere di Dio.<ref name="MuseumCulture"/><ref name="MuseumMuseum">[http://philip.greenspun.com/sukuma/museum.html Aimee H.C. Bessire, ''A Short Tour of the Sukuma Museum'']</ref>
Oggi, molti Sukuma convertiti al cristianesimo mantengono elementi rituali della tradizione religiosa locale, unendoli [[sincretismo|sincreticamente]] a quelli cristiani; un esempio importante in questo senso è quello della [[Chiesa cattolica di Bujora]], situata a [[Kisesa]] (circa 15&nbsp;km da [[Mwanza]] sulla strada per [[Musoma]]). La chiesa fu fondata nel 1952 dal missionario [[canada|canadese]] Padre Klement, per volere dell'allora [[vescovo di Mwanza]], [[Josef Blomjous]]. Blomjous suggerì a Klement di adottare un approccio misto all'[[evangelizzazione]], utilizzando elementi della cultura tradizionale sukuma come mezzi per insegnare i principi cristiani. Per approfondire la cultura locale, Klement fondò una società etnografica denominata "Chama cha St.Sesilia", a cui si devono importanti studi sui Sukuma e la fondazione del Museo di Bujura. La danza e la musica sukuma furono integrate nelle cerimonie religiose, e i simboli tradizionali del potere degli antenati o dei capi sukuma sono esposti all'interno della chiesa per rappresentare il potere di Dio.<ref name="MuseumCulture"/><ref name="MuseumMuseum">[http://philip.greenspun.com/sukuma/museum.html Aimee H.C. Bessire, ''A Short Tour of the Sukuma Museum''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110607031902/http://philip.greenspun.com/sukuma/museum.html |data=7 giugno 2011 }}</ref>


===Arte===
===Arte===
Una delle forme più rappresentative dell'[[artigianato]] sukuma sono statuette dalla forma umana stilizzata con la testa rotonda e liscia; le braccia e le gambe possono essere assenti, ma anche essere fissate in modo snodabile al torso (un tipo di figura nota come ''amaleba'' e usata durante le cerimonie rituali). Molto comuni sono anche figure umane in [[terracotta]], con le mani appoggiate ai fianchi e la testa piccola.
Una delle forme più rappresentative dell'[[artigianato]] sukuma sono statuette dalla forma umana stilizzata con la testa rotonda e liscia; le braccia e le gambe possono essere assenti, ma anche essere fissate in modo snodabile al torso (un tipo di figura nota come ''amaleba'' e usata durante le cerimonie rituali). Molto comuni sono anche figure umane in [[terracotta]], con le mani appoggiate ai fianchi e la testa piccola.


Le [[maschere tradizionali africane|maschere sukuma]] hanno in genere un'espressione minacciosa e mostruosa; non raramente sono dotate di [[sopracciglia]], [[barba]] e [[baffi]] posticci.<ref name="SukumaArt">[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html ''Sukuma: Art'']</ref>
Le [[maschere tradizionali africane|maschere sukuma]] hanno in genere un'espressione minacciosa e mostruosa; non raramente sono dotate di [[sopracciglia]], [[barba]] e [[baffi]] posticci.<ref name="SukumaArt">{{collegamento interrotto|1=[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html ''Sukuma: Art''] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>


===Musica e danza===
===Musica e danza===
Nella cultura sukuma la musica e soprattutto la danza svolgono un ruolo fondamentale. In tutte le comunità, il periodo da giugno ad agosto (mesi in cui il lavoro nei campi si ferma) è dedicato alle gare di danza; queste sono tanto più sfarzose quanto più abbondante è stato il raccolto. I festival di danza più importanti si tengono nelle festività di ''Saba-Saba'' ([[7 luglio]]) e ''Nane-Nane'' ([[8 agosto]]).<ref name="MuseumDance">Aimee H.C. Bessire, ''Sukuma Dancing and Dawa'', ''Sukuma Museum''</ref>
Nella cultura sukuma la musica e soprattutto la danza svolgono un ruolo fondamentale. In tutte le comunità, il periodo da giugno ad agosto (mesi in cui il lavoro nei campi si ferma) è dedicato alle gare di danza; queste sono tanto più sfarzose quanto più abbondante è stato il raccolto. I festival di danza più importanti si tengono nelle festività di ''Saba-Saba'' (7 luglio) e ''Nane-Nane'' (8 agosto).<ref name="MuseumDance">Aimee H.C. Bessire, ''Sukuma Dancing and Dawa'', ''Sukuma Museum''</ref>


In queste competizioni sono particolarmente apprezzati i gruppi di danzatori che sanno combinare il rispetto con la tradizione e l'innovazione. I danzatori partecipano alle competizioni in gruppi; il leader in genere si prepara all'evento chiedendo al suo ''nfumu'' amuleti e [[medicina|medicine]] propiziatorie, come la ''samba''.<ref>[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html ''Sukuma Dance'']</ref>
In queste competizioni sono particolarmente apprezzati i gruppi di danzatori che sanno combinare il rispetto con la tradizione e l'innovazione. I danzatori partecipano alle competizioni in gruppi; il leader in genere si prepara all'evento chiedendo al suo ''nfumu'' amuleti e [[medicina|medicine]] propiziatorie, come la ''samba''.<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html ''Sukuma Dance''] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>


===Museo di Bujora===
===Museo di Bujora===
Presso la comunità religiosa di Bujora c'è un museo dedicato alla cultura sukuma. Gestito da missionari e volontari, espone una vasta collezione etnologica e antropologica e tutte le domeniche vi si esibiscono di danza e musica tradizionali. Particolarmente nota è la danza ''bugobogobo'', in cui viene coinvolto anche un grande [[pitone]].<ref>Sylvio Fresco, ''Kenya e Tanzania'', Moizzi Editore, p. 483.</ref>
Presso la comunità religiosa di Bujora c'è un museo dedicato alla cultura sukuma. Gestito da missionari e volontari, espone una vasta collezione etnologica e antropologica e tutte le domeniche vi si esibiscono di danza e musica tradizionali. Particolarmente nota è la danza ''bugobogobo'', in cui viene coinvolto anche un grande [[Python (zoologia)|pitone]].<ref>Sylvio Fresco, ''Kenya e Tanzania'', Moizzi Editore, p. 483.</ref>


==Note==
==Note==
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* Buluda Itandala, ''Nilotic Impact on the Babinza of Usukuma''
* Buluda Itandala, ''Nilotic Impact on the Babinza of Usukuma''
* Karl Weule, ''Deutsches Kolonial-Lexikon''
* Karl Weule, ''Deutsches Kolonial-Lexikon''

==Altri progetti==
{{interprogetto}}


==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==
* [http://philip.greenspun.com/sukuma Sukuma Museum], sito ufficiale del museo con informazioni varie sulla cultura e la storia dei Sukuma
* [http://arquivo.pt/wayback/20090720073202/http://philip.greenspun.com/sukuma/ Sukuma Museum], sito ufficiale del museo con informazioni varie sulla cultura e la storia dei Sukuma
* [http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html Sukuma Tribe: Free Articles]
* {{cita web | 1 = http://www.keciasworld.com/sukumatribe.html | 2 = Sukuma Tribe: Free Articles | urlmorto = sì }}


{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Gruppi etnici in Tanzania]]


[[Categoria:Gruppi etnici in Tanzania]]
[[de:Sukuma]]
[[en:Sukuma]]
[[eo:Sukumoj]]
[[fr:Sukuma]]
[[pl:Język sukuma]]
[[ru:Сукума]]
[[sw:Wasukuma]]
[[uk:Сукума]]

Versione attuale delle 20:08, 15 gen 2024

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Sukuma (disambigua).

I Sukuma (noti anche come Zukuma o Wasukuma; in lingua sukuma Basukuma, Msukuma al singolare) sono un gruppo etno-linguistico bantu. Con una numerosità stimata intorno ai 3,2 milioni, sono uno dei maggiori gruppi etnici della Tanzania, di cui rappresentano circa il 10% della popolazione.

La regione d'origine dei Sukuma, chiamata Usukuma, è l'area a sudest del Lago Vittoria, nella parte della Tanzania più settentrionale e più vicina all'equatore.

I Sukuma appartengono a un gruppo di etnie fortemente correlate, che include anche Kimbu, Konongo, Nyamwesi e Sumbwa. Questi gruppi si riferiscono a sé stessi genericamente come "Nyamwesi" ("Wanyamwesi"); i nomi specifici hanno lo scopo di distinguere i vari gruppi. "Sukuma", in particolare, significa "del nord". A loro volta, i Sukuma sono suddivisi in due sottogruppi noti come Kinakio (situati nella parte settentrionale di Usukuma) e Kisomao (a sud).[1]

La lingua sukuma o nsukuma è una lingua bantu, classificata dai linguisti nel gruppo sukuma-nyamwesi; la maggior parte dei Sukuma parla anche swahili.

Distribuzione geografica

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Lo stesso argomento in dettaglio: Usukuma.

La maggior parte dei Sukuma si trova nell'area nota per questo motivo come Usukuma o più raramente Sukumaland ("terra dei Sukuma"), ovvero la zona pianeggiante a sudest del Lago Vittoria. Il principale insediamento dell'area è la città di Mwanza, una delle più popolose e in più rapida crescita dalla Tanzania. La maggior parte dei Sukuma, tuttavia, vive nelle zone rurali circostanti, perlopiù in piccoli villaggi. L'altitudine media è compresa fra i 900 e i 1200 m s.l.m., e l'ambiente è principalmente costituito da savana e pianura semi-desertica. La vicinanza all'equatore combinata con l'altitudine danno origine a un clima relativamente caldo ma senza forti escursioni; raramente la temperatura scende sotto i 10 gradi (nelle notti invernali), o supera i 30 gradi (d'estate). Politicamente, Usukuma è suddivisa in nove distretti, suddivisi fra la regione di Mwanza e quella di Shinyanga.[1]

Si ritiene che i Sukuma e gli altri gruppi Manyamwesi appartengano allo stesso gruppo delle popolazioni bantu dell'Uganda occidentale, da cui si sarebbero separati intorno al XII secolo a.C., spostandosi nell'odierna Tanzania.[2] Non è noto in quale epoca i Sukuma si siano divisi dagli altri Nyamwesi, che sono collocati più a sud; secondo la tradizione orale, i Sukuma migrarono verso nord per sfuggire alle razzie di un altro popolo noto come Mirambo. Da un punto di vista storico, è noto che a partire dal XVI secolo iniziò a consolidarsi in Usukuma una struttura politica costituita da piccoli regni (chiefdoms).[3] In epoca precoloniale, i Sukuma commerciavano tra l'altro con il regno di Baganda e con gli altri gruppi Manyamwezi (in particolare con la città di Tabora). Un rapporto di collaborazione particolarmente forte venne stabilito dai Sukuma con i loro vicini Tatoga, a cui fornivano prodotti agricoli in cambio di bestiame e del servigio dei loro rinomati indovini. I rapporti fra le due etnie erano talmente buoni che nella mitologia Sukuma venne elaborata l'idea che i Tatoga avessero guidato i Sukuma nel loro originario esodo verso nord; coerentemente, i capi dei Sukuma vantavano tradizionalmente una discendenza diretta dai Tatoga. Con i Masai, invece, i rapporti erano principalmente ostili, e centrati sulla competizione per il bestiame. Nel XIX secolo, i Sukuma commerciavano anche gli Arabi che controllavano la costa e Zanzibar.[3]

Il primo europeo a entrare in contatto con i Sukuma fu John Hanning Speke durante il suo viaggio verso il Vittoria (1857). David Livingstone giunse in Usukuma negli anni 1870 e in seguito giunsero i missionari anglicani britannici e cattolici francesi. Quando una grave carestia colpì la zona del Lago Vittoria alla fine del XIX secolo, gli anziani sukuma attribuirono questa sventura all'influenza funesta del Cristianesimo.

Negli anni 1880 Karl Peters, futuro amministratore della Compagnia dell'Africa Orientale Tedesca, prese contatti con i capi tribù dell'entroterra dell'odierna Tanzania, allo scopo di gettare le basi diplomatiche per la creazione di una colonia tedesca. La Conferenza di Berlino del 1884-1885 assegnò definitivamente alla Germania il controllo di Usukuma e delle regioni circostanti. Da quel momento, i Sukuma furono prima sotto il governo tedesco e poi sotto quello britannico, fino all'indipendenza della Tanzania nei primi anni sessanta.

I Sukuma vivono principalmente di agricoltura e allevamento; coltivano soprattutto riso, manioca, patate e mais, più raramente cotone.

Religione tradizionale

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La religione tradizionale sukuma sopravvive soprattutto nelle campagne, anche se in molti casi è stata soppiantata dall'islam (penetrato nella regione al tempo dei commerci con Zanzibar) o dal Cristianesimo (portato dai missionari europei e dal governo coloniale). Come altre culture africane, i Sukuma onorano tanto un dio supremo, creatore dell'universo, che gli spiriti dei propri antenati illustri. Presso i Sukuma è usuale che vengano rivolte preghiere direttamente al dio creatore, che in altre religioni africane viene considerato troppo lontano dagli uomini per interessarsi della loro sorte. Il dio dei Sukuma viene identificato con diversi nomi (Lyuba, Liwelelo, Lubangwe o Seba), molti dei quali alludono a un paragone fra dio e il sole. La preghiera è un rito che viene svolto collettivamente dalla famiglia, nell'ambiente domestico.

Il culto degli antenati ha una ritualità distinta; ci sono preghiere specifiche e si fanno particolari offerte, per esempio di lwanga (una birra di miglio che simboleggia la preservazione della tecnica distillatoria degli antenati) e sterco di vacca (che simboleggia la ricchezza della famiglia che possiede molti capi di bestiame).

Gli intermediari fra gli uomini e i poteri magici e soprannaturali di dio e degli antenati sono una casta di guaritori noti come nfumu; questi vengono consultati, per esempio, quando un bambino è malato. I rimedi dei nfumu riguardano in genere specifiche offerte da rivolgersi agli antenati, o l'uso di determinati amuleti. Uno degli amuleti più importanti è il lupingu, una collana di perline con un pendaglio centrale realizzato da un guscio di conchiglia.[3]

In seguito alle profonde modifiche avvenute nella società tanzaniana in tempi recenti, e in particolare all'abbandono del socialismo agricolo dell'ujamaa, molti Sukuma si sono trasferiti in città, mescolandosi con altri gruppi etnici, linguistici e culturali. Di conseguenza, la cultura tradizionale sukuma viene oggi percepita come un'eredità in pericolo e che va difesa.

Islam e cristianesimo

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L'Islam iniziò a diffondersi presso i Sukuma alla metà del XVIII secolo, quando iniziarono gli scambi commerciali con le città arabe della costa. Oggi è presente soprattutto nelle comunità sukuma dei centri urbani; a Mwanza, per esempio, ci sono molte moschee, con grandi comunità di fedeli sia sukuma che di altre etnie. Piccole moschee si trovano tuttavia anche in molti villaggi rurali.

Il cristianesimo fu portato originariamente a Usukuma dai missionari, sia cattolici che protestanti. Presso le missioni furono create anche scuole elementari, che contribuirono ad attrarre i Sukuma nelle comunità cristiane. Tanto i missionari protestanti quanto quelli cattolici chiedevano ai convertiti di abbandonare tutte le credenze e i simboli della loro religione tradizionale; i protestanti furono in questo senso generalmente più restrittivi, vietando anche altre pratiche tradizionali (per esempio la danza) nonché l'uso di alcool e tabacco.[3]

Oggi, molti Sukuma convertiti al cristianesimo mantengono elementi rituali della tradizione religiosa locale, unendoli sincreticamente a quelli cristiani; un esempio importante in questo senso è quello della Chiesa cattolica di Bujora, situata a Kisesa (circa 15 km da Mwanza sulla strada per Musoma). La chiesa fu fondata nel 1952 dal missionario canadese Padre Klement, per volere dell'allora vescovo di Mwanza, Josef Blomjous. Blomjous suggerì a Klement di adottare un approccio misto all'evangelizzazione, utilizzando elementi della cultura tradizionale sukuma come mezzi per insegnare i principi cristiani. Per approfondire la cultura locale, Klement fondò una società etnografica denominata "Chama cha St.Sesilia", a cui si devono importanti studi sui Sukuma e la fondazione del Museo di Bujura. La danza e la musica sukuma furono integrate nelle cerimonie religiose, e i simboli tradizionali del potere degli antenati o dei capi sukuma sono esposti all'interno della chiesa per rappresentare il potere di Dio.[3][4]

Una delle forme più rappresentative dell'artigianato sukuma sono statuette dalla forma umana stilizzata con la testa rotonda e liscia; le braccia e le gambe possono essere assenti, ma anche essere fissate in modo snodabile al torso (un tipo di figura nota come amaleba e usata durante le cerimonie rituali). Molto comuni sono anche figure umane in terracotta, con le mani appoggiate ai fianchi e la testa piccola.

Le maschere sukuma hanno in genere un'espressione minacciosa e mostruosa; non raramente sono dotate di sopracciglia, barba e baffi posticci.[5]

Musica e danza

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Nella cultura sukuma la musica e soprattutto la danza svolgono un ruolo fondamentale. In tutte le comunità, il periodo da giugno ad agosto (mesi in cui il lavoro nei campi si ferma) è dedicato alle gare di danza; queste sono tanto più sfarzose quanto più abbondante è stato il raccolto. I festival di danza più importanti si tengono nelle festività di Saba-Saba (7 luglio) e Nane-Nane (8 agosto).[6]

In queste competizioni sono particolarmente apprezzati i gruppi di danzatori che sanno combinare il rispetto con la tradizione e l'innovazione. I danzatori partecipano alle competizioni in gruppi; il leader in genere si prepara all'evento chiedendo al suo nfumu amuleti e medicine propiziatorie, come la samba.[7]

Museo di Bujora

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Presso la comunità religiosa di Bujora c'è un museo dedicato alla cultura sukuma. Gestito da missionari e volontari, espone una vasta collezione etnologica e antropologica e tutte le domeniche vi si esibiscono di danza e musica tradizionali. Particolarmente nota è la danza bugobogobo, in cui viene coinvolto anche un grande pitone.[8]

  1. ^ a b Sukuma (Basukuma, Wasukuma, Zukuma), Tanzania[collegamento interrotto]
  2. ^ [1][collegamento interrotto]
  3. ^ a b c d e Sukuma Culture and Tanzania Archiviato il 15 settembre 2008 in Internet Archive., presso Sukuma Museum Archiviato il 21 giugno 2008 in Internet Archive.
  4. ^ Aimee H.C. Bessire, A Short Tour of the Sukuma Museum Archiviato il 7 giugno 2011 in Internet Archive.
  5. ^ Sukuma: Art[collegamento interrotto]
  6. ^ Aimee H.C. Bessire, Sukuma Dancing and Dawa, Sukuma Museum
  7. ^ Sukuma Dance[collegamento interrotto]
  8. ^ Sylvio Fresco, Kenya e Tanzania, Moizzi Editore, p. 483.
  • R. G. Abrahams, The People of Greater Unyamwezi
  • John Ileffe, A Modern History of Tanganyika
  • Buluda Itandala, Nilotic Impact on the Babinza of Usukuma
  • Karl Weule, Deutsches Kolonial-Lexikon

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Collegamenti esterni

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