Anastasio Alberto Ballestrero
Anastasio Alberto Ballestrero, O.C.D. cardinale di Santa Romana Chiesa | |
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Il cardinale Ballestrero all'inizio degli anni '80. | |
In omnia bonitate et veritate | |
Incarichi ricoperti |
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Nato | 3 ottobre 1913 a Genova |
Ordinato diacono | dicembre 1935[1] |
Ordinato presbitero | 6 giugno 1936 dal cardinale Carlo Dalmazio Minoretti |
Nominato arcivescovo | 21 dicembre 1973 da papa Paolo VI |
Consacrato arcivescovo | 2 febbraio 1974 dal cardinale Sebastiano Baggio |
Creato cardinale | 30 giugno 1979 da papa Giovanni Paolo II |
Deceduto | 21 giugno 1998 (84 anni) a Bocca di Magra |
Anastasio Alberto Ballestrero (Genova, 3 ottobre 1913 – Bocca di Magra, 21 giugno 1998) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Genova il 3 ottobre 1913, primo dei cinque figli di Giacomo Ballestrero e Antonietta Daffunchio.
Formazione e ministero sacerdotale
[modifica | modifica wikitesto]Entrò nell'Ordine dei Carmelitani Scalzi. Il 6 giugno 1936 fu ordinato sacerdote. Partecipò al concilio Vaticano II in quanto superiore generale dei Carmelitani, incarico che ricoprì per 12 anni, dal 1955 al 1967.
Ministero episcopale e cardinalato
[modifica | modifica wikitesto]Il 21 dicembre 1973 fu eletto arcivescovo di Bari e Canosa. Ricevette la consacrazione episcopale il 2 febbraio 1974.
Nel 1975 predicò gli esercizi spirituali a Paolo VI e alla Curia vaticana. Il 1º agosto 1977 fu chiamato a succedere al cardinal Michele Pellegrino e venne nominato arcivescovo di Torino. Papa Giovanni Paolo II lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 30 giugno 1979. Dal 1979 al 1985 fu presidente della Conferenza episcopale italiana. Il 5 febbraio 1980 ufficializzò la costituzione della Caritas diocesana torinese dopo un periodo sperimentale durante il quale era stata gestita dall'ingegner Giorgio Ceragioli.[2][3] In quell'occasione nominò direttore don Piero Giacobbo, il quale nel 1986 venne sostituito nella guida della Caritas da don Sergio Baravalle.[2]
Le sue lettere pastorali, come pure i due convegni ecclesiali diocesani che si tennero durante il suo episcopato (Evangelizzazione e promozione umana e Sulle strade della riconciliazione), ebbero una notevole influenza sul cammino della Chiesa torinese di quegli anni.[4]
Il 14 novembre 1983,[5] dopo la decisione dell'ex re d'Italia Umberto II di donarla alla Chiesa cattolica, fu nominato custode della Santa Sindone; in tale veste rese note le risultanze degli esami effettuati sulla reliquia con il metodo del carbonio-14.[6]
Lasciò l'incarico di arcivescovo di Torino il 31 gennaio 1989. Morì a Bocca di Magra, nella casa di spiritualità carmelitana dove si era ritirato, il 21 giugno 1998 all'età di 84 anni. È sepolto nella cripta dell'eremo del Deserto di Varazze.
Nel febbraio 2014 la Conferenza episcopale del Piemonte ha deciso di iniziare l'iter per la causa di beatificazione.[7]
Genealogia episcopale e successione apostolica
[modifica | modifica wikitesto]La genealogia episcopale è:
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Cardinale Enrico Enriquez
- Arcivescovo Manuel Quintano Bonifaz
- Cardinale Buenaventura Córdoba Espinosa de la Cerda
- Cardinale Giuseppe Maria Doria Pamphilj
- Papa Pio VIII
- Papa Pio IX
- Cardinale Alessandro Franchi
- Cardinale Giovanni Simeoni
- Cardinale Antonio Agliardi
- Cardinale Basilio Pompilj
- Cardinale Adeodato Piazza, O.C.D.
- Cardinale Sebastiano Baggio
- Cardinale Anastasio Alberto Ballestrero, O.C.D.
La successione apostolica è:
- Vescovo Vittorio Bernardetto (1978)
- Cardinale Severino Poletto (1980)
- Arcivescovo Benigno Luigi Papa, O.F.M.Cap. (1981)
- Vescovo Egidio Caporello (1982)
- Vescovo Fernando Charrier (1984)
- Vescovo Sebastiano Dho (1986)
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Vivere in ossequio di Gesù. La regola del Carmelo, OCD, 2003.
- Beati quelli che ascoltano, Ancora, 2001.
- Silenzio e stupore. Brevi riflessioni spirituali, San Paolo Edizioni, 2000.
- La consacrazione, Piemme, 1998.
- Alla fonte del Carmelo. Commento alla regola «Primitiva» dell'Ordine della Beata Vergine Maria del monte Carmelo, SEI, 1996.
- Meditazione sulla pazienza, Piemme, 1996.
- Prima le radici, San Paolo Edizioni, 1996.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Data incerta
- ^ a b F.B., Formazione e ascolto da 28 anni, in Voce del Popolo, 17 febbraio 2008.
- ^ Edo Gorzegno, Ceragioli, un'anima al futuro, in Voce del Popolo, 3 agosto 2008.
- ^ Memoria del Card. Anastasio A. Ballestrero, a dieci anni dalla sua morte, P. Luigi Gaetani, 2008, on-line in formato .pdf su www.carmelitaniscalzi.com[collegamento interrotto] (ultimo accesso nel marzo 2010)
- ^ La donazione della Sindone alla Santa Sede (PDF), su sindone.info, p. 2. URL consultato il 18 febbraio 2018.
- ^ Sito del Seminario di Gesù Bambino dei Frati Carmelitani Scalzi (Arenzano), www.seminarioarenzano.it Archiviato il 1º settembre 2009 in Internet Archive. (ultimo accesso il 27 aprile 2010)
- ^ Ballestrero verso gli altari, in vaticaninsider.lastampa.it, 8 febbraio 2014. URL consultato l'11 febbraio 2014.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Paola Alciati, Giuseppe Caviglia, Un'ombra che non fa ombra, OCD, 2013.
- Giuseppe Caviglia, Il cardinale Anastasio Alberto Ballestrero, Elledici, 2008.
- Carlo Ghidelli, Come ciottolo di fiume. Anastasio card. Ballestrero, San Paolo Edizioni, 2004.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Anastasio Alberto Ballestrero
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Anastasio Alberto Ballestrero, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
- (EN) David M. Cheney, Anastasio Alberto Ballestrero, in Catholic Hierarchy.
- (EN) Salvador Miranda, BALLESTRERO, O.C.D., Anastasio Alberto, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 49343757 · ISNI (EN) 0000 0001 1569 8577 · SBN CFIV009267 · BAV 495/128182 · LCCN (EN) n89653336 · GND (DE) 124714242 · BNE (ES) XX1062385 (data) · BNF (FR) cb125874493 (data) |
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